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Racconti di Dominazione

Musica nuova in camera da letto

By 29 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Musica nuova in camera da letto

L’invasione

Era comiciato in un modo che non mi sarei mai aspettato. Io e Patrizia conoscevamo dei ragazzi che facevano i promoter di eventi, soprattutto concerti. Spesso ci chiedevano il favore di ospitare qualche gruppo, per risparmiare sulle spese, in cambio noi entravamo gratis a tutti i concerti e ci scappava pure qualche lavoretto per Patrizia. Allora vivevamo in una casa piuttosto piccola, una stanza da letto e un soggiorno con un doppio divano letto, quindi in genere ci veniva richiesta l’ospitalità solo per artisti che si esibivano in duo o al massimo in trio. Ci arrivò quindi una telefonata dai ragazzi, ci chiedevano di ospitare un jazzista americano di colore che avrebbe fatto due serate in città. Era la prima volta che ospitavamo una persona singola, in genere erano sempre gruppi composti da uomini e donne, spesso fidanzati tra loro. Preparammo il divano letto del soggiorno, non era un letto matrimoniale, erano due singoli sovrapposti, tolti i cuscini del divano facemmo scorrere il lettino incassato e mettemmo le lenzuola. Poi ci rilassammo, in quanto il musicista sarebbe arrivato dopo il concerto a notte inoltrata. Faceva molto caldo, Patrizia aveva indosso un vestitino che le copriva a malapena le cosce. Io stavo in boxer. Ci stendemmo sul letto della nostra stanza a vedere la tv e piano piano, complice la calura, ci appisolammo. Mi svegliai al suono del citofono che erano le due di notte, Patrizia dormiva pesantemente, capii che era arrivato il musicista e pensai di non disturbarla. Mi avviai a rispondere dopo avere chiuso piano piano la porta della stanza. Era appunto uno dei nostri amici che mi disse che l’artista era arrivato, mi avvertì anche che era un pò ubriaco, di non contrariarlo troppo. Io non mi preoccupai, visto che si trattava di una persona sola, sentii l’ascensore che arrivava al piano e la porta che sbatteva. Mi affacciai sul pianerottolo ed ebbi un sussulto. Di fronte a me si stagliò un uomo di colore enorme, alto almeno uno e novanta, con lunghi capelli neri e crespi, un soprabito scuro che lo rendeva ancora più imponente, il viso non troppo nero incorniciato da una barba rada. Sembrava un gangsta rapper, però di classe. Mi salutò guardandomi dall’alto in basso con un espressione un pò schifata. Mi ricordai che ero in mutande, dovevo apparirgli ridicolo, bianco e mingherlino rispetto a lui col mio uno e settanta scarso. Mi sentii nudo, quasi raggelai sotto il peso del suo sguardo. Mi feci da parte per farlo entrare, non abbastanza da non sentire il tessuto del soprabito che mi strusciava addosso e l’odore acre che emanava di alcool, fumo e sudore. ‘Where is my bed?’ mi disse bruscamente. Voleva sapere dov’era il suo letto, aggiunse che era stanco togliendosi il soprabito e buttandomelo addosso. Anche senza quell’indumento appariva imponente. Una camicia bianca aperta su un petto muscoloso e sporgente, sembrava un pugile, pantaloni di pelle neri e attillati, stivali di cuoio grezzo da cow boy. Lo condussi nel soggiorno stringendo in mano il soprabito, mi sentivo piccolo e intimidito al suo cospetto, il fatto di essere seminudo mi dava una sensazione strana, mi sentivo sudato per il caldo opprimente, soprattutto mi sembrava di essere bagnato in mezzo alle cosce, mi immaginai per un attimo come si doveva sentire una donna quando per l’eccitazione le si bagnava la fica. Non avrei dovuto pensare a questa cosa. Il cazzo mi si rizzò istantaneamente e mi coprii col soprabito che stringevo in mano. Arrivammo nel soggiorno e gli indicai il letto. Era evidentemente troppo piccolo per la sua mole. Mi guardò stupito, poi la sua bocca si allargò in una risata potente e sguaiata, che mise in mostra dei denti enormi e luccicanti d’oro. Mi chiese se c’era un altro letto. Scossi la testa, gli dissi che quello era l’unico libero, che c’era solo un’altra stanza e in quella ci dormivamo io e mia moglie. Lui non disse nulla, si diresse barcollando verso la stanza da letto e spalancò la porta con violenza. Patrizia si svegliò di soprassalto, lui non la degnò di uno sguardo. Entrò nella stanza e cominciò a spogliarsi. Era una scena assurda, io ero senza parole, Patrizia si coprì col lenzuolo visto che era quasi nuda, a parte l’abitino e un paio di mutandine striminzite, e cominciò a protestare violentemente. In men che non si dica l’uomo era nudo, aveva un cazzo grossissimo, circonciso, una cappella enorme e scura. Io tenevo ancora in mano il suo cappotto e non riuscivo a staccare gli occhi da quell’arnese enorme. Anche Patrizia ammutolì di fronte a quella visione. Una volta nudo l’uomo si voltò verso di me e mi strappò il soprabito dalle mani. Cercai di coprirmi, ma sia ai suoi occhi che a quelli di Patrizia risultò evidente la mia vistosa erezione. L’attenzione della scena si spostò su di me. ‘Fucking faggot!!’, brutto frocio, disse lui guardandomi minacciosamente, ‘lurido porco’, disse piano Patrizia. Io abbassai gli occhi vergognandomi come un ladro. Contemporaneamente sentii un ondata di calore, l’interno delle cosce che mi si bagnava ancora di più mentre il cazzo mi si induriva tanto da farmi male. Mi scosse la risata del negrone che si gettò sul letto facendo ballonzolare in alto Patrizia che per non cadere mollò il lenzuolo e si aggrappò alla sponda. ‘Sei un lurido porco’, ripet&egrave Patrizia, ‘vattene e portati via questo negro di merda’, aggiunse ormai incazzatissima. Fu un errore. Il tipo evidentemente conosceva qualche parola di italiano, soprattutto sapeva bene il sigificato dell’espressione che aveva usato Patrizia. Il risultato fu un potente manrovescio che si abbatt&egrave sul viso di mia moglie. Lei non se lo aspettava. Stramazzò sul materasso mentre il vestito le si alzava mettendo in mostra la fica. L’uomo era furente. Le si avventò addosso mentre la poverina terrorizzata cercava di scappare. Lui la trattenne dal vestito che immediatamente si stracciò restandogli in mano. Patrizia cadde dal letto sul lato lontano dalla porta. Si accucciò in un angolo tremando, lacrime di paura le spuntavano dagli occhietti da cerbiatta. Io ero paralizzato, avevo paura per lei e mi sentivo totalmente impotente. Il negro si avvicinò alla mia donna, le stava davanti in piedi. Potevo vedergli le spalle e le natiche possenti. Non vedevo più Patrizia che era a terra di fronte a lui, occultata dalla mole imponente di quell’uomo enorme. Erano vicinissimi io ero vicino alla porta immobile, i secondi passavano. Lui continuava a starle davanti e non si capiva cosa stesse succedendo. Era calato un silenzio improvviso. Mi avvicinai lentamente e mi spostai di fianco al musicista. Restai senza fiato. Patrizia gli stava succhiando il cazzo, aveva gli occhi spalancati, il viso rigato di lacrime, il suo sguardo adesso non esprimeva paura ma eccitazione e totale sottomissione. Glielo succhiava dolcemente lappandoglielo come se fosse un biberon, la bocca deformata da quell’enorme cappella. Il negro cominciò a grugnire, afferrando i capelli di mia moglie e sbattendola con violenza. Lei sembrava godere del trattamento, vidi le sue manine bianche stamparsi sulle enormi natiche del musicista, carezzandole e strizzandole, poi, continuando a pompare Patrizia gli infilò un dito nel culo. Pochi secondi e l’uomo venne urlando male parole in inglese e inondando di sperma la bocca di mia moglie. Quindi si staccò e si gettò sul letto. Io osservai Patrizia in ginocchio, con gli occhi socchiusi e acquosi che si leccava le labbra, completamente dimentica della mia presenza. ‘So you, fucking faggot and your slut go away!!!’ la voce del musicista risuonò potente nella stanza. Ci stava cacciando fuori dalla nostra camera da letto. Vidi un espressione delusa sul viso di mia moglie mentre io dentro di me ringraziavo il cielo, non so se avrei potuto sopportare oltre quello che stava succedendo. Ero spaventato e frastornato, ma avevo il cazzo sempre dritto. Questo sottolineò mia moglie mentre uscivamo a testa bassa dalla stanza e ci andavamo a stendere sui lettini del soggiorno, ‘ti &egrave piaciuto porco, ti &egrave piaciuto vedere come spompinavo il negro e come mi bevevo il suo sperma. Anche a me &egrave piaciuto’ aggiunse ‘mi &egrave piaciuto che tu vedessi…’. Io stavo impazzendo a quelle parole, la implorai di scopare o almeno di farmi una sega. Lei si rifiutò. ‘Ti concedo di leccarmi la fica al massimo, perché sei un porcellino e meriti di essere punito, ma prima ti lego’. Rimasi di stucco. Mia moglie voleva legarmi. Non era mai succeso, nei giochi che facevamo era sempre lei ad essere legata o bendata, adesso mi proponeva una cosa che mi terrorizzava anche per la presenza, che avvertivo minacciosa, dell’uomo nell’altra stanza. Tuttavia lei fu irremovibile e io totalmente arrendevole. Prese una corda per il bucato e la tagliò in quattro pezzi, poi mi assicurò braccia e gambe al letto. Stavo a pancia in su, non potevo neanche strusciarmi sul materasso per venire. Lei si mise a cavalcioni sulla mia faccia e cominciò a sfregarci contro la fica con violenza. La sua vagina depilata era caldissima e colava letteralmente, mi sentivo il viso inondato di miele. In un minuto venne urlando e schiacciandomi la faccia tanto da farmi soffocare. Poi si staccò e si stese sull’altro letto. ‘Ciao tesoro’, mi salutò, ‘riposati adesso, domani sarà una giornata movimentata’, raggelai a quelle parole che lei aveva pronunciato con un tono dolce, da donna innamorata. Non c’era niente da fare, avevo sposato una pazza scatenata. Adesso dovevo fare i conti con un cazzo duro che non voleva saperne di smosciarsi. Feci appello a tutte le mie forze, cominciai a pensare a cose tristi e sgradevoli, ma mi veniva sempre in mente l’immagine del corpo nudo del negro e di mia moglie che se lo leccava. Mi addormentai che dalle finestre socchiuse filtravano le prime luci dell’alba.

Sottomesso

Mi svegliai di soprassalto, sulle prime non capii dove mi trovavo, poi mi resi conto che ero nel soggiorno di casa mia, il ricordo della serata precedente mi investì all’improvviso facendomi letteralmente mancare il fiato. Non ero più legato, mia moglie non era più nel letto accanto al mio. Mi spaventai, pensai all’energumeno nell’altra stanza e che a Patrizia potesse essere successo qualcosa di male. Poi sentii un rumore di stoviglie provenire dalla cucina e mi rincuorai. Mi alzai di scatto e corsi a vedere cosa succedeva. Patrizia era ai fornelli, intenta a preparare una colazione sontuosa e a disporla amorevolmente su un vassoio. Era completamente nuda, tranne un paio di zeppe altissime e un perizoma striminzito. Io restai a guardarla senza dire una parola, non sapevo davvero cosa fare mi sembrava di assistere alla scena di un film. Quando ebbe finito prese il vassoio e fece per avviarsi verso la stanza da letto. ‘Ti prego Patrizia, se quello ti vede in queste condizioni non so cosa può succedere’, le dissi preoccupato, ‘mettiti almeno qualcosa addosso!!!’, implorai. ‘Hai ragione caro’, mi rispose sorridente. Posò il vassoio sul tavolo e si sfilò le mutandine, lo fece con estrema lentezza mentre a me il cazzo già cominciava a ridiventarmi duro. Quindi si infilò il grembiule per lavare i piatti. Si voltò di spalle e mi chiese di aiutarla e io come un automa glielo allacciai dietro. In quel modo era ancora più arrapante, col culo nudo e le tette strizzate. Riprese il vassoio e si incamminò. ‘Tu resti qui tesoro’, disse, ‘se vuoi puoi ascoltare da dietro la porta’. Cominciai a implorare, non volevo lasciarla sola, avevo paura per lei e insieme una eccitazione violenta al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere. Patrizia si bloccò, mi guardò pensierosa per un attimo e poi disse ‘ok, puoi venire, ma ad una condizione, devi toglierti anche tu le mutande, si deve vedere bene come godi a vedere la tua donna mentre fa la puttana’. Neanche a dirlo accettai e lei a quel punto per rendere la cosa ancora più penosa mi ordinò di portare il bricco del caffé. Entrammo nella stanza. Il negro era già sveglio, completamente nudo, ci salutò allegramente alla vista della colazione dandoci a me del frocetto e a lei della puttana. Mia moglie si sedette sul letto e gli porse il vassoio guardandolo adorante. Io mi misi di fianco, nudo come un verme, col bricco in mano e il cazzo dritto. L’uomo si gustò la sua colazione, io stavo pronto col bricco e Patrizia gli porgeva il cibo, pulendogli la bocca col tovagliolo e a volte anche imboccandolo. Versavo il caffé quando mi veniva richiesto, ero scioccato dal fatto che in quel momento mi sentivo terrorizzato ma estremamente felice. Invidiavo mia moglie, volevo essere io lì sul letto, a imboccare il padrone, a leccargli il cazzo se lui avesse voluto. Ma non fui io a realizzare il desiderio. Fu Patrizia che appena l’uomo ebbe terminato si tolse lentamente grembiule guardandomi fisso negli occhi e si avventò sul petto del negro, che dal canto suo non si scompose affatto, considerava evidentemente mia moglie come parte della colazione.
Patrizia cominciò a leccargli avidamente i capezzoli e gli addominali possenti, ogni tanto interrompeva per baciarlo appassionatamente sulla bocca, vedevo la lingua enorme del negro violare la boccucia del mio amore quasi deformandogliela. Poi Patrizia si prese in bocca il cazzo, glielo leccava, gli leccava le palle, succhiava, si era messa a quattro zampe sul letto, col culo in aria e me lo muoveva a dieci centimetri dal cazzo mugolando come una cagna. Allungai istintivamente una mano e le infilai un dito nella fica. Dentro c’era la lava incandescente, non l’avevo mai sentita così bagnata. ‘Fucking faggot!!!’, urlò il negro alzandosi di scatto. Patrizia mollò il cazzo. ‘You don’t touch her…’ Ringhiò minaccioso. Mi intimava di non toccare MIA moglie e io provavo una strana sensazione di sottomissione, come se lui avesse tutto il diritto di farlo. Patrizia dal canto suo era in estasi, lo guardava che sembrava innamorata persa. E a quel punto ciò che doveva accadere accadde, al padrone non gli bastava più di farselo solo leccare. ‘I wanna FUCK you’, disse, facendo illuminare di gioia il viso di mia moglie. Per un attimo la cosa mi spaventò. Pensai che quell’energumeno una volta ficcato il cazzo dentro non sarebbe uscito senza venire, pensai alle malattie, al fatto che mia moglie potesse restarci. Mi sembrava troppo pensare allo sperma di un estraneo nella fica di mia moglie, in bocca va bene, ma nella fica no era troppo. Posai il bricco del caff&egrave che ancora mi tenevo in mano come un deficiente e corsi in bagno. C’erano dei preservativi che erano rimasti inutilizzati dai primi tempi del nostro rapporto, quando ancora eravamo fidanzati. Ne tirai fuori uno dalla scatola e rientrai velocemente nella stanza mentre Patrizia stava dando l’ultima leccata e si vedeva che era già pronta a impalarsi sul cazzone del musicista diventato, dopo il trattamento di lingua, un enorme palo di carne. Le porsi il preservativo con uno sguardo implorante. Lei mi sorrise e cominciò a scuotere lentamente la testolina facendomi no-no col ditino. Il negro si gustava la scena divertito. ‘Ok darling’, disse con un tono stavolta dolce ed educato, ‘give me your pussy’. Patrizia mi mandò un bacio con le dita, afferrò il cazzo del negro che stava steso a pancia all’aria sul letto e se lo ficcò dentro, calandosi lentamente fino a farlo scomparire. Nel farlo emise un rantolo di piacere che fece vibrare la casa dalle fondamenta e provocò una scarica al mio cazzo dolorante che sembrava ormai essere fatto di pietra. Il negro cominciò a pomparla, poi la girò alla pecorina e in tutte le posizioni possibili. Lei godeva come una matta, lui stantuffava come un martello pneumatico. La mise nella posizione del missionario e cominciò a darle colpi violentissimi. Patrizia quasi scompariva sotto il corpo del negro, io riuscivo a vederle solo il viso, la bocca, la lingua che le sporgeva arcuata mentre si leccava il viso e la barba del suo negro. I colpi accelleravano, Patrizia godeva a ripetizione, lo capivo dai rantoli e dagli occhi che ogni tanto le si giravano nelle orbite. Con un grugnito terribile l’uomo si scaricò dentro di lei, da come si muoveva e da quanto durò il grugnito si capiva che gli stava spruzzando dentro una quantità di sperma enorme. Si accasciò di colpo su mia moglie. Io credevo che l’avrebbe schiacciata. Per un momento si sentì solo il rumore dei nostri respiri affannosi e dei piccoli lamenti estasiati che Patrizia emetteva, sepolta sotto quella massa di carne. Poi il padrone si staccò. Si stravaccò soddisfatto sul letto e, come la sera prima, ci intimò bruscamente di uscire, stavolta perché doveva vestirsi e andare via. In effetti erano ormai le due passate, sapevo che di lì a mezz’ora sarebbero passati i nostri amici per portarlo alle prove. Pensai anche che non era finita, che dovevamo ospitarlo anche per quella notte e credo che anche mia moglie stesse pensando alla stessa cosa dall’espressione contenta che le si leggeva in viso.

Black Rain

Dunque uscimmo dalla stanza come il padrone ci aveva ordinato e andammo nel soggiorno. Io avevo il cazzo duro, volevo venire, chiesi a mia moglie di farmi una sega, le dissi di farlo o altrimenti sarei stato io a masturbarmi. Patrizia si sedette sul bordo del letto di fronte a me e allargò leggermente le cosce. Vidi lo spema che debordava dalla sua dolce fichettina arrossata, ne vidi il biancore luccicante che sgocciolava sulle cosce di mia moglie. Era troppo, quella vista mi disgustava, ebbi un conato di vomito, mi sentii vacillare e caddi a terra in ginocchio. Patrizia ridacchiò, si piegò in avanti e mi afferrò il viso facendomi alzare la testa e guardandomi negli occhi ‘Tu sei un porcellino maleducato’ disse ‘quindi devo punirti e decido io quando e come devi venire. Se vuoi ti consento di masturbarti ma ad una condizione: mentre lo fai devi leccarmi la patatina, così assaggi pure tu un pò di questo dolce latte, sono sicura che ti piacerà tanto.’ Mi alzai di scatto inorridito, era troppo, non potevo tollerarlo e non potevo tollerare il fatto che quelle parole avessero avuto l’effetto di una stilettata di piacere per il mio pisello. Corsi in bagno e mi chiusi la porta alle spalle. Mi sedetti sul water e mi afferrai il cazzo cominciando a menarmelo furiosamente. In pochi secondi sarei riuscito a venire se la porta non si fosse spalancata all’improvviso facendomi bloccare. Sulle prime pensavo fosse mia moglie, ma invece era il musicista che dopo essersi vestito era venuto ad utilizzare il bagno. Si fermò sulla porta guardandomi interdetto. Io mi alzai di scatto, ansante, nudo e col cazzo in mano. ‘You fucking faggot!!!’ disse. Entrò e mi appioppò un manrovescio che mi fece cadere di lato. Finii col culo dentro la vasca da bagno che stava di fronte al lavandino e rimasi immobile, paralizzato dal terrore e (aimh&egrave!) dall’eccitazione. Lui alzò la tavoletta si sbottonò la patta e tirò fuori il suo enorme arnese. Quella visione calamitò la mia attenzione, tanto da non accorgermi che alle sue spalle era arrivata piano piano mia moglie. Me ne resi conto quando vidi la manina bianca di Patrizia che afferrava il cazzo del negro proprio quando il primo fiotto di urina stava sgorgando da quell’enorme cappella. Quel gesto ne bloccò la fuoriuscita. L’uomo si girò verso mia moglie con un espressione interrogativa. Lei gli sorrise e lo spinse dolcemente facendolo ruotare fino a posizionarlo di fronte a me. Poi con la mano libera la mia dolce mogliettina mi afferrò un piede e mi costrinse ad entrare completamente nella vasca. Ovviamente senza la mia totale sottomissione non avrebbe potuto farlo. Io mi sentivo un automa, obbedivo, ero solo un pezzo di carne nelle loro mani, ero una puttana. Il negro rise, sveva capito cosa voleva mia moglie. Mi stesi sul fondo della vasca e chiusi gli occhi. I primi fiotti di urina mi raggiunsero cone frustate calde, ognuno di essi mi provocò brividi di piacere, godevo con la pelle, mi sentivo l’urina sul petto sulle gambe, sul cazzo, non finiva mai. Un getto mi colpì sul viso, le mie labbra si dischiusero per un attimo e mi sentii il sapore in bocca. Le risate del negro e di mia moglie erano musica per le mie orecchie di troia. Volevo che mi facessero di tutto. Ero il loro pezzo di carne. Poi come tutte le cose belle finì e io aprii gli occhi. Il musicista stava rimettendosi dentro il cazzo. Nello steso momento sentimmo il citofono suonare, il driver era arrivato. Il padrone mi salutò allegramente dandomi del frocetto e si avviò alla porta con mia moglie nuda che gli sculettava dietro. Scomparvero alla mia vista. Sentii l’uscio che si apriva, sentii lui che salutava la mia ‘slut’ ma non sentii la porta richiudersi. Passò un pò di tempo, io ero immobile, scioccato, steso nella vasca completamente impiastricciato di urina, il cui odore nelle narici mi stordiva e mi nauseava al tempo stesso. La porta del bagno era rimasta aperta, se mi sporgevo avrei potuto vedere cosa stava succedendo. E così feci, per vedere mia moglie inginocchiata di fronte alla porta spalancata (chiunque dei vicini di pianerottolo avrebbe potuto vederla se fosse uscito in quel momento!!!) che succhiava il cazzo del musicista. Dopo mezzo minuto il negro buttò indietro la testa e si scaricò nella bocca di mia moglie, con un grugnito che con mia somma disperazione rimbombò per le scale del palazzo. Patrizia si staccò e si girò lentamente verso la porta del bagno. La troia era sicura che stavo lì a guardare e mi sorrise maliziosa. Io ritirai indietro la testa e mi risistemai sul fondo della vasca, ero completamente inebetito, non sapevo come comportarmi in quella situazione. Sentii la porta che si richiudeva e respirai di sollievo. Almeno quel matto se ne era andato. Restava soltanto la sua urina sulla mia pelle e il mio cazzo che non voleva saperne di smettere di pulsare.

Sapore e orgasmo

Pensavo che Patrizia sarebbe venuta direttamente in bagno e mi stupii quando mi accorsi che era entrata nella stanza da letto, sentii che apriva l’armadio e armeggiava con qualcosa. Stavo in attesa, ero ormai totalmente disposto a compiacerla, le ero grato per quello che mi stava dando e al tempo stesso la odiavo per quanto era puttana. Finalmente mi raggiunse e si inginocchiò per terra, di lato alla vasca. Mi guardava senza parlare, aveva in mano il vibratore che usavamo nei nostri giochi, o meglio che sempre e solamente io fino ad allora avevo usato su di lei. La fissai ipnotizzato mentre ci spremeva sopra il flacone dell’olio idratante ungendolo completamente. Poi si abbassò, infilò una mano nella vasca e mi fece allargare le gambe. Mi appoggiò il vibratore al buco del culo e cominciò a ruotarlo lentamente, facendolo entrare centimetro dopo centimetro. Il mio ano cominciò a dilatarsi, mi sembrava di avere una bocca al posto del culo. Non sentivo dolore, solo scariche di piacere che mi risalivano dalla spina dorsale per esplodermi nel cervello. Le presi una mano e me la misi sul cazzo. Lei la ritrasse di scatto facendomi no con la testa e aumentando contemporaneamente il ritmo del pompaggio. Io non capivo più niente ero in delirio completo. Patrizia avvicinò il viso al mio e io che credevo volesse baciarmi avvicinai la mia bocca alla sua. La sua mano mi artigliò il viso con decisione, le dita mi si conficcarono nelle guance costringendomi ad aprire le labbra. Dalla bocca dischiusa di Patrizia cominciò a colare nella mia un liquido bianco, lo sperma del negro che la mia mogliettina aveva tenuto in bocca per me, quello che prima mi ero rifiutato di leccare e che adesso mi sarei bevuto come se fosse stato il nettare più buono del mondo. Nel momento stesso in cui sentii il sapore dello sperma qualcosa nel mio culo esplose. Sentii un ondata di piacere che mi raggiungeva il cazzo e cominciai a venire, sborravo senza che nessuno mi toccasse, solo per il piacere di essere inculato e di bere sperma dalla bocca di mia moglie. Durò per un tempo interminabile fu l’orgasmo più violento e intenso della mia vita. Alla fine mi accasciai all’indietro. Patrizia mi guardava dolcemente ‘ti amo, porcellino mio’, mi disse baciandomi sulla fronte. Poi si rialzò leggera e usci dal bagno chiudendosi la porta alle spalle. Riaccquistata la lucidità cominciai a rendermi conto di come mi sentivo. Mi sembrava di essere pieno e felice, anche se un pò atterrito di me stesso, della mia depravazione e soprattutto della mia sottomissione che, nelle mani di quella pazza scatenata che avevo sposato, non sapevo dove avrebbe potuto trascinarmi. Aprii l’acqua della doccia e cominciai a lavarmi via i liquidi corporei che mi ricoprivano. Mi sentivo una puttana felice che si pulisce dopo il lavoro. Indugiai a lungo facendomi investire dal getto caldo, insaponandomi lascivamente manco fossi Edwige Fenech. Trascorse almeno un quarto d’ora che sentii il telefono squillare e Patrizia rispondere. Parlò in inglese, non capivo cosa diceva ma avevo capito benissimo con chi parlava. Il cuore cominciò ad accellerare, avevo un brutto presentimento (o una dolce aspettativa, non so). Patrizia chiuse la comunicazione e entrò nel bagno con un espressione strana e molto, molto maliziosa. Io avevo appena finito di sciaccquarmi e stavo per alzarmi dalla vasca per prendere l’accappatoio. Lei si inginocchiò, con una mano mi rispinse a sedere e con l’altra mi prese il cazzo moscio e cominciò a menarmelo. ‘Caro,’ mi disse, ‘ha chiamato Paul’, il musicista si chiamava Paul evidentemente. ‘Mi ha chiesto se stasera può dormire da noi anche il suo batterista. Dice che lui &egrave un bianco e che non disdegna i culetti maschili, ha detto che lo porta per fare divertire anche il ‘faggot”. Mi strizzò l’occhio sorridendo, la troia. Io ero atterrito, un cazzo nel culo, non sapevo se ero preparato a una cosa del genere. ‘E-e tu’ balbettai ‘tu cosa gli hai detto!!???’. ‘Gli ho detto di si’ mi rispose la mia dolce mogliettina, ‘ma a una condizione…che stasera dovranno essere tutti e due a incularti, sei contento caro?’ Abbassai la testa senza rispondere, d’altronde quella di mia moglie più che una domanda era una affermazione. L’erezione violenta e improvvisa che istantaneamente le era cresciuta in mano stava parlando per me…

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