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Racconti di Dominazione

Non avrei mai immaginato che

By 3 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era molto tempo che voleva rivedermi, la prima volta che ci siamo incontrati era stato 2 mesi prima, in primavera, indossavo un jeans e una giacca azzurra di maglia di cotone, non potevo presentarmi in gonna la prima volta, era uno sconosciuto.
Dopo la prima volta, temevo un nuovo incontro, lui mi voleva fortemente e io sapevo che a lui avrei ceduto, il suo sguardo non riuscivo a reggerlo, nei suoi occhi vedevo e sentivo la sua fermezza, la sua forza, la sua autorevolezza.
Cosi lo scorso autunno ci siamo rivisti, per poco tempo.
Ho indossato quello che mi ha chiesto: gonna, la più corta che avevo (poco sopra il ginocchio), doveva essere larga non a tubo, camicetta comoda, ne avevo una con la zip, molto aderente che metteva molto in evidenza il mio seno.
Indossa l’intimo, mi disse.
Così scesi, lo vidi, mi venne incontro mi bacio’ direttamente sulla bocca insinuando la sua lingua forte nella mia gola.
Avevo già ceduto.

Saliamo sull’auto che gli aveva prestato un amico, un fuoristrada nero, e cerchiamo un posto per appartarci.
Trovato.
Fermi nella penombra di un lampione fa scorrere la sua mano decisa sulla mia coscia, senza un minimo di esitazione la infila sotto la gonna, mi guarda negli occhi e io apro le gambe.
Avevo il perizoma fradicio.
Sei una cagna, mi dice.
Mi esce un doveroso filo di voce e ringrazio abbassando gli occhi.

Sposta il perizoma ed è già dentro di me, deciso, mi stava prendendo per il suo puro piacere di violarmi e io mi bagnavo sempre di più.
Con forza affondava profondamente non so nemmeno quante dita, poi un’altra e ancora e spingeva più forte.
Il dolore, il modo con cui mi penetrava e cercava di raggiungere il mio utero mi aveva fatto colare gli umori sulla gonna, nel silenzio della notte sentivo il lieve tintinnio del cinturino del suo orologio in metallo e il rumore dei miei umori che colavano fuori da me.
Mi dice: “Guardati”, ero riversa sul sedile e mi raddrizzo, mi guardo…..
Gambe oscenamente aperte, perizoma spostato e la sua mano, fino quasi l’orologio dentro di me. “guardami” mi dice, “sei una vacca”, abbasso gli occhi e con un filo di voce e una lacrima che scorre sulla mia guancia lo ringrazio.

Continua a penetrarmi ancora per un po’ facendo roteare il suo pugno dentro di me. Poi smette, delicatamente lo estrae e mi porge la mano da leccare.
Ad un tratto si alza e scende dall’auto per salire dietro, si accomoda sul sedile posteriore e mi dice “fai il tuo dovere troia”.

Mi giro mi infilo tra i 2 sedili e mi inginocchio davanti a lui, e sento che comincio a perdere umori, gli slaccio la cintura, apro i pantaloni e tiro fuori un membro durissimo, le sue parole sono:”guardami mentre lo succhi”.

Comincio ad adorare quel membro come se fosse il primo, lo lecco, lo assaggio, lo succhio finchè non mi sento brancare da una morsa per i capelli e mi penetra totalmente fino in gola.
“Succhia puttana” e io divento avida di questo cazzo così Padrone, così prepotente, così duro e severo.

Mentre succhio lui continua a dirmi oscenità, e i miei umori arrivano a bagnare le autoreggenti. Comincia a scoparmi la gola, gli occhi mi escono dalle orbite tanto spinge forte, il trucco si comincia a sciogliere per lacrime involontarie.
La consistenza del suo membro cambia, diventa granito nella mia bocca, senza avvisarmi viene, tirandolo fuori e schizzandomi in faccia, in bocca e sulla camicetta aperta.
Rantolava dal piacere. Mi passo le dita dove era schizzato il suo sperma e lo succhio.

Si riveste, e mi impedisce di sistemarmi il perizoma, mi fa uscire dalla macchina mi fa sollevare la gonna ed ero tutta piena di succhi che colavano ancora, sulle cosce sulle calze e sulla gonna.

Sei una meravigliosa cagna in calore mi dice.
Sali in macchina.
A quel punto accende una sigaretta e me la porge, accompagnata da una carezza dolcissima. Mi prende dolcemente con una mano e mi fa appoggiare sul suo petto accarezzandomi e sussurrandomi parole dolcissime.
Fumiamo.
Mette in moto e mi riaccompagna dove mi ha presa.
Ti voglio presto. Un bacio e se ne va.
Torno a casa con la testa nel pallone, umiliata, piena di vergogna, trattata come una puttana, raccolta per strada usata e riaccompagnata.
Non avrei mai immaginato che in quel momento di umiliazione fisica e morale avrebbe potuto fare cio’ che voleva e io ero eccitata ma sopratutto felice.

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