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Racconti di Dominazione

l’annuncio su internet

By 12 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Diciamoci la verità.. non sempre i racconti erotici, specie quelli pubblicati in un sito accessibile a tutti, riescono a prenderti. Storie senza trama, esagerazioni assurde, doti sessuali quasi sovraumane disegnano dei racconti che diventano quasi dei gonzo letterari. Eccitarsi e sentirsi coinvolti, o semplicemente apprezzarli, diventa veramente difficile.

Poi invece ogni tanto capita di scoprire qualche autore che ti fulmina. Così è stato per me con i racconti di Xilia82, che sono riusciti a prendermi perché presentano la giusta miscela di narrazione ed esibizione, desiderio e realtà’ parole e sesso.

Poco importa se quelle avventure lei le abbia vissute realmente o meno. L’importante è che sia stata in grado di renderci partecipi.

Dopo aver letto quei racconti mi è nato un desiderio nuovo. Le sue situazioni così reali, l’esistenza di una donna disposta a fare quello che racconta, mi ha fatto venire la voglia di uscire dagli ambiti strettamente virtuali e mettermi in gioco’ rischiare.

Così ho deciso di pubblicare un annuncio su un sito specializzato, per cercare una persona con cui condividere delle esperienze. Per cercare una donna che volesse, di sua volontà, sottomettersi fisicamente ma soprattutto da un punto di vista mentale.
L’annuncio che ho pubblicato è quello che segue. A questo annuncio qualcuno ha risposto e ne sono nate delle situazioni che voglio condividere con i lettori nei prossimi capitoli.

“C’è una parte oscura dentro me che da sola non viene fuori. Cerco una musa che sappia scoprirla, sottomettendosi al mio lato oscuro.
cerco una schiava, per iniziare un percorso che porterà lei ad annullarsi nel suo padrone, godendo, e me a scoprire chi sono.
Sarai una schiava speciale, una nullità nei miei confronti, ma avrai la consapevolezza di aver contribuito a creare il tuo padrone.
si dice che sono un bravo ragazzo, ne ho l’aspetto. Ma, attenzione, non sono un ipocrita.
Sono assolutamente contro ogni genere di violenza e sottomissione. Eccetto quando questa è voluta consapevolmente e profondamente da entrambe le parti.
In quel caso, dietro una reale volontà comune, la violenza entrerà a far parte del nostro mondo, del nostro rapporto. Umiliazione psicologica e violenza. Ma soprattutto, consapevolezza.
A me interessa condividere un’emozione.
Quindi ti cerco solo se sei una donna abbastanza intelligente da aver capito il senso dell’ annuncio.
Ho 30 anni, laureato, di aspetto gradevole. Le tue caratteristiche fisiche sono importanti, ma non fondamentali. posso viaggiare per la sicilia, ma se sei vicina a Catania, avremo più possibilità di concretizzare.
se hai domande contattami, senza timore. non è la tua paura che cerco, sono le tue emozioni che voglio.
ti aspetto”
Passarono diversi giorni prima che qualcuno mi rispondesse. E le prime due mail furono molto deludenti. Dapprima rispose uno schiavo, un ragazzo che voleva essere sottomesso. Ci andò abbastanza pesante nella mail riguardo la descrizione di ciò che era disposto a fare, e soprattutto a farsi fare. Descriveva una perversione profonda, al limite della malattia, dove la violenza era percepita come una droga indispensabile per sentirsi vivo. Ovviamente non mi interessava nulla di tutto ciò, a partire dal fatto che era un ragazzo. Cestinai la mail senza neanche rispondere.

La seconda mail invece era di un uomo, a sua detta maturo, che cercava un confronto. Si dichiarava anche lui un master (ma io non mi ero dichiarato tale), un master in cerca di schiave e si lamentava del fatto che in Sicilia fosse pressoché impossibile trovarne. Raccontava di aver avuto esperienze soddisfacenti al nord, di come lì la mentalità fosse più aperta verso certe pratiche, e si rammaricava di quanto fossero differenti le condizioni in Sicilia, a causa, a detta sua, di una mentalità troppo antica. Mi chiedeva quindi se avevo avuto maggiore fortuna nella mia ricerca. Risposi al gentile signore che no, non avevo avuto finora maggior fortuna, che comprendevo il suo stato d’animo ma che non ero la persona adatta per un vero e proprio confronto, perché fondamentalmente ancora inesperto del settore.

Poi vi furono giorni di silenzio. Molti giorni. Così tanti da avermi fatto capire che il master sconfortato dell’ultima mail ricevuta in fondo aveva ragione su tutto.
Comincia a controllare la mail sempre meno spesso.
Fin quando ebbi una piacevole sorpresa.

Ricevetti una sera una mail che mi chiedeva di spiegare meglio il senso del mio annuncio su internet. Era una mail scarna e vuota, senza presentazione, senza saluti. Non sapevo chi l’avesse mandata e neanche il vero motivo per cui l’avesse mandata. Non sapevo neanche se fosse una donna.
Fui molto combattuto sul da farsi, se rispondere o meno. E soprattutto ero indeciso su come rispondere. In fondo nell’annuncio ero stato chiaro, dovevo essere io a condurre le regole del gioco e chi accettava doveva solo seguirle, sottomettersi, se voleva, senza repliche. Rispondere ad una mail così vaga era proprio l’opposto di questo principio, ero io che dovevo dare spiegazioni e questo non andava bene.
Poi però pensai che in fondo la richiesta di spiegazioni poteva essere dettata da una sorta di paura di fondo, da una paura però che non era stata così forte da prendere il sopravvento sull’eccitazione e da impedire un primo contatto tramite mail.
Decisi di non perdere questa occasione e risposi. Nella mia mail di risposta ribadii chiaramente che dovevo essere io a stabilire le regole del gioco, che la persona si sarebbe dovuta presentare perché volevo sapere con chi stavo parlando, ma soprattutto feci capire che non c’era niente da temere. Rassicurai insomma che chi si affidava nelle mie mani non andava incontro ad un maniaco sessuale, e soprattutto che avremmo stabilito insieme, la prima volta, i limiti oltre i quali non spingerci.

La risposta arrivò immediata. E mi piacque molto.
Appresi che si trattava di una studentessa ‘intorno ai 25 anni’ di nome Ale (senza specificare di quale nome fosse il diminuitivo), originaria di qualche paese della Sicilia e che si trovava a Catania per studiare. Mi disse che l’annuncio l’aveva colpita, che aveva una parte di se che aveva sempre represso ma che ora con l’età voleva affrontare, e che non era stata in grado di farlo fino ad ora per paura dei giudizi. Per questo preferiva affrontare l’argomento con uno sconosciuto. Mi disse che non era ancora pronta a fidarsi al cento per cento ma che aveva apprezzato il mio linguaggio e la mia mail di risposta.
Mi diede informazioni molto scarse su di sè, in fondo, ma mi sembrò una persona intelligente, e del resto era giusto non affidarsi subito e totalmente nelle mani di uno sconosciuto.

Da quel giorno scambiammo qualche mail parlando di questa passione comune per la sottomissione (attiva nel mio caso passiva nel suo) e di quanto fosse difficile parlarne apertamente. Lei sondava il terreno e decisi di lasciarglielo fare. Fin quando non volle entrare nello specifico chiedendomi cosa avrei voluto fare con lei.

A quel punto la misi di fronte ad un bivio. Se voleva continuare questo rapporto e scoprire cosa avremmo fatto, ci saremmo dovuti vedere di presenza e lei avrebbe dovuto superare un test umiliante. Ci furono alcuni giorni di silenzio e pensai di averla persa.

Poi mi arrivò una mail lapidaria quanto significativa: ‘cosa devo fare?’
Altrettanto lapidario e significativo fui io: ‘fatti trovare al centro commerciale katanè sabato prossimo, alle 15.00 in punto, di fronte alla gioielleria del primo piano. Vesti come vuoi ma metti una gonna, e se vuoi indossare le calze devono essere autoreggenti. Attacca un fazzoletto viola o una bandana viola alla borsa, ti riconoscerò da quella. Mi avvicinerò a te chiedendoti ‘come mai quel fazzoletto viola?’. Tu mi dovrai rispondere solo ‘perché vorrei essere la tua troia e voglio scoprire se ne sono all’altezza’. Il resto lo scoprirai sabato.

Sabato alle 14.00 mi aggiravo per il centro commerciale.
Sabato alle 14.00 mi aggiravo per il centro commerciale.

Mi sentivo stranamente rilassato. Passavo fra le vetrine dei negozi come se fossi li come un normalissimo cliente che doveva fare acquisti. In realtà il mio sguardo non si posava mai sugli articoli, ma sulle persone. Sulle donne specialmente. Le osservavo nella loro normale quotidianità, intente nello shopping, ma nel frattempo mi chiedevo quante di loro in realtà nascondessero qualcosa’ a livello sessuale intendo. Quante avessero desideri repressi, quante invece avessero già ceduto alle loro voglie strane, quante si fossero fatte filmare durante un pompino.. quante avessero fatto sesso con più uomini contemporaneamente. Negli anni avevo imparato che più una persona appare normale, più nasconde tratti inaspettati.
Non cercavo con lo sguardo, girandomi intorno, la mia futura sottomessa. Non mi sentivo morboso e ansioso. Vivevo tutto quello che stava succedendo in modo naturale. Sapevo già quello che avrei dovuto fare, mi sarei ispirato a un racconto di Xilia82.

Alle 14.50 mi diressi alla gioielleria del nostro appuntamento, sistemandomi in una posizione che mi permetteva di guardare in quella direzione senza essere visto. Qualche minuto prima delle 15.00 arrivò la ragazza. Si guardò un po’ intorno con aria interrogativa, capì che era inutile cercarmi con lo sguardo visto che non aveva alcun riferimento per identificarmi, e alla fine si piazzò davanti una vetrina, facendo palesemente finta di guardarla.

Devo dire che si rivelò una piacevole sorpresa, meglio del previsto. In viso era insignificante, carina ma insignificante. Ma il corpo meritava veramente attenzione. Era longilinea, aggraziata nei movimenti, con curve delicate nei punti giusti, e soprattutto stupendi capelli castani, lisci e lunghi.
Ovviamente a lei non avrei mai rivelato il mio piacevole stupore. Comunque dovetti ammettere che era stata puntuale e coraggiosa, aveva seguito tutte le mie indicazioni, e la bandana viola svettava nella sua borsa in modo inequivocabile.

Fu un attimo. Mi accostai a lei e nel modo più disinvolto del mondo le chiesi: ‘Come mai quel fazzoletto viola?’. Ebbe un’evidente esitazione, si colorò di rosso in modo talmente veloce che non potei che goderne violentemente. Sicuramente si era preparata psicologicamente a quella domanda ma la realtà dovette essere più difficile da affrontare per lei. Iniziò a balbettare qualcosa. Io la fissai negli occhi e le sorrisi senza malizia. Da quel momento in poi il nostro rapporto fu tutto in discesa.
‘Perché vorrei essere la tua troia e voglio scoprire se ne sono all’altezza’ riuscì a dire superando l’esitazione.

Quella non doveva essere la giornata delle presentazioni fra noi. Quella era la giornata del test. Senza dire una parola le porsi la mano, lei me l’afferrò determinata e insieme ci avviammo.

Entrammo nel supermercato del centro commerciale. Io non parlavo, lei non chiedeva, e questo mi piaceva molto. Mi diressi verso la zona della parafarmacia, fermandomi davanti l’espositore dei preservativi. Afferrai quelli più economici, dal prezzo sospettosamente basso e glieli misi in mano. Lei li prese. Le indicai sull’espositore tre diversi tipi di lubrificante: ‘Scegli’. Lei ne prese uno dalla confezione rossa.
Un minuto dopo eravamo al reparto ortofrutta.
‘Aspettami qui’. La lasciai e mi diressi verso i banchi. Tornai subito portando nelle mani una zucchina, un cetriolo e una banana.
‘Scegli’. La ragazza non era stupida e lo sapeva che non avrebbe dovuto mangiare la sua scelta. Prese la zucchina, era la più piccola fra le scelte.

Ci avvicinammo alle casse. Scartai quelle automatiche e mi diressi verso una dietro la quale, stranamente, lavorava un uomo.
‘Adesso ti metti in fila e nel frattempo io esco e ti aspetto dall’altro lato. Voglio guardarmi bene la scena. Arrivato il tuo turno poserai i preservativi, il lubrificante e la zucchina sul tappetino della cassa, nell’ordine in cui ti ho detto io, e ben distanziati l’uno dall’altro. Poi paghi e mi raggiungi.’

Un minuto dopo ero all’esterno del supermercato, davanti alla cassa in cui la ragazza faceva la fila ed ero pronto a godermi la scena. La mia sottomessa non era a suo agio, si vedeva da come muoveva le mani sulla borsa e sui capelli, da come si guardava intorno, da come evitava di incrociare gli sguardi. Il momento più imbarazzante per lei, e quindi di maggior goduria per me, fu quando arrivò il suo turno e posizionò la merce sul tappetino della cassa. Rispettò alla lettera le mie indicazioni. Mentre cominciava visibilmente a diventare rossa in faccia, continuando a tenere lo sguardo basso, il tappetino continuava a scorrere fin quando il primo articolo non fu nelle mani dell’uomo alla cassa. L’uomo passò i preservativi senza neanche farci caso, con un gesto meccanico ripetuto chissà quante volte quel sabato. Passò il lubrificante allo stesso modo’ ma afferrata la zucchina, e resosi conto che la spesa era finita, ebbe un moto di stupore. Solo allora alzò gli occhi e incrociò il viso infuocato della ragazza. Figuriamoci’ in un noioso ed alienante pomeriggio dietro la cassa del supermercato di un affollato centro commerciale, aveva incrociato una ragazza dal fisico invidiabile che con tutta evidenza, e senza neanche nasconderlo, da lì a poco avrebbe dato sfogo ai suoi pruriti sessuali con una zucchina. Gli si stampò un viscido sorriso sul volto e chiese alla ragazza, con evidente doppio senso : ‘signorina, ha bisogno d’altro?’. La ragazza, ormai un fuoco in viso, fece di no con la testa e mantenendo lo sguardo basso pagò e si affrettò ad uscire. Il viscido la seguì con lo sguardo.

Mi raggiunse e le sorrisi di nuovo. Era evidente che aspettava da me un commento, un giudizio o un gesto di approvazione. La mia domanda invece la spiazzò.
‘che telefonino hai?’

Stava per dirmi qualcosa ma aveva capito che quello non era il girono adatto a fare domande. Anche in questo caso si era rivelata molto intelligente e si limitò a tirar fuori dalla borsa uno smartphone touchscreen. ‘Bene’ fu il mio commento.

La presi di nuovo per mano e ci avviammo verso un grosso negozio di abbigliamento, di quelli in cui i commessi non ti filano di striscio e non ti disturbano perché sono troppo impegnati a rimettere in ordine il casino che combinano i clienti.
Davanti ad un tavolo espositore di magliette femminili, vicino ai camerini in un angolo del negozio quasi deserto mi rivolsi a lei perentorio: ‘togliti le mutandine’. Solito silenzio da parte sua, si avviò verso il camerino. Non le diedi il tempo di fare un passo: ‘No, le devi togliere qui!’
Stavolta la sua sorpresa fu più forte e non riuscì a lasciarsi scappare un: ‘Qui adesso?’
‘Qui’ le risposi come se fosse la cosa più normale del mondo sfilarsi le mutandine nel bel mezzo di un negozio di un centro commerciale.
Un rapido sguardo a destra e a sinistra, l’attesa del momento giusto in cui nessuno stava guardando verso di lei, e con un gesto più veloce di quanto mi aspettassi mise una mano sotto la gonna, tirò giù gli slip, li tolse e me li porse. Era brava, non c’era nulla da dire.
Presi in mano gli slip e li aprii, senza curarmi di chi poteva vedere. Erano minuscoli, un perizomino microscopico nero. Passai la mano sulla parte poggiata alla fica: non si può dire che fosse bagnata, ma umida si e la cosa mi piacque. Ne annusai l’odore e anche quello mi piacque. Li misi in tasca.

‘Adesso ascolta. Entri nel camerino, ti spogli completamente tranne le calze autoreggenti, metti il telefonino in modalità video e ti riprendi mentre ti masturbi con la zucchina. Puoi usare lubrificante e preservativo. La zucchina la infili nella fica e non la tocchi più, non la devi muovere e devi riuscire a tenerla dentro. Ti devi masturbare il clitoride col dito medio mentre col resto della mano ti tieni aperta la fica. Quando senti che stai per venire ti fermi. Non voglio che raggiungi l’orgasmo. Riprendi tutto e fai in modo che il video venga bene. Quando stai per godere ti fermi, ti rivesti e torni da me. Tutto chiaro?’

‘Si’

Le vidi tirare la tendina del camerino dopo esservi entrata. Le vidi togliere le scarpe e sfilare la gonna. Poi non vidi più nulla ma sapere quello che stava succedendo al di là di quella tendina, nel bel mezzo di un centro commerciale preso d’assalto dalla folla del sabato pomeriggio, era già una profonda goduria.
Aspettai sereno girovagando per il negozio. Ogni tanto qualcuno si avvicinava al camerino ma notando che era occupato si dirigeva verso quelli affianco. Una decina di minuti dopo la vidi uscire.
Che visione. Era paonazza, quasi sudata. Il suo respiro era grosso, la camminata non era disinvolta e leggera come prima. Una commessa dovette intuire qualcosa perché le lanciò uno sguardo inquisitore ed andò a controllare il camerino.
Dentro la borsa aveva la zucchina con ancora addosso il preservativo. La confezione del lubrificante era intatta, non l’aveva usato. Mi diede in mano il telefonino.

‘Molto bene’

Il suo respiro era ancora grosso, il suo viso accaldato. Le presi di nuovo la mano, uscimmo dal centro commerciale e andammo al parcheggio. No, decisamente non camminava in modo naturale. Qualche ragazzo se ne era accorto.
All’uscita dal centro commerciale il mio orologio segnava le 16.20. Per me il tempo era volato eppure era passata più di un ora da quel primo ‘vorrei essere la tua troia’. Ci avviammo verso la mia macchina, la tenevo sempre per mano e lei mi seguiva senza protestare, ma con un evidente dubbio negli occhi su cosa sarebbe successo nell’immediato futuro.

‘Sei venuta in macchina o con un mezzo tuo?’
‘No, ho preso l’autobus’ fu la sua risposta. Il suo viso era sempre più interrogativo, ma non aveva il coraggio di parlare
‘Benissimo’

Salimmo sulla mia macchina, lei seduta dal lato passeggero non aveva il coraggio di guardarmi in faccia e fissava fuori, verso il nulla.
‘Dammi il tuo telefonino’
Il telefonino fu nella mia mano in un secondo. Avviai il video.

Raramente ho visto qualcosa di ugualmente eccitante sui vari siti ove i mariti cornuti e contenti postano i video delle mogli felicemente zoccole. La qualità era ovviamente scarsa, la ripresa mossa, l’inquadratura non era delle migliori e la luce pessima’ tuttavia quello che al video mancava in termini di tecnica veniva ampiamente recuperato in termini di emozione. Perché si trattava di una ripresa vera, e realmente mostrava l’impaccio di una ragazza costretta a masturbarsi il clitoride con una zucchina infilata nella fica all’interno di un camerino di un centro commerciale in un sabato pomeriggio. Con una piccolissima tendina che la separava dal resto della folla, inconsapevole e concentrata sugli acquisti certo, ma pur sempre presente. E quel video inquadrava l’indice e l’anulare che tenevano aperte le labbra di una bellissima fica violata da una zucchina in parte visibile, mentre il dito medio scivolava e risaliva su un clitoride paonazzo e duro. Una masturbazione che dava visibilmente i suoi effetti, a giudicare dal tremolio delle gambe. Una masturbazione che aveva portato la mia sottomessa al confine con l’orgasmo, e alla bruttissima imposizione di fermarsi a ridosso del culmine del piacere.
Il video era eccellente. Le restituii il telefono senza commentarlo, non era il caso di farle i complimenti, anche se meritati.

‘Avresti voluto completare? Avresti voluto venire e godere?’
‘Si’, rispose continuando a guardare dritto fuori il parabrezza.

Misi in moto. Per un attimo parve svegliarsi e mi guardò con aria interrogativa
‘Non ti preoccupare. Però non abbiamo finito’
Si rassegnò e si rilassò, o almeno le sue spalle parvero comunicarmi questo.

Durante il tragitto la vidi più volte guardare le mie mani sul volante e sul cambio. Sapeva che se il test si fosse concluso bene quelle mani se le sarebbe ritrovate molto spesso addosso, in modo più o meno violento. Per la maggior parte del tempo guardava comunque fuori, cercando di intuire dove fossimo diretti.
Era sabato pomeriggio e c’era un casino infernale. Ma non ero stressato e neanche infastidito. Sulla circonvallazione di Catania, direzione mare, rimasi imbottigliato per diversi minuti. A fianco della mia macchina, a destra, c’era la vettura di un signore di mezza età, su una monovolume, dall’aria stanca e annoiata. Non avevo previsto, effettivamente, questa situazione, ma tanto valeva sfruttare l’occasione.

‘Ridammi il telefono’
Me lo porse, avviai il video e glielo rimisi in mano.
‘Poggia il telefono sul vetro del tuo finestrino, con la parte video rivolta verso fuori naturalmente’
La ragazza mi guardò con aria quasi supplichevole, rossa in viso. Le risposi con lo sguardo, quello era un test ed andava fatto.
E così in un sabato pomeriggio, un fortunato catanese, imbottigliato sulla circonvallazione, poteva godersi gratuitamente e dalla sua macchina lo spettacolo di una zucchina infilata in una fica e di un clitoride masturbato per dei lunghissimi minuti. Reagì con stupore, ovviamente, all’inizio, ma poi gli piacque, eccome se gli piacque. Chissà che fantasie si era messo in testa, ma era destinato a masturbarsi rientrato a casa o al massimo a farsi fare un servizietto dalla moglie, perché la mia fila ad un certo punto avanzò e lo perdemmo di vista.

Anche il respiro della ragazza trasmetteva imbarazzo adesso. Io quando la guardavo non potevo che sorriderle, ma senza cattiveria.
‘Puoi posare il telefono adesso’

Tra Acitrezza ed Acireale fermai la macchina in un parcheggio appartato e non illuminato, frequentato dalle coppie. Mancava poco alle 18.00, era già buio pesto. Il posteggio era grande, le macchine si contavano sulle dita di una mano ed erano tutte distanti tra loro. Regnava un silenzio irreale, soprattutto se paragonato al traffico della strada principale. Posteggiai piazzandomi di fronte ad un muro.

La ragazza continuava a non guardarmi. Questa sua incapacità di guardarmi mi eccitava da morire.
‘Spogliati. Completamente’
Nessuna replica, si sganciò la cintura di sicurezza e cominciò, io mi sistemai più comodo sul mio sedile per godermi lo spettacolo. I movimenti erano lenti ed insicuri, eppure non esitò di fronte ad alcun indumento ed in breve fu completamente nuda, sul sedile della mia macchina.

Stavolta mi guardò, interrogativa. Voleva cogliere dal mio sguardo il mio giudizio sul suo corpo. Ed il mio giudizio non poteva che essere ampiamente positivo. Quello che avevo notato dal suo corpo vestito, era stato ampiamente confermato dal suo corpo nudo. Era magra ma in salute, ben proporzionata, con una pelle chiarissima e giovane. Il seno nudo era più grande di quanto mi aspettassi e soprattutto aveva la meravigliosa caratteristica di essere sodo, giovane e tirato su. I capezzoli erano piccoli e delicati, i peli pubici ben curati e morbidi, dello stesso colore dei capelli che le scendevano sulle spalle. Una visione.

Perso in questi pensieri probabilmente tradii la mia approvazione, la ragazza si prese di coraggio e disse: ‘Devo abbassare il sedile?’
Rientrai in me: ‘Assolutamente no’
‘Ok’ era delusa dalla risposta, ma non perché voleva essere scopata. Era delusa perché ancora una volta non sapeva cosa sarebbe successo.
Posi rimedio a questa sua curiosità: ‘Prendi di nuovo la zucchina e indossa le scarpe’.
Mi diede la zucchina e si mise le scarpe.
‘Scendi dalla macchina’ le dissi deciso mettendole la zucchina sul palmo della mano e chiudendole le dita in un pugno.
‘Ma”
‘Senza ma, scendi dalla macchina e gira dal mio lato, vicino al mio finestrino’
Fece un respiro di incoraggiamento e aprì la portiera. Passando davanti alla macchina camminava coprendosi con le mani il seno ed il pube, se non fosse stata una situazione così eccitante sarebbe risultata ridicola nei movimenti. Arrivò affianco al mio finestrino ed io mi affacciai.
‘Adesso, rivolta verso di me, poggia il tuo piede sinistro sulla ruota e allarga le gambe’
La ragazza si guardò intorno, le macchine erano poche ed il buio troppo intenso per essere vista. Si prese di coraggio. Aprì le cosce meravigliose e poggiò il piede sulla ruota. Il gelo dovette penetrarle la fica perché solo allora si accorse che stava tremando dal freddo. Ma sarebbe durato poco il freddo. Ricominciai a darle istruzioni.
‘Infilati dentro la zucchina, masturbati esattamente come hai fatto nel centro commerciale. Stavolta completiamo quello che avevi iniziato lì, quando senti che stai per venire non ti fermare, aumenta il ritmo ma dimmelo’
La zucchina scomparve dentro lei, il suo dito cominciò sfregare il suo clitoride.
Il freddo scomparve, il sangue comincio a circolare. Il suo bacino dondolava, il suo culo nudo apriva e chiudeva l’ano. La paura era scomparsa ed al suo posto era arrivata l’eccitazione. L’eccitazione che le ingrossava il clitoride, che le faceva piegare la testa indietro e guardare il cielo stellato, che le faceva strizzare da sola i capezzoli duri come pietre senza neanche rendersene conto, che le faceva muovere le gambe per sentire più forte la zucchina sfregare le pareti della sua vagina. L’eccitazione che la faceva sentire troia, troia e sottomessa, una troia che si stava masturbando davanti ad uno sconosciuto, in un parcheggio pubblico, all’aria aperta e con la fica riempita da un ortaggio. L’eccitazione che la faceva sentire grata di essersi lasciata andare, di essersi mostrata per la porca che realmente dentro sé era. L’eccitazione che iniziava a farle ingrossare il respiro e a farla mugolare di piacere fino a farle dire lasciva e spudorata, ma con la voce decisa, ‘Sto per venire”

Non so ben dire quanto tempo fosse passato dall’inizio della masturbazione a quando mi avvertì che stava per venire, ma poco importava, ero in estati anche io. Più lei sentiva di sentirsi troia, più io sentivo quanto fosse troia. Ma quando mi disse ‘Sto per venire” scattai in piedi uscendo dalla macchina, accesi la torcia che tenevo già in mano senza che lei se ne fosse accorta, una torcia dalla luce potente, la accesi e gliela sparai addosso, senza pietà.

In un nanosecondo dovette rendersi conto di ciò che realmente stava succedendo. Quell’aria quasi di magia che si era creata attorno a lei grazie all’oscurità, e che le aveva permesso di lasciarsi andare ai suoi istinti più profondi, perdette improvvisamente forza e fu soppiantata dalla spietata realtà. La luce forte, sparatale in faccia, negli occhi e sul suo corpo, dalla torcia elettrica, la riportò alla realtà, la riportò a rendersi conto che non c’era nulla di magico a masturbarsi il clitoride con una zucchina infilata nella fica all’interno di uno squallido parcheggio. La riportò alla verità che solo una puttana convinta avrebbe potuto fare una cosa del genere e che quindi lei, senza dubbio, era una puttana convinta nel profondo. Lei era una puttana sottomessa. E adesso aveva anche paura perché tutti la potevano vedere alla luce.

Tutti questi pensieri e paure le bloccarono per un secondo l’eccitazione proprio al culmine, sul più bello, e la sua mano stava per fermarsi quando le urlai in faccia da dietro la torcia, deciso e senza ritegno: ‘Non ti fermare cazzo! Devi venire, devi godere da troia quale sei!’
Riprese a muovere la mano. Io continuavo ad urlare.
‘Perché tu sei una puttana e ti piace stare a masturbarti in un parcheggio con una zucchina dentro la fica, vero?!’
‘Si’
‘E allora non ti fermare, continua a fare la troia come hai fatto finora!’
‘Sii..’ i suoi monosillabi cominciavano ad essere strascinati, l’eccitazione saliva di nuovo alle stelle ed era al culmine dell’orgasmo
‘Fammelo sentire quanto sei puttana!’
‘ah” iniziava a gridare anche lei
‘Fammi sentire il tuo orgasmo che sale!!’
‘Si sta salendo..!’. Inaspettatamente aveva anche iniziato a stantuffarsi la fica con la zucchina.
‘Troia nel profondo!’
‘Ci sono.. ci sono.. ahhh!!’ ed un urlo liberatorio completò di rompere la quiete di quel parcheggio isolato e buio.

Tremava. Tremava dall’eccitazione. La testa le girava e dovetti correre a sostenerla quando la vidi barcollare. La zucchina le si sfilò come un proiettile schiantandosi a terra. Tremava e non riusciva a credere come avesse potuto avere un orgasmo così forte. Tremava di paura, per aver scoperto qualcosa di sconvolgente e tremava anche per il freddo.

‘Raccogli la zucchina e sali in macchina’
Obbedì senza esitazione.
In macchina il suo sguardo era perso nel vuoto e gli occhi erano lucidi. Tremava ancora e mi guardava interrogativa, come a volermi chiedere cosa fosse successo. Era bagnata da morire, me ne accorsi dal riflesso del liquido che era colato lungo il suo interno coscia. Ne raccolsi un po’ con i polpastrelli dell’indice e del medio della mia mano, me li portai al naso mentre li sfregavo col pollice per odorarne l’essenza. Il suo profumo era paradisiaco, poi portai le dita alla sua bocca per farmele succhiare. A quel nettare la ragazza si riprese. Piano piano il suo respiro tornò normale, ma i suoi pensieri affollavano ancora violentemente la sua testa. Ebbe però la forza di chiedere:
‘Com’è andata?’
Voleva sapere se aveva superato il test. Cazzo si che l’aveva superato, a pieni voti e con lode.
‘La parte difficile del test è conclusa, ma non abbiamo ancora finito’
Uno sguardo tra l’interrogativo ed il preoccupato le si stampò sul viso ancora sconvolto. Cos’altro avrebbe potuto fare dopo quello che aveva già fatto? Non le diedi il tempo di replicare, avviai il motore e partii.

Lei rinunciò a chiedere. Ancora sconvolta cominciò a rivestirsi mentre io uscivo da parcheggio.
‘Chi ti ha detto che puoi rivestirti?’
Sapeva di essere stata brava fino a quel momento, non valeva la pena rovinare tutto. Rimase nuda per tutto il tragitto. Non era a suo agio e si vedeva, il pudore, adesso che l’orgasmo era passato, si era fatto nuovamente vivo in lei. Le chiesi dove abitasse, me lo spiegò e intorno alle 20.00 eravamo sotto casa sua, in una zona centrale e ben frequentata di Catania. Accostai, con lei sempre nuda, dallo sguardo si capiva che sperava che nessun passante guardasse dentro la macchina.

Parlai io per primo.
‘Per oggi abbiamo finito. Adesso torni a casa, cucini la zucchina che ti sei infilata dentro e la mangi per cena. Fai delle foto per dimostrare che l’hai cucinata e mangiata e me le mandi via mail. Quando mi arrivano le foto ti rispondo e ti faccio sapere l’esito del test’
‘Ok’ rispose quasi soddisfatta
‘Puoi andare’
‘Posso rivestirmi?’ mi chiese retoricamente dando per scontato una risposta affermativa
‘Ovviamente no’
Fece uno sguardo affranto e guardò fuori. Non c’era tanta confusione ma sapeva che qualcuno l’avrebbe comunque vista. Aspettò il momento più opportuno per sgattaiolare fuori dalla macchina ed infilarsi nel portone. Preparò le chiavi. Glielo lasciai fare, tanto sapevo che per la fretta e l’emozione non sarebbe riuscita ad aprire subito il portone. E così infatti avvenne. Fu bellissimo vederla correre agitata fuori dalla macchina, osservarla completamente nuda e con indosso solo le scarpe mentre provava ad infilare la chiave nel portone, tenendo in mano i suoi vestiti e la borsa. Furono dei secondi che sia per me che per lei durarono anni. Poi sparì ed io tornai a casa.

A casa, soddisfatto della giornata, tirai fuori dalla tasca le sue mutandine profumate di fica e le gettai sul letto, poi andai a fare una doccia calda. Dopo un oretta mi arrivarono le foto della cena con la zucchina al forno. Il testo della mail recitava: vorrei essere la tua troia
Era stata veramente brava. Le risposi: sei la mia troia. mi faccio sentire io
La sua ultima replica fu: grazie di tutto

Che ragazza dolce..

Per commenti lamusanera@virgilio.it

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