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Racconti di Dominazione

Mia sorella Giuseppina 48

By 3 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

i miei racconti
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Un consiglio, leggete prima i capitoli precedenti che ricadono nelle vicende della stessa giornata.
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=11307
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=12765
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https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=12881
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CAP 48

Si sentiva lo stomaco sottosopra per tutto lo sperma che è stata costretta a bere. L’avevano scopata, in non sapeva neppure in quanti erano e non solo chi fossero. Eppure, si sentiva ancora eccitata pur vergognandosi per l’umiliazione e l’abuso subito. Poteva percepire ancora le contrazioni vaginali e involontariamente stringeva le gambe le une contro le altre, ma così facendo, aumentava allo spasimo la percezione proveniente dalla sua calda figa.

Camminare le era difficile. Voleva correre perché sapeva che era in ritardo ma il vestito e le gambe non glielo permettevano. Il primo era troppo corto e aveva paura che svolazzasse mostrando il sedere, mentre le gambe se le sentiva molli. Aveva goduto come una pazza e non si dava pace. ‘Come poteva essere cos’ì troia.’ Si diceva fra se pensierosa, mentre affrontava la lunga scalinata.
Ogni passo era un supplizio e pensava che il ritardo aveva i suoi vantaggi. Era l’unica a essere rimasta fuori dalle aule.

Arrita in ritardo all’inizio delle lezioni e dopo una reprimenda dell’insegnante, le ordina di portarle il diario che gli metterà una nota. Nel prenderlo dallo zaino, si china in avanti e i ragazzi possono bearsi dello spettacolo perfetto della vulva di Giuseppina. Ridono sguaiatamente e lei nel sollevarsi ne capisce il motivo e rossa in volto, torna alla cattedra.

Quando finalmente viene congedata dalla professoressa dopo l’ennesima tirata di orecchie verbale, si avvia verso il suo banco, stanca che tutti gli occhi della classe siano su di lei.

Seduta al suo posto l’amica è preoccupata per lei, e pur essendo ancora ansante e spossata, le risponde di stare tranquilla. A sua volta Sara, si sente sempre più eccitata per l’appuntamento che si avvicina. Non vede l’ora che la campanella suoni la fine delle lezioni.
Giuseppina è preoccupata. Ora le fanno male anche le tette quando cammina, eppure non le hanno quasi mai toccate, a parte suo fratello e i ragazzi in macchina quella mattina stessa. Il calore della figa, contrasta con la fredda superficie della sedia. Si sta accorgendo anche di essere eccessivamente bagnata non dolo le gambe ma anche la sedia e non sa come poter fermare il tutto.

Allo squillo della campanella, le tremano le gambe per quanto le ha strette le une contro le altre per così tanto tempo. Si muove lentamente, mentre la sua amica la sprona a muoversi. Prima di poterle rispondere, si accorge che qualcuno dietro di lei le ha dato una pacca sul sedere e nota il sorriso sarcastico del compagno di classe seduto dietro a lei.
Dopo avergli dato uno sguardo raggelante si volta e risponde a Sara.
‘Vai che ti raggiungo. Devo prima vedere una persona.’ Le dice, mentre si avvia verso un appuntamento che non può mancare.

Cammina inseguita da molti sguardi. Giuseppina cerca di non incrociare i loro occhi e sommessamente si avvia verso le scale e giù verso il corridoio che porta all’uscita. Arrivata ai bagni si infila dentro e vi si nasconde. Libera del tutto la vescica e l’intestino, ciò le fa provare una splendida sensazione di piacere. Si lava, si risistema e uscita, lo vede in piedi con la porta aperta intento a trafficare nell’angusto spazio.
Si augura che tutto sia presto finito e che non le chieda di tornare ancora.

‘Vieni, entra.’ Esclama il bidello una volta che la vista e si discosta dall’ingresso per lasciarle spazio sufficiente per passare.

Abbattuta e senza alcuna possibilità di poterne scappare, stringe i denti e i pugni compiendo gli ultimi passi.
La pancia prominente dell’uomo le si struscia addosso facendola sentire ancora più sporca e provocandole una sensazione di disagio. Come il giorno prima, si fa largo fra gli oggetti di pulizia e, lasciato cadere a terra lo zaino con i libri, si inginocchia prontamente. Ha fretta e non vuol far attendere Tonino e le sue amiche. Spera che sia rapido e che non la umili ulteriormente come il giorno prima. Si sente già abbastanza stanca e col morale sottoterra, trattiene a malapena le lacrime.

Senza dire una parola, l’uomo le sbottona la parte superiore del vestito e le tette, ora esposte, sono preda delle sue ruvide e callose mani. Comincia a palparla ed accarezzarla, bramoso di nutrirsi della bellezza della piccola e indifesa ragazza.

Giuseppina, non solleva la testa. Non vuole vedere il viso sorridente del bidello, eccitato e voglioso. Sapeva quale compito avrebbe dovuto svolgere e per quale ragione era in quel posto. Le sue mani hanno incominciato a vagare verso la patta dei pantaloni dell’uomo e con rapidità, li cala insieme alle mutande. Con una smorfia di disgusto, nota che le mutande erano le stesse del giorno prima e sopprime la nausea e il rigurgito proveniente dallo stomaco a causa dell’odore nauseabondo. Sta male e ricorda cosa ha passato la volta precedente.

Da sotto la pancia prominente, afferra il cazzo semi turgido e stretto nel suo pugno, inizia a muovere lentamente la piccola mano. Facendosi coraggio, avvicina la bocca alla cappella del piccolo cazzetto e incomincia a solleticarla con leggeri colpi di lingua. Una mano accarezza le palle e l’altra lo sega avanti e indietro, lentamente. Schifata per il forte odore e il gusto vomitevole, continua tuttavia a nettarlo con la lingua, alternando la fellatio a piccoli, fugaci baci.

La testa si abbassa sempre più e sempre più porzioni di cazzo entrano nella calda e accogliente bocca. Lui è estasiato per la bravura con cui lei lo lavora. Molte in quegli anni di onorato lavoro lo avevano soddisfatto, ma poche si potevano dire esperte come l’alunna che ora era fra le sue gambe. Voleva godere le sensazioni il più a lungo possibile, ma non c’era verso di poter rallentare l’imminente eruzione dalle sue palle. Non era in grado più di controllarsi e ogni centimetro del suo corpo desiderava sborrare in quella eccezionale boccuccia. Oltretutto, vedere tutto il suo cazzo sparire nella bocca di lei, lo sta facendo impazzire.

‘Mmmmhhhh… Sei bravissima Giuseppina. Siii… Continua sto per venire.’ Un gemito sordo, è stato la risposta della ragazza, intenta a soddisfarlo come meglio poteva.

Lei è tutta intenta a lavorare sul pene inturgidito, duro come un’asta di marmo, mentre l’uomo assapora con gli occhi chiusi ognuna delle inebrianti sensazioni che riceve. Incapace di stare ferme, le sue mani vagano sulla schiena e sulle spalle di Giuseppina, accompagnando il lavoro della sua bocca. Tiene e dirige la piccola testa, le dita immerse fra i capelli di lei, cercando di ritardare l’imminente orgasmo. Stringe gli occhi fortemente, il respiro divenuto spasmodicamente affannoso, mentre sente lo sperma montare dalle palle.

Malgrado tutto, Giuseppina è eccitatissima. Sente i suoi stessi umori scorrerle sulle cosce e vorrebbe staccare una mano per accarezzarsi sino al raggiungimento di un orgasmo travolgente, ma non può, ha un appuntamento importante.

‘Ooohhh! Sii…’ Mormora lui, mentre con gli occhi chiusi, abbatte la testa all’indietro godendo al massimo il pregevole lavoro che la ragazza sta svolgendo.

Le mani la stringono fortemente facendole andare il cazzo in fondo alla gola. è costretta a respirare con difficoltà avendo il naso schiacciato contro e fra i peli dell’uomo. Il cazzo vibra e schizzi copiosi le riempiono la bocca.

Mortificata ed eccitata, resta in ginocchio fra le sue gambe e da sotto alla prominente pancia, il cazzo vibra eruttando dentro alla sua bocca. Ora è certa che il supplizio non durerà ancora molto. Accarezza le gambe pelose del bidello e cerca di dimenticare l’odore e il gusto nauseabondo. Dolcemente una mano soppesa le palle che trova sorprendentemente dure.

Liberata dalla pressante presa delle mani dell’uomo, Giuseppina dopo aver ingoiato liberando la bocca e respirato profondamente, torna a dedicarsi appassionatamente al cazzo muovendo la testa avanti e indietro accompagnando al contempo il movimento anche con entrambe le mani. Il lavorio è breve e lento, e mentre lui geme a bocca chiusa, il poco carico delle palle che vi era ancora rimasto, si riversa sulla linguetta.

Giuseppina si sente a disagio, ora che ha finito il lavoro. La nausea allo stomaco torna a farsi sentire e si accarezza la pancia, mentre una smorfia le turpa il viso. Continua a tenere la testa bassa, non vuole vederlo e tanto meno dargli occasioni per invogliarlo a continuare queste visite degradanti.

‘Leccami le palle.’
Giuseppina sgrana gli occhi incredula, mentre sul viso compare una smorfia di disgusto. Pensava di essere abituata alla lascivia dell’uomo e senza più rispetto per se stessa e nella più totale indecenza, esegue. Smette di accarezzare quelle palle che sente tanto pesanti, mentre lui continua a tenere gli occhi chiusi, ancora beatamente in preda alle sensazioni che lo hanno portato ad un orgasmo tanto intenso.

Soddisfatto e amareggiato, la vorrebbe rivedere nei giorni a seguire, ma gli aspettano altre prove con altrettante disponibili allieve. Sa bene che non ci sarà nessuna in grado di eguagliarla e con un sorriso soddisfatto la guarda.

‘Con oggi hai finito. Se avrai bisogno di qualcosa sarò ben disposto ad aiutarti. Sappi che nessuna è mai stata tanto brava come te. Alzati. Sei la più gran troia che abbia conosciuto.’

Sollevata si mette in piedi con il senso di nausea che si aggrava. Si ricompone ed esce nel corridoio dove può finalmente respirare profondamente.

L’umiliazione di dover sottostare ai suoi ordini erano finalmente finiti. Si è lasciata usare ed era contenta che tutto fosse finito. La realtà torna drammaticamente quando le arriva un messaggio sul cellulare. è Tonino che le chiede dove fosse.
‘Quando finirà, tutto questo schifo?’ Si chiede fra sé mortificata e con i piedi pesanti come macigni si avvia lungo il corridoio. Percepisce chiaramente il forte odore di lui e vorrebbe farsi una doccia per togliersi da dosso tutto lo schifo che la pervade sempre di più.

Ancora in ritardo. Lo sapeva, e doveva correre. Fortuna che c’erano rimaste pochissime persone, nella scuola; e così poté farlo velocemente, senza preoccuparsi che le tette le ballassero in quel modo decisamente eccessivo. Non si è curata neppure che il vestito potesse svolazzare, lasciando vedere il sedere. Sentiva il vomito risalirle in bocca. Forse sarebbe riuscita ad evitarlo se solo avesse avuto il tempo di andare in bagno e lavarsi la bocca. Si sarebbe accontentata anche di una sorsata di coca cola, ma invece doveva correre e arrivare al parcheggio con la massima urgenza.

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

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