Skip to main content
Racconti di Dominazione

L’addio di PadronVale

By 18 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

L’addio di PadronVale
di Tom msn e mail tom2075@hotmail.it

La Padrona si stava concedendo un momento di relax sdraiata sul divano. L’ora era tarda e la ragazza indossava solo una maglietta e gli slip di seta. La serva entrò in quel preciso istante.
-“Schiava, leccami il sedere!”-
Alex si accucciò a fianco del divano, prese fra le labbra l’orlo degli slip della Padrona e fece scendere l’indumento. Di fronte ai suoi occhi si pararono i glutei da Dea della sua Signora. La serva non perse altro tempo, tirò fuori la lingua ed indirizzò quest’ultima verso il solco fra le natiche, muovendola in un senso e nell’altro come sapeva di far cosa gradita alla Sovrana.
La Padrona difatti restò a godersi il piacevole trattamento per un po’ di tempo. In seguito, annoiata dalla monotonia della placida serata, contrasse i muscoli delle natiche e scorreggiò in piena bocca alla schiava. Non si degnò neppure di trattenere la testa della sguattera per i capelli, ed infatti Alex continuò imperterrita a leccare e baciare come se nulla fosse successo.
In un’altra occasione la Padrona si sarebbe messa a ridere: una sguattera totalmente sottomessa, così fedele e devota alla sua maestosa Sovrana da riceverne in bocca le flatulenze e bearsi di tutto ciò. Tuttavia Vale non trovò divertente l’estrema fedeltà della schiava. A dir il vero Alex da qualche tempo la stava proprio annoiando. Insomma, una schiava benché sottomessa conserva ancora una scintilla d’amor proprio, un barlume d’indipendenza che le permette di prendere decisioni autonome e talvolta anche di opporsi ai capricci della sua dominatrice. Il sottile piacere di possedere una schiava, d’altra parte, è proprio questo: cercare di raggiungere quella scintilla cercando di soffocarla fino a rendere la schiava ancora più sottomessa. Ma Alex quella luce non l’aveva più già da un po’ di tempo. Che fosse stata soffocata dall’orina della Padrona o sotto le sue nobili scarpe poco importava. Era come se Alex avesse subito una sorta di lavaggio del cervello, era divenuta una zombie.
Ed a Vale, dominare un oggetto senza più emozioni né sentimenti, non recava più piacere di tanto.
Così, mentre ancora la schiava se ne stava con il viso affondato fra le natiche della Dea, la Padrona prese una dura decisione.

Mentre Vale’la mia amata Valentina, mi fa un rapido riassunto delle piccole, simpatiche torture che oggi hanno accompagnato la vita da schiava di Alex sono seduto al pc che ho nello studio. E’ un computer piuttosto vecchio, lo tengo soprattutto per ricordo. Ne ho altri due; un portatile che uso per lavoro e un fisso che adopero solo per i romanzi. Ma è sul vecchio pc su cui scrivo i racconti della mia bella padrona che ricevo i messaggi dei lettori di Vale, Chiara e di tutte le schiave e gli schiavi che ho creato in questi anni. All’indirizzo che ormai ho scritto fino alla noia in seconda riga sotto il titolo di ciascun racconto. Tom2075@hotmail.it. L’ho scritto così tante volte, e forse queste è una delle ultime. Più avanti capirete per quale motivo.
In questi anni mi hanno scritto qualcosa come cinquecento persone diverse da ogni parte d’Italia (e qualcuno si disturba a scrivermi addirittura da Londra!), ho più di sessanta contatti in chat e una casella di posta colma fino a metà. Posso dire perciò di conoscere abbastanza approfonditamente l’ambiente sm del nostro paese. E non dirò perlomeno di quella parte del mondo sm che legge i racconti in rete, perché se togli quella, di sm rimane ben poco. Rimangono le casette nei porno shop e i pippaioli. I cultori della dominazione’padrone, schiave, schiavi e simili? Per quanto ne so si tratta di miti e leggende. Non esistono più o forse, più probabilmente, non sono mai esistiti.
Mi scrive un tale da Massa per dirmi di avere una schiava che per lui fa tutto. Pompini, orge di gruppo, schiava domestica. Interessante, dico io. Tanto più che siamo anche vicini. Io vivo in Toscana. Vediamoci.
Macché! Me la ‘presta’ solo in cambio di un’altra schiava! Capito?
Scambia quello che non ha con quello che non esiste.
Dal Nord Italia ho conosciuto una ragazza che si dice lesbica e sottomessa. Una schiava come la Alex dei miei racconti. Che roba! Merce rara. E quando mi ricapita?
Conversiamo amabilmente per un po’ sulla chat, e fin qui tutto bene, poi le chiedo se le va d’incontrarci. Macché, ha una fidanzata gelosissima, dice lei.
Allora sentiamoci per telefono. Le do il mio cellulare. Meglio di no, dice lei, ma il motivo non me lo spiega.
Da Bologna mi scrive una ragazza che dice di sé’quando ho letto quel che Vale fa ad Alex mi sono sentito tutto eccitato’ Ehm, sentito? Eccitato? Una ragazza che scrive al maschile? Forse solo un errore di battitura’
Infinita la trafila dei ragazzi, in genere molto giovani, che mi chiedono se quel che scrivo è vero o almeno ispirato a fatti reali. A volte, quando me lo chiedono, mi metto a ridere. No, amici miei. E’ tutto inventato. Non potrebbe essere altrimenti. Le padrone e le schiave non esistono.
Dopo ‘PadronVale e la schiava all’Università’ ho conosciuto un tizio che dice di averne persino due, di padrone! Caspita! E chi sei, Superman?!
Sì, sì, assicura lui. Una è la cugina, l’altra un’amica. La conversazione procede spedita. Si fanno leccare ovunque’piedi, scarpe, sesso, culo’e anche loro leggono i miei racconti! Ganzo, dico io. Fammi parlare con loro, che magari mi danno qualche idea per episodi futuri. Brusco arresto. Una non ha il pc, l’altra è monca ad entrambe le mani e ha difficoltà a mettere a fuoco le lettere sul video. Avesse detto che aveva la sindrome di Down gli avrei creduto di più.
Ma il meglio doveva ancora venire.

-“Schiava, seguimi in bagno”-
Alex staccò le labbra dal sedere della Padrona e sollevò i suoi slip. Si chinò a quattro zampe attendendo che la Dominatrice scendesse dal divano e si fosse seduta sulla sua schiena poi, con l’esperienza acquisita durante i mesi di pratica forzata, prese a gattonare senza che la giovane cavallerizza fosse anche solo leggermente scossa dai suoi movimenti.
In bagno Vale si sedette sulla sedia- cesso, fece disporre Alex sotto al sedile e pose sul suo petto i piedi nudi. La serva, nell’attesa che la Padrona si scaricasse, iniziò a massaggiarle le caviglie e le gambe.
-“Ingoia tutto, mi raccomando”- disse Lei.
-“Si, Padrona”-
La Dominatrice si scaricò con tranquillità, fece i suoi bisogni e si alzò. La serva bevve e masticò ogni cosa, lasciando il vano della sedia pulito quasi come quando vi era entrata, saltò al bidè per sciacquarsi bocca e faccia e di nuovo tornò al sedere divino, usando la lingua come carta igienica e ripulendo la delicata pelle della Dea da ogni impurità.
-“Fai alla svelta cagna. Ho una telefonata urgente da fare”-
-“Sì Padrona”-
Quando il sedere fu pulito Vale allontanò la serva con un calcio e le schiacciò la testa sotto la pianta del piede nudo.
-“Pulisci qui, tutto. Deve essere pulito da poter mangiare per terra. Io vado in sala, devo chiamare un’amica”-
-“Sì Padrona. La devo portare io?”-
Vale sollevò un poco il piede dalla sua testa e poi le calò con forza il tallone sotto l’orecchio.
-“Te l’ho forse chiesto?”-
-“Ah, no Padrona. Mi scusi…”-
-“Allora chiudi il becco e datti da fare”-
-“Sì Padrona”-
Vale salì con tutto il suo peso sulla testa della sguattera e con equilibrio perfetto camminò lungo il suo collo e la sua schiena fino a scavalcarla e ridiscendere sul pavimento. Camminò un passetto alla volta, facendo attenzione a calcare bene in ogni punto sensibile e trattenendosi là dove la resistenza della schiava sembrava venire meno.
Ma dalla bocca ancora impastata di merda della serva non provenne neppure un grido di dolore. Semplicemente Alex si lasciava distruggere sotto ai piedi della sua Dea, visto che questo era il desiderio della Padrona.
-“Che schifo!”- esclamò con un’ultima smorfia di disgusto la Dominatrice. Ormai nel guardare Alex, Vale provava più fastidio che non l’effettiva sensazione della propria superiorità. Era come calpestare un viscido verme a piedi nudi. L’idea la fece anche un po’ rabbrividire.
Andò in sala e sollevò la cornetta del telefono. Compose il numero ed attese
-“Pronto, Erica?”-
-“Sì. Oh, sei tu Vale. Quale sorpresa! Che cosa c’è?”-
-“Ti volevo fare una proposta!”-
-“Di che si tratta?”-
-“A te piace la mia schiava?”-
-“In che senso?”-
-“Nel senso che hai capito benissimo. Si ti piacerebbe avere la mia schiava tutta per te, intendo. Farti leccare i piedi sudati tutte le volte che ne hai voglia, il culo, pisciarle in bocca, lustrascarpe e via dicendo…”-
-“Stai scherzando?”-
-“No”-
-“Per quanto tempo me la presteresti?”-
-“Per sempre. Non è un prestito”-
-“Ti vuoi davvero disfare della schiava?”-
-“Sì”-
-“Non ci credo”-
-“Credici. Allora, ti interessa o no?”-
Un attimo di silenzio.
-“Spiegami perché te ne vorresti disfare”-
-“Perché mi ha annoiata. Contro di lei ho vinto ogni sfida. Le ho insegnato a bere orina e lei lo fa. Non solo la mia, ma anche quella di tutte le persone che voglio io. Le faccio male, la faccio sanguinare solo per il mio piacere e lei lo fa senza più discutere. Posso dirle di mangiare la mia merda e lei si lecca le labbra perché non le provoca disgusto neppure questo. Una cosa che una persona normale non arriverebbe mai a fare neppure lontanamente. Questo è il motivo per il quale mi voglio disfare di lei. Non mi dà più alcuna soddisfazione. Voglio una nuova schiava da piegare. Questa non ha più nulla da offrire che non abbia già mostrato. Non so se mi capisci”-
-“Ti capisco. Credo di capirti, almeno. Ma non è che poi ci ripenserai?”-
-“Scherzi? Io non torno mai sui miei passi!”-
-“Allora per me l’affare è fatto. La schiava la prendo io. Tu cercane un’altra e buona fortuna”-
-“Grazie”-
-“Quando posso venire a prenderla? Oppure la mandi direttamente qui da me?”-
-“Mmmm….non saprei. Forse è meglio se vieni tu da me. Hai la macchina, giusto? Ti servirà anche per portar via la roba della schiava”-
-“Bene, allora vengo io. Domani va bene?”-
-“Domani in mattinata”-
-“Domani in mattinata. Benissimo”-
-“Ciao”-
-“Ciao”-
Vale appese la cornetta a chiamò la serva.
Alex fu in sala in pochi secondi.
-“Schiava, accendi la televisione, poi metti le mani sul pavimento in modo che possa appoggiarvi i piedi. E leccameli, già che ci sei”-
-“Sì, Padrona”-
-“Stasera, dopo che mi sarò addormentata, vai nella tua stanza e fa le valigie. Prendi tutto”-
-“Posso chiedere perché, Padrona?”- la voce di Alex si era fatta subito perplessa e tesa.
-“No, stronza leccapiedi, non me lo puoi chiedere! Ora obbedisci e sta’ zitta!”-
-“Sì, Padrona”-
Sì, le dava proprio fastidio la docilità di Alex. Occorreva una nuova schiava. E soprattutto occorreva liberarsi di quella usata.

Il sito era uno di quelli in cui si possono mettere inserzioni per cercare altre persone. Annunci di mistress, di padroni, di schiave e di schiavi. C’era posto pure per dominazioni di coppia, trans e chi più ne ha più ne metta.
Ci butto un’occhiata. A naso sembra promettente. Leggo di centinaia e centinaia di inserzioni da ogni angolo del paese. Dico io, su cento annunci vuoi che almeno uno non sia autentico? Tutti mi sembrerebbe di chiedere troppo!
Sicché provo anch’io. Seleziono qualche annuncio e invio la mia mail di richiesta. Presentazione, qualche supplica, discorsi già visti e sentiti’non è che con qualcuno che non conosci ti puoi sbilanciare più di tanto’umili saluti e inizia l’attesa. Un’attesa che dura tutt’ora. Nessuna delle ‘signorine’ risponde. No, mi sto sbagliando’.qualcuna risponde. Mi chiede se preferisco pagare via pay pal o postepay’ardua scelta, visto che io non intendo pagare. Ma cribbio (come dice Silvio)! E’ possibile che siano tutti ragazzini che si spacciano da donne oppure mignottacce a pagamento?
Il bello è che sulla costola del chilometrico elenco di annunci è scritto bello grosso che ricariche telefoniche e pagamenti di qualsiasi natura sono vietati dallo statuto del sito. Di nuovo penso che forse sono io che sto sbagliando. Magari la gran parte di quegli indirizzi di posta non sono più usati, magari le mistress li hanno cambiati’chissà! Le vie di internet sono infinite.
Così, un po’ per passatempo e un po’ per prova, scrivo un’altra lettera. E’ una letterina un pizzichino più birbante.

Erano tre giorni’
…che non mi spanciavo dalle risate! Sul serio! Poi arriva un mio amico e
mi dice “sai, l’altro giorno navigando su internet ho trovato questo
sito…buttaci un occhio che vedrai ti farai qualche risata”. Era vero. Le
inserzioni più noiose e prevedibili della rete! Pseudo mistress che si
atteggiano a persone superiori (ma scusate, se siete tanto superiori, avete
anche bisogno di elemosinare soldi mettendo annunci sui vari siti?),
inserzioni messe da ragazzini che si divertono a vedere quali derelitti li
chiameranno, donne che cercano solo ed esclusivamente altre donne (mah!
vuoi vedere che sono i soliti di prima?). E poi consumate padrone in età da
nipotini, sanguinarie neo-maggiorenni che hanno capito tutto della vita
(sì, forse la TV e i programmi colti della deFilippi sono stati buoni
insegnanti…ma era meglio se vi foste concentrate nella lettura di qualche
buon libro), sproloqui grammaticali e strafalcioni verbali.
Il tutto all’insegna dell’ovvietà .e della falsità. Fra voi, di vere e
proprie cultrici dell’erotismo non ve ne è neppure una. Ma lo sapete che in
questa era vendere frustate e leccate di scarpe viene considerata alla
stregua della prostituzione e che pertanto risulta illegale in quasi tutte
le regioni italiane? No, eh? Beh, allora informatevi meglio, padrone.
L’impressione che mi ha dato la lettura delle prime sei o sette pagine di
inserzioni è di avere a che fare con uomini volutamente in malafede e donne
(poche) alla ricerca di qualche extra alle spalle dei poveri polli da
spennare. Si tratta in gran parte di persone dall’intelligenza bassina e
dalle prospettive sociali tristemente limitate. Ma perlomeno mi avete fatto
ridere. Almeno per questo grazie di cuore.

Ecco la letterina.
La mando a una cinquantina di mistress. Così, per vedere quante mi rispondono. Due giorni e ho la casella di posta ingombra. Ho ricevuto qualcosa come settanta mail. Alcune di loro mi hanno risposto due o tre volte. Commenti penosi, il più delle volte. Insulti palesemente concepiti da testine piccine picciò e intelletti disperatamente limitati. A molte di esse (o più probabilmente essi) non rispondo neppure. E’ un mondo veramente triste quello che ho intravisto dalle risposte di quella mail. Un mondo non solo virtuale, che sarebbe il meno, ma un mondo intimamente falso. Non so se riuscite a cogliere le sottili sfumature fra i due aggettivi. Da quanto ho letto su quelle inserzioni non ho visto nulla di autentico. Nessuna passione, nessuna mente almeno un pochettino aperta con la quale conversare da essere umano a essere umano. Nessuna onestà.
Ho visto falsità, opportunismo, semplice ignoranza, avidità. Forse, per i senz’altro moltissimi ragazzini che si spacciano per donne, tanta noia. La noia si vince anche così, sapete? Prendendosi gioco della gente che in buona fede risponde a quegli annunci per incontrare qualcuno con interessi affini.
Perché non è facile incontrare qualcuno con cui parlare di un argomento tabù come la dominazione, specialmente in un paese come il nostro, moralista e bacchettone nella peggiore accezione del termine.
E qui veniamo al terzo orizzonte che ho incontrato da quando ho creato i personaggi di PadronVale e dello scrittore Tom. Quello della solitudine.

La notte trascorse velocemente ed il nuovo giorno fu luminoso e caldo. Alex dormì poco e passò molte ore a fare da zerbino per la Dea, domandandosi in continuazione la ragione di quel suo ultimo ordine. Non ne capiva il motivo. Insomma, l’unica spiegazione plausibile per giustificare quel dover fare i bagagli era che la Padrona si volesse disfare di lei. Eppure Alex non le aveva mai disobbedito ed anzi, dal giorno della festa con la sedia- cesso la sua fedeltà nei confronti della Dea era aumentata ulteriormente. Alle otto in punto suonò il campanello. La Padrona si era alzata solo da pochi minuti e indossava ancora la vestaglia da notte di seta nera. Alex andò ad aprire la porta e sulla soglia vide Erica che attendeva impaziente. La nuova sovrana indossava minigonna, calze a rete e scarpe con i tacchi alti.
Alex ne rimase piuttosto sconcertata. L’altra ragazza la fulminò con lo sguardo, dopodichè la colpì con un violento ceffone, tanto che la disgraziata cadde per terra e si ritrovò con i capelli tutti scarmigliati.
-“Non ci si inginocchia più di fronte alla tua padrona?”- gridò Erica -“Devi baciarmi i piedi quando mi vedi, visto che da oggi sarò la tua nuova proprietaria!!”-
-“Come?!”- esclamò Alex, sbalordita.
Erica le assestò un calcio in faccia.
-“Non hai capito, eh?! Baciami i piedi! E’ un ordine!”- le schiacciò la testa sotto ad una scarpa e avvicinò l’altro piede alla sua bocca quel tanto che bastava perché le labbra di Alex la raggiungessero. Il bacio della sottomessa si fece attendere per qualche secondo, ma alla fine Alex compì il gesto fatidico.
-“Ah, così le hai già spiegato tutto!”- disse Vale, appena sopraggiunta alle loro spalle.
-“Sì”- confermò Erica.
-“Non c’è bisogno che aggiunga alto, dunque. Schiava, corri a prendere i tuoi bagagli e va’ con la tua nuova padrona, Erica”-
Alex si fece di ghiaccio. Erica le teneva ancora la testa sotto al piede.
-“Non hai capito, stronzetta?”- sibilò pigiando il tacco.
A quel punto la serva si fece forza e trascinandosi verso la Padrona cercò di sfiorarle i piedi con le mani.
-“Perché, mia Padrona? Non l’ho servita bene? Ho fatto qualcosa di…”-
Vale rise. Da un po’ di tempo a quella parte la serva non la faceva più divertire. Quella, forse, sarebbe stata l’ultima volta.
-“No, schiava. Ma mi hai stancata. E ora voglio un’altra. Tu andrai con la mia amica, ora. Non farmi ripetere l’ordine. Prendi i tuoi bagagli e lascia questa casa subito. Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo”-
-“Ma no, Padrona. La prego…la prego…” frignò Alex, già con le lacrime agli occhi ed il volto disfatto.
Vale si voltò e fece per andarsene.
-“Erica, la serva è roba tua da questo momento. Falle raccattare i suoi stracci e caricala in bauliera. Non la voglio più vedere”-
Se ne andò, svoltò l’angolo del corridoio entrando in sala ed Alex non la rivide più.
Erica l’arpionò per i capelli con le mani e la tirò su.
“Ora tu mi appartieni, hai capito?”
Uno schiaffo.
“No! Io appartengo alla Padrona!” disse Alex disperata. Un altro schiaffo. Poi un altro. Erica era diventata una furia, ma sembrava anche che stesse prendendo gusto nello schiaffeggiare la sguattera ormai in sua completa balia. Perciò aggiunse un altro paio di ceffoni finché le gote della serva non divennero completamente paonazze e violacee.
Poi la colpì con tutta la forza del ginocchio alla bocca dello stomaco. Quest’ultimo colpo piegò in due la serva.
“Va’ a prendere la tua roba!”
Nessuna risposta. Erica, s’incattivì, saltò con tutti e due i piedi sulla schiena di Alex e la calpestò senza pietà fin quasi a romperle le ossa.
Quando si fu calmata l’afferrò per i capelli e la trascinò in camera sua, le fece raccogliere i suoi bagagli e con la stessa cattiveria la portò alla macchina.
“Per favore” balbettò Alex di fronte all’automobile “Fammi almeno andare a baciarle i piedi un’ultima volta”
Per tutta risposta Erica le tirò un calcio in faccia (Alex era a quattro zampe) e la schiacciò con una mano sulle proprie scarpe.
“Bacia i miei, di piedi. Vale era dolce ma io sono inflessibile. E presto scoprirai con cosa mi piace farmi lavare i piedi”
Alex cedette e baciò prima le scarpe e poi i piedi di Erica.
“Mi sembra che tu sia alquanto restia ad accettare i miei ordini. Meglio così, in fondo. Vorrà dire che avrò più soddisfazione nel piegarti”
Caricò la schiava nella bauliera, si mise al volante e partì. Alex non sarebbe mai più tornata nella casa della sua Padrona. Della sua prima Padrona.

Mi pare di averlo già detto, la prima domanda che fa chi mi scrive è se quello che racconto è vero oppure inventato (tutti con la segreta speranza che nelle storie di Vale vi sia almeno un fondo di verità). Ahimè, quanta gente ho deluso!.
Molti di loro se ne vanno subito dopo aver appreso che l’unica vera Padrona Valentina esiste solo nella mia mente. Alcuni, coraggiosamente, continuano a scrivermi. C’è chi lo fa per darmi qualche traccia di nuovi racconti. Una in particolare merita di essere raccontata. C’è un tipo della Basilicata che mi ha scritto una mezza dozzina di volte per chiedermi di scrivere un racconto in cui Ilary Blasi sottomette Lorena Bianchetti! E io a scrivere tutte le volte che non posso tirare in ballo gente che esiste realmente! Mica per altro, vorrei solo capire cos’ha contro la Bianchetti’ a parte essere una specie di suora della domenica pomeriggio non è che sia così antipatica!
Qualcun altro vuole il ritorno di questa o quella padrona, dei racconti dell’ospedale o la fine di una delle tante saghe che ho iniziato negli anni ma che non ho mai proseguito per mancanza di stimoli. Beh, visto la saga che sto per interrompere non merita di chiedere cosa farò delle altre!
Ma per la maggior parte di loro, Tom lo scrittore credo sia diventato una specie di confessore invisibile e senza volto. Qualcuno a cui confidare desideri che non possono essere pronunciati ad alta voce. Attraverso le loro parole ho visto gente comune, con sogni, frustrazioni e aspirazioni’gente come se ne vede tanta per la strada, senza perversioni da malati di mente o deviazioni sessuali preoccupanti. Ciascuno di loro potrebbe essere l’amico della porta accanto, il compagno di lavoro o il tizio senza nome che tutti i giorni prende il treno alla tua stessa stazione. Gente come ce n’è tanta, appunto.
Ma fra loro vi è anche moltissima tristezza. Solitudine, intendo. Se è una caratteristica peculiare di chi rincorre l’ombroso, e inesistente, mondo della dominazione o se è quest’ultimo a richiamare soprattutto gente con quelle caratteristiche non lo so. O forse è solo che in chat si è più sinceri che a paralare a quattr’occhi con qualcuno. E capisco che a dirla in questi termini può anche far ridere’ah ah ah, i pervertiti sono dei frustrati’chissà, magari è proprio così. In questi cinque anni ho collezionato solo contati di potenziali maniaci e mi sono fatto una visone distorta di quello che è il mondo della dominazione’Può darsi. Ma io non lo credo. Se lo chiedete a me, il sadomasochismo non è il ritrovarsi in un localetto di periferia con una banda di ragazzette succintamente vestite che in cambio dell’ingaggio (si tratta sempre di soldi, in fin dei conti) si ‘diverte’ a dare una calpestatina di gruppo a qualche ragazzino in overdose d’ormoni. E’ qualcosa di più intimo, va vissuto a due, in un ambito per così dire ‘appartato’. Come un rapporto fra due fidanzati che si scambiano tenerezze. L’inchino e l’adorazione di una scarpa col tacco alto al posto di un classico bacio sulle labbra. E non per questo fra la padrona e lo schiavo (o viceversa) non può esistere affetto.
Questo, perlomeno, è ciò che ho sempre creduto. Temo di aver fatto male i miei calcoli, purtroppo.
Di aver sempre creduto in un mondo virtuale. E falso.

Jessica aveva sempre avuto il desiderio di farsi sottomettere da un’altra ragazza. Era una ragazza alta, dai capelli castani lunghi e curati e gli occhi azzurri come il cielo. Prese il coraggio a quattro mani e mise un’inserzione su di un sito di annunci sadomaso. Attese diversi giorni. Settimane. Infine, in una calda sera di luglio, giunse la risposta via e-mail.
La lettera diceva “ho letto la tua inserzione, sono un giovane Padrona e cerco una serva pronta a tutto. Voglio conoscerti”. La risposta conteneva un indirizzo ed un orario. Il loro primo incontro sarebbe avvenuto là dove aveva stabilito che fosse la fantomatica Padrona. Jessica si fece trovare nel luogo concordato dieci minuti prima dell’ora dell’appuntamento; una panchina della stazione ferroviaria di Firenze, posta a fianco d’un binario laterale. Un punto un po’ appartato rispetto al via vai della folla. Attese un’ora circa e poi, resasi conto del fatto che la Signora non sarebbe mai venuta, si decise ad andarsene.
Ma ad un tratto, era ancora sulla banchina della stazione, una voce dal tono autoritario alle sue spalle la fece voltare.
“Sei Jessica, giusto?”
La schiava si voltò. Le si era parata di fronte una ragazza bellissima ed elegantemente vestita.
“Sì, sono io”
“Si risponde ‘Sì, Padrona’!!” disse la ragazza.
“Scusami” rispose Jessica e le porse la mano destra.
La Padrona l’agguantò invece per i capelli e la fece piegare in ginocchio, poi la schiaffeggiò.
“Devi darmi del Lei”
“Sì”
“Sì cosa?”
“Sì, Padrona”
“Mi chiamo Vale. Padrona Vale, per te, serva”
“Sì…Padrona”
Vale mollò la presa.
“Seguimi, ora”
La portò al parcheggio della stazione, la fece salire al posto di guida dell’automobile e le consegnò le chiavi.
“Guiderai tu. Sarai la mia autista”
“Sì, Padrona”
Un attimo dopo l’auto era in strada, diretta alla volta della casa della Padrona Vale.

Qualche giorno dopo l’addestramento della nuova schiava procedeva a ritmo spedito. Vale insegnò alla schiava a leccarle il sedere ed a pulirlo dopo essere stata al water. Jessica era completamente succube della Padrona ed obbediva con solerzia ai capricci della Divina. Sotto certi aspetti era addirittura migliore di Alex.
Tuttavia la bella aguzzina sapeva prendere la schiava per gradi, portandola ogni giorno ad umiliarsi ed a prostrarsi in maniera sempre maggiore. Ogni sessione di pratica richiedeva da parte della sguattera uno sforzo più intenso rispetto ai precedenti, ed ogni volta il suo amor proprio e la propria autostima venivano calpestati un po’ di più.
Vale vedeva che le mortificazioni quotidiane alle quali Jessica era sottoposta la riducevano ad una larva umana e che, contemporaneamente, la schiava non poteva fare a meno della Dominatrice. E questo faceva molto piacere alla Padrona. Decise che Jessica sarebbe arrivata fino in fondo. La prima volta che aveva usato la sua lingua come carta igienica le aveva detto che presto o tardi l’avrebbe ridotta a farle mangiare i propri escrementi ed a farla vivere solo in funzione di essi. Si trattò sul momento di un’affermazione esagerata, ovviamente. Vale non aveva in programma di ridurre la schiava a quel livello. Non nei mesi a venire, comunque. Ma quel giorno la schiava aveva tentennato eccessivamente ad eseguire un ordine impartitole dalla Dea e quella frase l’avrebbe fatta star male a lungo, Vale ne era certa. Lo scopo dell’addestramento, inizialmente, era soltanto quello di far imparare alla sottoposta ad usare la propria lingua come carta igienica. Tuttavia, dopo i primi giorni di tirocinio da schiava- carta igienica Jessica aveva mostrato un tale miglioramento che la Padrona si fece prendere la mano e si lasciò andare. Il tirocinio iniziò dal giorno successivo alla festa che Vale aveva dato a casa sua, durante la quale tre amiche si erano divertite ad usare la serva come latrina, pisciandole in bocca e sputandole in gola.
La mattina seguente Vale volle far prendere dimestichezza alla schiava con l’odore nauseante degli escrementi. Si svegliò alle dieci, sentendo qualcosa di morbido ed umido che le lambiva le piante dei piedi. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire che quella era la schiava che la stava svegliando, leccandole i piedi come tutte le mattine. Jessica aveva avuto ordine di svegliarla alle dieci. Vale diede un calcio col tallone in faccia alla serva, senza badare al punto dove colpiva. Poi si mise a sedere sul materasso e controllò l’ora.
-‘Le dieci esatte’- disse.
-‘Sì, Padrona. Come aveva chiesto’- rispose Jessica mettendosi in ginocchio a fianco del letto, dal lato che la Dea usava scendere solitamente. Attese di calzare ai piedi della Padrona nelle morbide pantofole e di ricevere l’ordine di baciarle il dorso dei piedi o di stendersi e farle da scendiletto, come ogni mattina.
-‘Bene, lo sai che giorno è oggi?’- chiese la Padrona.
-‘Sì, è sabato, Padrona’-
Vale rise. Sollevò una gamba e calò forte un colpo col tallone sulla guancia di Jessica.
-‘Stupida. Oggi parte il tuo tirocinio speciale, non te lo ricordi? L’altro giorno non mi sei piaciuta per niente, come mi hai pulito il sedere. Devi essere più rapida e non avere tentennamenti. Non sono forse io la tua Padrona? Non merito forse una carta igienica morbida e sempre pronta?’-
-‘Sì Padrona’-
-‘Allora iniziamo da questo’- disse Vale, prendendo la testa di Jessica per i capelli e tirandola dolorosamente verso di sé. Si voltò verso destra, esponendo il sedere alla disgraziata.
-‘Toglimi gli slip’- ordinò.
Jessica fece scendere il delicato indumento con i denti, badando bene a non cincischiare il tessuto e a non indugiare troppo. A quel punto Vale la strattonò, obbligandola ad infilare il viso fra le sue natiche.
-‘Apri bocca’-
Jessica esitò
-‘Apri la bocca, troia!’-
La schiava dischiuse le labbra ed aprì la bocca, timorosa di ciò che stava per accadere.
Vale le scoreggiò in bocca.
-‘Aaahhh..’- sospirò soddisfatta la Padrona ”Proprio rilassante’- Rise.
Allontanò la faccia di Jessica e scese infine dal letto.
-‘Ti è piaciuto?’-
-‘Sì, Padrona’-
-‘Bene, da oggi in poi tutte le volte che avvertirò lo stimolo di fare un po’ d’aria ti chiamerò e te la farò in gola. La devi respirare tutta’-
-‘Sì, Padrona’-
-‘Ora andiamo in bagno. E’ arrivato il grande momento per te, di usare la bocca ma anche la lingua. E ti avverto, se esiti ancora ti calpesterò la faccia con i tacchi a spillo fino a renderti irriconoscibile!’- esclamò.
Si alzò e se ne andò in bagno. Jessica la seguì a quattro zampe. Sedette al gabinetto qualche minuto mentre la serva, prostrata di fronte a lei, le leccava i piedi e le pantofole. Poi, quando ebbe finito si alzò in piedi e si voltò, volgendo le spalle alla serva.
-‘Sai cosa fare. Vedi di muoverti’- disse con tono calmo.
Jessica si fece forza. Si era preparata psicologicamente da due giorni a quella parte alla prova che stava per affrontare. Si sporse in avanti e tuffò il viso fra le natiche stupende. Subito la lingua saettò fuori dalle labbra, leccando freneticamente il solco da un’estremità all’altra.
Vale gemette, il lento massaggio linguale della sottoposta era di suo gradimento.
-‘Sciacquati la lingua nel bidè, ora’- ordinò.
La schiava obbedì. Si rinfrescò la bocca e tornò al sedere della Padrona. Ancora qualche leccata, poi un’altra pulita al bidè.
Questo ciclo fu ripetuto altre due volte. Quando la Dominatrice si ritenne soddisfatta prese i capelli della serva e li usò per asciugarsi il sedere.
-‘Bene, va decisamente meglio dell’altra volta’- disse alla schiava.
Questo complimento fece immensamente piacere alla disgraziata, che si prostrò ai piedi di Vale ed iniziò a baciare la punta delle dita con passione.
-‘Grazie! Grazie mille Padrona!’-
Vale la lasciò fare per qualche secondo dopodichè, annoiata,la allontanò assestandole un calcio in viso.
Il seguito del tirocinio andò sempre meglio per Jessica perché la sua lingua si abituò velocemente al sapore delle feci di Vale. La Padrona era molto soddisfatta del nuovo servizio schiava+carta igienica. Tanto soddisfatta che un giorno, senza alcun preavviso, si fece prendere la mano dall’entusiasmo e si decise anzitempo a spingere la schiava verso un nuovo e più terribile livello di sottomissione.
Accadde dopo circa dieci giorni dall’inizio dell’addestramento. Vale s’era recata in bagno con la schiava e si era seduta sul water. Immediatamente Jessica si era inginocchiata davanti a lei, baciandole i piedi calzati in comode ciabattine infradito e succhiandole con passione ogni dito.
Alla Padrona venne un’idea. Si alzò senza essersi ancora scaricata e si voltò.
-‘Lecca’- disse
-‘Sì, Padrona’-
Jessica tuffò la lingua fra le natiche di Vale ma, con sua sorpresa, si accorse che c’era ben poco da leccare. Il sedere della Dea era lindo e pulito.
A quel punto la serva sentì ridere la Padrona e la mano di Vale le strinse i capelli e la costrinse a portare la bocca in corrispondenza dell’ano della Padrona. Un terribile dubbio le venne in mente. Che la Dominatrice avesse voluto’?!
-‘Apri bocca!’- esclamò Vale.
La serva obbedì.
Una scoreggia la centrò in pieno palato e la fece tossire. Vale strinse ancora di più la presa, strappandole ciocche di capelli e infilando nel cuoio capelluto della serva le proprie unghie.
-‘Non ti muovere, baldracca’- ordinò ”Guai a te se ti muovi!’-
Jessica spalancò la bocca mentre le natiche di Vale si contraevano ed una seconda scoreggia le inondava la gola lasciandola senza fiato.
Poi avvenne. L’ano della Padrona si dilatò ed un cilindretto marrone colò esattamente nella bocca della bestia.
Jessica lo sentì scivolare sul suo labbro inferiore ed indirizzarsi con geometrica precisione sulla lingua e verso la gola.
Con le lacrime agli occhi la schiava si sforzò di tenere la bocca aperta. Vale si voltò con la testa, vide gli occhi rossi ed il viso disfatto della serva e rise. Si girò nuovamente e spinse un’ultima volta. Il cilindretto s’allungò un altro poco, strisciando sul palato di Jessica.
-‘In bocca!’- esclamò Vale ”Tutto in bocca prendilo’-
Solo che la Padrona valutò male la lunghezza delle feci. L’estremità della merda s’allungò fino a raggiungere la gola della serva. Jessica, già schifata al limite dal trattamento al quale la Dea la stava sottoponendo, si sentì solleticare in fondo alla bocca e contemporaneamente smise di respirare perché ogni via respiratoria era bloccata.
Un forte conato di vomito la costrinse a piegarsi in avanti. Staccò lo stronzo dal sedere della Padrona con un morso e vomitò tutto nella tazza del water di fronte a sé. Vale cercò di trattenerla ma riuscì solo a strapparle qualche ciocca di capelli.
-‘Bastarda!’ urlò ”Lurida cagna! Come ti permetti di sottrarti ai miei ordini? Hai rischiato di vomitarmi addosso, te ne reni conto, troia?’-
-‘S’s’sì P”-
-‘Cagna!’- disse Vale infierendo con potenti calci nel fianco e nella schiena della schiava ”Ora sarai punita’-
-‘Sì’Pa’Padrona’-
-‘Intanto puliscimi’-
-‘Obbedisco Padrona’-
Jessica le leccò il culo come suo solito non appena i conati le furono passati e la sua lingua fu sciacquata dall’acqua del bidè. Sul sedere di Vale c’era un po’ più roba delle altre volte ma ripulire non rappresentò un problema per la schiava.
Quella sera Jessica non fu punita (se non si considera punizione il dover leccare i piedi della Dea sotto al tavolo durante la cena o il dormire sul pavimento freddo o il farsi calpestare dopo il pasto oppure ancora l’andare a dormire senza aver mangiato nulla’ma queste erano cose piuttosto frequenti sotto il dominio di Vale). La punizione le fu inferta qualche giorno dopo, a tarda ora, prima di andare a coricarsi. La Padrona andò in bagno con un collant in mano, evitando di chiamare la serva. Quando uscì mostrò la calza con un cilindretto marrone dentro che era calato fino alla punta dove va il piede. Lo consegnò ridacchiando a Jessica mentre quella le leccava per l’ennesima volta il sedere al posto della carta igienica.
-‘Ti devi abituare meglio al sapore dei miei frutti, se vuoi poter dire di adorarli come si deve’- disse Vale ”Stanotte terrai questa calza in bocca e guai a te se la togli!’-
-‘Obbedisco Padrona’-
Andarono a letto non appena il sedere di Vale fu di nuovo lindo e pulito. La serva, come era sua abitudine, dormì sul pavimento ai piedi del letto.
E quella, per Jessica, fu una notte veramente lunga.
Prima di coricarsi Vale andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Passando di fronte al mio studio intravide una luce che filtrava da sotto la porta chiusa. Senza bussare spinse la maniglia ed entrò.
‘Tommy, sono le undici. Sei ancora a scrivere?!’ chiese la Padrona.
La vidi entrare in tutta la sua magnificenza. Era davvero bellissima. Il sapore delle sadiche torture a cui stava sottoponendo la nuova schiava le rendeva gli occhi brillanti come due diamanti.
‘Sai com’è’noi scrittori non abbiamo orari. Quando ci viene voglia di scrivere scriviamo” dissi.
Si avvicinò alla scrivania accostandosi alla mia poltrona.
‘Fammi leggere, va”ma cos’è questa roba?’. fra loro vi è anche moltissima tristezza’ non è facile incontrare qualcuno con cui parlare di un argomento tabù come la dominazione” lesse la Padrona ‘Oh, via! Basta con queste frasi tristi!’
‘Non posso farci nulla’ risposi ‘Questa sera mi viene così’
‘Allora basta. Chi te lo fa fare di scrivere le cronistorie della mia vita?’
‘Non so’un bisogno interno’
‘Calmo, ragazzo. Qui gli unici bisogni che contano sono i miei. La nuova schiava lo sa. Glieli ho dati da assaggiare per tutta la notte. E tu basta, con queste riflessioni tristi, che poi mi rimani scorbutico per tutto il giorno!’
‘Ma”
Cerco di obbiettare, ma Valentina spegne il computer.
‘Fa’ come ti dico, schiavo biografo. Da questo momento la Padrona non ha più bisogno di qualcuno che scriva le sue storie’
‘Finisce qui, allora?’
Valentina si siede sulle mie gambe e mi mette una mano sulla nuca spingendo verso il basso. La mia bocca arriva all’altezza del suo seno perfetto ed io non posso fare a meno di baciarlo. E’ una sensazione meravigliosa.
‘Sì. Direi proprio che finisce qui’ mormorò lei con la voce rotta dall’eccitazione ‘Padron Vale saluta e se ne va”

tom

Leave a Reply