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Racconti di Dominazione

La trasformazione di Jennifer – Cap.3

By 11 Aprile 2020No Comments

In cucina si alzò dolorante, le faceva male ovunque, aveva striature rossastre sulla schiena, sul sedere, sulla pancia, sul seno, sulle gambe e le ginocchia a furia di gattonare erano rosse e doloranti. Si sforzò e si guardò in giro. Trovò un po’ di salsa di pomodoro, la pasta, una pentola. Fece delle penne al pomodoro. Le fece abbondanti sperando che il suo aguzzino fosse contento. Una volta cotta la asta, la scolò e la mise in tavola, che aveva preventivamente apparecchiato solo per lui.

Si mise carponi e andò da Marco: padrone è tutto pronto. Marco si alzò e andò in cucina. Si sedette e cominciò a mangiare. Poi guardò la sua cagna e le disse: immagino che avrai fame. E così prese una ciotola sul tavolo, ancora sporca con gli avanzi della cena della colazione, ci buttò dentro una manciata di penne, appoggiò il tutto a terra, e le disse: mangia! Jennifer umiliata, lo guardò e poi cominciò a mangiare dalla ciotola, e le lacrime le rigavano il suo bel viso. Quando ebbe finito, Marco la guardò e le disse: avrai sete giusto? Lei rispose: Si padrone. Bene vieni andiamo in bagno. Lei docile lo seguì in bagno. Non si aspettava l’ulteriore umiliazione che Marco le avrebbe imposto. Una volta dentro, Marco aprì l’accappatoio, prese il suo membro in mano, guardò Jennifer e le disse: apri la bocca, che ora ti do da bere. Lei sgranò gli occhi e non si mosse. Gli occhi di Marco si fecero gelidi e cattivi. Apri quella cazzo di bocca! E non farne cadere neanche una goccia! Jennifer si risvegliò dal torpore e capì, inorridendo. Ma aprì la bocca. Un getto di piscio le inondò la bocca. Calda. Provò a inghiottire, ma un conato le fece uscire tutto. Riaprì subito ma intanto era stata irrorata in faccia. Inghiottì tutto quello che potè, ma sembrava infinita. Alla fine Marco la guardò, e le disse: ora pulisci per bene il cazzo, latrina. Sei proprio un cesso. Muoviti. Jennifer prese il membro in bocca e lo ripulì.

A quel punto Marco la guardò e le disse: ora pulisci per terra con la lingua. Devi asciugare tutto. Lei eseguì. Ci mise un po’ di tempo, ma ripulì tutto.

Marco le disse. Puzzi da fare schifo, sei proprio un cesso. Vai dentro la doccia. Jennifer entrò, e Marco le disse di alzarsi in piedi. Prese il sapone, le disse di aprire la mano, e poi ne versò poche gocce. Ora devi ripulirti con questo, il corpo e i capelli. Lei eseguì anche se il sapone era veramente poco. Si strofinò più che potè. Poi si passò al risciacquo. Bene ora ci dobbiamo risciacquare vero latrina? Si padrone. Puoi usare solo l’acqua fredda. Jennifer pensava di non riuscire a sopportare anche quello, ma accese l’acqua e si risciacquò più che potè nel minor tempo possibile. Aveva un freddo boia, l’acqua era gelida. Il seno si inturgidì, il suo sesso si chiuse, tremava come una foglia e chiuse l’acqua. Vide che il membro di Marco si era indurito e le venne voglia di essere penetrata da lui. Ma Marco, le disse: puzzi ancora, accendi l’acqua e stacci sotto dieci minuti. Lei l’aprì ma non resisteva, era gelida e cominciò a supplicarlo, al che lui le disse: vuoi che usi la frusta? Jennifer portò fino alla fine anche quella tortura.

Erano oramai le 16, Jennifer era distrutta nel fisico e nell’anima. Uscì dalla doccia e Marco le porse un asciugamano, quelli del bidet, piccolini, e le disse di asciugarsi. Lei fece come poteva. Marco si allontanò e andò verso la propria stanza e si sdraiò. Lasciò sola Jennifer un po’ di tempo in modo tale che potesse cominciare a pensare a ciò che stava diventando. Jennifer prese quei pochi istanti e pensava fra se che odiava quell’uomo di la. Quel ciccione sadico lo voleva morto. Ma il suo membro…e cominciò a toccarsi. Un urlo di Marco, la risvegliò e lei corse in camera. Lui le ordinò: in posizione. Lei si mise carponi immediatamente, appoggiò la guancia sul pavimento e portò le mani dietro la schiena. Marco si avvicinò e le disse: ora useremo per bene il tuo culo, mi sa che stasera dopo la giornata, non ti siederai, e rise sguaiatamente. Jennifer gli disse: ti prego padrone, no, li sono vergine. E lui continuando a ridere: stasera non lo sarai più. Marco si avvicinò e cominciò a con il dito indice a girare intorno al suo bel buchetto, stretto stretto, con una crema calda. Poi piano piano infilò il dito e la crema si insinuò all’interno delle viscere. Tirò fuori il membro, già bello duro, lo appoggiò, e senza alcun riguardo, con tutta la sua forza e il suo peso la penetrò. Jennifer urlò per il dolore. Marco ormai era dentro, e spinse sempre più a fondo. Mentre spingeva, le diceva: ora ti spacco il culo, lurida cagna. Jennifer piangeva, tentava di divincolarsi, ma Marco con il suo peso, la sua forza la teneva bloccata e in più le tirava i capelli, per cui lei sentiva dolore ovunque. Sembrò un tempo infinito, ma in realtà la grande eccitazione costò a Marco il fatto che dopo una ventina di minuti, per lui un record negativo, venne, inondando le viscere di Jennifer del suo caldo seme. Quando uscì guardò quel buchetto che oramai era bello aperto e sfondato. E rise di gusto. Lasciò la povera Jennifer carponi che si massaggiava il sedere.

Poi perentorio e ultimativo le disse: vestiti e vattene a casa, cesso.

Lei corse via, si mise i suoi vestiti e scappò a casa distrutta. Erano le 18. Si sdraiò a letto. E dormì profondamente. Ma alle 20 arrivò la chiamata del fidanzato al quale diede buca per la seconda volta. Era ancora sdraiata a letto quando le arrivò un sms di Marco che le diceva: Domani vestiti con quella minigonna corta corta che usasti a quella festa aziendale. Sopra una camicetta bianca. Niente reggiseno e mutande. Niente calze. Tacco 12 come minimo. Hai capito cesso? Jennifer rispose laconica: si padrone. E poi si mise a piangere e pensò: sono finita.

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