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Racconti di Dominazione

Penelope abbandonata (Parte III)

By 1 Aprile 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Certo, poteva sembrare strano che di quella sera alla villa non restasse traccia fra noi due, tu non ne parlavi più, continuavi a chiamarmi al tuo casale e tutto, apparentemente, continuava ad andare come prima, ma a guardare bene le cose la routine che si era creata in più un anno di rapporto era mutata in alcuni aspetti fondamentali proprio da quella sera.
Adesso venivi più spesso a casa mia, non ci passavi le notti, anche perché non potevi fare il tuo comodo, ma comunque venivi a prendermi oppure restavi a cena ed il nostro menage non era più segreto, sempre che lo fosse stato. Poi era accaduta un’altra cosa molto strana, mio figlio era voluto andare ad abitare con suo padre, quindi in casa eravamo rimaste solo io e mia figlia, che oramai aveva quasi vent’anni ed era diventata proprio una bella ragazza. L’abbandono di mio figlio non mi aveva fatto certo piacere, ma l’avevo accettato anche perché la cosa mi dava più libertà di azione per i nostri incontri.
Anche i nostri amplessi, sostanzialmente, erano sempre eguali, anche se qualcosa era mutato, adesso tu preferivi usare molto di più la mia bocca che sodomizzarmi, visto, come mi avevi detto un giorno, che oramai il mio ano era diventato troppo largo e quindi forse era meglio lasciarlo riposare per un po’; tale condizione permetteva a te di godere, mentre io difficilmente raggiungevo il piacere ed ero quindi costretta a procurarmelo da sola, normalmente di fronte a te, mentre ti ripulivo il membro dal seme versato. C’era poi un’altra cosa, adesso anche in casa mia mi trattavi come una schiava, mi ordinavi le cose nonostante la presenza di mia figlia e più di una volta non hai esitato a farle capire quale fosse la mia condizione nei tuoi confronti. Mia figlia, direttamente, non mi ha mai chiesto nulla, ma indirettamente non tardò a farsi sentire, come quando, avvicinandosi il Natale, mi chiese se per regalo avessi edsiderato un guinzaglio.

Le festività natalizie passarono con tutte le loro tradizioni, in quel periodo tu non ti facesti quasi mai sentire, visto che prendesti l’occasione per fare alcuni giorni di vacanza ed andare a fare un viaggio nei paesi caldi. Naturalmente io questo lo seppi da Lara dopo il Capodanno, quando una sera mi chiamò per dirmi che mi avevi ordinato di andare al casale alla solita ora.
Ti trovai abbronzato e rilassato dalla lunga vacanza, della quale non mi parlasti, mi dicesti invece che a breve ci sarebbero state delle novità che io naturalmente avrei accettato con piacere, come qualsiasi tuo ordine. Queste cose me le dicesti mentre stavi cenando ed io, come d’uopo, ero accosciata ai tuoi piedi mangiando con il piatto in mano. Terminata la cena, non attenedesti neppure che Lara sparecchiasse, mi facesti alzare, mi rivoltasti sulla tavola e mi sodomizzasti con violenza, arrivando all’orgasmo in pochissimo tempo senza minimamente interessarti di me. Terminato il tuo piacere, uscisti dal mio corpo, io mi girai per pulirti come tu volevi, ma tu quasi subito mi scacciasti, dicendomi che avevi sonno per il lungo viaggio e desideravi andare a riposare. Lasciai il casale un po’ adombrata per il tuo comportamento, ma comunque felice per averti rivisto dopo molto tempo.
Ma la sorpresa più grande l’ebbi la sera successiva, quando tornando da fare la spesa ti trovai a casa mia, stavi parlando con mia figlia e quasi non mi salutasti, mi dicesti soltanto che saresti rimasto per la cena, per il dopo non avevi ancora deciso nulla.
Mi diedi da fare e preparai un buon pranzo che tu mangiasti con appetito; durante il pasto mi rivolgesti la parola pochissime volte e tutte queste solo per ordinare qualcosa, mentre parlavi molto volentieri con Francesca (mia figlia), dei suoi studi universitari, delle sue passioni musicali e sociali; il dialogo era molto intenso e forbito, davi sfogo di tutta la tua intelligenza e di tutta la tua cultura, cose che mi avevano fatto innamorare di te a suo tempo, un amore che nonostante tutto ancora oggi non conosce limiti.
Terminata la cena, passasti in salotto per il caffè, mentre Francesca uscì con degli amici; una volta soli mi ordinasti di spogliarmi, cosa che io feci ben volentieri, poi mi obbligasti a inginocchiarmi vicino al divano dove eri seduto e mi facesti capire, senza tanti sotterfugi, quali sarebbero state le novità a cui mi avevi accennato la sera prima:

– Da ora in poi dovrai allargare i tuoi orizzonti, visto che ti piace fare la troia come ho potuto constatare alla villa, ho pensato di sfruttare al meglio questa tua inclinazione e quindi ho deciso di prestarti, sotto lauto compenso, a qualche amico o amica, che ti potrà usare a suo piacimento per quanche ora. ‘ Mi dicevi questo mentre sorseggiavi il caffè, guardandomi diritta negli occhi, con quella solita aria di sfida che mi faceva andare il cervelo in tilt, tanto che le tue parole per me sembravano coccole ‘ Comincerai domani pomeriggio, alle 16,00 ti ho fissato un appuntamento in Via ‘ al numero ‘ dove troverai quella signora che tanto ti cercò quella sera alla villa, sono sicuro che ti farai onore, puttana come sei, saprai fare bene anche la lesbica ‘

Terminasti la frase quasi con ardore, poi mi prendesti per i capelli quasi facendomi male e mi obbligasti a giacere bocconi sul divano, dopodichè mi sodomizzasti di nuovo come avevi fatto la sera precedente, versando alla fine volutamente il tuo sperma sul pavimento ed obbligandomi a leccarlo, proprio come una brava cagna.

Ecco erano le 15,30 di un freddo e triste pomeriggio di pieno inverno, la mia autovettura si muoveva fra il traffico cittadino alla ricerca di quella via alla quale tu mi avevi ordinato di andare, un ordine al quale, come al solito, non avevo saputo dire di no e lo avevo accettato senza fiatare, con il solito stato d’animo con cui accettavo tutti i tuoi ordini che per me erano come l’aria che respiravo, tanto era il mio amore e la mia sottomissione nei tuoi confronti. Se tu avevi deciso questo voleva dire che ciò era quello che tu desideravi e quindi non era solo un dovere, ma un piacere per me obbedire.
Se prima di incontrarti, all’infuori di mio marito, non avevo conosciuto altri uomini, figurarsi se ero mai stata con una donna, ma la cosa non mi turbò più di tanto, visto cosa avevo saputo fare e subire negli ultimi tempi ero sicura che avrei saputo cavarmela anche in questa circostanza e per questo mi ero preparata come pensavo che una puttana (quello infatti ero in quel momento) avrebbe dovuto essere. Dopo l’ufficio infatti ero andata direttamente a casa per prendere un bagno caldo, poi avevo cosparso il mio corpo di un olio profumato, mi ero truccata in modo un po’ provocante, avevo calzato delle calze nere velate autoreggenti e sul mio corpo nudo avevo indossato la sola pelliccia, regalo di mio marito di qualche Natale precedente; così agghindata mi sentivo pronta per affrontare qualsiasi cosa e fu con quello stato d’animo che suonai al cancello della villetta che corrispondeva all’indirizzo che mi avevi dato.
Dopo qualche istante la serratura automatica scattò ed una voce dal citofono mi ordinò di entrare; entrai così in un giardino e percorendo il viletto asfaltato giunsi all’ingresso della casa, dove mi aspettava una giovane ragazza filippina molto formosa vestita da cameriera che mi invitò ad entrare:

– La signora la sta aspetando in salotto, se vuole dare a me la sua pelliccia ‘ mi disse apena entrata con aria servizievole
– No grazie, preferisco tenerla, almeno per adesso ‘ le risposi guardandola con attenzione e pensando che la ragazza forse era qualcosa di più che una cameriera.
Mi accompagnò quindi in salotto, dove seduta su un ampio divano di pelle c’era la donna che ‘ seppur mascherata ‘ avevo visto quella sera alla villa farsi procurare prima un orgasmo orale da un’ancella e poi farmi chiari gesti di pretesa sessuale; constatai che poteva avere la mia età (circa quarant’anni), indossava un’ampia vestaglia bianca bordata di piuma di struzzo portando i capelli neri racolti sulla testa in modo da mettere in vista un viso molto bello ed anche molto ben curato, probabilmente a seguito anche di qualche lifting.
Appena mi vide mi invitò ad entrare e a togliermi la pelliccia, io mi guardai un po’ intorno come smarrita e quindi, senza ulteriori indugi, mi tolsi l’indumento restando praticamente nuda al cospetto delle due donne, che esclamarono apertamente il loro stupore.

– Vieni mia cara, vieni ‘ mi disse allora la signora indicandomi il divano ‘ mettiti a sedere qui accanto a me, sono ben lieta che il tuo padrone abbia acconsentito all’appuntamento, vedrai che diventeremo molto amiche noi due, ne proprio sicura ‘ e dicendomi questo mi guardava con aria vogliosa, non nascondendo l’eccitazione che l’aveva avvolta vedendomi già nuda e disponibile ‘ Vuoi qualcosa da bere, amore? –
– No, grazie ‘ le risposi con la voce un po’ tremante, sia per freddo che per la paura
– Non avrai mica paura, dopo quello che hai passato quella sera a quella festa non dovresti proprio averne cara ‘ e così dicendo cominciò ad accarezzarmi una coscia fino all’inguine ‘ Poi dimmi sei mai stata con una donna? Secondo il tuo padrone io sarei la prima ed è per questo che ha preteso un prezzo così alto ‘ agguinse poi con aria ironica.
– Mai prima d’oggi Signora ‘ risposi io ‘ ma sono sicura che saprò ripagare ciò che Lei ha pagato al mio padrone ‘ In realtà non sapevo quanto sarei stata pagata, ma devo dire che la cosa non mi turbò, anzi mi procurò una certa eccitazione.
La donna allora si alzò in piedi cambiando completamente atteggiamento nei miei confronti, probabilmente aveva capito che non avrei opposto resistenza e sareri stata ai suoi ordini con assoluta obbedienza:
– Mettiti in ginocchio brutta sgualdrina, da oggi ed anche per il futuro, se sarai degna di avere altri incontri con me, starai sempre in posizione inferiore rispetto alla mia e mi chiamerai Signora, dandomi sempre del Lei, hai capito ‘ e così dicendo con un piede mi spinse sulla spalla facendomi cadere all’indietro sul tappeto, poi mi venne sopra, allargò le gambe e potei vedere che era nuda sotto la vestaglia (cosa che avevo immaginato); vidi così per la prima volta in vita mia il sesso di una donna aperto e gonfio quasi all’inverosimile per la voglia, sembrava che volesse esplodere da un momento all’altro, capii cosa mi stava accadendo e mi preparai ad affrontare la situazione ben conscia della mia inesperienza e forse con la recondita speranza che quello fosse il primo e l’ultimo incontro con quella donna, che sinceramente mi faceva un po’ di paura. Ella, dopo avermi mostrato la sua supremazia, si tolse quindi la vestaglia, si acosciò sul mio volto come per fare pipì (cosa che pensai in realtà che stesse facendo) e mi ordinò senza tanti preamboli di leccarla.
Iniziò così la mia avventura di prostituta, quel pomeriggio diedi sfogo a tutte le mia ‘abilità’, certo ero una neofita per quanto riguardava i rapporti saffici, ma cercando nella mia mente le cose che a me avrebbero fatto piacere, credo di essermela cavata abbastanza bene. La signora raggiunse una serie di orgasmi a seguito delle diverse posizioni che mi ordinava di assumere e devo dire che quando uscii da quella casa fui ancora più convinta che la donna che conoscevo forse non era mai esistita e che il tuo vero successo era stato quello di tirar fuori dalla brava e timorata moglie, mamma, casalinga e impiegata, una donna che adesso viveva la sua vita ancorata ad un solo ideale, il piacere carnale dato dalla sua sottomissione nei tuoi confronti, che adesso si esplicava anche nella sottomissione dei tuoi amici.

Da quel giorno la mia vita ebbe quindi dei cambiamenti sostanziali, infatti oramai era abitudinale che un giorno o due della settimana tu mi fissassi appuntamenti con varie persone con le quali mi facevi prostituire in cambio di una lauta ricompensa, della quale io non ho mai saputo l’entità né ho mai visto la minima parte. Le persone con le quali mi procuravi gli appuntamenti erano le più disparate, uomini, donne e coppie, in particolar modo fui ‘affittata’ spesso e volentieri da due uomini orrendi, che mi usavano contemporaneamente in tutte le parti del corpo, facendomi fare cose che per me erano inimmaginabili; un tabù però è stato sempre invalicabile, tutti i tuoi amici non mi hanno mai né battuta e né frustrata, forse questo è stato veramente il tuo gesto di amore nei miei confronti senza però pensare che le altre nefandezze che quelle persone facevano al mio corpo forse provocavano ferite ben più gravi.
Nell’ambito dei miei usuari, più di un uomo mi ha chiesto di andare a vivere con lui o di diventare la sua amante fissa, cosa che io ho sempre rifiutato perché l’unica cosa che mi interessava nella vita eri tu, che in fondo eri la mia vita stessa.

Quel pomeriggio ero molto stanca, oltre alla primavera oramai inoltrata, durante quella settimana mi avevi procurato tre incontri, dei quali due notturni e per di più mi avevi chiamato una volta al casale (cosa che adesso avveniva sempre più di rado) per una delle solite tue cene ed ero rimasta li fino alla mezzanotte, così avevo deciso dopo l’ufficio di riposare un po’. La telefonata arrivò inaspettata e mi parve anche inopportuna, vista l’ora (le 16,00 circa), era Lara che mi diceva che alle 18,30 dovevo trovarmi al casale, così tu avevi ordinato. L’ora era inusuale come inusuale era il fatto che tu mi chiamassi dopo solo due giorni, ma non ci pensai più di tanto, il giorno dopo era sabato e avrei trovato una scusa per non andare in ufficio così avrei potuto riposare.
Mi preparai con la solita cura, a casa non dovevo avvertire nessuno visto che Francesca era uscita, oramai aveva la sua vita e ci vedevamo molto di rado, forse era giusto così, visto anche la madre che si ritrovava; mi avviai verso la tua casa in collina per trascorrere qualche ora inisieme a te, ore che negli ultimi tempi si erano sempre più assottigliate e che oramai si riducevano a rapporti sempre più violenti e brevi, ma a me bastavano mi davano la forza per continuare a vivere quella vita che mi ero scelta al momento in cui ti avevo conosciuto.
Arrivai qualche minuto prima dell’ora prestabilita, non vidi la tua autovettura, ma non mi preoccupai, ero sicura che saresti arrivato in tempo, salii le scale e suonai alla porta, visto che Lara non veniva ad aprire come suo solito. Passò qualche istante, sentii i soliti passi, la porta si aprì e vidi Lara avvolta in una vestaglia e con l’aria un po’ strana:

– Ho preso una brutta influenza, non ce la faccio a stare in piedi, lui questa sera ha degli invitati e mi ha detto di chiamarti per preparare la cena, mettiti la vestaglia altrimenti rischi di rovinarti il vestito ‘

Quindi avevi bisogno di me solo per farti da cameriera, prima la tua schiava, poi la tua puttana, ora anche la tua cameriera, avevo fato veramente una bella carriera, ma se era questo quello che volevi, be! lo avrei accettato di buon grado, in fondo c’era veramente di peggio. Mi recai quindi in cucina e seguendo le istruzioni di Lara cominciai a preparare la cena per due persone, poi andai nel salone ed apparecchiai come al solito, con un posto sulla tavola ed uno per terra; volevi farmi ancora una sorpresa e ci eri riuscito, adesso stavo diventando anche la tua donna di casa e chissà se per il futuro non ci sarebbero stati anche ulteriori sviluppi.
Terminato di apparecchiare, mi recai quindi verso la stanza guardaroba per toglermi sia la vestagla che l’abito e restare ad aspettarti nuda al solito posto. Avevo appena terminato di togliermi l’abito, quando sentii suonare alla porta, mi misi in fretta la vestaglia addosso, anche perché faceva abbastanza freddo, e mi avviai ad aprire.
All’inizio non capivo, pensavo fosse uno scherso, uno dei tanti che la vita mi aveva riservato, oppure un modo come un altro per incanalare il nostro rapproto fra quelli normali, in fondo davanti a me c’era mia figlia che sicuramente tu avevi invitato a cena con noi; certo Lara non mi aveva detto che saremmo stati intre, anzi mi aveva fatto preparere per due persone, come al solito, ma comunque non ci sarebbero stati dei problemi avrei fatto in un attimo a rimediare, ma appena Francesca fu entrata capii che avevo frainteso tutto.

– Ciao Francesca ‘ le dissi infatti con affetto ‘ Non ti aspettavo, mi hai fatto proprio una bella sorpresa ‘
– Certo ti ho fatto una bella sorpresa, mamma ‘ mi rispose mia figlia quasi con non curanza ‘ ma vedrai che le sorprese non sono finite qui ‘

Detto ciò infatti entrò e si diresse con fare deciso di chi conosce già l’ambiente, vicino alla sedia posta acanto alla porta che immettieva nel guardaroba, si tolse il cappotto e me lo porse, sotto portava un vestio bianco che non ricordavo che possedesse, scollato sia sul davanti che sul dietro, come lei non ne aveva mai indossati, anche questo fu tolto in un attimo lasciandola nuda con le sole calze autoreggenti in dosso, mi porse quindi l’abito e le scarpe e con aria di scherno finalmente mi parlò:

– Su non stare lì inebetita, porta questa roba nella stanza qui accanto, me la renderai quando lui mi avrà usata come tu sai bene e non essere sorpresa di vedermi qui, proprio tu non puoi farmi la morale, tu che hai rovinato una famiglia per quest’uomo, io in fondo devo rendere conto solo a me stessa ‘ e detto ciò si avviò verso il tavolo restando in piedi nella posizione dove io ero solito attenderti.

Mi muovevo come un automa, questa proprio non me l’aspettavo, mi figlia Francesca sedotta da te che ripercorreva le mie solite orme, non non poteva continuare ad andare avanti così, ora sarei andata di la, le avrei riportato i vestiti e l’avrei portata via, costasse quel che costasse. In quel momento udii dei passi nella stanza e poi ti sentii che mi chiamavi, mi accorsi che stavo correndo da te, ti vidi, mi guardasti sorridendo e mi dicesti:

– Bene, vedo che la cena è pronta, oltre ad essere una troia ed una cagna stupenda sei anche una massaia perfetta, cosa chiedere di più ad una donna, adesso puoi servire, non credo che ti debba dire come fare, vero? ‘ e dicendo così mi infilasti una mano sotto la vestaglia per accarezzarmi un seno.

Non dissi una parola, andai in cucina e mi apprestai a servire, così come avevo visto fatto a Lara moltissime volte.
Entrai quindi nella sala da pranzo e mi rividi in mia figlia accucciata ai tuoi piedi, così come quando mi porgeva il piatto perché la servissi, ma ancora di più mi rividi in lei quando, terminata la cena, ti aprì la vestaglia e prese il tuo sesso turgido fra le sue labbra ricevendo così anche lei il suo dono prelibato, poi tu la riversasti sul tavolo, ella si allargò le natiche per favorire la penetrazione e tu la possedesti come eri solito possedere me, passando dall’ano alla vagina senza fermarti un attimo, procurandomi un piacere inauduto, un piacere che io gridavo al mondo senza alcun tipo di ritegno e che ora vedevo gridare al solito modo a Francesca, che usava le mie stesse parole ed i miei stessi gesti, in particolare tentava di trattenerti con le mani in uno dei due orifizi affinchè tu la facessi giungere al culmine del piacere e invece non fu così, ti irrigidisti come eri consueto fare quando eri nell’orbita del tuo godimento e mia figlia, capendo, si girò di scatto per riceverti nella bocca e così mi rividi ancora in lei mentre ti ripuliva con cura.
Guardavo quelle scene appoggiata allo stipide della porta della sala da pranzo, come se qualcosa mi avesse tenuta incollata li, non avevo perso niente del vostro amplesso, che adesso si riproponeva analogamente a come accadeva quando io ero al posto di Francesca; così rividi il tuo membro fra le sue labbra riprendere consistenza e ti vidi rivoltarla sul bracciolo del divano per poi infilzarla con quella violenza che per me era paradiso e la vidi inarcarsi in quel dolore che diventa ben presto piacere, un piacere urlato senza ritegno, noncurante che davanti a lei ci fosse sua madre, un piacere portato all’estremo e toccato un attimo prima che tu toccassi di nuovo il tuo, si il tuo piacere goduto guardanomi diritto negli occhi come per volerlo condividere con me e solo allora capii che non era Francesca a procurartelo, ma ero ancora io che lo facevo attraverso mia figlia, adesso la tua onnipotenza sulla mia persona era completa.

Francesca era riversa su quel tappeto che tante volte mi aveva accolto dopo l’amplesso, mi avvicinai sensa dire una parola, lei alzò la testa e mi guardò facendomi un sorriso, poi si alzò e mi chiese di andare a prendere i suoi abiti, pregandomi di non fare rumore per non svegliarti.
Così se andò, indossando il suo abito scollato sul corpo ancora sporco e martoriato dalle tue prodezze, io restai ancora qualche attimo nella casa per riporre qualche oggetto; dentro di me sinceramente speravo che ti alzassi e mi spiegassi ciò che stava accadendo, anche se in fondo non c’era niente da spiegare, ma l’attesa fu vana.
Tornai quindi a casa mia, Francesca era ancora in bagno e quando uscì, con la sua camicia da notte azzurra con gli orsetti stampati sopra, quasi non riconobbi la donna che poco prima era stata protagonista di un amplesso così estremo che però dava una grande soddisfazione, quella di sentirsi finalmente donna, in quanto una donna per essere tale, non può che essere l’oggetto che provoca piacere al proprio uomo, la sottomissione totale, l’annullamento della propria personalità e forse della propria vita.
Ci guardammo con uno sguardo nuovo, dopo molto tempo eravamo di nuovo madre e figlia, adesso non c’erano più ostacoli fra noi perché Francesca capiva la mia condizione come io capivo la sua, interpretavo i suoi sentimenti, le sue voglie e non riuscivo ad odiarla, anzi in quel momento ci fu un legame in più fra noi, quella complicità che solo fra due schiave si materializza.
Mi avvicinai e l’abbracciai con forza, lei rispose al mio gesto con altrettanta foga ed amore sciogliendosi poi in un pianto liberatore.

– Scusami mamma, scusami, proprio non volevo ‘ iniziò a raccontare fra le lagrime che mi bagnavano la spalla – all’inizio lo disprezzavo, non riuscivo a capire come tu facessi a sopportare tutte quelle umiliazioni, ma poi, giorno dopo giorno, la sua presenza si è dimostrata sempre più importante tanto che la sera speravo che lui venisse a trovarti per il solo piacere di parlarci un poco. E’ accaduto una sera, tu non c’eri, eri fuori per la spesa, lui è arrivato, mi ha ordinato di spogliarmi ed ha cominciato il suo dominio su di me, un dominio che mi gratifica e che non riesco a surrogare con altro o con altri. Lo so, sono giovane e potrei aspirare ad una vita normale, ma quando penso che dovrei staccarmi da lui mi sento morire, mi manca l’aria, ma non importa che ti racconti oltre, tu sai come ci si sente in questi momenti ‘

Francesca si fermò un attimo per guardarmi negli occhi, io non le dissi nulla, non mi importava di sapere di più, la tua storia era la mia, ma lei aveva bisogno di sfogarsi ancora e per questo continuò nel suo racconto:

– Sono stata io a chiedergli di fare chiarezza con te e questa sera quando ti ho visto nella casa di campagna ho capito che lui aveva deciso di farlo nel modo più brusco, questo è il suo modo di fare, forse è proprio questo che ci ha reso sue schiave ‘

– Si, bimba mia ‘ le risposi con dolcezza ‘ forse è proprio questo che ci ha fatto sue succubi, io per lui ho rovinato la mia famiglia, tu stai attenta a non rovinare la tua vita, sei ancora in tempoper tornare indietro –

Sapevo che quelle parole erano gettate al vento, chi vive nella nostra condizione sa che non si può tornare indietro, ma in quel momento erano le uniche che mi venivano in mente e mi sembravano le più adatte.
Ci coricammo entrambe, la mattina dopo ‘ fortunatamente non ero andata in ufficio ‘ ci ritrovammo per la colazione, i nostri occhi brillavano ancora per le lagrime versate nella notte, ma comunque ‘ come ci fosse stato un tacito accordo ‘ non parlammo più dell’accaduto e continuammo la nostra vita come prima; la vita cambiò invece per te che ti ritrovasti con due serve pronte ad ogni sacrificio pur di soddisfarti e tu sai che non ti abbiamo mai deluso.

Questa è la mia storia, certo ci saranno persone che non crederanno che sia vera, ognuno è libero di pensare ciò che vuole e forse è giusto anche così, una cosa però volgio dirla con sincerità, anch’io mentre la scrivevo ho pensato di averla sognata.
Adesso ho cinqu’antanni passati, certe illusioni sono passate e prendere il posto di Lara non è stato poi così deludente, vedo mia figlia (che di anni ne ha trenta) che vive ancora le sue emozioni con quell’ardore che però Lui non ha più (gli anni passano per tutti) e forse è meglio così, per tutti, anche per mio figlio ‘ che di anni ne ha 28 ‘ ed ha trovato il modo di ridarmi un po’ di fiducia.

Penelope

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