Skip to main content
Racconti di Dominazione

La schiava Olga -3- al suo posto –

By 13 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

“Gelinda era molto attenta affinchè nessuno mi considerasse un essere umano. Per questo mi faceva girare con le poppe al vento e dovevo essere pronta a mostrare la figa in qualunque momento. I figli che entravano nella casa mi guardavano con voglia e lei li incitava: -palpala, scaricati i coglioni nei sui buchi. Gli operai già la usano in continuazione. Se non ti fa schifo puoi farne quello che vuoi.
A queste parole Luigi, il primo dei figli, in men che non si dica metteva il cazzo nei miei buchi, davanti alla madre che rideva soddisfatta. Giovanni, il secondo figlio, preferiva palparmi di nascosto dalla madre, quando non c’era nessuno. Io lavoravo e sentivo la sua mano acarezzarmi. Stavo però molto attenta anon suscitare in lui nessuna passione: se fossi diventata per lui qualcosa di più di una vacca ne avrei pagate duramente le conseguenze: Gelinda non lo avebbe mai consentito. Per questo mi offrivo alle sue mani, allargavo i buchi e sussurravo: – E’ soddisfatto padrone o vuole di più?
Stavo molto attenta a non dargli del lei per mostrare che non avevo il diritto di superare le distanze. Quando le sue mani mi esploravano la fica e lui mi chiedeva: -Ti piace?
Io rispondevo: .
Mi piace servirla padrone, sentirmi la sua vacca, il suo gabinetto.
Speravo così di eccitarlo per farlo sfogare con determinazione senza pensare a me. Se mi avesse pisciato addosso sarebbe stato chiaro che servivo a farlo scaricare e non ero lì con altre ambizioni. Se mi veniva vicino e mi parlava gli dicevo:
-mi permette di pulire il gabinetto della padrona?
E davanti a lui leccavo l’interno della tazza. Mi sarebbe piaciuto parlare diversamente, ma non avevo altra scelta.
Un giorno Giovanni mi venne davanti e mi diede una sberla.
-Vacca da monta!
Lo guardai con gli occhi bassi. Poi prese a palparmi le tette facendomi male, Io, naturalmente, lasciavo che facesse i suoi comodi, mentre lui mi gridava:
-tirati su la gonna, cagna!
Mi tirai su subito la gonna, tenendo larghe le gambe in modo da esssere disponibile in tutti i buchi.
Sentì subito le dita frugarmi la vagina, poi mi fece stendere e mise dentro il cazzo.
-Sei solo un buco!
Io lasciavo che si sfogasse e gli dicevo solo:
-grazie padrone!
Sapevo che queste semplici parole potevano dargli piacere, e lo sentì sborrarmi dentro con forza. Naturalmente lo lasciai sopra di me e ogni tanto gli dicevo:
– grazie!
A un certo punto cominciò a baciarmi e mi sussurrò:
-Ho scopato proprio bene!
Fu allora che ebbi il coraggio di aggiungere qualcosa:
– Vede che a trattarmi come una troia si diverte di più! Non abbia pudori con me!
– Mi piace scopare con te!
-Si scarichi i coglioni nei miei buchi quando vuole senza chiedermi niente, e mi insulti nel modo più esplicito. Ha fatto una sborrata che mi ha riempita tutta! Mi sta colando la sborra sul pavimento!
In effetti mi era uscita ed era per terra. Giovanni si era alzato da me e mi guardava. Per fargli capire chi ero presi la sborra che avevo in mezzo alle gambe e me la sparsi sulle tette. Poi leccai quella a terra, per pulire.
-Mi facevi un po’ pena quando ti trattavano male!
-Non si preoccupi padrone, conosco il mio ruolo qui. Con me ci si scarica senza problemi. Lo faccia anche lei, è il mio ruolo. Sarò felice di sentirmi nel buco la sua sborra mentre mi sputa in facia e mi chiama troia: viuol dire che le sono utile!
Da quel momento Giovanni divenne sempre più volgare con me, inondandomi ogni volta. preferivo subire quello che fare pensare male a Gelinda: sarebbe stata la mia fine.

Leave a Reply