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Racconti di Dominazione

Mondo 101

By 2 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

The World 101

Mondo 101, la città di Ginevra,
1000′ ciclo solare, Primavera

La città non s’era ancora svegliata, anche se l’alba sarebbe sorta da li a poco. Il numero 107 invece, un ragazzo sulle ventuno primavere, era già sveglio da quasi un’ora, come del resto molti altri numeri. Indossava una semplice veste di colore grigio, dal tessuto grezzo e ruvido, ed era scalzo. Appena sveglio, poco prima del cantare del gallo, era uscito con passo leggero dalla casa, utilizzando la porta sul retro. Fortunatamente la casa dove serviva era situata in una zona periferica, molto vicina alla fossa comune degli schiavi. A volte il numero 107 si chiedeva come facessero i numeri che servivano nella parte opposta della città ad arrivare fino a li, e poi a tornare nelle rispettive case in tempo per la colazione. Naturalmente dovevano tornarci prima del sorgere completo del sole, altrimenti sarebbero stati puniti, e non in modo lieve.

La fossa, naturalmente, era stata costruita dagli schiavi ed era un enorme buco che per tre metri sprofondava nel terreno. Era largo venti metri, e lungo altrettanto. Assi marce limitavano, per quanto possibile, che la terra inquinasse l’acqua, portata nella fossa da un acquedotto sotterraneo. Il numero 107 si tuffava nella parte destra della fossa, così come il numero 106, suo amico sin dagli inizi della loro vita.

– ‘Che ti è successo alla faccia?’ aveva chiesto il numero 107 al numero 106, con un tono di voce per niente sorpreso.

– ‘La padronscina compiscia gli ahnii’ ‘ aveva mugolato il numero 106. La parte destra della faccia era talmente gonfia, e la bocca talmente viola, che non riusciva a parlare correttamente. Il labbro inferiore aveva anche un profondo taglio, che scompariva all’interno della bocca.

– ‘Ah, compiva gli anni’ capisco” ‘ si era limitato a dire il numero 107.

– ‘Scie mansciato poco shhhavolta’ ‘ aveva continuato il il numero 106. ‘Volesciano scialtarmi addosscio, e persh posho non mi hanno cavato l’osscio.’ ‘

– ‘Occhio o osso?’ ‘ aveva domandato il numero 107, perplesso. Aveva sentito molte storie nella sua breve vita, ma l’estirpazione delle ossa non era una di esse. Il numero 106 aveva indicato l’occhio destro, gonfio e rosso come un rubino.

Finito di lavarsi i due numeri si erano salutati con un cenno del capo. Arrampicatosi sulle assi, il numero 107 s’era rimesso la tunica e con passo spedito era ritornato verso casa.

Quando la colazione fu pronta; spremuta di arance, fette biscottate con marmellate varie, acqua, the al limone, uova e ovviamente il latte, il numero 107 portò in tavola le varie cibarie. Solamente il the e il latte rimasero sul gas, a fuoco lento.

– ‘ANTOOONELLAAA!!!’ ‘ Il numero 107 sobbalzò per lo spavento. Lasciò il latte e il the, e salendo le scale entrò poi nella camera da letto della padroncina Clara. La terza padroncina della casa, – prima di lei c’erano la madre Chiara e la sorella Rebecca, – era una giovane ragazzina dalla pelle bianca, il fisico tonico e allenato da ore di calpestamento e una lunga cascata di capelli neri, che gli arrivava fino a metà schiena.

– ‘Si padroncina’ ‘ disse il numero 107, in ginocchio di fronte al letto della padroncina.

– ‘Leccami i piedi’ Antonella” ‘ ordinò Clara, ridendo come una matta. Il numero 107 pensò per un attimo che la padroncina si divertiva molto a dargli dei nomi femminili. Beh, perlomeno per un po’ di tempo almeno un nome posso averlo, pensava in questi casi il numero 107.

Muovendosi a quattro zampe il numero 107 s’era portato al margine del letto, la gamba sinistra della padroncina sporgeva fino a metà coscia. Il numero 107 venne percorso da un fremito gelido lungo la schiena, la padroncina era nuda, realizzò con sgomento.

Senza perdere tempo il numero 107 leccò il piede della padroncina. Partendo dal tallone, fece aderire completamente la lingua alla pianta del piede di Clara, per poi risalire fino alle dita, che succhiò una ad una. Il risucchio fece ridacchiare la padroncina. Il numero 107 ciucciava le dita con cura, facendo rumore, perché sapeva che alla padroncina piaceva. Quando la pianta del piede fu lucida di saliva, il numero 107 fece forza con la lingua, per penetrare fra le dita del piede della padroncina, ripulendo con cura ogni centimetro di pelle. Se le unghie della padroncina fossero state lunghe, il numero 107 le avrebbe tagliuzzate e mangiate coi denti, ma quel giorno erano perfettamente tagliate.

I piedini della padroncina erano molto sporchi e avevano un forte odore. La padroncina la sera prima, dopo aver ballato per tutta la notte, era crollata sul letto, con i piedi ancora calzati dagli stivaletti bianchi, dal tacco di 10 centimetri. Il numero 107 però, mentre puliva con la lingua il piede di Clara, non c’aveva fatto caso all’odore. Se nasci in un mondo dove l’ossigeno è una cosa ovvia, altrettanto è ovvio l’odore dei piedi sporchi e sudati per chi nasceva nel mondo 101.

– ‘Ora’ leccami l’altro piede Greta’ ‘ mugolò la padroncina, ridendo.

Muovendosi a gattoni il numero 107 si portò di fronte alla parte destra del letto, e realizzò solo in quel momento che le gambe della padroncina erano spalancate. Non potendo alzare gli occhi non poteva esserne sicuro, ma era certo che una mano della padroncina fosse sotto le coperte, all’interno delle cosce.

– ‘Mmm’ no, annusalo prima, voglio vedere e sentire che me lo annusi.’ ‘

Schiacciando il naso contro la pianta del piede, il numero 107 annusò con forza il piede della padroncina, che con un gemito iniziò a far muovere le coperte. Il numero 107 strofinò il naso, dal tallone fino alle dita, annusando l’odore del piede. Spinse un poco, per far entrare il naso fra le varie dita, e continuò ad annusare l’odore del piede della padroncina fino a quando quest’ultima non iniziò ad inarcare le dita, a irrigidire il piedino, e a gemere a bassa voce. Cosciente che per godere, la padroncina lo stava fissando con immenso piacere, il numero 107 continuò ad annusare quel piede che ora continuava a muoversi avanti e indietro, a spostarsi di continuo, seguito dai piccoli gemiti di piacere della padroncina.

‘Mmm’ puliscilo ora’ pulisci il piede’, mugolò Clara, che voleva venire mentre guardava la lingua dello schiavo fra le dita del suo piede.

A differenza del piede sinistro, il numero 107 si limitò a leccare il piede come un cane, utilizzando tutta la lingua e strofinandola in lunghe leccate lungo la piante del piede. Sapeva che alla padroncina piaceva vederlo così, e continuò fino a quando la padroncina non mosse il piede, per mettergli le dita davanti agli occhi. Il numero 107 iniziò subito a ciucciare le dita del piede una ad una, partendo dal mignolo, che lavò e massaggiò con la lingua, per poi succhiare tutte le altre fino al pollice. I ditini del piede di muovevano velocemente nella bocca del numero 107, la padroncina stava per raggiungere l’orgasmo.

La padroncina, dopo che vide la lingua del numero 107 in mezzo al mignolo e all’anulare, non resistette più: era già da alcuni minuti che si stava trattenendo, e voleva venire vedendo la lingua dello schiavo fra le sue dita. Mordendo il cuscino Clare venne, mugolando e chiudendo gli occhi, inarcando la schiena e le gambe, la testa all’indietro. Quando si fu calmata, osservò lo schiavo, ai piedi del letto.

– ‘Ora vai via Antonella che devo vestirmi’ ‘

Il numero 107, sempre a quattro zampe usci dalla stanza. In corridoio si rialzò in piedi, e con passo veloce scese in cucina. Fortunatamente aveva avuto l’intuizione di mettere il latte ed il the a fuoco lento, e utilizzando una presina di stoffa, li portò in tavola. Dopodichè il numero 107 si mise in ginocchio, al lato della sedia della matriarca della famiglia Rivoli.

Stava per cominciare un giorno come tanti, un giorno nella norma per il mondo 101.

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p.s. Lymondmartin non sono due persone, ma solo una.

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