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Racconti di Dominazione

Mia sorella Giuseppina 53.1

By 15 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

i miei racconti
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Mia sorella Giuseppina Cap. 53.1

Domenica.

Come ogni domenica mattina la famiglia si riunisce per la colazione. Oramai non fanno più caso ai stravaganti modi con cui Giuseppina cammina per casa, ma l’aspettano con impazienza.

Tornata dal bagno, ha guardato il tailleur appeso all’anta dell’armadio. Non poteva credere che Tonino le avesse fatto un regalo del genere. Con la punta delle dita, lo accarezza delicatamente per soffermarsi alla camicia. Il tessuto di seta la fa vibrare di piacere e felice, si reca in cucina a consumare la colazione dopo l’ennesima chiamata di sua madre.

Compiaciuto, il padre osserva le tette perfettamente in vista anche se celate dal velo trasparente del baby doll. Pensa sorridente e malizioso, che come arriva al ristorante mette la moglie piegata sul banco per una sveltina.

Con un pizzico di gelosia, osserva la figlia arrivare in cucina con indosso una nuova vestaglietta. è sicura che sua figlia le nasconda qualcosa. Quasi ogni giorno la vede con un completo intimo nuovo e non si capacita come possa avere tutti quei soldi da spendere. Anche se è sicura che il nuovo fidanzato sia dolce e premuroso, non pensa che possa avere un tale buon gusto da regalarle tutti quei completi.

La figa che vede celata a malapena dal bordo del sexi baby doll, gli ricorda come solo pochi minuti prima ci fosse il suo cazzo li dentro. Sorride malizioso pensando che l’avrà in pugno per tutta la vita. Mangiano con giovialità e allegria la ricca colazione. Parlano dei programmi per la giornata con gli occhi di tutti che cadono spesso sulle tette che ballano libere e sui capezzoli durissimi.

Come è costretta a fare dagli ultimi tempi, Giuseppina si alza e sparecchia la tavola per poi lavare tutto. Nel riporre le tazze usate nella lavastoviglie si china in avanti, permettendo ai maschietti di casa una perfetta visione del sedere e della figa. Per l’inaspettato spettacolo il padre sgrana gli occhi sentendo come il sangue stia affluendo nelle parti basse.

Una mano si appoggia sul ginocchio e sale percorrendo l’interno coscia. Per l’inaspettato gesto, il caffè le va di traverso e quasi soffoca. Osserva la mano biricchina e la faccia del proprietario. Dopo anni di matrimonio, sa riconoscere quell’espressione. Sorride maliziosa passandosi la lingua sulle labbra.
Guardandosi negli occhi come due novelli sposi si alzano da tavola e si avviano verso la camera sotto lo sguardo divertito dei figli.
‘A cosa devo questa foga mattutina?- Le sussurra lei all’orecchio.- Sono anni che non ci comportiamo più come ragazzini.’ Chiede al marito, mentre si sente calda e bagnata. Pronta per il suo uomo e per il cazzo duro che sta sentendo stretto nel pugno.

Finite le faccende domestiche, corre a cambiarsi, è quasi l’ora dell’arrivo di Tonino. Pensa alla Sig.ra Tumbulani che abita poco distante da casa, lungo la strada che porta alla chiesa e si osserva allo specchio. ‘Per lei è molto importante l’apparenza, quante volte l’ha ripresa per l’eccesso di trucco o di gioielli.’

Da quanto si ricorda, la Sig.ra Tumbulani ha da sempre abitato a poca distanza da loro. Da piccola era stata la loro ‘tata’ e le voleva bene come una seconda madre sia lei che suo fratello. Anche se Michele la frequentava poco, sapeva che spesso la chiamava o le mandava un regalo per lei o le bambine. Divorziata, aveva cresciuto due carine, ma intollerabili bambine. Angelina Tumbulani era probabilmente la meno intelligenti degli adulti che avesse mai conosciuto. Il suo ex marito era un broker multi milionario di borsa a livello internazionale, ma era incredibilmente avaro nel pagare gli alimenti.

Giuseppina sapeva benissimo che pur vivendo in una bella casa, lei e le bambine facevano fatica ad arrivare a fine mese. La Sig.ra Tumbulani aveva un contegno che non lasciava mai trasparire nulla della situazione che stava vivendo. Le poche chiacchiere che giravano per il quartiere, erano dopo tutto solo parole e non trovavano mai conferme. Accettava ed apprezzava l’aiuto che Giuseppina le dava sia ad aiutare le bambine a fare i compiti, sia a guardarle o ad accompagnarle in chiesa. Le bambine, 9 e 10 anni, erano molto vivaci e restare ferme nella chiesa di San Giuseppe era quasi impossibile.

Tonino le aveva fatto sapere tramite SMS che sarebbe passato a prenderla prima di portarla alla funzione domenicale, mentre la mail del misterioso Sig.X la invitava semplicemente ad essere accondiscendente ad ogni richiesta. Ciò che la lasciava perplessa, era il messaggio ricevuto da Tonino. Le diceva che sarebbero andati a casa sua, prima di andare in chiesa. Aveva i brividi pensando che ci sarebbe stato anche lui con lei.

Indossato il vestito, si continua a guardare allo specchio. Si ricorda delle regole e quanto le odiasse. Aveva paura di recarsi in chiesa senza intimo, tanto più che la Sig.ra Tumbulani era piuttosto severa e per un certo verso bigotta.

Pensando alla sera prima in macchina.
‘Domani prima di andare a messa, andremo a casa mia. Qui verrai punita per aver disubbidito alle regole.’
Giuseppina lo guardava smarrita, incredula.
‘Giovedì scorso hai indossato le mutandine quando tuo padre ti ha sculacciata.’

‘Come poteva punirla per aver indossato intimo; non poteva presentarsi davanti a suo padre nuda. La punizione sarebbe stata molto più severa.’ ‘Io… Io…- Era sconvolta.- Domani non posso assolutamente mancare alla messa in parrocchia.’ Ha detto tutto d’un fiato Giuseppina.

‘Stai tranquilla. Domani arriverai in tempo per la funzione domenicale.’ Le risponde Tonino, mentre lei era intenta a soddisfarlo nuovamente di bocca davanti alla porta di casa.

Quando l’ha visto arrivare, il cuore ha iniziato a battere sempre più velocemente. è salita in macchina e non si sentiva solo nervosa, ma un mix di sensazioni le turbinavano nelle viscere facendola stare ancor più male. Paura, angoscia, terrore… Non aveva idea di ciò che potesse avere in mente, ed era preoccupata già, dalla notte prima. Ha avuto una notte agitata e sapeva che certamente aveva pianificato di umiliarla ancora. Pensava alla minigonna rossa e al top bianco e si sarebbe imposta di non indossarli in chiesa. Odiava quando la obbligava a camminare con quegli indumenti che attiravano eccessivamente l’attenzione. Si ricordava ancora l’umiliazione subita a camminare sotto ai portici, con gli amici che la guardavano con gli occhi sgranati.

Come sempre in macchina non le ha detto nulla. Le ha fatto sbottonare il vestito fino all’altezza dell’ombelico e la obbligata a masturbarsi. Arrivata a casa, era tanto eccitata che le sarebbero bastati pochi secondi ancora per godere. Scesa dalla macchina, pensava di coprirsi e invece, ha voluto che camminasse con il vestito che le si apriva. Giuseppina sentiva l’aria accarezzarle la figa depilata e pregava in cuor suo di non incontrare nessuno nel breve tragitto che la separava dalla macchina al portone d’ingresso.

Come sono entrati in casa, aveva il cuore che le batteva impazzito. Si è guardata intorno per scorgere la presenza di qualcuno, ma non ha visto nessuno. Si è seduta sulla sedia che le ha indicato Tonino e si sentiva come se avesse corso una maratona. L’ha osservato mettere sul tavolo cinque bicchierini pieni di un qualche tipo di liquido e ha continuato a guardarlo intimidita.

“Sei molto bella oggi, Giuseppina.” Le ha detto Tonino sorridente.

“Gr… Grazie.” Stava indossando una semplice veste, ideale per andare in Chiesa, di colore lavanda, lunga fino al ginocchio, fatta in un unico pezzo con una cintura legata alla vita per spezzare l’anonima linea. Per la stagione in cui si andava incontro, era senza maniche, ma non volgare, ed era adatto per recarsi a messa. Aveva messo un pendente al collo per dissimulare la scolatura non eccessiva, ma che a causa del diverso colore, attirava involontariamente l’attenzione. Il vestito era anonimo, ma si adattava perfettamente alle linee sinuose del corpo. Si stava pentendo di non aver indossato un golfino a mezze maniche. Pur essendo giugno, faceva ancora un poco freddo. La pelle aveva assunto un bel colorito bronzeo e le piccole lentiggini sulla faccia avevano fatto capolino. Non era preoccupata salvo per l’ora. Non voleva fare tardi alla funzione in chiesa.

Al momento gli occhi di Giuseppina erano bloccati sui cinque bicchierini pieni di liquido chiaro disposti di fronte a lei. Come se la mente le fosse stata letta da Tonino:
“è un po’ troppo fresca questa stanza? Bevi che ti scaldi.”

Con cautela ha preso il primo bicchiere, l’ha annusato, e quindi l’ha assaggiato. Ha riconosciuto immediatamente il sapore: non avrebbe mai potuto dimenticare il gusto forte e un pò dolciastro del rum, soprattutto non dopo che aveva quasi svuotato per intero una bottiglia meno di qualche settimana prima. Da all’ora, non aveva bevuto più alcolici in quanto non l’ha più desiderato ma, se per andare in chiesa avrebbe dovuto bere e, questa era la punizione, allora non aveva problemi a rispettare la richiesta di Tonino. Così pensava Giuseppina, che si aspettava qualcosa di decisamente peggiore.

“No, no, no.- Accompagnando la parola con il movimento pendulo del dito indice.- Pensavo che avessi detto che una volta ti eri anche ubriacata o no? Quindi dovresti sapere come si beve.”

“Q… Questa non è… Non mi sembra l’ora.” Rimbrotta disgustata.

Con il capo che si muove da lato a lato. “Non stai sorseggiando un coktaill, ragazza. Questi poi, sono bicchierini! Butta giù tutto d’un fiato!”

Giuseppina ha annuito obbediente e ha respirato profondamente per prepararsi. Sapeva benissimo come il gusto era forte, ma doveva farlo. Posto il bicchiere alle labbra ha buttato la testa indietro e il liquido ambrato è scomparso bruciando in bocca e successivamente in gola.

Tonino soddisfatto ha battuto le mani. “Brava, bel lavoro!- Ha esclamato.- Ora il secondo e vedi di muoverti. Non abbiamo tutto il giorno.”

Ha bevuto a mitraglia. Senza pensare ha ingoiato il più rapidamente come poteva. Ogni volta buttava la testa all’indietro gemendo e ansimando come aveva finito il bicchiere. Questi sbatteva sulla tavola rumorosamente e sentiva chiaramente lo stomaco bruciarle. Con l’ultimo bicchiere svuotato, si sentiva la testa intorpidita. Con un ghigno soddisfatto ha osservato la punizione finita, ed era pronta per andare in chiesa.

“Eccellente! Brava… Ora è il momento di spiegarti la punizione.”

Lo guarda confusa, aggrottando la fronte. Pensava che avesse appena terminato la punizione. Da sopra il mobile preleva una scatola che appoggia sul tavolo e Giuseppina trema. Ricordava troppo bene quella scatola e la punizione subita. La vede aprire e osserva Tonino che estrae ciò che le sembrano un paio di mutandine con un oggetto strano.

“Lunedì, sei arrivata in ritardo. Poi hai infranto la prima regola.- La guarda e lei si sente a disagio.- La regola di niente intimo e ovviamente niente mutandine. Hai pensato di fare qualcosa di buono, di proteggerti dall’imbarazzo di fronte al tuo caro papà… Ma hai dimostrando che non hai nessun rispetto per le regole. Questo non va bene, Giuseppina. Lui può essere tuo padre, ma ci sono delle priorità e regole. Anche se sono abbastanza tollerante, non voglio quando dovremmo vivere assieme, doverti sempre riprendere. Per essere certo che non dimenticherai le regole, pensavo di farti sdraiare e farti colare della cera fusa addosso… Ma poi ho cambiato idea. Hai già avuto una bruciante e dolorosa punizione.’

Ella ricorda le sculacciate date al sedere. Non potrà mai dimenticarlo. Si ricorda chiaramente il bruciante dolore e ha come l’impressione che le chiappe le facciano ancora male.
‘Sono determinato a chiarire una volta per tutte che le regole vanno rispettate. Così eccoci qui! Prima inserisciti questo e poi indossa queste mutandine!’ Le dice Tonino, mentre gliele passa.

Osserva le mutande sul tavolo davanti a lei e poi prende l’uovo che le ha messo nella mano. Lo rimira e a parte il filo che le ricorda vagamente un assorbente interno, non capisce che funzionalità possa avere. Prese le mutandine nere, le ha rimirate e ha potuto vedere come fossero trasparenti e a parte questo si è stupita del peso. Rigirate, ha visto una strana cosa all’interno. Si sentiva strana e non riusciva a riflettere. Si sentiva confusa. La mente cominciava ad essere annebbiata dall’alcool e il discorso che aveva fatto Tonino non l’aveva compreso appieno. Ha soppesato nuovamente le mutande per poi osservare con più attenzione la piccola cosa. Ha trattenuto il respiro per poi boccheggiare e infine ansimare come ha capito cosa era. Un piccolo cazzo di gomma nero lucido in cui la base era formata da una piattaforma larga anch’essa di gomma nera.

Tonino ha riso per via dello sguardo sorpreso di Giuseppina. ‘Quello và all’interno.- Indicando l’uovo.- Quelle le devi girare e poi con i lacci le regoliamo. Ovviamente il cazzo di gomma va inserito all’interno di te.’

Lei ha arrossito come ha capito. Ciò che aveva in mano era un paio di mutandine speciali per giochi del sesso. ‘E con quelle indosso avrebbe voluto che andassi in chiesa?’ Si dice costernata e si porta la mano alla testa. Aveva la nausea, si stava per sentire male.
La realtà della situazione la si stava facendo chiaro. Voleva che si infilasse l’uovo all’interno di lei e poi il piccolo cazzo di gomma. A parte la forma vagamente fallica, l’oggetto era veramente piccolo, ma li avrebbe avuti all’interno della figa per tutta la durata del servizio pastorale. Ha cercato di ingoiare un grumo di saliva senza per’altro respirare per lungo tempo e nervosamente si è piegata per iniziare ad indossarli.

Allargate le gambe, ha iniziato a muovere l’uovo in senso circolare e allargate le membrane interne, è poi sparito all’interno della vagina. Si sentiva piena e con la voglia di urinare e la sola presenza era indicata dallo spaghetto che fuoriusciva.

Le mutandine sono salite lungo le gambe e ha dovuto lavorare non poco per sistemarsi al meglio il piccolo cazzo di gomma. Ha dovuto con l’aiuto di lui, regolare i lacci sui fianchi e in questo modo le sembrava che si adattasse pienamente dentro di lei. Tonino si era messo in ginocchio davanti a lei per controllare che il tutto sia stato fatto a regola d’arte. Le passa una mano all’interno e fra le cosce per constatare la perfetta aderenza.

Giuseppina mugola e poteva chiaramente percepire come si stesse bagnando. Non poteva capire come questo potesse accadere. Forse era la mano di lui a procurale quell’effetto. Non poteva essere per i quattro centimetri di uovo e di altrettanti forse tre di centimetri del piccolo oggetto di nera gomma. La protuberanza anteriore si adattava perfettamente al clitoride, mentre quella posteriore era fra le piccole labbra vaginali. ‘Forse era per questo.’ Si dice.

‘Brava Giuseppina. Ora ti filmo, mentre tu ti rimbocchi il vestito e cali leggermente le mutandine. Voglio vedere chiaramente.’

Non voleva, ma ne era costretta. Ha alzato il vestito cercando di non sgualcirlo e l’ha lasciato che le filmasse la figa depilata con le mutandine che la coprivano con un sottile velo e il cazzo nero di gomma.

Stava oscillando ed era certa che era dovuto all’alcool. La sensazione dell’oggetto dentro di lei era decisamente notevole, ma non le dava eccessivamente fastidio. Si stava dicendo che: ‘Probabilmente l’avrebbe ignorata una volta che la stretta figa si sarebbe adattata alle dimensioni dei due oggetti. Le sue considerazioni non stava per rivelarle a Tonino. Era certa, che utilizzare quelle speciali mutandine falliche, l’avrebbe enormemente imbarazzata durante la funzione in chiesa. Constata, ed era certa, che se le fosse accaduto solo un mese prima, questo avrebbe potuto essere un chiaro problema, ma non oggi. Non dopo tutto quello a cui era stata obbligata a fare e a sottostare. Si sentiva sollevata che la punizione non fosse stata più severa. Aveva ancora male al sedere dall’ultima volta.

Poco dopo Tonino ha iniziato ad armeggiare attorno alle mutandine. Ha inserito una sorta di fettuccia in un’asola cui non aveva fatto caso e passato sotto al vestito, ha legato l’altro capo dietro di lei. Le pareva che fossero come una sorta di bretelle. Terminato le operazioni, poteva chiaramente percepire come le mutandine fossero eccessivamente tirate, provocando un fastidioso inserimento in profondità del piccolo oggetto di gomma fra le piccole valve interne della figa.

Dopo un sospiro profondo, a riso scioccamente a causa dello stato di ebbrezza in cui si trovava. Le aveva fatto una sorta di solletico come ha sentito la sua mano scorrerle addosso. Una volta finite le operazioni di rito, la accarezzata ancora in mezzo alle gambe facendola fremere.

‘Come ti senti?’ Egli ha chiesto.

‘Uhmm… Un poco brilla…’ Per ridere ancora. Ha intuito che la domanda era rivolta ai nuovi giocattoli e ha aggiunto. ‘Uhmm… Voglio dire, uhm, bene… Mi sento come se fossi piena.’ Per tornare a ridere ancora.

Con un ghigno sulla faccia, la guarda a lungo. ‘Bene. Sarà meglio che andiamo. Non vorremmo fare tardi per la funzione in chiesa.’

Come presupponeva, la sensazione di fastidio si era attenuata e anche una volta seduta in macchina, non le dava grossi problemi. L’ho sentiva chiaramente il piccolo oggetto strofinare all’interno di lei e sul clitoride quando camminava. Questo le provocava dei brividi che la facevano ridere. L’uovo messo dentro, le dava l’impressione di essere piena e di dover andare in bagno a urinare. Quello che le dava veramente fastidio, era la nebbia che avvolgeva la testa. I cinque bicchieri di rum cominciavano a fare effetto e un enorme calore stava avvolgendo tutto il corpo.

Una cosa che non aveva considerato, era la sensazione strana di indossare le mutande. Si era tanto abituata a starne senza che ora le dava quasi fastidio. Stava considerando, che se Tonino avesse voluto veramente farla a sentire a disagio in chiesa, avrebbe dovuto infilarle qualcosa di più grosso che l’uovo o il piccolo cazzo di gomma. Anche seduta in macchina, l’unico fastidio era dovuto ai sobbalzi della strada cui le causava una caduta sul sedile. Era certa che una volta abituata, non avrebbe più avuto problemi.
Nota che la macchina si ferma a lato della strada e guarda perplessa Tonino.
‘La messa inizia alle 10:30 giusto?’

Giuseppina annuisce preoccupata.

‘Bene! – Esclama. ‘ Siamo in largo anticipo. Sbottonati il vestito e fammi vedere le tette.

Giuseppina resta a bocca aperta. Era abituata alle sue richieste inconsuete, ma lì, in mezzo alla strada con la gente che passeggiava sul marciapiede di fianco a loro, si vergognava a morte…

Le mani tremano e con estrema fatica, libera le asole dai bottoni ed è costretta ad aprire il vestito fino all’ombelico. Osserva Tonino sorridente e continua a fissare quello che sta facendo, perché aveva il terrore di osservarsi attorno e di notare che ci fosse qualcun altro a guardarla.

La mano di lui le si avvicina e sulla tetta destra, in prossimità del capezzolo applica qualcosa di estremamente freddo. La base circolare avvolge completamente l’aureola, mentre l’oggetto si prolunga di alcuni centimetri verso l’esterno.
‘Tieni premuto.’

Prontamente Giuseppina esegue e in questo modo può coprire il seno nudo da sguardi indiscreti.
Lo stesso oggetto viene applicato anche in corrispondenza al capezzolo sinistro e nota come se l’interno sia formato da una specie di tubicino.

‘Tieni premuto.’ Le ripete. Pochi secondi dopo, un raggiante Tonino schiaccia un pulsante su quello che a prima vista sembra un porta chiavi e pochi istanti dopo. Giuseppina mugola.

I due piccoli oggetti le stavano aspirando i capezzoli e sgrana gli occhi allibita. Un mix di dolore e piacere la stava facendo tremare e questo diveniva sempre più acuto ad ogni secondo che passava.
Sussulta e non riesce a trattenersi.
‘Oooh’. OOOHHH’ OH!!!’ Si lamenta Giuseppina quando questi iniziano a vibrare…

Tonino la filma e si sofferma in primi piani. Nota il rossore delle guance e gli occhi chiusi. L’espressione del volto sognante e la bocca spalancata in segno del piacere sempre più crescente. Esegue una panoramica del luogo immortalando i passanti che camminano ignari e le macchine che passano a lato.

Senza accorgersene. La macchina è ripartita e si è immessa nel traffico per arrivare poco dopo nei pressi della chiesa dove ha parcheggiato nuovamente. Giuseppina ha aperto gli occhi e l’ha guardato trasognante e con tutti i sensi sconvolti.

‘Abbiamo ancora 35 minuti, prima che inizi la messa. Andremo a fare una passeggiata nel parco e dopo che mi avrai soddisfatto, andremo in chiesa assieme.’

Ora Giuseppina era veramente confusa. ‘Tu… Cosa intendi per insieme? Uhmmm…’ Geme per le sensazioni che le stanno turbinando a causa delle vibrazioni ai capezzoli.

Con un sorriso che le ha fatto gelare il sangue, è sceso dalla macchina e si è avvicinato dalla sua parte. Completamente in panico, osserva la portiera aprirsi e la mano di lui che si allunga per aiutarla a scendere dalla macchina. ‘Come poteva farla camminare con le tette esposte e con quegli infernali oggetti applicati sopra.’ Voleva piangere. Tremando tutta, prende la mano che Tonino le ha offerto ed esce dalla macchina. In piedi, le girava la testa e come la mano le è stata liberata, la riporta immediatamente sul seno per proteggere quel minimo di pudore che le è rimasto.

Davanti a lei si apriva il parco. Lo conosceva bene. L’area giochi con il castello, gli scivoli, le altalene, le numerose panchine e i tavoli da pic-nic. Fin da piccola aveva frequentato quel parco e proprio in quel luogo aveva fatto amicizia con la signora Tumbulani. Poteva conoscere ogni albero e ogni filo d’erba, come molte delle persone, adulti o bambini che frequentano quel posto. Sapeva perché Tonino aveva scelto quel parco. Voleva umiliarla davanti alle persone che la conoscevano e che frequentavano la parrocchia.

‘è molto frequentato questa mattina.- Ha detto Tonino, mentre si osserva attorno.- Sono contento, così se incontriamo qualcuno che conosci me lo presenterai. Se dobbiamo iniziare a vivere assieme, voglio conoscere tutto di te.- La guarda dritta negli occhi, serio.- Se non togli quelle mani dalle tette, iniziamo a camminare per il parco… Ora.’

Lentamente le mani sono scese lungo i fianchi e Giuseppina faceva sempre più fatica a trattenere le lacrime. Con il cervello annebbiato dall’alcool e dalle sensazioni estreme che le venivano dai capezzoli, si chiede perché lui ha detto che vivranno assieme. Deve resistere ancora fino a martedì. Poi tutto sarà finito.

‘Mi sembra che abbiamo ancora del tempo prima che inizi il servizio pastorale. Penso proprio che ho bisogno di un pompino.’

Le parole l’hanno colpita come un pugno allo stomaco. Già stava male e ora voleva che lo soddisfacesse con la bocca vicino alla sua chiesa. Come poteva comportarsi così. Questo non era il Tonino che conosceva. Era diventato un sadico tiranno e non poteva essere dovuto solo da quello che ordinava il fantomatico Sig.X. Si è guardata attorno e non ha visto nulla, se non altre macchine parcheggiate.

Ingoiando un grumo di saliva, ha iniziato a trafficare con la cintura. Le mani si muovevano confusamente, proprio come era la testa di Giuseppina. Sperava che lui si sedesse in macchina e l’avrebbero fatto al riparo da occhi indiscreti, ma lui imperterrito è rimasto piantato dove era. Si trattiene con una mano i pantaloni che non cadono a terra, mentre lei china e seduta sul sedile della macchina inizia a lappare la cappella. Sperava che il cazzo fosse già in tiro, ma le dimensioni contenute, le diceva che il lavoro le avrebbe comportato un lungo tempo.

Obbediente come sempre, ha iniziato a masturbarlo e a leccarlo con brevi e rapidi colpi di lingua. Aveva tutti i nervi tesi, a causa delle tette che penzolavano libere e con i tiracapezzoli che le continuavano a dare sensazioni sempre più eccitanti. Seduta, poteva sentire l’uovo nella pancia darle una sensazione di caldo e piacevole benessere e purtroppo anche il piccolo cazzo di gomma delle mutande stava facendo il suo effetto. Si sentiva sempre più calda e bagnata.

La bocca si è aperta e in un rapido colpo, il cazzo è scomparso tutto. Le labbra stringevano la base del cazzo facendo gemere Tonino che percepiva la lingua saettare lungo l’asta di carne che si faceva sempre più dura. Giuseppina stava applicando tutte le tecniche che aveva imparato per abbreviare il lavoro che doveva svolgere. Dapprima ha ingoiato succhiando solo la cappella, mentre la mano percorreva avanti e indietro lungo il cazzo in una sorta di morbida masturbazione. Ha leccato lungo il filetto per arrivare ad accarezzare dolcemente le palle e infine ha ingoiato il cazzo. Il sospiro che ha dato Tonino, ha indicato il piacere che provava dal lavoro che lei stava svolgendo, ma poi tutto si arresta.

Giuseppina si era fermata incredula e incapace di pensare. Il piccolo cazzo di gomma all’interno della figa aveva iniziato a vibrare. All’inizio non aveva capito cosa stesse accadendo, ma come le emozioni si sono fatte più intense, non poteva ignorarle. Si sentiva sempre più calda e affamata di godimento. Tutti i sensi erano stati per tanto tempo solleticati che ora, poteva sentire l’orgasmo montare. Geme fortemente, al punto che il cazzo le vibra sulla lingua.

Tonino ha osservato attentamente l’espressione sulla faccia di stupore e di piacere di Giuseppina. Pur tenendolo stretto in bocca, aveva smesso di continuare a succhiare per godersi l’orgasmo che le stava montando dentro.

Esattamente come avevano iniziato, rapidamente le vibrazioni si erano fermate. Soffocando un gemito di dispiacere, ha iniziato a trascinare svogliatamente le labbra avanti e indietro lungo il cazzo. Con il cuore che le batteva impazzito e tremando tutta, aveva ripreso il lavorio, ma la sua speranza era che le vibrazioni che aveva sentito poc’anzi, riprendessero.

Più il tempo passava, e più si stava convincendo che le vibrazioni che aveva sentito erano frutto della sua immaginazione. Era certa che l’uovo che aveva in pancia si fosse mosso e toccando il cazzo di gomma, le aveva provocato quella sensazione fantastica.

Tonino si ritira e il cazzo le esce dalla bocca. ‘Continua a segarmi e tieni aperta la bocca!’ Urla ansante.

Dopo alcuni colpi rapidi con la mano, Giuseppina si stava aspettando gli schizzi di sperma e ha potuto sentirli correre lungo la calda asta del cazzo. Preparata a riceverli, i primi due violenti schizzi l’hanno colpita direttamente all’interno della gola, mentre il restante bianco sperma le è caduto sulla lingua che, come una assetata aveva tirato fuori dalla bocca.
Ha osservato Tonino e ha visto il suo radioso sorriso soddisfatto che la guardava e solo a questo punto ha chiuso la bocca e ha ingoiato tutto.

Mentre Tonino si stava ricomponendo i pantaloni, non prima che Giuseppina gli avesse succhiato e nettato la cappella, ella stava pensando confusa. Rifletteva che forse era tutto opera del suo cervello offuscato dall’alcool, combinato con il fattore erotico di star dando un pompino a lui nei pressi della chiesa e aveva immaginato tutto. Anche i capezzoli, erano tirati e succhiati al punto che le facevano male. Non capiva se quelle macchinette infernali la stessero rendendo eccitata o cosa… Forse erano una combinazione di tutti i fattori e aveva creduto di sentire vibrare. La dura consistenza del cazzo di gomma non poteva non sentirla. Si muoveva alternativamente contro il morbido sedile e ogni volta nuove emozioni la facevano ansimare. L’uovo all’interno di lei la faceva sentire piena e poteva esserne certa che era pronta per godere. Si muove un poco di più e poteva sentire la gomma sfregare contro il clitoride. Voleva toccarsi e godere, ma guardava Tonino che la stava filmando.
Cosa vorrà farci con tutte le ore di film che sta archiviando. Si chiede perplessa Giuseppina.

‘No, era certa.’ Si dice fra se convinta. ‘Le vibrazioni che aveva sentito erano reali e non frutta della sua fantasia o altrimenti avrebbe già goduto.’
Geme, stressata dal fatto che il suo desiderio è li pronto per esplodere e non può muovere le mani. Aspetta fiduciosa un comando di Tonino e lo guarda confusa e supplichevole.

Con un sorriso che le pare più un ghigno, la guarda e la filma. ‘Come ti senti piccola?’ Le chiede.

Gli osserva in mano un piccolo oggetto, cose se fosse un piccolo telecomando per aprire i cancelli automatici. Ha osservato il pollice fare un ampio gesto e ha percepito chiaramente il clic, quando ha toccato il pulsante. Le vibrazioni fra le gambe e all’interno di lei sono rincominciate. Stava per rispondere alla sua domanda e solo un gemito roco le è uscito lasciandola senza respiro. Ha chiuso inconsciamente le gambe è ha iniziato a respirare con sempre più affanno. Con gli occhi chiusi e senza accorgersene, si è portata le mani al seno per palparlo, ma le manovre le sono state impedite dai tiracapezzoli. Come li ha toccati, ha gemuto per il dolore e successivamente un enorme calore si è spanto portandola al piacere più intenso. Dolore e piacere si stavano impossessando della sua anima e solo una cosa desiderava. Godere.

Ancora una volta le vibrazioni si sono bruscamente interrotte. Ha gemuto fortemente, frustrata per l’interruzione dell’orgasmo che era pronto per esplodere in lei. Lo guarda incattivita e con tutti i sensi allo spasimo. Stringe fortemente i pugni per non dire qualcosa e per non toccarsi. Non voleva dargli l’opportunità di punirla. Voleva solo godere.

Tonino la guarda con un ghigno malizioso e beffardo. ‘Questo è sufficiente per ora, piccola. Questa sarà la tua punizione per il resto della giornata che passeremo assieme. Resterai con le mutande addosso per tutto il giorno e non potrai toglierle finché non te lo dirò io.’

Si sposta un poco e dopo aver filmato l’area circostante, torna a registrarla. Si compiace di quello che vede. Il viso e fino al collo di Giuseppina è rosso. I seni sono perfettamente in vista con i tiracapezzoli che spuntano all’infuori.

‘Ascoltami bene… Dovrai andare al confessionale e dire al Padre DiGrazia, che hai avuto pensieri impuri su tuo fratello. Gli dovrai dire che lo hai scoperto, mentre si stava facendo una sega e anche questa stessa mattina l’hai rivisto che lo rifaceva. Digli che non riesci a togliertelo dalla testa. Che fantastichi sul suo cazzo e che vorresti mangiarlo. Confessagli che ogni volta che lo vedi, ti senti eccitata e che lo vuoi. Se te lo chiede, rispondi che ti masturbi con le visioni del suo cazzo. Sono stato chiaro?’

A causa della frustrazione sessuale cui era raggiunta e al fatto che si sentiva ubriaca, non aveva capito completamente le implicazioni che le aveva detto di fare, salvo che si sentiva mortificata di dover chiedere ed elemosinare di poter godere. Ha mosso un poco lentamente la testa emettendo un gemito di sconforto e poco dopo ha aggrottato la fronte. Poteva sentire le vibrazioni all’interno della pancia. Queste erano molto basse, ma era come se l’uovo stesse vibrando. Si è lasciata tirare e mettere in piedi da Tonino e si è dovuta aggrappare alle sue spalle per non cadere a terra per come le girava la testa.

‘Non preoccuparti di nulla. Ci sarò anche io in chiesa e insieme al nostro piccolo giocattolo ti staremo sempre vicini. Sono certo che un paio di mutandine come queste non le hai mai avute e prima che la giornata sia finita, ci saremmo divertiti parecchio.’

La fatta allontanare di qualche passo, per poi chiudere la porta della macchina. Giuseppina si sentiva confusa e incapace di reagire. Nello stato in cui era, l’unica cosa che sentiva era la vibrazione all’interno della pancia e la voglia di urinare. Come inebetita, ha continuato a guardare quello che faceva Tonino. L’ha visto sedersi al posto di guida e poco dopo andare via. Si è guardata attorno e non ha visto altro che macchine e il parco.

Ha iniziato a tremare come una foglia e si sentiva sempre più insicura sulle gambe quando è rimasta senza fiato. Il piccolo cazzo di gomma ha iniziato a vibrare nuovamente e quasi istantaneamente il cellulare ha iniziato a squillare. Con enorme fatica, ha preso il telefono dalla borsetta e aperta la comunicazione ha potuto riconoscere la voce di Tonino.
‘Togli i tiracapezzoli e non li buttare via, ci servono per dopo.’ La comunicazione cessa e le vibrazioni con essa. Solo l’uovo nella pancia non aveva smesso di vibrare.

Come ha iniziato ha respirare nuovamente, si è osservata le tette e si è vista che era mezza nuda. Ha cercato di ricomporsi al meglio, ma i lunghi aggeggi infernali le impedivano di allacciare il vestito. Ha provato a toglierli, ma le sembrava che fossero incollati e ogni volta, il seno e i capezzoli venivano allungati. Tira ancora un poco più forte e con un urlo lacerante, riesce a togliere e a staccarne uno. Si sentiva in affanno e si guarda attorno preoccupata che qualcuno l’avesse potuta sentire. Ansiosa, si osserva il seno per paura che il capezzolo le si fosse staccato a causa dell’enorme dolore che aveva sentito, ma nota che questi è dritto, duro e vistosamente rosso. Con coraggio e dopo aver fatto lunghi respiri profondi, stringe la mano attorno al seno e l’altra attorno all’odioso oggetto e tira con forza.

Urla nuovamente e, mentre si tiene la tetta dolorante, ripone i due aggeggi infernali in borsetta e finalmente si riveste. Constata che i capezzoli sono eccezionalmente duri e dritti e si intravedono chiaramente attraverso il tessuto leggero del vestito. Maledice se stessa per non essersi presa un golfino e si guarda attorno per vedere se qualcuno la potesse vedere. Si china fra due macchine e dopo aver studiato la situazione, libera la vescica. Terminata l’operazione, si aggiusta bene le mutandine e il cazzo di gomma sfrega sul clitoride turgido, facendola ancora ansimare. Ha una voglia enorme di godere e non vuole che Tonino si possa accorgere di qualcosa e punirla ancora. Sulle gambe malferme, si avvia verso la chiesa e il parco.

Segue nel capitolo 53.2

Maxtaxi

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