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Racconti di DominazioneRacconti sull'Autoerotismo

La sfida

By 29 Settembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto era nato per una scommessa fatta per gioco.

Quando si &egrave geograficamente lontani, ma poi nemmeno così tanto, la televisione diventa un buon modo per sentire una persona un po’ più vicina: si ci sintonizza entrambi sulla stesso canale e, cellulare alla mano, &egrave come se entrambi fossimo insieme sullo stesso divano. Nel nostro caso, il tema comune &egrave stata la partita Italia-Russia valida per i mondiali di volley 2018. Iniziamo a sentirci quando ormai il match &egrave più che avviato e la Russia conduce per due set ad uno’

Abbiamo pareggiato! – le scrivo quando la nostra Nazionale agguanta il quarto set.

Io tifo Russia – mi scrive lei dopo un po’.

Se la Russia vince sei in punizione’

Ahahah – ci facciamo entrambi due risate.

Ma per questa partita’ tu tifi Italia’ allora io tifo Russia.

Solo allora capisco che, anche senza proporla esplicitamente, quello che sta chiedendo &egrave di fare una piccola scommessa tra di noi sul vincitore dell’incontro. Carico di spirito patriottico, non posso che accettare questa sfida, maledicendomi poco dopo quando i campioni d’Europa in carica concludo il set decisivo per 15 a 11. Sportivamente ammetto la sconfitta, sollevato comunque del fatto che tale risultato non sia poi così decisivo per il cammino mondiale.

Hai in mente un premio particolare per aver vinto?

Senza rendermene conto, o forse si, stavo soffiando su una brace col rischio concreto di applicare un incendio. Ed infatti le fiamme non tardano ad alzarsi ma la risposta, per me inaspettata, mi lascia totalmente sbigottito. La mia pungolata aveva sortito effetto, anche se non quello pensato.

Visto che la metti così’ il tuo pegno &egrave a SORPRESA’ muahahahahah

Quell’ultima frase mette a dura prova la mia curiosità. La voglia di investigare &egrave tanta ma lei &egrave molto brava a non farsi sfuggire nulla, così, complice l’ora tarda, ci salutiamo rimandando l’argomento al giorno successivo. Quando nel pomeriggio seguente ci sentiamo al telefono per una chiccherata, la domanda esce fuori quasi spontaneamente. Come la sera precedente, lei si dimostra stoica, al limite della testardaggine, nel difendere il suo segreto ed io del resto non sono da meno nel continuare a chiederle, ma oggi il tempo &egrave dalla mia parte e, attraversato da un lampo di fantasia misto a pazzia, le propongo un gioco che sono certo non potrà rifiutare.

O meglio’ una sfida!

Stabiliamo brevemente le regole d’ingaggio: la sfida durerà un’ora, durante la quale lei dovrà fare tutto ciò che le chiederò usando, oltre alle mani, cinque normalissime mollette da bucato. In qualsiasi momento potrà fermarsi confessando il suo segreto se, invece, resisterà per il tempo stabilito, allora potrà godersi un meritato orgasmo. Da quando mi ha accettato come suo master, infatti, il suo piacere sessuale &egrave vincolato al mio consenso ed a lei &egrave fatto assoluto divieto di venire senza di esso. La posta in palio &egrave quindi molto alta, e questo non potrà che stimolarla a fare del suo meglio.

Accetti? Acceto.

La prima richiesta &egrave quella di scoprirsi il seno ed iniziare a scaldare il suo petto afferrando i capezzoli e torcendoli con le dita. Ci vuole molta forza di volontà per imporsi autonomamente una pratica dolorosa, ma la determinazione &egrave una qualità che non le &egrave mai mancata ed io per questo gliene sono grato. Un paio di mollette sostituiscono ben presto le mani, applicate non sul capezzolo ma di fianco ad esso, lambendo parte dell’aureola. Anche questa nuova richiesta viene prontamente eseguita, ed una foto comprova la sua ubbidienza. Segue la rimozione delle mollette, eseguita schiaffeggiando il seno fino a farle saltare, ed i gemiti che iniziano ad uscire dalla sua bocca cominciano a farsi un po’ più intensi, anche se comunque rimangono solo un sussurro. Decido comunque di provare a testare la sua resistenza, offrendole la possibilità di arrendersi, anche se sono certo rifiuterà.

Confessi? No.

Orgoglioso della sua determinazione, le chiedo di ripetere nuovamente quanto fatto finora, ben sapendo che ora, mentre apporrà le mollette sulla tenera carne del seno già provato, la sua mente già volgerà al momento dello strappo. Come la volta precedente la mia richiesta &egrave nuovamente eseguita, ed i mugolii anziano a farsi più insistenti.

Confessi? No.

Se il trattamento del seno non sortisce nessun effetto, allora &egrave il momento di rivolgere le mie particolari attenzioni altrove. Le ordine di rimuovere anche le mutandine e di restare completamente nuda, e lei stessa &egrave sorpresa da quanto risultino bagnate, tanto da commentare ad alta voce. Per non far cadere però nella solitudine il seno fin qui attore principale, le dico di salutarlo con qualche ulteriore energico colpo e di lasciargli, per il momento, in ricordo due belle mollette questa volta poste direttamente sulla punta dei capezzoli. Un altro paio, invece, trova posto sulle piccole labbra, ma non facciamo in tempo a concentrarsi sulla vagina che il petto torna prepotentemente a reclamare interesse’

I capezzoli iniziano ora fanno male – mi dice al telefono.

Decido di cogliere al volo l’opportunità offerta da quella piccola crepa appena espressa per provare a farla confessare. La richiesta successiva, quindi, &egrave quella di stringere le mollette che già dolevano ed usarle per torcere nuovamente la tenera carne che stringevano. Ubbidiente e determinata, esegue diligentemente il suo compito, anche se non riesce a trattenere quello che ora &egrave proprio un piccolo urletto. Il colpo per il definitivo knockout potrebbe rivelarsi la successiva richiesta di afferrare una delle due mollette e rimuoverla, tirandola senza aprirla. Il suono che questa volta fuoriesce dalla sua bocca &egrave indubbiamente più acuto del precedente e, ormai convinto di aver la vittoria in pugno, mi appresto a raccogliere il frutto del mio trionfo’

Dimmi’ la prossima molletta preferisci aprirla o tirarla?

La domanda &egrave pronuncia con voce volutamente allusiva ma, sorprendentemente, rifiuta ancora di arrendersi preferendo strappare anche la seconda molletta piuttosto che rivelare la sorpresa che ha dato il via agli eventi di questo pomeriggio. Nulla di più che un nuovo grido esce della sua bocca, né tanto meno l’agognato segreto.

Accidenti’ e complimenti – penso tra me senza dirglielo.

Se le mollette sul seno non hanno funzionato forse sulla vagina daranno più risultati. Già due di loro sono, ormai da un po’ di tempo, all’opera sulle sue piccole labbra, e per fargli compagni le dico di applicarne ancora due sulle grandi. Tutte e quattro vengono poi rimosse, per sua sfortuna, con le stesse modalità delle ultime due sui capezzoli. Per ogni molletta che viene staccata, posso distintamente udire il suono emesso dalla morsa che abbandona l’ultimo minuscolo lembo di pelle e, subito dopo, uno strillo di dolore che si fa, strappo dopo strappo, sempre più intenso.

Confessi? No.

Se il precedente rifiuto mi aveva trasmesso anche una buona dose di frustrazione, questo, invece, mi riempie di solo orgoglio per come si sta comportando, anche se ancora a lei non posso dirglielo. Ormai sono io stesso a tifare contro di me, sperando che non ceda nemmeno sotto le prossime richieste che, ben so, non saranno per nulla facili.

Resisti! – penso tra me.

La sa vagina &egrave ancora al centro delle mie attenzioni e lo rimarrà fino alla fine. Le quattro mollette appena rimosse riprendono, una dopo l’altra, il loro posto sulle sue grandi labbra mentre la quinta, rimasta in disparte fino a questo momento, trova spazio sul temutissimo clitoride. Il dolore del morso sul punto più delicato del suo corpo &egrave indubbiamente una prova molto dura, ma per darle coraggio passiamo dalla semplice telefonata ad una video-chiamata, in modo che uno sguardo constante possa spronarla ancora più vigorosamente di quanto la semplice voce non abbia fatto fino a questo momento.

Ahia!!! – quando l’ultima molletta prende posizione tra le altre.

Se fino ad ora la sua resistenza aveva retto senza eccessive difficoltà, il nuovo ordine &egrave tale da farle esclamare una piccola invocazione d’aiuto: rimuovere nuovamente, una alla volta lasciando quella sul clitoride per ultima, tutte le mollette, evidentemente strappandole. Nemmeno mi lascia la possibilità di offrirle la resa che lei, con la mano, afferra il primo dei cinque oggetti di plastica aggrappati alla sua intimità ed inizia a tirare. Ora posso chiaramente vedere l’espressione di sofferenza che si dipinge sul suo volto ogni volta che mette in trazione il delicato tessuto della sua vagina, con gli occhi chiusi e la bocca serata; quando la molletta salta, con il suo inconfondibile rumore, il viso si distende le labbra si spalancano per emettere un nuovo gridolino, e così anche gli occhi, ed in essi, sfumature di dolore, soddisfazione e piacere, si uniscono. All’ultima molletta, quella sul clitoride, la sensazione &egrave così intensa da farle portare una mano sopra la vulva e serrare le gambe, come per protezione, per poi rotolarsi sul letto a destra e a sinistra come se quei movimenti potessero alleviare, in qualche modo, il male che evidentemente doveva provare. Davanti a tale reazione, dopo essermi sincerato delle sue condizioni, non posso che chiederle, ancora una volta, se voglia ritirarsi, ma ancora una volta il suo rifiuto &egrave netto e la mia soddisfazione totale.

Ancora un’ultima prova – le dico – se la superi hai vinto!

Prossima al traguardo, le spiego quale sarà l’ultima parte della sfida. Solo una molletta la separa dalla vittoria, ma agguantare la dea alata non sarà semplice: infatti, dopo aver agganciato di nuovo quel piccolo oggetto da bucato sul clitoride, dovrà stringerlo forte, più che può. Durante tutti quei momenti, un lungo ed incessante lamento accompagna i movimenti della sua mano, per aumentare d’intensità quando, seguendo la mia voce, la invito a torcere prima da un lato e poi dall’altro quel delicato bottoncino di carne, prima di invitarla a strappare la molletta ancora un’ultima volta.

Hai vinto! – le annuncio soddisfatto mentre ancora si contorce.

Tolta definitivamente l’ultima morsa, posso finalmente complimentarmi con lei prima di salutarci per lasciarla al suo meritatissimo orgasmo. Se, ora, siete arrivati fino alla fine di questo scritto per scoprire in cosa consisteva la menzionata sorpresa’ mi spiace deludervi dicendovi che al momento io stesso ancora la ignoro, ma, spero, di non tardare ancora troppo a viverla, conosco del fatto che, quando accadrà, la mia mente, inconsciamente o no, non potrà fare altro che rivivere tutti i momenti e le emozioni provate oggi.

Abbiamo deciso di trasformare questa esperienza realmente vissuta in un racconto per condividerla con tutti gli utenti di questo sito; chiunque voglia suggerire nuove esperienze &egrave ben accetto, sentitevi liberi di scriverci tranquillamente, ogni idea sarà valutata e, se possibile, anche realizzata.

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