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Racconti di Dominazione

Le avventure di Rubia: Fuga dal bordello di Chataia

By 7 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Jon Rod Letters


jonletters360@gmail.com

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Rubia

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Prefazione

^_^

Dedico il racconto, e tutti i successivi riguardanti la saga di Rubia, a Giulia. Un ottima scrittrice e soprattutto amica. A lei in modo particolare e personale, ma già che ci sono estendo la dedica a tutte le donne che amano la perversione. ( E non aspettatevi roba simile ai precedenti racconti. Questa volta mi sono impegnato e visto che scrivo da soli cinque mesi pensò di essermela cavata abbastanza bene )

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I personaggi

Rubia: Giovane mezzelfa. In passato libera, ora tenuta prigioniera e fatta diventare prostituta all’interno del bordello di Chataia.

Chataia: Della città libera di Maos. Il corpo snello, gli occhi dolci, le labbra carnose e una bellezza senza pari non vanno sottovalutati. Chataia infatti, come tutti i Maosiani è esperta nelle due arti di Maos famose in tutto il regno di Re Calio: L’avvelenamento e lo strangolamento.

Salina: La Valide del bordello di Chataia. Colei che si occupa delle punizioni più dure. In segreto capo degli usignoli neri, spie personali di Chataia.

Lanna: Figlia della Valide e prima prostituta del bordello di Chataia. Nutre un immensa gelosia per la bellezza non-umana di Rubia. In passato ragazze come Rubia, ovvero esseri esotici e rari, sono stati trovati morti nelle proprie stanze. Le ragazze del bordello sospettano di questo principalmente la Valide e la figlia.

Il Magistero: Governatore Unico della città libera di Myr. Dall’indole incerta, sospettato dagli usignoli neri perché convinti del fatto che lui sia il Folle.

Il Folle: Per le sue azioni atte a destabilizzare l’equilibrio del Regno, viene anche chiamato:

dal popolo, ‘Il Liberatore’;
dal Magisterio, ‘Fuorilegge’;
dalle puttane, ‘Il mio Principe’;
da Chataia, ‘ Il miserabile’;
dagli usignoli neri… ‘Un morto che cammina.’

La banda dei Cinque: Mercenari al servizio del miglior offerente. Ora liberi e in cerca di un datore di lavoro per le strade di Myr.

Sauron: Capo della banda dei cinque. definito anche ‘L’occhio della morte.’

Gwin e Gwal: Gemelli provenienti dai popoli delle Roccia, dall’incredibile forza a discapito dell’inesistente intelletto.

Auron: Colui che esegue gli interrogatori all’interno della banda dei Cinque. Conosciuto anche con l’appellativo de ‘Il velo bianco.’

Eria: Unica donna, nonché ultima arrivata nella banda dei Cinque. Detta ‘La cacciatrice di Giganti’, da quando con un solo pugno riuscì a stendere Gwal, colpevole secondo lei di averla palpeggiata troppo duramente durante una fiera.

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Prima Storia

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Fuga dal bordello di Chataia

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‘Muoviti Principessa!’ La voce tonante e dura di Salina, la Valide del bordello, ruppe il silenzio nella piccola stanza. ‘Il Sacro Magistero ha espresso un desiderio particolare oggi, un qualcosa di… esotico.’ La giovane donna annuì alla Valide, togliendosi di dosso la moltitudine di coperte e scattando prontamente in piedi. ‘E vedi di non fare la furba signorina!’ Disse la Valide afferrando per il piccolo collo la giovane donna. ‘Per questo incontro avrai accesso alla stanza della mia Lanna e guai a te se un qualsiasi oggetto, profumo o tessuto dovesse sparire! Sarai ritenuta responsabile di ogni incoveniente lurida sgualdrina!’ Urlò la donna in faccia alla mezzelfa prima di scaraventarla per terra e uscire dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle. Rubia si rialzò, ansimante. Il tono burbero e sgradevole della Valide era sempre dovuto ad un unico e solo motivo: La gelosia. La Valide probabilmente non si era capacitata della scelta esotica del Magistero e, non potendo attaccare direttamente una persona così influente, se l’era presa con lei, Rubia. Senza perdere altro tempo la mezzelfa si sedette al tavolino della toeletta, posto alla sinistra del letto, osservando le varie pitture per il viso e le molte imitazioni dei gioielli disponibili. Quando la Valide entrò per la seconda volta nella stanza la mezzelfa era già pronta e per un attimo, un solo e brevissimo attimo Rubia fu certa di vedere un luccichio di invidia negli occhi della donna alla vista della sua incredibile bellezza che, truccata e vestita con sete e gioielli, era ora al massimo della sua magnificenza. ‘Muoviti …Mostro!’ Disse infine la Valide, sputando le parole come fossero veleno. ‘Il Magistero ti sta aspettando.’

La stanza del piacere di Lanna era diversa dalle altre stanze appartenenti alle prostitute del bordello di Chataia. Era grande il doppio di una stanza normale, i gioielli erano veri, collane di giada, d’ambra, di vetro, quello viola e trasparente introvabile oramai in tutto il regno di Re Calio. Gli anelli erano stati fatti realizzare con l’unico oro puro, disponibile solamente all’interno delle caverne di Larcinia, e orecchini d’argento, di tutte le forme e dimensioni, zaffiri, rubini, smeraldi, ogni pietra preziosa, qualsiasi tipo di metallo nobile era presente sul tavolo da toeletta di Lanna. Anche i vestiti, dai semplici scialli alle tuniche da cerimonia erano realizzati con i materiali ed i tessuti più nobili. Dalla seta d’avorio dell’isola di Gralia, al cotone di pietra proveniente dai popoli della roccia; persino le pantofole della figlia della Valide erano state realizzate con migliaia, milioni di fili dorati provenienti dal Nord, dal popolo delle mille Api. La stanza di Lanna inoltre, era anche l’unica ad avere un’enorme finestra che si affacciava sul Mare Libero, divisa al centro da una gigantesca colonna d’oro. Proprio su questa colonna poggiava ora la mano liscia e delicata del Magistero, avvolta e soffocata da una miriade di pizzi e pizzetti di seta bianca, l’ultima moda strampalata dei salotti borghesi della città. L’uomo non si accorse perciò di Rubia, entrata da una porta segreta. La giovane poté quindi osservare attentamente il nuovo cliente, constatando che non aveva nulla di speciale per essere un Magistero se non che un po’ di pancetta in evidenza e la sommità della testa pelata. Alla fine per lei, una mezzelfa del popolo al di là del Mare, Magistero o meno non faceva alcuna differenza. Gli umani erano solamente degli esseri inferiori paragonati al suo nobile, fiero, intelligente e bellissimo popolo.

‘Buon dì… mio Signore.’ Mormorò Rubia con voce calda, sensuale, infantile osservando le spalle dell’uomo. Il Magistero sobbalzò, e girandosi rimase ha bocca aperta come un pesce-vetro di Tirish.
‘…Buon dì a… Lei è…’ Mormorò con voce tremante dall’emozione il Magistero.
‘Lei è… Bellissima mia Signora.’ Riuscì infine a dire.
‘Desidera che gli versi un bicchiere di vino… Mio Signore.’ Riprese a dire la giovane mezzelfa.
Schiarendosi la voce l’uomo annuì. Rubia si mosse a passi veloci, ma al contempo leggiadri e sensuali nella camminata tipica del suo popolo. Tutti, compreso il Magistero, sanno che i mezzelfi sono in grado di trasformare una semplice camminata in una danza, un rituale dolce, quasi erotico, degno del più grande tributo per la Dea Freya. Dopo che Rubia ebbe versato il vino nella coppa d’argento, con sorpresa del Magistero ne ingollò un piccolo sorso dallo stesso bicchiere e lentamente, ancheggiando e guardandolo negli occhi avanzò verso di lui, porgendogli la coppa. ‘Gra… Grazie mia Signora…’ Disse l’uomo prendendo la coppa dalla mano piccola delle Mezzelfa, le dita sottili e affusolate del colore del bronzo. Un attimo prima che il Magistero potesse sfiorare con le labbra il calice però, Rubia gli poggiò il dito indice sulle labbra, fermandolo. Alzandosi sulle punte dei piedi unì le proprie labbra a quelle dell’uomo versandogli il sorso di vino bevuto in precedenza direttamente in bocca, intrecciando poi la propria lingua con quella dell’uomo. ‘Le piace il vino di Maos? Mio Padrone?’
La bellezza di Rubia, unita alla voce calda e sensuale, e in più quest’ultimo gesto compiuto dalla mezzelfa fu troppo per l’uomo che rosso in volto, con le mani tremanti lasciò cadere sonoramente la coppa al suolo sputando il sorso di vino in faccia alla mezzelfa.
‘Oh… Oh… Mi scusi non volevo, non volevo essere maleducato!’ Disse il Magistero proferendosi in ulteriori scuse rivolte alla mezzelfa. ‘é che… Che… O per il temibile Graos! La sua bellezza è paragonabile solamente alla divina Freya… Ma che dico? Lei è superiore a un paio di statue in pietra e vetrantico! Lei è… é Bellissima…’ Terminò il Magistero. Rubia alzò lo sguardo, regalando al Magistero la bellissima vista dei suoi occhi violetti, sbattendo poi le folte ciglia nere. Osservando il Magistero si passò la lingua sulle labbra, umettandole e mordendosi il labbro inferiore. ‘Non deve affatto scusarsi mio Signore.’ Disse, con voce sommessa. ‘Ricevere la sua saliva, un suo sputo… Sul viso è per me un onore se questo la rendo felice. Ed ora mi segua…’ Continuò prendendo per mano il Magistero. ‘Abbiamo già parlato abbastanza.’

Il Magistero era un uomo di mezza età, dal naso grosso e un leggero accenno di doppio mento. I folti baffi e i pochi capelli rimasti erano grigi, così come gli occhi. Dopo che si fu finalmente tolto tutti gli indumenti, la mezzelfa notò anche una folta peluria, eccessiva per i suoi gusti, presente sul petto e nella zona inguinale. Lì però i peli non erano grigi, ma marrone chiaro. La mezzelfa odiava gli umani anche per questo. I suoi amanti al di là del Mare Libero erano completamente glabri sul petto e nella zona inguinale, mentre questi esseri rozzi, dall’odore troppo forte per il suo piccolo e delicato nasino, le suscitavano solamente un autentico e sano ribrezzo. Ora però era prigioniera, e non poteva decidere liberamente per sé. Molto lentamente iniziò a spogliarsi per il piacere dell’ennesimo cliente. Quest’ultimo era completamente assorto alla vista delle grazie della mezzelfa che seta dopo seta, andavano scoprendosi sempre di più.

Quando Rubia fu completamente nuda, il Magistero si fermò ad osservarla con gli occhi sgranati alla vista della sua immensa bellezza.

Rubia era un’esemplare giovane della sua specie, dalla carnagione bronzea, gli occhi viola e le labbra carnose. I folti capelli argentati le cadevano all’indietro fino a lambirgli il solco delle natiche, toniche e sode, ed il seno abbondante dai capezzoli duri e scuri rimaneva stretto in una quarta misura.
‘O per Frigg! Odino e il loro povero figlioletto Balder! Lei è… Veramente… Se non fosse per le orecchie ha punta sarebbe…’
Rubia, stufa e nauseata nel sentire l’ennesimo versamento di lodi nei suoi confronti si abbassò, chinandosi e poggiando le mani sul pavimento in marmo, muovendosi poi a quattro zampe fino al cospetto del Magistero.
‘Si sieda mio Signore…’ Il Magistero cadde come una foglia morta sul bordo del letto.

La mezzelfa si mise quindi in ginocchio, poggiando le mani sulle ginocchia dell’uomo.
‘…Prenda un cuscino per la testa e si sdrai Magistero… Mi prenderò io cura di… Entrambi.’ Sussurrò con voce candida, prendendo al contempo in bocca entrambi i testicoli del Magistero duri come il marmo, succhiandoli e sciacquandoli con la propria saliva. Appena l’uomo si fu rilassato Rubia gli allargò ulteriormente le gambe, spingendo ulteriormente le proprie mani sulle ginocchia del Magistero. In questo modo le contrazioni dei testicoli e del cazzo sarebbero risultate molto più intense, e avrebbero fatto implorare alla voce dell’uomo di farlo venire. La mezzelfa infatti, odiando e disprezzando la razza umana, provava un sadico piacere nel sentirli supplicare e implorare quando non ne potevano più della sua lingua, più ruvida e scura di quella umana, sul cazzo.

Lentamente la mezzelfa tornò a concentrarsi sul proprio lavoro, dando dei piccoli bacetti alla base dell’asta fino ad arrivare alla cappella che succhiò e mordicchiò suscitando gemiti di piacere nella voce del Magistero.
Con rammarico si accorse che il pene del nuovo cliente non era un’esemplare di grandi dimensioni ma almeno constatò che la circonferenza risultava essere molto ampia, soprattutto a circa metà dell’asta e anche la cappella era molto grossa.
‘…Le piace Magistero? …Le piace la mia lingua?’ Disse Rubia facendo schioccare la lingua contro il palato, mordendo poi una palla dell’uomo. ‘Aaah… Si… Concentrati sulle palle, succhiale ancora…’ Ubbidiente la mezzelfa strusciò le labbra su tutto il cazzo, ritornando poi alle palle molto pelose del Magistero, che succhiò e sciacquò facendo roteare al contempo la lingua. ‘…Che buone palle che ha mio Signore… Mi sento realizzata solamente quando mi riempiono la bocca…’

Rubia tolse una mano dal ginocchio del Magistero. Con le palle che a turno passavano nella sua bocca, prese il cazzo in mano iniziando a segarlo impugnandolo fortemente alla base. Muoveva la mano avanti e indietro fino al limite e, ruotando il polso, scendeva nuovamente scappellandolo interamente.

‘A… Mia Signora la prego… Non… Non si fermi.’ Mugolò l’uomo quando Rubia fermò la mano alla base del cazzo, smettendo di segarlo. ‘…Vuole che continui mio Signore?’ Disse con voce calda, infantile, provocante osservando il volto contratto del Magistero. ‘Si… Si la prego. Continui…’ Rispose con voce flebile l’uomo. La mezzelfa però, divertita nel sentire le suppliche di un’importante carica politica, addirittura la più importante della città, dopo aver mosso la mano una sola volta la fermò nuovamente alla base, riprendendo poi a parlare. ‘E… Cosa vuole di preciso il mio Signore, unico e bellissimo Re?’
Sussurrò aprendo completamente la bocca e facendo uscire la lingua. ‘A… Si… Voglio… Voglio…’
‘Cosa mio Signore?’ Chiese la mezzelfa spalancando nuovamente la bocca. ‘…Voglio ehm… Vorrei… Riem… Riempirle la bocca del mio seme Signora la prego non… Non ce la faccio più a resistere ora… Mi svuoti le palle, completamente… Voglio venirle in bocca.’
Rubia sorrise. Raramente le erano capitati clienti con un’indole così remissiva come quella del Magistero.
‘Come desidera mio Signore… Mi sento realizzata solamente quando un bell’uomo come lei mi riempie la bocca di sborra…’ Sussurrò Rubia. ‘La mia bocca… Necessità costantemente della propria dose di sperma… Posso svuotarle le palle per nutrirmi del suo seme Magistero?’ Concluse la mezzelfa imprimendo alla voce un tono infantile. ‘Si… Voglio riempirti la bocca col mio seme… Ora.’ Rispose con voce roca l’uomo.

Rubia non ci impiegò molto ha svuotare le palle dell’umano nella sua bocca. Con movimenti esperti iniziò ha leccarle, succhiando e tirandole, mentre con la mano segava il cazzo velocemente, facendo gemere in un misto di dolore e piacere il Magistero. Appena sentì le prime contrazioni dei testicoli, si mise il cazzo davanti alla faccia, con il buco della cappella posizionato al centro della bocca.
‘Sborri mio Signore… La prego Magistero Sborri… Voglio riempirmi lo stomaco con il suo sperma…’
Mugolò Rubia continuando ha segare il cazzo velocemente. Nel sentire quelle parole il Magistero non riuscì a resistere un secondo di più, e lanciò un urlo quando la sborra iniziò ha salirgli dalle palle, per poi proseguire lungo l’asta ed infine, uscire dalla cappella per schizzare direttamente al centro della lingua di Rubia. Dopo il quarto copioso schizzò, Rubia inghiotti il delizioso sperma dell’uomo. Lo sperma umano infatti era l’unica cosa che apprezzava della razza umana. ‘…Che buono sperma possiede Magistero…’ Proseguì la mezzelfa leccandosi le mani e succhiandosi sonoramente le dita. Il Magistero, tirando un lungo respiro di sollievo si tirò infine ha sedere sul letto, puntandosi sui gomiti, osservando poi la mezzelfa. ‘é… Stata brav… A…’

Improvvisamente Rubia vide cadere all’indietro il Magistero. Il corpo fu scosso per un attimo dalle convulsioni, dopodiché l’uomo roteò gli occhi all’indietro e non si mosse più. Rubia, esperta guerriera del suo popolo non si lasciò prendere dal panico. Unì invece l’indice e il medio e con rammarico constatò che in effetti l’essere umano non dava segni di vita. Il Magistero, il Governatore unico della città libera di Myr era appena passato ha miglior vita, era morto. La mezzelfa non ebbe il tempo di riflettere che subito la porta segreta si aprì, e comparve la Valide.
‘Magistero assassinato in un bordello… Giovane mezzelfa si è data alla fuga…’ Cantilenò con voce calma e divertita la Valide, fermandosi davanti alla mezzelfa.
‘Che… Che significa? Si sbaglia Valide io…’
‘No mia cara… Nessuno sbaglio. Se ci tieni alla vita ti consiglierei di unire con dei nodi quelle lenzuola e calarti dalla finestra.’ Disse La Valide osservando con sguardo trionfante la giovane mezzelfa. E fu in quel momento che Rubia seppe di essere stata incastrata. Il Magistero non era deceduto di una morte naturale, come all’inizio aveva pensato, ma era stato avvelenato. ‘Come…’
‘Ma il vino naturalmente sciocca! é un vero peccato che invece di tenertelo in bocca, non l’hai deglutito… Forse a quest’ora avresti meno problemi… Guardie!’ Urlò poi la Valide.
‘Ti consiglio di darti alla macchia mostro… Fuggi, abbandona Myr… Più lontano andrai e maggiore sarà il divertimento per noi.’ Rubia, ascoltando le parole della Valide e annodando al contempo le lenzuola del letto, non riuscì ad evitare di chiedere il perché di tutto questo, perché non la consegnavano subito alla giustizia di Myr.
‘Ma cara… Giovane e piccolo Mostriciattolo dalle orecchie a punta… Hai appena ucciso il Magistero… Non riesci ha pensare all’enorme taglia che penderà fra poche ore sulla tua testa? Se invece ti consegnassi subito alla giustizia di Myr quei vecchi spilorci non mi darebbero nemmeno un misero danaro!’ Rispose la Valide, mostrando un nuovo sorriso trionfante sul volto.

Rubia intanto era riuscita a mettersi una tunica, e a legare un estremità della corda improvvisata attorno alla colonna. ‘Sta scappando! Scappa dalla finestra!’ Senti dire dalla strada. Velocemente si guardò attorno, alla sua sinistra un vicolo.

Poche ore dopo gli avvisi in pergamena-spessa, prodotta sui fiumi di Liseta, mostravano il dipinto di una giovane mezzelfa. Sopra la nuca poche lettere e una sola, enorme serie di numeri. Per le strade le guardie urlarono per tutta la notte: ‘Assassina mezzelfa rea di aver ucciso il nostro amato, nobile, e caro Magistero. Cinquantamila danari bucati ha chi la consegnerà nelle mani delle giustizia di Myr! Assassina mezzelfa rea di aver ucciso…’

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Precisazioni

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La categoria, invece della dominazione avrebbe dovuto essere “altro”. Il problema è che postandolo in quella categoria, dopo l’uscita nelle nuove opere nessuno sarebbe andato a cercarsi racconti nel genere “Altro”. L’ho messo quindi nel genere dominazione per due motivi:

1) Sarà visibile per più tempo e soprattutto la dominazione è più letta del genere altro.

2) I successivi racconti saranno impostati aumentando la perversione e la sottomissione della protagonista quindi, in un quadro generale anche la categoria dom. ci sta bene.

Testo dopo testo, cercherò di migliorarmi sempre di più, abbiate la pazienza di aspettarmi.

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I miei indirizzi:

Camfrog *-*-*-* jon360

Skipe *-*-*-*-* jon.rod.letters

msn – mail *-*-* jonletters360@gmail.com

Chi, invece di msn-messenger utilizzasse Skipe e/o Camfrog, dopo avermi aggiunto dovrebbe inviarmi una mail per dirmelo, indicandomi il proprio nickname, in modo tale da consentirmi ha mia volta di aggiungervi nella mia lista.

Jon

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