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Racconti di Dominazione

Marina

By 11 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

* Capitolo 1 –

Ciao, mi chiamo Marina, ho 26 anni, sono del Toro, infatti sono nata il 24 Aprile. Lavoro come segretaria presso uno studio notarile, oramai sono più di 6 anni che vi lavoro, mi trovo bene, sono molto apprezzata sul lavoro ed anche fuori dal lavoro, il mio capo, il Notaio, mi vuole bene, a suo modo, mi vuole bene.
Il mio lavoro mi piace, non &egrave che sia stressante, magari richiede una grande concentrazione, sapete com&egrave, il Notaio firma solo gli atti, sono le segretarie come me che li compilano; all’inizio, quando ero solo una apprendista, qui lavoravano altre 4 ragazze, poi pian piano si sono sistemate chi si &egrave sposata, chi si &egrave trasferita… insomma, alla fine sono rimasta sola, tutto il lavoro sulle mie povere ed indifese spalle, ma anche il volume di affari del Signor Notaio si &egrave ridotto, infatti, ora lavora quasi esclusivamente con una 10ina di società ed un numero non meglio precisato di privati, tutti dell’ambiente sociale a cui il Notaio appartiene; beato lui, già da Notai si guadagna bene, poi Lui essendo figlio, nipote ecc. ecc. di Notai, &egrave ben sistemato.
Il mio capo, &egrave un uomo ancora piacente, molto snello, ma non più giovane, infatti &egrave sui 55 anni, devo dire, sinceramente, ben portati, sin dal primo giorno di lavoro me ne sono innamorata, si, lo so, potrebbe essere mio padre, ma &egrave bello come un dio pagano, ha un viso altero e puro, gli occhi sono la sua vera potenza, dice tutto ciò che serve con gli occhi, sono neri, profondi, a fissarli troppo a lungo ci si sente perdere in essi, la volontà si annulla, si annichilisce, insomma, per me &egrave un dio e come tale va trattato.
La mia vita privata, non esiste, infatti passo tutta la mia giornata ufficio, dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00, nelle due ora di pranzo, a volte sono a pranzo con il Signor Notaio, a volte da sola, ma spesso con qualche cliente, in quei casi, mi vengono pagati gli straordinari, ma per fortuna lo stipendio &egrave alto, B&egrave abbastanza, tenendo conto che lavoro 5 giorni a settimana, guadagno all’incirca sui 2.000.000 al mese, ho 30 giorni di ferie all’anno, e una settimana per andare a sciare l’inverno.
Durante la settimana, poi, 3 giorni a settimana stacco un pò prima, mediamente se non ci sono cose importanti da svolgere, verso le 17:30, e vado in palestra, grazie al Notaio che ne conosce il socio di maggioranza, mi hanno iscritta come socia a vita al ROMAN SPORT CENTER sotto al galoppatoio di Villa Borghese.
Per me la forma fisica &egrave molto importante, stare bene con il proprio fisico significa anche stare bene con la propria psiche, significa godere appieno delle bellezze della vita, ed aiuta a sopportare meglio le difficoltà; tra l’altro, la palestra &egrave ottima per sfogarsi e rilassarsi dopo una giornata particolarmente gravosa; e poi, in fondo, amo mantenermi in forma, perch&egrave il mio corpo &egrave bello, mi piaccio.
Come sono fatta? Già fino ad ora non mi sono descritta, normalmente non lo farei, in quanto non sono una a cui piace vantarsi, solitamente amo che mi si facciano i complimenti, adoro riceverne, ma oggi farò uno strappo alla regola:
Altezza……………………170 cm.
Peso…………………………60 Kg.
Seni………………………….98 cm.
Vita…………………………..60 cm.
Fianchi…………………….95 cm.
Capelli……………………..Ricci, Neri, Lunghi.
Occhi……………………….Neri.
Carnagione……………..Scura [d’estate]

Quindi come potete vedere sono una come tante, l’unica cosa in cui differisco dalle mie amiche e conoscenti, &egrave il modo di vestire, il portamento e l’abitudine a trattare con la gente che deriva dal mio lavoro, ho un paio di amiche che sono delle dee, vere dee, bellissime, a volte le invidio, a volte però…, infatti quando siamo insieme, le prime occhiate d’apprezzamento sono sempre per loro, immancabilmente per loro, poi alla lunga esco fuori io.
Sulla mia vita sentimentale che dire…. potremmo dire che non ve n&egrave una, infatti non sono fidanzata, non ho nemmeno un ragazzo, ma ciò non vuol dire che non sia libera, in effetti “appartengo” a qualcuno in particolare, i giovani della mia età o poco più grandi mi sembrano insipidi, impacciati e approssimativi, preferisco gli uomini maturi, molto maturi, l’uomo cui “appartengo” tuttora, colui che mi possiede, &egrave un bell’uomo sui 55 anni, un vero dio pagano!
Immagino abbiate capito a chi mi riferisco, sin dal mio primo giorno di lavoro mi sono sentita attratta da Lui, irrimediabilmente, anche se allora non sapevo esattamente cosa fosse il sentimento che mi abbagliava non appena il Suo sguardo si posava sulla mia persona, mi sentivo trapanare fin nel fondo dell’anima dal suo sguardo, mi sentivo frugata, perquisita ed inquisita; divenivo rossa, iniziavo a balbettare e mi salivano le lacrime agli occhi.
Bisogna proprio dire che ero una vera imbranata all’inizio, ero appena uscita dalla scuola, mi ero da poco diplomata con 60/60 in Ragioneria, mio padre era morto due anni prima del mio diploma, vivevo con la mamma, e dovevo accettare qualsiasi lavoro mi fosse stato proposto. Fortuna volle che il portiere dello stabile presso cui abitavamo avesse la figlia che lavorava presso un notaio, al quale occorreva una ragazza di supporto, fui presentata, esaminata e giudicata abile, venni così arruolata, per un periodo di prova di tre mesi, allo scadere dei quali Lui avrebbe deciso se tenermi o meno.
Il primo giorno fu tragico, ogni volta che lui appariva mi tremavano le mani, mi cadevano i fogli, insomma un disastro; tutti si erano resi conto dello stato d’animo in cui venivo a trovarmi non appena Lui appariva dalla porta del Suo studio, e sono certa che Lui stesso dovesse essersene reso conto.
Comunque, i giorni passavano ed io progredivo nei miei compiti, e progredivo tanto più velocemente quanto più Lui passava il tempo fuori dall’ufficio, sovente ero io ad andare alla posta di P.zza Mazzini a spedire raccomandate vaglia ecc. ecc. ed erano per me i momenti più belli, lontano dalla sua presenza. Strano, quando lui era nei paraggi desideravo ardentemente che non si avvedesse della mia presenza, ma non appena sembrava ignorarmi, ecco che combinavo qualche casino per attirare la sua attenzione.
Il tempo passava, ed io divenni una brava segretaria, con l’unico neo dovuto alla mia totale soggezione verso il Notaio, più di una volta nell’ultimo mese venni invitata nel suo studio, sempre per una ramanzina, alla fine del periodo di prova un Venerdi sera di fine Novembre, mi chiese di fermarmi un poco dopo l’orario di ufficio, disse che doveva comunicarmi le sue decisioni riguardo al mio futuro. Le altre ragazze, mi sorrisero, e mi dissero che non ne sapevano nulla della decisione presa, ma che quando era stato loro richiesto un parere mi avevano appoggiata in pieno. Mi salutarono e uscirono.
Rimasi alla mia scrivania, immobile, tremante, e rivissi i tre mesi appena trascorsi, valutai e mi misi a piangere, conscia del fatto che il bilancio era in passivo. Passò una mezzora, alla fine la porta dell’ufficio si aprì e Lui comparve nel vano della porta, scattai in piedi, mi lisciai la mini che mi arrivava poco sopra al ginocchio e mi avviai verso il patibolo.
MI fece accomodare in una poltroncina di fianco alla scrivania, mi sedetti e la gonna risali lungo le cosce, Lui si sed&egrave a metà sulla scrivania proprio di fronte a me, mi guardò a lungo, intensamente, potei quasi sentire il suo sguardo che mi carezzava le cosce esposte, poi una sciabolata colpì i miei occhi, sembrò frugami fin nel profondo del mio intimo, non riuscii a sostenere il suo sguardo, e di conseguenza abbassai il capo.
Iniziò dicendomi che il lavoro da me svolto fino ad allora non era stato poi tanto male, ma che a lui occorreva una ragazza spigliata, fredda e lavoratrice. Ed io purtroppo avevo solo la terza qualità mi disse anche che sebbene mi comportassi come una imbranata, di sicuro non lo ero, e che il modo migliore per aiutarmi a crescere sarebbe stata una sonora sculacciata (al ch&egrave divenni rossa rossa) ogni qual volta avessi fatto un qualsiasi casino, ma, disse, questa era una decisione che spettava solo a me, per cui, allo stato attuale delle cose, non conveniva allo studio avvalersi della mia collaborazione.
Sebbene mi aspettassi una tale decisione, il mondo sembrò crollarmi addosso, certo avrei trovato un’altro lavoro, ma come senza le referenze che qui mi venivano negate? Iniziai a piangere, le lagrime mi scorrevano lungo le guance, copiose, e nel suo sguardo freddo ed impassibile vi era come uno strano sorriso; gli chiesi una proroga di almeno un mese, giurando che avrei fatto del mio meglio per migliorare; ma fu irremovibile, disse che lo studio aveva delle regole ben precise e che proprio il rispetto di tali regole, garantiva il lavoro di tutti loro. Si alzò e si sedette poi dietro la scrivania alla sua poltrona, e inizio a contarmi il denaro e le spettanze che avevo maturato in quei tre mesi.
Cercai febbrilmente nel mio cervello una scappatoia per restare a lavorare li, e d’improvviso mi parve di risentirlo mentre mi dice che per me sarebbe stato il caso di sculacciarmi a pi&egrave sospinto per ogni casino commesso. Mi sembrava assurdo che si potesse sculacciare come una bambina una donna di 20 anni, ma il pensiero di essere sculacciata da Lui mi infiammò, mi spaventai, ma ero sempre più attratta dalla scena che io stessa mi stavo immaginando; presi coraggio, mi schiarii la gola, alzò lo sguardo dai conti, allora dissi tutta d’un fiato: La prego mi offra un’altra possibilità, come ha detto lei, mi punisca, mi… mi… sculacci pure ad ogni mio sbaglio, ma la scongiuro, non mi cacci via!
I suoi occhi mi trafissero come due spilli, si alzò mi venne incontro, e mi chiese di ripetere, ripetei la richiesta, e Lui allora mi chiese se sapessi di cosa stessi parlando, io singhiozzai, ed annuii, allora mi disse che si, avrebbe acconsentito, mi concedeva ancora tre mesi, durante i quali a suo insindacabile giudizio sarei stata punita ad ogni errore, da Lui stesso o da chi per Lui, solo se accettavo questa condizione mi avrebbe permesso di restare.
Non riuscivo quasi a respirare, ansimavo, da chi altri mi avrebbe fatto sculacciare come potevo giustificare ad estranei la mia condotta?
Comunque, accettai, sarebbe stato stupido ritirarsi proprio ora.
Mi chiese se fossi mai stata sculacciata prima d’ora, risposi di no, allora, mi disse che sarebbe stato necessario che lo fossi subito, così almeno avrei saputo cosa aspettarmi ad ogni errore, e mi avrebbe permesso anche di decidere poi a casa a mente fredda sulla decisione presa li su due piedi, e che mi chiedeva di riformulare il successivo lunedi mattina. Accettai, allora lui facendomi alzare mi disse che mentre Lui si andava a sciacquare in bagno, dovevo alzarmi la mini sino alla vita, abbassarmi le mutandine sino a metà cosce e piegarmi sullo schienale della poltroncina dal lato della porta, quindi con i piedi a terra e le mani sul cuscino e il ventre poggiato alla spalliera, mi disse di attenderlo così, a piedi uniti.
Rimasta sola, fui presa dal panico, Lo sentivo lavarsi le mani al bagno, tremante, mi alzai la mini, abbassai il collant e poi gli slip (per fortuna che ho l’abitudine di cambiarmi le mutandine due volte al giorno, e che quel giorno non avevo il ciclo) e mi prostrai come mi aveva ordinato.
Rimasi ferma quando sentii la porta del bagno aprirsi, i suoi passi nel corridoio, Lo sentii fermarsi alle mie spalle, osservarmi, avvertii chiaramente i suoi occhi percorrere la mia epidermide che reagiva con dei brividi e la pelle d’oca. Si avanzò….

(continua)

vanemori988@gmail.com

* Capitolo 2 –

…sentii i suoi passi, sempre più vicini, il cuore sembrò balzarmi in gola, il battito aumentò, credetti che fosse talmente forte da sentirsi in tutta la stanza, unico rumore; poi, nel raggio del mio sguardo vidi i suoi piedi e le sue e gambe, si posizionò di lato a me, rivolto verso il mio fianco sinistro, poggiò una mano, credo fosse la sinistra, sulla mia schiena, costringendomi a piegare ancora di più la schiena, così facendo me ne resi conto immediatamente, proiettavo all’infuori il mio sedere, sedere sul quale Lui poggiò la sua mano, calda, bollente; non potei trattenere un piccolo sussulto, irrigidii i muscoli e mi preparai al supplizio.
* Rilassati, piccola, rilascia i muscoli, o sarà’ ancora più doloroso, distenditi, o rimarranno i segni….

Non riuscii nemmeno a rispondere tanta era la paura, ero terrorizzata al pensiero di dovermi recare a casa e che per errore mia madre intravedesse dei segni sul mio corpo, credo sarei morta per la vergogna.
Il primo colpo arrivò improvviso, gridai più per la sorpresa che per il dolore, in effetti era poco più di una carezza; mi disse che dato che era la prima volta sarebbe stata una punizione leggera, solo 25 colpi. Oh, pensai in me, così tanti? E dopo il primo con una certa cadenza arrivarono anche gli altri, verso il decimo persi il conto, infine smise, il sedere sembrava cosparso di lava bollente, tanto mi bruciava; mi permise di rialzarmi. Piangevo, per la vergogna, e un pò per il dolore, ma non molto. Mi fece girare intorno alla poltrona, vi si sedette e mi carezzò le natiche infuocate, poi con infinita lentezza fece scorrere la mano lungo tutta la superficie del mio posteriore; mi fece voltare, fronte a Lui, contemplò il mio cespuglietto, rado, ho sempre avuto poco pelo.
Mi chiese di porgergli le mie mutandine, le tolsi e le porsi, le osservò a lungo, allora portavo delle mutandine da bambina, erano così comode e sicure, sapete, quelle che sembrano delle culotte, ma che a differenza di quest’ultime sono aderenti e sempre di cotone bianco, con degli elastici oltre che alla vita, anche intorno alle cosce; mi guardò in viso, e mi ordinò di mostrargli il reggiseno, altro pezzo da museo, sbottonai la blusa e ne scostai i lembi, permettendo così al Suo sguardo di spaziare sul mio torace.
Improvvisamente mi disse di rivestirmi, mi rese le mutandine, ed stette ad osservarmi mentre mi rivestivo e riassettavo i miei indumenti, alla fine, poi, si diresse verso la porta, la aprì e salutandomi mi invitò ad uscire, muta e non volendo contrariarlo, mi avvia verso la porta.
Mi disse che era sua intenzione accompagnarmi in auto sino a casa, data la punizione, ed il fatto che, molto importante, era la prima volta, non riteneva saggio che prendessi come sempre 3 autobus per rientrare a casa.
Per tutto il tragitto non dissi una sola parola, eccettuato dei “si” o dei “no” in risposta alle sue domande sulla mia famiglia e sulla mia vita.
Arrivati sotto casa, mi esortò a non tardare il lunedì successivo, e, a non preoccuparmi, avrei imparato presto e bene a comportarmi ed a lavorare nel giusto modo.
Mentre in ascensore salivo verso il quinto piano, mi imposi di calmarmi, ed entrando in casa, sorrisi come sempre, forse anche un pò più del solito, corsi in bagno con la scusa di una doccia, e li passai una buona mezz’ora a rimirarmi allo specchio; segni non c’&egrave n’erano, solo un certo alone rossiccio che ricopriva tutto il posteriore, e che emanava un calore incredibile, mi accorsi con stupore che mentre con una mano mi accarezzavo il sedere, con l’altra mi stavo carezzando la vulva, fino a venire, rivivendo con la mente la situazione da cui ero appena uscita. Mi lavai, alternando acqua calda ad acqua fredda, &egrave questo l’unico modo che tuttora conosco per rilassarmi.
Di quel primo WE non ricordo assolutamente nulla, non era come gli altri, passavo il tempo in muta attesa del Lunedì mattina, ero eccitata al pensiero di essere stata assunta, così credeva mi madre, in verità ero eccitata all’idea di dovermi mostrare di nuovo nuda o quasi al Notaio; temevo le eventuali punizioni che Lui avrebbe eseguito a mio danno, ma allo stesso tempo attendevo con ansia il momento in cui mi sarei dovuta spogliare; insomma, in me vigeva una dualità tale da lasciarmi completamente disorientata, avrei voluto fuggire e non recarmi al lavoro per non dover subire altre vergogne, ed allo stesso tempo anelavo ad essere denudata e quindi punita, ma, ero terrorizzata dalle cinghiate….
Lunedì mattina, anche il fato mi si mise contro, dapprima la sveglia non suonò in orario, poi gli autobus non coincisero gli uni con gli altri, e così, arrivai in ufficio alle 09:30, ben 30 minuti di ritardo, speravo ad un tempo che Lui non ci fosse, e che invece fosse proprio sulla porta ad attendermi; salii le scale con il cuore in gola, entrai in ufficio e salutata dalle altre ragazze mi diressi verso la mia scrivania, che trovai occupata!
Mi venne incontro la segretaria del Notaio, una signora sui 35 anni, sempre bella e compita, non alzava mai la voce, bastava un suo sguardo e tutto in ufficio filava nel migliore dei modi; mi salutò e mi disse che il Notaio riteneva che dovessi lavorare sotto la sua ala protettrice, quindi mi sarei dovuta trasferire nel suo ufficio, che in pratica fungeva da anticamera all’ufficio del Notaio, mi disse anche che sarei dovuta esser contenta, perché ciò equivaleva ad una promozione.
Farfugliando un ringraziamento, mentre entravamo nell’ufficio, che da oggi sarebbe stato anche il mio, mi scusai del ritardo. La Signora, mi guardò con riprovazione, e disse che non appena il Notaio fosse giunto avrebbe dovuto metterlo al corrente di questa mia mancanza, proprio il primo giorno di lavoro.
In breve mi spiegò le mie mansioni, che a parte i soliti compiti di segreteria e protocollari, comprendevano anche il dover preparare un promemoria della giornata da presentare al Notaio non appena questi fosse arrivato in ufficio, poi avrei dovuto servirgli un caff&egrave [a questo proposito vi era in una stanza a parte una macchina per espressi, di quelle piccole a due beccucci.], e poi via via nel tempo, avrei dovuto coadiuvarla nel compito di Segretaria Privata del Signor Notaio.
Il Notaio arrivò in ufficio verso le 10:30, mi saluto con un buffetto sulla guancia, e mi chiese di preparargli un caff&egrave, nel portarglielo, la Signora lo stava mettendo al corrente circa il mio ritardo; i suoi occhi si fecero di ghiaccio, tanto che tremai un poco mentre gli porgevo la tazzina di caff&egrave, bevve il suo caff&egrave, prese un quaderno dalla copertina rigida e nera e mi disse:
* Questo sarà il quaderno in cui sia Io sia la Signora annoteremo ogni tua mancanza, mancanza che ti costerà determinate punizioni a seconda della gravità del fatto da te commesso, punizioni che sconterai alla fine di ogni giornata di lavoro, o alla fine di ogni settimana, se le punizioni dovessero essere eccessive per una sola giornata.
Io avvampai, guardando sia Lui che Lei, mi vergognavo in un modo impossibile ora che anche Lei era al corrente della situazione….
* Ah, vero, tu non sapevi, ma la Signora qui, &egrave il mio braccio destro, qualunque cosa Lei dica, sarà come se io stesso l’avrò detta, vi saranno volte in cui sarà Lei stessa a punirti, sia in mia assenza si no, puoi starne certa, faremo di un’ottima segretaria.
* Signore – intervenne allora la Signora – oggi sarà una giornata molto densa, propongo di aggiornare la punizione a questa sera.
* Certo, certo, ah, Marina, sarà il caso che tu faccia presente alla tua famiglia che da oggi in poi rincaserai con un pò di ritardo tutti i giorni, e che a volte il Sabato sarai occupata; in fondo una promozione comporta oltreché un aumento di stipendio anche un aumento di responsabilità e questo ci darà l’opportunità di educarti nel modo migliore.
* Grazie, Signore – riuscii solo a dire.
E così iniziò la mia prima giornata di lavoro come segretaria particolare, e mai avrei supposto quanto particolare sarei in poco tempo diventata sia per il Notaio sia per la Signora.

(continua)

* Capitolo 3 –

Sono le 17:45, le altre ragazze si stanno preparando per andare a
casa, mentre io sono ancora qua; il resto della giornata &egrave volato via in
un baleno, a parte un po’ di sbadataggine iniziale, mi sono comportata
bene, quindi non vi sono stati altri errori; vorrei scappare via, lontano
dove non possano raggiungermi, ma al tempo stesso sono ansiosa che mi si chieda di spogliarmi (proprio stamani ho curato molto la mia toilette intima, purtroppo indosso sempre la biancheria solita, ho usato sempre questa, sembrerebbe strano a mia madre se di punto in bianco decidessi di mutarla), ma tremo al pensiero di essere battuta.
Il Notaio &egrave con un cliente, la Signora ha accompagnato le ultime ragazze alla porta, si &egrave assicurata che tutti i terminali fossero spenti ed a chiuso la porta, ora dopo essere ritornata verso di me, mi fa cenno di alzarmi, e di seguirla, mi istruisce su cosa fare qualora lei non ci fosse, mi mostra la centralina dell’allarme, insomma mi fa un corso completo su come chiudere l’ufficio per la notte, sempre che sia io l’ultima ad uscire, mi dice di non essere preoccupata, passerà del tempo prima che io abbia l’opportunità di rimanere per ultima, ma &egrave bene che io sappia già quali saranno le mie mansioni in questo caso.
Ritorniamo nel nostro ufficio, faccio per risedermi alla mia scrivania quando Lei mi ordina di rimanere al centro della stanza, si accomoda su una delle poltrone e mi fa cenno di ruotare su me stessa, compio un giro completo, indosso una gonna plissettata al ginocchio, ed una blusa con una piccola cravattina filiforme, non indosso calze (siamo in Giugno) e ho scarpe col tacco basso; rimane a guardarmi per un tempo interminabile, poi alzandosi, mi gira intorno e mi fa:
* Dovrai imparare a vestirti meglio, basta con questi completini da educanda, domani sera, prima di essere punita [se mai ve ne sarà bisogno], ti farò indossare dei capi di biancheria in modo che ti servano da esempio, ti rivestirò da capo a piedi, e su questi modelli, dovrai modellare il tuo guardaroba futuro, &egrave impensabile che una segretaria si vesti in maniera tanto sciatta.
Con questo discorso, mi ritrovai un groppo in gola, non ebbi la forza di replicare, ed improvvisamente notai la differenza tra me e le altre ragazze, in effetti ero vestita in maniera decisamente anticonvenzionale.
* Non appena il cliente sarà uscito, entreremo nell’ufficio del
Signor Notaio, senza che ti si debba dir nulla, dovrai andare al divano, slacciarti la gonna, ripiegarla con cura e appoggiarla al divano, poi dovrai toglierti le mutandine, la blusa e il reggiseno, che metterai in ordine sulla gonna, poi tornerai al centro della stanza e rimarrai in piedi dinanzi alla scrivania del Signor Notaio con le gambe leggermente divaricate e guardandoci in faccia dovrai ripetere esattamente queste parole: “Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno.” su ora ripeti!
* “Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno.”
* Brava, questa formula dovrai usarla sempre, sia qui in ufficio, sia in qualsiasi altro luogo ci si trovi, sempre dopo esserti denudata, chiaramente, qualora nel corso della giornata non avrai commesso colpe, non verrai punita, ma questo cerimoniale dovrai ripeterlo lo stesso, in seguito ti verrà permesso di rivestirti e potrai andartene a casa, ma bada parò, dal momento in cui sarai nuda, dovrai fare esattamente ciò che ti verrà ordinato, non ti sarà permesso di fare di testa tua, ogni più piccola intemperanza, verrà punita severamente al Sabato.
Mi fu quindi permesso di ritornare alla mia scrivania, dove tornai ad occuparmi delle scartoffie…..improvvisamente, la porta dell’ufficio si aprì e il cliente mi passò davanti salutò e fu accompagnato alla porta dalla Signora; Non sapendo se dovessi attendere il suo ritorno o meno, titubai un poco, ma poi mi alzai ed entrai attraverso la porta dell’ufficio, sotto lo sguardo attento del Notaio mi diressi al divano, mi tolsi la gonna, che ripiegai con cura, poi tolsi anche il resto, e vestita solo delle scarpe mi portai al centro della stanza, divaricai leggermente le gambe e guardandolo in faccia inizia a recitare la formula che mi era stata insegnata poc’anzi “Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno”; nel frattempo era ritornata la Signora e si era accomodata ad una delle due poltrone prospicienti la scrivania tra le quali mi trovavo.
* Bene – iniziò la signora – sarà bene che tu risponda immediatamente e sempre in modo veritiero, sei fidanzata?
* no
* Lo sei stata?
* si
* Quanto tempo?
* un paio di mesi lo scorso anno
* Sei vergine?
Avvampai
* Da quanto tempo non lo sei?
* da un paio d’anni
* Quanto &egrave passato dall’ultima volta che hai fatto l’amore?
* un anno
* Ti masturbi?
avvampai di nuovo
* si
* quando &egrave stata l’ultima volta?
* Venerdì sera, dopo che il Signor Notaio mi ha accompagnata a casa
* Perché?
* mi sentivo eccitata per quello che era successo
* Spiegati meglio.
* Mi ero eccitata ad essere nuda davanti a Lui, mi piaceva, come ora, e poi.. la punizione….
* Ti &egrave piaciuto essere punita?
* no, ma era eccitante la situazione, non amo le punizioni.
* Sai cosa &egrave la fellatio?
* no
* e… Pompino?
* si
* Ebbene, &egrave la stessa cosa. Sai farlo? Sei brava? Ti piace?
* si, so farlo ma non sono molto brava, e si, &egrave piacevole.
* Sei mai stata sodomizzata?
* no, mai.
* Male, lo sarai al più presto. Ma procederemo con ordine, domani, ti proverai un intero guardaroba, e come già detto piano piano cambierai il tuo, ora un’ultima cosa, durante l’orario d’ufficio dovrai rivolgerti a me col nome di Signora, ed al Signor Notaio, proprio così, Signor Notaio, quando invece sarai sola con tutti e due, oppure con uno solo di noi, potrai chiamarci semplicemente Signora e Signore, anche in ufficio. Hai ben capito?
* si, Signora!
* Bene, ora vai dal Signor Notaio, egli vuole osservarti meglio.
Girai intorno alla scrivania, e mi avvicinai al Signor Notaio, i cui occhi non lasciavano un attimo i miei, si girò sulla sua poltrona girevole, ed io avanzai sino a trovarmi tra le sue ginocchia, dove mi arrestai.
* Sei eccitata anche ora?
* si -risposi in un soffio, tanto che per un po’ temetti di averlo solo pensato.
* Ti senti bagnata?
* penso di si
* Controlla!
Titubai un secondo, poi inserii due dita tra le cosce, sino alla vulva, ero un lago di lava bollente, ritirai le dita che luccicavano.
* Cosa provi a essere nuda dinanzi a noi?
* &egrave molto eccitante
* Perché?
* non saprei, ma mi sento indifesa, in vostro potere, e questo mi eccita
* Ti viene voglia di toccarti?* si
* E perché non lo fai?
* Voi non me lo avete ordinato
* Brava.
* Girati.

(continua)

* Capitolo 4 –

Mi girai di spalle, allora Lui appoggio le sue mani sulla mia schiena e spinse, sino a farmi piegare a 90 gradi, poggiai le mie mani sulle mie ginocchia e rimasi in attesa, conscia anche stavolta che ero completamente esposta alla Sua vista, a non più di 30 centimetri dal suo viso, e per di più ero bagnata, e questo si doveva certamente notare.
* Vedo che della punizione di Venerdì sera non &egrave rimasta traccia, bene bene, stavolta pure credo che non lasceremo tracce, ma come sempre dipende da te.
* Si Signore.
Mi carezzò il posteriore, a lungo, poi insinuò le dita nel solco, mi irrigidii…
* Qualcosa che non va? Non ti sta bene?
* No Signore, nulla. – mi affrettai a rispondere.
Le sue dita ritornarono nel solco, passarono lievi sull’ano, vi tornarono e tentarono di introdursi, iniziai a piangere in silenzio, più per la vergogna che per il dolore, mentre in me un vocina mi diceva che ero una stupida, mi ribellavo proprio ora che i miei sogni più segreti si stavano avverando; desistette dalla penetrazione, che già sentivo il buchetto che era di fuoco, continuò la sua carezza sino alla vulva, scartò le labbra con due dita, mi vergognai a morte, e vidi negli occhi della signora un sorriso beffardo e compiaciuto; poi improvvisamente, mi affibbiò una pacca sulle natiche, persi l’equilibrio e finii in terra, rotolai e rimasi li, sulla schiena, con le gambe aperte la vulva in vista, non mi era stato ordinato di alzarmi e quindi rimasi li, conscia che mi comportavo proprio come la mia eroina preferita del libro “Histoire d’O”.
* Alzati Marina, e prendi la stessa posizione che avevi Venerdì scorso, su muoviti!
Ecco l’ordine che aspettavo e temevo di più, mi alzai, mi avvicinai allo schienale e mi misi in posizione, sentii che il liquido della mia vulva ruscellava giù per il cuoio dello schienale.
Si avvicinò, e mi disse:
* Riceverai, un colpo per ogni minuto di ritardo, ma solo per queste prime volte, in seguito ogni minuto di ritardo sarà punito con 10 colpi di scudiscio sul culo, ma oggi ci limitiamo alle sculacciate.
Ed iniziò, anche stavolta persi il conto che eravamo sui 15 colpi, alla fine piangevo disperatamente, mi lasciarono in quella posizione per una diecina di minuti, poi mi ordinarono di alzarmi, Lui mi tese il suo fazzoletto e mi permise di ricompormi, mi ritrovai così di nuovo al centro della stanza, in piedi.
* Pensi che ti masturberai ancora questa sera?
* si
* Ne senti proprio il bisogno?
* non proprio, ma mi aiuta a distendermi
* Ebbene, sappi che ti &egrave vietato masturbarti, se non in nostra presenza.
* si
* Quindi, ora ti sederai sulla poltrona, tirerai a te le ginocchia e ti toccherai offrendoci questo delizioso spettacolino tutto per noi, hai capito?
* si
Mi sedetti sulla poltrona, quasi all’inizio, mi adagiai allo schienale e raccogliendo a me le gambe quasi in posizione fetale, le spalancai, ed iniziai a toccarmi, all’inizio, ero troppo tesa, non riuscivo in nulla, poi pian piano, mi rilassai, e iniziai a sentire un leggero piacere, poi tornarono prepotentemente alla mia mente le immagini di me stessa come mi dovevano aver visto Loro, e partii completamente, sino a venire, soffocando a stento le urla di piacere.
Lui si alzò dalla sua poltrona, mi si avvicinò, e chiamando la signora, accarezzò il mio vello, stavo ancora venendo, e le fece:
* Bisogna che questi peli spariscano, la voglio NUDA, completamente.
* Si Signor Notaio.
E quindi lei a me, mentre lui continuava ad accarezzarmi la vulva:
* Marina, domani mattina andrai prima di venire in ufficio, presso l’indirizzo che ti darò, e li ti farai depilare la vagina completamente, e così le ascelle, il conto &egrave a carico mio naturalmente, &egrave un ottimo istituto di bellezza. Hai ben capito?
* Si Signora, devo farmi depilare la vagina e le ascelle, sarà fatto come voi desiderate * Bene – fece lei carezzandomi i seni, al che i capezzoli reagirono istantaneamente indurendosi. – Sei mai stata con una donna?
* no mai
* Rimedieremo anche a questo, non ti opporrai di certo vero?
* no Signora
* Bene, vedrai &egrave altrettanto piacevole che con un uomo, ma stai tranquilla, per questi primi tempi penseremo Noi soli a te.
Ognuno dei due si riaccomodò nella propria poltrona, poi Lui mi ordinò di rivestirmi, ed io alzandomi in piedi:
* Signore…
* Dimmi pure , Marina.
* ho bisogno di andare alla toilette, Signore
Al che intervenne Lei
* Cosa devi fare?
* devo orinare
* Bene, allora vai in bagno, vi troverai una bacinella, prendila e portala quà, poi davanti a noi, ti libererai.
* Ottima idea – Approvò il Notaio.
Mentre nuda attraversavo tutto l’ufficio diretta al bagno e poi al ritorno, pensai con terrore al fatto che in caso dovessi un giorno fare altro, probabilmente dovrei farlo dinanzi a Loro.
Mi fecero posare la bacinella sulla scrivania, poi dopo esservi salita anche io, mi fecero accosciare, e mi dettero l’ordine di orinare, ma la vescica non ne voleva sapere di svuotarsi, e così alla fine spazientita, la Signora mi venne accanto e prendendomi un capezzolo tra le dita mi disse che avrebbe stretto sino al momento in cui avessi pisciato. Fu forse il dolore, ma improvvisamente riuscii a liberarmi, mentre loro commentavano con parole crude e volgari la situazione.
Prima di potermi rialzare, Lei mi porse un Kleenex per potermi asciugare, sempre con i loro occhi puntati su di me, infine dopo aver svuotato e lavato la bacinella, mi fu permesso di rivestirmi, ma Lei, non mi permise di indossare le mutandine.
* Bene, le mutandine le indosserai più tardi, prima di arrivare a casa, ora ti accompagno a casa, cosa che faremo tutte le sere o l’uno o l’altra, e sempre ogni sera, entrando in macchina, dovrai sollevare la gonna e sederti sulle natiche nude, sempre, hai ben capito?
* Si Signora, ogni volta che salgo con voi in macchina, dovrò rialzarmi la gonna e sedermi sulle natiche nude.
* Giusto – intervenne il Signor Notaio – anzi, da domani anche in ufficio ti &egrave fatto divieto di indossare le mutandine [ovviamente non se hai il ciclo], e dovrai sederti in questo modo solo quando andiamo in macchina o ti siedi alla tua scrivania o qui nel mio ufficio, quando siamo o sei sola, oppure dietro mio esplicito ordine anche se vi dovesse essere qualcun’altro.
Accetti tutte queste condizioni? Bada, che accettando riconosci a Noi due ma a me in particolare il pieno diritto sul tuo corpo e sulla tua volontà, pensaci bene, questa &egrave l’ultima volta in cui potrai decidere qualche cosa per tuo conto, dopo di che, sarai cosa nostra e basta. Accetti?
* Accetto, Signore.
* Ben fatto, ed ora vai pure a casa, piccola – e dicendo così mi venne vicino, mi abbracciò e dandomi un bacino sulla guancia ed una sculacciata sul sedere mi salutò.
Scendemmo in strada, e ci avviammo lungo Viale delle Milizie, sino alla macchina della Signora, una Thema, Lei aprì ed io entrando sollevai la gonna e mi sedetti sui sedili in pelle, la macchina era in ombra, e quindi i sedili erano freschi, e alleviarono un pochino il fuoco che pervadeva la mia epidermide.
Io abito all’incirca sul Raccordo Anulare, quindi giunta nei pressi di casa, Lei fermò la macchina vicino il parcheggio di una scuola Media, i palazzi più vicini erano a centinaia di metri di distanza, ed il posto era frequentato da coppiette in macchina, io stessa lo scorso anno vi avevo parcheggiato con il mio ragazzo; mi guardò a lungo, poi con le mani mi sollevò la gonna sino alla vita, scoprendo il mio cespuglio, mi fece allargare le gambe e iniziò a carezzarmi la vagina, ero lì impietrita, non sapevo come reagire per cui rimasi immobile.
* Questa volta lo faccio io, ma dalla prossima volta, che potrebbe essere domani sera, dovrai farlo tu stessa, dapprima ti dovrai masturbare come in ufficio, poi se mi andrà, dovrai masturbare me, e solo allora, potrai scendere dalla macchina.
* Si Signora.
E mi masturbò sino a farmi venire, inzuppandole le mani con il mio liquido, mani che poi Lei mi presentò alle labbra e mi ingiunse di ripulire con la lingua, soffocai un conato di vomito, ma poi scoprì che il mio sapore era buono e le ripulii la mano con cura.
* Brava, vedo che ti &egrave piaciuto, o sbaglio?
* Si Signora, mi piace.
* Bene ora &egrave tempo che tu vada a casa, guardati in giro, c’&egrave nessuno?
* No, nessuno, Signora – risposi dopo essermi guardata intorno.
* Allora, slaccia la gonna, esci dalla macchina, in piedi, prendi le mutandine, indossale e poi infine riallaccia la gonna. Hai capito bene, dovrai essere nuda per poter reindossare le mutandine, se sarai veloce nessuno noterà nulla. Vai!
* Si Signora.
Slacciai la gonna e dopo aver aperto lo sportello, scesi in strada, e nuda dalla vita in giù, presi le mutandine che lei mi porgeva e le indossai, poi presi la gonna e la allacciai, proprio in tempo, da una curva vennero giù un paio di bambini in bicicletta, che mi passarono accanto sfrecciando.
Mi porse una busta dicendomi che erano i soldi per il salone di
bellezza dell’indomani con l’indirizzo, e mi disse anche, che non appena
arrivata in ufficio mi sarei dovuta subito togliere le mutandine per permetterle
di verificare il lavoro.
Poi a bruciapelo mi chiese:
* Se ti venisse ordinato di dare piacere al Signor Notaio, lo faresti?
* Ho accettato di fare qualsiasi cosa e vi riconosco il pieno potere su me stessa, se voi ordinate, io eseguo.
* Non mi sono spiegata, che tu lo farai non lo metto in dubbio, ma pensi di poterne provare piacere a soddisfare sessualmente il Signor Notaio?
* Si, penso di si, Signora, tutto ciò che mi chiederete, lo farò con gioia.
* Benissimo.
* Si Signora
* Buona notte, e… ricordati, non hai il permesso di toccarti.
* Si Signora, buona notte.
Mentre mi avviavo verso casa, ripensai a questa mia prima giornata di lavoro, una giornata come tutte le altre, ma era la sera che era stata meravigliosa, finalmente tutti i miei sogni si stavano avverando, anche io come la mia eroina, stavo per divenire una schiava, felice di esserlo, felice di essere soprattutto la schiava del Signor Notaio.
E poi c’era stata la sorpresa della Signora, non un solo Padrone, ma due, ed esigenti per di più, e ora la Signora si chiedeva se mi sarebbe piaciuto soddisfare sessualmente il Notaio, certo che mi piacerebbe, gli farei qualsiasi cosa mi chiedesse, nulla sarebbe troppo umiliante o troppo schifoso, gli farei tutto così come mi piegherei a ogni suo desiderio anche il più bestiale.
E così ragionando mi diressi verso casa, tutta tesa verso il giorno successivo, in cui sicuramente sarei stata nuovamente umiliata dal mio Padrone.

(continua)

* Capitolo 5 –

Arrivo in ufficio intorno alle 10, ma questa volta non sono in ritardo.
Sono passata prima all’istituto di bellezza dove la Signora aveva preso appuntamento per le 9, ed ora, sono più nuda che mai, non ho più un pelo ne’ sul pube ne’ sotto le ascelle.
Appena arrivata, mi venne incontro una signorina, alla quale comunicai il mio nome, notai uno scintillio nel suo sguardo allorché si rese conto che l’appuntamento era stato preso dalla Signora in mia vece.
Venni fatta accomodare in un salottino in attesa della persona che si sarebbe dovuta occupare di me, rimasi in trepidante attesa per circa 5 minuti, guardandomi intorno, era un salottino non molto ampio, diciamo quasi come un ufficio medio, era arredato con cura, vi si trovavano un paio di poltrone di cuoio nero disposte una di fianco all’altra lungo la parete a sinistra della porta, e cosa molto strana, di fronte alle poltrone vi era una pedana imbottita delle stesso cuoio delle poltrone, non mi spiegavo come mai vi fosse una pedana in un salottino d’attesa, la pedana era a ridosso del muro, ed era lunga quanto il muro stesso, non più alta di una 50ina di centimetri.
Improvvisamente si apri la porta, ed entrò una donna sui 45 anni, mi venne incontro sorridendo e mi salutò:
* Buongiorno, Marina, ho appena finito di parlare di lei con la Signora, mi ha messo al corrente della situazione, e dato che abbiamo poco tempo a disposizione, almeno per questo primo incontro, direi di iniziare subito. Non &egrave d’accordo?
* Buongiorno. Si certo.
* Bene allora può spogliarsi, ah, a proposito, la Signora le manda a dire di usare lo stesso rito che usa in ufficio….
Avvampai, dunque, anche qui si sapeva.
* Si Signora.
* Bene, brava bambina, quando sarai nuda – passando al tu – distenditi pure sulla pedana con i piedi a terra, inizieremo dalla vulva.
* Si Signora.
Mi distesi supina ed allargai le gambe, mi venne vicino e con le forbici mi sfoltì il pelo, poi dopo avermi insaponata ben bene, uso il rasoio, era veramente esperta, non sentii nulla, ed in capo a 5 minuti ero del tutto priva di peluria, dopo avermi ripulita con una spugna umida, si accinse a depilarmi le ascelle; alla fine mi fece stendere sulla pedana e mi fece divaricare sia le gambe sia le braccia, mi osservò a lungo, mi carezzo la vagina, e mi disse:
* Bene, Marina, sei veramente carina, ma ora non c’&egrave tempo, avremo modo di proseguire questo discorso con molta più calma. Alzati vestiti e corri in ufficio.
Mi rialzai e mi rivestii, e dopo averla salutata mi stavo avviando verso l’uscita quando mi disse:
* Bada che per arrivare sino in ufficio occorrono all’incirca 30 minuti, ora dovrò telefonare per avvertire che stai uscendo, sai bene cosa comporta ogni minuto di ritardo, vero?
* Si Signora, non dubiti.
Ora secondo i miei calcoli, sono ben dentro i 30 minuti, apro la porta dell’ufficio, e salutando le colleghe, mi dirigo verso la mia scrivania, apro la porta della mia stanza ed entro, la Signora alla sua scrivania mi squadra, controlla l’ora e mi sorride compiaciuta.
* Benissimo, sei anche in anticipo, chiudi la porta!
Non so perché ma mi innervosisce quel suo sorriso, comunque chiudo la porta e rimango in attesa di ordini.
* Dimmi, Marina, cosa ti ha spinto ad essere qua in orario, la paura di essere punita? O cosa?
* No Signora, voglio solo compiacere Lei e il Signor Notaio.
* Brava. Avanti, tirati su la gonna e togliti gli slip, velocemente, non vorrai mica che qualche collega ti veda, vero?
Velocemente infilo le mani sotto e mi tolgo le mutandine, sempre dello stesso tipo, poi dietro un suo gesto gliele consegno.
* Brava, le mettiamo qui in questo cassetto, ricordati, ogni volta che arrivi in ufficio al mattino, sia che io sia presente o meno, dovrai toglierti le mutande e riporle in questo cassetto, dal quale le riprenderai solo alla sera quando ti riaccompagnerò a casa; chiaramente se durante la giornata dovrai uscire sola o in nostra compagnia, dovrai farlo senza slip.
* Si Signora.
* Ora avvicinati e fammi controllare.
Mi avvicinai, infilò le sue mani sotto le mie gonne, iniziò ad accarezzarmi le gambe a partire dalle ginocchia, quando arrivò ai glutei, me li palpò stringendoli ed allargandoli, con un dito andò a sondare il mio buchetto, poi con molta calma, mi infilò una mano tra le cosce e facendo pressione mi ordinò di allargarle, cosa che feci, già eccitata, mi accarezzò il pube e il monte di venere a lungo, beandosi nelle pieghe più recondite della mia femminilità; improvvisamente mi abbandonò mi fece inginocchiare e dopo aver inserito le sue mani nella mia blusa, andò a verificare le ascelle. Soddisfatta del suo esame mi permise di rialzarmi e mi ordinò di iniziare il mio lavoro.
* Bene piccola, ora vai pure alla tua scrivania e inizia a lavorare, fra non molto, appena il Signor Notaio avrà finito con l’Avvocato P…. potremmo entrare.
Il colloquio con l’Avvocato P…. andò per le lunghe, e finì pressappoco all’ora di pranzo, anzi poco dopo, infatti in ufficio eravamo rimaste solo io e la Signora allorché si aprì la porta dello studio.
* E questa, caro Avvocato, &egrave la nostra ultima acquisizione, si chiama Marina, ed &egrave una ragazza sveglia e molto, molto servizievole.
Così dicendo fui presentata all’Avvocato, questi era un vecchio cliente dello studio. Aveva allora sui 60 anni, era grasso ma anche molto alto, sul metro e 90; mi alzai, e strinsi la sua mano, forte e calda, e mentre mi guardava notai in lui uno sguardo rapace, sembrava che stesse divorandomi con gli occhi.
Poi si avviarono verso il fondo dell’ufficio e finalmente l’Avvocato uscì. Il Signor Notaio rientrò, e mi disse:
* Marina cara, sai, hai affascinato quel tricheco dell’Avvocato, naturalmente lui sa, ma non sa fino a che punto…
Tre giorni e già di me sapevano 4 persone, mi chiesi con sgomento di questo passo se potessi mai riuscire a tenere nascosto il mio stato a tutta la città ed evidentemente impallidii perché il Signor Notaio mi disse alcune parole che sarebbero dovute servire a mo’ di incoraggiamento, ma che in realtà non fecero altro che aumentare il mio turbamento:
* Cosa ti spaventa mia cara, che sia la Signora del salone di Bellezza sia l’Avvocato sappiano di te? Ma così deve essere, visto che come già ti dicemmo, tu sei Nostra, ma sarai data in mano anche ad altri; e poi stai tranquilla, il nostro &egrave un ambiente chiuso, alla fine tutti ti conosceranno e a tutti sarà permesso di usarti, ma nessuno ne parlerà al di fuori.
E prendendomi per un braccio, mi condusse nel suo studio seguito dalla Signora. Mi lasciò al centro e dopo essersi accomodato alla scrivania, con la Signora su una delle poltrone, mi chiese di spogliarmi, ed io, fedele al rito che mi era stato imposto, in un attimo fui nuda.
Mi guardò a lungo, infine mi fece cenno di avvicinarmi, girai intorno alla scrivania e dietro sue istruzioni mi sedetti su di essa con le gambe sui braccioli della sua poltrona, in quel modo ero completamente aperta a pochi centimetri dalla sua persona, sentii la Signora venirmi dietro, e mi sentii tirare per le spalle, mi adagiarono sulla scrivania, la Signora iniziò a torturarmi i seni, mi pizzicava i capezzoli che a dispetto del dolore si indurivano sempre di più, mentre il Signor Notaio iniziò a sondare la mia vagina, mi aprì le labbra, me le stirava e le rivoltava verso l’esterno, le allargava e tentava di afferrare le labbra interne, che sfuggivano a causa della copiosità dei miei umori, provavo un immenso piacere tra le gambe ed un gran dolore ai seni, a volte il dolore ai seni era talmente forte da farmi lacrimare, ma nonostante tutto, riuscii a venire un paio di volte; anzi, più male provavo più intenso era il mio godimento.
* Alzati e girati, inginocchiati a quattro zampe sulla scrivania guardando la Signora.
Obbedii, e mi ritrovai a quattro zampe sul piano della scrivania con il viso rivolto alla Signora che non smise di infierire sui miei capezzoli, mentre il Signor Notaio, iniziò a sondare il mio buchetto, introdusse un dito all’interno, poi un secondo, il mio respiro si fece pesante, l’ano mi bruciava, ma allorché inserì un terzo dito quasi urlai di dolore, ed ecco era tutto dolore, nell’ano e sui seni dove la Signora si dava da fare con le unghie sui miei capezzoli, iniziai a piangere, e come il Signor Notaio iniziò a muovere le dita, crollai sul ripiano della scrivania, continuarono a torturarmi per lungo tempo poi improvvisamente, l’altra mano del notaio si impossessò della vagina e mi tocco la clitoride, in capo a una 20ina di minuti, ero li che mi torcevo non sapendo se dal dolore o dal piacere, ma alla fine venni urlando e piangendo.
* No, così proprio non va’.
Mi fece il Signor Notaio.
* Bisogna che al più presto tu sia sodomizzata, sino a rendere il culo allenato come la tua vagina, vuol pensarci lei a questo, Signora?
* Certamente, mi occorreranno però almeno una 20ina di giorni, per ottenere un effetto graduale…
* 20 o 30 vanno benissimo, si, all’Avvocato P…. piace molto sodomizzare le giovani fanciulle, e Lei sa benissimo, che se Marina non fosse preparata, si rischierebbe una lacerazione!
* Dimmi Marina, se e quando ti ordinerò di essere gentile e servizievole con chicchessia, che so, ad esempio con l’Avvocato P…., continuerai ad obbedire come ora?
* Si Signore, per farle piacere….-e continuando a parlare mi gettai a suoi piedi baciandogli le scarpe-… accetterò qualsiasi cosa le mi ordini di fare, dalla più normale alla più ripugnante e bestiale, ma la prego, non mi abbandoni mai.
* Abbandonarti? E perché mai piccola mia, dovrei abbandonarti. Passerai di mano in mano, di letto in letto, di dolore in piacere e di piacere in dolore, di uomo in donna, di giovane in vecchio, lo farai sempre sotto la mia egida e sotto il mio volere, sarai ceduta per brevi o lunghi periodi ad altre persone, che dovrai amare ed onorare cosi come ami ed onori Me, verrai asservita alle più turpi perversioni, ma, sarai sempre Mia.
* Signore, &egrave quasi ora di riaprire lo studio.
* Giusto, Signora. Marina, alzati rivestiti e ricomponiti, continueremo il nostro discorso più avanti. A proposito, dato che dovrò partire per 3 giorni, nel pomeriggio, bisognerà che la piccola mi accompagni all’aeroporto, nel frattempo Signora disponga pure di lei come crede, anzi, saggiamo la sua docilità, la dia pure a qualcuno dei nostri conoscenti, mi raccomando, non la lasci mai neppure per un istante.
* Si Signor Notaio, sarà fatto come vuole Lei. Hai sentito
Marina?
* Si Signora.
Riaprimmo lo studio, e verso le 16:00 uscii per accompagnare il Signor Notaio all’aeroporto; non appena in auto, mi sedetti come mi era stato ordinato, sulle cosce, ma la Mercedes del Signor Notaio era al sole, ed i sedili in pelle erano bollenti, soffrii le pene dell’inferno, soprattutto a causa delle grandi labbra che toccavano i sedili. Mi ordinò di aprire le gambe e di sollevarmi la gonna, e mentre ci trovavamo sull’autostrada, iniziò a toccarmi, e continuò sin quasi all’aeroporto. A pochi chilometri da questo, accosto in una piccola piazzola d’emergenza e mi parlò:
* Marina cara, in questi 3 giorni di assenza, la Signora ti passerà ad alcuni amici ed amiche che useranno il tuo corpo per il loro piacere, esclusivamente per il loro, sino ad oggi, in questi 2 giorni, ti &egrave stato concesso di godere, ma questa settimana potrai ritenerti fortunata se avrai la forza di godere quando la signora ti riaccompagnerà a casa; In questi giorni la Signora stessa provvederà ad allenare il tuo culetto ad essere penetrato. In pratica in questi 3 giorni, sino a Venerdì sera proverai un campione di ciò che la vita ti riserva in nostra compagnia, alla fine la Signora ti metterà di fronte ad un bivio, accettare tutto e continuare, sino a fare di te una ottima schiava, oppure rinunciare. Nella seconda ipotesi, ti sarà data una congrua liquidazione e ti raccomanderemo per un altro impiego. La tua decisione si esplicherà con il Sabato mattina, se accetti di continuare dovrai trovarti Sabato mattina alle 09:00 in ufficio. Hai ben capito?
* Si Signore, ho capito, ma vorrei dirle, Signore, che fin da ora accetto tutto e tutti, sono sua, e solo la morte mi potrà separare da Lei.
* Sapevo che avresti risposto così. Brava. Ora, &egrave il momento di dimostrare la tua buona volontà, fra poco meno di un’ora, sarò in volo, dovrai prendere la macchina e riportarla in ufficio, e metterti a disposizione della Signora; Dicevi ieri che ti piaceva la fellatio ma che non eri molto brava, bene, ora dovrai dedicare a me un po’ della tua bravura, e vedrai che migliorerai in fretta. Ora ricorda bene, ogni qualvolta Io o chiunque altro uomo ti ordinerà di fargli un pompino, dovrai inginocchiarti, aprirgli i pantaloni, estrarre il pene, fare ciò che ti &egrave stato richiesto, ingoiare il seme, ripulire bene con la lingua il pene e ricomporre l’abito.
* Si Signore.
Non potei inginocchiarmi dato che eravamo in macchina, ma gli aprii la cinta, sbottonai i pantaloni e estrassi il pene e con gran riconoscenza aprii la bocca e feci quello che mi ordinarono.

(continua)

* Capitolo 6 –

Quando arrivai in ufficio, di ritorno dall’aeroporto, era pomeriggio inoltrato, le ragazze stavano uscendo, le incontrai per le scale, scherzavano tra loro.
Col cuore in gola mi avviai verso la scrivania della Signora, sapevo che sarei stata sottoposta ad un lungo interrogatorio, finché non avessi raccontato per filo e per segno, il pomeriggio con il Notaio; eppure, non vedevo l’ora di essere messa alla prova, di essere usata, anzi, di essere umiliata fin nel profondo della mia anima marcia.
Trovai la Signora all’interno dell’ufficio del Notaio, mi attendeva seduta ad una delle poltrone dinanzi alla scrivania.
* Allora Marina? E’ andato tutto bene?
* Si, Signora, il Signor Notaio &egrave partito.
* Bene, ricorda, anche ora che non c’&egrave il Notaio, ogni qualvolta dovrai entrare qui, quando saremo sole, dovrai sempre eseguire il rituale; su inizia ora.
Sveltamente mi spogliai e mi presentai a Lei, mi fece poggiare con le reni alla scrivania, e dopo avermi ordinato di allargare le gambe, mi stirò verso l’esterno le piccole labbra, mi carezzò e mi inserì due dita nella profondità della mia intimità.
* S’&egrave fatto tardi, rivestiti che ti porto a casa, ma non subito, prima dovrai sottostare ad una piccola prova, per cui avverti pure la tua famiglia che arriverai con un poco di ritardo.
Mentre telefonavo, Lei continuò a sondare la mia intimità, arrivando perfino a cercare di inserire quasi tutta la mano.
Una volta in strada, salimmo sulla macchina del Notaio, come sempre mi sedetti sollevando la gonna, direttamente sulle natiche nude, dato che la regola voleva che uscissi dall’ufficio senza slip.
Col cuore in gola, osservai con poca curiosità il percorso seguito nel traffico delle 18:00, mi resi conto però che procedevamo in direzione del mare, ne ebbi la conferma non appena imboccammo la Cristoforo Colombo; dopo esserci lasciate alle spalle la città, la Signora mi ordinò di sollevarmi la gonna e accarezzarmi, dicendo che dove andavamo, c’era bisogno che il mio odore di femmina in calore si sentisse bene; non so, ma queste parole mi misero in agitazione “femmina in calore” ora ero una cagna, cosa mi sarebbe stato ordinato?
Lasciammo la Colombo in direzione dell’Infernetto, e ci inoltrammo nel dedalo di stradine che separano alcune delle più belle ville di Roma.
* Marina, stiamo andando a casa dell’Avvocato, ricordi? Gli sei stata presentata in mattinata, ci sta aspettando, tranquilla, non sarai sodomizzata, per ora, prima ti dovrò allenare, ma oggi, saggeremo la tua docilità, devi sapere che l’Avvocato ama molto i cani, ne ha di enormi, e molti di loro sono maschi, no, non sarai data ad un cane, ma questi cani, come tutti del resto, per riconoscere una persona usano fiutare tra le gambe, a volte con le donne riescono ad inserire il muso sotto le gonne, ora, tu sei senza slip, ed in più ti sei appena masturbata, quindi il tuo odore sarà molto intenso…. mi capisci? Qualunque cosa avvenga, per il tuo bene, non reagire, comunque dovrai abituarti ai cani, gran parte del tuo addestramento futuro si terrà in questa villa o in un Casale in Umbria, dove sarai sempre nuda, ricorda, non ti &egrave permesso allontanare i cani dalla tua persona, a meno che non diventino, come dire, troppo esigenti.
Nel frattempo, eravamo giunti ad un cancello bianco, che dopo un colpo di clacson si aprì, credo elettricamente, dato che quando passammo non c’era nessuno; subito arrivarono un paio di Pastori tedeschi e uno Schnauzer che riconoscendo la Signora le iniziarono a fare le feste.
Davanti la casa ci attendeva l’Avvocato P…., mi sorrise incoraggiante:
* Vieni pure fuori, Marina, lascia che i miei cani ti conoscano, e lascia che io stesso ti conosca, magari in senso biblico – e scoppiò a ridere.
Venni fuori dalla macchina, e andai a salutarlo, mentre tutti e tre i cani vennero ad annusarmi, uno di essi, seppi poi si chiamava Lupo, infilo il muso sotto la gonna, e quando sentii il naso freddo a contatto con il mio sesso infuocato, mi scappò un piccolo gridolino che scatenò di nuovo l’ilarità dell’Avvocato e della Signora. Lupo venne richiamato, ma prima di lasciarmi, credo proprio che mi abbia leccato.
Ora, non che non provassi repulsione ad essere stata leccata sul sesso da un cane, eppure, mentre scendevo dalla macchina, stavo di nuovo iniziandomi a bagnare, di nuovo ero eccitata, la mia fantasia già mi vedeva data ai cani, diventata una vera cagna per il piacere dei miei padroni, così che quando credetti che Lupo mi avesse leccata, ero troppo umida per sentire differenze.
Venni subito riportata alla realtà dalla Signora:
* Cara, ogni qual volta verrai qua, sola o in nostra compagnia, a meno che non ti venga ordinato diversamente, dopo essere scesa dalla macchina, dovrai toglierti gli abiti, riporli con cura sul sedile della macchina, indossare queste scarpe con i tacchi alti, ed eseguire quanto ti viene ordinato, probabilmente, mentre ti spoglierai sarai disturbata dai cani, non dovrai cercare mai di allontanarli, essi, possono tutto, tu, nulla se non ti viene ordinato, dovrai poi girare intorno alla casa sino alla piscina, e li se vorrai potrai metterti a prendere il sole sui lettini sino a che non sarai chiamata. Hai capito tutto?
* Si Signora, tutto.
* Ah, un’altra cosa, non puoi entrare in casa se non ti viene concesso, quindi sarai sempre fuori qualsiasi tempo ci sia. Bene, ora spogliati pure ed indossa le scarpe.
Mi spogliai in fretta, sempre attorniata dai cani, che dopo avermi annusata di nuovo se ne andarono, tranne Lupo, che insisteva per infilare il muso tra le mie gambe, quando mi chinai per allacciare le fibbie delle scarpe, mi fiuto da dietro, ed avvertii distintamente la sua lingua sulle natiche, la cosa non sfuggì ai Signori, che decisero che non sarei mai stata separata da Lupo nei miei soggiorni in villa, mi ordinarono anzi, di permettere a Lupo di averle tutte vinte nei miei confronti, visto che sarebbe stato crudele che non ricambiassi l’affetto che lui mi dimostrava.
Visto che non ricevevo ordini, mi avviai con passo malfermo sui tacchi altissimi verso la piscina, non avevo mai messo tacchi così alti, quindi rischiai non poche storte di caviglie; la piscina aveva la forma di fagiolo, ed era enorme, con un prato all’inglese tutto intorno, qua e la disseminate nel prato c’erano dei lettini in plastica, dei tavolini, ombrelloni e alcune altalene, la privacy era assicurata da un muro di cinta che sicuramente superava i 3 metri, a sua volta coperto da un perimetro di Cipressi, che elevavano una barriera verde e profumata fin oltre i 6 o 8 metri.
Mi fecero accomodare su un lettino con un materassino, il lettino aveva lo schienale rialzato, quindi mi ritrovai praticamente seduta con le gambe allungate, iniziai a rabbrividire, erano oramai le 19 passate, e la luce era quasi del tutto scomparsa, tanto che l’Avvocato andò ad accendere le lampade da giardino, al suo ritorno, mi ordinarono di aprire le gambe e scenderle ai lati del lettino, mi ritrovai così completamente aperta, senza nemmeno i peli a nascondere la mia intimità, di nuovo, con sgomento, iniziai a bagnarmi, e sarebbe passato inosservato se Lupo non avesse iniziato a uggiolare trattenuto dall’Avvocato.
* Sembra che la piccola, si stia eccitando, Signora.
* Non speravo che Lupo fosse così sensibile!
* E’ proprio per questo che le sarà sempre vicino, il suo comportamento sarà per noi il campanello d’allarme.
* Lo lasci, vediamo cosa le vuol fare. E tu, Marina, non muoverti!
Lasciarono il cane, Lupo mi si avvicinò, mi annusò le ascelle [evidentemente avevo inconsciamente iniziato a sudare], mi lappò i seni e puntò il muso freddo sulla mia natura spalancata, uggiolò di più ed improvvisamente iniziò a lappare con brevi colpetti; inizialmente provai repulsione, ebbi anche dei conati di vomito, ma poi, il mio corpo reagì autonomamente, ancora una volta, mi tradiva, ancora una volta mi degradava, questa volta al livello di una CAGNA!Raggiunsi quasi l’orgasmo, sotto la lingua rasposa di Lupo, però mi venne bloccato allorché richiamarono il cane, evidentemente ben addestrato, mi abbandonò all’istante, ed io rimasi lì a metà, poi con sollievo sentii la Signora ordinarmi di mettermi in ginocchio voltandole le spalle, mi inarcai allorché Lupo si appropriò della mia vagina da dietro, e ricominciò a leccarmi, facendomi sentire il naso all’interno del solco delle natiche, ma, ancora una volta lo richiamarono, ed io, ancora una volta rimasi a metà.
Con la coda dell’occhio vidi l’Avvocato avvicinarsi sbottonandosi la patta, non gli vidi il sesso, ma in un colpo mi affondò nella vagina , si mosse furiosamente, sebbene ben lubrificata, dalla precedente suzione, il sesso dell’Avvocato era enorme, provai dolore, ma venni, venni tra il piacere ed il dolore, e venne anche l’Avvocato, che evidentemente era troppo eccitato per contenersi.
Esausta mi fecero rialzare, li seguii sin quasi alla macchina, li da una panca la Signora estrasse un accappatoio, mentre l’Avvocato preso un tubo per innaffiare, ed aperto un rubinetto, mi schizzò l’acqua addosso, badando a non bagnarmi i capelli, mi lavarono completamente, dovetti anche mettermi a 4 zampe per permettere loro di investire con il getto d’acqua il mio sesso.
Mentre mi asciugava, dopo avermi fatto indossare l’accappatoio, la Signora, mi spiegò che in quella panca ogni volta sarei arrivata, avrei trovato le scarpe e l’accappatoio, e lì avrei dovuto mettere i miei vestiti se non fossi arrivata con una macchina personale, come in effetti avrei dovuto fare l’indomani mattina verso le 10.
Dopo aver salutato l’Avvocato ed essere ripartiti, la Signora mi dette le istruzioni per l’indomani:
* Domani mattina, passerai prima in ufficio, dove sai, prenderai le chiavi della Delta dell’ufficio, e verrai qui dall’Avvocato, ripetendo il cerimoniale di questa sera, vi rimarrai tutta la giornata, alle 18 potrai tornare in ufficio dal quale io poi ti accompagnerò a casa; qui, sarai sottoposta ad un assaggio di un po’ di tutto in questi 3 giorni, da domani stesso inizierà il tuo allenamento alla sodomia, ci penserà la domestica dell’Avvocato a preparare tutto. Ricorda, domani ne io ne l’Avvocato saremo presenti, sarai agli ordini della Domestica, ti rivolgerai a lei chiamandola Tata, e le obbedirai ciecamente, tra le altre cose appena arrivata sarai frustata.
* Si Signora.
* Cosa te ne pare di Lupo?
* E’ un bel cane, mi spaventa un poco, &egrave come se stesse sempre per saltarmi addosso.
* Cosa hai provato mentre ti leccava? Che effetto ti ha fatto essere la sua CAGNA?
* All’inizio provai repulsione…
* Stavi quasi per vomitare!
* …., ma poi, mi ha eccitata, sarei arrivata all’orgasmo.
Non so, ora mi sembra irreale quanto successo, ma mentre accadeva ero felice di essere la sua CAGNA.
* Bene, lo sarai sempre la sua CAGNA, vedrai, fra non molto lo sarai completamente, fino in fondo, e sicuramente ti piacerà!
* Vuol dire, che dovrò farci l’amore?
* Certo, non ti sei forse fatta leccare oggi? Vedrai, un domani per te sarà del tutto naturale ricambiargli il favore, e non solo a lui, anche agli altri, ed in Umbria, anche ad altri animali. Non fare quella faccia, ti piaceva essere leccata, ti piacerà anche il resto…
* Se Lei ed il Signor Notaio desiderate questo, lo farò, ma non sarà facile per me, mi ripugna l’idea.
* A me e soprattutto al Notaio va che tu sia CAGNA e quanto di peggio possa essere, ma vedrai, già domani sarai più gentile con Lupo, anche perché, le effusioni di Lupo, saranno gli unici momenti di piacere che potrai permetterti durante questi 3 giorni, e forse anche gli unici durante il mese che ti vedrà impegnata negli esercizi per la sodomia e per divenire una vera CAGNA sia per Lupo sia per Noi.
Arrivate che fummo al solito parcheggio, dovetti masturbarla sino all’orgasmo, poi scendendo, ripetei il rituale per reindossare gli slip, e dopo che mi ebbe ordinato di non masturbarmi me ne potei tornare a casa.
Mia madre, come tutte le madri, si accorse che c’era qualcosa che mi turbava, mi chiese cosa avessi, ma non riuscivo a parlare, ero sconvolta, divenire schiava di una persona, va bene, lo sognavo da tanto, ma divenire addirittura una CAGNA per un cane e chissà cosa per chissà quali animali? Questo non me lo sarei mai aspettato, ma se mentre lo facevo ne provavo piacere, non significava forse che vi ero predestinata? Quanto avrei voluto studiare di più S. Agostino durante le ore di Filosofia, invece di lasciarmi tirare i peli della vagina dal mio compagno di banco.
Alla fine dietro le insistenze di mia madre, mi azzardai a dire una bugia, le dissi che sia la Signora sia il Notaio, ritenevano che sarei potuta divenire un’ottima segretaria, e che presto avrei accompagnato il Notaio nei suoi viaggi infrasettimanali, forse a partire dal prossimo mese, le dissi anche che secondo me, si sbagliavano, non me la sentivo di viaggiare e che forse avrei rifiutato; apriti cielo, non l’avessi mai detto, mi disse che sarei stata una stupida se non avessi approfittato della situazione, e che se loro, persone di livello e spessore, credevano che io avessi delle possibilità, che li lasciassi fare, sicuramente loro sapevano, nel loro campo, ciò che per me era meglio, che ne potevo sapere io, povera stupidella?
Così alla fine, tutti i miei dubbi vennero dissipati ad opera di una bugia, in fondo, anelavo ad essere la migliore delle schiave, ma non avendo esperienza, non potevo giudicare i metodi dei miei padroni, e se Loro ritenevano che del mio apprendistato dovessero far parte anche degli animali, era certo per formarmi meglio che mi si ordinava di essere CAGNA. E Cagna sarei stata, mi dissi, finché diversamente non sarebbe stato disposto per me.
Quella notte, sognai di cani e cavalli, che mi fiutavano e mi montavano, che accarezzavo e succhiavo, di uomini e donne che abusavano del mio corpo, ai quali mi abbandonavo con riconoscenza e totale dedizione.
Al mattino mentre mi dirigevo in ufficio prima, e verso la villa poi, ero impaziente di incontrare Lupo.

(continua)
* Capitolo 7 –

Quel mattino, dopo aver preso le chiavi ed essermi tolta gli slip, mi precipitai in macchina, ero impaziente di arrivare alla villa all’Infernetto, non so come riuscii ad evitare di aver incidenti, ma, mano che mi avvicinavo alla mia destinazione avvertivo come un senso di spossatezza, i battiti acceleravano, a volte sembrava che il cuore perdesse i colpi, e faticavo ad avere una respirazione controllata, in poche parole ero impaziente, non vedevo loro di venire usata, ma, ancora non riuscivo ad ammettere con me stessa, che in effetti era l’affetto che Lupo dimostrava nei miei confronti a mettermi in tale stato d’animo, inconsciamente bramavo le sue effusioni, anche se ancora non ero disposta ad ammetterlo coscientemente, anzi mi rifugiavo nel fatto che lo facevo solo per obbedire e per meglio servire i miei padroni, che in poco meno di una settimana avevano ottenuto da me addirittura che mi dessi a più persone donne o uomini che fossero, ma non solo, che mi trasformassi a loro comando in una cagna, non a parole, ma in una vera cagna.
Arrivai alla villa, dopo aver suonato, il cancello bianco si aprì, fermai la macchina nel vialetto davanti la villa, uscii, e… francamente rimasi delusa quando non vidi arrivare nessun cane, nemmeno Lupo; certa di essere osservata, mi spogliai con cura, e riposi gli abiti sulla spalliera del sedile di guida, richiusi lo sportello e dopo aver indossato le scarpe con i tacchi vertiginosi che presi nella cassapanca, mi avviai verso il retro, verso la piscina.
Mi diressi verso un lettino al sole, ma questa volta privo del materassino, mi guardai intorno e verso la casa, e non vedendo alcun segno mi sdraiai sul lettino; sebbene fosse al sole, e fossero le 10 e trenta, il lettino era ancora fresco, e mi dette un po’ di brividi, ma presto mi riscaldai al sole.
Passò un po’ di tempo, non saprei quanto, mi stavo crogiolando al sole quando avvertii di fianco a me una presenza, nell’aprire gli occhi sentii una voce con un forte accento straniero apostrofarmi:
* Buon giorno Marina, prego, si alzi che debbo controllarla.
Mi alzai, e osservai la donna che mi aveva rivolta la parola, era anziana, seppi poi che aveva all’incirca una 50ina d’anni, ed era la domestica dell’avvocato, seppi anche, in seguito, che ella stessa aveva a poco a poco avviato l’Avvocato verso la dominazione.
* Cara bambina, ogni qual volta le rivolgerò la parola, si rivolgerà a me dicendo Si Tata o No Tata, non le &egrave permesso il silenzio così come le &egrave permesso aggiungere altro se non espressamente invitata; ha capito?
* Si Tata.
* Meglio così, ora mi siedo, e Lei farà esattamente ciò che le chiederò di fare, mi aspetto che lei obbedisca velocemente, senza indugi, ma l’avverto, ho istruzione di sottoporla ad una seduta di frusta indipendentemente dal suo comportamento; ma ora venga qui davanti a me.
Si sedette, e lei mi attirò tra le sue gambe, era vestita proprio come ci si immagina sia vestita una domestica, una gonna lunga, una camicetta abbottonata al collo con un sottile cravattino annodato a fiocco, ed un grembiulone bianco che quasi l’avvolgeva tutta, un paio di scarpe basse con fibbia ed una crestina.
Mi carezzo le gambe, risalì sino alle natiche, le soppesò alla base, le strinse e le aprì, poi passo al sesso, stirò le labbra della vulva, sino a scoprirmi la clitoride, passò ai seni, li strinse, li torse, poi strinse i capezzoli, mi ordino poi di girarmi, e di piegarmi ad angolo retto, e mi chiese di aprirmi le natiche io stessa affinché potesse controllare i miei orifizi.
Si accertò del grado di umidità che permeava la mia natura, e inserì, o meglio, tentò di inserire un dito nell’ano, strappandomi dei gemiti di dolore; alla fine evidentemente soddisfatta, mi fece rialzare e mi disse:
* Bene, il Notaio ha ragione, Lei va allargata, ed a questo provvederemo subito, per ora rimanga in piedi.
E da un tavolinetto basso che non avevo notato, apparecchio per la colazione, c’erano th&egrave, caff&egrave latte, fette biscottate e marmellata, mi preparò una tazza di th&egrave dopo essersi informata sui miei gusti ed un paio di tartine di marmellata.
Mentre mangiavo, sempre in piedi, con una sua mano che mi sondava tra le gambe che dovevo tenere divaricate per permetterle di toccarmi, mi guardai intorno alla ricerca di segni che svelassero la presenza di Lupo; evidentemente era stata messa al corrente della situazione, per cui dopo un po’ mi disse:
* Sta cercando Lupo, vero? Ebbene, ora si trova nel suo box, fra non molto lo andremo a trovare, infatti ci servirà il suo aiuto, poi potrà rimanere con lui sino all’ora di pranzo.
Dopo aver sparecchiato la tavola e ripulito, mi accompagnò all’altalena, era una di quelle altalene da giardino, dalla forma a tenda canadese, ma ben più alta, sui 2 metri, dalla cui sbarra centrale pendevano le catenelle con il seggiolino in ferro, oltre alle catenelle dell’altalena, vi erano due piccole catene che terminavano con due bracciali in cuoio, mi fece salire su di un panchetto, e mi agganciò i polsi nei bracciali, poi dopo aver tolto il panchetto rimasi appesa per le braccia, i piedi toccavano appena per gli alluci, e la pelle del mio corpo era tesa dalla posizione.
* Benissimo, ora le somministrerò 30 colpi, divisi in questo modo, 10 sulle natiche, 10 sui seni e 10 tra le gambe sulla vagina, durante tutto questo voglio che lei conti da 1 a 10 per ogni colpo che riceverà, ma sappia che non ammetto défaillance, per cui ogni errore, lo pagherà con 10 colpi in più non appena potrà passare almeno una settimana qui da noi, inoltre proprio perché voglio sentirla contare, non posso imbavagliarla, per cui non deve urlare. Capito?
* Si Tata.
Iniziò dalle natiche, in maniera cadenzata, iniziò a colpirmi, non forte però, ma nemmeno tanto piano, alla fine dei 10 colpi convenuti, avevo il sedere segnato da leggere striature rosse; toccò poi alla vagina, dopo avermi precedentemente fissato le gambe alle sbarre oblique che tenevano al struttura in piedi, risultavo così con le gambe spalancate con un arco di circa 35 gradi, sebbene non calcasse troppo, fu un inferno, i colpi arrivarono più velocemente, ma anche quella finì, infine dopo avermi sciolto le gambe, mi colpì i seni, e per almeno 4 volte colpì entrambi i capezzoli facendomi inarcare al massimo pur di non urlare.
* Ora rimarrà appesa per una decina di minuti, verrò poi a liberarla per condurla da Lupo.
Se ne andò, lasciando lo strumento del mio supplizio sul tavolo di fronte a me, era un frustino per cani! Anche questo un chiaro messaggio.
Tornò, sistemò il panchetto e mi fece scendere, poi presami per mano mi condusse verso la parte più remota del giardino, praticamente alla sinistra del parcheggio dove mi spogliai, dato che per la piscina, io andavo a destra. In fondo, vi erano i box dei cani, ve ne erano una decina, erano gabbie di ferro alte e lunghe, ma larghe al massimo un paio di metri, in una di queste, in posizione centrale, si trovava Lupo, non appena entrammo, mi balzo incontro facendomi le feste, fui tentata di schermirmi, dato che tendeva a graffiarmi le gambe ed il torso, ma a questo pensò la Tata richiamando all’ordine Lupo.
* Ora devo applicarle una specie di tanga in cuoio, con all’altezza dell’ano un piccolo fallo di gomma, questa cintura, lei la porterà tutti i giorni, qui da noi, ed ogni giorno, sostituiremo il fallo con uno di una misura superiore, sino ad allargarla al punto giusto, l’anello dello sfintere &egrave un muscolo, e come tutti i muscoli, se allenato si può modellare.
Mi fece vedere il tanga, era formato da due cinture in cuoio di circa 4 centimetri di larghezza, quella che andava alla vita era munita di fibbia per poterla stringere e fissare, su quella che passava tra le gambe, all’interno era fissato tramite un anello di gomma un fallo del diametro di circa 2 centimetri, lungo una decina.
* Naturalmente non si può infilarlo a secco, per cui ora si volti, penserà Lupo a lubrificarla.
Mi voltai e mi piegai ad angolo divaricando le gambe, Lupo quasi non aspettasse altro, inizio a lapparmi tra le natiche, in effetti non &egrave che leccasse l’ano in particolare, leccava tutta la superficie, quando la Tata ritenne che fossi pronta, mi fece rialzare, e dopo aver dato il fallo a Lupo, come per farlo giocare, ma con l’intenzione di spandere la sua saliva sulla superficie di gomma, mi ordinò di indossare lo strano indumento; dopo averlo indossato venne la parte più difficile, l’introduzione del fallo.
Penai non poco, ma con la Tata che spingeva contro il mio ano umido di saliva di Lupo e me stessa bloccata a 90 gradi contro la rete laterale, alla fine riuscì a penetrarmi al completo, mi fece rialzare, cosa che feci con molta calma, dato che il più piccolo movimento si tramutava in dolori lancinanti.
Agganciò la fibbia e quasi mi strangolò la vita.
* Terrà questo strumento sino a poco prima di andare via, sino cio&egrave al momento in cui verrà lavata con la pompa da giardino, se sarà presente l’Avvocato, sarà lui stesso a toglierlo, in caso contrario, lo farà da sola.
* Si tata.
* Se avrà bisogno di urinare o defecare, dovrà toglierlo, eseguire i suoi bisogni e quindi rimetterlo a posto. Domande?
* Si Tata, dove posso andare per i bisogni?
* Ma dove vuole andare? Da qualunque posto si trovi, dovrà venire qua da Lupo, entrare nella gabbia e sbrigare i bisogni, dopodiché potrà riuscire, da questo momento Lei sarà la compagna di Lupo e qui con lui sbrigherà i suoi bisogni, quand’anche Lupo non ci fosse, Lei sempre qua dovrà venire.
* Si Tata.
* Bene, ora rimarrà qua sino all’ora di pranzo, tutta questa settimana pranzerà con Lupo. Ora non lo deluda, lui si aspetta affetto, carezze ed intimità, non ci deluda. Badi, dietro quella finestra – Indicando una finestra al primo piano – ci sarà sempre chi la osserverà, continuamente, e pagherà per i suoi errori, un’ultima cosa, la Signora ha cambiato i suoi ordini, a Lupo tutto &egrave permesso. Uscirà dalla gabbia verso le 14. Buon divertimento.
Mi guardai intorno, la gabbia aveva in fondo una cuccia a casetta grande come una canadese a 4 posti, si, all’occorrenza io e Lupo ci saremmo stati comodi, il pavimento era in cemento, per evitare che i cani potessero scavare al di sotto della rete, non che fosse molto invitante per sedersi o sdraiarsi, specialmente nuda, intorno alla gabbia c’era una canaletta in pendenza che defluiva in un tombino, evidentemente un volta al giorno, tramite una pompa, i pavimenti delle gabbie venivano ripuliti.
Lupo continuava a girarmi intorno, tentava di intrufolarsi tra le mie gambe, ma trovava sempre la striscia di cuoio, e ciò non doveva piacergli affatto, alla fine mi sedetti in terra, con le spalle alla rete, Lupo mi venne subito accanto, si accucciò con il muso sul mio grembo, ed io iniziai ad accarezzarlo.
Non era una posizione felice, la rete segnava le mie spalle, alla fine vinta ogni repulsione, dato che la gabbia era al sole mi sdraiai sulla schiena, e Lupo mi si accoccolò a fianco. Restammo in quella posizione per diverso tempo, credo che mi addormentai anche, poi un abbaiare mi svegliò, era Lupo che salutava festosamente l’Avvocato, mi scossi, e feci per alzarmi, ma l’Avvocato mi ingiunse di rimanere a terra, anzi, mi chiese di mettermi a 4 zampe. Mi affrettai ad obbedire, presagendo il seguito.
Lupo venne immediatamente a sfregarsi contro di me, ero rivolta verso la porta della gabbia. oltre la quale l’Avvocato era in sorniona attesa, Lupo mi uggiolò intorno, mi leccò un paio di volte la faccia poi mi girò intorno, salì sulle mie spalle con le zampe anteriori e…
Avvertii che qualcosa cresceva tra la mia natica destra ed il suo ventre, improvvisamente compresi e credo proprio di essere arrossita, ma stranamente, ne ero orgogliosa, l’Avvocato con secco ordine richiamo il cane, il quale a malincuore scese dalle mie spalle, e mi si buttò di fianco, sulla schiena presentandomi la pancia.
* Su Marina, cosa aspetta, gli ricambi le feste, ha visto, ha sentito quanto la desidera? E lei? Non ricambia?
Passai una mano sul suo ventre, giocai con i peli e lo scossi, ma non osavo guardare.
* Insomma, Marina, guardi quello che fa’, vede, &egrave ancora eccitato, non vorrà mica lasciarlo così, su lo tocchi!
Guardai, e vidi… avvicinai la mano, vacillarono tutti i buoni propositi della mattina, se avessi potuto sarei fuggita, ma invece bastarono delle parole rudi da parte dell’Avvocato, che mi frustarono verbalmente:
* Cagna, Sei una cagna, sei la sua cagna, ed hai il dovere di dargli il piacere, dato che per sua sfortuna sei impossibilitata a darglielo in modo canonico, usa la mano!!!
Si, ero una cagna, e come tale era necessario mi comportassi, lo carezzai, e lo trovai dolce, rigido ma dolce, lo impugnai, lo estrassi dalla sua guaina di peli, e lo strinsi muovendo la mano, Lupo guaì.
* Basta così!
Smisi, mi venne permesso di rialzarmi, consegnarono a Lupo una ciotola con il pappone, ed a me una serie di tartine al salmone ed al prosciutto, con acqua fresca.
Dopo aver ritirato le scodelle, la Tata, richiuse la porta della gabbia, mi disse che sarebbe tornata a prendermi più tardi.
Improvvisamente, un po’ per via dell’acqua e anche per via del corpo estraneo nel retto, avvertii il bisogno di urinare ed altro, e sempre sotto lo sguardo sornione dell’Avvocato mi cavai la cintura, e dietro suo cenno, mi accoccolai proprio di fronte a lui, e li senza alcuna vergogna, liberai il mio sfintere.
Urinai, con Lupo sempre più irrequieto, nonostante l’urina che ancora, copiosamente usciva, insinuò il muso sino a toccarmi; gli concessi di leccarmi a lungo per poter rimettere il fallo al suo posto, mi piegai contro la rete, e gli presentai il compasso delle mie gambe, iniziò subito a lapparmi tutta, poco mancò che venissi, reinserii il fallo, che questa volta penetrò con molta più facilità della precedente, e riallacciai la fibbia, stringendo al massimo.
L’Avvocato se ne era andato, mi sedetti in terra, presi Lupo tra le braccia, e inconsciamente, o proprio perché lo volevo, lo rovesciai, e iniziai ad accarezzarlo, in breve, era di nuovo in erezione, e continuai a masturbarlo sino a che non venne la Tata a prendermi, per portarmi in piscina il resto della giornata.

(continua)

* Capitolo 8 –

La Tata mi condusse in piscina, mi cosparse il corpo di crema, insistendo maggiormente all’interno delle cosce e sulla vulva, mi ordinò anzi di aprirmi ben bene, era mio dovere abbronzarmi in breve tempo soprattutto i seni e la vulva; dopo avermi disposta a gambe larghe, se ne andò, poco dopo arrivò Lupo, mi annusò, ma evidentemente l’odore della crema non doveva essere di suo gradimento, in quanto si limitò ad uggiolare e si sdraiò di fianco al lettino, passai così tutto il pomeriggio a crogiolarmi al sole accarezzando la testa di Lupo.
La Tata ritornò tempo dopo, mi ordinò di girarmi, mi girai supina, allora la Tata mi sciolse la cinghia e la tolse, avendo cura però di non estrarre il pene finto, poi se ne andò, tornò solo dopo che l’ombra cominciava a ricoprirmi.
Quando tornò, mi ingiunse di mettermi bocconi, cosa che feci immediatamente, con la testa al livello delle spalle, i seni che toccavano le ginocchia, e le reni bene in fuori, impugnò il finto pene e iniziò a muoverlo avanti ed indietro; Allora sentì un grugnito di soddisfazione e mi resi conto che non eravamo più sole, non arrischiai un’occhiata, ma non appena mi fu tolto il pene finto, mi permisero di alzarmi… mi trovai di fronte ad un uomo che non avevo mai visto, sulla 50ina, capelli brizzolati, ma di forme atletiche, molto abbronzato, il quale mi sorrise; la Tata rendendomi il pene finto, mi disse:
* Tutte le volte in cui ti toglieremo il fallo, lo dovrai ripulire con cura, sciacquarlo, asciugarlo e riporlo nella cassapanca da cui lo prenderai ogni qualvolta arriverai qui, per pulirlo, &egrave necessario che tu lo faccia in nostra presenza, con la lingua.
Guardai il fallo finto, sebbene fosse scuro, forse nero, si vedevano chiaramente le tracce che aveva pescato nel mio fondamento, deglutii e forse impallidii, mentre la Tata me lo tendeva, abbozzai un gesto di rifiuto, non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto, la Tata mi rifilò una sberla potente, piangendo, afferrai il fallo ed iniziai a leccare.
* Mi raccomando, puliscilo con cura, deve essere lucido!
Alla fine vinsi la repulsione, e non solo lo leccavo, ma iniziai a succhiamo come se fosse vero; ero sempre in piedi, l’uomo mi venne vicino, iniziò a carezzarmi i seni e la vulva, giocò con le grandi labbra, me le stiracchiò, pizzicò la clitoride facendo esplodere in me una eccitazione incontenibile.
Infine, ripulii con cura il fallo, attesi che l’uomo avesse finito di giocare con me, poi tesi il fallo alla Tata per incontrare il suo favore, la Tata lo esaminò con cura, quindi mi fece inginocchiare e carezzandomi la guancia, su cui risaltavano le tracce del suo schiaffo mi parlò:
* Questi, &egrave il signor Quentin! Il signor Quentin, si occupa da sempre dei cani del Signor Avvocato, da domani, si occuperà anche di te, dovrai eseguire i suoi ordini alla lettera.
* Marina, vero? Sono sicuro che andremo molto d’accordo, noi tre, già, io, Lupo e te.
* Ora Marina – Disse la Tata – &egrave tempo che ti prepari per rientrare in ufficio, su, fai vedere a Quentin come sei brava.
E dicendomi queste parole, mi dette una piccola pacca sul culetto mentre ci avviavamo verso il piazzale della “doccia”.
Arrivati nel piazzale presi posizione al centro del piazzale, Tata aprì l’acqua e iniziò a “lavarmi”, l’acqua era gelida, o forse il mio corpo accaldato, ad un suo cenno mi misi a 4 zampe e lei diresse il getto tra le mie natiche, mi sferzò a lungo con l’acqua, alla fine ero quasi livida, chiuse l’acqua, Quentin mi tese l’accappatoio ed iniziai ad asciugarmi.
Infine, mentre Quentin tratteneva Lupo mi fecero rivestire, indossai i miei vestiti, riposi le pianelle dai tacchi alti e reindosai le mie scarpette, poi la Tata mi parlò:
* Ogni sera, nell’andar via, dopo esserti vestita, potrai andar via dopo averci salutati, vieni qui, e dammi un bacio!
E mi attirò a sé, baciandomi su una guancia; poi mi spinse verso Quentin, il quale, mi prese per mano, mi attirò a sé e mi diede un buffetto sul viso, infine mi indicò Lupo dicendo:
* Non dimenticarti di Lupo!
E come potrei, l’unico che si curasse di farmi godere, mi accucciai, presi il suo muso tra le mie mani e gli scoccai un sonoro bacio; poi salita in auto mi diressi verso l’ufficio.
In ufficio, trovai la Signora ad attendermi, ma contrariamente alle mie aspettative, non restammo in ufficio, anzi, uscimmo subito dirette verso casa, e durante il tragitto si fece raccontare tutto ciò che mi era accaduto durante la giornata, arrivate al solito piazzale, mi aspettai che mi ordinasse di togliermi la gonna e mettermi gli slip, invece mi disse:
* Vedi bene, Marina, che c’&egrave troppa luce ancora, e quindi da oggi in poi, non si potrà più eseguire il rito della vestizione in questo posto, fino a che non avrò trovato il modo di aggirare questo ostacolo, dovrai andare e venire da casa senza slip, al limite puoi toglierli o rimetterli in ascensore.
* Signora?
* Si Marina?
* Questa mattina mia madre mi ha vista un po’ turbata, quindi mi ha tormentata sino a che non le ho detto cosa mi turbasse…
* …E tu…?
* Le ho mentito, le ho detto che Lei ed il Signor Notaio ritenevano che fra breve sarei stata adatta a seguirvi nei vostri viaggi, e che la cosa mi preoccupava, lei allora, mi ha detto di fidarmi di voi, che certamente conoscete il vostro lavoro, così, inconsciamente, ora…
* Ora involontariamente, ci offri la possibilità di averti per dei periodi più o meno lunghi anche di giorni e notti intere, con il beneplacito della mamma?
* Si Signora, si.
* Bene, anzi benissimo, vedrai, ne approfittiamo subito, tra due giorni torna il Signor Notaio, Sabato mattina se accetti il trattamento dovrai essere in ufficio, in realtà, se accetterai lo vorrò sapere venerdì sera, e Sabato mattina verrò a prenderti a casa, diremo a tua madre che andiamo in Umbria a valutare un castello, e che ti riaccompagnerò a casa nel tardo pomeriggio di domenica, avremo così nel castello dell’Avvocato ben due giorni ed una notte da dedicarti. Ora vai pure, e ricordati, non toccarti!
* Si Signora.
* Un’ultima cosa, cara, domani mattina, non dovrai venire in ufficio, verrà a prenderti Quentin, ti accompagnerà lui in villa, se non erro tua madre lavora ancora vero? Ed esce presto?
* Si Signora, esce alle 5 – iniziando a balbettare
* Calma, lo farai salire, se qualcuno si incuriosisce, potrai dire che ti porta dei documenti per lavoro; obbediscigli in tutto.
E mi avviai verso casa pensierosa; inaudito, dopo anni ed anni a sognare ed immaginare, ora eccomi qua, depilata, soggetta ad un gruppo di persone molto più grandi di me, alcune delle quali potrebbero essermi padre e madre, e per di più felice che con il mio corpo possa dar loro piacere, con la mia docilità; non solo, ma ora mi si era “promessa” ad un cane, un bel lupo &egrave vero, ma sempre cane, in sua compagnia, nel pomeriggio mi ero trasformata in cagna, la sua cagna, ma stranamente, ne ero fiera.

(continua)
* Capitolo 9 –

Il mattino successivo, erano appena le 8 e stavo facendo colazione in cucina, ero in pigiama, uno di quelli da uomo, giacca e pantaloni, non ho mai sopportato le camice da notte, all’improvviso suonò il citofono, mi ricordai che sarebbe venuto a prendermi Quentin e col cuore in gola andai a rispondere, dal citofono sentivo la pioggia che cadeva fitta, era una giornata piovosa, triste, ma cosa ancor più giusta, nessuno in giro con un’acqua simile, per cui anche il tempo reggeva il gioco.
Quando squillò il campanello mi precipitai ad aprire, Quentin recitando la parte di un impiegato entrò, si richiuse la porta alle spalle e mi attirò a se:
* Ah, ma siamo ancora in pigiama! Su dammi un bacio. Stavi facendo colazione? Si? finisci allora, ma fai pure con calma, questo tempo non era previsto, per cui possiamo prendercela comoda.
E dicendo così, mi assestò una pacca sul culetto, mi diressi in cucina, gli offrii di fare colazione con me, mi rispose che aveva già fatto colazione:
* Vuol fare colazione con me?
* Grazie Marina, non faccio mai colazione, ma stavolta, farò un’eccezione, farò colazione con te, fisicamente.
Solo allora mi resi conto che data la situazione, la mia frase si poteva interpretare in due modi.
* Bene, dopo aver riordinato la cucina, vieni in salone.
Lo raggiunsi di li a poco, era sul divano, una gamba accavallata e ripiegata, mi fermai davanti a lui, iniziò a guardarmi fissa negli occhi, poi improvvisamente mi parlò:
* Oggi, andremo in villa, ma prima faremo un salto in un allevamento di cani che ho sulla Flaminia, ti voglio far vedere un po’ di animali bellissimi, più belli ancora di Lupo; al nostro arrivo, comportati bene, normalmente, i miei dipendenti lì sono estranei al nostro gruppo, un po’ meno estranei alcuni dei miei cani, ti porto a conoscerli, ed a farti conoscere da loro, in modo che poi in Umbria, tu non abbia problemi di sorta. Nel canile, potrai darmi del tu, anzi potrai darmi sempre del tu, anche in villa o in Umbria, sono sicuro che andremo molto d’accordo insieme.
* Si Signor Quentin.
* No Marina, chiamami solo Quentin, anzi, chiamami Zio Quentin, non vuoi essere la mia bella nipotina?
* Si Zio Quentin, voglio essere la tua bella nipotina.
* Benissimo, e allora fai contento lo zio, togliti quel brutto pigiama e lasciati guardare.
Mi tolsi subito il pigiama, e rimasi nuda in piedi davanti a lui, mi guardò le gambe e il ventre, mi fece girare su me stessa e seguì i segni che aveva lasciato lo scudiscio della Tata su di me, mi venne la pelle d’oca.
* Vedo ancora dei segni della punizione di ieri, fammi vedere se si vedono anche sulla tua passerotta, vieni siedi sul tavolino e allargati bene.
Il salone era quadrato, non molto grande, su una parete di fronte la cucina c’era una servante, occupava tutta la parete, al centro un tavolo rotondo con 6 sedie, poi vicino alla porta finestra un tavolino col televisore e di fronte a questo il divano con davanti un tavolinetto basso basso col piano in marmo grigio.
Mi sedetti ed allargai le gambe, seguì anche qui i segni della frusta, erano in questo caso più marcati, dato che la pelle era più sensibile;
* Ti dolgono questi segni?
* No zio, non fanno male.
* E allora, perché sussulti ogni volta che ti tocco? Dimmi porcellina, non sarà che ti piace che lo zio ti tocchi vero?
* Si zio, mi piace.
Ed iniziò ad introdurmi due dita nella vulva.
* Lo sapevo, ma ora devi decidere, dato che oggi la Tata non può punirti perché avverrebbe troppo tardi, dovrò farlo io, ora, prima di uscire, con il mio frustino per cani, ma tu puoi scegliere, preferisci prima la punizione o prima il piacere?
* Preferirei prima la punizione zio, dopo sarò certo più buona e compita.
* Lo immaginavo, bene allora, &egrave deciso, dimmi Marina, tu hai minigonne?
* Si zio.
* Ok, allora inginocchiati in terra e poggia i seni sul tavolino, te li frusterò, non molto forte, però non voglio sentire nulla, queste case nuove hanno muri troppo fini.
Mi inginocchiai, poggiai i seni sul tavolino e lui, senza nemmeno darmi il tempo di rilassarmi, mi assestò una decina di colpi rapidi e brucianti, trattenni i gemiti ed in ultimo le urla, ma piansi di dolore, e come sempre, mi eccitai mostruosamente.
* Ora mettiti carponi, che possa punire il tuo culetto
Eseguii, mi misi carponi, con la testa tra le sue gambe, mi affibbiò un colpo solo, poi lasciò cadere la frusta e si allontanò in fondo alla stanza, il culetto mi bruciava, e mi disse:
* Raccogli la frusta con i denti e portamela qua, come una cagna, perché tu sei una cagna, vero?
* Si zio.
Raccolsi la frusta con i denti e carponi la portai a lui, il quale dopo averla presa ed avermi immobilizzata con le sue gambe, mi colpi una decina di volte il culetto, certo non picchiò duro, ma fu terribile lo stesso.
* E’ stato deciso che sino a nuovo ordine, tu sia sempre frustata, così che sul tuo corpo siano sempre visibili i segni della tua obbedienza, ora vieni qui, mettiti sul letto.
Sempre carponi, sicura che lui preferisse così mi diressi verso il mio lettino singolo, vi salii e mi sistemai sulla schiena con le gambe allargate, sicura che avrei ricevuto la frusta anche sulla vulva, invece iniziò a carezzarmi, e dopo essersi seduto mi disse:
* Brava la mia nipotina, no oggi niente frusta sulla passerina, solo carezze, ma ora sii gentile, aprimi i pantaloni e dedica un po’ di attenzioni al mio pene.
Aprii la patta ed estrassi un arnese niente male, non bastavano le mie due mani a contenerlo, era duro, e ciò mi inorgoglì, era per mio merito che si trovava in quelle condizioni, lo aspirai in bocca ed iniziai a succhiare, ma poi lui decise di prendermi, era la seconda volta in due settimane che mi si prendeva. Fu stupendo, alla fine, pur non togliendo nulla al Signor Notaio, che rimaneva il mio Primo ed Unico Padrone, sussurrai allo zio Quentin, così iniziai a chiamarlo anche in me stessa, che pur di essere ancora sua avrei fatto di tutto.
* Proprio tutto? Guarda che tutto può essere troppo!
* Si zio, tutto ciò che mi chiederai lo farò, se mi prenderai ancora.
* Qualunque cosa?
* Si zio.
* Vediamo, se ti ordinassi di far l’amore, anzi di succhiare
Lupo, lo faresti?
Titubai un poco, ma poi sentendo ancora in me il suo pene:
* Si zio, lo succhierei, non solo Lupo.
* non solo….?
* Si zio.
* Vabb&egrave vedremo, forse oggi stesso al canile vedremo se mantieni le promesse, ora succhiamelo e puliscimelo di nuovo, poi inizia a prepararti.
Dopo averlo ricomposto, ci alzammo, rifeci il letto ed iniziai a prepararmi, mi feci la doccia, soddisfeci i miei bisogni sotto il suo sguardo e dietro i suoi commenti, soprattutto mentre accoccolata sul water stavo urinando in modo che lui potesse vedere, mi feci un bid&egrave, poi passai a vestirmi, tirai fuori delle mini e indossai quella che lui ritenne opportuno mettessi [una mini nera, elasticizzata, che inizialmente arrivava poco sopra il ginocchio, ma che muovendomi saliva a poco meno di un palmo dalla vulva], una camicetta celeste, un cardigan e le scarpe chiuse da pioggia con i tacchi alti, poi in borsa misi, dietro suo suggerimento, un cambio completo di biancheria intima, slip e reggiseno, un vestitino dei soliti che uso per l’ufficio e le scarpe basse, ero praticamente nuda, senza slip e reggiseno, ma ero con lui, e tanto mi bastava.
Poco prima di uscire, da una borsa estrasse il pene finto, e mostrandomelo mi disse:
* Anche oggi dovrai portarlo, ma come ieri, dovrebbe essere
Lupo a lubbrificarti, ed infatti lo farà, &egrave in macchina, troveremo un luogo adatto. Comunque, vedi bene che oggi &egrave più grande, ieri andava e veniva con facilità, sei ben più cedevole di quanto si supponesse, in capo ad una settimana, potremo prenderti da dietro comodamente. Ora andiamo.
Uscimmo, in macchina trovai Lupo che uggiolava, ma non poté venirmi vicino in quanto era nel bagagliaio della S.W. e separato da noi da una rete, ci dirigemmo verso la Flaminia, passammo il Cimitero di Prima Porta e ci inoltrammo all’interno verso Fiano, dopo un paio di svolte, giungemmo in una radura, il traffico inesistente, fermammo la macchina, aveva temporaneamente smesso di piovere, e dopo aver aperto a Lupo, prendemmo un ombrello e scendemmo come se dovessimo far fare i bisogni al cane, come una coppia qualsiasi, solo che scendendo, mi avvidi che lo zio aveva preso la borsa in cui c’era il pene di una misura maggiore della precedente.
Ci avviammo nella radura, Lupo correva a perdifiato, in breve aggirammo una macchia e ci trovammo nascosti alla strada, lo zio richiamò Lupo con un fischio, ci si avvicinò con la lingua che pendeva da un lato; fu faticoso arrivare sin lì, i tacchi alti mal si adattano alla terra bagnata, alla fine lo zio dovette quasi portarmi di peso per evitare che mi sporcassi di terra, o peggio ancora cadessi.
Lupo mi venne vicino, lo zio poco distante rimase a guardare il cane che non appena a tiro insinuò il muso sotto la gonna iniziando a lapparmi la vulva, allora dopo aver guardato in faccia lo zio, sicura del suo consenso, mi sfilai la gonna e tesala allo zio, mi accoccolai sui talloni in modo che Lupo potesse saziarsi, e urinai anche, ma la cosa non disturbò minimamente Lupo, e strappò sorrisi anche allo zio Quentin.
* Basta ora, Marina. Su appoggiati all’albero e fatti leccare il buchetto, non abbiamo tempo per giocare ora, giocherete più tardi.
* Si zio, subito.
Mi poggiai all’albero a gambe divaricate protendendo in fuori il culetto, Lupo continuò a leccare, sentivo quasi i suoi canini sui lati della vulva, sembrava quasi che volesse divorarmi. Poi lo zio lo allontanò, gli fece leccare il pene, dopo avermelo passato sulla vulva per dargli il mio odore, e poi non senza sforzo, e lacrimoni da parte mia riuscii a infilarmelo tutto dentro, lo agganciò alla cinghia che serrò fortemente, poi fattami rialzare rimase a contemplare il risultato. Certo dovevo essere bella ed eccitante, lì nel prato, un uomo sui 50, un cane lupo, una giovane donna nuda dalla vita in giù su tacchi alti e con delle cinghie di cuoio che le traversavano le gambe e il ventre.
Mi fece reindossare la mini e risalimmo in auto.
Arrivati al canile, parlò con alcuni dei suoi dipendenti, mentre io in cortile giocavo al riporto con Lupo, poi chiamandomi mi disse che mi faceva visitare il canile, scoppiando a ridere allorché notò la mia espressione di terrore.
Perché terrore?
Perché il giorno prima, dopo la prima introduzione, a fatica e non senza dolore riuscii a sedermi in terra, ma ora, stavo sopportando le pene dell’inferno dovendomi muovere con un piolo ben conficcato nel mio fondamento, ad ogni passo era una fitta lancinante di dolore prima e di piacere poi, nei dieci minuti che giocavo con Lupo, dovetti fare i salti mortali perché ad un osservatore casuale non venissero sospetti circa il mio modo innaturale di muovermi e camminare, ma soprattutto di chinarmi a prendere il bastoncino, preoccupata in questo caso di evitare che si vedessero le natiche e la cinghia nel mezzo.
Comunque prendendomi sottobraccio, lasciammo Lupo in auto, e seguendo un dipendente mi fecero visitare tutto il canile, durò poco più di un’ora la visita, alla fine ero stremata, mancava poco che svenissi, in ultimo ero sconquassata da una serie di orgasmi, uno dopo l’altro, zio Quentin che non perdeva una sola espressione del mio viso, capì che oltre non potevo andare, tornando nel suo ufficio, congedò il dipendente, e mi chiese con un sorrisino di andare in macchina a prendere Lupo e poi di raggiungerlo in ufficio.
Non appena chiusi la porta dell’ufficio lo zio mi venne incontro, mi abbracciò e mi disse:
* E’ proprio così terribile?
* Si zio, non resisto più.
* Va bene, sei stata brava, meriti un premio, ora togliti la mini e sciogli le cinghie, ma prima chiudi a chiave la porta.
Eseguii, in breve ero di nuovo nuda dalla vita in giù.
* Accucciati sui talloni e tiralo fuori, lentamente, molto lentamente… Brava, ora mettiti carponi in modo che Lupo possa alleviare il tuo buchetto, mentre tu, da quest’altra parte, me le succhi.
E così mentre Lupo mi divorava l’ano e la vulva, dandomi finalmente un po’ di sollievo, iniziai e portai a termine il piacere dello zio, accogliendolo nella mia bocca sino alla fine, e deglutendo l’espressione del suo ben volere.
Infine, mi fece rialzare, ripulii il pene finto con la lingua come richiesto e me lo reinserii da sola, ed anche stavolta, sparì senza sforzo all’interno, mi riallacciai le cinghie, e dopo essermi rimessa la mini ero pronta per uscire.
Salutammo i suoi dipendenti e ci dirigemmo verso la villa, mentre io, in auto avevo fatto salire Lupo sui sedili posteriori, e Lupo ci scambiavamo le feste, poi come il pomeriggio precedente, mi ritrovai tra le mani la sua verga, eretta, e mentre percorrevamo il GRA diretti all’infernetto, mentre Lupo mi leccava la vulva, la mini arrotolata alla vita, io continuai a masturbarlo, osservata a tratti dallo specchietto dallo zio Quentin che sorrideva compiaciuto.

(continua)
* Capitolo 10 –

Appena arrivammo in villa, lo Zio mi fece scendere, ed io ligia alle regole, mi spogliai, aveva iniziato a piovere di nuovo, decisamente il tempo non prometteva nulla di buono, lo Zio prese con se la borsa con il mio cambio e fatto scendere Lupo, mi accompagnò verso i box delle macchine, da cui entrammo all’interno di quella che in origine era una taverna, ma che ora era in tutto e per tutto una sala di pose.
Li ci attendeva la Tata, la quale dopo avermi ben osservata i seni e il culetto, mi ordinò di vestirmi con la roba che mi ero portata dietro, dopo essermi tolta dietro loro istruzioni il pene di gomma, indossai così le mutandine, il reggiseno, di nuovo la mini, la camicetta ed il cardigan.
* Ora, arriverà un fotografo professionista, dato che il tempo non lo permette, ti faremo delle foto qui, poi nei prossimi giorni sarai fotografata fuori, ma stai tranquilla, queste foto rimarranno nella cassaforte del Notaio, e saranno messe a disposizione di ospiti selezionati e di amici.
* Che tipo di foto saranno, la Tata, non lo ha detto, ma puoi ben immaginarlo, ne faremo serie complete da vestita sino a nuda, mentre infilerai il pene di gomma ed anche mentre giocherai con Lupo, alla fine non &egrave escluso che il fotografo non richieda i tuoi favori, che sarai felicissima di accordargli.
In quel mentre entrò il fotografo, chissà perché mi aspettavo un giovane, magari sui 30-40, invece entrò un uomo sui 60, ne dimostrava un po’ di più, non era molto alto, ma aveva una pancia prominente, vestito con una sahariana colore sabbia, mi squadrò appena, salutò la Tata e lo Zio e si piazzò dietro i riflettori che prese ad accendere ed orientare, alla fine soddisfatto, dopo aver preparato alcune macchine, rivolse la parola allo Zio:
* E’ questa la ragazza?
* Si, Prof., &egrave questa – poi rivolto a me – Marina, ti presento il Professore, Il Prof., come lo chiamiamo noi, ma non tu, &egrave realmente professore in un noto liceo romano, ed anche un valente fotografo, vincitore di molti concorsi, vedrai rimarrai affascinata non appena vedrai le foto che ti farà.
* Marina, cominceremo subito, mi sembra evidente che tu non abbia mai posato, per cui, ce la prendiamo comoda, questi primi scatti, serviranno a scioglierti, poi piano piano passeremo a cose più impegnative.
Io rimasi sempre in silenzio, annui un paio di volte, poi mentre iniziavo a muovermi sotto i riflettori, lo Zio e la Tata si accomodarono su di un divano, mentre Lupo si accucciò fuori dal cerchio luminoso. Piano piano iniziai a sentirmi a mio agio, ed a muovermi con maggior disinvoltura.
Sotto la guida del Professore, inizia a togliermi di seguito il cardigan, poi la camicetta ed infine la mini, a quel punto ero già stanca, intuendo ciò, il Professore sospende il lavoro per una diecina i minuti.
* Bene, basta così per ora, diamo modo a Marina di riprendersi.
* Vieni qui Marina, vieni dallo Zio.
Mi diressi verso lo Zio, mi accoccolai ai suoi piedi e poggiai, esausta, la testa sulle sue ginocchia, mentre lui mi carezzava la testa. La pausa finì presto.
* Marina! Si ricomincia.
Altri scatti, sotto l’impietoso calore dei riflettori, nell’ordine mi tolsi il reggiseno e le mutandine; a questo punto le foto divennero più particolari, fui fotografata in tutte le posizioni possibili, furono presi primi piani della mia vulva, del mio culetto che io stessa tenevo dischiuso con le mani, insistettero soprattutto sui punti in cui dimoravano i segni della frusta; poi subentrò Lupo, ed infine il pene di gomma.
Era oramai passata l’ora di pranzo, quando il Professore si dichiarò soddisfatto, e spense i suoi riflettori.
* Fatto! E’ finita, abbiamo fatto delle ottime foto, e questa puttanella &egrave una ottima modella, solo, per le foto che faremo domani, tempo permettendo fuori in piscina, voglio che i segni della frusta siano più marcati, specialmente sulla vulva ed il culo, e veramente a sangue, o quasi sui seni.
* Si Professore – Rispose la Tata – me ne occuperò di persona, subito prima di iniziare le foto, anzi, forse vorrà essere presente per dirigere la punizione?
* Si Tata, giusto, dirigerò io stesso la punizione, così che questa puttanella sia preparata al punto giusto, non dovrebbero esserci problemi per i segni, scompariranno nel giro di 2 o 3 giorni, ma a questo stanno provvedendo la Signora ed il Notaio – Poi rivolto a me – Questo fine settimana sarai ospite in Umbria, verrete su col Notaio e la Signora Sabato nel pomeriggio, la scusa per tua madre, mi sembra che l’abbia trovata già tu, quindi avremo tempo per far passare le tracce della frusta.
* Bene, vado a preparare il pranzo, Quentin, vieni con me?
* Si Tata, l’aiuto io – poi avvicinatosi a me, ed accarezzandomi i seni – mi raccomando, fai tu compagnia al Prof., fino a quando vi chiameremo.
* Si Zio, puoi contare su di me, sarò brava.
* Bene Prof., la lascio nelle tue mani, usala pure come vuoi, tranne che per il culetto, lì non &egrave ancora pronta, forse, ne faremo uso in Umbria, tutti.
E se ne andò seguito dalla Tata che si era limitata a darmi una sculacciata. Guardai il Professore, si diresse verso il divano, i sedette e mi guardò; portavo il pene finto ben infilato, ed egli stesso mi aveva guidato mentre sotto la macchina mi penetravo, mi aveva fatta ripetere la scena una ventina di volte, finché ebbe ripreso da tutti i punti di vista.
Lupo era andato con lo Zio e la Tata.
Il professore prese a spogliarsi, rimasto nudo, era orribile, la pelle flaccida, la pancia enorme, quasi calvo, il pene molle. Eppure, data la situazione, ero sicura che avrei fatto qualsiasi cosa per compiacerlo, non tanto per compiacere lui, ma quanto per i miei veri padroni, nell’ordine: il Notaio, la Signora e lo Zio Quentin; mi ordinò di mettermi davanti a lui di spalle, di piegarmi a 90 gradi e di togliermi il pene finto, poi mi chiese di aprirmi meglio ed iniziò a sondare le mie carni, riuscì addirittura a infilare 3 dita nel mio buchetto, strappandomi gemiti di piacere.
* Girati ora, che possa ammirare la tua fichetta, bellissima, stai benissimo senza peli, sembri proprio una bambina, già una bambina che gioca col suo nonnino, dimmi, puttanella, vuoi essere la puttanella del nonno?
* Si Nonno, voglio essere la tua puttanella.
Ironia della sorte, nello stesso giorno ero divenuta la nipotina incestuosa per uno Zio e per un Nonno, e guardandolo sotto questo aspetto, mi eccitai all’idea di essere il suo giocattolo.
Mi fece inginocchiare tra le sue gambe, ordinandomi di succhiarlo fino a farlo erigere; era la prima volta che succhiavo un pene molle, ma l’orgoglio che provai all’orch&egrave si erse nella mia bocca, mi fece eccitare allo stremo, tant’&egrave che continuai a succhiarlo sino a farlo venire nella mia bocca, e, deglutendo tutto, mentre lui tormentava i miei capezzoli; continuai a succhiarlo sino a che non ridivenne mollo, quindi lo abbandonai.
* Brava la puttanella che fa godere il nonno, ed ora il nonno ha un’altra esigenza, deve pisciare, vuoi sempre compiacere tuo nonno vero?
* Si Nonno, dimmi che devo fare.
E mentre si rivestiva mi spiegò ciò che si aspettava da me; mi ripugnò un po’ all’inizio, ma poi, mi lasciai prendere dall’eccitazione, e sempre più eccitata lo seguii in giardino, dove nel frattempo aveva smesso di piovere, non definitivamente però; mi inginocchiai vicino alla pompa che mi faceva la doccia la sera, si piazzò di fronte a me, aprii la bocca e succhiai di nuovo il suo pene molle, ma si ritrasse dicendo:
* Non serve, &egrave inutile per ora, dovranno passare ore prima che io possa di nuovo, &egrave uno degli scotti della vecchiaia, il periodo in cui si ha molta esperienza ma poca resistenza, su apri la bocca che devo pisciare.
Aprii la bocca, e lui mi inondò, riempiendomi la bocca di urina, che di volta in volta risputavo fuori, poi mi pisciò sui seni e sulla vulva, alla fine, dopo finito mi disse:
* Noi uomini, dopo aver pisciato dovremmo scuoterlo per far cadere tutte le gocce, ma dato che ci sei tu, a te l’onore di ripulirmelo.
Lo leccai con cura, ripulendolo completamente, poi dietro suo ordine rimasi in ginocchio mentre lui con la pompa mi ripuliva del’urina, mi sciacquai la bocca e dopo essermi asciugata mi diressi verso la casa, dove entrai, dopo esserne stata autorizzata dalla Tata.

(continua) * Capitolo 11 –

Pranzammo in uno dei saloni della villa, serviti dalla Tata, che di tanto in tanto richiedeva il mio aiuto, alla fine dopo il caff&egrave, mi permisero di rilassarmi su di un divano, sempre nuda, e di nuovo col pene finto al suo posto.
Poco prima delle 18:00 mi ordinarono di mettermi carponi, quindi il Prof. mi si piazzò alle spalle e dopo avermi slacciato le cinghie, iniziò ad estrarre e reinserire il pene finto, lo strumento andava e veniva facilmente, in breve, sotto gli sguardi della Tata e di Zio Quentin venni abbondantemente, dopo aver ripulito il pene al solito modo, mi fu concessa una doccia, vera, dato che fuori infuriava un temporale; mi rivestii eccettuate le mutandine e accompagnata dallo Zio mi diressi alla macchina che nel frattempo era stata messa in Garage.
In Garage trovai Lupo, aveva un’aria molto triste, infatti sin dal nostro arrivo, eccettuato il momento delle foto, lo avevo trascurato; mi venne vicino scodinzolando ed io accucciandomi gli permisi di inserire il suo muso tra le mie cosce sino ad arrivare alla vagina, che lappò istantaneamente, dandomi delle sensazioni estatiche.
Sotto gli occhi del Nonno della Tata e dello Zio, silenziosi, guidata dall’istinto, allungai un braccio sino a raggiungere con la mano il suo pene, già parzialmente eretto, con le dita lo estrassi dalla sua guaina pelosa ed inizia a masturbarlo, ovviamente non come un uomo, i cani non hanno la pelle che ricopre la verga, la masturbazione si ottiene sfregando direttamente la superficie della verga, poi Lupo si sdraiò in terra consentendomi così di vedere ciò che stavo facendo, e rimase lì mugolando, immagino di piacere, il mio sguardo venne attratto dal pene, e di colpo mi sentii attratta, mi venne improvvisamente voglia di restituirgli le lappate che poc’anzi mi aveva generosamente portato all’orgasmo; alzando la testa incontrai lo sguardo degli altri, la Tata sorrideva sarcastica, come a puntualizzare il fatto che ero una CAGNA, il Nonno non perdeva di vista la mia mano, ma lo Zio, mi guardò negli occhi ed annui leggermente.
Posai le ginocchia sul pavimento, e lentamente chinai la testa verso l’oggetto nella mia mano, avvertii subito l’afrore canino di Lupo, poi le mie labbra incontrarono il suo organo, posarono lievi un breve bacio sulla punta, sul meato, poi un altro ed un altro ancora, infine, mi sorpresi ad aprire la bocca leggermente, ed a far scivolare le labbra lungo quella piccola colonna palpitante…
* Ora basta, piccola cagna – disse la voce di Zio Quentin.
Con riluttanza ritirai la testa, e nel farlo continuai a far scorrere le labbra, quindi lo lasciai e mi alzai. Lupo si scosse, si alzò anch’esso e venne ad annusarmi la mano.
In seguito, nel viaggio di ritorno a casa, non aprii bocca, lo Zio stesso non parlò, poi vinta ogni resistenza iniziai a piangere…
* Ed ora, perché piangi?
* Sei arrabbiato con me.
* E perché mai dovrei esserlo?
* Per quello che ho fatto a Lupo.
Lo Zio allora fermò la macchina in una piccola area di parcheggio, mi attirò a sé ed abbraciandomi, insinuò una mano tra le mie cosce, e tenedola aperta sulla mia vulva mi disse:
* Ciò che hai fatto, lo attendevamo orami da un paio di giorni, eravamo sicuri che sarebbe accaduto, quindi, ci hai reso felici, e Lupo più di tutti.
* Ma prima non mi hai parlato!
* Ma sciocchina, rispettavo il tuo silenzio, era evidente che stavi analizzando a freddo il tuo ultimo gesto, avevi o no bisogno di riflettere? E dimmi, le conclusioni?
* Oh! Zio, si ho riflettuto, le conclusioni? Una, una sola,
Lupo mi piace, mi vuole bene ed io gliene voglio, &egrave stato, come dire, naturale, ecco, si naturale, &egrave stato spontaneo, dovrebbe farmi schifo? No, sono contenta di esserci riuscita. ma lo sarò ancora di più se il Notaio e la Signora e tu lo siete.
* Stai tranquilla, io lo sono, sono fiero della mia nipotina, così come fieri lo saranno il Notaio e la Signora, non appena lo verranno a sapere, fieri della tua docilità e sottomissione; in quanto tutto ciò ci apre degli orizzonti nuovi, dei giochetti che faremo di sicuro in Villa in Umbria, con lupo, ed anche con altri animali, e sono sicuro che sarai all’altezza delle nostre aspettative.
* Quali altri animali, altri cani?
* Certo, ci saranno circa 4 cani oltre a lupo, ma non solo, 1
Pony e i classici animali da fattoria, vedrai, Domenica a sera al ritorno, sarai un’esperta di animali domestici.
* Sai Zio, sono curiosa ed impaziente ed allo stesso tempo ho timore.
* E’ comprensibile, ma vedrai col mio aiuto andrà tutto a posto.
A quel punto mi ero infiammata di nuovo, il mio respiro si era fatto pesante, corto, ed avevo iniziato a muovermi sotto la mano dello Zio, il quale condiscendente mi accarezzò sino a farmi venire.
Infine riprendemmo la strada, e poco prima dello slargo in cui di solito mi rivestivo, lo Zio mi istruii sull’indomani:
* Domattina, dovrai aver pronta una valigia con i cambi di biancheria, dirai a tua madre che parti con la Signora per vedere quella villa da valutare, infatti verrà la Signora a prenderti, ti porterà invece in Villa, li se il tempo sarà clemente, lo sarà meno la frusta, il Prof. vuole delle foto eccezionali all’aperto e dovrai mostrare dei segni ben evidenti, a sangue, quasi, continueremo poi a divertirci con te, la misura del pene che porterai domani sarà enorme, incredibile, sono bastati solo 3 giorni per arrivare a tanto, Sabato sarai sodomizzata, in Umbria, da tutti. Mi raccomando, non ti toccare stasera. Farà la brava la mia nipotina?
* Si Zio, farò la brava.
E rivivendo le fasi più esaltanti del mio asservimento mi diressi verso casa, e fantasticando dimenticai di reindossare le mutandine in ascensore, rischiando che un caso fortuito mettesse sull’avviso mia madre.
Mi aiutò lei stessa a preparare la valigia, facendo attenzione a che mi portassi i miei vestiti più belli ed eleganti, povera mamma, se avesse saputo che per 3 giorni avrei indossato quasi esclusivamente la mia pelle nuda e talvolta coperta da corpi umani ed animali, sarebbe di sicuro morta.
Cenai e poi col cuore in gola, con impazienza mi coricai, col mio solito pigiama da uomo. Oggi, per la prima volta in vita mia e per la prima volta nella mia nuova condizione di schiava, mi ero prostrata in casa mia, un conto era in Villa, od in ufficio, mi resi conto di aver toccato il culmine con la mia sottomissione in casa. E domani, sarebbe venuta la Signora, e chissà…

(continua)

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