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Racconti di Dominazione

L’Impiegata Inefficiente

By 3 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sempre la solita storia’ per l’ennesima volta i conti non quadravano’. eppure gliel’ho detto almeno trenta volte come doveva controllare i saldi di giornata alla fine delle registrazioni.
Adesso mi sono rotto; questa qui si deve svegliare!
– Laura, puoi venire subito nel mio ufficio? E, già che ci sei, portami un caffè.
Dal tono della mia voce ha probabilmente capito che tira brutta aria, perché la vedo arrivare tutta contrita, con il vassoio del caffè in mano.
– Posso?
– Prego, entra e chiudi la porta.
Appoggia il vassoio sulla mia scrivania e resta in piedi davanti a me.
La osservo tutta e resto in silenzio, sapendo di metterla in imbarazzo. Ha 32 anni, è alta circa 1,75, i capelli lunghi e neri ed un fisico magro da indossatrice, con un seno appena accennato.
La parte veramente spettacolare del suo corpo è rappresentata dal culo a mandolino, incorniciato da un giro vita molto stretto e due gambe lunghe e diritte.
Dato che fa molto caldo, è vestita con una camicetta a canottiera molto leggera ed una gonna plissettata appena sopra le ginocchia.
I piedi molto belli e proporzionati sono appena fasciati da un paio di scarpe a sandalo con discreto tacco, che evidenziano unghie smaltate di rosa.
Il viso è piuttosto comune e non è certo una bellezza, ma è molto espressivo ed ha due occhi verdi molto espressivi, nei quali leggo paura mista ad un pizzico di sfrontatezza.
– Metti lo zucchero nel mio caffè, per favore.
– Posso sedermi?
– No.
Reagisce al mio rifiuto come se le avessi dato uno schiaffo, avvampando in viso e, mentre si china leggermente verso la mia scrivania per versare lo zucchero nel caffè, noto un lieve tremore nella sua mano.
– Ti dispiace mescolare lo zucchero?
Esegue senza fiatare e mi porge la tazzina, che prendo senza ringraziare.
Sorseggio il caffè con calma e la guardo negli occhi con uno sguardo penetrante, costringendola ad abbassare lo sguardo.
Non riesce a tenere ferma le mani, che intreccia nervosa e continua a spostare il peso da una gamba all’altra; vedo il suo imbarazzo crescere sempre di più.
Appena ho finito, poso la tazzina e le chiedo:
– sai perché ti ho chiamata?
– Veramente, no.
– Proprio non riesci ad immaginarlo? Su, fai un piccolo sforzo’.
– Ho commesso qualche errore nei conti?
– Brava, vedo che cominci ad avvicinarti al problema’.
– Senta, io ce la metto tutta, ma il mio lavoro è molto complesso e non riesco a stare dietro a tutto come vorrei’.
Lo dice tutto d’un fiato, come se si fosse preparata il discorsetto che, tra l’altro, mi aspettavo di sentire.
In effetti, il lavoro è molto aumentato negli ultimi mesi e ci sono sempre nuove procedure da eseguire. Inoltre, il sistema informatico è inadeguato alle nostre esigenze e molte operazioni richiedono un’attenzione ed una manualità che fanno perdere molto tempo.
– Questa non è una giustificazione, perché un conto è non riuscire a fare tutto ed un conto è farlo senza attenzione. Tu riesci a gestire da cinque anni tutte le attività del tuo ufficio e non vedo che cosa sia cambiato rispetto a prima, a parte te.
– Sì, ma’.
– Non mi interrompere; non ho finito.
Altro schiaffo e reazione analoga a prima’.
– La mia impressione è che tu non stia prestando la dovuta attenzione alle operazioni che fai, perché da un po’ di tempo commetti errori che prima non avevi mai fatto. Come lo giustifichi?
– Mah, veramente, io’..
E scoppia a piangere’..
– Mi scusi’..
Le porgo un fazzoletto e la invito a sedersi. Mi accendo una sigaretta ed aspetto che si calmi.
Alla fine mi guarda come un cane bastonato e comincia a farmi un po’ di tenerezza.
– Ormai ci conosciamo da cinque anni e non ti ho mai visto fare tanti errori come in questo periodo. Vuoi dirmi cosa è successo?
– Ha ragione, è tutta colpa mia; non riesco più a concentrarmi’.
– C’entrano in qualche modo i tuoi colleghi di lavoro?
– No, no’.
– Allora hai forse un problema personale?
Della sua vita privata sapevo solo che aveva una relazione da diversi anni con un tizio e che avevano deciso di convivere da un anno a questa parte.
– Non riesco a parlarne’ e’ molto imbarazzante’.
– Hai almeno qualcuno con cui confidarti e che può aiutarti?
– No, no’. Mi sento molto sola in questo periodo’.
– Allora parlane con me. Non puoi andare avanti così e ‘ se posso ‘ ti aiuto io.
– Lei è molto gentile, ma è veramente imbarazzante per me’.
– Devi solo cominciare a parlare’..
– Si tratta di Francesco, il mio compagno’..
– Vai avanti’
– Sin dall’inizio del nostro rapporto lui si è sempre comportato in maniera piuttosto decisa nei miei confronti ed io ero contenta di stare con lui perché mi dava molta sicurezza. Sa, io ho avuto un padre molto autoritario e a casa mia io, mia madre e mia sorella più piccola siamo state abituate a dipendere da lui per tutto.
Mi accendo un’altra sigaretta, invitandola con un gesto ad andare avanti.
– Da un po’ di tempo a questa parte Francesco è cambiato molto nei miei confronti’.
– In che senso?
– Non so come dire’. Sembra indeciso su tutto, mi chiede continuamente consigli per suoi problemi di lavoro’..
– Tutto qui? Magari sta attraversando un periodo difficile’..
– No, no. Non è solo questo’..
– C’è anche la parte imbarazzante cui accennavi prima?
Mi risponde con gli occhi e non fiata.
– Senta, Laura’. Se vuoi il mio aiuto, devi dirla tutta. Non ti fare problemi con me.
– E’ che’.. non mi tratta più come prima’.. come donna, intendo’.
– E come ti trattava prima?
– Non so come dire’. Mi faceva stare bene’.. mentre adesso”
– Non sembra più attratto da te?
– No, anzi’.. mi cerca sempre’. Ma mi tratta come se fossi di cristallo, non prende iniziative particolari e per me non è più bello come prima”
– Ho capito’.
– Non sa quanto mi vergogno di averle confidato questa cosa”
– Non ti devi preoccupare di questo, anzi’.
– Che cosa mi consiglia di fare?
– Intanto, di aprire gli occhi’.
– Come, scusi?
– Vedi, Francesco non è come ti era sembrato all’inizio del vostro rapporto; è adesso che è veramente se stesso. All’inizio si comportava come mi hai detto perché aveva capito che era l’unico modo per conquistarti. Non essendo caratterialmente autoritario, alla lunga non poteva reggere e adesso ti trovi di fronte una persona della quale probabilmente non ti saresti innamorata.
– Oddio, non me ne ero resa conto’.. dev’essere proprio così’.. ma cosa faccio? Io gli voglio molto bene’.
– Non è questo il problema; va benissimo che tu gli voglia bene. Il problema è che stai vivendo una relazione insoddisfacente dal punto di vista sessuale’.. Hai bisogno di realizzarti come donna”. E sai benissimo che ‘tipo’ di donna’.
Silenzio imbarazzato”
– Adesso vai a prendermi un altro caffè’
Mentre la vedo uscire dal mio ufficio non posso evitare di ammirare il suo fondoschiena e comincio a provare una piacevole eccitazione che mi fa capire come procedere per ‘risolvere’ il problema delle sue disattenzioni sul lavoro.
Appena ritorna, senza che le dica nulla, zucchera e mescola il mio caffè, porgendomelo e restando in piedi in attesa.
– Fatti guardare bene; fai un giro su te stessa.
Esita, mentre elabora le implicazioni di quello che le ho detto.
– Ti ho detto di girarti, non me lo fare ripetere ancora.
Finalmente esegue, in maniera piuttosto meccanica, e la vedo arrossire nuovamente.
– Brava, Laura. Adesso hai capito che cosa voglio da te e che tipo di ‘aiuto’ ti posso dare. Torna a lavorare ed avverti il tuo compagno che questa sera dovrai fermarti qualche ora in ufficio per sbrigare alcune pratiche arretrate.
Mi guarda un momento, sempre rossa in viso e si volta dirigendosi verso la porta. Appena rivedo quel culo, non resisto alla tentazione.
– Fermati un momento……..
Si blocca di colpo.
– Solleva lentamente la gonna.
Afferra i lati della gonna e comincia a sollevarla, fermandosi subito prima di scoprire il sedere.
– Non ti ho detto di fermarti, continua.
Dopo una breve esitazione, continua a sollevare la gonna, fino alla vita. Mi si presenta alla vista il più bel culo del mondo, avvolto in un paio di mutandine bianche di pizzo di tipo comune.
– Piegati in avanti e togliti le mutandine.
Questa volta esegue senza esitazione, come se se lo fosse aspettato, e resta piegata con le mutande in mano.
Mi alzo e le vado vicino per sentire la consistenza magnifica di quelle chiappe e per misurare il suo livello di eccitazione, pienamente confermato dal fatto che si è talmente eccitata da avere alcune gocce persino sull’interno della parte alta delle cosce.
– Bene, vedo che ci siamo. Hai trovato quello che cercavi, vero schiava?
– Si.
Schiaffo sul culo….
– Quando ti addestro all’ubbidienza devi dire: Si, padrone.
– Si, padrone. Mi scusi.
– D’ora in poi non ti fare più trovare in ufficio con le mutandine. Queste le tengo io.
– Si, padrone.
Mi porge le mutandine.
– Torna a lavorare.

Alle 18,30, come previsto, l’ufficio si svuota. Mentre passo dal corridoio la vedo alla sua scrivania che sta revisionando le ultime giornate contabili, evidentemente per sistemare gli errori di cui, alla fine, non avevamo più parlato.
Infatti sapeva benissimo che non stava lavorando bene e, con gli stimoli giusti, stava recuperando alla grande.
Torno nel mio ufficio e finisco un lavoro, lasciandola cuocere nel suo brodo.
Dopo circa un’ora la sento bussare alla mia porta.
– Avanti.
– Posso?
– Hai già dimenticato come devi rivolgerti a me?
– Posso, padrone?
– Vieni avanti.
Entra e si ferma in piedi davanti a me, senza parlare.
– Che cosa vuoi?
– Volevo dirle che ho finito di revisionare le ultime giornate contabili e che mi sembra che adesso siano a posto, padrone.
– Bene. Dopo controllerò. Adesso solleva la gonna e divarica un po’ le gambe.
Si solleva la gonna, questa volta senza fermarsi, e scopre una fighetta poco pelosa dalla quale fa capolino un grilletto di notevoli dimensioni.
Mi alzo e giro intorno alla scrivania, portandomi dietro di fianco a lei.
Senza fare complimenti, affondo la mano nella sua figa e trovo un lago di umori. Geme sorpresa e socchiude leggermente la bocca, tirando un po’ indietro la testa.
La prendo per i capelli per accentuare il suo gesto e le porgo le dita bagnate dal suo piacere da succhiare, fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lei si sforza di avvicinare la bocca alle mie dita, lasciandosi tirare i capelli, finchè ci riesce.
Davanti ad una reazione del genere, ho il cazzo che mi scoppia nei pantaloni, ma decido di trattenermi e procedere per gradi.
Mentre continua a succhiare e leccare le mie dita la tiro giù per i capelli fino a farla appoggiare con il busto sulla scrivania. Mentre lo faccio, lei continua a tenersi la gonna sollevata con le mani, dimostrandosi ancora di più una schiava perfetta.
Le estraggo le dita dalla bocca e la lascio in posizione, spostandomi dietro di lei per ammirarle il culo. Intanto, mi sfilo la cintura dai pantaloni e la impugno come una frusta.
– Sai di avere un bel culo, vero schiava?
– Si. Padrone.
– E quanti cazzi hai preso nel culo, finora?
– Nessuno, padrone.
Le do una scudisciata sulle chiappe’.
– Ahhiii’
– Stai mentendo.
Altra scudisciata più forte della prima’. E continuo a dargliene una tra una frase e l’altra’
– Ahi, no padrone, la prego’..
– Dimmi la verità. Lo hai già preso nel culo?
– No, padrone. Davvero”
– Non è possibile che nessuno abbia sodomizzato una troia come te, con un culo del genere, a cominciare da tuo padre” Adesso dovrò punirti perché non mi dici la verità.
– Ahhh. No padrone, la prego, mio padre me lo ha solo accarezzato”
– Ah, cominciamo a ragionare’. E che altro ti ha fatto?
– Ahi, ‘. Mi accarezzava dappertutto’..
– E basta?
– Aaah, basta, la prego, non mi picchi più. Le dirò tutto, padrone’..
– Parla, poi decido se continuare a punirti.
– Me lo metteva in bocca”
– Brava la mia zoccola, continua’..
– Mentre lo succhiavo, mi infilava un dito dietro’.
– Ah, vedi che il tuo culo è sempre in mezzo?
– Ahhh’ La prego, basta’.. era solo un dito”
– E a te piaceva, vero, troia?
– Ah, la prego, faccio tutto quello che vuole.
– Dimmi se ti piaceva succhiare il cazzo a tuo padre’.
– Si, mi piaceva molto, specialmente quando veniva’..
Non ce la facevo più’ ero quasi venuto nei pantaloni’ dovevo sfogarmi in qualche modo, anche se avevo deciso di non scoparla subito’..
– Bene, allora. Abbiamo qui una troia bocchinara di primo livello’.. vero?
– Si’..
– Si, cosa?
– Ahhh’. Basta, la prego” Si, padrone”
– Si, cosa sei tu?
– Una” bocchinara’.. padrone”
– Allora è il tuo giorno fortunato. Alzati da lì e mettiti a quattro zampe sul pavimento.
Non le sembra vero di aver smesso di prendere cinghiate sul sedere che, nel frattempo, è diventato di un rosso vermiglio e si mette subito a terra, lasciando ricadere la gonna. Prendo una sedia, mi metto di fronte a lei e le do una cinghiata sulla schiena.
– Non ti ho detto di abbassare la gonna. Scopriti il culo, puttana!
– Aahh. Mi perdoni, padrone.
– Adesso vieni qui e libera il mio cazzo dai pantaloni con i denti.
Dopo un po’ di tentativi infruttuosi per eseguire la missione impossibile che le ho dato, nonostante l’impegno, le do un’altra scudisciata sul culo, che nel frattempo teneva ben sollevato perche ‘ essendo troia dentro ‘ sapeva di farmi piacere.
– Ahiiii, padrone, mi perdoni; non ci riesco’..
– Va bene, cagna. Puoi usare le zampe’.
In pochi secondi me lo tira fuori e mi abbassa i pantaloni e le mutande mentre l’aiuto sollevandomi un poco dalla sedia.
– Posso succhiarlo?
– E’ questo il modo di rivolgerti al tuo padrone, lurida cagna?
– Ahhh. Le chiedo scusa, padrone’.
– Riprova a dirlo, cagna
– Padrone, posso succhiarle il cazzo?
– Comincia a leccarmi i coglioni e scodinzola’.
Detto questo, ha cominciato a leccarmi le palle con metodo e voracità, mentre io le tenevo la testa per i capelli ed ammiravo il suo culo sculettante.
– Adesso puoi prenderlo in bocca’.
– Grazie padrone’.. mmmmmhhh’
Di colpo mi sono sentito come se avessi infilato il cazzo dentro un aspirapolvere’ era uno spettacolo per come muoveva la lingua intorno alla cappella mentre aspirava forte con le labbra e muoveva la testa in modo da scorrere tutta la lunghezza del cazzo dentro e fuori’..
Se non avessi cominciato a pensare a qualcosa di poco eccitante per distrarmi sarei venuto subito’.
– Avevo ragione’. Sei nata pompinara’.
– Sei una grandissima zoccola con il cazzo in bocca’..
– Mhhh’. Mhhhhh’.
– Sei contenta, adesso? Hai risolto i tuoi problemi?…..
– Mhhhh ‘. Mhhhh’. Mhhhh’..
– Adesso fammi sborrare, schiava” e vai a casa con la sborra del tuo padrone in pancia’.
– Mhhhh’. Gra’. zie’. Padrone’. Mhhhh”
Ero in paradiso e mi sentivo come se stessi sborrando da venti minuti’..
– Ahhh.. vengo’. Succhia, troia’..
– Mhhh’ … mhhh’..
– Non lasciare sporco in giro”.
– No, padrone’. Mhh’..
– Brava, così. Lavami bene il cazzo’..
– Adesso, spremilo un pò alla base con la mano per fare uscire tutto”
– Mhh’ grazie, padrone’.
– Vai a quattro zampe fino alla scrivania e portami le sigarette prendendole con la bocca’.
– Brava, adesso l’accendino”.
– Leccami le gambe e le palle mentre fumo la sigaretta’.
– Si, padrone’..
Dopo la migliore sigaretta della giornata, mentre ammiravo la mia cagnetta che mi slinguazzava felice dando un colpettino anche al cazzo di tanto in tanto, mi stava tornando l’eccitazione e stavo riconsiderando l’ipotesi di scoparmela subito, pur sapendo che sarebbe stato un errore contravvenire alla regola di lasciare sempre la propria schiava parzialmente insoddisfatta.
– Laura, sei stata abbastanza brava per oggi. Torna a casa.
– Non le occorre altro, padrone?
– Per oggi, no. Vai.
– Grazie, padrone. A domani.

Erano passati circa sette giorni da quella volta ed il lavoro filava a meraviglia. La troietta, consapevole della mia ammirazione per il suo fondoschiena, ogni volta che me la trovavo davanti in corridoio non mancava di sculettare con fare invitante e, ogni volta che parlavamo in privato, si rivolgeva a me con atteggiamento sempre più sottomesso.
Di lì a qualche giorno dovevo recarmi a Londra per l’apertura di una nuova filiale e colsi l’occasione della sua ottima conoscenza della lingua inglese per portarmela dietro.
– Laura, martedì devo andare a Londra e voglio portarti con me per farmi da interprete durante le riunioni.
– Sì, certo’ mi organizzo’. Quanti giorni staremo via?
– Rientriamo mercoledì sera; però, non mi sembri entusiasta della cosa’..
– No, no’ anzi’. E’ che sto già pensando ai vestiti da portarmi e che devo dirlo a Francesco’.
– Per i vestiti non ti devi preoccupare perché vanno benissimo quelli che indossi solitamente; per quanto riguarda Francesco, come sta andando?
– Molto bene’ dopo aver parlato con lei, mi sono resa conto di pretendere troppo da lui ed i nostri rapporti sono molto più sereni’.
– Perfetto; mi racconterai i dettagli mentre saremo via. Adesso puoi andare.
Il giorno della partenza, all’aeroporto. indossa un vestitino giallo smanicato che non avevo mai visto, che valorizza moltissimo la figura slanciata e ‘ soprattutto ‘ il culo e le gambe.
Per la prima volta, invece di una delle collanine sottili che metteva sempre, le vedo al collo una sorta di cinturina di pelle, simile ad un collare, con delle pietre bianche incastonate ed un gancetto sul davanti a cui si sarebbe potuto attaccare un guinzaglio.
Arriviamo in albergo a mezzogiorno e le dico che il programma della giornata prevede una riunione nel tardo pomeriggio con cena a seguire.
– Vai in camera a disfare il bagaglio e a darti una rinfrescata. Il pranzo ce lo facciamo portare in camera mia; ti aspetto lì fra un’ora.
Ordino il pranzo anche per lei, che arriva puntualissima, con un vestito rosso pastello simile all’altro e, naturalmente, la collana’.
Arriva anche il pranzo, lo faccio mettere sul tavolo e mando via il cameriere con la sua mancia.
– Siediti pure; intanto che pranziamo, dimmi come va con il tuo compagno.
– In generale bene, come le ho detto’.
La vedo arrossire lievemente. Mi piace’.
– E, in particolare? Ti comporti bene con lui?
– Si, sono molto più rilassata di prima’. E lui è contento di me’.
– Brava. Dimmi’ quando fate sesso, chi prende l’iniziativa di solito?
Il rossore aumenta’
– Sempre lui’. Ma vorrebbe che ‘ ogni tanto ‘ lo facessi anch’io’
– E tu non lo fai mai?
– Ci sto provando, ma mi riesce molto difficile’
– Per forza’ sei schiava dentro’ dimmi cosa ti fa lui quando ti vuole’
– Di solito, comincia a spogliarmi e ad accarezzarmi’ poi gli piace molto leccarmi’.
– E a te piace?
– Non molto, più che altro mi rilassa’
– Continua’
– Dopo un po’ si gira sopra di me e mi chiede di prenderlo in bocca..
– Questo ti piace di più, vero?
– Si’.
– E poi ti scopa’ come preferisce scoparti? Alla pecorina?
– Quasi mai’. Lui preferisce sdraiarsi con me sopra’
– Altra cosa che ti piace poco’.
– E’ vero’.
– Il culo non te lo sfiora nemmeno?
– Quando mi lecca, ogni tanto va anche lì’.
– E basta?
– Sì. Credo che abbia paura di farmi male’..
– Insomma, un vero disastro’ perché mi hai detto che va tutto bene?
A questo punto è vero imbarazzo’ sembra che non sappia come rispondere’.
– Perché lui è contento di me’ e a me va bene così’.
– Almeno ti fa venire?
– Ultimamente, sì’..
– Perché adesso sì e prima no? Cos’è cambiato?
Mi guarda senza rispondere.. capisce che conosco la risposta.
– Lavori di fantasia mentre ti scopa, vero?
– Si’..
– Pensi alla tua seconda vita da schiava; quella che hai appena assaggiato e che vorresti sempre’.
– Si’.
Intanto avevo terminato di pranzare e lei non aveva mangiato quasi niente.
– Non hai mangiato niente, non hai fame?
– Mi scusi, non ho molto appetito’.
– Non importa. Vai a prendere le mie sigarette ed accendimene una.
Dal suo viso scompare di colpo l’imbarazzo e traspare tutta la soddisfazione di avere un compito da eseguire. Questa cosa mi fa impazzire più del suo culo’ perché è l’essenza del rapporto tra individui complementari. La mia personalità è esattamente opposta alla sua’ non conosco imbarazzo, amo essere servito, in ogni situazione cerco sempre il controllo, nel sesso prendo sempre l’iniziativa, anche pretendendo quella degli altri quando voglio provare (giusto per cambiare un po’) a fare l’oggetto’
La mia nuova schiava è rimasta in piedi ad osservarmi mentre fumo. La guardo come se mi fossi accorto di lei in quel momento e le ordino di accucciarsi ai miei piedi.
– Toglimi le scarpe e le calze’.
– Massaggiami un po’ i piedi’..
– Togliti le mutandine e dammele’.
– Sono fradicie’. Sei proprio una puttanella schifosa’. Quando hai cominciato ad eccitarti?
– Veramente, da quando mi ha detto che mi avrebbe portato qui con lei’..
– Ah, brava’ e quindi le scopate che hai fatto con il tuo compagno nel frattempo sono state tutte soddisfacenti per te?
– Molto più del solito’.
– E qual’è stato il momento di oggi in cui ti saresti volentieri masturbata?
– Quando mi diceva che sono una schiava dentro’. Mi sento proprio così’.
– Con me avrai sempre l’occasione di dimostrarlo, troietta’.
– Si, padrone’.
E’ il massimo’ non devo neanche ricordarle come rivolgersi a me’. Questa non saprei perché punirla’. è perfetta’.
– ti metto alla prova’. Scopriti il culo e muoviti in giro a quattro zampe come farebbe una cagna che vuole esplorare questa stanza’.
Mi accendo un’altra sigaretta ed osservo la ricognizione’ alla fine torna davanti a me.
– Non scodinzoli quando trovi il tuo padrone? Girati subito!
Mi sfilo la cintura e le dò due cinghiate sul culo.
– Adesso girati e levami i pantaloni e le mutande.
– Leccami lentamente, cominciando dai piedi’
Comincia con foga dai piedi, insinuando la lingua tra le dita e succhiandomi alternativamente gli alluci. Poi risale lungo le gambe, più lentamente, arrivando a lambirmi le palle’
– vuoi succhiare il mio cazzo, vero?
– Si, padrone’. Posso?
– Adesso puoi, cagna’. Datti a fare’.
Dopo aver appoggiato il naso alla cappella per sentire il mio odore, lo prende dapprima tutto in bocca e poi comincia a farmi un pompino classico’ da puttana che non vede l’ora di farti venire.
La sollevo tirandola per i capelli fino a farglielo uscire dalla bocca, le dò uno schiaffo e le dico di prenderlo tutto dentro ad ogni affondo, muovendosi più lentamente.
Lei mi fa cenno con la testa di aver capito e la lascio fare; il cazzo comincia ad ingrossarsi sempre di più e, pur rischiando il soffocamento ad ogni affondo, si mostra orgogliosa della sua bravura di schiava.
La lascio fare finchè il cazzo non comincia a farmi male per la durezza e decido di esplorare le altre sue qualità.
– Adesso limitati a leccarlo come un gelato e sposta qui di fianco a me il tuo culo.
Inizio ad accarezzarle i glutei saggiandone di tanto in tanto la deliziosa consistenza, apprezzando anche la delicatezza della sua pelle bianca e morbida come quella di una ragazzina.
Alla fine decido di ispezionare la sua figa morbidissima e stretta per saggiare lo stato di eccitazione e mi ritrovo con la mano grondante di umori.
– Guarda come sei bagnata, cagna schifosa’.. puliscimi subito la mano!
– Mi perdoni, padrone, non volevo sporcarla’.. le pulisco subito le dita’.
Mi succhia le dita una per volta, esibendosi nella simulazione del pompino davanti alla mia faccia.
– Adesso continua a succhiarmi il cazzo prendendolo tutto come ti ho detto prima.
Ritorno al suo culo e ‘ questa volta ‘ la accarezzo spostando la mano dalla figa al buco del culo per inumidirglielo con i suoi umori.
Quando la tocco ho la sensazione di azionare un telecomando, perché lei trasmette al mio cazzo tutte le sue sensazioni tramite la sua bocca che mi spompina.
Dopo averlo bagnato, passo a saggiarle delicatamente il buco del culo, molto contratto, con il dito medio, mentre percepisco la sua paura attraverso involontari cambi di ritmo del pompino.
Attendo che si rilassi, massaggiandole delicatamente ed alternativamente la figa ed il culo, finchè riesco ad introdurle la punta del dito, estraendola quasi subito per non darle il tempo di irrigidirsi.
Subito dopo, mentre appoggio la punta del pollice al buco del culo, con la stessa mano le avvolgo tutta la figa, stuzzicando anche il clitoride e comincio a forzare l’ingresso inviolato.
Lei è in un bagno di umori e mi dimostra di apprezzare le mie attenzioni sculettando impercettibilmente, mentre continua ad occuparsi del mio cazzo.
Quasi senza accorgersene ha preso tutto il mio pollice nel culo e ‘ sentendola sempre più rilassata ‘ comincio a ruotarlo dentro, muovendolo insieme a tutta la mano sulla figa.
Con l’altra mano le afferro i capelli e la costringo a fermarsi con tutto il mio cazzo in gola, facendola soffocare lentamente. Aumento il ritmo con la mano, aprendole sempre più il culo col pollice. Lei, costretta in ginocchio, con la testa bloccata dalla mano e impalata sul cazzo, mentre le allargo il culo facendole roteare il pollice dentro e le strizzo e scopo alternativamente tutta la figa col resto della mia mano, non resiste più di un paio di minuti finchè non sento montare il suo orgasmo che le fa stringere leggermente i denti alla base del cazzo e contrarre violentemente il culo attorno al mio dito.
Le sue cosce sono percorse da rivoli di umori che arrivano fino a terra, mentre la lascio respirare ed osservo compiaciuto la sua espressione soddisfatta.
– Adesso che hai goduto, cagna, mettiti qui in ginocchio sulla sedia, perché voglio finire di incularti.
– Si, padrone; ma la prego di non farmi male’.
– Ti farò male e ti piacerà, come hai appena dimostrato, troia.
Mi fermo un momento ad ammirarle il fondoschiena mentre mi preparo il cazzo accarezzandolo con la mano e poi lo punto e lo affondo di colpo nella figa fradicia.
Lei caccia un urlo per la sorpresa, inarcandosi completamente; comincio a scoparla lentamente per farla rilassare, mentre le appoggio la mano al centro della schiena per farle capire che deve restare inarcata com’è.
Intanto le accarezzo il buco del culo con il pollice, saggiandolo con delicate forzature per valutarne l’apertura a calibri più consistenti, ma è sempre troppo contratta.
Le estraggo tutto il cazzo dalla figa per poi rimetterlo dentro di colpo, continuando per un po’ finchè, tra un colpo e l’altro, comincio ad appoggiarle alternativamente la cappella sul culo, forzando sempre di più ogni volta.
Lei gode molto per l’incertezza della sua situazione e la paura di essere sverginata nel culo è sempre più ridotta rispetto alla voglia di farselo fare da me.
– Chiedimi di incularti’.
– Lo voglio tanto, ma ho paura’..
– Vuoi essere la mia schiava, sì o no?
– Certo che lo voglio’..
– Dimmi cosa vuoi essere
– La sua schiava’ padrone
– Dimmi cosa ti posso fare’.
– Tutto quello che vuole, padrone’
– Quindi posso anche incularti’.
– Certo, padrone’.
– Anche facendoti male’..
– Si, padrone’
– E sei contenta anche se ti faccio male?
– Si’. Anche se mi fa male’..
– Allora, chiedimi di incularti e basta’.
– Vuole incularmi, padrone?
– Non ho sentito bene’.
– Padrone, voglio essere inculata’..
– Cosa vuoi dentro il tuo culo?
– Tutto il cazzo’.
Intanto la sto scopando nel culo con la punta del cazzo da un po’ e, mentre mi dice di incularla, comincio a spingere mentre la schiaffeggio sulle chiappe e sulla schiena per tenerla inarcata.
Quando il cazzo è entrato per metà lo tiro fuori, lo sbatto nella figa per bagnarlo bene e poi l’ho punto con decisione nel culo, spingendo e tenendola inarcata per i capelli finchè non entra tutto…
– Aahhhiiiii, mi fa malissimoooo…..
– adesso ti passa, vedrai; fai respiri profondi… Hai visto che non era poi così difficile inculare una troia come te? Va meglio?
– Un po’ fa male, padrone’.
– Se vuoi smetto, lo tiro fuori e puoi anche andartene’.
– No, no, lo voglio, voglio essere inculata’ La prego, padrone, non mi mandi via’.
Inizio a scoparmela, prima lentamente e poi sempre più forte. Lei mi asseconda ed emette gridolini di dolore ad ogni affondo ed io, sempre più eccitato, la sbatto forte e sento gli umori della sua figa bagnarmi le palle ad ogni colpo.
Quando i gridolini cominciano a trasformarsi in gemiti, le ordino di masturbarsi e la sento venire dopo pochi minuti, con le solite contrazioni anali che mi strizzano il cazzo.
– Sei veramente una cagna schifosa; sei venuta subito perché godi di più a prenderlo nel culo, vero?
– Si, mi piace molto’ non credevo fosse così’.
– Visto che adesso te l’ho sfondato, stringi il culo come una verginella per farmelo sentire più stretto’.
La contrazione dei muscoli anali è subito percepita dal mio cazzo e si trasforma in un irrigidimento pari a quello che avevo avuto durante il pompino.
Anche la zoccola sembra apprezzare la cosa, perché il maggior bruciore provocato dallo stringere il culo è ben compensato dalla percezione dell’ingrossamento del cazzo.
Pochi colpi nel culo ridiventato vergine mi bastano per inondarle l’intestino di sperma, che esce a fiotti e quasi dolorosamente dal mio cazzo durissimo.
Lo estraggo di colpo e mi godo lo spettacolo del suo culo, che rimane aperto per un istante come se fosse ancora pieno, per poi richiudersi lentamente, incorniciando le prime gocce di sborra che fuoriesce.
Le ordino di scendere dalla sedia per farmi sedere, mi faccio accendere una sigaretta e la metto accucciata a pulirmi con la lingua il cazzo dalla sborra e dai suoi umori anali.
Alla fine della fumata, con il cazzo semirigido ed una voglia impellente di pisciare, la rimetto sulla sedia nella stessa posizione di prima, le infilo il cazzo per metà nel culo e, senza neanche avvertirla della cosa, le faccio un clistere di urina mentre lei subisce passivamente senza fiatare.
Dopo averle fatto ripulire il cazzo anche dalle gocce di piscio, la mando in bagno a liberarsi e mi rilasso sul divano.

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