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Racconti di Dominazione

per il piacere di Mara

By 13 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo è la storia di come mi sono trovato inginocchiato ai piedi di una donna e obbligato a darle piacere.
Io sono Federico, un ragazzo alto 1.87 di bell’aspetto, un po’ fuori forma magari, ma gli anni passano e il tempo per fare sport è sempre meno. Sposato, ma eternamente innamorato delle donne formose.
Conosco Mara da molti anni, ragazza di 1.70 circa, mora, formosa e soda. Aimè si è sposata troppo giovane. L’avrò corteggiata una decina di volte ma Lei pur gradendo le mie lusinghe ha sempre glissato. Passano le primavere ma costantemente quando ci rincontriamo per lavoro una battuta tira l’altra e finiamo a parlare di sesso.
Questa primavera è successo qualcosa di diverso. Alle mie richieste Mara ha risposto in modo provocante. Quando le chiesi di permettermi di sollevarle un po’ il morale, lei mi rispose dicendo ‘se sei disposto a farti legare’. Io senza pensarci su, ovviamente risposi di si. Le mi sorrise, strizzò l’occhio, e se ne andò.
Rimasi fermo a guardarle il grosso fondoschiena mentre la mia mente correva veloce e mi immaginavo legato al letto con le sue calze mentre lei si impalava sul mio pene.
Passarono tre giorni senza che lei si facesse sentire, ma era normale, a volte passavano mesi senza una telefonata o un messaggio. Erano da poco passate le otto di mattina quando mi arrivò un suo sms, ‘se sei veramente convinto della tua risposta ci vediamo alle 13’ e mi da l’indirizzo dove trovarci. Lavorando lei nel settore immobiliare non mi sorprese. Sarà un appartamento di cui sta trattando la vendita, pensai.
Ero già tutto eccitato, non avevo mai tradito mia moglie, mi dicevo sempre ‘se lo devo fare, lo farò con qualcuna che non mi crei problemi in futuro’, Lei era sposata, quindi sicuramente non cercava notorietà.
Al lavoro il tempo non passava mai, non vedevo l’ora che arrivasse la mezza per uscire. Finalmente le 12 e 40, un succo di frutta al volo, prendo la macchina e mi dirigo all’indirizzo indicato. Ore 13 e 06 suono il citofono, pochi ma interminabili secondi, si accende la luce della fotocamera, la porta si apre. Salgo le scale, secondo piano interno 9, la porta è socchiusa, furtivamente e velocemente entro.
Il silenzio mi accoglie. Percorro il piccolo corridoio e arrivo in salotto, due poltrone, un divano e un tappeto. Sulla poltrona più lontana c’è Lei, seduta gambe accavallate e braccia elegantemente appoggiate sui braccioli della poltrona. Indossava lunghi stivali neri con tacco a punta, indossati sopra i fuseaux, neri anch’essi, che fasciavano le sue lunghe e massicce cosce. Camicetta bianca attillata con i bottoni che a stento trattenevano l’abbondante seno e la goduriosa pancia. Scollatura aperta senza veli o foulard come usava fare di solito. Lunghi capelli neri, lisci che le scendevano sulle spalle e brillanti occhi verdi ad illuminarle il viso.
Inutile dirlo ero eccitato oltre ogni limite, ero preoccupato di non esplodere prima di averle dato piacere.
Sei venuto mi disse con un sorriso malizioso, adesso togliti la camicia e legati le mani dietro la vita mi disse, indicandomi con lo sguardo le manette che si trovavano sul divano.
Tentai di salutarla, di rompere il ghiaccio, ma lei mi interruppe subito, non è richiesto che tu parli mi disse!! La accontentai. In silenzio mi tolsi la camicia e la appoggiai alla poltrona libera, mi tolsi scarpe e calzini, speravo di togliermi anche i pantaloni, ma Mara imperiosa mi disse ‘Quelli no!’, presi le manette, prima mi cinsi il polso destro, poi portai le mani dietro la schiena e chiusi l’anello sul polso sx. A mo di sfida mi girai per mostrarle di avere adempiuto alle sue richieste.
Mi fissò per alcuni istanti, poi mi ordinò di mettermi in ginocchio seduto sui talloni. Ovviamente non ebbi problemi a farlo, dentro di me mi dissi se vuoi giocare, giochiamo!
La fissavo da una posizione insolita per me, non sapevo dove guardare, la sua immagine era dominata dalla presenza degli stivali che coprivano il suo corpo, ma dietro il suo viso attirava il mio sguardo. Roteava il piede, era nervosa, non riuscivo e decifrare il suo sguardo. Intanto avevo il pene in castigato nei pantaloni che cercava furiosamente un via d’uscita, avevo il pacco gonfissimo, ma Lei dopo un iniziale sguardo sembrava non curarsene.
Si abbasso estrasse dalla borsa sigarette e un seducente porta sigaretta tipo anni trenta da venti centimetri, incastro la sigaretta alla sua estremità e la accese con una lunghissima aspirazione. Credevo di sognare, che immagine seducente.
Se non fumi neanche pensai tra me e me, poi quando sentii l’odore del fumo capii che non era una sigaretta normale, eravamo tesi e ci vogliamo sciogliere un po, sorrisi compiaciuto.
Lei rimase in silenzio, fece due, tre tiri, testa all’indietro e occhi socchiusi come una gatta. Un’altra inspirazione, si alzò in piedi, mi venne incontro, avvicinò il suo viso al mio ed espirò lentamente tutta l’aria che aveva nei polmoni. Ero completamente perso nei suoi occhi, avrei voluto baciarla, ma non me lo permise, si alzò dritta in piedi facendo mezzo passo in avanti. Mi ritrovai a cinque centimetri dal suo triangolo di venere. Potevo vedere i pantaloni scomparire come in un buco nero, vedevo il pizzo delle sue mutandine, ma soprattutto sentivo il suo profumo di donna. Chiedimi qualsiasi cosa ed io la farò ma fammi godere di te! Pensai. Alzai gli occhi per incrociare il suo sguardo, per capire cosa dovevo fare. Volevo rispettare l’obbligo del silenzio, mica volevo farla arrabbiare ora, ma il suo viso era nascosto dietro alla sua rotonda pancia. Intravvedevo solo le rotondità dei sui seni. Mi accarezzò il capo, poi mi spinse verso il suo sesso e iniziò a muovere e spingere la mia testa per provocarsi piacere. Non soddisfatta iniziò ad ondeggiare il bacino spingendo il mio viso sempre più in basso.
Era già bagnata all’inizio, non vi dico poi. Spingeva forte e non era sempre piacevole, ma il profumo che emanava mi ha spinto a non dir nulla, volevo vedere fin dove voleva arrivare.
Dopo un pò mollo la presa, o meglio, volle cambiare posizione, mi fece appoggiare la nuca sul divano e si sedette praticamente sul mio viso. Avevo la testa bloccata fra i suoi stivali e Lei che stimolava le sue parti intime usando il mio naso e la mia bocca. Respiravo a fatica e l’odore che sentivo ora era in misto fra il cuoio degli stivali e il suo profumo. Non vedevo nulla ovviamente se non in qualche istante in cui si spostava per farmi respirare a pieni polmoni, a volte credevo di soffocare. Ogni respiro profondo sentivo il suo odore entrarmi sempre più nella testa. Ad un certo punto iniziò a muoversi sempre più in fretta e spingendo sempre più, stava cercando di raggiungere un orgasmo. Furono istanti lunghissimi, il dolore era tanto e i suoi movimenti erano sempre più incontrollati. Finalmente un gemito, e dopo un attimo avevo tutto il suo peso che mi premeva sul viso. Inizialmente sentivo tutto il volto umido, mi gustavo i profumo dei suoi umori. Poi però iniziai ad aver bisogno di respirare, ma lei non si voleva sollevare, iniziai a divincolarmi, ma non riuscivo a muovermi, finalmente si alzo in piedi e mi permise di respirare.
Dopo parecchi minuti finalmente potevo rivedere Mara a sagoma intera. Si era alzata. La guardai negli occhi e dopo tornai a riguardare il suo triangolo di venere. Lei si sistemo i capelli e con tono quasi infastidito mi disse ‘Dopo tanta fatica potevi lasciarmi rilassare un pochino’. Fece l’ultimo tiro poi spense la sigaretta e mi disse ‘Sei stato un bravo cagnolino, ora meriti il tuo premio’ si tolse i pantaloni e le mutandine, tornò sopra di me e disse ‘puliscimi pure, assapora il mio nettare’. Era completamente bagnata, iniziai a leccarla dall’esterno all’interno, aveva un sapore dolcissimo. Avevo di nuovo la testa incastrata fra le sue gambe e la sua pancia. Respirare era ancora più difficile di prima, ma non volevo assolutamente farla alzare. Spingevo la lingua aventi e indietro cercavo il suo clitoride. Lei non aveva mai smesso di eccitarsi, ma non voleva neanche raggiungere il piacere troppo in fretta. Credo di essere rimasto li sotto quasi mezzora, avevo i crampi alla lingua. Quanto si bagnava e quanto godeva. Avrei dato qualsiasi cosa perché fosse scesa e si fosse impalata sul mio pene, ma niente oggi era Lei che doveva godere. Ero quasi allo stremo delle mie forze quando decise di lasciarsi andare e raggiunse il suo secondo orgasmo. Quanto dolce nettare da succhiare. Mi lasciò il tempo di ripulirla e dopo si sdraiò sul divano. Era stanca lei come lo ero io, ma conservavo ancora una carica erotica enorme, volevo penetrarla ed avrei fatto qualsiasi cosa per riuscire nel mio intento.
Lei era stesa a gambe divaricate, una distesa sul divano mentre l’altra era piegata e con il piede si divertiva a stuzzicarmi nelle parti basse. Avevo la faccia pratilmente appoggiata su un suo stivale. Io la potevo vedere negli occhi, vedevo le curve del suo seno ma soprattutto vedevo la sua pancia scoperta e sotto di essa la sua rosa. Rimase così per un po’ permettendomi di guardarla e riguardarla.
Ad un certo punto mi disse ‘basta guardare e fammi capire che mi vuoi veramente’ iniziò a strusciare il suo stivale sul mio volto. Non mi feci pregare, volevo arrivare al mio obiettivo, inizialmente mi limitai a baciarlo poi iniziai a le leccare la parte dello stivale che le mi porgeva, che fosse la punta o il tacco.
Incredibile si stava eccitando facendomi leccare i suoi stivali. Dopo alcuni minuti mi disse ‘Basta così è troppo faticoso per me, bacialo da inginocchiato per terra’. Appoggiò quindi nuovamente il piede a terra mantenendo l’altra gamba sempre distesa sul divano. Con difficoltà mi girai su me tesso e con la faccia praticamente a livello del pavimento inizia a baciare nuovamente lo stivale. Non era facile con le mani legate dietro la schiena. La sentivo ansimare ed incuriosito alzai la testa per vedere, si stava toccando. Non riuscii a proferire parola perché con il piede che stavo leccando mi colpi ‘Non puoi guardare se non te lo concedo io’. Il dolore era stato forte anche perché i testicoli già mi facevano male di suo, erano gonfissimi. Volevo reagire, ma decisi di soprassedere e di stare al gioco. Io le leccavo i piedi e lei si masturbava e godeva. Che strana ragazza, non la credevo così. Un grido soffocato ruppe il silenzio. Era venuta per la terza volta. Io intanto continuavo nelle mie mansioni, ma lei con un calcetto stizzito mi fece capire che dovevo smettere e mi alzai diritto pur rimanendo seduto sui talloni.
Mara si mise seduta di fronte a me, e mi fissò per un istante, poi sospirò, prese la mia cravatta e me la mise al collo, tenendola a mo di guinzaglio e mi disse ‘Adesso mi devi pulire un’altra volta, ma non ti risparmiare, pulisci tutto’ e sorrise. Si girò su se stessa e si mese a pecorina, inginocchiandosi sul divano. Fece passare la cravatta in mezzo alle sue gambe e mi tirò a se.
Vedevo davanti a me il suo sedere bianco, con le natiche ben aperte, potevo ammirare il suo sfintere e le grandi labbra gonfie e ricoperte dei suoi umori, nello sfondo vedevo anche la sua pancia.
La porcellina voleva che rendessi omaggio anche al suo buchetto più privato. Iniziai ovviamente dalla sua patatina, non volevo perdermi i suoi umori. Ma poi mi concentrai sul suo orifizio. Con la lingua facevo cerchi sempre più piccoli dall’esterno fino al centro. Più mi avvicinavo più Lei mi tirava a se con la cravatta. Arrivato al centro iniziai a spingere con la lingua come per entrare poi smettevo e tornavo a leccare. Gradiva molto il mio servizio, evidentemente ero bravo anche se era la mia prima volta.
Ad un certo punto gridò basta, mi lascio andare, e prima che io ci potessi capirci qualcosa, si alzò in piedi si rimise slip e pantaloni, prese la borsa estrasse le chiavi e mi liberò un polso.
Mi fissò negli occhi un istante, e prima che potessi chiedere cos’è successo, mi ordinò ‘guai a te se ti masturbi! Chiaro!? Bravo il mio cagnolino’ mi accarezzò la testa e se ne andò dicendomi di uscire in fretta e di chiudere la porta alle mie spalle.
C’è un seguito ma prima di pubblicarlo mi piacerebbe conoscere il vostro parere su questa parte di storia.
scrittoreanonimo2525@gmail.com

Sono molto confuso e molto eccitato. Vorrei tanto toccarmi e venire, sento le palle gonfie e mi fanno male, non avevo mai provato questa emozione. Ma decido di assecondare Mara un’ultima volta.
Vado in bagno, mi lavo il viso, e mi guardo allo specchio. Li ho avuto il primo senso di colpa e mi sono chiesto cosa cazzo ho fatto. Mi asciugo alla meno peggio, dato che non c’erano asciugamani, mi rivesto ed esco.
Scendo le scale alla spicciolata, apro il portone ed esco. Mi sento smarrito. Ho la sensazione che tutti mi guardino e che tutti mi giudicano. Quando prendo la strada per arrivare alla macchina mi accorgo che nella piazzetta c’è Mara con una coppia giovane. Sento che Lei sta prendendo tempo per mostrare l’appartamento. Quando mi vede, mi fulmina con lo sguardo, come a dire quanto ci hai messo. Si rivolge ai suoi clienti e dice ‘mando un messaggio al proprietario dicendogli che noi intanto saliamo perché siamo stanchi di aspettare, tanto ho le chiavi!!’
Due secondi e il telefono squilla. Guardo, mi è arrivato un messaggio ‘Stronzo te la sei presa comoda! Aspettami al Caffè!!’
Ecco perché tanta fretta, doveva mostrare l’appartamento a possibili clienti. Vado al bar, prendo una soda ghiacciata e aspetto.
Passano venti minuti, inizia ad essere tardi devo tornare al lavoro. Finalmente vedo i due ragazzi di prima uscire, ma Mara non esce. Il telefono squilla nuovamente, un altro messaggio ‘Cosa stai aspettando, sali veloce’.
Attraverso la piazza velocemente, il portone è aperto, salgo le scale ed entro. Ovviamente la mia erezione è tornata a livelli paurosi. C’è meno luce all’interno come se fossero state chiuse le tapparelle, percorro alcuni passi all’interno e cerco con lo sguardo Mara. Non c’è!! Ma proprio quando sto per chiamarla sento la sua presenza dietro, veloce con la mano passa fra il busto e il mio braccio e mi afferra forte per le palle, tirandomi forte a se. Sento il suo seno piantarsi all’altezza delle mie scapole e la sua pancia appoggiarsi poco sopra il sedere. La stretta forte ai testicoli mi fa emettere un grido di dolore.
Lei subito mi zittisce, non ho mai sentito di cagnolini parlanti, zitto e fermo! Continua a stringermi per le palle ma con piccoli movimenti saggia la mia erezione.
‘ti è piaciuto prima?’ mi chiede.
‘bhe diciamo che non è quello che mi aspettavo””
‘niente storie’ mi dice ‘SI o No?’
‘diciamo” e Lei mi stringe forte i testicoli’ ‘Si mi è piaciuto’
‘vuoi continuare?’ mi chiede, ed io prontamente rispondo di ‘Si!’
‘Mani dietro la testa!’ Eseguo, ma inizio a spazientirmi. Una volta chiuse le manette sui miei polsi dietro la nuca, mi sfila la cravatta e la annoda attorno al mio collo legando anche le manette in modo che io non possa abbassare le braccia.
Mara rompe il silenzio e mi dice ‘non amo essere toccata da chi vede il mio corpo solo come una cosa da possedere!’. Rimango in silenzio e rifletto sulla sua frase, inizio a capire come possa percepire a volte le avance di noi uomini.
Rimane sempre dietro di me, ed inizia a sfilarmi la cintura, poi molto lentamente mi sbottona i pantaloni e mi apre la zip. Mi da dei calcetti alle caviglie per farmi chiudere le gambe in modo che i pantaloni possano scendere. Si abbassa e mi aiuta a togliere prima una scarpa e poi l’altra e in fine mi sfila anche i pantaloni.
Torna su lentamente, strusciando il seno prima sulle gambe poi sui miei glutei e in fine si appoggiano nuovamente alla mia schiena. Le mani accarezza l’interno coscia fino ad arrivare nuovamente a stringere fra le dita i miei testicoli.
Sono eccitato da morire, ho il pisello che pulsa sotto i boxer. Lei mi accarezza un po’, molto delicatamente, poi infila le dita nei fianchi e mi abbassa i boxer giù fino alle caviglie. Torna su lentamente come prima. Questa volta con entrambe le mani mi accarezza i glutei, li stringe forte, poi con un pizzico di cattiveria mi morde una chiappa. Non lo fa violentemente ma in maniera progressiva, vuole portarmi al massimo dolore sopportabile. Quando non resisto più inizio ad emettere un grido leggero come a chiederle per favore puoi smettere. Lei capisce e molla la presa.
Con la mano passa fra le mie gambe, mi accarezza i testicoli finalmente liberi, poi li strige forte e li tira a se. Così facendo il mio pene non svetta verso l’alto ma punta l’orizzonte. La cappella è completamente esposta e la pelle tirata fa un po’ male ma il piacere è molto.
Con l’altra mano inizia ad assaggiare la mia erezione, mi accarezza con molta delicatezza, ed è tornata ad appoggiare il proprio seno alla mia schiena. Si muove molto lentamente e rende tutto molto sensuale.
‘Ti sei masturbato prima?’ mi chiede. Avrei voluto farlo ma non l’ho fatto!!! Rispondo io.
‘Quindi stai per esplodere?’ Ovviamente non posso che rispondere di si!!
Sorride soddisfatta. Sdraiati a terra, voglio vedere se mi vuoi veramente.
Non è facile sdraiarsi con le mani legate, ma alla fine ci riesco, sono supino e vedo il mio cazzo svettare dritto come una spada pronta a trafiggere la sua preda.
L’immagine di Mara vista dal basso è ancora più imponete di quando non lo sia vista da inginocchiato.
E’ stupenda, i suoi stivali minacciosi sembrano pronti per schiacciarti, mi sento succube, mi sento inferiore a Lei.
Mi gira intorno con fare minaccioso ed inizia a parlarmi. ‘Io un marito ce l’ho e non ne voglio altri, chiaro! Ho una famiglia e voglio mantenerla. Chiaro!’
‘Tu mi lusinghi sempre e questo mi piace. Mi fa sentire ancora più donna. Ma allo stesso tempo mi crea dei turbamenti, mi fa fare dei pensieri che non vorrei fare.’
‘Tu sarai solamente lo strumento con il quale io farò del sesso. Con te darò sfogo alle mie fantasie, ai miei bisogni. Tu mi darai piacere. Io sono la Donna io decido come quando e perché. Chiaro!’
Mi guarda con sguardo interrogativo, allora mi permetto di intervenire ‘Si, il tuo piacere è il mio piacere’
Si avvicina ancora di più. Mette un piede a fianco del mio viso. Mi blocca il polso fra la pianta del piede e il tacco dello stivale. Appoggia l’altra piede sul mio petto e inizia a caricarlo di peso.
Rimango senza fiato. La sua immagine vista da sotto è tremendamente imponete. Percepivo la sua forza, la sua superiorità. Ero senza parole.
Lei scende lentamente sul mio viso, piegando le gambe. Non sapevo più cosa guardare, il suo viso con un sorriso compiaciuto, il suo seno che stava per esplodere dalla camicetta o la sua goduriosa pancia che terminava nel triangolo di venere. Credo di avere avuto la faccia di un bambino che vede per la prima volta il circo.
Sentivo il mio membro durissimo che si muoveva con spasmi spontanei, ero troppo eccitato, un solo tocco della sua mano e sarei venuto. Poi però il dolore profondo provocato dal peso di Lei caricato sul mio petto mi risveglio bruscamente. Le smorfie del mio viso devono avermi tradito, ma Mara non voleva mollare la presa e quindi cercò di distrarmi e mi chiese ‘Mi vuoi?’
Ovviamente con la voce spezzata dal dolore risposi di si! Ma Lei sadicamente continuò nel suo interrogatorio. ‘Dimmelo!’
‘Ti voglio, ti voglio’ dissi con la voce graffiata dagli spasmi di dolore. Ma Lei non voleva mollare la presa. ‘E ora sei in grado di darmi piacere? Con sincerità risposi di no ‘ credo di esplodere, non appena sentirò il calore del tuo corpo’ e sorrisi.
Lei scoppiò a ridere soddisfatta, e si sollevò in piedi. Caricare ulteriormente il peso sul piede appoggiato sul mio petto mi provocò un dolore tremendo. Infatti mi provocò una leggera escoriazione. Guardavo la mia camicia bianca con l’impronta del suo stivale ed inizia a preoccuparmi di come giustificarlo.
Ben presto però Mara attirò nuovamente l’attenzione su di se. Era in piedi all’altezza delle mie ginocchia, mani sui fianchi, e con la pianta del piede premeva sul mio pene, che ben presto divenne di colore violaceo.
Iniziò a segarmi così. Dolore e piacere insieme. Più si muoveva e più era bello ma ovviamente più mi provocava dolore. Un paio di volte con il tacco dello stivale torturò i miei testicoli, solo per il suo sadico godimento. Iniziai a gridare sempre più forte fino a che non esplosi in un orgasmo a dir poco liberatorio. Credo che tutto il mio corpo pulsasse ad ogni spruzzo. Sentivo il calore del mio sperma propagarsi nella pancia.
Quando ripresi coscienza mi preoccupai seriamente. Il mio pene premuto sotto la pianta del piede di Mara, il quale ovviamente era completamente imbrattato dal mio liquido biancastro come la mia camicia e data l’eccitazione ne avevo prodotto molto.
Mara attese che io fossi completamente cosciente, e solo dopo fece un passo avanti, caricando completamente il peso del suo corpo esuberante, sul mio esausto pene. Non riuscii a trattenere un grido di dolore, e proprio quando stavo per dirLe se era impazzita mi ritrovai nuovamente il suo stivale nella mia bocca, solo che questa volta era ricoperto del mio sperma.
Non mi diede neanche il tempo di dissentire che disse ‘Io voglio veramente fare l’amore con te! Voglio lasciarmi andare e godere come non mai, ma non voglio che tu sul più bello esploda come un ragazzino di 15 anni. Fino a quando non imparerai a controllare il tuo piacere ti tratterò come un verme! Ora pulisci il mio stivale dalle tue cose, che si è fatto tardi!’
Aveva ragione, oggi non sarei riuscito a farLe raggiungere nessun orgasmo, ma proprio non riuscivo a leccare il suo stivale ricoperto del mio liquido seminale. Infastidita si pulì lo stivale strusciandolo sul mio volto e mi ordinò ‘Alzati che si è fatto tardi e dobbiamo andare’.
Io mi misi seduto e Lei mi sciolse le manette. ‘Queste le tieni tu! Al prossimo incontro ti farai trovare nudo e ammanettato a mio piacimento. Ovviamente le chiavi le tengo io!’
Non badai molto alle sue parole, ero preoccupato per la mia camicia. Come potevo tornare al lavoro e poi a casa con la camicia con l’impronta di un piede sul petto e una macchia di liquido seminale sull’addome?
‘e adesso come faccio?’ dissi.
‘Sei proprio rintronato!’ disse Lei. ‘Adesso ti pulisci alla meno peggio, andiamo al bar qui sotto, prendiamo un caffè, ma mentre io me lo gusterò tu te lo verserai addosso!’ e sorrise, ‘Così avrai la scusa per andare a prendere una camicia nuova, che piaccia a Me, e porti la tua in lavanderia! SBRIGATI!!’
Fu molto umiliante andare in giro con l’odore del mio sperma sulla faccia, versarmi il caffè addosso come un ritardato, mentre Lei se la rideva.
Mi piacque molto invece vedere Mara con il suo culone rotondo ancheggiare nel reparto uomini e scegliere la mia nuova camicia.

Sto scrivendo il terzo capitolo e gradirei molto ricevere commenti femminili. scrittoreanonimo2525@gmail.com

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