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Racconti di Dominazione

La schiava Jenny

By 20 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Adesso che ci ripenso mi viene in mente tanta tenerezza nei confronti della schiava, per quel suo corpo non bellissimo ma ineressante, i suoi seni, i capelli corvini, le mani bellissime e la sua docile lingua .
E del nostro primo incontro.
Allora avevo risposto ad un annuncio senza crederci più di tanto, ma sinceramente, dicendo quello che andava detto, sinteticamente ma con chiarezza . Poco dopo leggo la sua risposta, ci sentiamo al telefonino e poi la decisone condivisa, di vederci a casa sua . Decidiamo le regole dell’incontro: massima discrezione reciproca, rapporti protetti, niente che lasci segni visibili nella vita quotidiana, aghi o altro di questo tipo, niente scat o pissing. Mi metto in strada, prendendo in fretta ciò che mi capita a tiro, tanto il BDMS é soprattuto nel cervello e nella fantasia, più che nella scenografia . Il tempo passa e la neve sulla strada mi rallenta parecchio. Una sola telefonata per dirle del mio ritardo e darle l’ordine di non lavarsi, salvo l’orefizio ed i genitali, in quanto voglio sentire il suo odore naturale.
Arrivo, guidato da lei con il telefonino e parcheggio. La guardo, una mora, con dei bei capeli neri. Salgo e mi faccio preparare un thè per scaldarmi e riprendermi dalla fatica . Parliamo, abbiamo la notte davanti.Per alcuni minuti, mi ripete che ama i giochi di ruolo e di dominio. La avverto che non solo il tipo che per avere una schiava farebbe qualsiasi cosa, uno del genere “fammi questo o quell’altro”, non prendo ordini, ma non c’é problema. E’ il momento.
La faccio entrare in salotto, la bendo e le ordino di denudarsi, la tocco, le prendo i polsi ed uno dopo l’altro sono stretti, dietro, ammanettati. Le dico che é stata arrestata e che dovrà collaborare dicendo la verità in merito a quello che le viene chiesto. La sua risposta é uno sputo.
Avrei avuto voglia di far partire due “sganassoni”, come si dice da noi, due sberle da farle girare la testa e lasciarle il segno delle cinque dita. Mi trattengo perché c’é la regola da rispettare.
Tanto poi …
La spingo sulla poltrona stile “arte povera” e le lego i piedi alla base lasciandole le gambe aperte. Come prima cosa, prendo il taglia-capelli che mi sono portato e comincio a rasarle i peli del pube che le infilo nella bocca con l’ordine di mangiarseli. Poi piego la “poltrona” in modo che i piedi siano in evidenza, comodi da colpire. Le metto il bavaglio. Mi tolgo la cinghia di cuoio dai pantaloni e le piovono cinque colpi sulle palme dei piedi. Alla mia domanda: “Intendi collaborare?” lei risponde con il capo di no. E’ troppo, da un lato ammiro la sua resistenza, ma dall’altro la regola é che il Master deve essere capace di imporsi senza pietà, altrimenti meglio che vada a fare lo schiavo, se questa é la sua vocazione. Le annuncio l’arrivo di altre 5 frustate per piede più forti delle prime. Comincio e questa volta le lacrime scendono copiose e la sua testa dice di si. Finisco la punizione dicendole che la certezza della pena é un capisaldo dei rapporti sadomaso.
Ora é ai miei piedi, in ginocchio e risponde alle mie domande sulla sua intimità, sulla sua storia personale, confessa come si ù é accorta di essere la troia che é, che cosa teme di più, che cosa le fa più paura. Ogni buon Master sa che i masochisti amano confessare, anche contro il loro interesse, lo desiderano nel proprio intimo. Bisogna far cadere le ultime barriere perché avvenga ciò e bisogna anche saper approfittare di quello che ci dicono per regolarsi.
Mentre é in ginocchio davanti a me seduto sul divano, le massaggio con le falangi dei piedi il clitoride, ordinandole di non interrompersi nel parlare e di non avere alcun orgasmo,senza il mio permesso,. Lei racconta di quella volta che, per denaro e non solo, si concessa a tre maiali su di una lussuosa barca.
Le viene ordinato di andare allo specchio e li, mentre si vede, le viene messo un vibratore nella vagina con l’ordine di trattenere l’orgasmo, qualora le venisse, per il tempo stabilito. Gode ma ce la fa. Non importa, non mi é piaciuta e il Master la punisce lo stesso con il gioco del caldo e del freddo, con le candele che seguono a docce con l’acqua gelata e che a loro volta sono seguite dal trattamento con cubetti di ghiaccio. La schiava é esausta ed ormai é notte fonda.
La lascio dormire per un po, aspettando che sia immersa nel sonno, profondamente.
La frustata si abbatte sul sedere all’improvviso, senza che sia in alcun modo attesa. La schiava si riscuote dal sonno ed é costretta a cercare di frenare l’urlo di sorpresa e di dolore che le esce.
E di nuovo appoggiata in piedi al divano mentre una ventina di cinghiate le fanno il sedere rosso fuoco. Piange ma resiste. Il Master le dice che ha intenzione di farle bere il suo liquido giallo.
Lei scuote la testa in segno di no. Altre cinghiate più forti si abbattono. Poi si passa alla cera calda prima sui seni e poi sui genitali. Lei soffre tanto, tanto e poi sviene.
Il Master si accerta del suo stato e senza perdere in alcun modo la testa, va in cucina e torna con una teglia di acqua feddissima che le versa sul viso.
Si sveglia e stavolta é più malleabile. Viene condotta in bagno, nella vasca, viene bendata e le viene dato l’ordine di aprire la bocca. Arriva il getto… di acqua gelata.
“Hai creduto che non mantenevo la mia promessa, vero?, Sarai punita per la mancata fiducia nel tuo padrone!” Subito viene messa in posizione e le cinghiate colpiscono le piante dei piedi assieme al solletico , cosa che teme almeno quanto il dolore.
Poi portata in salotto deve dedicarsi alla cura del proprio padrone, leccandogli i piedi e poi tutto il corpo. Il rito della leccatura non viene compiuto alla perfezione ed il sedere non viene leccato come si deve, con la necessaria cura e amore. La punizione, una serie di frustate, colpisce la schiava affinché la prossima volta faccia meglio. A questo si aggiungono una decina di mollette da bucato sui seni e strette sulle grandi labbra che vengono unite con un filo. Le viene dato l’ordine di tirare per staccarsele. Lei obbedisce, abituata all’obbedienza.
Il Master stanco per l’attenzione che ha dovuto sacrificare, si prende il proprio piacere . E lo concede anche alla schiava.
A questo punto il corpo della schiava trema, senza più alcun controllo da parte sua. Mi dice che, come lo svenire, non le era mai successo.
E’ bene interompere la sessione. Prima di separarsi la schiava viene accarezzata e lodata per le qualità mostrate oltre che per le sue bellissime mani. Un bacio sulle labbra screpolate l’ultimo saluto davanti a quello sguardo riconoscente.

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