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Racconti di Dominazione

Michela S.

By 16 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Michela si risvegliò di soprassalto al suono del cellulare che squillava sul comodino. Erano le 7.00 del mattino del 1′ agosto e per lei era una giornata estremamente importante. Alle 9.00 in punto doveva recarsi presso uno dei più prestigiosi studi medici della città per un colloquio di lavoro. I suoi 19 anni e il suo diploma in ragioneria appena conseguito la rendevano estremamente nervosa ed agitata. Si era diplomata appena qualche settimana prima e non avrebbe mai sperato di avere anche solo un colloquio di lavoro in così poco tempo, per di più non riusciva neppure a capire come e perché aveva ottenuto quel colloqui se non aveva ancora fatto nessuna domanda di lavoro. Da giorni si sentiva ripetere da tutti che quel colloquio, visti i tempi di crisi, era una fortuna insperata e l’agitazione in lei era cresciuta al punto tale che l’intera notte era passata quasi insonne. Si era addormentata solo verso le 5.00 del mattino ed ora a poche ore dal colloquio si sentiva distrutta.
Nella stanza entrò la mamma, Cristina, che visto l’aspetto della figlia: ‘ma che cosa hai combinato ‘. non hai chiuso occhio vero?’ senza aspettare risposta la prese per mano e la trascinò in bagno ‘ti ci vuole una bella doccia fresca ‘. vedrai che ti rimette al mondo’.
Michela si spogliò e si infilò nella doccia. In effetti l’acqua fresca che scivolava sulla sua pelle portò via tutti i pensieri e la rimise al mondo. Apri un flacone nuovo di doccia schiuma si riempì la mano di quel liquido bianco e profumato di vaniglia, che però ogni volta le faceva venire voglia di altro tra le sue mani. Ricaccio quei pensieri nel profondo della sua mente e continuo a lavarsi, non era quello il momento, anche se le sue mani indugiavano più del necessario sui suoi seni e sui capezzoli ormai già duri un po’ per l’acqua fresca un po’ per i pensieri che le ronzavano in testa. Ancora una volta ricaccio quei pensieri in fondo alla sua mente e finì di lavarsi.
Usci dalla doccia e era li completamente nuda e bagnata davanti allo specchio e non poté fare a meno di guardarsi. Era una bella ragazza con i capelli castani lisci fin quasi a metà schiena, alta un metro e settantacinque centimetri, non un filo di grasso, un bel seno, secondo lei troppo piccolo, una seconda misura perfetta, due capezzoli scuri che sembravano disegnati con il compasso ancora turgidi dopo la doccia, il pelo pubico ben rasato anche se non completamente, le piaceva lasciare una piccola strisciolina di peli a marcare la presenza del suo monte di venere bel pronunciato e delle grandi labbra della sua vagina che si intravedevano in mezzo alle sue gambe lisce e sode. Spiccava poi la sua carnagione chiara resa ancora più chiara dal poco sole che quell’anno aveva preso visto che era rimasta a studiare per gli esami di maturità fino a qualche settimana prima.
Si preparò meticolosamente, indossò un reggiseno a balconcino bianco ed un paio di slip di cotone, una camicetta di lino bianca e nonostante il caldo del mese di agosto un completo grigio con la giacca a maniche corte e la gonna a tubino fin sopra al ginocchio, un paio di sandali aperti con un tacco appena accennato. Si mise un trucco estremamente leggero , un po’ di matita attorno agli occhi verde smeraldo ed un filo di lucidalabbra. Era pronta.
Cristina, la mamma la aspettava in cucina con la colazione pronta, che però preferì non prendere. ‘Mamma ‘ dai faccio tardi ‘ e poi mi sono già lavata i denti e ‘. Ciao! Ti chiamo appena ho fatto’. Uscì. Cristina si sedette sulla sedia della cucina e pianse!
La sua piccolina ormai era una donna e presto se ne sarebbe andata per la sua strada.
Lei sarebbe stata di nuovo sola.

Michela scese in strada e si incamminò verso lo studio medico A. dove tra poco meno di mezz’ora avrebbe sostenuto il suo primo colloquio di lavoro. Mentre mentalmente ripassava le risposte alle più svariate domande che si aspettava come un fulmine si ricordò del curriculum. La dottoressa Federica A. che l’aveva contattata telefonicamente per fissarle il colloquio si era raccomandata di portare un curriculum aggiornato e dettagliato con tutte le attività scolastiche e non che aveva svolto, aveva impiegato tre giorni a scriverlo aiutata dalla sua migliore amica Paola e lo aveva dimenticato a casa! Iniziò a correre per tornare a prenderlo. In pochi minuti arrivò a casa, apri il portone, chiamò l’ascensore che non arrivava, esclamò ‘Cazzo è vero è rotto ‘ che palle!’, salì le scale a piedi fino al quarto piano. Era distrutta, aprì la porta e senza dire una parola andò in camera lo agguanto e si riprecipitò fuori di casa. Si rincamminò verso lo studio con andatura spedita. Percorse le ultime centinaia di metri fino al portone del palazzo signorile dove si trovava lo studio medico A. e alle 8.55 citofonò.
Una voce di donna rispose ‘si’chi è?’
‘Sono Michela S., ho un appuntamento con la Dottoressa Federica A.’
‘Prego salga, terzo piano’.
Michela sperava con tutte le sue forze che ci fosse l’ascensore e soprattutto che funzionasse. Fortunatamente l’ascensore c’era e funzionava. Salì al terzo piano. Usci dall’ascensore si ritrovò su un ampio pianerottolo su cui si affacciavano diverse porte, una di queste era aperta e attraverso una seconda porta a vetri si accedeva allo studio medico A. Entrò e fu accolta da una donna in divisa da infermiera.
‘Buongiorno. Lei deve essere Michela S.?’
‘Si sono io’
‘La dottoressa è occupata con una paziente, se vuole accomodarsi tra qualche minuto sarà da lei.’
E dicendole così le fece cenno di accomodarsi su una serie di sedie proprio di fronte alla scrivania dell’infermiera. Michela si sedette ed accavallò le gambe, inevitabilmente la gonna le salì un pochino lasciando in bella vista le sue splendide cosce. Michela non ci fece caso era troppo nervosa. Sentì il suo telefono fare un bip era un messaggio, alzò gli occhi e vide la donna che la stava guardando, anzi la stava squadrando, si sentì a disagio, l’infermiera le fece un sorriso d’incoraggiamento e Michela trasse un sospiro, aprì la borsetta prese il telefono, era Paola la sua amica che le augurava in bocca al lupo, sorrise, era contenta di sapere che la sua amica le era vicina.
Dopo qualche minuto si rese conto che stava tremando, finita la corsa per arrivare in orario era completamente sudata, nello studio c’era l’aria condizionata e sentiva le goccioline di sudore che si stavano freddando colarle dietro la schiene facendola tremare dai brividi.
Il telefono dell’infermiera squillò.
‘Si Dottoressa’ seguì qualche attimo di silenzio ‘Certo Dottoressa, come vuole lei!’
L’infermiera attaccò il telefono, si alzò e si diresse verso Michela che non poté fare a meno di ammirarla. Era una donna molto bella, doveva avere non più di quarant’anni, era bionda con i capelli raccolti e racchiusi nella tipica cuffietta da infermiera, indossava un camice bianco abbottonato sul davanti, sotto probabilmente non indossava nulla perché non si vedeva uscire nessun altro capo d’abbigliamento, era abbastanza magra ed aveva un seno molto grande, una quarta o forse anche una quinta misura, Michela la invidiò, aveva sempre desiderato un seno più grande!
‘Se vuole seguirmi, la Dottoressa la sta aspettando.’
Michela si alzò e seguì l’infermiera. Notò che aveva anche un gran bel sedere. L’infermiera arrivò ad una porta in fondo ad un corridoio, bussò, entrò e richiuse la porta, lasciando Michela da sola a fissare la porta, aveva il cuore che le batteva a tremila, l’infermiera uscì dopo pochi attimi e fece cenno a Michela di entrare.
Si ritrovò in uno studio elegantemente arredato, notò dietro un separé un lettino e tutta una serie di attrezzature delle quali ignorava l’uso.
Una donna dietro la scrivania le sorrideva e lei timidamente ed estremamente impacciata salutò ‘Buo’Buongiorno!’
La donna rispose ‘Buon giorno a te. Tu devi essere Miche S. vero?’
‘Si sono io’
‘Dai accomodati, non rimanere li in piedi’ e nel dirle questo le fece cenno di accomodarsi su una delle sedie di fronte alla scrivania.
‘Allora, per iniziare, mi presento, sono la Dottoressa Federica A., e mi occupo principalmente di chirurgia estetica. Qui ricevo i pazienti, che sono principalmente donne, ma anche molti uomini, non immagini quanti di loro ricorrano alla chirurgia estetica. E poi esercito anche nella mia clinica che si trova fuori città. Hai portato il curriculum che ti ho chiesto?’
‘Certo, eccolo’ e nel dire così Michela diede il curriculum alla dottoressa. Lei lo prese, lo appoggiò sulla scrivania ed inizio a leggerlo in silenzio. Dopo qualche attimo si rivolse nuovamente a Michela:
‘Ti ho contattata perché sto cercando una persona da inserire in amministrazione per qualche mese perché una mia dipendente Sonia che è con me da diversi anni deve andare in maternità tra due settimane e debbo rimpiazzarla. Mi hanno parlato bene di te e da quello che vedo qui nel curriculum mi hanno detto il vero, ti sei diplomata con il massimo dei voti, brava e complimenti visto che è cosa molto recente!’
‘Grazie, si è stata proprio una bella soddisfazione! ‘ ma posso chiederle chi le ha parlato bene di me?’
‘Non lo sai davvero? è stata una tua insegnate, la professoressa Daniela C., è una mia cara amica quando le ho detto che mi serviva una persona mi ha dato il tuo recapito dicendomi che tu potresti essere la persona che fa al caso mio!’
Michela era come allibita, la professoressa Daniela la odiava, in tanti anni di scuola mai una parola gentile, nelle interrogazioni era sempre più severa con lei che con gli altri compagni, eppure l’aveva raccomandata e chi se lo sarebbe mai aspettato.
‘Comunque’ continuò la dottoressa Federica ‘dimmi qualcosa di te’
‘Bè dottoressa c’è poco da dire mi sono diplomata lo scorso mese, per aiutare mia mamma ho sempre fatto qualche lavoretto come cameriera’
‘mi ha detto Daniela che non hai il papà, mi spiace’
‘a me no a dire la verità, ha abbandonato me e mia madre quando ero piccola e non si è più fatto vivo, ho scoperto un paio d’anni fa che si è risposato e ha messo su un’altra famiglia in Romania, quindi credo che forse perderlo sia stata la cosa migliore che potesse capitarci! Comunque sono abituata a lavorare e questo certo non mi spaventa!’
‘Vedo che nonostante la tua giovane età sei una ragazza decisa e diretta, forse troppo! Se verrai a lavorare qui sarà il caso che certe esternazioni le trattieni per te, sono stata chiara?’
Michela si rese conto di essersi lasciata trascinare ed abbassando lo sguardo disse ‘Certo!’
‘Certo cosa?’ aggiunse l’altra donna. Michela era spiazzata, non capiva cosa dovesse rispondere. ‘certo Dottoressa!’ completò la frase Federica, aggiungendo ‘quando ti rivolgi a me devi sempre concludere le frasi con Certo Dottoressa, Si Dottoressa oppure come vuole Lei, Dottoressa!’ seguì un attimo di silenzio ‘Qui comando io ed il mio volere è legge! Per te può andare bene?’
Michela era interdetta. Ma senza neppure pensarci pronunciò delle parole che tuttora ad anni di distanza non sa come spiegarsi ‘Certo Dottoressa, per va benissimo ‘ il suo volere è legge!’
‘ok, Michela’ti farò sapere tra qualche giorno se sei assunta, ora puoi andare!’ si girò e si mise a scrivere al pc qualcosa, Michela si alzò salutò, uscì dalla porta, ripercorse il corridoio che portava all’ingresso dello studio, salutò anche l’infermiera ed uscì!

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