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Le storie dell’avvocato – conseguenze di un divorzio – parte I

By 18 Gennaio 2023No Comments

Quando arrivò il sushi, ci accomodammo sul tavolo del salone, ma decisi di spingere un po’ oltre il gioco, tanto la cliente aveva dimostrato di essere disposta a farsi scopare in tutte le posizioni.
“vieni qui” le ordinai dolcemente.
Lei mi guardò con aria interrogativa ed io mi colpii leggermente le gambe, per indicarle come e dove doveva mettersi.
“siediti su di me, solo con il perizoma addosso” ordinai.
La Surace si mise diligentemente come e dove le avevo chiesto.
Presi con le mani un primo pezzo di sushi ed iniziai ad imboccarla, mettendoglielo dolcemente in bocca.
“ti piace così?” le chiesi.
Lei annuì, leccando avidamente il mio dito.
Poi fu la sua volta di imboccarmi ed andammo avanti così con alcuni pezzi di sushi, mentre ci eccitavamo a vicenda, il mio cazzo ingrossandosi e la sua fighetta bagnandosi vistosamente sotto le rispettive mutande.
Poi le aprii le gambe, di modo che la mia fosse fra le sue, e le ordinai di strusciare la sua figa sulla mia coscia.
La Surace obbedì ed iniziò a gemere soddisfatta, poi ebbe l’ispirazione, prese due pezzi di pesce crudi, inarcò la schiena e se li mise sulle tette.
“li mangi, avvocato, così sono più buoni”.
Assaporai per bene il cibo e mi trastullai con i suoi capezzoli, mentre la Surace metteva altri pezzi in offerta speciale.
“vorrei assaggiare il sushi al sapore di figa” le sussurrai all’orecchio, spostandola e mettendola sdraiata sul tavolo, di modo che avessi davanti a me le sue gambe ben aperte.
Sfilai le mutandine, ormai fradicie, ed infilai due dita nella passera della Surace, che gemeva soddisfatta.
“mettimi un pezzo di sushi, vediamo che gusto ha intriso dei tuoi umori” le chiesi.
La Surace non se lo fece ripetere due volte, prese due pezzi di cibo, se li strofinò per bene sulla fighetta inzuppandoli come fosse una salsa e se li appoggiò sul monte.
“assaggi avvocato e mi dica come sono” mi incitò.
Li presi delicatamente
“ottimi” esclamai.
La Surace prese un altro pezzo di cibo e ripeté l’operazione, mentre io continuavo a lavorare di lingua sulla sua figa, che grondava umori, assaporando il cibo che mi veniva così offerto.
“io voglio assaggiare il sushi al cazzo” mi chiese lei alzando la mia faccia dalle sue gambe “ce la fa, avvocato?”.
Mi staccai un po’ a malincuore dalla figa della Surace, mi alzai in piedi, mi tolsi le mutande e le feci vedere il mio cazzo ormai di nuovo bello duro e dritto.
“operazione equilibrismo” dissi prendendo due pezzi di cibo e mettendomeli sul cazzo.
Poi feci il giro del tavolo e mi avvicinai alla sua bocca, facendo attenzione a non far cadere il sushi.
“servizio a domicilio per la mia signora” scherzai
La Surace si alzò sul tavolo e prese delicatamente con la bocca il primo pezzo, poi il secondo.
“ottimo” decretò lei
“ancora?” le chiesi mettendomi un paio di pezzi di pesce crudo sul cazzo ormai drittissimo.
La Surace mi guardò sorridendo, poi avvicinò la bocca al cazzo e, usando solo la lingua, si prese il pesce.
“buonissimo” confermò, dando le ultime leccate sulla parte del cazzo dove era appoggiato il pesce.
A questo punto non resistetti, le presi la testa e glielo misi tutto in bocca.
“e questo?” chiesi “è sempre buono?”
“il migliore” rispose, mettendosi comoda e succhiandomelo per bene.
“brava, così” la incoraggiai assecondando i suoi movimenti con la mia mano sapientemente appoggiata sulla testa.
“le piace avvocato?” chiese lei maliziosa lasciando per un attimo il trofeo.
Annuii sospirando: era veramente una ottima pompinara e stavo facendo un grosso sforzo per non venire immediatamente.
“mi può leccare i coglioni?” le chiesi, retoricamente perché avevo già sfilato il cazzo dalla sua bocca per appoggiare sulla stessa le mie palle ormai di nuovo gonfie.
La Surace obbedì diligentemente, passando e ripassando la lingua sui coglioni ed avventurandosi ogni tanto un po’ più in su.
“andiamo sul divano” proposi.
La Surace annuì, facendo un paio di bei respiri dopo l’intenso lavoro di bocca.
“ma sei appena all’inizio, amica mia” pensai senza dirglielo.
Mi sedetti sul divano, quasi al bordo, a gambe un po’ larghe, con il mio bel cazzo dritto bene in vista.
“venga qui a quattro zampe” le proposi non appena la cliente scese dal tavolo.
“come una cagnolina ubbidiente?” rispose lei.
“come la MIA cagnolina che vuole il suo osso” precisai io prendendo il cazzo in mano e facendoglielo vedere.
La Surace si mise in posizione e si incamminò verso di me, a quattro zampe, guardandomi fisso negli occhi e muovendo ritmicamente il culetto, mentre le tette ballavano davanti ai miei occhi: uno spettacolo davvero notevole, devo ammettere.
La Surace era veramente una gran bella donna ed il povero sig. Giacosa non aveva avuto la capacità di domarla, secondo me: una donna così non puoi lasciarla comandare, ma devi comandare tu, sennò è la tua fine.
La Surace arrivò davanti al mio turgido cazzo, lo guardò intensamente, lo prese fra le mani e poi iniziò a leccare tutto, con lentezza e metodicità, partendo dai coglioni, salendo fino alla cappella, scendendo di nuovo fino ai coglioni e continuando questo bel circolo per un paio di volte.
“ora se lo prenda tutto in bocca” ordinai.
La cliente eseguì.
“e lo succhi pure”.
La Surace iniziò a spompinare, facendo su e giù con la sua bella bocca sul mio cazzo, lavorando al contempo di lingua.
“senza mani” chiesi.
La Surace sorrise e si mise le mani dietro la schiena, continuando a lavorarmi il cazzo di bocca e di lingua.
“brava, molto brava” le dissi accarezzandole la testa con le mie mani.
“ma ora vediamo quanto è davvero brava!” continuai, prendendole la testa e tenendola ferma.
La Surace si bloccò un secondo, avendo intuito quello che stava per succedere, ma io non mi preoccupai troppo ed iniziai a scoparla in bocca, dapprima piano poi sempre più velocemente, fino a che non le misi tutto il cazzo dentro.
“lo tenga così, brava” ordinai alla Surace, che dopo alcuni secondi si tolse dalla presa tossendo.
“ancora, ma più a lungo stavolta” le dissi, riprendendo la testa e infilando nuovamente tutto il cazzo dentro.
La Surace strabuzzò gli occhi, cercò di divincolarsi ma alla fine resistette un po’ di più della prima volta.
“ancora?” le chiesi.
Lei annuì ed io ripetei nuovamente l’operazione: questa volta la Surace resistette quasi un minuto con l’intero cazzo ben infilato dentro la sua bocca ormai totalmente aperta.
Mi alzai in piedi e misi la cliente in ginocchio davanti a me.
“ancora?”
Lei annuì, stupendomi perché si aprì la bocca con le mani.
“mi scopi per bene in bocca” farfugliò.
Le tenni ferma la testa ed iniziai a far entrare ed uscire il cazzo dalla sua bocca spalancata, andando ogni volta sempre un po’ più a fondo, finché negli ultimi colpi praticamente le mie palle le schiaffeggiavano il mento.
La Surace tossì e sputacchiò, ma occorre darle atto che tenne duro e si fece scopare magnificamente la bocca, come solo poche volte mi era capitato alla prima occasione.
“porco” mi insultò quando tolsi il cazzo ancora gocciolante della sua saliva.
“e non ho ancora finito” risposi io.
La presi e, prima che potesse dire qualcosa, la misi di nuovo a pecorina, con le ginocchia per terra, la testa appoggiata sul bordo del divano ed il culetto in bella vista.
“me lo mostri per bene” ordinai.
“cosa?” chiese
“questo” risposi dandole uno schiaffo sul sedere.
“ahia!” si lamentò.
“lo tiri bene su, mi raccomando” ripresi dandole un altro schiaffetto.
Ulteriore lamento della Surace, che però non solo sollevò il culetto, ma lo aprì pure con le mani.
“porco, lo vuoi ancora scopare, non ti è bastato prima?” mi chiese.
“brava la mia cagnetta” mi complimentai io, iniziando a leccare avidamente il buchetto che la cliente tanto generosamente mi stava offrendo.
Presi la vasellina e iniziai a spalmarla prima sul culo, poi sul cazzo.
“mi vuole inculare ancora avvocato?” mi chiese lei quasi gemendo.
“le ho già detto che mi sono meritato questo premio, no?” risposi “ed il premio in quanto tale posso prenderlo quante volte voglio”
“che porco che è, non me lo aspettavo proprio, io la consideravo uno stimato professionistaaaaa”
Nel mentre la Surace farneticava, mi ero posizionato proprio sopra di lei ed avevo infilato il cazzo tutto dentro al suo culo in un unico movimento: la donna a pecorina sotto e l’uomo sopra a gambe divaricate è sempre la migliore posizione per una bella inculata, perché non vi è nessuna barriera fra l’ano e l’uccello, che può quindi penetrare tutto in estrema profondità.
Certo la donna deve essere un po’ allenata, ma la Surace aveva dimostrato di reggere bene l’urto e pertanto non ebbi nessuna remora morale nell’affondare il mio cazzo nel bel culo sodo.
“lo tenga aperto, signora Surace, così prima glielo apro per bene e poi glielo rompo del tutto” mi raccomandai.
“bastardo” ansimò lei, ma diligentemente e per l’ennesima volta tenne aperto con le mani il suo sedere.
Mi scopai quel fantastico culo con estrema severità: se la prima inculata era servita per preparare il terreno, allargandolo quel tanto che bastava perché il mio cazzo non incontrasse ostacoli nella penetrazione, la seconda servì per romperglielo del tutto.
Le prime penetrazioni furono profonde e la Surace godeva.
Le seconde penetrazioni furono profonde e più forti, accompagnate da movimenti decisi e costanti, con improvvisi e devastanti affondi, che aprirono del tutto il sedere della povera cliente.
Le ultime penetrazioni furono profonde, forti e veloci, accompagnate da movimenti decisi e costanti, con continui, profondi e rapidi devastanti affondi, che rupperono del tutto il sedere della povera cliente.

e la Surace godette ed urlò, più e più volte, implorandomi di smettere.
“lo tenga ancora aperto, signora Surace, così ammiro la mia opera” le chiesi togliendo il cazzo ancora caldo.
La Surace obbedì ed io ammirai: una cliente col culo aperto ed ancora pulsante, ansimante e gemente per le forti inculate ricevute.
Provai ad infilarglielo di nuovo, ma la cliente mi bloccò.
“basta avvocato, me lo ha già rottoooooo” implorò.
Le diedi altri due o tre colpetti, poi avvicinai la mia cappella gonfia alla sua faccia.
“si faccia una bella bevuta, signora Surace”.
Lei aprì la bocca e bevve tutto lo sperma che copioso uscì dal mio cazzo, poi lo leccò e lo pulì per bene.
“ma tratta sempre così le sue clienti?” mi chiese, cercando di sedersi sul divano, senza riuscirci perché il culo era ancora fresco e dolorante.
“vede” risposi “alla sua domanda devo rispondere negativamente, non tratto così tutte le mie clienti, lei ha avuto un privilegio speciale!”
“alla faccia del privilegio” esclamò massaggiandosi il sedere.
Risi, poi tornai serio.
“mi scopo solo le cliente che, come lei, lo meritano, come le ho già detto il mio è un cazzo molto esigente e se lei fosse stato un cesso non lo avrebbe nemmeno visto”
“lo prendo come un complimento” scherzò la Surace.
“lo è” continuai “poi vede, lei si è appena divorziata e, come dire, mi piace fornire alle migliori clienti un servizio non solo legale, ma a 360 gradi”
“più che 360 gradi, mi ha messo a 90 gradi avvocato!” disse ridendo.
“vero, lo confesso, però vede, io prima ho inculato suo marito ed il suo avvocato, metaforicamente parlando, mi sembrava giusto inculare lei di persona!”.
E nel dire questo me ne andai, il conto corrente più gonfio di soldi ed il cazzo meno gonfio di sperma, ovvero l’esatta condizione in cui vorrei sempre trovarmi.

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