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Racconti di Dominazione

La sua storia

By 3 Marzo 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Tra poco più di un’ora uscirò per un incontro galante finalizzato al sesso con un ragazzo mio coetaneo, incontro dal quale ne nascerà una simpatica amicizia che immagino sfrutterò in diverse occasioni future.

Tacchi, gonna e camicetta, uno spruzzo di profumo ed il mio sfacciato riflesso allo specchio conferma l’eccitazione che provo.

Esco dalla stanza del bagno sottolineando il rumore dei miei tacchi sul parquet della mia abitazione come ad annunciare il mio arrivo nella sala da pranzo, davanti al divano dal quale in questo preciso momento vi sto scrivendo.

Dalla cucina mi raggiunge il mio amato coinquilino dal quale mi lascio osservare ed ammirare con soddisfatto distacco. Ai suoi occhi, ad oggi, un’irraggiungibile utopia.

Abbuffando le mie labbra come per dare un bacio ed oscillando la mia borsetta tenuta con entrambe la mani davanti al mio ventre come una brava scolaretta al suo primo giorno di scuola, gli ho chiesto gentilmente -Spogliati completamente-, lui ha immediatamente acconsentito restando in piedi davanti a me, nudo ed esposto, inerme e vulnerabile.
Ho preso dall’angolo della sala “l’asse”, una semplice asse di legno levigato al quale abbiamo aggiunto degli anelli ai due estremi, l’ho quindi adagiata davanti al divano ed in seguito ho fatto sdraiare di pancia il mio coinquilino sopra essa, legando caviglie e polsi agli appositi anelli. Il risultato poco elegante ma molto pratico mostrava l’immagine di un ragazzo estremamente esile, completamente depilato, dalla pelle color luna e senza la benché minima forza fisica necessaria a contrastare il mio volere. Delicato.
Senza proferire parola ho dunque preso il tagliere in legno dalla cucina, mi sono poi accovacciata al suo fianco e ho iniziato a colpire il suo sedere con elegante continuità per una ventina di volte, fino a raggiungere un color rosso accesso, evidenziando notevolmente le natiche dal resto del corpo. In seguito mi sono alzata in piedi e sfilata il fine cinturino in pelle nera dalla gonna, l’ho piegato a metà ed ho iniziato a frustarlo con decisione, lasciando delle sfumature color porpora sulla carne morbida del suo culetto.
Solo a questo punto mi sono fermata.
Sono andata nuovamente in cucina, infastidita dalla necessità di arrangiarmi in faccende tanto terrene, mi sono versata un bicchiere di prosecco per entrare nel “mood” della serata e lasciarmi andare ai piaceri della vita. Sono dunque tornata dal mio coinquilino dopo avergli concesso una breve pausa e senza alcuna parola di giustificazione ho sferrato con distratta noncuranza diversi colpi di cinghia utilizzando la punta in ferro e causando alla sensibile pelle del suo sedere, oltre ai consueti lividi, anche alcuni tagli, per essere precisa, un singolo taglio di notevole interesse e cinque graffietti, ma tutti adorabilmente sanguinanti.
Nulla di grave, ma sufficientemente affascinante da lasciarmi piacevolmente stupita ed incuriosita. Sorseggio dell’altro prosecco lanciando la cintura sul divano, inebriata più dalla visione del sangue che dall’alcol domano al ragazzo -fa male ?-, la risposta &egrave affermativa, ed uno spontaneo riso misto a sbuffo conferma a me stessa la stupidità della domanda.

Mi allontano di pochi passi sedendomi sul divano a finire il bicchiere di prosecco, accendo una sigaretta, osservo il mio coinquilino e prendo il computer per scrivere a voi tutti cosa vedo e cosa ho fatto.

Ed ora, catapulterò tutti voi nell’immediato futuro, descrivendo cosa farò non appena terminerò di scrivere: ho ancora due sorsi nel bicchiere, la sigaretta &egrave ormai finita e tra meno 30 min suoneranno al mio campanello e dovrò uscire..

Ora mi alzerò, raggiungerò i mio coinquilino, e mi metterò in piedi sopra di lui, tenendo tra le mie gambe il suo culetto. Alzerò la mia gonna fino alla vita, e mi toglierò le mutandine, poi mi accovaccerò su esso e lentamente urinerò sulle sue ferite, in seguito senza dare spiegazioni o giustificazioni, defecherò.
Fatto ciò prenderò le mie mutandine per pulirmi, e le lascerò vicino al suo viso, tornando poi al divano dove mi accenderò una seconda sigaretta. Giusto il tempo di rimettermi la cintura e finire il prosecco, buttare il mozzicone a terra e spegnerlo con la punta della scarpa, fare due passi verso il suo viso mostrandogli la suola, fargliela leccare e pulire, osservando il nero cenere sulla sua lingua, e poi semplicemente, accovacciarmi al suo viso assicurandomi che osservi tra le mie cosce, slegarli un polso e dirgli -pulisci tutto…-.

Io non pratico BDSM.
Io vivo senza remore o censure, ricercando l’osceno piacere che riempie l’estremo vivere del mio essere sadica.

Questa &egrave una storia d’amore.

Da giovane cercavo di modellare il mio corpo secondo gli stereotipi maschili, combattendo contro me stessa, sminuendo la mia persona ed il mio corpo. Sorreggevo il mio seno cercando di renderlo gonfio e tonico, depilavo la mia vagina per renderla liscia, detestando le grandi labbra troppo accentuate e pensavo che la mia femminilità dovesse essere questo e questo mostravo, questo offrivo. Oggi non ne ho più bisogno, perché sono una Donna.

Quasi non sento la sua voce mentre mi parla, osservo le sue labbra muoversi e mi perdo nei miei pensieri. Penso ed accenno sporadicamente un sorriso di circostanza, lo osservo, lo giudico. Sono divertita ed indifferente, e benché palese la mia dolcezza lo nasconde lievemente. Respiro il mio profumo salire dalla camicetta bianca, non indosso il reggiseno, le mie ascelle sudano per l’emozione ma non si nota, tengo la schiena eretta e le gambe accavallate, la mia intimità &egrave calda e impulsiva, la trattengo dai suoi bisogni quasi fosse un’arma carica pronta allo scontro, sono passati alcuni anni e non ha più paura di esporsi, fiera nel suo folto pelo nero e gonfia d’umori. Ho le farfalle nello stomaco, ma non &egrave più amore.

-E tu, come stai ?- Mi domanda con tono incerto, consapevole della mia risposta. Noi donne diventiamo ancor più belle quando soffriamo.

-Sono passati più anni, sai che non &egrave stato facile, ho sofferto molto- Mi sporgo in avanti, prendo un sorso di vino bianco e lascio intravvedere il mio seno libero muoversi nella camicetta senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi -ma sono una Donna e ho trovato le forze di continuare. Con il sostegno delle mie amiche, la mia famiglia, il mio lavoro ed i piaceri della vita. Ho anche provato a dimenticare ma non ho dimenticato nulla e questo ricordo oggi mi rende la persona che sono-.

Abbassa lo sguardo. &egrave consapevole di ciò che mi ha fatto, di quanto ho sofferto e benché questa rimpatriata sia apparentemente “amichevole” entrambi conosciamo i nostri ruoli. Fingere di aver tagliato con il passato non serve, questo teatrino con me non funziona. Ha i tratti del viso più mascolini, ha messo su qualche chilo e porta gli occhiali da vista. Il tempo lo ha cambiato, apparentemente lo ha reso un uomo, onesto lavoratore padre di famiglia. Ma se &egrave tornato a cercarmi…

-Sono stata promossa di grado nella società, ora gestisco un piccolo gruppo di lavoro, ho un’ufficio e auto aziendale, ma sopratutto ho comprato casa, ti piacerebbe. Inoltre esco molto, viaggio, ballo, ho molte amicizie nuove. La mia vita ha avuto una svolta importante. Mi sento molto soddisfatta.- Lo osservo mentre sorride lievemente tenendo lo sguardo basso -sono contento per te, lo meriti-.
Bevo un’altro sorso di vino, lascio passare alcuni istanti di silenzio. Sorrido soddisfatta e orgogliosa. Sono una lupa che fiuta le sue debolezze, consapevole del pene depilato, retratto ed indifeso, intrappolato ed inerme nel fetido odore delle sue mutande in cotone. Sgoccioli dalla paura.

-E tu piuttosto, cosa mi racconti di te?-
-Beh, tu sai che vivo sempre al limite tra alti e bassi. Ho avuto una ricaduta sul lavoro, non va molto bene e sono un po ai ferri corti, non so per quanto andrà avanti, ma bisogna pur mangiare…- Senza mai smettere di sorridere lo rassicuro con una voce quasi materna ma palesemente compiaciuta -Vedrai che arriveranno tempi migliori, sicuramente ci sarà una svolta, non buttarti giù. Invece, in amore ? So che ti frequentavi con una bella “ragazzina”, eravate mica andati a convivere ?!- affondo la lama nella ferita -Si, vero. Ma &egrave finita. Preferirei non parlarne- mi accendo una sigaretta e rincaro la dose a conferma della mia forza -e immagino che come sempre, tu non ti sia fatto degli amici?- … -no-.

Espiro con forza il fumo della sigaretta nella sua direzione e mi appoggio rilassata allo schienale della sedia del bar godendomi il sole pomeridiano. Pienamente soddisfatta. Sorrido con arrogante menefreghismo.

Uno difronte all’altro, con un piccolo tavolino da bar a separarci, la terrazza soleggiata ed il rumore delle auto sullo sfondo.

-Dunque non hai più nulla, sei tornato debole, piccolo- butto la sigaretta a terra, allungo la gamba sulla destra della mia sedia, la gonna si ritira e con la punta della scarpa schiaccio il mozzicone mostrando deliberatamente il mio interno coscia e la calza autoreggente nera. Lui non risponde e mi osserva come farebbe un cane. Mi appoggio al tavolino e mi avvicino con il viso a lui. Non smetto di sorridere.

Dopo alcuni attimi, abbassa nuovamente lo sguardo. Io allungo il braccio verso il mio sedere, lasciando intuire il gesto e restando seduta, infilo dall’alto la mano dentro la gonna sino a tastare prepotentemente il mio ano con il dito medio, mi strofino con forza il buco del culo continuando a fissarlo dritto negli occhi. Poi estraggo la mano ed appoggio il gomito sul tavolino, porgendo il palmo rivolto verso l’alto vicino al suo viso come volessi farmi dare qualcosa… Divento seria e aspetto.

Con delicatezza e molto lentamente, allunga il collo avvicinando il suo volto alla mia mano. Chiude gli occhi e odora il mio dito quasi tremante.

-Piccolo e debole sei tornato da me. Aspettavo da molto tempo questa opportunità- sorrido -lo sai?-

-si-

Mi alzo dalla sedia, abbasso la gonna, apro la borsetta e getto una banconota sul tavolino.

-Scrivimi nuovamente tra quatto giorni, di sera alle 21.00-

-si-
Mangio poco, lavoro distrattamente e non sento nessuno. Mi chiudo in me stesso raccolto dal ricordo dell’odore delle sue dita. Smetto di vivere.

&egrave giovedì sera, sono le 20.30 ed io mi trovo in sala, seduto sul divano con la televisione accesa a controllare l’orario ogni cinque minuti. Durante questi giorni ho lavorato male e dormito poco, mi sono chiuso in me stesso, annebbiato e spaesato. Ho navigato molto sul web, alla ricerca di racconti erotici, video a sfondo sadomaso, ed ho riletto maniacalmente ogni messaggio o email ricevuto in passato da Lei.

Ho rispolverato la vecchia “attrezzatura”, pulita e sistemata. Alcuni falli, alcuni dildi, perette e plug, uno strap-on e la CB di metallo. Ho sistemato tutto in una valigia assieme ad alcuni indumenti femminili che mi sono rimasti nel tempo. Erano anni che non venivano utilizzati, guardarli mi da un senso di consapevolezza. Il mio pene &egrave gonfio ed umido da giorni, irritato per i continui sfregamenti, esausto per il supplizio immotivato al quale lo sottopongo. Mi sento pieno e dolorante, ma non godo, semplicemente perché so che cosi deve essere.

Sono un drogato che osserva la siringa e lei la mia droga.

20.55
Mi domando cosa accadrà se le scrivo, mi domando dove andrò a finire, il mio futuro, il mio “io”.

20.58
Vorrei resisterle, perché io sono migliore, più forte e non ho bisogno di Lei.

21.00
Chissà cosa sta facendo, chissà a cosa sta pensando, …

21.02
Le scrivo.

Io
-Ciao-

Non risponde. Mi sento preso in giro, mi sento umiliato e solo. L’ansia mi aggredisce violenta e capisco che sto entrando nel suo gioco. Non so che fare, se scriverle nuovamente, se scriverle diversamente o se aspettare semplicemente. Ho paura, ho bisogno, necessità di sentirmi nuovamente utile. Mi stingo i testicoli sino a provare dolore, il mio pene gonfio rilascia maleodorante una goccia di piacere dalla punta del glande violaceo. -Scrivimi cazzo- … -Scrivimi ti prego-.

Lei
-Ciao, chi sei ?-

&egrave lei ! Avrò sbagliato numero ? No… Le ho scritto settimana scorsa, sa benissimo chi sono.
Mi rassereno ma cerco di capire cosa vuole, cosa vuole da me. Ed in fine capisco. Vuole me, l’altra parte di me.

Io
-Sono E.-

Lei
-Ciao E, felice di leggerti. Domani non andare a lavorare, datti malato. Fai lo stesso per sabato e domenica se sei di turno. Ti farò sapere in seguito cosa voglio tu faccia. Ben tornato. A. –

E.
-Si. Grazie.-

A dir poco emozionata. r32;Ho il cuore in gola, cammino ondeggiando il sedere scaldata dal sole e mi dirigo a suon di tacco verso la mia automobile consapevole che lui mi osserva.
Ho fatto breccia, torno al comando e nuovamente vittoriosa. Spero unicamente che il bisogno sia più forte della paura, e che non si tiri in dietro quando arriverà il momento. r32;r32;Salgo in auto, lo osservo con disinteresse mentre mi allaccio la cintura, e mi fermo al rumore del ‘click’, mentre lui si inchina a terra e raccoglie il mio mozzicone di sigaretta, si rialza, io sorrido compiaciuta e metto in moto la vettura, inserisco la marcia e parto. Percorro pochi metri di strada e la mia mente inizia a viaggiare, ad ogni cambio marchia allargo le gambe per schiacciare la frizione e sento il venticello fresco dare sollievo al mio interno cosce. Sono agitata ed impaziente. Voglio attivarmi e dare sfogo alla mia vendetta, anzi di più, voglio il potere sulla sua persona, voglio sentirmi pienamente Femmina. r32;r32;Accosto l’auto a bordo strada, vicino ad una rientranza lungo il rettilineo che conduce all’autostrada, metto le quatto frecce e prendo in mano il cellulare. Deciso cosi di iniziare ad organizzarmi in maniera pratica per dare una svolta drastica alla sua inutile vita. Chiamo il mio Direttore d’azienda, mezzo amico e cara persona. r32;r32;A. -Ciao, disturbo ?!
D. -Ciao A, assolutamente no. Come stai ?-
A. -Si, grazie. Sto benissimo e mi sento in forma, stavo giusto entrando in autostrada per tornare in sede. Volevo chiederti però se oggi sei in ufficio, &egrave possibile parlare un’attimo io e te?-
D. -Certo, ma &egrave successo qualcosa ?-
A. -No, tranquillo, volevo solo discutere alcuni punti per mandare avanti al meglio le ordinazioni future e mi serve la tua approvazione.-
D. -Ottimo, quando rientri raggiungimi pure che ne parliamo’-r32;A. -Grazie a più tardi-

Perfetto, il primo dado &egrave tratto. Ora passiamo al prossimo..
Aggiorno M. una delle mie migliori amiche che in passato conosceva e in alcune circostante ha partecipato alla Dominazione di E. r32;r32;M. -Ciao tesoro, come stai?-
A. -Ciao piccola, sto benissimo ho un sacco di cose da raccontarti !-
M. -Di cosa si tratta ?
A. -Indovina ? Il mio ex !
M. -Chi ?!?-r32;A. -E. !-r32;M. -Non ci credo ! Ma avete anche parlato ?
A. -Abbiamo bevuto una cosa assieme’-r32;M. -Tesoro, ma sei scura ? Non voglio che soffri ancora!-r32;A. -Tranquilla, &egrave passato tanto tempo ed ora non voglio più donarli amore, voglio tornare a sottometterlo come all’inizio. E credo di essere sulla strada giusta.-r32;M. -Perch&egrave?-
A. -Durante l’aperitivo, mi sono toccata il sedere davanti a lui e poi gli ho fatto annusare le dita con il mio odore e lui ha accettato. &egrave mio !-
M. -Ha ha ha’ &egrave sempre stato un ragazzo tanto forte e tanto debole. Che sfigato. Ma sei sicura che riuscirai a mantenere il distacco emotivo?-
A. -Si piccola, ma vorrei il tuo aiuto. Anzi, credo sia giusto che anche tu sia parte di questa ‘vendetta’, anche a te deve delle scuse’-r32;M. -Certo amore, hai ragione e io sono sempre al tuo fianco.-r32;A. -Ti voglio bene, ascolta, ne parliamo meglio sta sera cosi ti spiego cosa voglio fare.-r32;M. -Bacio-

Accendo la macchina e parto diretta in autostrada spinta dall’accelerazione e dall’eccitazione. Ho una vita piena e felice, contornata da persone che mi vogliono bene e mi sostengono, ed ora, tornerò ad avere anche una persona disposta a sacrificarsi per i miei piaceri’ Sono sempre stata migliore di lui.

Svolto la macchina ed entro nel garage. Le gomme stridono al suolo durante le curve. Parcheggio senza fare manovra. Mi sento figa. r32;Spengo il motore, e mi sento umida. L’immaginazione corre mentre si guida’ Accarezzo il mio intimo allungando una mano sotto la gonna mentre sono ancora seduta al volante: letteralmente bagnate. -cazzo- penso tra me e me, infastidita dai miei forti odori sul posto di lavoro. Alzo la gonna fino alle cosce, prendo con i pollici l’elastico delle mutandine ed alzando il sedere me le sfilo gettandole sul pavimento del lato conducente. -fanculo-.r32;Sistemo la gonna, apro lo sportello e libera mi dirigo ai piani superiori con l’ascensore.

Supero la redazione a passo sicuro salutando colleghi e colleghe, coccolandomi tra i complimenti ormonali che accompagnano il mio cammino fino alla porta del Direttore.

A. -Ciao D, sono appena arrivata-
D. -Ciao A, fatto buon viaggio?-r32;A. -Si, niente traffico, solo un po accaldata per il forte sole, ma soddisfatta. Il meeting &egrave andato bene e mi sono fermata a mangiare qualcosa prima di rientrare.-r32;D. -Hai fatto bene. Di cosa mi volevi parlare?-
A. -Nulla di grave, ma le collaborazione aziendali con i partner esteri mi occupano molto tempo come ti avevo accennato il mese scorso. Non &egrave facile per me tenere i contatti, organizzare gli incontri, gestire le comande e sbrigare tutte quelle faccende secondarie’ – Ed ora vediamo se afferra il concetto.r32;D. -Si mi avevi accennato alla possibilità di assumere una segretaria. ma ora non &egrave il momento giusto, abbiamo tanti costi da sostenere con la fusione e non abbiamo tempo per formare e selezionare del nuovo personale- mi risponde lui con incertezza.
A. -Ne sono consapevole, e ho già trovato una soluzione’ Ci sarebbe la possibilità di assumere a tempo determinato in veste di stagista una segretaria, o meglio, più precisamente un segretario, non formato nel settore ma molto competente con qualifiche più che comprovate.- Comandare senza imporsi, penso soddisfatta. r32;D. -In questi termini se ne può discutere. Ma conosci lo stipendio degli stagisti’ Sicura che andrà bene anche per lui?-r32;A. -Di quanto parliamo?- Non me ne frega niente.
D. -Siamo attorno ai 450 euro-r32;A. -Sarà perfetto- E forse ci farò pure la cresta.r32;D. -D’accordo allora. Posso sapere chi &egrave ? Lo conosco?-
A. -Si’ &egrave il mio ex, E.- Sento un fremito tra le gambe. Apparirò come una sadica narcisista che approfitta della sua posizione ?r32;D. -Non so se questa &egrave una buona idea’ Vi state riavvicinando ?!-
A. -Si, apparentemente si. Ma non in termini sentimentali. Semplicemente lui si trova in un periodo difficile della sua vita, ed io voglio offrigli una possibilità. Interpreta questa mia decisione come una rivincita personale e fondamentalmente pubblica. Ho bisogno di questo e so che lui potrà aiutarmi nel mio lavoro. So come gestirlo.- Mi mordo il labbro con discrezione. r32;D. -Va bene, ma se questa scelta si rivelasse sbaglia ed il tuo lavoro compromesso verrà immediatamente allontanato. In caso contrario, se ti senti soddisfatta ed appagata e produci bene, io sono disposto a sostenere ogni tua richiesta.-r32;A. -Sei il miglior direttore che potessi avere- gli rispondo languidamente, ed alzandomi dalla sedia per uscire dal suo ufficio evito di abbassare il bordo della gonna.

Esco dall’ufficio consapevole del fastidio provocato a D. essendo lui infatuato da molto tempo della mia persona. Ma non voglio compromettere la mia posizione e l’ho da subito gestito con professionalità. Mi siedo nel mio ufficio. Mi mordo il labbro con forza, socchiudo gli occhi e lentamente divarico segretamente le gambe sotto la scrivania sino a restare oscenamente spalancata con i miei colleghi intenti a lavorare attorno a me. Odorate sfigati. Sorrido pensando che vorrei tanto essere leccata e saziata. r32;r32;Prendo il cellulare e scrivo ad una mia ex collega, un po matura, ma ancora molto bella, una mamma che necessità di attenzioni e con la quale mi sono sempre trovata in grande intimità spirituale. So che lei potrà capirmi ed io vorrei il suo sostegno ed apprezzamento. r32;r32;A. -Ciao gioia, come stai?-r32;L. -Ciao, tutto bene, gran caldo. Tu come stai?-
A. -Devo raccontarti alcune cose, possiamo incontrarci nei prossimi giorni?-
L. -Si, certo, ma di cosa si tratta?-
A. -Del mio passato e del mio bisogno di sentirmi Donna-
L. -Woww, mamma mia, sembri seria. Domani a pranzo può andare bene?-
A. -Perfetto. Grazie dell’amicizia che mi dimostri. Ti voglio bene. Bacio-

Ottimo. Una sola giornata per tirare i fili del mio burattino.r32;Unisco le ginocchia, sollevo la mappetta con gli incarti e li ordino su calssatore. Mi prendo un paio di ore di libero e torno a casa prima. r32;r32;r32; Non sono capace di sottrarmi, non sono sufficientemente forte. Mi accetto. Telefono al mio dottore e fisso un’appuntamento per il giorno dopo, fingerò dei dolori e mi darò malato per tre giorni. Successivamente chiamo il mio direttore e lo informo che non mi sento bene, scocciato mi risponde di rimettermi presto’ Non ho impegni sino a Lunedì.

Trascorro le ore della giornata chiuso in casa, leggo e rileggo più volte quel misero messaggio quasi nascondesse una verità più profonda. Sono eccitato e spaventato. La notte non dormo, guardo la tele, navigo sul web, leggo racconti erotici e sono nervoso. Non riesco a staccare e mi sembra di perder tempo. Non riesco a risposare, non riesco a mangiare, fumo tanto e aspetto diligente fino a sabato pomeriggio alle 15.30 quando mi arriva un messaggio.

A. – Ti aspetto questa sera alle 21.00 al Parco Pubblico di M. T.-

e. -Si, grazie-

Finalmente, il cuore mi sale in gola, sono agitatissimo.

Cerco il Parco Pubblico M. T. su google. Si trova a quasi due ore di macchina da casa mia, costeggia un fiume &egrave molto grande, simile ad una piccola foresta con alcuni sentieri e piazzole. Decido di farmi un bagno caldo per rilassarmi, pulirmi e prepararmi.
Il mio pene &egrave ancora gonfio, umido ed odoroso, non ha avuto modo di godere negli ultimi giorni ed il continuo tormento lo ha reso stanco, capace solo di simulare una reale erezione.

Mi lavo il corpo, con la saponetta e la spugna, prendo il rasoio e mi rado il petto e linguine, lasciando solo un ciuffo di peli. Uscito dalla vasca mi asciugo, prendo la macchinetta dei capelli e mi rado anche il fondo schiena ed il sedere, cosi da risultare pulito e liscio. Vestiti, opto per un abbigliamento semplice, jeans chiari, maglietta bianca, boxer, calzini e scarpe da ginnastica bianche.
Mi guardo allo specchio, chiedendomi se posso fare dell’altro, ma non mi &egrave stato richiesto. Guardo l’ora, sono solo le 16.30, mancano più di quatto ore.. Non so che fare. Aspetto.

Sono le 18.00 ed entro in automobile, parto.
Mi fermo lungo la strada ad un’autogrill a comprare sigarette ed acqua, vado al gabinetto, mi tremano le gambe e ho continuamente lo stimolo di urinare, sono però assetato ma non voglio bere troppo. Sono nervoso, sento l’ansia salire. Riparto.

Guido piano per lasciar passare il tempo, immagino e penso, spengo persino la musica della radio per non distrarmi da questa sensazione. Il sole inizia a tramontare, il cielo si sta dipingendo di rosso, il clima &egrave caldo e tutto sembra essere perfetto a vivere una vita normale. Io continuo a guidare.

Raggiungo il parcheggio del Parco Pubblico alle ore 20.40′ Sono in anticipo, ma il parco &egrave grande e non so dove dobbiamo incontrarci. Penso di scriverle un messaggio ma desisto e visto l’anticipo decido di avventurarmi nel boschetto alla sua ricerca. Se non la dovessi trovare tornerei al parcheggio in orario.

Cammino lungo i sentieri, sento il rumore del fiume in lontananza. Incrocio una coppia che corre e una signora con un cane, saluto cordialmente e continuo. Raggiungo un bivio che porta al fiume o alla zona griglia. Accendo una sigaretta, sento nuovamente lo stimolo di urinare, mi dirigo verso le griglie. Percorso un tratto di 150m la vegetazione si dirama e scorgo un piccolo prato all’interno del bosco, un prato poco curato pieno di cartacce e lattine, con l’erba schiacciata ed a tratti fango, ci sono un paio di griglie dismesse, e dei tavoli in legno con panchine annesse.

Sento delle voci in lontananza. Gli alberi rendono ancor più scura la visuale e la luce del tramonto fatica a farsi breccia tra le foglie.
Tre ragazze, parlano pacatamente seduta su uno dei tavoli da griglia, le osservo da lontano ancora protetto dalla vegetazione. Sedute sul tavolo con le gambe appoggiate alla panchina sottostante dialogano tranquillamente.

Una delle tre ragazze &egrave A. alla sua destra riconosco una delle sue migliori amiche M. con la quale all’epoca avevo un rapporto d’amicizia e che conosceva la verità su di me, mentre alla sua sinistra una donna che non conosco, più matura. Non so cosa fare, affrontare A. davanti a terze persone mi imbarazza e mi spaventa.

Mi guardo in giro, impaurito che possa essere una trappola, che qualcuno di nascosto possa filmarmi. Ascolto con le orecchie i rumori cercando di capire se qualcuno potrebbe avvicinarsi al prato. Non sento nulla.

Faccio un forte respiro, e con le gambe molli ed il cuore in cola esco dal boschetto camminando nel prato nella loro direzione. Pochi attimi e smettono di parlare, mi guardano. Ci divideranno 50 metri che percorro in linea retta verso di loro, attraversando centralmente il parco.

Testa bassa e passo incerto, alzo lo sguardo in direzione di A. facendole un cenno con la mano ed un piccolo sorriso. Non risponde in alcun modo. Arrivo in fine davanti a loro, mi fermo a 3-4 metri rimanendo in piedi, impalato ed imbarazzato.

Lei finalmente accenna un lieve sorriso sodisfatto.

e. – Ciao A.- Nessuna risposta, espressioni divertite, stupite, indifferenti. Ho i loro occhi puntati su me e non so cosa fare. Abbasso il capo e mi mordo le labbra. Metto le mani dietro la schiena e aspetto.
Secondi interminabili dove il mio pene inizia nuovamente a sgocciolare e lo stimolo di urinare si fa incessante.

A. – Se ti sei presentato a me hai un motivo ben valido per farlo e tu sai esattamente quale sia- Pausa’

A. – Se IO ti ho detto di presentarti a me, ho un motivo ben valido per farlo e credimi’ So esattamente quale sia.- Pausa’ Nessuno parla.

M. fuma una sigaretta e mi guarda con uno sguardo cattivo e di disgusto, porga una gonna lunga con stivali, &egrave una ragazza di bassa statura ma con un bel corpo e i capelli nero pece, A. accenna un sorriso sadico, scarpe da ginnastica e tuta, alta e occhi grandi, mentre la terza donna indossa un jeans con scarpe basse e mi osserva incuriosita e divertita.

A. – Prima di iniziare, voglio essere sicura non ci siano malintesi di alcun tipo e che per tutti sia chiaro il tuo ruolo, in particolare per te’- Continuo a tenere il capo chino, osservando il pavimento sotto mi miei piedi, la terra bagnata, i mozziconi di sigaretta, le cartacce, e sibilo un lieve si dando conferma con la testa.

A. – Bene, togli tutti gli effetti personali dalle tasche e lasciali a terra, poi spogliati completamente davanti a noi-

Boom. Colpito. Terrorizzato. Reso inerme e vulnerabile.
Una miriade di pensieri mi affollano la mente, vergogna, imbarazzo, paura, ‘ Mi domando se arriverà qualcuno nel prato. Mi domando cosa accadrà in seguito, e come potrò gestire la situazione e dove mi porterà. Ma sono qui per questo, per questo amore malato che ormai si trascina solo l’ombra della vendetta. Questo &egrave il mio ruolo. Questo &egrave il suo ruolo.

Estraggo le chiavi della macchina ed il portafoglio, in inchino e adagio a terra gli oggetti. Poi prendo il cellulare e sigarette ripetendo l’operazione.
Per una frazione di secondo alzo lo sguardo, faccio a tempo solo ad incrociare quello di A. che mi osserva tenendo un sopracciglio alzato.

Mi sfilo le scarpe da ginnastica con i piedi, e le lascio entrambe davanti a me. Sento l’umido del prato misto fango sotto i piedi ed i calzini inumidirsi. Mi tremano le braccia, e fatico a controllarmi. Sento solo silenzio ed il fiume in lontananza. Alzo una gamba e mi sfilo un calzino perdendo lievemente l’equilibrio, lo lancio delicatamente sulle scarpe e faccio lo stesso con l’altro calzino. I miei piedi sentono il fretto del suolo. Mi sporco con il terriccio.

Mordo nuovamente il labbro inferiore. Cazzo ho paura. Sento la loro eccitazione. Prendo la cintura in cuoio marrone scuro e la slaccio, slaccio il primo bottone dei jeans ed abbasso la cerniera, con i pollici taglio la testa al torno e prendo i calzoni per i lati assieme ai boxer e lentamente li spingo verso il basso piegandomi davanti a loro mi rialzo e con i piedi scorso mutande e jeans avvicinandoli alle scarpe.
ll mio pene gonfio penzola nell’aria davanti a loro, la fresa aria lo stringe ed i miei testicoli si ritraggono freschi di lametta. Infine tolgo la maglietta.

Ho il fiato corto, allungo le mani a conchiglia davanti al mio pene, tengo lo sguardo basso e le gambe mi tremano. Sono in un luogo pubblico, completamente nudo davanti a tre donne. Nessuna parla ed io spero ci sia presto un continuo. Mi sento a disagi per il mio corpo, per il mio aspetto. Sento il mio intimo odore nell’aria e tra le dita il mio pene cola umori di piacere restando a riposo. Muovo il bacino, come durante un rapporto sessuale, un riflesso intimo incontrollato che si unisce all’agitazione dell’attesa.

A. – Bravo. Un’ottimo inizio. Avvicinati a noi e inginocchiati a terra- Eseguo.

Mi avvicino con tre passi nella loro direzione, e mi inginocchio davanti a loro. Essendo tutte e tre sedute sul tavolo i loro piedi sono all’altezza del mio viso. Il fango a terra sporca i miei piedi e le mie gambe, anche le mani sono sporche di terra. Mi sento piccolo.

A. – Cosce ben larghe, lascia penzolare il tuo pene, voglio vederlo sgocciolare per noi. E le mani tienile sui fianchi. Guardami !- Alzo lo sguardo verso l’alto quasi fossi in adorazione. Socchiudo la bocca e aspetto un suo volere.

A. – Qui sappiamo tutti chi e cosa sei. Mi hai lasciata come fossi una merda, con la presunzione che non saresti più tornato a strisciare da me. E questo solo perché io ti volevo amare e proteggere. Ma io ho aspettato questo giorno per anni, ed oggi sei tornato al tuo posto. M. &egrave qui con me perché &egrave una vera amica, non mi ha mai girato le spalle ed &egrave sempre stata al mio fianco. Anche lei merita una rivincita, anche lei merita il tuo essere e lo avrà. Infine, non conosci ancora L. una mia carissima amica ed ex collega che penso possa trarre piacere dalla tua personalità ed al contempo consolidare il nostro rapporto.

e. – Si, capisco.-

A. – Potevi avere una vita perfetta, probabilmente avevi una vita perfetta. Ma ora sei qui, perché di questo hai bisogno, ed io conosco benissimo i tuoi bisogni, semplicemente all’epoca ero innamorata di te e ti proteggevo da questi stimoli malati di cui ti nutri.

Oggi sono maturata, sono più forte, e ne approfitterò senza alcun senso di colpa perché ho avuto la conferma che solo cosi sai amare. Dunque tu mi amerai ed io in cambio ti userò.-

e. – Si. Grazie.-

A. – Ora, dammi un piccolo bacio sulla punta della scarpa davanti alle mie amiche. Mostrati a loro- Mi sporgo in avanti e le do un bacio, casto. La scarpa &egrave anch’essa sporca di terra.

A. – Ora fai lo stesso con la mia amica L. e ringraziala della sua presenza.- Sposo un poco le ginocchia in direzione di L. e ripeto l’azione alzando poi gli occhi per guardarla in viso e sussurrare -Grazie della sua presenza L.-

A. – Ora la tua vecchia amica M.- Sogghigna.
Mi giro nuovamente sulle ginocchia e mi avvicino a M. guardandola in viso, mentre il mio pene sbatte sull’interno coscia e bagna la mia pelle colando piacere. Ma lei alza lo stivale nella mia direzione fermandosi a pochi centimetri dal io viso.
Le sue cosce mi distraggono ed evito di guardare sotto la sua gonna.

M. – A me’ Leccami gli stivali sfigato-
e. – Si M. Grazie-
Apro la bocca e allungo la lingua sulla pelle dello stivale di M. lasciando una striscia lucida di saliva. La guardo dal basso verso l’alto.

M. – Continua – torno a leccare lo stivale mentre A. e L. sogghignano discretamente e mi osservano – Mi hai trattata male, hai giudicato la mia vita, le mie relazioni, come fossi una stupida. Ma ora sei tu a leccarmi gli stivali nudo come un verme. Sono felice di avere un’amica come A. tu non la meritavi !- Mi allontana con un calcio e cado sul sedere sporcandomi ancor più di terra.

A. si gira ed afferra una grossa busta gialla sigillata e me la lancia a terra. Io mi rimetto in ginocchio davanti a loro, a fianco della busta.

A. – In quella busta &egrave scritto il tuo futuro. Se vorrai percorrere questa via, dovrai seguire le indicazioni. In caso contrario non farti mai più sentire.-

e. – Si A. grazie- mi avvicino per prendere la busta ma vengo immediatamente fermato.

A. – Prima che torni alla tua vita, abbiamo pensato di farti un regalo che ti permetta di ricordare chi siamo noi per te e chi sei tu per noi-

M. – Avvicinati- Carponi mi avvicino a M. che appare forte e decisa. Superiore.

A. – Sarà M. a donarti questo regalo. Ha simboleggiare la nostra superiorità come Donne ed il tuo essere inferiore a noi.- Osservo confuso e stanco le cosce di M. aprirsi lentamente, mentre il suo sguardo non abbandona mai la mia espressione bisognosa e supplicante. Mi sento sporco e debole, piccolo, inutile. Il mio sguardo supplicante abbandona quello di M. e scende all’altezza della sua gonna, le sue gambe robuste si aprono a me, oscenamente e senza vergogna, fiera del suo essere. Intravvedo la sua vagina, pulita e depilata, le sue labbra gonfie e chiuse, domandandomi perché questo regalo tanto stimolante. Si ferma, seduta sul tavolo, a cosce spalancate davanti a me, con i palmi delle mani poggiate sul tavolo, esposta ed indomabile.

M. – Te la ricordi la mia patatina ?- Mi chiede allungando lentamente una mano tra le gambe.
Seguo la sua mano con lo sguardo e osservo il suo sesso. Le sue dita arrivano a toccare le la pelle liscia della sua intimità quasi volersi masturbare, il mio respiro si fa tenue, quasi fossi ipnotizzato. Ad un tratto, le sue piccole dita afferrano una cordicina bianca e lentamente la tirano verso l’esterno.

Un’assorbente interno, un tampone mestruale, esce dalla sua vagina, gonfio color rosa con la punta rosso fuoco.

M. – Due giorni fa sarebbe stato il momento migliore, ma anche oggi mi ritengo soddisfatta del prodotto- Risa di circostanza.

A. – Sarebbe stato magnifico poterti battezzare tutte e tre assieme..- aggiunge A. mentre M. allunga la mano con il tampone penzolante in direzione del mio viso. Sorridono tutte, persino L. che incredula osserva la scena divertita ed apparentemente eccitata.

M. – Apri bene la bocca e inclina il viso verso l’alto.-
Obbedisco, tra il dolore alle ginocchia, la vergogna e lo sporco, continuo a sgocciolare e vorrei urinare come un cane senza pudore, ma mi limito ad accettare inerme il mio ‘io’ davanti a tre ragazze più forti di me. Il tampone zuppo di sangue mestruale, pesante ed ancora caldo, viene calato lentamente all’interno della mia bocca aperta. Appena entrato per intero A. mi ordina di chiudere le labbra -E adesso succhia- con ancora il filo bianco che mi penzola dalla bocca. Vorrei piangere mentre M. scoppia in una spontanea risata.

A. – Adesso, con l’assorbente di M in bocca, raccatta i tuoi effetti personali, prendi la busta e vai a casa. Nudo !

Tremo e sono confuso. Non mi sento bene, mi gira la testa per le forti emozioni ed il degrado raggiunto.
Mi alzo da terra che &egrave ormai quasi buio. Le gambe mi fanno male, sono sporco, nudo, tremo e ho freddo.

L’assorbente lavora silenzioso nella mia bocca, il sapore ferroso e caldo delle mestruazioni di M. aggredisce le mie papille gustative.

Prendo la busta, le chiavi, il portafoglio, il cellulare e le sigarette, giro le spalle e lentamente, nel silenzio, mi incammino verso il bosco.

A. – Buon rientro- Risa..

Con la paura di poter incrociare qualcuno cammino piano fino a raggiungere il parcheggio della macchina.

Non incontro nessuno.

Torno a casa.

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