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Racconti di Dominazione

lettera del mio schiavo lollo

By 7 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Pomeriggio, pranzo banale, pancia piena, stanchezza o forse noia; sensazione di insoddisfazione. Era cominciata cosi quella serata di marzo: tutto faceva presagire una delle solite serate noiose che da quache mese si ripetevano con un’inquietante regolarità. Mi ero lasciato con la ragazza da qualche mese, era finita male. Avevo deciso di dare una svolta, era decisamente ora di cambiare aria, quante volte si dice questa frase, ma quella volta ci credevo davvero; così decisi di andare a studiare in inghilterra. E così &egrave stato. Sembrava tutto facile: gli amici dei miei mi avrebbero offerto la loro casa,
l’università era vicina e tutto sarebbe andato per il meglio. Invece da quando mi trasferii l’unica cosa certa di quel soggiorno fu la noia. Lezioni incomprensibili, gente inutile che non ti considera… Mi rifugio in internet, almeno la connessione i proprietari della casa me la lasciano gratis. Un mese di navigazione mi porta in una chat, una chat erotica. Non mi ero mai confrontato con tante persone con i miei stessi gusti. Conobbi persone che come me amavano essere sottomesse e cercavo di parlare con altre persone che sottomettevano. Per serate lunghe e noiose, tanti, troppi rifiuti mi scoraggiavano e mi facevano perdere la speranza di poter essere utile ad una padrona, e forse anche a me stesso. Tutto fino a quel pomeriggio. LOLICAM, ricordo ancora il nick, non so cosa mi prese, ma sapevo che non poteva essere una come le altre. Aveva un bel profilo, questo lo ricordo, ma non era come le altre. Perch&egrave dovrebbe ascoltarmi inf ondo, non ho soldi, sono un povero sfigato, non posso pagare lo spettacolo, e non ho niente da offrire se non tutto me stesso e la mia devozione. Faccio la chiamata lo stesso, sento che devo tentare, mi presento e metto subito in chiaro che sono un essere inferiore e che se vuole chiudere la conversazione la capisco, ma
la prego di sentire almeno la mia proposta. Lei risponde, ma non come tutte le altre, cio&egrave mandandomi a quel paese, ma mi dice di andare avanti. Io chiarisco il fatto che non ho molti soldi, ma posso eseguire qualunque ordine mi sia impartito, infatti vivendo solo ho molta libertà di movimento, e che se vuole posso considerarmi un semplice oggetto che potrà usare a suo piacimento tra uno spettacolo e l’altro. Gli spettatori paganti hanno la precedenza, questo &egrave fuori discussione.
Oddio, si parte, l’ho trovata, mi ha detto di si… a questo punto capisco dentro di me che sono già nelle sue mani. Dentro di me so che non la dovrò deludere mai, ho già capito che potrà fare di me qualunque cosa, ogni sua frase, ogni suo desiderio sarà esaudito alla lettera. Esistono ancora le persone vere, quelle che si divertono nella dominazione, che lo fanno per puro piacere. Io l’ho sempre vista così, &egrave molto più di un gioco per adulti, fa parte della realtà, o per lo meno &egrave un suo aspetto: in quei momenti si palesano degli aspetti di te che credevi nascosti, o dimenticati. Io ho sempre avuto un’indole servile, e sono sempre stato convinto che le donne, quando comandano, anche nella vita di tutti i giorni, possono essere molto piu severe e intransigenti degli uomini. Questo mi ha sempre attirato, ed eccitato, e ha fatto di me uno schiavetto servile e remissivo. Si trattava solo di trovare la persona che mi avrebbe iniziato a questo modo di essere.
Attendo che la signora si lberi e abbia il tempo per me, mi preparo alla sessione, ho molta insicurezza, non so se sarò all’altezza, se il mio fisico &egrave adeguato, chissà se ha già dominato altri schiavi e se reggerò il confronto con loro, ho tanta paura e sono emozionato. Ma farò il possibile, ce la metterò
tutta. Appena la signora mi chiamò il cuore iniziò a battermi a mille. Apriamo le webcam, e la signora si mostra nella sua bellezza assoluta. Resto senza fiato, e il mio senso di inadeguatezza davanti a quella bellezza aumenta sempre di più. Il suo sguardo &egrave severo, deciso, della donna che sa quello che vuole, che lo vuole in fretta e che se non lo otterrà saranno davvero dolori. La sessione ha inizio, io sono in ginocchio in mezzo alla stanza, indosso solo i boxer, il pavimento &egrave freddo, c’&egrave silenzio, sento solo la ventola del computer sul tavolo davanti a me e il mio cuore che batte. In ginocchio davanti al
tavolo e davanti alla cam, gli occhi puntati sul monitor, indecisi se adorare la padrona che scrive o attendere che nella casella di testo venga comunicato il primo ordine da eseguire. Iniziò col chiedenrmi di fare pipì senza levarmi i boxer. Mi scoppiò il panico, lo ricordo benissimo… non ero preparato, lo sapevo, ero andato in bagno poco prima: disperazione. Non devo deluderla, mi sforzo, mi concentro e per fortuna me ne esce un bel po’, il tanto giusto per bagnare i boxer; ce l’ho fatta, ma mi fanno già male i muscoli della pancia per lo sforzo. Sono pronto a continuare, la signora ha uno sguardo inflessibile. ora mi ordina di prendere un bicchiere, levarmi i boxer e finire di fare pipì lì dentro il bicchiere. Non so come ci riesco ma lo riempio per almeno metà. Ora la signora decide di mettere
da parte il bicchiere e passare ad altro, almeno per ora. Mi fa mettere delle mollette sui capezzoli e sui testicoli, e mi chiede di prendere del nastro adesivo. Me lo fa arrotolare tutto intorno alle cosce e sulla pancia, lascio libero solo il membro e i testicoli. Le gambe unite iniziano a tremare per il dolore dovuto alle mollette che stringono la pelle sottile dei testicoli, e per lo sforzo necessario a mantenere quella posizione scomoda. Le ginocchia iniziano a diventare rosse per il peso del corpo e per il freddo del pavimento. Tutto il mio peso grava solo su quei pochi centimetri quadrati di pelle e sulle dita dei piedi. Il dolore da intenso che era all’inizio ora comincia a diventare costante, il mio corpo si abitua al dolore e la signora lo sa. Io so che lo sa, e so che per farmi stare in riga mi infliggerà punizioni sempre più dure, perch&egrave il mio corpo non si abitui mai. Sono in ginocchio impacchettato dentro il nastro, ora la signora mi fa prendere un pennarello, io prendo il più grosso che ho, non voglio deluderla e, senza farmi lubrificare neanche con la saliva mi ordina di infilarlo per bene dietro. Eseguo alla lettera. Il pennarello &egrave di colore blu, lo conservo ancora, come conservo quasi tutto ciò che mi fa usare la signora. Il dolore ora &egrave sempre piu diffuso in tutto il mio corpo. Per ordine della padrona ora col nastro adesivo devo legare anche la mano sinistra al mio corpo, ora sono anche immobilizzato, posso
solo leggere gli ordini della padrona ed eseguirli con la destra. Mi sento un oggetto, un soprammobile il cui unico scopo &egrave quello di divertire le persone che lo guardano, un oggetto sul quale sfogare le rabbie e le incazzature di tutti i giorni, una cavia sulla quale fare esperimenti per vedere fino a dove si
puo arrivare. Il dolore cresce e la mia gioia di poter servire quella bellissima padrona mi fa rendere conto che potrei davvero, in quel pomeriggio, superare ogni mio limite. L’ordine successivo &egrave di prendere un calzino sporco, immergerlo nel bicchiere pieno di pipì in modo che sia completamente imbevuto. A quel punto lo devo infilare completamente in bocca. Lo infilo tutto fino all’ultimo centimetro e la bocca ce la fa a stento a contenerlo. Sento il mio respiro che si fa affannato ogni secondo di più, ma non riesco a controllarlo. Ogni movimento della mia bocca fa si che il calzino si strizzi riversando la pipì dentro la bocca, e facendola colare nel palato e giù fino alla gola, infatti devo aspirare sempre piu forte perch&egrave l’aria che passa dal naso non basta a soddisare le mie richieste di
ossigeno e sono costretto a deglutire sempre più spesso. L’orina strizzata dal calzino sporco ha un sapore acidulo e il fatto che sia stata a contatto con il calzino non &egrave irrilevante perch&egrave l’odore delle scarpe me lo sento fino al cervello. Sopraggiunge un forte senso di nausea che mi fa sentire davvero un animale. Sempre in ginocchio, legato, con un pennarello ficcato quasi completamente nel didietro , le mollette dappertutto, e un calzino pisciato dentro la bocca, tremo al pensiero di cosa vorrà farmi ora, ma sono pronto a tutto, da ora le appartengo, sono un suo personale passatempo e non la deluderò. La signora nella sua bontà decise che era venuto il momento di farmi avere un orgasmo. Quando lessi l’ordine mi resi conto della quantità di sensazioni che provai: ero contento perch&egrave stavo per godere, e forse lo avevo meritato perche avevo dimostrato buona volonta, ma ero anche spaventato perch&egrave a causa del dolore… la mia erezione era piuttosto calata e non sapevo quanto ci avrei messo a raggiungere l’orgasmo in quelle condizioni, ero anche triste perch&egrave sapevo che la sessione stava per terminare e che il tempo concessomi stava terminando. Per non deludere la padrona, non so come ho fatto, sono riuscito ad avvicinarmi alla tastiera e scrivere supplicando se potessi vedere ed adorare il suo seno, sapevo di non esserne degno, lurido verme schiavo e cesso qual ero, ma la signora ascoltò la mia richiesta e si mostrò in tutta la sua bellezza. A quel punto raggiunsi l’orgasmo in pochi secondi, la sua bellezza fu come una molla che mi scatenò un’esplosione dentro. Tutto e proprio tutto, si era svolto come la padrona desidrava, aveva calcolato tutto, il mio orgasmo fu devastante, crollai a terra tramortito dal dolore e dal piacere immenso appena provato. Trovai le forze di rialzarmi, riavvicinarmi alla tastiera del pc per ringraziarla, non mai abbastanza. Mi salutò, e non ricordo molto altro di quel che successe dopo che se ne andò chiudendo la cam. Ricordo solo che non mi mossi da lì per un ora almeno: dopo che chiuse la cam mi tolsi il calzino dalla bocca e il pennarelo da dietro e, stremato ricaddi a terra, sporco di sperma, e dolorante per le punizioni ricevute, ma infinitamente soddisfatto e onorato, per aver servito quella che sarebbe diventata la mia unica e sola padrona.

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