Skip to main content
Racconti di Dominazione

L’Isola delle Conigliette

By 24 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Esiste un isola dove qualsiasi porco vorrebbe andare, è un posto dove vengono lasciate ‘libere’ se così si vuol dire, le ragazze , cedute dai propri amanti, dai propri mariti, dai propri compagni.

Le ragazze venivano portate sull’isola solo in momenti particolari, nel momento in cui si evidenziava ancor di più quanto fossero donne, femmine’durante il periodo delle proprie cose.

Ma come mai proprio in quel momento? Nel momento in cui magari a molti uomini dà fastidio, nel momento in cui soprattutto le donne magari non si sentono a proprio agio?
Si sentono in difficoltà’ un po’ provano vergogna e se sanno che l’uomo sa di quello che stanno vivendo si sentono sotto la loro attenzione, e si sentono più indifese, sono in difficoltà, si vogliono chiudere, nascondere, scappare’.si proprio così scappare come delle conigliette.

Se quindi dall’altra parte l’uomo sa di tutto questo’l’uomo diventa lupo’si un vero lupo che vuole andare a caccia, a caccia di’.conigliette’.sole ed indifese’

Ma anche se le conigliette si nascondono, prima a poi i lupi affamati le trovano’perché sentono il loro profumo’

Questo era il principio che inspirava i mariti a portare le proprie mogli sull’isola, dicendole che le portavano in vacanza, al mare, su un isola, tutta per loro, senza sapere cosa le avrebbe aspettate, realmente.

Dall’altra c’erano degli uomini benestanti che volevano divertirsi, che si erano stufati di giocare a Polo, a Golf, volevano andare a caccia’ma non a caccia di qualsiasi animale.

Non volevano andare a caccia di volatili, non volevano uccidere nessun essere vivente, non volevano usare il fucile.

Volevano andare in giro assieme, come un branco, e con i loro cani, ma non i classici cani da caccia, cani pericolosi, ma con cani grandi, alti, con zampe lunghe, coda lunga, fisico prestante, ‘e con un grande membro’, ma in quella situazione anche con un buon olfatto ed una grande lingua ‘si proprio una grande lingua.

I mariti da parte loro, non ricevevano niente, nessun compenso economico, perché per loro era un eccitazione estrema vedere le proprie mogli in una situazione simile.

Una volta che le singole coppie arrivavano sull’isola veniva data una stanza, ma logicamente i mariti sapevano che potevano accedere all’isola solo quando iniziavano le mestruazioni alle proprie mogli, e questo veniva verificato quando salivano sul traghetto per accedere all’isolotto, tramite un cane che aveva un olfatto ancora più forte degli altri.

Una volta arrivate sull’isola , venivano fatte accomodare in stanza fatte mettere comode e poi con la scusa di accompagnarle a fare delle cure estetiche venivano prelevate e portate nel mezzo dell’isola.

A questo punto una alla volta veniva spogliata e dopo senza dirle niente ogni ragazza veniva portata in un posto diverso dell’isola e fatta scendere per poi abbandonarla nella foresta, e nel buio della notte.

Intanto i mariti venivano accompagnati dai ‘cacciatori’ coi quali avrebbero fatto amicizia.

Il grande giorno
Durante la notte le singole ragazze impararono cosa volesse dire stare sole nel mezzo della foresta, nude ed indifese.

Al mattino presto, prima che arrivasse l’alba iniziava la caccia.

Ogni cacciatore aveva come una sirena, una tromba, per avvisare che stava arrivando, per svegliare le conigliette che ancora non si rendevano conto di quello che avrebbero vissuto.

I cacciatori suonavano e si facevano strada nei sentieri dell’isola, mentre i cani sentivano il profumo di mestruo che le conigliette avevano lasciato alle loro spalle.

Le conigliette erano state spogliate completamente, non indossavano niente, quindi le gocce rosse erano libere di andare e di posarsi sulla vegetazione che incontravano.
Le conigliette imbarazzate ogni volta che cercavano di bloccare quel flusso a loro fatale, erano costrette a toccarlo con le loro mani e di conseguenza qualsiasi altra cosa che avrebbero poi ritoccato, rimaneva impregnato del loro profumo rosso.
Se usavano delle foglie, dei fiori, qualsiasi cosa, anche esso avrebbe trattenuto il loro profumo inequivocabile.

Se non si toccavano, le gambe bianche si tingevano di rosso ed anche se erano dorate , abbronzate, il rosso le tingeva, fino a che non sarebbe arrivato fino al terreno, lasciando anche in questo caso, un segno, una traccia utile per i cani.

Le povere conigliette non avevano via di scampo, non c’era nessun modo per liberarle da quel profumo che tanto piaceva ai cani dei cacciatori.

I cani sembravano ancora più arrapati dei loro padroni, sembravano impazziti, i cacciatori facevano fatica a trattenerli, abbaiavano come dei matti.

I padroni non riconoscevano più i loro cani, sembravano colti da una eccitazione collettiva che veniva trasmessa di rimbalzo ai cacciatori.

Poco prima del sorgere del sole si iniziava a sentire in lontananza l’abbaiare dei cani, e le povere conigliette si svegliarono con il cuore in gola, sentendo questo abbaiare collettivo, anche se lontano, ma di forte intensità emotiva, anche se non sapevano con certezza il motivo, ma capivano che dovevano muoversi, che dovevano allontanarsi, che dovevano scappare, perché qualcosa quel giorno stava per accadere, qualcosa di strano per loro, qualcosa che non era incantato, da favola come fino a qualche ora fa avevano pensato’ingannate da chi pensavano si potessero fidare’ma che invece con molta tranquillità e determinazione le aveva ‘regalate, si proprio così, non concesse, non condivise, non mostrate, e neanche vendute come avrebbe fatto il più schifoso e repellente pappone’magari per 100 euro, no , proprio no.

Erano state regalate proprio per trattarle nel peggiore dei modi, per farle sentire senza neanche un bricciolo di valore, di considerazione,’e questo non perché magari ci fosse dietro un odio da parte dei mariti nei confronti delle loro mogli, o chissà quale ripicca, ma perché tutto questo non faceva altro che aumentare enormemente la loro perversione e di conseguenza la loro eccitazione.

Si proprio così, perché di questo si trattava, perché i mariti che le avevano portate volevano provare una eccitazione tale da bagnarsi al solo pensiero, quasi di rischiare l’infarto da come gli sarebbe battuto il cuore, al pensiero di regalare la persona con cui avevano condiviso ogni momento, ogni gioia, ogni difficoltà, ogni fatica.

Di regalarla ad un estraneo, di tradire la sua fiducia, si proprio la fiducia che era il caposaldo del loro rapporto, la fiducia che qualsiasi cosa possa accadere mai ma proprio mai le ragazze avrebbero fatto una fine simile. Tutta questa avventura era determinata ed organizzata con cura ed attenzione dal proprio marito, in modo freddo e razionale con tutto il tempo di pentirsi e di cambiare idea, di riprendere la retta via, cosa che invece evidentemente non era successo.

Questo faceva capire chiaramente quanto fossero maiali e con quanta impazienza, ora aspettavano di vedere quello che sarebbe successo.

Si, di vedere la propria moglie inerme ed impotente di fronte al cacciatore, di fronte al suo cane, ma inerme ed impotente non solo per lo spavento ma come dicevo, nel vedere come il proprio punto fisso, il proprio braccio destro, il proprio, riferimento, ‘un secondo dopo godeva nel regalarla, ed al posto di proteggerla godeva nel vederla ‘dire abusata, violentata, stuprata’.non basterebbe neanche lontanamente per spiegare che cosa gli avrebbero fatto.

Il sole stava sorgendo, e già il caldo si faceva sentire, questo non era niente di buono per le povere conigliette, perché il caldo non faceva altro che aiutare i cani a sentire il profumo delle ragazze.

Gli organizzatori avevano fatto in modo che ogni coniglietta si trovasse sola in modo che non potesse comunicare e così non si potessero aiutare, generando in questo modo solitudine e di conseguenza una paura in ogni una di loro che le rendeva ancor più fragili e sempre più belle da cacciare.

Le conigliette fresche dalla vita normale, erano ancora più attraenti perché non essendo abituate a stare completamente nude, ancora si vergognavano ed anche se sole nella foresta tendevano a coprirsi le parti intime, ostacolando così la loro ‘fuga’, non correndo libere, libere poi da che cosa che erano prigioniere sull’isola’e fuggire verso dove’che comunque il loro destino era segnato, anche se loro non lo sapevano’era solo questione di tempo, tempo che aumentava sempre più l’eccitazione dei maschi.

Si i maschi, ogni coniglietta aveva per se, le attenzioni ed i desideri di più maschi’del marito, del cacciatore, e’.del cane’e’.chissà’ di chi altro’

I predatori intanto avanzavano, i cani tiravano come matti ed i cacciatori li tenevano con più forza, più vigore, sentendo che gli animali si stavano infoiando sempre più capivano che si stavano avvicinando alle ragazze e quindi si eccitavano sempre più, anche loro.

Se normalmente il cacciatore ha un certo feeling col suo cane, questa volta la squadra era ancora più unita.

Normalmente il cane quando prende la preda, è felicissimo perché riceve una ricompensa dal padrone, un ringraziamento, ma questa volta il padrone sapeva che non avrebbe catturato un animale che poi avrebbe dovuto pulire per poi cucinarlo, magari qualche ora dopo, una volta tornato a casa.

Il cacciatore sapeva che questa volta , una volta presa la preda, l’avrebbe gustata subito, senza doverla pulire, spelare, cucinare, aspettare delle ore prima di tornare a casa.

Ma l’avrebbe presa, gli sarebbe saltato addosso, subito, senza dover aspettare, nessun preliminare, era anche già spogliata, se la sarebbe degustata immediatamente, e la preda non era morta bensì viva, anzi vivace, più di una anguilla, quindi da gustare, da predominare, da castigare, da domare.

Come quando si andava a caccia prima che inventassero le armi , se la doveva contendere , doveva bloccarla, ed una volta che tutto questo sarebbe successo, il trofeo se lo sarebbe gustato ancora’ed ancora’ed ancora’sentendola dimenarsi, piangere’imprecare.

La preda non era un animale da cui non capivi cosa diceva, bensì capivi eccome e questo permetteva al cacciatore di godersela come voleva.

Tutto questo dava delle sensazioni indescrivibili, che non erano neanche lontanamente paragonabile rispetto alla caccia normale.

Ma non era finita, perché come dicevo, anche per il cane, questa volta il suo premio sarebbe stato diverso.

Questa volta il cane avrebbe avuto come una promozione, era allo stesso livello del padrone.
Il padrone divideva la selvaggina, la catturava con lui.
Si proprio così, perché assieme, si sarebbero gustati la coniglietta.
Il padrone questa volta sarebbe stato lui a tener ferma la preda, ed il cane avrebbe potuto gustarsi tutto il sapore della femmina, leccargli tutto il rosso che la femmina creava, per poi magari chissà fare la stessa cosa che il padrone avrebbe fatto: montarla

Quindi il cane per tutto questo impazziva dall’eccitazione e tirava fuori tutte le sue energie, fino all’ultima, e l’amore che provava il cane per il padrone era indescrivibile, per il meraviglioso regalo che stava per ricevere.
Se il cane avesse trovato una cagnolina, avrebbe dovuto montarla, leccarla tenendola ferma da solo, nessun altro cane l’avrebbe potuto aiutare, come poteva?

Invece in questo caso, il suo padrone, a cui aveva giurato fedeltà, gli avrebbe tenuto ferma la coniglietta, si proprio così, la coniglietta se la sarebbe potuta gustare come voleva per quanto voleva, anzi il padrone si eccitava così tanto nel vederla concessa al suo cane, che l’empatia e l’incitazione del padrone avrebbe tolto anche l’ultimissimo e più nascosto baluardo che anche un cane avrebbe potuto avere nel dar libero sfogo alla più assurda perversione dell’animale verso la ragazza.

Intanto il sole si era alzato, l’abbaiare dei cani ormai era forte, ed anche le voci dei cacciatori si sentivano, le conigliette iniziavano a tremare, sentivano che il loro destino era alle porte, cercavano di scappare come potevano, qualcuna era arrivata alla spiaggia, qualcuna al torrente, altre in collina e chi invece era immersa nel bosco.

Eccola, eccola, è li, la vedo, prendila, vai corri’ è tutta tua’Questa era la voce, le parole che il primo cacciatore disse al suo cane.

Una ragazza con i capelli lunghi e lisci la si vedeva correre in distanza, il cane fu lasciato libero, slegato dal collare, da ogni vincolo.

Si vedeva la coniglietta che faceva fatica, scalza a muoversi sui sentieri, mentre invece il cane era abituato, era casa sua, e con le sue lunghe zampe ed il corpo relativamente leggero, correva tranquillamente, ma in questo caso con l’energia che aveva in corpo, l’eccitazione che mai aveva provato fino ad allora, saltava dei massi enormi, andava anche a sbattere, graffiandosi, ma non sentiva il dolore, o almeno, al cervello aveva un solo pensiero che annullava tutte le altre sensazioni, voleva ad ogni costo e quanto prima le labbrettine della coniglietta indifesa.

Il cacciatore sentì subito le grida della ragazza, questo non fece altro che infoiarlo ulteriormente.

Questo faceva capire che la preda era stata raggiunta, era stata presa, catturata!

Le grida erano sempre più forti, e più impaurite.

Il cacciatore finito di percorrere il sentiero udì una voce che mai aveva sentito da una ragazza, una voce , un urlo indescrivibile, una energia che il cacciatore si sentiva defluire e concentrarsi in un sol punto, il suo pene.
Il suo fallo era durissimo era così in tiro che la pellicina che normalmente gli copriva la cappella non riusciva a contenerla.

In questo modo i punti del piacere del suo fallo sfregavano sui suoi boxer e tale era l’eccitazione che ormai bastava ancora un piccolissimo sfregamento per farlo venire abbondantemente.

Finito il sentiero, vide uno spettacolo così perverso che neanche i boxer dovevano aiutarlo.

La coniglietta era chiusa come fosse in una insenatura, aveva dei massi ai suoi lati e dietro di lei c’era una salita ripidissima.
Il cane non le dava modo di divincolarsi, se lei cercava di scavalcarlo e di riprendersi la libertà verso lo spazio aperto, lui le abbaiava e tirava fuori i denti terrorizzandola.

Lei allora cercò di arrampicarsi dietro, ma così facendo il cane le si agguantava sulla sua passerina e sulle sue gambe, non protette dalle sue mani impegnate sulla parete, ed usando la sua grande lingua le leccò il suo liquido rosso.

Ma la coniglietta spaventata nel sentire la sua lingua, cercò di girarsi, perché sentiva la lingua nel sedere e nella passerina e nel cercare di proteggersi schermando la sua patatina con le mani, vide i denti del cane minacciosi.

Lei spaventatissima, non vide la pietra sotto il suo piede e indietreggiando cadde ; nel momento in cui la ragazza spostò quindi la sua concentrazione perché aveva perso l’equilibrio, le sue mani si spostavano per attutire la caduta e le gambe un po’ si divaricavano.
Ma il cane subito colse l’occasione e si lanciò tra le sue gambe e riuscì a far fare alla sua grande lingua la sua prima e vera passata.

La lingua del cane partì dall’ apertura del secondo canale per poi arrivare e coprire completamente le bellissime giovani e fresche labbra, completamente depilate, della patatina.

La lingua bagnatissima dalla saliva del cane, era diventata in quel momento asciutta, pronta per assorbire il più possibile il nettare rosso, che tanto aveva desiderato.

Il cane infoiatissimo, avanzò la sua grande lingua dall’inizio delle labbra, spingendo soprattutto nella parte centrale, in modo da poter farsi largo e penetrare anche un po’ all’interno delle labbra.

La lingua era così grande che riusciva a trattenere tanto nettare, e continuando arrivò fino al clitoride della povera coniglietta.

Lei sentì questa lingua, diversa da quelle che avesse mai potuto sentire durante tutta la sua vita, sfregarle anche sul punto che normalmente le generava eccitazione.

Il cane fatta la prima passata, ritirò dentro la bocca la sua lingua per cedere il nettare a tutto il suo palato, e gustare come fosse un vino particolare da tenere in bocca ed apprezzare, da veri intenditori.

Gli occhi del cane diventarono diversi, si poteva leggergli il desiderio di volerle fare di tutto, per lui ora la coniglietta era una cagnolina, una cagnolina con cui divertirsi.

Dopo qualche abbaio di infoiamento, in cui lui le voleva dire che sarebbe stata la sua cagna, e che doveva obbedire, riprese a leccarla, ma lei cercando di proteggersi con le mani, si girava pure, anche se sdraiata e lui non le dava tregua, leccandola sia davanti che dietro.

Il padrone nel vedere tutto questo non si contenne e si bagnò tutto.

Allora vedendo che il cane se la stava gustando con tranquillità si tolse i pantaloni, i boxer e si tolse tutto lo sperma che l’aveva bagnato.

Tale fu l’atmosfera che il suo membro neanche si afflosciò ma rimase in tiro, pronto per farsi largo e gustarsi la ragazza ancora in mano alle attenzioni del cane.

Il cacciatore dopo qualche minuto di godimento, nel vederla in mano alle perversioni del suo cane, decise di condividere la coniglietta, prendendola per il secondo canale.

Si avvicinò, la tirò su in piedi tirandola per i capelli, con grande facilità, perché la coniglietta era meno impaurita di cosa potesse subire dal cacciatore che dal cane, magari perché aveva ancora un minimo di speranza nel pensiero di poter ricevere pietà dal cacciatore.
Lui con scioltezza la mise a 45 gradi facendola appoggiare sul masso, prendendola da dietro, in piedi, le distese le gambe, lei non si opponeva tanto perché il cane continuava a ringhiarle.

Lui con il pene, ancora un po’ bagnato dal suo seme, ma duro come acciaio ed ingrossato enormemente, lo mise a contatto col buchino posteriore.
Lui senza dire niente, allargandole una parte del sedere, spinse come un matto nel foro.

La coniglietta, si sentì penetrare da un tronco procurandole un dolore lancinante ed immenso.

La ragazza si mise a gridare dal dolore , ed una volta dentro, il cacciatore la tenne ferma per i capelli e poi per i seni, e dopo per le braccia.

A quel punto, la girò, e fece in modo che il cane avesse tutto lo spazio per gustarsi la patatina.

Mentre lui le sfondava il sederino, e godeva come un matto nel sentirlo strettissimo, lei stando in piedi gridava dal dolore a squarcia gola anche perché lo stava facendo a secco, quindi senza lubrificante, la pelle del buchino veniva tirata da matti.

Stando in piedi, davanti il cane aveva tutto lo spazio e la comodità per leccarle le labbra rosa libere ed a disposizione .

In questo modo, il cane con la sua grande lingua partiva dal basso per poi risalire verso il clitoride, ma se da una parte lui non poteva contribuire a penetrare la coniglietta, però leccando faceva arrapare ulteriormente il cacciatore, perché gli leccava così la sua sacca, il suo scroto, ed anche il suo secondo canale, dandogli delle sensazioni, delle eccitazioni che si sommavano alla penetrazione anale, tali per cui il fallo del cacciatore si ingrossava ulteriormente tale da farlo percepire anche alla coniglietta.

La ragazza stava subendo uno specie di sandwich particolare , che mai più avrebbe potuto vivere.

Il cacciatore la teneva per i gomiti, lei si dimenava ma invano, lui la penetrava senza rispetto procurandole un dolore immenso, ed il cane continuava a leccargliela.

Dopo 10 minuti che sembravano fossero 10 ore di soprusi, dopo che ormai il culetto era stato pienamente e largamente sverginato, e che il cane aveva pulito totalmente la patatina, decisero di allentare la presa.

Si proprio così, il cacciatore tirò fuori il suo arnese, e la lasciò cadere per terra, in ginocchio, come una schiava appena usata.

Lei cadde da un lato piangendo col pensiero che ormai era una nullità e che non ci fosse più niente del suo corpo da usare.

Ma si sbagliava’ il suo corpo poteva esser ancora sfruttato.

Per farla sentire come un animale, le disse che non voleva sporcarsi del suo liquido, quindi il cacciatore la prese la mise a quattro zampe come una cagnolina ed il cane stallone subito si diresse a leccargli la passerina e poi con un istinto canino, le saltò addosso, si la montò immediatamente.
Il cane aveva un manico enorme, sembrava quasi come quello di un uomo.
La ragazza che era diventata una cagnolina, cercò di dimenarsi ma il cacciator la tenne ferma e si assicurò che il manico del cane entrasse a pieno nell’organo femminile.

Quando vide che tutto era ingranato e che il cane godeva come un matto con la sua lingua tutta fuori, che cercava di leccarle la schiena e le tette della cagnolina, allora decise di mettere la sua asta in bocca alla ragazza.

Mancava solo la bocca, una bocconcina piccola piccola, senza labbra grandi, ma piccole, a tal punto che lui sentiva anche i denti della ragazza.

Lei si opponeva ma il cacciatore seppe come farsi largo e quindi iniziò a scoparsela dentro la boccuccia.

I due, il cane ed il padrone di guardavano, e quando il cacciatore incitava il cane, il suo amico si rinvigoriva.

Dopo meno di 10 minuti, il cane non riuscì più a resistere, inondando la passerina della sua cagnolina e a distanza di un paio di minuti anche il cacciatore lo seguì a ruota, innondando la gola del suo seme.

A questo punto la cagnolina cadde di lato e dopo un minuto si vide il liquido del cane uscire dalla passerina e percorrere il gluteo.

Anche dalla bocca si vide un riflusso uscire.

Dopo circa venti minuti, il cacciatore ed il cane, presero la preda e si avviarono verso casa, portandosela via’.pronti per chi sa quale altra perversione a danno della povera coniglietta.

Leave a Reply