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Racconti di Dominazione

La sua troia

By 21 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Die, die die my darling” i Metallica mi svegliano avvisandomi della chiamata di mia madre. Le rispondo ancora assonnatissima, sono davvero troppo stanca. A fatica mi alzo dal letto ed inizio a prepararmi per andare a lezione; tolgo il pigiama e guardo il mio corpo riflesso nello specchio. Grossi lividi viola doloranti spiccano sulla mia pelle candida, sulle cosce e sul sedere; i seni sono costellati di segni di morsi ed i capezzoli sono tutti rossi e dolenti; i segni delle corde circondano i polsi e le caviglie. Mi soffermo un attimo di troppo a guardarmi e finisco per arrivare all’università quando la lezione &egrave ormai iniziata. Il caff&egrave non &egrave bastato a darmi energia e non riesco a concentrarmi sulla lezione; con la mente torno alla notte appena trascorsa e, sul quaderno in cui dovrei prendere appunti, inizio a scrivere di lui.

Ho appena finito di studiare e stasera lui verrà qui da me a cena. Gli preparo il suo piatto preferito ed indosso un babydoll rosso e delle decollete nere dal tacco vertiginoso. Sono solo poche settimane che sto con lui, e non sono ancora del tutto entrata nel suo modo di vedere il sesso. Lui &egrave un dominatore. So bene che ci sta andando piano con me, rispetta i miei tempi e non mi forza in nulla, e, per quanto mi sia suonato strano, essere la sua schiavetta mi piace. Fremo nell’attesa.
Quando arriva lo aspetto sulla porta. Gradisce molto la mia mise e anche la cena. Appena finito di mangiare mi scosta la sedia dal tavolo e mi guida in camera. Chiude la porta a chiave, slaccia la cintura ed abbassa quel tanto che basta pantaloni e boxer. Senza dire una parola, mi afferra per i capelli e mi costringe ad inginocchiarmi. Lo guardo un secondo dal basso prima di passare la lingua sulle palle e sull’asta per poi lasciarlo affondare nella mia bocca. Lui mi blocca la testa fra le mani e comincia a scoparmi la bocca con furia. I miei occhi si riempiono di lacrime nel sentirlo scendere fino in gola, ma a lui non importa, non mi da tempo di riprendere fiato. Lo succhio finch&egrave non sento i suoi schizzi caldi riempirmi la bocca. Da brava schiavetta ingoio tutto e resto inginocchiata aspettando i suoi ordini. Mi aiuta ad alzarmi, mi fa girare e, come sempre, fa un apprezzamento, che gradisco molto, sul mio culo. Mi piega a novanta gradi sulla scrivania e mi assesta due schiaffi sulla fessura che mi fanno sussultare. Mi afferra per i fianchi ed affonda con un unico movimento nella mia figa. Sono bagnata, ma ancora stretta ed il suo affondo &egrave tanto doloroso quanto eccitante. Lui se n’&egrave accorto, e comincia ad affondare velocemente e a fondo nel mio corpo. I suoi colpi sono violenti, veloci e profondi; mugolo di piacere, mentre il suo cazzo mi penetra e le sue mani tormentano i miei capezzoli.
< Ti piace essere scopata, troia?>
Mi irrigidisco, gli ho detto mille volte che detesto essere chiamata in quel modo, lo trovo umiliante. Lui se ne accorge e ride divertito.
< Che c'&egrave? Non ti piace più che ti scopi come una cagna?>
Rimango in silenzio. Si &egrave spinto troppo oltre. Mi muovo nel tentativo di liberarmi dalla sua stretta.
< Dove credi di andare?>
Mi blocca i polsi dietro la schiena spingendomi ancora di più contro la scrivania e di nuovo affonda dentro di me. Stavolta &egrave davvero doloroso, mi ha fatto passare la voglia dandomi quegli appellativi e mi sono asciugata del tutto.
< Oohh! Ma come siamo strette! Fa male se ti scopo così, vero troietta? Ma a te piace, lo so che fra poco mugolerai come una cagna in calore>
Rimango in silenzio, con gli occhi pieni di lacrime.
Lui mi lascia le mani e mi costringe a girarmi.
< Guardami!>, mi ordina.
Alzo lo sguardo, ma le lacrime cominciano a rigarmi il viso.
< Ragazzina! Smetti subito di piangere! >
Ride nel guardarmi singhiozzare
< Basta!> urlo quasi < Fine! Non voglio più vederti! Ti ho detto mille volte che non mi piace essere chiamata così! Non lo permetto a nessuno! Nemmeno a te!>
Cerco di spingerlo via, ma mi blocca di nuovo e non riesco ad allontanarmi da lui che ancora sogghigna.

Si avvicina al mio collo tenendomi ferma e rendendo vani i miei tentativi di allontanarlo; i suoi baci ed i morsi mi eccitano nonostante tenti di resistere. Mi rilasso, lui allenta la presa, si siede sul bordo del letto e mi fa sistemare a cavalcioni sulle sua gambe. Gli sono di fronte, non resisto dal baciarlo e lui mi libera le mani che vanno subito a finire sulle sue spalle e ad accarezzargli la schiena. Con le dita stringe i capezzoli, li tira, sfrega la punta e poi li prende fra i denti, li morde, li lecca; succhia a lungo entrambi i seni e mentre la sua bocca &egrave impegnata su uno, stringe l’altro in una mano, titilla il capezzolo, lo tira, lo rende quanto più sensibile possibile ed io mugolo di piacere.
I seni sono dolenti fra strizzate e morsi, ed i capezzoli gonfi e rossi. Mi fa alzare e mettere di spalle alla spalliera del letto; mi lega i polsi dietro la schiena e li assicura al letto, poi lega le caviglie ai due piedi. Si inginocchia fra le mie gambe e con le dita apre le labbra ed inizia a succhiarmi il clitoride tenendolo fra i denti. Infila le dita dentro e va a tormentare quel punto magico. Sento il piacere crescere fino all’esplosione di un orgasmo liberatorio. Ma lui continua. Continua a tormentare coi denti e la lingua il clitoride gonfio e dolente, mentre io cerco di divincolarmi col solo risultato di provocarmi degli ematomi su polsi e caviglie a causa delle corde. Ora fa male, &egrave fastidioso, glie lo dico, ma lui non smette. Mordicchia veloce, colpisce con la lingua e succhia mentre io non posso far altro che tentare di dimenarmi.
Finalmente si alza, ma solo per ritornare da me con tre mollette ed il righello. Appende le mollette ai capezzoli e al clitoride dolenti, mentre mi ordina di non fiatare, ed inizia a colpirmi sulle cosce col righello. Conto con lui i colpi; uno, due, tre quattro, cinque. Pochi, ma domani ci sarà un segno per ognuno.
Le mollette stringono, ma il dolore &egrave misto a piacere, e guardare lui torcerle per aumentare la pressione ha il solo effetto di farmi bagnare più di quanto non lo sia già. Di nuovo infila le dita dentro di me, ma stavolta gioca tormentando leggermente quel punto sensibile, facendomi godere ma mai abbastanza da venire. Sfila le dita dal mio corpo che reclama di essere appagato, toglie le mollette dai capezzoli e ci fa schioccare su il righello come fosse una frusta. I colpi sono violenti, mi fanno godere e rabbrividire di dolore allo stesso tempo.
< Ti prego tesoro'> gemo supplicante
< Ti prego cosa?> domanda mentre ancora colpisce i capezzoli
< Ti prego'>
Lui ride
< Lo so tesoro, vuoi venire! Sento che ne hai bisogno! Ma guardati' stai godendo ad essere legata e picchiata, e mi supplichi di scoparti! Solo le troie supplicano di essere scopate! Ed ora decidi! Sei la mia troia o me ne vado?>
< Sono la tua troia!>
Non ci ho pensato su un secondo, l’ho detto quasi urlandolo.
&egrave velocissimo nello slegarmi e nel mettermi a quattro zampe sul letto. Si poggia sopra di me allo stesso modo, mi spinge il suo cazzo dentro con un unico colpo, ed inizia a penetrarmi sempre più velocemente e violentemente. Lui continua come una furia ad affondare dentro di me, mentre con una mano si attacca ad un capezzolo indolenzito.
< Ti sto scopando come una cagna! > ansima nel mio orecchio < Dimmelo di nuovo! &egrave un ordine!>
Sto godendo nell’essere scopata in quel modo
< Sono la tua troia> gemo
< La mia troia! Brava cagnetta!>
Qualche affondo più forte e veniamo assieme.
Si siede con calma sul bordo e riprende il righello. Mi attira a pancia in giù sulle sue ginocchia e comincia a colpirmi forte il sedere.
< Ringrazia il tuo signore, troia! Sono davvero buono ad occuparmi così di te>
< Grazie signore> mormoro mentre lacrime di dolore ed umiliazione mi rigano il viso.
Finalmente si stanca! spaesata, lo guardo accendere la luce e fissarmi! Mi dà la mano per farmi alzare, mi abbraccia e mi porta di fronte allo specchio. Il mio corpo &egrave un mosaico di segni, da quelli circolari dei morsi a quelli squadrati del righello. I miei occhi sono rossi per le lacrime. Mi guarda negli occhi e poi mi prende il viso fra le mani. Mi bacia dolcemente, mi guida a letto e mi tiene abbracciata fino a farmi addormentare.

< Ma che combini? Non stai prendendo appunti?>
Alzo lo sguardo verso un mio compagno.
< Che hai scritto? &egrave greco?>
< Un racconto! Si, &egrave greco!>
< Oh beh! Magari poi ci farai leggere la traduzione!> mi dice sorridendo
Riprendo a fissare il professore che sta ancora spiegando! Chissà che uno dei miei compagni o dei professori non legga i miei racconti.

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