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Racconti di Dominazione

Mia sorella Giuseppina 52

By 4 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

i miei racconti
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Mia sorella Giuseppina 52
-Sabato sera-

Odiava quando si comportava in quel modo. Quando erano in macchina, lui non le diceva mai dove stessero andando o quale era la loro destinazione finale. Erano in centro e mille e mille facce sfrecciavano davanti al finestrino e mille e mille strade si aprivano. Non passava ora che non si diceva che voleva che tutto questo terminasse presto. Non passava notte che si augurava che era trascorsa un’altra giornata e sempre meno ne rimanevano. Non riusciva più a sopportare tutte le manie e le degradazioni che Tonino le faceva fare. Si sentiva sempre più male ed era disperata. I conati erano sempre più forti e insopportabili. Dopo pranzo aveva rigettato tutto quello che aveva mangiato e al mattino appena sveglia, doveva correre in bagno per vomitare.

Stava contando i giorni e le ore che la separava a Martedì. Sarebbe tutto finito con Tonino e ora ha la certezza che il ritardo accumulato sarebbe di 10 o 15 giorni. Non era mai stata regolare, ma non aveva mai perso un mese e non si ricorda quando l’ha avuto il ciclo l’ultima volta. Non vuole pensare e non vuole neanche dirla la parola, ma deve al più presto andare dal ginecologo per un controllo.

Al terzo giro era riuscito a trovare un posto e non ne era dispiaciuto di aver parcheggiato così lontano. Gli piaceva camminare con lei sottobraccio, con la sua docile Giuseppina. Farsi vedere e osservare gli sguardi ammirati e di invidia della gente. Uomini e donne avevano le stesse reazioni anche se a volte contrastanti. I mini abiti che indossava non potevano non attirare gli sguardi avidi della gente. Le trasparenze calamitavano gli occhi di quanti si accorgevano delle sue meravigliose fattezze.

Gli piaceva guardare come camminava e soprattutto osservarle il sedere e il modo che aveva di ancheggiare. A casa nel letto, aveva preso l’abitudine di rivedere i filmati che aveva fatto e adorava il modo che aveva di camminare, al punto che rimandava indietro il filmato per osservare compiaciuto come sculettava. Con i filmati fatti, aveva già riempito decine di dvd e aveva ancora decine di ore da controllare e archiviare.

Da quando avevano iniziato a camminare, non avevano scambiato ancora una parola. Odiava camminare con le scarpe con il tacco alto e quando prendeva un avvallamento per non cadere si aggrappava a lui. Si era chiesta spesso perché voleva che si vestisse in quel modo. Si sentiva tutti gli occhi della gente addosso e se ne vergognava profondamente. Era certa che anche quel vestitino non la copriva molto, ma era sempre meglio che indossare la minigonna di pelle rossa o i suoi degli anni precedenti.

Si erano fermati davanti all’ennesima vetrina di abbigliamento e Giuseppina si stava chiedendo come mai di tutto quell’interesse che aveva Tonino nel guardare le vetrine. Quando erano insieme era sempre lui che si accostava davanti ai negozi per osservarne il contenuto. Mai le era stato concesso di scegliere. Era sempre lui che decideva cosa fare e dove andare e ora stava osservando l’ennesimo capo firmato e si stava stupendo sempre di più. Erano nella zona della città dove i negozi erano i più cari e con le migliori firme. Stava osservando un completino e dopo averne valutato e apprezzato i colori e la foggia, incuriosita ha voluto vedere il prezzo e ne è rimasta sconvolta.

“Vieni… Entriamo!”

Sconcertata è rimasta imbambolata a guardarlo con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Tonino eri lì davanti a lei che le sorrideva placidamente e non poteva ancora credere a quello che aveva sentito.

Da tempo pensava di farle un regalo e visto l’imminente promozione e l’esame della maturità, quale occasione migliore per augurarle buona fortuna. Voleva un vestito che soddisfacesse la bellezza bronzea della pelle con l’avvenenza delle forme scultoree.
“Ultimamente ti ho visto che sei dimagrita e poi, in previsione dell’esame di maturità, voglio che ti presenti in ordine.”

Non sapeva cosa rispondere. Non aveva mai pensato a cosa indossare il giorno degli esami. Era sempre intenta a studiare e ora la maturità… Aveva ragione lui, come sempre. Aveva bisogno di un vestito per l’occasione. Stupita, lo segue dentro al negozio con gli occhi che vagano da un lato all’altro osservando tutto con attenzione, con la mano stretta nella sua.

Una signora sorridente le si avvicina e dopo i primi convenevoli di rito lei la guarda con occhio indagatore che la fa avvicinare sempre più a Tonino. Aveva paura che la stesse giudicando per come era vestita e che pensasse che non era all’altezza di portare i vestiti in vendita.

‘Ma certamente. Signorina, lei è fortunata a essere stata accompagnata da lui quest’oggi. Il vestito è come una pelle che indica lo status sociale, la nostra appartenenza culturale, ed è importante scegliere quello giusto per la maturità. L’abito indica lo stato di umore, l’appartenenza ad un gruppo; serve per piacere, per sedurre. Il percorso di tutti questi anni hanno dato i suoi frutti, la Tesina è pronta, l’esame è alle porte!- Cammina fra gli espositori seguita dai due ragazzi.- Rimane solo un ultimo e forse, piccolo dubbio: Come mi vestirò?’
Lei li guarda e gli occhi si soffermano su di lei.

Mai si era sentita tanto in soggezione di fronte ad una donna. Il suo sguardo indagatore la penetra e lei abbassa gli occhi in segno di vergogna, mentre la mano stringe sempre più forte quella di Tonino. Si sente come se lei la stesse leggendo nell’animo.

‘Ricordate che l’abito non fa il monaco. Da sempre dico che negli ambienti scolastici ci vuole un poco d’ordine e di serietà. Scarponi, piercing, capelli colorati non aiutano a dare una buona impressione di se. Per superare gli esami che ci si parano nella vita, ci vuole un’adeguata presenza cui aiuta soprattutto a fare una buona impressione. La regola base in certe occasioni, impone di avere un’eleganza sobria.’

Giuseppina vorrebbe scappare e si aggrappa al braccio di Tonino. Non le piace come viene guardata dalla commessa.

‘Per questo, per le ragazze sono da bandire scollature audaci o pantaloni a vita troppo bassa, in special modo poi, se di tipo jeans scolorito o sdrucito. Se vogliamo rimanere sul tema dei jeans, i più indicati sono quelli scuri o i pantaloni che cadono dritti a tubo, come vanno di moda quest’anno. Una combinazione che le vorrei far provare, pantaloni in pregiata stoffa, abbinata ad una magliettina o meglio ancora una camicetta elegante e, per carità, che non sia una canottiera; è maleducazione presentarsi ad una commissione con le spalle nude.’

Lo sguardo cade ai piedi per risalire e incrociare per un attimo il suo. Giuseppina si sente sempre più a disagio.

‘Altra mossa sbagliata, anche se le temperature sono parecchio calde, è quella di presentarsi con sandali o scarpe ciabattose. è sempre consigliabile portare scarpe chiuse, indipendentemente se siete abituate ad indossarle con il tacco o meno. Mai e poi mai, le scarpe da ginnastica.’

Prosegue osservando Tonino. ‘Per i ragazzi invece, è assolutamente consigliabile polo e jeans, non strappati né che facciano vedere i boxer o gli slip. Accettabile eventualmente una camicia non troppo blusona tipo grembiule. Anche messa fuori dai pantaloni e magari abbinata ad una giacca
elegante. Guai agli orrendi cappellini, niente gomme da masticare in bocca, niente occhiali da sole in aula, anche quando è il turno di qualcun altro, non ridete a sproposito neanche quando siete tesi! Per superare la maturità, come qualsiasi esame che ci si para nella vita, ci vuole molto self-control. Ora vediamo cosa può far piacere a questa giovane signorina.- L’osserva ancora, studiandola più attentamente.- Direi proprio che lei indossi una taglia 42.’

Giuseppina è rimasta senza parole. Pensava che Tonino le faceva dei complimenti, solo per adularla. Da tempo si era rassegnata a portare la 44, a causa dei fianchi e delle tette.

‘Non porta una taglia 42 anche Paris Hilton?’ Ha detto Tonino interrompendo i pensieri di Giuseppina.

La commessa ha chiuso gli occhi pensierosa. ‘Probabilmente… Si.’

‘Adoro Paris Hilton!’ Sorridendo e sognando come un ragazzino.

Non poteva credere che Tonino volesse veramente comprare un vestito in quel negozio. Le sembrava tutto caro e troppo raffinato. Era sempre pronta ad ubbidire ai suoi voleri. Non voleva incorrere in nessuna punizione, tanto più che erano rimasti solamente pochi giorni e, tutto sarebbe finito. Continuava a pensare a quello che le aveva detto la commessa e non ci poteva credere. Portare una taglia 42 era il suo obiettivo nascosto per l’estate.

‘Come ti sembra questo?’ Tonino le ha chiesto, mentre la gentilissima ragazza le mostrava il vestito.
Il tailleur era di color grigio panna in twill e raso rovesciato. Due grandi bottoni chiudevano la giacca in cui spiccavano le due patte delle piccole tasche. Tonino pensava che si abbinasse perfettamente con il colore abbronzato che aveva assunto Giuseppina. Il tutto era composto anche di una camicia dal colore panna-celeste in seta.

‘Sembra costoso.’ Ha risposto sottovoce dopo averlo osservato con attenzione. Sperava che la commessa non avesse sentito la sua affermazione.

‘Un motivo in più per provarlo… Soprattutto se vale milioni di dollari.’ Rivolgendosi poi alla solerte ragazza: ‘Ne ha uno con la gonna? Mini, possibilmente?’

‘Mi faccia vedere.’ Ha risposto tornando a cercare nell’espositore appeso.

Stava pensando a cosa abbinare ai piedi. Sicuramente scarpe aperte, con lacci neri alti sopra la caviglia e un tacco adeguato. ‘Forse bisognerebbe tornare a fare visita al negozio di scarpe al centro commerciale.’ Annuisce pensieroso fra se.
‘Che dici? ‘Le chiede guardandola dritto negli occhi.- Pensi che con un bel paio di stivali con tacco alto da 10 taglia 38 si possa abbinare?’
Dopo averlo chiesto, si è accorto che erano dall’altra parte della città e non erano per niente agevole arrivarci. Avrebbero fatto tardi per l’appuntamento serale.

‘Ti ricordi la taglia delle scarpe?’ Ha chiesto sorpresa Giuseppina.

‘Mi ricordo tutto di te e poi le tue scarpe rosse farebbero bella figura nel mio armadio. Non vedo l’ora che ti trasferirai in casa con me.

Incredula l’osserva. ‘Sei incredibile.’ Non sapeva cosa pensare. Aveva paura di vivere con lui. Il tempo del ricatto stava per terminare e ora le aveva accennato nuovamente la proposta. Si sentiva confusa. Tremava in cuor suo che ci fossero dei risvolti poco piacevoli, ma pregava che tutto sarebbe finito e che avrebbe dimenticato tutto.

‘Sono solo innamorato mio dolce giglio…’

Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, lui l’abbraccia e la bacia. Riluttante al principio, poi si scioglie e risponde con passione. Può sentire la dura consistenza di maschio premerle contro l’addome e le mani afferrarla strettamente sotto le chiappe e premerla contro di lui. La figa calda, pulsa e desidera lui, il duro cazzo che può sentire attraverso i vestiti. Un suono la riporta alla realtà e nota lo sguardo timido di chi non voleva disturbare della commessa. Le sorride per rincuorarla e nota lo sguardo attonito della ragazza osservarla fissa e in basso su di lei.

Mille altre volte ha visto quell’espressione e quell’occhiata. Non riusciva ad abituarsi. Questo era anche uno dei motivi che le faceva paura andare a vivere con Tonino. Non poteva pensare in quel momento alla proposta che le aveva fatto e non sapeva neppure se fosse un invito. Come se niente fosse, si aggiusta l’orlo della minigonna e l’abbassa. Era certa che avesse visto più di quanto non avrebbe voluto. Ora se lo ricorda, mentre la baciava ha potuto sentire il caldo delle sue mani palparle il sedere e cos’ì facendo, la mini si è sollevata.

Le piaceva sentirsi essere amata e desiderata. Poteva percepire ancora il caldo e duro pacco di lui premerle contro la pancia. Le sensazioni che percepiva e il pensiero scabroso la faceva sentire frizzante, anche se questo ha comportato un piccolo incidente.

‘Dai vai a provarlo…’ Ha chiesto Tonino.

Ora che la ragazza ha alzato il braccio, ha potuto vedere il vestito.

‘Dove sono i camerini?’

‘Gli spogliatoi sono laggiù.’ Ha risposto la commessa indicando una parete e li ha accompagnati precedendoli.

Poco prima di entrare, Tonino le ha detto: ‘Mi raccomando non indossare intimo sotto al vestito…’ Ha terminato la frase strizzandole un occhio.

Rossa in volto ha osservato quello della ragazza anch’ella con le guance viola. Odiava quando si comportava in quel modo. Un attimo prima era dolce e affettuoso e poi si comportava in modo da farsi detestare. Lo sapeva che non portava nulla e non capiva perché la voleva mortificare davanti ad estranei. Da quando ha incominciato a subire le sue vessazioni non ha più portato nessun genere di intimo. Non riusciva ad abituarsi al suo modo di fare. Mentre si cambiava stava considerando che oramai si era quasi abituata a restarne senza, a parte qualche piccolo incidente. Trema al pensiero di quanti incidenti ha dovuto subire.
‘Chissà se mamma non si è chiesta che fino ha fatto il suo intimo, ora che non lo lava più.’ Si è detta fra se e se, mentre si osservava allo specchio del camerino.

Riposto tutto sull’appendino contro la parete, ha indossato la camicia di seta e il leggero e fresco materiale scivola sulla pelle regalandole piacevoli sensazioni. Aveva visto che attraverso il top che indossava precedentemente poteva scorgere i capezzoli duri e parte delle aureole, ma l’effetto che la camicia le dava era eccezionale. Era come se realmente non indossasse nulla da quanto era leggero e morbido il tessuto. Il bacio con lui, le aveva lasciato i capezzoli duri e li poteva scorgere che si ergevano riflessi dallo specchio. Era come se la camicia avesse avuto dei bottoni.

Pur notando l’inconveniente, era contenta che una volta tanto non doveva cambiarsi con la porta aperta. Era desiderosa di sapere che effetto avrebbe fatto nel vederla vestita in quel modo.
Guardatasi allo specchio le piaceva la figura che vedeva e finalmente era vestita come si deve e non come una donnaccia da strada da quattro soldi. Sperava in cuor suo che una volta terminati i giorni di abusi, non avrebbe mai più visto i vestiti cui era obbligata ad indossare.
‘Mmmhhh… A parte questo ovviamente.’ Si è detta guardandosi allo specchio compiaciuta.

Aperta la porta ha potuto vedere Tonino e la commessa entrambi in attesa. Ha notato come lui la guardava e se non le veniva in mente quello che le aveva fatto fare, poteva anche innamorarsi di lui.

‘Sembra fatto su misura per te!’ Ha esclamato Tonino.

La commessa le si è posta dietro a lei e ha iniziato a sistemarle il colletto della camicia e i capelli fuori dalla giacca del tailleur. Le ha controllato la gonna aggiustandole la cintura anche se non serviva visto che in vita era elasticizzata. Ora il logo della cintura D&G era perfettamente al centro.
‘Tradizionale e giovanile. Decisamente la taglia è giusta e il vestito sembra fatto su misura per lei. Se lo desiderate abbiamo alcune scarpe in esposizione e forse qualcosa che può fare al vostro caso.’

Tonino le sorride ammiccando in segno affermativo e insieme si avviano in un’altra area del negozio. Giuseppina rimane folgorata dalle luci e dalla sontuosità dei locali. Sta iniziando a pensare a quanto tutto questo potrebbe costare. Molte volte con le amiche era passata davanti alle vetrine della via e avevano fantasticato sui vestiti e dove sarebbero poi andati a sfilare per farsi vedere e non certo sotto ai portici del centro. Quanto avrebbe desiderato che le sue amiche potessero vederla.

Acquistati anche le scarpe e messi via in un sacchetto gli abiti vecchi, si sono avviati lungo il marciapiede e verso la macchina. Giuseppina era in preda a forti emozioni contrastanti. Aveva visto il conto di quanto aveva pagato e lo considerava una piccola fortuna. Si ricordava che la stessa cifra in confronto, è quanto suo padre pagava un mese di stipendio ad uno dei camerieri del ristorante.

‘Stai veramente bene con questo vestito in dosso. Sembri più matura… Più donna.’ La stringe a se e in mezzo al marciapiede si baciano. ‘Scusami, non volevo stropicciarti il vestito, ma sei bellissima e sono pazzo di te.’

Non sapeva che pensare. I pensieri mulinavo nella testa vorticosamente e le sensazioni che provava erano intense quanto contrastanti.

‘Abbiamo un appuntamento, dobbiamo sbrigarci. C’è un posto speciale che ci attende per cena.’

Un brivido di paura la scuote tutta. ‘Dove?’ Ha chiesto timidamente. Era spaventata. Gli appuntamenti che le riservava si tramutavano sempre in qualcosa di sconvolgente.
‘Cosa poteva avere in serbo per me la serata?’ Si chiede pensierosa.

‘è una sorpresa.’ Le risponde con il più largo sorriso che le può fare.

Non sapeva cosa pensare e cosa aspettarsi da lui. Quando tutto sembrava andare come credeva, ecco che accadeva qualcosa di inaspettato e imprevedibile. Il completo era costato tantissimo e Tonino non aveva battuto ciglio quando la commessa alla cassa le ha indicato il totale da pagare. Era come se fosse abituato o che fosse stato per lui come pagare con 50′.

In macchina ha voluto interrompere il silenzio che era calato come sempre.
‘Quello che hai speso è esagerato. Non ti sembra?’

‘Avrai un esame importante da affrontare non ti sembra?’

‘Sì, ma non mi sembrava il caso di spendere tutti quei soldi.’

Fermi al semaforo, Tonino la guarda dritta negli occhi. ‘Giuseppina, se i professori ti conoscessero solo la metà di come ti conosco io, ti dovrebbero promuovere immediatamente. Hai molte qualità nascoste e se non le riconoscono non sono degni di nota e dovrebbero cambiare lavoro.’

‘Si… Cioè… Ma…’

‘Niente sé e niente mà!’ Il suono ripetitivo di un clacson attira l’attenzione che il semaforo è diventato verde e dopo averle rubato un bacio si avvia. ‘Sei affamata?’

Constata che un certo languorino lo aveva, ma non si sentiva molto bene. Tutte le volte che provava a mangiare o aveva la nausea o peggio, poi vomitava. Era intrigata invece dal fatto che voleva vedere fino a dove Tonino si sarebbe spinto. Voleva vedere la sorpresa e cosa le avrebbe riservato la serata. Le luci dei lampioni non si erano ancora accese anche se il tramonto aveva tinto il cielo di rosso. La serata aveva qualcosa di magico e teneramente ha appoggiato la testa sulla sua spalla.

‘Siamo arrivati. Non è molto particolare, ma ho prenotato in questo posto perché fanno molto bene da mangiare.’

La macchina svolta nel parcheggio e lei smette di respirare. Riconosce il ristorante di suo padre e non sa più cosa fare. è in preda al panico.

‘Andiamo dentro?’ Le chiede Tonino.

Aveva aperto la porta e non se ne era neppure accorta che era sceso dalla macchina. Deglutendo con fatica e con le gambe che le tremano, si aggrappa alla mano che le offre cavallerescamente ed esce. Vorrebbe dire mille cose, ma le parole le sono bloccate in gola. Si sente come se il sangue le si sia gelato e osservando attraverso le vetrate, vede sua madre alla cassa. Vorrebbe scappare; dire a Tonino di cambiare posto, ma si aggrappa al suo braccio in preda al panico e lo segue.

Come entrano notano che il ristorante è già notevolmente affollato. ‘Bene!- Esclama Tonino.- Sono contento di aver prenotato.’

Sono fermi di fianco alla cassa. Quella cui è iniziato tutto questo. Giuseppina è contenta che sua madre sia indaffarata a prendere le ordinazioni. Non saprebbe cosa dirle e come giustificare il suo abbigliamento. Suo fratello si avvicina e li saluta cordialmente come se non li conoscesse.

‘Buona sera. Scusi il ritardo, abbiamo prenotato come Tonino e Giuseppina.’

‘Bene, seguitemi.’

Era doppiamente sconcertata. In rare occasioni aveva visto suo fratello in giacca e cravatta e mai al ristorante. ‘Cosa sta accadendo?’ Si chiede preoccupata.
Il posto lo conosceva bene e li sta guidando verso un’ala del ristorante dove non usano sovente se non per delle serate colme di gente. Un separè li divide dal resto della sala e nota sbalordita un enorme mazzo di fiori al centro tavola. Le sorprese non finiscono per Giuseppina, suo fratello le sposta la sedia per poi aiutarla a sedersi, come se fossero in un ristorante di lusso. Prima di andarsene, accende la candela e si congeda con un inchino augurando: ‘Buona serata.’

è completamente stordita e incredula. Suo fratello si era comportato ultimamente come un sadico maniaco e ora le faceva gli inchini e i salamelecchi. ‘Cosa altro le riservava la serata?’ Si chiedeva.

Poco dopo lo vede arrivare portando un secchiello con del ghiaccio e una bottiglia di vino. Stappata, ne annusa il tappo e poi lo porge a Tonino cui lo tasta come un vero intenditore. Annuito, i bicchieri vengono entrambi riempiti e solo allora Giuseppina nota che i calici non sono quelli soliti. Sembrava che tutto fosse stato preparato ad arte. Suo fratello le versa l’acqua nel bicchiere, ma è intenta ad osservare la disposizione della tavola; le posate, la tovaglia, i sotto piatti. Tutto è stato preparato ad arte per l’occasione e Giuseppina è sempre più esterrefatta.

Da lontano vede suo figlio indaffarato e nota che è impegnato con la coppia misteriosa. Per tutto il pomeriggio ha preparato nei minimi dettagli il tavolo e non vede l’ora di andare a conoscerli e dare loro il benvenuto. Li aveva visti entrare, ma oltre alla prima occhiata non aveva potuto fare altro. Data l’ordinazione del tavolo in cucina, si avvia verso il separè e la prima cosa che nota è il giovane ragazzo e poi si blocca sgranando gli occhi. è completamente incredula. Quella che vede non è sua figlia, non può essere la bambina che ha visto solo poche ore innanzi.

Permanente, truccata, con indosso un tailleur che la rende più… ‘Più… Donna.’ Per un attimo lo sguardo delle due si incrocia e notano entrambe lo sbigottimento e la sorpresa tanto per l’una quanto per l’altra.

‘Giustamente il tavolo era prenotato a nome di Tonino e Giuseppina. La mia Giuseppina.’
‘Benvenuti. Mi auguro che la cena sia di vostro gradimento. Se avrete bisogno saremmo a vostra disposizione. Gli antipasti vi verranno serviti a minuti. Buon proseguimento di serata.’ Si congeda regalando il miglior sorriso che riesce a fare. Si allontana andando a rifugiarsi nel suo posto principe; dietro alla cassa. Mille pensieri le vorticano nella testa e ora questo. Il famoso misterioso ragazzo che ultimamente ha rapito tutta l’attenzione e il tempo di sua figlia. Non vuole continuare a pensare e presi i piatti pronti sul pass, si avvia fra i tavoli della sala.

‘Non penso che vuoi rovinare il completo appena comprato. è probabile che tu non ti voglia stropicciare la gonna.’

Presa dai suoi pensieri non ha compreso appieno le parole di Tonino. Beve un sorso di vino e lo guarda stordita. ‘Perché mi hai portato qui?’

‘Non sono mai stato qui. L’ho sempre considerato una sorta di ristorante esclusivo e per festeggiare, quale posto migliore?’

‘Ma…’

‘Tranquilla, ho già pagato tutto anticipatamente.’

Giuseppina si sente sempre più confusa. Per tutto il giorno ha speso soldi per lei e ora questo. La sua attenzione è attirata dal cartoncino piegato cui sopra vi è una sorta di uccello-origami fatto, ed è evidente, piegando un foglio di carta. Si sorprende nel vedere la carta finemente stampata e titolata, con i loro nomi e la data. Segue la lista del menù, cui molti nomi sono scritti in francese con caratteri gotici. Lo guarda e si sente stordita. Non sa cosa pensare. Se non fosse quella carogna come si è dimostrato nel mese passato, potrebbe anche innamorarsi.

Voleva andare in bagno, ma non ha osato alzarsi. Era tutta presa dai suoi pensieri che non si è accorta che il cameriere, suo fratello, li ha serviti dell’antipasto. Guarda, sorpresa e perplessa osserva Tonino.

‘Sedano e carote crude. Ho visto che ci tieni molto alla linea e ho saputo che è il tuo piatto preferito. In queste coppette abbiamo un guazzetto di creme fatte con olio d’oliva extra vergine, aceto balsamico, fonduta e quì, un mix che devi assolutamente provare. è un segreto di famiglia.’

Tonino prende la carota cruda e dopo averla tinta nel guazzetto gliela porge mettendogliela in bocca. Giuseppina la prende e lui le sorride compiaciuto.
‘Fai la brava.- Le dice avvicinandosi a lei e parlandole piano all’orecchio.- Ora succhialo come se fosse un cazzo. Quando lo hai assaporato tutto, immergilo nelle salse e ripeti l’operazione finche non ti fermo.’

Lei si sentiva strana e preoccupata. Aveva il presentimento come se tutto questo le fosse famigliare. Era come se la scena l’avesse già rivissuta in qualche modo. Osserva Tonino che la guarda sorridente e lei prosegue nell’opera come le ha chiesto. Passati alcuni attimi in cui succhia la carota facendola andare avanti e indietro e poi, la intinge in una delle coppette per riportarla in bocca e ripetere l’operazione.

Con la carota stretta in bocca, si sentiva in imbarazzo. Non capita per quale assurdo motivo lui si dovesse comportare così. Fra le sottili spazzi del separè, poteva intravedere parte del ristorante e questo la faceva sentire ancor più a disagio. Cosa avrebbe detto sua madre se l’avesse vista fare un gesto tanto osceno e per giunta con la sala piena di gente.

‘Prova a immaginare di starlo facendo a me. Fammi vedere come sai farlo da esperta.’

A quelle parole Giuseppina chiude gli occhi e il movimento diviene più lento. Ora che si è concentrata, in gesto non è più meccanico. La situazione assume un contorno lascivo ed erotico. Stava effettivamente pensando a lui e al suo cazzo. Le pareva che il gusto era lo stesso anche se le dimensioni erano decisamente più minute.

‘Continua brava. Mi stai eccitando solo a guardarti.’ Effettivamente la scena e la postura che lei aveva assunto lo stavano stimolando al basso ventre. Pensava a quando dovrà montare le scene che le telecamere stavano registrando e si chiede quanti ragazzi abbiano goduto nelle ciotoline quel pomeriggio. Sorride fra se, pensando che quella sera a casa, potrà rivedere le scene.

‘Adesso giochiamo ad un nuovo gioco. Schiaccia il pulsante del bottone.’

Lei non aveva idea di cosa stesse dicendo e si è limitata ad annuire con la testa.

‘Possiamo incominciare col togliere il primo bottone.’

Lei aveva ancora gli occhi chiusi e non aveva idea di cosa stesse dicendo o facendo. Lo ha sentito muoversi e trafficare lungo la gamba e dopo un attimo ha percepito la gonna scivolare.

Sconvolta e sorpresa sgrana gli occhi e lo guarda perplessa, mentre le mani corrono a richiudere i lembi della gonna che ora cadevano da entrambi i lati della sedia. Come poteva comportarsi in quel modo e nel ristorante dei suoi genitori.

‘Potresti passarmi la gonna? Non vorrei che si sporcasse e fossi costretta a camminare per il ristorante nuda.’

Si sentiva come se il sangue le si fosse gelato nelle vene. Le mani non si volevano muovere eppure non se ne capacitava. Sapeva che con lui si poteva aspettare di tutto, ma questo, nel ristorante con sua madre a pochi metri oltre il separè, le pareva eccessivo.

‘Giuseppina? Vorresti che una certa cassetta questa sera venga recapitata a qualcuno?’

Con l’animo abbattuto, si toglie la carota dalla bocca e la depone sul piatto. Le mani scendono come se fossero guidate da qualcuno e con un rapido movimento, sfilano la gonna da sotto al sedere per poi passarla a Tonino. Lui come la prende, la posa ordinatamente sullo schienale della sedia vicina.

Stava per dire qualcosa quando arriva suo fratello portando un altro piatto con sopra altri antipasti. Per un attimo i loro sguardi si incrociano, ma entrambi non dicono una parola. Giuseppina osserva la gonna sulla sedia, mentre Michele si comporta come un qualsiasi cameriere. Poco dopo scorge alle spalle di lui un movimento e intravede una figura. Solo in quell’istante si ricorda che il bagno del ristorante è di fronte a loro e solo i vasi con le piante li separano e li proteggono da sguardi indiscreti.

A fatica Giuseppina trattiene le lacrime. Era in un ristorante pubblico, nuda dalla vita in giù e per giunta dei suoi genitori. ‘Come posso resistere fino a martedì?’ Si chiede fra sé disperata. Aveva appena finito di succhiare una carota come se fosse un cazzo e ora… ‘Cosa mi riserverà ancora la serata?’

Voleva morire. Voleva essere da un’altra parte. Avrebbe voluto alzarsi e scappare il più lontano possibile da lui e da tutti. Si sentiva mortificata e umiliata oltre ad ogni limite. In cuor suo ringrazia che i tavoli abbiano ancora le tovaglie lunghe. In questo modo poteva nascondere le sue nudità se fosse venuta ancora sua madre a vedere solo se andava tutto bene.

‘Desideri andare in bagno?’

La richiesta le ha fatto sgranare gli occhi e lo guarda disperata. Muove la testa in segno negativo, sperando che non le dica di alzarsi o di fare qualsiasi altra cosa. Non avrebbe avuto la forza di muovere un solo muscolo.

‘Bene, continuiamo il gioco di prima. Succhia le carote e finisci le salse delle ciottoline.’

Ha ripreso a lavorare come le era stato detto. Non voleva contraddirlo. Continuava a pensare che se fosse stato caldo e un cazzo, avrebbe potuto fare un lavoro migliore. Si sentiva rossa e imbarazzata. Come poteva pensare una cosa del genere nel ristorante di suo padre? Era già abbastanza umiliante imitare il gesto, non le occorreva pensare anche al cazzo che oltretutto la imbarazzava parecchio.

‘Avanti, sbottona un altro bottone, Giuseppina. Questa volta sarai tu a scegliere quale.’

A parte la giacca del tailleur aperta, le restava solo la camicia e ha deciso di giocare sul sicuro. Ha liberato il bottone inferiore e si è fermata ad osservarlo, mentre la carota continuava ad andare avanti e indietro nella bocca dopo che era stata intinta nelle creme..

Tonino non ha detto nulla, si è chinato verso di lei e la baciata sulla guancia. Le ha dato una carezza con il dorso della mano e ha sbottonato il primo bottone partendo dall’alto. La mano si è insinuata all’interno della camicia e presa una tetta la soppesata e stretta leggermente, mentre Giuseppina sospira a quel contatto.

Ora sapeva perché Tonino insisteva sempre sul fatto di non portare intimo. Voleva sempre toccare ovunque si trovava. Chiude gli occhi, mentre Tonino prosegue imperterrito. La carota in bocca che prosegue andando avanti e indietro e una mano sulla tetta in mezzo al ristorante pieno di gente dei suoi genitori.

‘Lui aveva progettato tutto questo fin dall’inizio.’ Si dice fra se e se. ‘Perché Tonino le faceva tutto questo? Sapeva che avrebbe potuto avere dei problemi se venisse scoperto. Umiliarmi in questo modo a che scopo? Ovunque siamo andati ho subito e lasciato fare ogni depravazione che le venisse dettata da lui o dal fantomatico Signor X.’

‘Penso che se apri altri due bottoni, diventerebbe interessante la cosa. A te nuovamente di scegliere quali.’

Si è osservata la camicia e ha visto che rimanevano tre bottoni. ‘Due?’ Ha chiesto perplessa, mentre la carota continua andare dalle ciottoline alla bocca.

‘Hai ragione. è illogico sbottonarne due. Meglio che ne sbottoni tre.’

‘Tutti e tre?’ Chiede perplessa.

Con la morte nel cuore, le mani si sono mosse. Le tremavano le dita e ha fatto uno sforzo inaudito per riuscire a sbottonare lentamente tutti e tre i bottoni. Uno dopo l’altro le asole sono state liberate. In una ultima disperata difesa, ha tenuto le braccia incrociate davanti a se. In questo modo i lembi della camicia sono rimasti al suo posto proteggendola da sguardi indiscreti.

Tonino si è alzato e ha iniziato a lavorare per toglierle prima la giacca del tailleur e poi la camicetta che è andata a raggiungere la sedia con la gonna. Il tutto è stato riposto con estrema attenzione e cura.

Tremava in preda al panico. Era completamente nuda nel ristorante di suo padre con il rischio che sua madre o qualcuno avrebbe potuto venire in ogni momento..

‘Ora puoi iniziare a mangiare la carota, ma sempre intingendola nelle ciotoline.’

Non sapeva cosa pensare. Si muoveva nervosamente e in preda la panico. Come poteva essere tanto sconsiderato a comportarsi in un modo del genere. Questo era troppo. Mai aveva fatto una cosa tanto pericolosa.
‘Sei diventato matto? Sei senza cervello? Potremo passare dei guai molto seri. Non conosci mio padre!’

Lui le si avvicina e bisbigliando. ‘Potrei fargli pervenire un certo filmato… Così mi accerterei del grado di guai che è capace di fare. Che ne dici? Finisci l’intingolo delle ciotoline.’

‘Ma… Ma è il ristorante di mio padre e siamo in luogo pubblico.’

‘Ah! Sarebbe diverso se fossimo in un altro ristorante o che ne so… Al parco ad esempio?’

Si ricorda del parco e del cinema. Non sapeva cosa rispondere e lo ha fissato lungamente preoccupata e in preda al panico.
I pensieri vorticavano nella testa. Quante umiliazioni ha dovuto subire da quando è iniziato tutto questo. A scuola. Alla spiaggia e in decine di altri luoghi. Ora questo. Nuda nel ristorante dei suoi genitori con la possibilità che da un momento all’altro avrebbe potuto essere scoperta e arrestata dalla polizia. Era tanto terrorizzata e in imbarazzo, che non riusciva a distogliere lo sguardo da Tonino. Cosa le avrebbe riservato gli ultimi giorni assieme? Cosa le avrebbe imposto ancora il Signor X?

‘Finisci la carota che ne hai un’altra. Con la mano libera voglio che ti masturbi.’

Non poteva credere a quello che le aveva detto. Aveva tutti i nervi tesi allo spasimo. Si muoveva con fare incerta e tremando come una foglia. Per accontentarlo ha divaricato leggermente le gambe e con tocco leggero ha iniziato a muovere le dita. Il tocco era lieve e indeciso. Non ha raggiunto neppure l’inizio del taglio della vulva.

‘Non ci siamo!’ Le ha detto alzando un poco la voce.

Sussulta. Lei avrebbe voluto che parlasse sotto voce. Pensava che essere nuda avrebbe dovuto tenere un atteggiamento di basso profilo per non attirare l’attenzione. Pensava che essendo nuda non avrebbe urlato. Trema vistosamente dalla paura.

‘Usa la carota!’ Le ha detto Tonino con la voce alta come prima.

Scossa, ha iniziato ad operare. La presa con la mano libera e intinta la punta nella salsa, la portata alla bocca velocemente. Voleva dirgli che era stanca del gioco, ma ne era intimorita. L’altra mano, era scesa più in basso e con la punta delle dita stava masturbando il piccolo clitoride. Piccole scosse di piacere si stavano dipanando per tutto il corpo facendola tremare ancor di più.

‘Penso che mi hai frainteso. Infilala all’interno della figa.’

Lo guarda incredula. ‘Tonino stai scherzando? Vuoi che mi infilo la carota nella…’
Cerca di ingoiare, ma la bocca le è diventata secca.

Lui le sorride e le fa un cenno affermativo con la testa. ‘Sposta la sedia all’infuori e fammi vedere come ti masturbi con le dita.’

Si sentiva tanto agitata che il cuore le batteva a mille e il respiro si faceva sempre più corto. Era bloccata. Non poteva credere a quello che aveva sentito.

‘Ora le dita che entreranno in figa sono due. è meglio che ti muovi.’

Cercando di non strisciare la sedia e di non toccare la parete del separè, si sposta in modo da mettersi con il sedere sul bordo della sedia. Era completamente in panico ed agitatissima. Si sentiva come se le mancasse l’aria.
Con gli occhi chiusi, ha iniziato a spingere la mano in mezzo alle gambe e lentamente la fatta scorrere lungo il taglio della vulva. La punta del dito indice si insinua per poi essere seguita da un secondo dito. In questo modo, con in bocca la carota che andava dentro e fuori ha iniziato a muovere allo stesso ritmo anche le due dita nella figa.

‘Mi fai aspettare troppo. Per punizione ora dovrai infilarti anche la carota.’

Le lacrime sono trattenute con fatica. Il mento le trema, ora che non ha più la carota in bocca. Spalanca come meglio può le gambe tenendole aperte allo spasimo e la punta della carota scorre sopra il dorso della mano e fra le dita che la guidano all’interno della vulva. Con la stessa lentezza, entra e giunta ad un certa profondità in lei, la estrae per poi rinfilarla nuovamente.
‘Come poteva farle fare questo. Quale genere di mostro era? Era tanto dolce, come incredibilmente crudele.’

‘Non va bene. Sei troppo lenta. Prendi la carota. Bagnala con la crema delle ciotoline e poi succhiala. Infine la porti nella figa e ti voglio vedere godere velocemente. Ogni volta che dico ora, tu la muovi dalla figa alla bocca e viceversa. Sono stato chiaro? Resterai nuda finché non ti vedrò godere. Hai capito?’

Lei annuisce e sente la parola che tanto aveva odiato. ‘Ora.’

La estrae e inumidita nella ciotolina la porta in bocca. Può percepire i suoi succhi, il suo umore con il proprio gusto e l’aroma forte..

‘Ora.’ Le dice dopo che ha ammirato lo spettacolo soddisfatto. Pensa che le telecamere stiano registrando uno spettacolo incredibile.

Inserendosi la carota nella figa trattiene il respiro. La muove velocemente dentro e fuori, ma dopo alcune spinte sente nuovamente la parola.

‘Ora.’

La estrae, la immerge nel ciotolino e la porta in bocca. Percepisce il proprio gusto oltre a quello forte e speziato della crema.

‘Ora.’

La muove velocemente e nota che non l’aveva pulita bene. Vi erano ancora striature di bianca crema sulla punta della carota, ma non ferma la mano e la infila dentro alla vulva.

‘Ora.’

La estrae e inumidita nella ciottollina se la porta alla bocca che prontamente succhia. Non ha potuto non osservare come ora fosse luccica dei propri umori. Il gusto e l’odore era inconfondibile.

‘Ora.’

La muove velocemente e sobbalza ansimando. Nell’infilarla in profondità, urta la membrana interna e si fa male.

‘Basta. Puoi finire di mangiare la carota. Fra poco arriveranno i primi. La crema che è avanzata la puoi versare sia sul resto degli antipasti che sulle pietanze che arriveranno.- Aggiunge sorridente.- Cerca di stare tranquilla e goditi la serata.’

Perplesa lo guarda. ‘Mi hai fatto spogliare e sono nuda nel ristorante di mio padre che da un momento all’altro possiamo essere scoperti e vuoi che sono tranquilla?’ Ha detto cercando di tenere un tono di voce basso.

‘Certamente.’ Donando il più radioso sorriso che poteva fare ben pensando ai filmati che avrebbe visto quella sera. Si stava chiedendo se le luci erano sufficienti per le immagini che vengano nitide.
‘Succhiami.’ Le ha detto Tonino.

Giuseppina si sente gelare il sangue nelle vene. Come poteva chiederle una cosa del genere nel ristorante di suo padre. Poteva sentire oltre il paravento gli altri avventori parlare nella sala. Se guardava attentamente dalle fessure, li poteva vedere.

‘Vedo che ancora non hai imparato nulla.’

‘Per favore, Tonino! Mi dispiace…’

Lui posa il tovagliolo sulla tavola e si alza. Giuseppina realizza che avrebbe potuto lasciarla lì, da sola, nuda nel ristorante di suo padre. Con il cuore che batte a mille, senza neppure accorgersi di aver respirato, lo vede avvicinarsi.

‘Vediamo come lo succhi.’
Tonino si slaccia i pantaloni e li abbassa insieme alle mutande. Il cazzo mezzo turgido compare alla vista di una allibita Giuseppina. Non avrebbe mai creduto che avrebbe avuto il coraggio di fare quello che stava vedendo. La mano le si posa sulla nuca e la spinge contro di se.

Lei gli prende il cazzo e se lo guida in bocca e pensa che tutti quelli che sarebbero andati verso il bagno, avrebbero visto cosa stavano facendo loro due dietro al paravento.

Come aveva fatto con le carote, inizia a muovere la bocca in un vai e vieni lungo il cazzo sempre più duro e turgido. Quante volte aveva fatto quel gesto durante il mese trascorso. Quanti cazzi aveva dovuto soddisfare da quando l’aveva conosciuto.

‘Vedi di farmi godere in fretta. Altrimenti resterai nuda fino a che non avremmo finito di mangiare.’

Si muove con movimenti studiati e praticati molteplici volte. Respira e aspira muovendo al contempo anche la lingua come una esperta, impegnando tutte le energie. Usa entrambe le mani, la lingua e palpa le palle.

‘Perché si comporta così? Da ardente affettuoso e sensibile innamorato diviene un dispotico sadico ed esigente padrone. Com’è possibile che per tutto il giorno sia una persona tanto affabile, coccolone e tenero, disposto a tutto per la sua innamorata e diviene a distanza di poche ore, ma che dico, pochi minuti, una persona che vuole un pompino in un ristorante pieno di gente.’

Ha sentito qualcuno camminare e aprire la porta del bagno e a causa della tensione, una lacrima scende lungo la guancia. Non voleva farglielo vedere e sapere che si sentiva ferita. Aveva paura che questo avrebbe favorito di più il suo comportamento se l’avesse contraddetto in qualche cosa. Era colpa sua se ora si trovava in quello stato. Non poteva godere in così pochi minuti nel ristorante dei suoi genitori. Il rumore del vociare che sentiva le faceva gelare il sangue e lei era lì, nuda, mentre succhia e spompina Tonino.

Lo ha sentito gemere e il cazzo vibrare. Ha potuto percepire chiaramente i muscoli tendersi e poco dopo la bocca si è riempita di calda sborra. Diligentemente e velocemente ha continuato ad inghiottire e ha proseguito a lungo finché, non lo ha sentito mosciarsi sulla lingua. Le piaceva quando il cazzo diventava turgido. Non era duro e la morbida consistenza la erotizzava piacevolmente.

Come lui si è allontanato dalla faccia, il cazzo ha seguito il padrone uscendo dalla calda bocca. Come era solita fare, Giuseppina ha dato ancora un bacio sulla punta del cazzo. Non lo faceva spesso, ma si augurava che con questo gesto, lui si ammorbidisse un poco.

Quel giorno Tonino l’aveva viziata comportandosi come se lei fosse la cosa più importante della terra. Per lui era diventata la sua principessa e aveva speso una fortuna fra parrucchiere, estetista, vestito e scarpe. Come poteva pensare al suo futuro con lui dopo il suo comportamento che aveva tenuto pochi istanti prima e tutt’ora.
Era ancora nuda, nel ristorante di suo padre con la madre che girava per i tavoli e nel locale pieno di gente.

‘Tonino?’

‘Sì, amore?’

‘Amore? Come potrebbe pensare Tonino ad una cosa del genere?’ ‘Non ti piaccio?’ Gli chiede perplessa.

‘Certo che si!’

Certamente. Non può non amare la donna che soddisfa ogni sua fantasia. Solo pochi istanti fa mi aveva trattata come una normalissima puttana da strada.

‘Giuseppina?’

‘Sì?’

‘Desidero che vieni a vivere con me. Presto inizierò a lavorare con mio padre a tempo pieno e tu potrai andare all’università ugualmente, ma partendo da casa mia… Da casa nostra…’

Semplicemente scioccata. ‘Come poteva fare una proposta del genere? Solo che un mese fa non lo conosceva neppure e ora, dopo tutto quello che le aveva fatto fare e subire, mi chiedeva di andare a vivere con lui?’

‘Non voglio una risposta ora. Martedì mi dirai cosa vorrai fare.’

Martedì, i 30 giorni sarebbero terminati. Sarebbe stata libera e tutto avrebbe potuto essere dimenticato e una nuova vita poteva ricominciare. Se non fosse stato per il mal di stomaco, poteva apprezzare fin da subito cosa poteva significare la proposta.

Maxtaxi

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Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
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