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Racconti di Dominazione

mas

By 12 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Il Master

Sono nato in un castello dell’Austria, molto grande con personale che lavorava campi e accudiva al vario bestiame in nostro possesso, la mia vita &egrave sempre stata molto agevolata dall’essere molto ricco e poter fare e gestire tutto, all’età di venti anni ho conosciuto una giovane e bella ragazza, era alta almeno 170 cm biondissima con capelli che le cascavano sulle spalle, occhi di un azzurro splendente, un paio di gambe perfette e un culo che era una cosa da far girare la testa a tutti, lei sapeva di essere bellissima e ne approfittava per poter fare tutto quello che gli diceva la testa, era consapevole che mettendosi con me si sarebbe arricchita potendo anche fare una vita agiata senza problemi, l’amavo alla follia ne ero invaghito tanto da sgridare tutti quelli che si voltavano a guardarla mentre passava.
La vita scorreva felice facevamo sesso senza problemi anche perché era tutto mio, poi accadde qualcosa che mi fece turbare.
Mentre rientravo da uno dei miei viaggi all’estero per poter gestire i miei affari mi accorsi che la mia futura sposa che si chiama Elisabetta non era in casa ad attendermi pur sapendo che sarei arrivato in quel momento, non ci feci tanto caso pensando a qualche servizio che doveva fare, (molte volte si assentava per comperare il meglio del meglio), e mi dedicai a vedere come andava nel castello, avevo fatto costruire anche delle segrete, dove c’era tutto quello che si poteva desiderare in fatto di bdsm, perché ne ero un cultore, anche se non avevo mai sperimentato niente vista anche la mia giovane età.
Continuando nel giro mi accorsi che era rientrata Elisabetta, però non mi dava l’idea che fosse uscita anzi sembrava che non si fosse neanche lavata, la faccia era sporca e i capelli sembravano bagnati, lei non mi vide subito, riuscivo io a vederla perché ero posizionato dietro a uno specchio riflettente quindi io potevo vedere mentre lei si poteva solo specchiare, si guardò e sembrava stanca come se avesse fatto qualcosa, subito dopo dietro a lei entrò il guardiano degli animali che possedevo, gli andò vicino e le strinse le tette con forza, lei si divincolò dicendogli che sarei potuto arrivare da un momento all’altro e lo mandò via dicendogli che appena sarei ripartito lo cercava lei.
Capitolo 2
Tornai al cancello senza farmi vedere e rientrai come se ero appena arrivato lei mi corse incontro, si era lavata e profumata, era bellissima non riuscivo a non guardarla mi tuffavo nei suoi occhi, e ne rimanevo stregato, però subito mi distolsi, e ripensai a quello che ero successo, pensando a quello che avrei fatto.
Passarono un paio di giorni e una mattina mi disse che sarebbe andata per un paio di giorni dalla mamma che la aspettava da tempo, l’accompagnai all’aeroporto e la baciai intensamente come se non la rivedessi più, appena partita mi diressi al castello chiamai un elettricista che praticava anche qualcosa di elettronico e gli dissi cosa volevo, ovviamente non badavo a spese.
Mi feci installare delle microcamere invisibili alla vista su tutto il perimetro del castello delle scuderie e dove riposavano tutti gli animali, qualche mio lavorante notò quel signore che si aggirava nel castello ma non ci fece caso sapendo che non erano fatti suoi, le microcamere le feci installare anche all’interno, praticamente avevano installato 30 microcamere dove avevo sotto controllo tutto il castello interno e esterno, tutto collegato al pc, sia portatile che fisso con registrazione 24 su 24.
Soddisfatto della cosa entrai nel mio studio segreto e mi collegai, praticamente guardavo tutto il castello e potevo anche ascoltare quello che si diceva mano a mano che selezionavo la telecamere interessata.
Passò una settimana Elisabetta tornò l’andai a prendere all’aeroporto, arrivati al castello si fece una doccia e uscì ancora bagnata e senza niente addosso mi si avvicinò e facemmo del sesso sfrenato eravamo instancabili, solo una cosa non aveva mai voluto fare, non mi aveva mai dato il suo culo che io bramavo, cosi cominciai a leccarla cosa che la faceva impazzire la penetrai e mentre chiavavo le misi il pollice sul buchetto del culo ma lei subito mi rimproverò che non le piaceva, io lasciai perdere coltivando vendetta, ma dovevo essere più che certo, che mi tradiva.
Dopo una settimana decisi che era il momento di verificare, cosi preparai un viaggio fittizio dove sarei partito ma rientrato in segreto per poter guardare quello che accadeva nel castello.
Così feci, mi accompagnò come sempre all’aeroporto e mi bacio dicendo che mi avrebbe aspettato in trepidante attesa, poi lei andò via ed io senza farmi vedere chiamai in taxi e mi feci portare nuovamente al castello, rientrai in gran segreto, nessuno mi aveva visto e mi rifugia nel mio studio segreto che neanche Elisabetta conosceva, nello studio c’era tutto l’occorrente per poterci vivere, un frigo ben fornito un letto una poltrona, scrivania e computer con monitor da 32 pollici, praticamente ci sarei potuto stare anche più di una settimana.
Mi misi comodo sulla poltrona e mi collegai con le videocamere, tutto normale non si vedeva niente di insolito, solo che non vedevo neanche Elisabetta in nessun posto, pensai’.vuoi vedere che non lo fa qui ma vanno in qualche posto?
Poi improvvisamente apparve, era bellissima come sempre, era nelle stalle e si dirigeva verso un posteggio dove era legato un cavallo purosangue, lei lo accarezzò e apparve lo stalliere, era alle sue spalle l’abbracciò e la strinse a lui, lei si sciolse al suo bacio sul collo, si sdraiarono nel fieno e lui cominciò a baciarla tra le gambe poi la denudò e si denudò anche lui, aveva un cazzo che era mostruoso già in erezione sembrava un braccio >Elisabetta lo prese tra le labbra e cominciò a leccare, (poteva solo leccarlo) non riusciva a prenderlo in bocca anche se si sforzava di farlo, lui la giro e la fece mettere a pecorina con calma cominciò a leccarla tutta, io sapevo che questo la faceva letteralmente impazzire, la lubrificò ben bene e poi con un colpo secco la penetrò, Elisabetta dette un grido che assomigliava a quello del cavallo lo stalliere cominciò un avanti e indietro da mozzafiato lei sembrava svenuta dalla penetrazione improvvisa, quando si riprese lo incitava ad andare più forte poi si contorse in un orgasmo bestiale, lo stalliere ancora non era venuto così lo tiro fuori ancora gocciolante dell’orgasmo di lei, lo punto al buchetto del culo, ma Elisabetta si divincolò cercando di scappare sapendo cosa voleva farle, ma lui era molto più forte di lei e molto più grande la prese e l’appoggio allo steccato, lei di divincolava come un serpente ma lo stalliere prese delle redini e la legò, mani e piedi insieme piegata allo steccato, cosi che non gli potesse più sfuggire e contemporaneamente manteneva la posizione, in questo modo e facendo questa specie di lotta si eccitò ancora di più, e senza curare delle grida che lei faceva puntò il suo attrezzo al buchino del culo ed entrò con tutta la potenza che poteva Elisabetta svenne, ma lui senza preoccuparsi troppo di questo cominciò a chiavarla con ferocia e brutalità, dopo quasi un ora venne anche lui nel buchino, che ora era diventato una galleria tanto era dilatato. Sembrava che gli avesse fatto un clistere tanta era la sborra che gocciolava fuori ormai senza fermi.
La sciolse che era ancora svenuta e la adagiò sul fieno cercando di rivestirla, le getto dell’acqua in faccia e quando si riprese la baciò a lungo sulla bocca e lei continuava a partecipare.
Avevo visto abbastanza, il mio cuore batteva all’impazzata rivedevo la scena registrata e pensavo alla vendetta, io che amavo quella femmina dovevo vederla tra le braccia di una persona viscida e schifosa, sporca e che puzzava di stalla.
Presi una decisione, avrei cominciato ad usare la mia camera di bdsm e avrei cominciato con Elisabetta, che mi amava solo perché ero ricco, ma a lei interessavano cazzi enormi che io purtroppo non possedevo.
Guardai nuovamente il monitor e vidi che Elisabetta si alzava abbracciata allo stalliere e si incamminarono verso l’uscita della stalla, cambiai videocamere e li vidi che entravano nel casolare dello stalliere dove aveva gli attrezzi da lavoro continuando nella visione mi accorsi che c’erano altre persone che non conoscevo, presero Elisabetta tra le braccia e la distesero sul tavolo dove facevano colazione, la spogliarono nuda, la fecero coricare a pancia sotto e la legarono mani e piedi, il suo culo era all’esterno del tavolo, quindi aveva le caviglie legate ai piedi del tavolo con le gambe aperte, poi presero tutti delle fascine, erano almeno in cinque compreso lo stalliere, e cominciarono a frustare Elisabetta, sul culo sulle gambe sulla schiena, le fecero diventare il suo bel corpo bianco latteo in qualcosa di rosso e striato e in qualche punto si vedevano tracce di sangue, lei gemeva e si lamentava, dopo un po’ posarono le fascine, presero delle redini e continuarono con quelle, ma la cosa che più mi impressionava era che non si alternavano uno per volta a frustarla ma tutti insieme senza pausa e senza dare importanza ormai alle grida che emetteva Elisabetta, cercava di contorcersi sul tavolo per evitare le frustate ma invano, poteva solo gridare, dopo più di un’ora che la frustavano si stancarono e posarono le redini che erano servite a frustare, ormai Elisabetta non gridava più, sembrava che stava in un oblio si guardava intorno senza guardare era assente.
Tutti si fermarono per almeno una mezz’ora loro si ristorarono con delle birre che erano nel casolare, mentre Elisabetta era rimasta legata al tavolo, non si muoveva rimaneva in attesa, i cinque cominciarono con calma a spogliarsi, e”’avevano tutti dei cazzi enormi, poco più piccoli dello stalliere ma”enormi e larghi erano massicci, uno per volta si avvicinarono e cominciarono a toccarla e lei in ogni contatto delle mani sul suo corpo gridava dal dolore che le arrecavano, uno per volta cominciarono a chiavarla senza pietà, sentii lo stalliere che diceva che il culo dovevano cercare di risparmiarlo perché il padrone sapeva che era ancora vergine e lui si era fatto prendere la mano e lo aveva fatto, e non sapeva come andava a finire quando fossi ritornato e me ne sarei accorto, tutti acconsentirono ma rimasero a guardare lo stalliere e ridevano, dicendo ma il tuo padrone come ha il cazzo? E grande quando il nostro? Lo stalliere non lo sapeva e gli altri risposero se &egrave più piccolo sicuro che dopo il nostro passaggio si accorgerà che anche la figa e slabbrata non ti pare? Lui ci pensò sopra e disse che molto probabilmente era piccolo perché quando l’aveva chiavata lui sembrava vergine, comunque non si preoccupò più di tanto ma salvò il culo, la chiavarono tutti lei era sempre legata e a turno entravano nella figa ormai enorme come una caverna, gemeva e li incitava a farlo più forte, poi girò lo sguardo e chiese, ‘mentre mi chiavano mi frusti sulla schiena?’ ovviamente acconsentirono con piacere.
Guardavo il monitor e nella mia mente pensavo a quello che le avrei fatto, quello che stava subendo era niente in confronto a quello che la mia mente stava escogitando per lei e lo stalliere.
Quando tutti ebbero finito la slegarono non si manteneva neanche sulle gambe, la dovettero prendere in braccio e adagiarla sul pavimento, erano tutti intorno a lei quando quasi tutti insieme si misero a pisciare e la ricoprirono del loro piscio lei apriva la bocca e ingoiava come se fosse la cosa più bella del mondo, quando finirono la alzarono e lo stalliere se la caricò sulle spalle e senza farsi vedere dagli altri lavoranti la portò nella sua stanza, prima l’adagiò sotto la doccia e aprì l’acqua, quel tepore la fece rinascere, si riprese riuscì ad alzarsi e stampò un bacio con la lingua allo stalliere che era rimasto con lei, si asciugò e si distese sul letto addormentandosi subito.
Mi rigiravo nella poltrona non trovando una posizione gradevole, guardavo sempre il monitor e la vedevo bellissima che dormiva, dormi fino al mattino dopo, quando si svegliò andò a farsi una doccia, guardandole le spalle aveva ancora i segni ben visibili delle frustate che aveva avuto, lei sembrava non preoccuparsi più di tanto quando uscì dalla doccia si vestì con dei leggings senta mutandine e un top senza reggiseno che la copriva fino all’ombelico entrò in sala e con voce da padrona chiamò la cameriera per farsi portare la colazione, la servì con molta grazia portandole del latte e caff&egrave e dei cornetti appena sfornati. Lei gradì il tutto poi si alzò e usci andò nel cortile del castello e cominciò a girovagare, poi senza farsi tanto accorgere dagli altri entrò nuovamente nella stalla, questa volta dall’altra parte, quindi subito c’era il box dove era iniziato tutto, si avvicinò al cavallo e lo accarezzò come faceva sempre, ma sembrava che questa volta ci mettesse più passione, tanto che se accorse anche il cavallo che cominciò a far uscire il suo arnese che aveva tra le gambe, lei lo guardava affascinata, e io pensavo a come poteva essere depravata quella femmina sembrava una verginella invece era una perversa.
Lei si abbassò e guardò il cazzo del cavallo cercò anche di accarezzarlo ma quello ebbe uno scarto e lei si spaventò allontanandosi ma non troppo, come per incanto apparve lo stalliere che l’abbracciò, lei si distese su di lui baciandolo in bocca lui disse, guardavi il cavallo ma ti piacerebbe che ti montasse lui? Lei si spaventò allontanandosi ma si vedeva che era eccitata da quella proposta, senza parlare si abbassò e prese tra le labbra il cazzo dello stalliere, ma questo la allontanò, andò a prendere delle balle di fieno e le mise sotto al cavallo dando uno spazio tra il cazzo e le balle di fieno, si avvicinò a Elisabetta la spogliò nuda, lei cominciò a tremare e dire che aveva paura di quello che lui stava pensando, ma lo stalliere le diede uno schiaffo talmente forte da farla perdere l’equilibrio e farla cadere rimase un po’ intontita e quando si riprese si accorse che l’aveva legata a pancia sotto sul fieno con le gambe e il culo un po’ sollevate all’altezza del cazzo del cavallo quindi prese un pezzo di stoffa e lo strusciò sulla figa di una cavalla in calore lo impregnò ben bene e ritorno da Elisabetta e il cavallo, fece annusare al cavallo il pezzo di stoffa il suo cazzo diventò enorme era una cosa bestiale quello che stavo vedendo Elisabetta urlava di paura e quando fece avvicinare il cavallo alla figa di Elisabetta, il mio cuore stava scoppiandomi nel petto poi all’improvviso””ci fu un black out e si spense tutto rimanendo al buio, non sapevo cosa stesse succedendo nelle stalle, questa era una cosa che non avevo previsto, dovevo far installare urgentemente un generatore nel castello, perché anche io ero rimasto chiuso senza possibilità di uscire dal mio studio segreto.

Passarono almeno cinque minuti, e ritornò l’energia, ma si dovevano ripristinare nuovamente le videocamere e riaccendere il pc, quindi passarono ancora cinque minuti quando ripristinai le videocamere, cercai subito quella delle stalle ma’..non c’era più nessuno, cercai in tutte le altre ma non c’era traccia di Elisabetta, possibile che in dieci minuti fossero spariti? Così guardai anche il garage e la sua macchina non c’era, allora? Come avevano fatto? Che era successo? Non lo sapevo ma dovevo saperlo, uscii dallo studio e con cautela uscii dal castello, andai in aeroporto e telefonai chiedendo di Elisabetta ma mi disse la governante che era uscita e non c’era, gli risposi di farmi mandare la mia macchina personale con l’autista a prendermi e così fu, rientrato al castello mi diressi nella mia stanza mi misi comodo e usci nei viali del castello passeggiando, incontrai lo stalliere che mi salutò inchinandosi (visto che lo pagavo io) e sembrava che sorridesse, cosi con noncuranza entrai nelle stalle e mi diressi dove c’era il mio purosangue, era lì lo accarezzai e mi guardai intorno cercando qualche traccia, ma non scorsi niente che mi potesse attirare, entrò anche lo stalliere che mi chiese se volevo qualcosa o se volevo essere sellato il cavallo, visto che ero li vicino, gli risposi che andava tutto bene, anzi mi avvicinai e gli domandai se aveva visto Elisabetta, prima mi squadrò un po’ poi mi disse che erano due giorni che non la vedeva, pensando di crearsi un alibi.
Non dissi nient’ altro e ritornai in casa era mezzogiorno e di Elisabetta ancora niente mi feci servire da mangiare e sparii nel mio studio segreto, mi sedetti comodo in poltrona e mi misi ad osservare il monitor con tutte le videocamere accese, erano le due e ancora non era rientrata, poi improvvisamente apparve la sua auto, scese e dette l’idea che non si manteneva sulle gambe, camminava un po’ con le gambe aperte come se avesse qualcosa tra di loro, entrando in casa la governante gli disse che ero rientrato un po’ in anticipo e riposavo, lei sbianco era tutta scompigliata e corse in camera e si fece una doccia, sembrava preoccupata con giusta ragione, uscii dallo studio e andai in camera sua la trovai ancora sotto la doccia la chiamai e mi disse che ci voleva un minuto, uscì mi abbracciò ancora bagnata e mi bacio in bocca io mi staccai, pensando a quello che aveva potuto fare, domandando,
-dove sei stata?
-sono andata in giro a fare dello shopping non sapevo che saresti rientrato prima
-che hai comprato? Non ne vedo pacchetti
-non ho comprato niente non c’era niente che mi piaceva
Tagliai corto dicendo che volevo fare sesso con lei ma”.cercò in tutti i modi di evitare la presi con violenza sbattendola sul letto le allargai le gambe e la chiavai ma subito uscii e dissi oggi voglio il tuo culo senza che ti ritrai, la girai le puntai il mio cazzo sul buco e”’entrò senza sforzo era enorme, gli chiesi che era successo ma cercava in tutti i modi di dire qualche bugia accettabile ma era tutto inutile, le diedi due schiaffoni sulla faccia facendola ricadere sul letto, chiedendo che era successo chi era stato, piangeva e non rispondeva non sapeva che dire cosi preso dalla furia comincia a dare schiaffi su tutto il corpo, presi delle cinture e la legai al letto, uscii e andai nella sala bdsm presi un collare delle manette un guinzaglio e un cappuccio tornai da lei le legai le mani con le manette dietro alla schiena le misi il collare stringendo tanto da farla tossire, altre due manette gliele misi alle caviglie gli misi il cappuccio e la legai con il guinzaglio, cominciò a piangere chiedendo pietà, ma non la rispondevo neanche, la tirai e cominciò a piccoli passi a seguirmi, quando arrivammo alla porta della sala cadde sulle ginocchia ma non mi fermai continuai a tirare, non riuscendo a camminare cadde distesa e continuai a tirare con il guinzaglio trascinandola sul pavimento, faceva uno stridio il suo corpo mentre veniva tirata con la pelle nuda sul pavimento, gli feci fare dieci gradini trascinandola senza pietà.
La sala era molto grande, alla parete c’era una croce a v poi una gogna, un cavalletto, al soffitto c’erano catene e anelli per terra altri anelli su una parete fruste fatte di tutti i materiali frustini da cavallo nervi di bue e varie altre cose, trascinai Elisabetta alla croce a v tolsi le manette e la legai con le mani e divaricando le gambe legai le caviglie con una cintura la immobilizzò legandogliela sulla pancia, dopo gli tolsi il cappuccio, lei era terrorizzata mi guardava spaurita, chiedendo il perché di quella situazione, senza parlare accesi un televisore gigante e con un telecomando feci partire le immagini che aveva registrato, lei cominciò a piangere chiedendo pietà ma non fece altro che farmi innervosire di più , perché adesso mi sentivo un master dominante.
Gli chiesi cosa ti mancava, forse ti mancavano le frustate? Qualche cazzo gigante? Bastava dirlo ti avrei dato io tutto quello che volevi.
Poi la lasciai legata e con la tv accesa e andai via, lei mi chiamava e piangeva ma rimase da sola legata alla croce.
Tornai dopo un paio d’ore era esausta, la slegai e quando le sciolsi le mani mi cadde in braccio, la sostenni e la adagiai sul cavalletto con la schiena la legai nuovamente mani e piedi, era con la figa fuori dal cavalletto, chiamai e feci entrare delle persone ma prima che entrassero la bendai così che non poteva vedere chi erano, ognuno prese una frusta o qualcosa che gli piaceva, gli andarono vicino e l’accarezzarono lei cominciò a mugolare di piacere con tutte quelle mani che la palpavano su tutto il corpo, andai vicino al suo orecchio e gli bisbigliai ‘ provi piacere? Vedrai tra poco’.
Mi allontanai mi sedetti in poltrona e feci segno di poter cominciare, praticamente tutti insieme cominciarono a colpirla con quello che avevano preso, gridò forte faceva delle urla disumane, gambe, petto, pancia, cominciarono ad assumere un colore rosso fuoco, qualche parte diventava nera colpita più volte con oggetti diversi, feci durare tutto quasi un’ora, quando vidi che non si agitava più li feci smettere, la lascia così e uscimmo tutti dalla sala oltre a me c’erano altre dieci persone, che eccitati da quello che avevano fatto volevano continuare, ma li rassicurai che più tardi si sarebbero divertiti.
Ritornammo dopo un’ora lei era ancora legata, la feci slegare e la feci posizionare su un tavolo, legati i polsi e le gambe aperte e tirate su, quindi aperta a tutti, ognuno di loro di spoglio, li avevo scelti per le dimensioni dei loro cazzi, erano tutti fuori misura a turno la chiavarono lei gemeva e piangeva, era bella con i suoi capelli color oro si dibatteva con la testa godendo e lamentandosi, ma non avevo più amore per lei volevo solo che le facessero male, quando terminarono li mandai via restai solo con lei che ancora si lamentava, gli dissi adesso chiamo lo stalliere improvvisamente aprì gli occhi verdi bellissimi e mi guardò, implorandomi di non chiamarlo, ma non le diedi retta uscii e lo mandai a chiamare quando si presentò lo portai nella sala, e sbiancò vide Elisabetta che ancora legata con le gambe aperte ancora le usciva la sborra e colava sul pavimento, mi guardò sbigottito e mi chiese cosa volevo, dissi ‘prima cosa accovacciati a terra e con la lingua pulisci’ poi si vedrà, lui aveva capito tutto e così fece si mise a quattro zampe e cominciò a leccare il pavimento, lo feci alzare e lo feci chiavare ancora lei che gridò forte e si contrasse quando glielo infilò dentro quando venne gli feci leccare tutto quello che usciva dalla fica, lo feci spogliare completamente e lo legai alla croce, non senza averlo un po’ tramortito (era più forte di me) quando si riprese si trovò legato nudo gli dissi che sapevo tutto e che stavo anche pensando di farlo inculare dal cavallo, reagì in modo impressionante mi insultò, ma non feci una piega, mi avvicinai e gli impiccai il cazzo tirandolo verso il basso e gli appesi un peso da un chilo, alla pressione il cazzo si abbassò facendolo urlare di dolore, Elisabetta cercava di guardare ma aveva la vista offuscata da quello che era successo e svenne, nel frattempo lo stalliere gridava di dolore e chiedeva di smettere, ma”’.spensi le luci e andai via lasciandoli nel loro dolore.
Ritornai al mattina lei era ormai senza forze si lamentava senza sapere che faceva, lui invece sanguinava dalla punta del cazzo che piano piano l’aveva allungato verso terra, non nutrivo nessuna pietà per nessuno dei due, tolsi il peso allo stalliere che mi guardò senza espressione, lo slegai e cadde sul pavimento con dolori atroci, mi diressi da lei la slegai e la feci cadere vicino a lui, li lasciai per un poco per farli riprendere, poi mi avvicinai e dissi che dovevano lasciare subito il castello, Elisabetta mi implorò di non mandarla via, che avrebbe fatto tutto quello che volevo che non sapeva neanche dove andare, lo stalliere invece si alzò cercando di camminare almeno eretto tanto gli procurava il dolore, raccolse tutti i suoi vestiti e si allontanò senza dire una sola parola e non lo vidi più.
Ora rimaneva da sapere lei cosa voleva fare, mi abbracciò i piedi mi baciava le caviglie implorandomi di non mandarla via, le diedi un calcio e la lascia per terra chiusi la porta (da dentro non poteva aprirla) e andai via.

Ritornai dopo un giorno, la trovai ancora in posizione supina non si muoveva, pensai subito”ho esagerato &egrave morta, invece mi accorsi che respirava piano, dormiva era senza forze non mangiava e non beveva da 24 ore, le diedi un calcio e la feci svegliare, mi guardò girandosi molto lentamente, abbozzò un sorriso, chiamai la governante e la feci rifocillare fare una doccia e rimetterla in forze, nel pomeriggio la ritrovai nel salone, lei mi venne incontro ma la fermai dicendogli che non si doveva avvicinare più di tanto, lei cominciò a piangere e disse che se volevo lei era disposta a fare e subire tutto quello che io volevo e decidevo per lei.
Le dissi che ormai per me era solo una persona viscida e se voleva poteva rimanere solo come la mia schiava e fare e subire tutto quello che volevo e quando volevo, lei acconsentì, chiamai il tosatore di pecore e gli dissi che la volevo senza un pelo su tutto il corpo, prese la macchinetta e cominciò a tagliarle tutti i suoi magnifici capelli color oro che cadevano sul pavimento, mentre lei cominciò a piangere, la depilò completamente, non aveva un pelo su tutto il corpo, andai dal maniscalco e mi feci confezionare un ferro per marchiare con la figura di un serpente in posizione di attacco, che diventò il mio simbolo di padrone.
Quando tutto fu pronto la feci legare molto stretto senza possibilità di qualsiasi movimento, riscaldai il marchio facendolo diventare incandescente e la marchiai sulla natica sinistra e sul braccio destro, emise un urlo disumano e svenne dal dolore.
La feci rinvenire le misi un collare e gli feci costruire un canile con una cuccia fuori nel cortile, il canile era recintato con della reta metallica le applicai dei guanti alle mani che la coprivano interamente fino al polso senza dita si potevo solo adagiare sul pavimento alle ginocchia gli feci mettere delle ginocchiere, gli dissi che aveva ancora un’ultima possibilità di andare via , mi rispose che non voleva e rimaneva con me qualsiasi cosa l’avrei fatta o fatta fare, così gli feci firmare un contratto da schiava, poi la portai al canile cominciò a piangere e per farla smettere le diedi delle frustate sul culo, smise di piangere, gli dissi che da quel momento in poi non doveva più parlare al massimo se voleva qualcosa poteva far finta di abbaiare, la cuccia era capiente, per terra c’era una coperta e niente altro, in un angolo una ciotola con dell’acqua e una con delle crocchette per cani, gli dissi anche che da quel momento era alla merce di chiunque avesse voluto abusare di lei in qualsiasi momento e qualsiasi modo anche violento se volevano, chiusi il cancello e andai via.
Da quel momento in poi le femmine erano per me solo delle cose da sfruttare e da usare in tutti i modi possibili non avrei mai più potuto amare una femmina come avevo amato Elisabetta.
Chiamai il mio autista e mi feci portare all’aeroporto, presi l’aereo per Amsterdam dove avrei incontrato un padrone esperto per avere consigli e come comportarmi per il futuro.
Intanto al castello tutti sapevano che la cagnetta poteva essere usata a loro piacimento quindi qualsiasi cosa volevano fare o farle fare ne avevano tutto il permesso dal padrone. Così entrò nel canile un contadino le mise il guinzaglio e la portò a spasso insieme a lui nei campi, la legò sotto un albero e cominciò a lavorare la terra, ogni tanto si fermava per riposare, si sistemava sotto all’albero dove c’era la cagnetta e si faceva leccare, il cazzo, il culo, le mani, sotto le ascelle qualche volta si toglieva le scarpe sporche di terreno e si faceva leccare i piedi per distendersi un poco, poi si alzava e ritornava al suo lavoro, quando fu mezzogiorno si posizionò sotto all’albero prese da mangiare e mentre la cagnetta gli leccava i piedi lui mangiava, dopo essersi rifocillato la mise alla pecorina e la inculò, non senza dolore da parte di lei che non era stata neanche un poco lubrificata dopo aver fatto il suo comodo riprese il lavoro. Elisabetta era accaldata e moriva di sete così lo chiamo chiedendo da bere il contadino si avvicinò prese un ramo dall’albero e cominciò a frustare la cagnetta sul culo sulle spalle dappertutto, dicendogli che si era dimenticata che non poteva parlare ma solo abbaiare e per questa ragione sarebbe stata digiuna e senza acqua fino al ritorno al castello. Al ritorno fu riportata al canile le tolse il guinzaglio e lei si getto nella ciotola dell’acqua per dissetarsi, poi fu lasciata sola, entrò nella cuccia e cominciò a piangere, e si addormentò, fu risvegliata che era notte la presero con il collare e senza guinzaglio la trascinarono fuori, fu portata in una cascina, dove fu appesa per le mani c’era almeno cinque uomini che la guardavano e ridevano, erano anche un po’ ubriachi, e la cosa era peggio perché facevano le cose con più cattiveria senza badarci, improvvisamente una frustata si abbatte su di lei che emise un urlo, e come un segnale cominciarono tutti a battere senza escludere nessun pezzo del suo corpo la colpirono fino a quando svenne, fu risvegliata con un secchio di acqua gelata, si guardò intorno non capiva cosa stesse succedendo, la slegarono e la coricarono su una tavola a pancia in giù, legate mani e piedi cominciarono a incularla e chiavarla, durò quasi tutta notte lei era sfinita aveva goduto poco perché non c’era stata la possibilità quando uno usciva l’altro entrava e così via, all’alba la riportarono al canile la distesero sulla coperta e andarono via.
Ad Amsterdam il padrone stava seguendo un master professionista che gli stava insegnando come sottomettere le femmine guardarle e capire se erano predisposte oppure no, ne videro una che sembrava una buona preda l’avvicinarono e le offrirono da bere lei disse che era accompagnata da
suo marito e che in quel momento era andato in bagno e che sarebbe stato a momenti da lei, si allontanarono di qualche passo ed aspettarono l’arrivo di questo marito, quando lo videro sedersi vicino a quella femmina capirono che potevano intromettersi senza sforzo, lei era una femmina bella alta almeno 178 cm bionda, forse non naturale aveva una bocca carnosa una pelle abbronzata una quarta di seno e un culo che era uno spettacolo della natura, il marito più basso di lei mingherlino con dei baffetti da topo un pizzo di barba e sembrava molto pauroso si guardava intorno con titubanza.
Allora il master mi fece segno che potevamo avvicinarci alla coppia, con fare sicuro si presentò dicendo se poteva offrire da bere e se potevamo sederci al loro tavolo, il marito ci guardò e accettò la moglie invece era più titubante la mettevamo a disagio cercava sempre di non guardarci negli occhi, le chiesi il nome mi rispose che si chiamava Sandra aveva 30 anni e non erano sposati ma l’accompagnatore era il compagno di quasi 40 anni, il master cominciò con un giro di parole a far capire che eravamo interessati alla signora che molto piacente sarebbe potuta diventare una nostra persona di fiducia ovviamente doveva essere libera da impegni di qualsiasi genere e poter girare il mondo con noi senza nessuno che lo impediva, facendo capire al compagno che potevamo pagare anche bene qualche suo sogno.
Rimasero un po’ interdetti, praticamente gli avevamo chiesto di venderci la signora, a me quasi scappava da ridere quella situazione che si era venuta a creare, Sandra non si scompose restava con lo sguardo basso senza dire una parola, il compagno anche resto senza parole chiedendo tempo per poter parlare e pensare, gli dicemmo che era una cosa da prendere o lasciare non c’era tempo solo un si oppure un no. Guardò Sandra che era impallidita e non riusciva a parlare dalla durezza delle nostre parole, anche il compagno restò senza parole, allora intervenni e chiesi a Sandra se lei fosse stata d’accordo alla nostra proposta non parlò ma parlò il compagno chiedendo di che cifra si trattava, Sandra alzò lo sguardo verso di lui e lo fulminò senza dire una parola riabbassando subito gli occhi, gli facemmo capire che la somma era abbastanza alta, ma che lui doveva dire e firmare una specie di contratto che vincolava a noi Sandra e lei avrebbe dovuto firmare un altro contratto che rimaneva con noi per lavoro senza nessun vincolo di spostamento e fare tutto quello che noi chiedevamo.
Il mio amico prese per un braccio il compagno di Sandra e lo portò vicino al bancone del bar, mi lasciò una busta dicendo di farla leggere a Sandra ad alta voce ma non gridando, l’aprii presi per il mento Sandra facendogli alzare la testa e farmi guardare negli occhi aprii la busta e la diedi a lei dicendo di leggerla ad alta voce e alla fine di firmarla, intanto il compagno dialogava con il mio amico e trattavano il prezzo, quella situazione a me sembrava assurda, come faceva quel mezzo signore a trattare una specie di vendita della sua compagna, e perché Sandra non si alzava schiaffeggiando quell’essere andandosene via? Era una cosa che siccome alle prime armi non concepivo mi sembrava assurda la situazione.
Sandra lesse la dichiarazione che si impegnava con me assecondando ogni mio desiderio senza mai ribellarsi a qualsiasi mia richiesta di qualsiasi genere la lesse ad alta voce come avevo richiesto ma non firmava aspettava forse che il compagno dicesse qualcosa, ritornarono al tavolo il compagno guardò Sandra dicendo che la storia tra loro era finita, non voleva più vederla ne sentirla e che poteva fare o non fare quello che voleva, sentendo quelle parole Sandra cominciò a piangere e con tutto il disprezzo che manifestava verso di lui prese la penna e firmò quella specie di contratto che la vincolava a me, dopo aver firmato alzò lo sguardo verso quell’uomo lo fulminò ma questo senza scomporsi si girò e andò via senza salutare, rimanemmo solo noi tre, guardai il mio amico che mi fece segno di alzarmi e andare con lui, lasciammo Sandra sola e ci allontanammo.
Mi spiegò che a quel signore non gli davamo proprio niente, avendolo minacciato visto che lui non era il marito reale della ragazza, così era libera e la potevamo portare con noi, la ragazza non aveva ne parenti ne altre persone si manteneva con quello e vivevano insieme quindi sarebbe stata veramente mia per sempre.
Tornai al tavolo, con voce autoritaria dissi a Sandra di alzarsi, lei mi guardò e si alzò era alta all’incirca 170 cm aveva degli occhi color verde smeraldo una bocca carnosa e morbida una quarta di seno e facendola girare vidi un culo alto e tornito su delle gambe affusolate, dissi ‘adesso sei mia fai e farai tutto quello che ti chiedo senza mai e dico mai rispondere o opporre resistenza, avrai sempre gli occhi bassi non guarderai mai negli occhi nessuno’ lei acconsentì muovendo la testa, gli dissi che tutti i suoi affetti personali erano persi, da quel momento io gli avrei fornito tutto quello che doveva indossare, lei acconsentì nuovamente.
La presi per un braccio e uscimmo fuori dal locale, il mio amico si congedò dandomi indirizzi e negozi dove mi sarei potuto rifornire di abiti e dove avrei potuto cominciare a far esibire Sandra.
Cominciammo in un atelier dove vendevano abiti molto sex, la portai in un camerino e con l’aiuto del commesso la feci spogliare di tutto, aveva dei peli sul pube orribili, sembrava una foresta, il commesso mi disse che nel retro avevano anche un laboratorio di estetista, la portammo sul retro e fu depilata completamente anche ascelle e sopracciglia, gli accorciarono i capelli, lei piangeva in silenzio le lacrima gli rigavano la faccia col colore che aveva sugli occhi, la lavarono e gli rifecero il trucco non molto forte, fu riportata nello spogliatoio e si infilò un vestito intero nero che arrivava sopra al ginocchio ma non eccessivo, sotto era nuda completamente, gli rifecero le sopracciglia, unghie delle mani e dei piedi di un colore rosso non forte, qualche bracciale e per finire un collarino al collo senza nessuna scritta solo il simbolo del serpente in attacco, un paio di scarpe con tacco dieci, era bellissima si ammirò allo specchio e quasi sorrise vedendosi sembrava un’altra, acquistai altri abiti e uscimmo.
Ci recammo alla mia abitazione dove quando entrammo gli dissi alcune regole che doveva rispettare ogni volta che stava in quella casa con me o con altre persone, le dissi che si doveva spogliare nuda di tutto meno il collarino, lei eseguì senza nessuna resistenza, si inginocchiò e rimase in attesa di ordini, che al momento non gli diedi la lascia in quello stato almeno per due ore, non si mosso di un solo millimetro, avendo letto che ogni volta che non obbediva l’avrei punita corporalmente senza pietà.
Ordinai da mangiare per uno, quando entrò il cameriere la trovò dove io l’avevo lasciata rise portò il pranzo in camera e mi guardava fisso aspettando la mancia, gli dissi va in anticamera e fatti dare la mancia dalla ragazza, non se lo fece ripetere gli andò vicino e si mise con la patta dei pantaloni all’altezza della bocca di Sandra, dicendogli che era lei che gli doveva dare la mancia, Sandra alzò le mani apri la zip estrasse il cazzo del cameriere che era niente male e già in tiro lo prese in bocca e lo spompino bene bene ingoiando tutta la sua sborra senza perderne neanche una goccia, il cameriere soddisfatto andò via dicendomi che in qualsiasi momento sarebbe stato contento di servirmi.
La chiamai dicendo che doveva venire da me in ginocchio non a gattoni, con molto dolore per il modo venne da me e si riposizionò in ginocchio seduta sui talloni, mi misi a tavola e cominciai a mangiare la feci avvicinare e gli passavo di tanto in tanto qualche pezzo di cibo.
Poi gli dissi che si doveva lavare e vestire senza biancheria intima, e che saremmo andati in un locale.
Presi l’auto e mi diressi fuori città ad un indirizzo che mi aveva dato il mio amico, forse lo avrei trovato la, Sandra non disse una parola, anche perché sapeva che poteva parlare solo se io gli davo il permesso quindi restò zitta si guardava intorno ma non capiva dove andavamo, percorsi almeno una ventina di chilometri entrai in un grande spazio adibito a parcheggio, scendemmo lei mi seguiva almeno e due passi indietro, non aveva il guinzaglio ma solo il collare però sapeva che doveva stare ad una certa distanza da me, entrammo nel locale non ci ero mai stato, era molto bello aveva pitture sulle pareti di torture medievali tipo inquisizione, sia maschi che femmine appesi per le braccia, alla gogna, e varie posizioni, il cameriere mi portò al posto che aveva prenotato per me il mio amico, venne il proprietario che si presentò chiedendo se il posto riservatomi era di mio gradimento, mi portò da bere chiedendo a Sandra lei cosa ordinava, restò immobile e impassibile mi guardava aspettando miei ordini, dissi al proprietario di portare per lei solo acqua una bottiglia non gasata.
Mi raggiunse il mio amico, si sedette vicino a Sandra, mi disse che quella sera lei sarebbe andata in pista e dopo le mie istruzioni avrebbe fatto uno spettacolino tutto per il locale, risi e asserii con gusto aspettando il momento opportuno per farla andare.
Sulla pista da ballo si scatenavano alla musica metal maschi e femmine, d’improvviso la musica cambiò divenne melodica e molto sensuale, avevo fatto bere a Sandra quasi tutta la bottiglia di acqua, il proprietario mi guardò, annuii e dissi a lei di andare in pista e fare quello che le avevo ordinato, mi guardò con paura perché non gli avevo dato il permesso di andare a fare la pipì, comunque sempre senza parlare si alzò e si posizionò al centro della pista cominciando a muoversi con fare sensuale alla musica cha si diffondeva nell’aria.
Mise le mani sulle cosce e cominciò a tirare su il vestito che aveva togliendolo dalle braccia, così facendo dovette alzare le braccia e esporsi completamente nuda al pubblico che si gustava lo spogliarello, qualcuno disse qualcosa lei lo guardò e senza parlare si accovacciò cominciando a masturbarsi cominciò piano poi andò sempre più veloce si infilò prima uno poi due e infine tre dita nella figa, questo andirivieni e l’eccitazione che tutti la guardavo le scapparono delle gocce di pipì divenne rossa dalla vergogna quasi si era fermata, la guardai con sguardo serio, ricominciò e questa volta fu raggiunta da un maschio giovane che le mise le mani sulla figa aiutandola, la fece distendere cominciando a passare con insistenza le dita sul clitoride continuò a urinare ma il giovane non si scompose anzi entrò con tre dita nella figa infilò il quarto e cominciò ad andare avanti e indietro Sandra aveva gli occhi chiusi e si concentrava per quello che le stavano facendo, si unì un altro signore un po’ più anziano gli artiglio i capezzoli e cominciò a tirarli verso l’alto, Sandra si lamentava ma non si opponeva a quella tortura il giovane entro anche con il pollice nella figa e continuando cercava di far entrare tutta la mano il più anziano la bacio in bocca estrasse il suo cazzo ormai duro e glielò infilò in bocca arrivando subito in gola ma appena gli aveva infilato il cazzo in bocca il giovane con forza penetrò nella figa con la mano emise un grido.. di dolore? Oppure di piacere? Ormai era li coricata sulla schiena con un cazzo in gola che la martellava insistente e una mano nella figa che la chiavava con foga l’anziano venne nella sua bocca direttamente in gola tossì ma non lo evitò il giovane tolse la mano si calò i pantaloni e mise fuori il suo cazzo infilandolo senza nessuno sforzo nella figa e venendo quasi subito, dalla figa usciva una lava di sperma che Sandra raccolse con la mano e la portò alla bocca, che grande puttana sentii dire intorno a me, ma chi &egrave disse un altro, ci fu uno che disse &egrave la puttana di questo signore, mi guardarono e sorrisero.
Sandra mi guardò non sapeva se poteva alzarsi oppure doveva continuare, le feci segno di no, si alzò prese il vestito lo infilò e venne da me e si inginocchiò ai miei piedi, mi guardavano tutti con una punta di invidia per la femmina che avevo ai miei piedi sorrisi la feci alzare e mi diressi all’uscita

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