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Racconti di Dominazione

La professoressa Francesca nella tana del lupo 4

By 15 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘E no, proprio no. Il mio moroso non seppe mai nulla delle mie avventure all’università. Non sospettò mai che tanti bei maschietti mi avevano scopata senza mai neppure preoccuparsi di schizzarmi dentro. E neanche che tanti altri maschioni si fecero da me spompinare. E tutti mi fecero bere la loro sborra. Quanta ne bevetti all’università!
‘Insomma, come adesso, quello lì sa solamente fare il cornuto! – bofonchia Francesca con malcelata rabbia – Solo una volta, per la verità, molto tempo dopo l’università, partecipai con lui ad una serata che si era preannunciata per lo meno strana e che si rivelò per lui una tragedia. Il mio uomo si cacciò involontariamente ed ingenuamente in una situazione molto ambigua che si trasformò in una trappola per lui e, soprattutto, per me, la sua morosa. No, non aveva inizialmente proprio gradito quello che era successo e che ero stata costretta a fare! E davanti a lui, il mio moroso, per la prima volta'”
“Una volta…? – la interrompe subito Federico sperando in una confessione a luci rosse della sua prof – Ci racconti, prof! Ci racconti’ Non sia timida! Siamo così curiosi… E soprattutto così vogliosi… Di sapere, di conoscere le porcate della nostra professoressa! Ce lo fa diventare di nuvo duro, così… E toccherà a lei farci… sfogare! Lei sa bene come…’
“Ehm… Insomma! Siete proprio due porcelloni. E vedo che siete sempre in calore. Avete sempre voglia… Con quei due uccelloni! Comunque c’è poco da raccontare, purtroppo! – inizia lei dopo un lungo sospiro di delusione ‘ Le premesse giuste c’erano state tutte e già avevo sperato in un gran finale. Come piace a noi donne! Poi, il cornuto…
‘Comunque ‘ comincia il suo racconto Francesca – tutto era iniziato con una strana richiesta. Il mio moroso era stato invitato a cena da un suo collega. Marco, era questo il nome del collega, aveva però obbligato, stranamente per me, il mio fidanzato a portarmi con sé. Io conoscevo di vista Marco e lo ricordavo come un gran bell’uomo. Un gran figo, insomma! Anche per questo in quel periodo era molto chiacchierato. Soprattutto per la sua relazione con Olga, una splendida e biondissima ragazza russa. Molto più giovane di lui ed apprezzatissima cubista in un noto locale frequentato da soli uomini.
‘Era chiaro che il bel Marco se la era accaparrata facendole girare la testa con il profumo del suo denaro. Notoriamente ne disponeva in maniera esagerata. Inoltre, da fonti femminili mai smentite, era anche circolata una voce tra le tante signore insoddisfatte dei loro rapporti di coppia. Il bel Marco aveva avuto in dono da Madre Natura un regalo indiscutibilmente molto apprezzato da tutte le donne che lo avevano sperimentato, gustato ed usato. Sì, era un superdotato e soprattutto era eccezionale ad usare il suo favoloso uccello. Aveva pure, a completamento delle dimensioni equine, la capacità di produrre, durante il suo orgasmo, una quantità del suo liquido seminale addirittura preoccupante per le donne che avevano provocato quella abnorme eruzione di sperma. Naturalmente di tutto ciò l’ometto si vantava assai e si divertiva a dire che lui adorava far nuotare nel suo sperma le donne! E farle là pure affogare!
‘Tutto ciò non bastava! Si vociferava che molti mariti e fidanzati cornuti non poterono a lungo scopare o inculare le proprie donne dopo la loro scappatella con il bel Marco. L’uomo, non preoccupandosi assolutamente delle dimensioni animalesche del suo pene, non prestava molta cura nelle penetrazioni delle femmine. Consenzienti e godendo come pazze molte si erano fatte sfondare, rompere dal prepotente cazzo dell’uomo. Poi dovevano nascondere per parecchi giorni ai loro compagni gli evidenti danni fisici subiti durante quelle brutali penetrazioni delle loro vagine o dei buchini dei loro culetti.
‘La conoscenza di tutto ciò, se da una parte come femmina mi aveva incuriosita, dall’altra, come fidanzata di un mezzo uomo, mi aveva preoccupata. E per questo, in buona fede, io esternai subito dei dubbi al mio moroso su quell’invito. Ma lui si mostrò tranquillo, incredulo delle dicerie che io stessa gli riferii e sicuro sul tipo di serata che stavamo per andare a trascorrere a casa del suo collega. E, cosa da lui molto gradita, in compagnia della sua amante molto, molto disponibile!
“I miei dubbi si mostrarono molto presto giustificati. La cena, ottima, si era consumata abbastanza velocemente. Ma le pietanze erano state annaffiate da numerose ed abbondanti libagioni di ottimo vino. Ne perdemmo il conto. Come quello dei digestivi e, soprattutto, dei liquorini bevuti in gran numero per creare il buon umore. In particolare negli ospiti. Effettivamente lo scopo fu raggiunto. Soprattutto su Olga e su di me. Entrambe ci ritrovammo accaldate e naturalmente sù di giri. Il mio moroso, invece, scelse l’apatia della sonnolenza dovuta alle eccessive bevute propostegli dal bastardo. Il mio moroso era praticamente sbronzo e molto, molto annebbiato nonchè intorpidito.
‘Con la poca lucidità rimastami giunsi alla conclusione che Marco aveva raggiunto tutti i suoi scopi. Ubriacandolo, aveva reso inoffensivo il mio moroso. Poi aveva alterato quanto bastava le due donne per privarle dei freni inibitori. Una la scopava da tanto tempo ed era una sgualdrinella al suo servizio. Io, accaldata e su di giri, ero dunque evidentemente la sua preda. Questa condizione di vittima braccata da un animale di indubbio sesso maschile mi turbava molto e mi provocava continui brividini che mi percorrevano tutta, fino alle parti più intime del mio corpo. Sentii bagnarmi e il mio sesso pulsare. Cercai di controllarmi e nascondere la mia condizione.
‘La nostra euforia aumentò però quando Marco, il padrone di casa e organizzatore della serata, propose a noi due donne e al mio moroso alcune mani di poker. ‘ Un piccolo strip-poker, naturalmente! – aggiunse naturalmente sorridendo il maiale – Le signore non sono sicuramente delle ragazzine e conoscono senza dubbio le regole del gioco… Siete delle belle donne, non siete delle verginelle e avrete forse già partecipato a serate di questo tipo… Olga ha già partecipato qualche volta a questo giochino così intrigante… E tu, Francesca?’ Io non risposi ma arrossii violentemente. Mi infastidiii tantissimo nel mostrare così vistosamente a quell’uomo il mio imbarazzo. Il mio moroso, invece, perplesso ma confuso, non battè ciglio. ‘Ma dài – fu solamente capace di bofonchiare ‘ Non mi sembra il caso! Non penso che le due signore siano d’accordo”
“Si sbagliava, naturalmente. Olga ed io ci scambiammo subito delle occhiatine d’intesa e fra gridolini esprimemmo tutto il nostro gradimento verso il giochino erotico che ci era stato proposto. Il mio moroso, notando la mia eccitazione, continuò a brontolare e mostrarsi infastidito. Ma Marco aveva già iniziato a distribuire le carte.
‘Il mio uomo ed io non lo sapevamo ma lui era un provetto baro. Un professionista dell’inganno. La sua ricchezza derivava da quella sua attività truffaldina. Come pure l’infinità di femmime scopate dopo averle rovinate. Distribuì le carte per parecchi giri come lo voleva lui. Per sdrammatizzare la situazione e cercare di coinvolgere il mio moroso, pensò bene di guidare il gioco in modo tale che Olga apparisse in quelle battute iniziali molto sfortunata. Le regole vennero subito applicate e dalla giovane donna accettate senza alcun segno di imbarazzo. Olga si ritrovò così molto presto con addosso solamente il piccolissimo reggiseno e un microscopico perizoma. Il completino bianco era pure particolarmente trasparente. Non celava i due grandi capezzoli rosa chiarissimo ma soprattutto mostrava il gonfiore del suo sesso e il boschetto biondissimo del suo pube. No, la giovane donna non era depilata. Come non lo ero io! Anche il mio moroso, pur annebbiato dai fumi dell’alcol mostrò un certo interesse per il bel corpo esibito dalla puttanella e volgarmente. Incurante della mia presenza, si accarezzò vistosamente il pacco.
“Marco fece un sorrisetto e pensò di cambiare qualcosa nella scaletta del film che aveva in mente. Vide il mio moroso continuare a guardare compiaciuto il corpo di Olga. In particolare i seni e la biondissima figa che si intravedevano sotto i suoi indumenti intimi. Trascinò in tre giocate sfortunate il mio fidanzato che, rabbioso e con parecchia vergogna, dovette spogliarsi. Rimase con solo le mutandine addosso. Era visibilmente imbarazzato. E lo fu ancor di più quando nella mano successiva fu nuovamente raggirato da Marco e costretto a pagare di nuovo. Aveva solo le mutande. Olga ed io ci scambiammo dei sorrisetti ed appoggiammo i nostri menti sul dorso delle nostre mani. In posizione di attesa. ‘Le regole sono regole – ricordò Marco al mio moroso che, visibilmente in difficoltà, stava tentennando – . E vanno rispettate!’
‘Il mio uomo borbottò a lungo, mi guardò cercando la mia comprensione ed ottenendo il mio forzato sorriso di permesso. Io così lo delusi. Lui non potè a quel punto non sfilarsi la mutandina. Era indubbiamente molto imbarazzato e si sentiva a disagio. Fu costretto a mostrarcelo. Lo infastidiva esibirlo così, per primo, ad Olga. Per il nervosismo ce l’aveva ancora più piccolo del solito. E neanche scappellato! Sembrava il pene di un bambino! Anzi, di un adolescente che non si era mai fatto ancora una sega e tanto meno aveva schizzato una volta il suo seme! Da maschio, fatto!
“Per mortificare il mio moroso ancor di più Marco pensò bene allora di esibirsi lui. Io pensai che poteva farlo, lui! E che gli sarebbe molto mostrarmelo! In tutto il suo splendore! Da femmina ero curiosa di vedere fino a dove si sarebbe spinto. Si sarebbe levato tutto e ce l’avrebbe mostrato? Anzi, me l’avrebbe mostrato? Ovviamente ero eccitatissima. Girò le carte in modo da perdere parecchie mani di seguito. Tanto da doversi anche lui iniziare a denudarsi. Era stato un crescendo. Lui sapeva spogliarsi. Lo fece lentamente per farmi soffrire. Gli piaceva vedermi curiosa del suo corpo e lo esaltava la certezza di piacermi. Io fingevo indifferenza mordicchiandomi le labbra. Ma contemporaneamente, con noncuranza mi sfioravo i seni. Sentii i miei capezzoli ritti. Ero eccitata! Completamente! Si spogliò completamente! Nudo! Quando abbassò la sua mutandina ci mostrò il suo uccello. Era veramente enorme, praticamente animalesco. Appena liberato, già duro, scattò come una molla e mandò a sbattere il glande sul ventre. Ben oltre l’ombelico!
‘Uno spettacolo! Mi ritrovai davanti per la prima volta un uccello che probabilmente superava i trenta centimetri. Sembrava fosse l’uccello di un cavallo pronto alla monta di una cavallina in calore. Lunghe e grosse venature lo percorrevano in rilievo per tutta la sua lunghezza. Già scappellato mostrava un glande enorme, viola e già un po’ lucido. Aveva le palle lisce, senza peli. La sua asta era un po’ ricurva e sembrava la prova di tante battaglie. Tante vagine penetrate, tanti culetti sfondati, tante bocche riempite ed allagate! Con questi pensieri rimasi a lungo in contemplazione di quello splendido cazzo e sentii un altro rimescolio nella mia vagina. Mi stavo bagnando, ma non provavo alcuna vergogna.
Mentre Olga, conoscendo l’attrezzo di Marco, rimase impassibile, io non riuscii a trattenere anche un commento di apprezzamento molto colorito che fece sorridere compiaciuto Marco. Il mio moroso schiumava rabbia per l’umiliazione che quell’uomo gli stava infliggendo. Davanti alla sua morosa ed un’altra donna. E la sua morosa stava tanto apprezzando il cazzo di un altro! E come lo diceva!
“Ma le umiliazioni non erano per lui finite. Erano anzi appena iniziate! La peggiore, la più pesante Marco gliela stava per infliggere. Quella di vedere me, la sua morosa, costretta a spogliarsi. Completamente nuda, davanti ad un altro uomo. E mostrargli tutta se stessa. Anche quella fica che riteneva solo lui poteva vedere! Marco ritenne infatti che fosse giunto il momento di spogliarmi. Con estrema abilità mi trascinò tre volte a vedere i suoi giochi purtroppo per me vincenti. Pensai, la seconda volta, che lui bluffasse. Non poteva essere per la seconda volta servito! Lo era, invece, il baro. E lo fu anche la terza volta. Mi ritrovai con addosso solamente le mie calze bianche autoreggenti che non mi sarei mai levate e il tanghino di seta bianchissimo. Me l’aveva regalato il mio moroso, li presente. Un altro uomo ora lo guardava, lo fissava. Il mio moroso sapeva benissimo quanto fosse trasparente quel tanghino! E trasparente come era non proteggeva il mio foltissimo pelo nero. Ero praticamente nuda. Il mio moroso non avrebbe mai creduto che la sua morosa avrebbe esibito il suo dono così intimo in quel modo ad un altro uomo, davanti a lei già nudo e con un uccello equino già in tiro!
‘Il reggiseno non c’era’ Quella sera non l’avevo neanche indossato! Il mio moroso, furibondo per il mio spogliarello, era diventato paonazzo e fissava con rabbia Marco che mostrava un grande apprezzamento per il mio seno. Quelle calza bianche autoreggenti lo avevano poi eccitato come un ragazzino prima della sua scopata.
“Marco si rese però conto che il mio moroso era troppo agitato e che avrebbe potuto disturbare. Pensò di calmarlo. Ritenne che Olga sarebbe riuscita senza dubbio a fargli sbollire la rabbia. Le fece perdere due mani di seguito e poi la costrinse ad andare a vedere un mio full che lui mi aveva gentilmente fornito. La donna si levò senza fiatare il reggiseno e le mutandine. Rimaneva il pagamento dovuto per essere venuta a vedere il mio full.
” ‘Tesoro – la invitò Marco a pagare – . Tu conosci molto bene le regole. Sai bene cosa devi fare!’ ‘Mmmm… Certo che lo so – ribatté subito lei – . Ma ce l’ha così piccolo’ Non so se sono capace, così, di fargli quella cosa che devo fare. E farlo venire, poi’ Ma tu, Francesca, come fai a fargli le seghe? E farlo schizzare, poi…’
“Io sentii quelle parole e mi vergognai di avere un uomo così come moroso. Olga mi guardò con lo sguardo compassionevole. Io contraccambiai con un’espressione di triste rassegnazione. Si alzò dalla sua sedia e si avvicinò alla sedia del mio moroso. La ruotò e prese posizione di fronte al mio uomo. Si inginocchiò ed iniziò ad accarezzarsi i seni. Non fu facile masturbare un uomo e non essere eccitata! E lei non lo era. Prese in mano il piccolo pene del mio moroso e con un po’ di fatica lo scappellò. Il glande era già bagnato perché lui era così già eccitato. Cercò il mio sguardo per ottenere di nuovo la mia comprensione. Io rimasi impassibile. Olga aveva fretta. Voleva finire prima possibile. Non le era mai successo di fare una sega ad un uomo in quelle condizioni. Gli sussurrò parole irripetibili per eccitarlo. Finché l’uccello diede qualche timido segnale di risveglio. Lei colse l’attimo ed iniziò a segarlo con foga. Quasi con rabbia. Il mio moroso iniziò a gemere mentre Olga si torturava i capezzoli per avere anche lei un po’ di piacere. ‘Vengo – quasi bisbigliò lui – . Ti vengo in mano!’ Olga sorrise soddisfatta ed aumentò il ritmo del sù e giù della sua mano sul pene di lui. ‘Va bene, tesorino – lo incoraggiava lei – . La puoi fare in mano, se vuoi”
“Olga non aveva neppure finito di permettergli di schizzarle in mano la sua sborra che lui fece due piccoli schizzi del suo bianchissimo liquido seminale. Ne seguì un altro. Era quella la sua sborrata! Tre dita della mano di Olga si sporcarono dello sperma del mio uomo. Lei gli sorrise felice. Ce l’aveva fatta a farlo venire. Presto. Non ne era stata tanto sicura di riuscirci.
“Olga, l’amante di Marco, aveva pagato il pegno. Il mio moroso, piegato su se stesso, meditava ancora sulla velocissima sega che la giovane donna gli aveva appena fatto. Lo aveva fatto spruzzare in pochi secondi. Si era eccitato, il porco, assistendo allo spogliarello della bella Olga. E aveva apprezzato la manina di lei sul suo cazzetto. Vellutata, leggera, ma soprattutto abituata a fare tante, tante seghe. Chissà a quanti ometti aveva fatto il segone. E magari in difficoltà, come era stato il mio moroso! Con quel cazzetto… E capace a fare solo tre goccette della sua robaccia… Neppure sufficienti forse a fecondare una donna! Ora era confuso, svuotato e rassegnato su quello che sarebbe potuto accadere molto presto. A me, alla sua morosa!
“La situazione della partita era tale che molto probabilmente sarei dovuta diventare io la protagonista. Marco era già completamente nudo e poteva pagare solo con dei pegni. Sarebbe stato molto piacevole vederlo in azione ed usare lo splendido pene che si ritrovava. Io, oltre alle calze che non mi sarei mai levate, indossavo invece ancora il mio tanghino, ultimo indumento da poter usare come pagamento. Anche per me sarebbero seguiti solo i pegni. Avevo visto in cosa consistevano ed ero conscia che gli stessi sarebbero diventati sempre più pesanti da pagare.
“Marco forzò il gioco, come voleva lui. Il mio moroso, distrutto da Olga, era fuori combattimento e non poteva più opporsi a quello che potrebbe succedere alla sua morosa. Io, infatti, per due mani fui travolta dalla sfortuna. Il baro pretese dopo la prima mano che io mi levassi il tanghino.
‘Dovetti ubbidire. In silenzio, tutta rossa in viso e tremando, fui costretta a levarmelo ed appoggiarlo sul tavolo tra le mie fiches variopinte già perse. ‘Girati e mostrami anche il culo ‘ mi intimò l’uomo evidentemente già eccitatissimo – . Poi piegati e mettiti alla pecorina allargando più possibile le gambe. Voglio vederti come sei fatta da dietro, spalancata e… pronta! Pronta a…” Non mi piacque ubbidire a quegli ordini. ‘Devo fare anche questo? – dissi con voce bassa ‘ Fa anche questo parte del regolamento?’
‘Ma sottomessa come ero eseguii senza fiatare e mi sentii come una cavallina offerta in visione allo stallone prima di essere montata e ingravidata. Quando già piegata allargai le gambe gli offrii la visione della mia vulva un po’ pelosa e il mio orifizio anale allora ancora ben chiuso vista l’impotenza e scarso vigore del mio moroso. Quello che offrivo all’uomo era proprio un gran bel vedere. Per un istante temetti che mi ingroppasse all’istante e che mi facesse provare la sua mazza di carne. E riempirmi di sperma, come una cavallina in calore! Invece lo sentii fare un lunghissimo sospiro. Mi rialzai quasi subito per evitare quella monta imprevista e la possibile fecondazione. Mi girai lentamente e molto provocatoriamente mi raccolsi con le mani i capelli sulla nuca. Gli regalavo la visione del mio corpo! L’uomo potè così vedermi per la prima volta completamente nuda. Gli offrii di vedermi tutta. Anche quelle cosine che avevo voluto tenere protette, coperte. Erano le mie intimità, il mio pelo pieno di ricciolini neri e la mia fica già un po’ aperta e… probabilmente molto calda e accogliente. Con un vero cazzo di un vero uomo! Il suo, appunto…
‘Vidi Marco fissare il mio sesso. Le mie labbra gonfie e già leggermente schiuse.
‘Quando persi la mano successiva, per la seconda volta, le mie mani iniziarono a tremare. Olga sorrise soddisfatta. Anch’io dovevo fare ora qualcosa al suo uomo. Ma Marco a sorpresa, modificando eventualmente con il mio consenso le regole, mi fece una proposta. Naturalmente ancor più indecente! ‘Ti abbuono il primo pegno che già mi devi, se vuoi’ – mi incuriosì lui – Se continui la partita e vinci la prossima mano nulla mi devi e puoi concludere così la serata. Se perdi il pegno è raddoppiato e sarà sicuramente un po’ più’ impegnativo. Le va di giocare e rischiare, signora?’
” ‘Gioco!’, risposi con sicurezza guardando il mio moroso rantolante e appoggiato sul tavolo. Ma sbagliai. Il mio tris non poté nulla contro il suo full. Avevo perso di nuovo e dovevo pagare un pegno. Non capivo se ero irritata o felice di trovarmi in quella situazione. Indubbiamente imbarazzante. Nuda di fronte a un gran bel pezzo di maschio al quale dovevo pagare in natura un pegno di un certo tipo! Un po’ più impegnativo del precedente, aveva detto lui. Certo che con quel cazzo tutto diventava molto più impegnativo e difficile. Soprattutto perchè dovevo esibirmi in una prestazione molto scabrosa ed a luci rosse davanti anche al mio moroso.
‘ ‘Amore, cosa fai… – mi disse con un gemito allora proprio il mio moroso sempre più in stato confusionale ‘ Perché sei nuda? Perché mostri la fighetta a lui? E’ mia! La tua fica è solo mia!’ ‘Beh, lo vedrai bene quello che il tuo amico mi costringerà a fare’ gli replicai stizzita nascondendogli la curiosità che invece avevo e soprattutto la voglia che avevo dentro di me. ‘Mi hai portata tu, qui’ – gli rinfacciai -. ‘Adesso ti rimane solo di guardare lo spettacolo della tua morosa che fa godere un altro’ Come lui vorrà!’ Sono le regole di questo gioco…
“Lui non replicò più ed abbassò il capo. Mi alzai dalla sedia e vanamente tentai di coprire i miei seni e il pube con le braccia e le mani. Tutto era molto vano e ormai completamente inutile..
“Marco spostò la sua sedia e si accomodò quasi sdraiandosi. Allargò le gambe e così volle presentarmi il suo enorme cazzo che duro e ritto schiacciava il glande sul suo ventre. Ben oltre l’ombelico. Era enorme, piuttosto scuro e mi impressionarono quelle grosse venature in rilievo. Già completamente scappellato mi mostrò un glande già arrossato ed un po’ umido. Era perfettamente rotondo e grande come una palla da biliardo. I due coglioni pendevano ma mostravano un notevole gonfiore. Ci sarebbero volute tutte e due le mani per contenere lo scroto di Marco. ‘Ti piace l’uccello del mio uomo, vero?’ mi chiese Olga ‘E vedrai cosa è capace di fare! Mmmm’ Ti faccio una confidenza. Anche la sua sborra è buona. Quasi dolce! Fai pompini con l’ingoio, Francesca? Spero di sì… Con tutta la sborra che dovrai bere… Coraggio! Ne fa tanta, tanta… Dolce, dolce…’
‘Io rimasi basita. ‘Non ha risposto, signora! – riprese subito lui ‘ Le piace il mio cazzo? Ne ha visti tanti di cazzi così? O solo quello piccolino del suo morosetto? E poi, lo deve sapere, io la faccio buona quella roba lì, quasi dolce. E questo è una fortuna per le donne privilegiate che hanno bevuto e berranno il mio sperma. E’ strano! Ma è sempre più buono di quello dei loro morosi o mariti. E a loro quasi sempre è piaciuto e piace affogare nella mia sborra! Finché sono costrette a buttar giù. Le obbligo all’ingoio e mi piace da impazzire vedere le loro smorfie quando, dopo essersi fatte riempire completamente la loro bocca dal mio sperma, sono costrette a farselo scivolare giù, in gola! E poi nel pancino! Alcune, pur facendo favolosi pompini, trovano invece delle difficoltà a fare l’ingoio. Vanno in crisi, non buttano giù subito tutto e si fanno riempire la bocca. Rimangono così, sorprese e con gli occhi sbarrati con la loro bocca strapiena della mia sborra. Sono terrorizzate dall’ingoiare tutta quella mia roba e farla arrivare nella loro pancia.
‘ ‘Sarà perché molto calda, sarà per la consistenza un po’ gelatinosa non proprio invitante e sarà per l’odore non proprio gradevole, la mia sborra, alcune donne proprio non la reggono e non riescono a trattenere dei conati di vomito. Ed alla fine vomitano scusandosi mortificate per aver rifiutato in quel modo il mio seme invece di averlo bevuto. Quello sarebbe stato il mio desiderio. Loro lo sapevano benissimo e non finiscono mai di scusarsi e di ripromettersi di farlo per bene un’altra volta. Se io lo avessi voluto loro avrebbero bevuto tutto il seme del bel Marco. Fino all’ultima goccia. Eh sì, ne faccio tantissimo, io! Non due o tre gocce come quello lì. E dài, mia signora. Se lei è qui un po’ puttanella lo è anche lei! Come tutte le altre! Mi risponda! Non sia timida e non si vergogni delle sue porcate fatte… Anche se c’è il suo moroso…’
‘Io rimasi per un po’ in silenzio. La presenza del mio moroso mi bloccava. Poi, improvvisamente, mi sciolsi ed inizia a rispondere a tutte le domande di Marco che era indubbiamente un maiale. Non mi preoccupai più della presenza del mio lui.
‘ ‘Beh, Marco, hai veramente un bellissimo corpo ed anche un bel pene. Quello che tutte le donne sognerebbero di vedere, toccare, accarezzare ed… usare. Puoi ben immaginare come! Farlo entrare dentro di loro, farsi da lui esplorare nelle parti più segrete del loro sesso e sentirlo vivo, pulsante. Alla fine ascoltarlo gonfiarsi, pulsare, sussultare e finalmente farlo esplodere dentro di loro. Con tutta la sua sborra.’
‘ ‘Ed anch’io me lo sto gustando. Sì, Marco, mi piace! Il tuo cazzo mi piace proprio un sacco! Soddisfatto della mia risposta? Ehm… Non sono una bambina… Come vedi sono già una donna… – aggiunsi spiando il mio moroso sempre più inebetito ‘ Ho avuto delle avventure particolari ed anche qualche moroso piuttosto esigente. Li ho visti naturalmente tutti anche nudi… Alcuni molto belli e pure ben dotati… Nessuno però… come te! Ce l’hai troppo grande, tu! Ce l’hai lungo, tanto lungo! Arriveresti fin su, sbatteresti contro il mio utero! E non oso pensare alla facilità che avresti di ingravidarmi! Ma anche tanto grosso ce l’hai, tanto da poter sfondare qualsiasi donna! Fino a farle male. E quella cappella, poi…’
‘Mi fermai per riprendere fiato. Avevo parlato di getto, impulsivamente. ‘Io… io non ho proprio un buon rapporto con quella vostra robaccia ‘ continuai a rispondere arrossendo vistosamente – . Sì, insomma… quella roba lì… il vostro liquido seminale! Così denso, caldo, puzzolente. Talvolta amarissimo, altre volte invece addirittura dolciastro. Sempre però, accidenti a voi, attaccaticcio e di un fortissimo odore nauseabondo. Io non ho mai vomitato… Certe volte ho fatto però tanta fatica a non farlo. Certi uomini me lo hanno fatto in bocca e il loro sperma era stato terribile da buttar giù! Ma loro lo pretendevano, sempre…’
‘ ‘Uno in particolare mi voleva spruzzare in gola una quantità industriale del suo seme. Era giovane, bello e molto energico, il ragazzino. Era infatti un mio allievo della quinta, maschio già fatto. Non gli sembrava vero di poter sborrare in bocca alla sua professoressa! Quella sciocca della sua morosetta gli faceva solo i segoni. Lo sperma del maschio le faceva schifo e si era persa tutto il ben di Dio che quel maschietto era già ben capace di dare alla femmina!
‘ ‘Era però impossibile bere la sua sborra. Era troppo acida e densa. Io avevo quasi sempre fatto l’ingoio. Non avevo mai trovato, a differenza di mie amiche schizzinose, molta difficoltà a buttar giù la sborra dell’uomo. Ero convinta che se avevo spompinato un maschio era giusto poi farlo schizzare dentro nella bocca e bere tutto il suo sperma.
‘ ‘Ma quel ragazzino la faceva amarissima. Era schifosa ed emanava un odore pestilenziale. Me ne accorsi dalle due goccioline liquidissime che anche lui, come tutti gli uomini fanno, aveva fatto fuoriuscire dal suo glande prima degli spruzzi del suo orgasmo. Chiusi gli occhi per un attimo ma subito dopo li riaprii. Spalancai i miei occhi e li puntai addosso ai suoi. Non abbassai più lo sguardo e continuai a fissarlo. Anche quando lo vidi per un istante socchiudere le palpebre. Sì, stava impazzendo dal piacere che io gli regalavo con il mio pompino. Tanto sofferto da parte mia ma indimenticabile proprio per questo.
‘ ‘Lui stava per venire. Spalancò gli occhi e volse lo sguardo al cielo. Staccai la mia bocca dal suo glande in fiamme e lo incoraggiai sussurrandogli. ‘Vieni, mio uomo, vieni. Ti guarderò, sai… Sì, la tua sborra… Fammela tutta in bocca… Nella bocca della tua prof che ti piace tanto… Che ti ha fatto fare tante seghe… E tanti schizzi… Di sborra! Ora… Sù, forza! Spruzza… schizza… Nella mia bocca! Sììììììì… Cosìììììì!’
‘ ‘Mi riappropria del suo cazzo che pulsava. Feci in tempo! Me lo spinsi subito tutto dentro in bocca, fino in gola. Non pensai più al suo sperma amaro e alla sua puzza. Lo fissai nei suoi occhini spalancati mentre lanciò un urlo. Sentii distintamente nella mia bocca il suo cazzo gonfiarsi ancor di più, sussultare violentemente e, finalmente, gli spruzzi della sua sborra dentro di me. Tutto scendeva nella gola. Godevo anch’io nello scoprire il volto del ragazzino sconvolto dall’orgasmo. Ci guardavamo mentre lui continuava a sborrarmi in bocca. Fu stupendo per me fissare per la prima volta negli occhi l’uomo che stava sborrando dentro di te. Mi turai il naso e anche quella volta conclusi il pompino con l’ingoio. Lo avevo fatto urlare mentre godeva e non potevo non farlo! Ingoiai tutto il suo sperma, fino all’ultima goccia. Con la lingua lo ripulii. Era stato troppo bravo, il ragazzino!
‘ ‘Insomma, uomo, hai capito? Ho avuto parecchie esperienze, anche particolari. Tante sono state le porcate. Mai come quella di oggi alla quale sono stata costretta a partecipare da un moroso tanto sciocco quanto ingenuo. Non ha capito cosa avrebbe rischiato la sua morosa venendo qui stasera. E cosa avrebbe dovuto lui veder fare la sua donna. Non solo essere costretta a farsi vedere nuda da un altro uomo… E lui è l’unico che non sa approfittare della morosa alla quale piace tanto il cazzo. Solo a lui non faccio da tanto tempo un pompino. Non se lo merita proprio e poi ha il cazzo piccolo e fa uno sperma schifoso!’
‘ ‘Ma Francesca – mi interrompe piagnucolando il mio uomo – . Non dire queste cose! Sono private!’ Ma per lui era tutto troppo tardi.
‘Marco allungò le braccia verso di me. Mi prese le mani e mi fece inginocchiare tra le sue gambe. Era quella la posizione che dovevo assumere, inizialmente. A lui piaceva così. Nuda, in ginocchio tra le sue gambe muscolose e il mio volto quasi incollato al suo enorme uccello. Già pulsante.
‘ ‘Cosa devo fare? ‘ gli chiesi con un filo di voce ‘ Devo pagare, lo so…’
‘Per qualche secondo non mi rispose. Poi infilò le sue dita tra i miei capelli. ‘Oh no, Francesca, non te lo dirò io cosa voglio da te ‘ mormorò allora lui ‘ E neppure cosa farai… Tu lo sai già!’
‘Marco aveva ragione. Sapevo benissimo cosa quell’uomo voleva da me ed anche cosa dovevo fare per riuscire a soddisfarlo. Completamente.
‘Guardai per un attimo ancora una volta il mio moroso che abbassò subito lo sguardo. Non voleva vedere quello che lui riteneva fosse stato per me un supplizio. Io, allora, mi girai verso Marco. Mi sorrise ed io, di scatto, presi tra le mie mani il suo uccellone.
” ‘Finalmente ‘ sospirò lui – . Hai preso il mio uccello tra le tue belle mani. Era da tanto tempo che lo aspettavo. Questo momento!’ Accennai appena ad un sorriso. Lo accarezzai tutto, piano, piano. Raccolsi nelle mie mani tutto il suo scroto e sfiorai i testicoli. Poi con l’indice sfiorai il suo frenulo. L’uccello di Marco reagiva indurendosi sempre di più. E si ingrossava ancora’ Con i pollici e gli indici partì con una lentissima sega a due mani. Stavo pagando il mio primo pegno. Dovevo fargli una sega. Lo sapevo!
‘Velocizzai sempre di più il ritmo della mia sega che si era già prolungata più di quanto avessi potuto pensare. Molto prima avevo fatto schizzare tanti maschi. Ma Marco era uno duro a… morire! Solo allora Marco iniziò ad emettere i primi sospiri che si mescolavano ai borbottii del mio moroso. Non apprezzava proprio vedere la sua morosa fare una sega a un altro maschio. E davanti a lui.
‘E non immaginava cosa gli sarebbe toccato assistere’ ‘Oh, brava, Francesca – mi prese in giro allora Marco – . Sai fare veramente le seghe in maniera divina! Sei bravissima a segare un uomo! In pochi secondi sei capace di far schizzare’ Ma io voglio altro!’
”Vuoi la mia bocca, vero? – gli chiesi io, bruscamente e senza indugi – E vorresti che ti faccia schizzare tutta la tua sborra. E naturalmente anche farmela bere. Fino all’ultima goccia! Anche tu, come tutti gli altri uomini! Uffa! Vuoi anche tu sborrarmi in bocca e farmi affogare nello sperma! Tu ne fai tanto, vero? Ne saresti capace, tu… Ed io non posso ribellarmi…?’
‘ ‘Nooooooo! – sentii il mio moroso urlare – Non farlo, amore! Non posso vederti mentre fai un pompino ad un altro! E farti schizzare in bocca! Non hai mai bevuto neanche la mia sborra! Non ti piaceva, dicevi, avresti potuto vomitare!’
“Le parole del mio moroso non mi toccarono ed anzi mi indispettirono ulteriormente. Quando Marco, dopo una carezza sulla mia nuca, fece una leggera pressione sulla stessa, spalancai subito più possibile la mia bocca e la offrii al suo enorme glande viola e già umido. Me lo ritrovai tutto in bocca e scoprii il suo sapore. Con la lingua gli tormentai il frenulo tutto tirato dopo che il glande era stato scappellato. Egualmente penetrai con la punta della lingua il foro che lui aveva molto più largo di quello del mio moroso e da dove sarebbe fuoriuscito lo sperma. Tutto piaceva moltissimo a Marco che tra sospiri e gemiti riuscì anche a riempirmi di apprezzamenti. ‘Oh, Francesca – bisbigliò lui – Sei fantastica! Fai’ pompini fantastici! Perché ti piace farli’ Soprattutto a uomini che hanno il cazzo come il mio!’ Io replicai per un istante facendogli sentire appena i miei denti. Questo dolore gli procurò un improvviso violentissimo piacere. Lo sentii pulsare e pensai che stesse per sborrare. Tutto in bocca, naturalmente!
“Lui invece mi fece improvvisamente cambiare posizione. Ero inginocchiata tra le sue gambe e gli stavo succhiando il cazzo. Con un’abile e veloce mossa infilò le sue mani dietro le mie ginocchia piegate. Tirò a sé le mie gambe e mi fece adagiare sul mio culetto prima e sulla schiena poi. A gambe larghe gli mostravo il mio sesso spalancato e bagnato. Mi era indubbiamente piaciuto succhiargli il cazzo. A completamento del cambio di posizione prese i miei piedini e li appoggiò ai suoi fianchi. Subito dopo le mie calze autoreggenti bianche vennero a contatto con il suo i suoi coglioni. Capìii allora quali fossero le sue intenzioni.
‘Marco decise di infierire sul mio moroso che aveva seguito con attenzione tutti i miei movimenti. Era furibondo vedendo la sua morosa in quella posizione. Distesa davanti a Marco con le gambe ben allargate gli mostrava tutta la sua fica. Ben spalancata e pure con le grandi labbra già gonfie e bagnate. ‘Ti sei mai fatto fare dalla tua morosa una sega con i piedini? Indossando le autoreggenti naturalmente’ E sporcarle, macchiarle di sperma! Tanto, tanto sperma” Il mio lui non replicò. Notai che il suo piccolo cazzo si era però rizzato. Vedere la sua morosa fare un pompino a Marco lo aveva evidentemente eccitato. Ed Olga aveva iniziato immediatamente a segarlo freneticamente. Senza neppure guardarlo. Lo faceva solo per farlo sborracchiare di nuovo e tramortirlo. Senza forze non avrebbe disturbato la sua morosa impegnata in un servizio molto particolare al suo uomo!
“Marco mi guardò e mi provocò. ‘Le donna che usano le calze autoreggenti sanno certamente masturbare un uomo con i loro piedini’ E tu? Lo sai fare bene anche tu, vero?’ ‘ Sì’ Sì, lo so fare’ – risposi io con la voce affannata dall’eccitazione – E’ vero, mi piace fare una sega ad un uomo indossando le calze autoreggenti’ E farmele sporcare del suo sperma!’ ‘Ma tu’ Ma tu’ – si intromise il mio moroso – Queste cose non le hai mai fatte a me!’
“Gli feci un sorriso di compassione. ‘Tante cose non ho mai fatto a te… – lo zittii subito ‘ Certe cose non le sai apprezzare!’ Poi fissai negli occhi Marco e contemporaneamente strinsi tra i miei piedi la sua asta pulsante. Appena sentì il contatto con le mie calze lui socchiuse gli occhi. Gli piaceva proprio farsi segare da me in quel modo. Partì con le carezze del suo pene. All’inizio fu un lento su e giù, seguito dall’aumento della velocità dello strofinio di tutti e due i piedini. Ero proprio brava e l’uomo apprezzava un sacco quel tipo di sega.
Olga aveva intanto fatto venire di nuovo il mio moroso. Due gocce di sperma le sporcarono le dita di una mano. Con fare provocatorio lei subito gli cacciò in bocca le sue dita sporche del suo liquido seminale. Voleva che lui le ripulisse. Il mio moroso, ormai distrutto ed incapace di reagire, subì anche quella umiliazione. Leccò e succhiò le dita di Olga e così fece la conoscenza del proprio sperma. Io lo sapevo che aveva un sapore amarognolo ed anche un odore da vomito. Non gli piacque per nulla. Come non piacque sentire ancora Marco rivolgersi a me. ‘Francesca, mi stai facendo venire con quei piedini – farfugliò con gli occhi sbarrati – Farò tanti schizzi, come non ne hai mai visti prima. I primi zampilli li voglio fare sulle tue calze. Il mio sperma giallognolo si intona sul bianco delle tue calze. Poi voglio schizzarti in faccia. Solo così avrai pagato tutto il tuo debito!’
‘ ‘Sei proprio un maiale – risposi rassegnata a farmi sborrare in faccia dall’uomo – Ed io ho perso. Colpa di quello li, che mi ha portata qui” ‘No! Non voglio, Francesca – strepito il mio lui – . Non voglio vedere! Non voglio che tu ti faccia schizzare in faccia da un altro uomo. Hai già pagato abbastanza! E poi… Sei una puttana! ‘ continuò lui a bassa voce – Non ti sei mai fatta schizzare in faccia da me! Non me lo hai mai permesso… Io avrei voluto tanto farlo! Ma tu il mio sperma non lo hai mai voluto… Mi dicevi che ti vergognavi e che non ti piaceva neppure l’odore che aveva.’
“Le proteste del mio moroso furono inutili. Pochi secondi dopo sentii Marco ululare. E la sua sborra bagnare copiosamente le mie calze. Com’era caldo lo sperma di Marco! E com’erano enormi quegli sborroni! Di un giallo intenso risaltavano appoggiati sui pizzi bianchissimi delle calze.
“Poi si dedicò al mio visetto. Chiusi gli occhi e non riuscii a trattenere un sospiro di fastidio ed una smorfia molto eloquente di imbarazzo. ‘Fai presto – fui solamente in grado di dire a lui – . E… buon divertimento, uomo!’ E lo feci fare e mi feci ricoprire. Ad ogni sua sborrata seguiva un mio sussulto e un mio gemito. Faccio sempre così quando l’uomo mi spara addosso i suoi violenti schizzi di sborra. E quelli di Marco lo erano! Eccome! Me ne fece tantissima, dappertutto, come me l’aveva promesso. Sentii il caldo del suo liquido seminale negli occhi, sul naso, sulla fronte e tra i capelli. Dappertutto, dopo essere stato là spruzzato, il liquido vischioso e attaccaticcio aveva iniziato a colare. Fino a precipitare ed adagiarsi sul mio seno e sui capezzoli. ‘Complimenti Marco ‘ esclamò Olga che aveva assistito in silenzio ‘ Guarda come l’hai conciata, la signora! L’ha proprio riempita e guarda come gronda! Dappertutto! Il tuo sperma, ce l’ha ha proprio dappertutto! E scivola giù, sulle sue tettine, sui capezzolini e, adesso, anche sul suo pancino! Sì, Marco, sei stato proprio bravo! ‘ continuò lei sghignazzando ‘ La Francesca ti piace proprio tanto! Ti è proprio piaciuto sborrarle in faccia! In quel modo, poi… Sei proprio esploso! Lei hai fatto fare una splendida doccia di sborra. Sborra di vero maschio…’
‘Lui aveva fatto effettivamente un capolavoro di sborrata. Non avevo mai visto un uomo farne una così! Ed io ero una perfetta raccoglitrice e bevitrice di sperma! Non quello del mio moroso, però… ‘Ma amore! – protestò ancora lui – il mio seme non vuoi neppure vederlo! Quello di Marco, invece’ Guarda cosa ha combinato! E come ti ha ridotta! Sei piena della sua sborra! Ti ha ricoperta! Sei la mia morosa…’
” ‘è tutta colpa tua – infierii io – . Tu mi hai portata qui. Guarda cosa ho dovuto subire!’ Lui non si era proprio accorto dei miei orgasmi e del piacere che avevo avuto nello spompinare l’uccellone di Marco e nel gustarmi la sua sborra dappertutto. Sulle mie belle calze autoreggenti, sul viso e in bocca.
“Lui si fece ricoprire dalle mie false rimostranze e si sentì colpevole. ‘Noi andiamo, ora – disse lui rivolto ad Olga e Marco ancora gocciolante – . Ora porto a casa Francesca. è molto stanca. Guardate come è ridotta! Il gioco lo interrompo qui, io!’
‘Marco avrebbe invece voluto continuare. Voleva scoparmi, spingermi per bene tutto il suo pene dentro di me e riempire la mia figa ormai spalancata e tutta bagnata con la sua sborra bollente. Mi avrebbe forse anche ingravidata! E sempre davanti al mio moroso cornuto che avrebbe assistito piagnucolante alla fecondazione della sua femmina. Ma, lo confesso, anch’io avrei gradito prendermi tutto l’uccello dentro di me. E sentirlo sborrare nella mia vagina.
‘Davanti alla fuga impostami dal mio moroso Marco volle allora invece ancora una volta umiliare il mio moroso cornuto. ‘Prima di andare via, devi pulirem quello che hai sporcato! Puliscimi per bene l’uccello con la tua linguetta ‘ mi ordinò lui con tono che non permetteva repliche – . Assapora ancora un po’ la mia sborra’. Io in silenzio ubbidii e con la lingua percorsi tutta la sua asta ancora piena del suo umore. E con le labbra gli succhiai ancora una volta il glande. Mi piacque fargli anche quel servizietto, anche se ero esausta e se ero piena, piena di sborra di lui. Dappertutto e, non era proprio profumata!
Per il mio moroso quello che Marco aveva voluto farmi ancora fare era proprio stato troppo. Marco allora davanti all’insistenza del mio uomo nel portarmi via iniziò a brontolò ancora un po’ ma si rassegnò. Come feci io, in silenzio. Ero furibonda e sentivo la mia fighetta pulsare e bagnarsi! Sarebbe stata pronta a ricevere quel fantastico uccello!
‘Il mio moroso mi prese invece per mano ed uscimmo dalla casa. Salimmo in macchina. Fu il mio moroso che con un fazzolettino cominciò con pazienza a ripulirmi il viso dallo sperma di Marco. Mentre lo faceva continuava a scusarsi. Io, invece, continuavo a rammaricarmi per la grande scopata che mi ero persa. E mentre il mio moroso completò la pulizia del mio visino che ancora emanava tutto l’odore del seme di Marco, pensai che ci sarebbe stata un’altra volta… E non mi sarei limitata a fare ad un uomo una sega con le calze autoreggenti! E a farmi schizzare in faccia… No, avrei voluto sentirlo sborrare dentro di me e sentire il suo fiume di sperma risalirmi tutta! Non ebbi però più la possibilità di farlo a Marco! Purtroppo. Ma al mio moroso gliela feci pagare… Da allora mi presi tanti cazzi, mi gustai tante sborrate e lui divenne sempre più cornuto! Anche oggi, sono qui! Sola con due porcelloni come voi due!’

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