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Racconti di Dominazione

Prova ad immaginare che…

By 21 Aprile 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente &egrave venerdì, quel venerdì. Questa sera e potremo giocare insieme da soli.
I bambini sono già dalla nonna, resteranno lì a dormire, non ci sono problemi.
Sono 17.25 e già mi sento montare una certa agitazione, un’ansia nell’attesa del suo segnale. Mi ha detto che si libererà presto, verso le 18:00, ci vedremo a casa.
Schizzo fuori dall’ufficio, per correre a casa ‘ ma perché ancora non mi chiama, che so, per una conferma. Ecco suona il telefonino. Leggo il messaggio. Ciao, preparati come sai, sarò da te alla 6:30. E’ il segnale che il nostro gioco ha inizio.
Finalmente! Ti sei deciso brutto stronzo! Mi fai impazzire, cominciavo e pensare che anche questa volta andasse buca, per un motivo o per l’altro.
Esco dal box e salgo le scale per prendere l’ascensore. Mi restano trequarti d’ora per fare tutto, doccia compresa, giusto il tempo per far sì che le mutande di gomma facciano il loro effetto sul mio culo. Deve essere morbido e accogliente come piace a te.
Le mutande di gomma, all’inizio confesso mi davano davvero fastidio, le sentivo quasi come un diaframma che mi separavano da lui. Un qualcosa di estraneo, che mi rendeva brutta e goffa. Ora sono la mano lunga del mio uomo del mio Maestro.
Vi devo spiegare altrimenti non potete capire. Si tratta di un’invenzione, come definirle? Uno strumento, che il lui ha realizzato artigianalmente per me.
Sono due guanti di gomma tipo per lavare i piatti ma neri, leggermente più spessi con le dita tagliate e giuntati tra loro con la colla speciale per la gomma. La particolarità sta nel fatto che in uno dei due il dito medio non &egrave tagliato, ma &egrave riempito con un tubetto di colla per la carta, di quelli che si aprono come i rossetti, i lucida labbra, ruotando la parte inferiore. Il dito medio si deve infilare bene in fondo nel mio culo. Il tutto e completato da una fettuccina elastica nera che viene fissata al bordo superiore del guanto (la manichetta). Annodata sui fianchi, come i laccetti del bikini, finisce la mutandina.
La gomma, una volta il suo odore acre e amaro mi dava la nausea, adesso quando lo sento, mi bagno la figa senza nemmeno toccarmi. Mi eccita riconoscere il rumore dello sfregamento della gomma mentre mi siedo o cammino. Con indosso questo slip, ben tirato e aderente, non posso smettere di pensare per un solo minuto al mio uomo, al suo cazzo duro, al ditone che mi allarga e alla complicità che ci lega così profondamente.
Esco dal bagno e vado in camera, apro i miei cassetti. Scelgo le calze velate nere, quelle con la riga dietro che slanciano le gambe e fanno tanto troia, come piace a lui e a me.
Poi una guepiere in vinile nera lucida con tre ganci per le calze, stringe la vita mettendo in risalto il mio sedere. La parte sopra ha un reggiseno che mi strizza le tette senza coprire i capezzoli, che vengono sfiorati di tanto in tanto da una bordura in pizzo. No, non si rizzano così facilmente come capita di sentir dire spesso. Ho un seno presente, ma discreto, non abbondante in ogni caso in grado attirare gli sguardi più indiscreti.
Finalmente prendo il mio Guanto Slip e infilo una gamba poi l’altra ‘ la fretta mi stavo dimenticando che non vuole che mi tocchi a mani nude il culo e la figa, solo lui ha questo diritto. Corro in cucina e m’infilo i guanti arancioni per lavare i piatti, mi tiro su le mutandine, divarico leggermente le gambe piegando le ginocchia, con una mano mi allargo con l’altra prendo il ‘ditone’ e lo punto sulla rosellina del mio culo, spingo per forzarlo. Mi sono fatta in po’ male, ma sento già la figa che comincia a bagnarsi e si scioglie dietro la mutandina.
Le 18:12 non manca molto al suo arrivo. Cerco i miei stivali neri con la cerniera sul lato e il tacco a spillo circa 10/11 cm. Non so perché ma il mio uomo &egrave sempre stato attratto dalle donne con gli stivali. Devo dire ad onor del vero che fin da quando avevo 16/17 anni gli stivali sono state le mie calzature preferite. Mi ricordo che il mio primo paio di stivali, da donna, era di quelli di vernice beige con il tacco zeppato e le suole bianche. Stivali da pioggia, che però avevo in diversi colori anche rossi e neri. Quando indossavo quelli neri mi sentivo davvero bella e seducente e mi sembrava che i maschi della mia classe mi osservassero in un modo diverso dal solito.
Le scarpe con il tacco alto ma soprattutto gli stivali, per una donna credo proprio siano l’arma in più della seduzione, non fosse altro perché sono accessori, propri del guardaroba femminile. Lui mi ha raccontato che fin da piccolo &egrave rimasto affascinato dalle ragazze con gli stivali, ricordate Minnie Minoprio con stivali alti fino alla coscia che reclamizzava la benzina della BP? Si? Deve esserne rimasto fulminato.
Potevo osare un po’ di più e mettere quelli appena sopra al ginocchio con il tacco da 12 cm., ma se usciamo non vorrei attirare troppo lo sguardo degli altri uomini (a lui non piace) Se restiamo in casa posso mettere quelli alti oltre la metà coscia, che poi a volte aggancio al mio reggicalze/stivali in gomma con i ‘cani’ argentati.
Ora la gonna grigia aderente sui fianchi e un po’ scampanata sulle cosce, quattro dita sopra al ginocchio. Una camicetta bianca di cotone spesso con un colletto allungato e la scollatura con i bottoni più in basso, sul davanti. Un trucco leggero sul viso per mettere in risalto occhi e labbra e ‘ aspetto.
La nostra casa non &egrave piccola ma nemmeno troppo grande, la breve passeggiata che dalla camera mi porta in soggiorno mi regala il gusto della trasgressione. Mi fermo davanti allo specchio e vedo, una donna attraente, pronta per uscire con il suo uomo. Passo una mano sulla mia pancia poi verso il mio ventre più giù fino a sotto la gonna. Tocco la gomma che ricopre il mio sesso e non posso resistere dal toccarmi più profondamente massaggiandomi attraverso le mutandine. Spingo la mano più infondo, per sentire sotto il mio culo e il ditone. Non &egrave del tutto dentro. Allargo leggermente le gambe piegandomi in avanti e con la mano lo spingo dentro fino in fondo. Mi tremano le mani dall’eccitazione e tiro un forte respiro. Mi volto di schiena verso lo specchio e con le mani tiro su la gonna fino a scoprire il sedere. Ora si! Vedo tutta me stessa, una donna attraente, che &egrave pronta per il amatissimo ‘Maestro’.
Suonano alla porta. E’ lui. Volo in ingresso, non una parola ci abbracciamo e baciamo appassionatamente. Le sue mani scorrono lungo i miei fianchi e s’impadroniscono del mio sedere fino a palparmi con una certa vigoria. Più giù frugano tra le mie chiappe, insistono sul mio culo fino ad arrivare li.
‘ brava &egrave proprio così che si deve preparare la mia troia per il suo uomo’ il tono e suadente mai aggressivo, sono già in un lago di umori che allagano le mie mutandine. Mi accoscio con le gambe aperte davanti a lui e glielo tiro fuori. E’ già gonfio ma non ancora duro come piace a me. Comincio ad assaporarlo passando la lingua attorno al glande, poi lo infilo in bocca e comincio a leccarlo lentamente. Ora lo succhio sento che si sta indurendo sempre più.
‘ bene continua così sei la migliore ciuccia cazzi del mondo, ti piace’?!’
Faccio segno di sì con il movimento della testa. Quando mi parla così, mi aumentano le pulsazioni, sento il sangue che mi scorre sempre più velocemente dalla testa alla figa dalla figa al culo, dal culo di nuovo al cervello &egrave un desiderio che monta.
Ora e bello duro.
‘ ti prego, vuoi metterlo nel culo della tua troia?’
‘ sì certo, vieni in cucina e appoggiati al tavolo’. Mi alzo incerta sulle gambe per lo sforzo di stare accovacciata e sui miei stivali dal tacco a spillo sculettando elegantemente, mi avvio in cucina. Lui mi segue mano nella mano. In cucina mi appoggio sul tavolo e sento una leggera frescura data da contatto del mio seno mediato solo dalla camicetta con il piano freddo del tavolo.
Con le due mani mi rivolto la gonna in alto sopra la mia schiena. Immagino per un attimo la vista che offro al mio uomo e sento il mio ano che reclama maggiori attenzioni. Non posso abbassarmi le mutandine, &egrave una cosa che lascio fare a lui o eventuale io su esplicita richiesta. Le sue mani si avvicinano al mio culo, recuperano l’elastico del guanto slip e lo tirano verso il basso con qualche difficoltà, perché il sudore lo fa aderire alla pelle e non lo lascia scorrere. Ora prende la ‘manichetta’ della mutandina e la tira con una certa forza per far uscire il ditone da dentro il culo. Una leggera resistenza e poi il mio ano lo lascia uscire come se sapesse che da li a poco qualcosa di più gustoso lo aspetta.
Contrasti, i contrasti accentuano i sapori, i colori, i chiari scuri. Tutti i contrasti amplificano le percezioni e aumentano le sensazioni.
A volte mi soffermo pensare di queste cose. Così come il bordo delle calze mette in risalto l’alto delle cosce e gli stivali le gambe, la frescura del sudore che evapora dalla pelle del mio sedere accentua il calore de sesso del mio uomo che forza il mio culo per godere assieme a me. Spinge, con una sorprendente facilità m’impala in un lungo, lento ma costante movimento verso di me. Lo sento che si appoggia con gran parte del suo peso.
‘ sei fantastica, un sogno, il tuo culo morbido non aspettava altro che il mio cazzo duro lo riempisse fino infondo, sei un amore.’ mi sussurra in un orecchio allungandosi sulla mia schiena.
‘ Sono abbastanza alti i tacchi dei miei stivali per alzare il mio culo ‘
‘ siiii, tu sei bravissima e sai come farmi godere quando dici queste cose’ lo sento che spinge sempre più forte aumentando leggermente il ritmo. La mia figa e le mie cosce sono fradice di umori e ad ogni spinta il clitoride e le labbra sfregano con la gomma in rilievo del guanto delle mutandine sento che da un momento all’altro l’orgasmo mi farà tremare di piacere. Spinge, un fiotto caldo mi invade, poi un altro poi sento solo il cazzo del mio uomo che si stira e la cappella si allarga pompando il suo sperma nel profondo del mio culo.
‘ Posso godere o non &egrave il momento giusto’ Non mi &egrave permesso di godere a piacimento, questa restrizione, come altre non fa che accentuare il mio desiderio, e il godimento quando mi &egrave permesso.
‘ certo che puoi, sei stata così brava, che meriti di godere come una puttana di strada con il cazzo nel culo ‘. E’ un attimo le sue parole mi raggiungono il cervello e scatenano i miei sensi mollo i freni che mi tenevano al palo e ‘. godoooo ‘ di un orgasmo profondo e quasi silenzioso mentre mi dimeno tra il tavolo e lui che sempre più si appoggia a me.
Restiamo così uno dentro l’altro per alcuni minuti, poi lentamente mugolando si ritira.
‘ sei troppo per me, ogni volta mi sconvolgi’ resto a culo nudo con il torso disteso sul tavolo, le mutandine mezze calate sulle cosce. Lui le prende e riporta il ditone alla rosellina del mio sedere. Faccio appena in tempo a dire
‘ tappami ancora, non voglio perdere il tuo sperma’ che il ditone &egrave di nuovo al suo posto. Il culo lo ha risucchiato senza il minimo sforzo, come i cioccolatini cadono nella loro giusta posizione della scatola.
Lo sperma, mi &egrave sempre piaciuto, mi piace quando &egrave abbondante, mi piace il suo odore come di pizza prosciutto e funghi, come lo definisco io, l’odore del sesso del mio uomo mi resta addosso e mi inebria. Lo sperma nel ano prima sale poi scende ma una parte continua a salire facendo l’effetto come di un mini clistere. Mi piace pensare che tra non molto dovrò andare al bagno. Mi fa sentire davvero troia in balia del mio maschio, incapace di resistergli. Mi fa sentire la sua Troia di proprietà, che deve pregarlo altrimenti se la fa addosso.
‘ come vuoi troietta, poi non piagnucolare troppo quando mi chiederai di poter andare al cesso per liberati’. Con una sonora sculacciata si distacca da me e va al bagno, io mi rassetto, e con uno scottex mi pulisco bene l’interno delle cosce, stando bene attenta che le mutandine aderendo bene e non lascino fuori uscire più nulla.
Liscio con le mani, la gonna tutta intorno aggiusto le mie calze e guardo i miei stivali e ‘ penso sono proprio la sua troia e questo mi piace e mi riempie di soddisfazione. Appena in tempo per sentire.
‘mi &egrave venuta fame ti porto al ristorante ‘ quello in cui siamo già stati, ti ricordi? &egrave un po’ lontano ma ora non dovrebbe esserci più troppo traffico in meno di tre quarti dora saremo là’. Il mio pensiero va subito a ce la farò trattenermi fino al ristorante??, ma credo che lo abbia scelto apposta valutando anche le mie capacità di resistenza, quando sono in imbarazzo sa essere ancora più affettuoso con me.
Infilo la giacca del mio tailleur e sopra il mio cappotto elegante nero.
Per strada parliamo un po’ della giornata di lavoro, dei colleghi e del bilancio della settimana appena conclusa e di come le cose stanno procedendo. Devo ammettere che questo nostro distacco dalla situazione precedente, l’apparente normalità, se da un lato mi consente di riprendermi dalle forti emozioni, da un altro m’intriga ancora di più perché mi pervade una sottile perversione.
Mano a mano che ci si avvicina alla meta, sul sedile, ogni tanto mi muovo accavallo le gambe, anche se mi &egrave proibito ma lo faccio per provocarlo, per mostrargli i miei stivali, faccio in modo che la gonna risalga lungo le mie cosce. Voglio che il gioco ricominci. Lo voglio perché il ditone che ho nel culo comincia di nuovo a stuzzicarmi e il sesso si sta bagnando. Sento la gomma sfregare tra le cosce e le labbra della figa dischiudersi come per accogliere il cazzo duro. Se ne &egrave accorto.
‘ Vuoi stare ferma, non vorrai mica che quando siamo a casa ti sculacci come una sgualdrina qualsiasi, non te n’approfittare perché sto guidando lo sai che la mia troia non deve mai accavallare le gambe’ La sua voce ha sempre il tono giusto, come farà? In questo caso un rimbrotto bonario ottiene l’effetto di farmi sentire ancora più piccina, la sua stupida puttanella sempre pronta per lui e questo mi eccita da morire.
Arrivati al ristorante posteggiamo l’auto nel posteggio riservato ed entriamo. Ci accoglie la moglie del proprietario che salutandoci cordialmente (siamo clienti, non &egrave la prima volta che veniamo) parlotta con mio marito del più e del meno e con un sorriso compiaciuto per la nostra nuova venuta c’indica il nostro tavolo.
Tempo di dare una scorsa al menù e di farci consigliare il vino giusto per la cena e
‘ non vorrai mica già chiedermi di andare al bagno? Vero!’
‘ no, non ancora voglio resistere’
‘ sarò buono con t&egrave, dopo l’aperitivo la mia cucciolina potrà andare a liberarsi’
Ovviamente, l’aperitivo tarda ad arrivare, anche perché la signora si sofferma con altri nuovi arrivati, ed essendo ormai abbastanza in confidenza con noi non si cura troppo della nostra attesa. Cominciano i dolori di pancia e la sensazione di dover fare delle arie dal culo, cosa decisamente vietata dal mio Maestro nonché sconveniente per una signora. Io voglio appartenergli totalmente mi eccita che delle volte sia lui a decidere anche le cose più intime. Mi piace che mi controlli come una cucciola e che mi dia degli orari precisi per i miei bisogni. Nulla deve essere banale e senza significato nemmeno quello, ovviamente &egrave un gioco che facciamo qualche volta per coinvolgerci di più.
Mi scappa una aria piccola piccola, per fortuna si ferma proprio dentro le mie mutande gonfiandole come un salvagente. La temperatura in mezzo alle mie cosce &egrave ormai altissima e comincio ad avere caldo, sento che sto per cominciare a sudare per la tensione. Finalmente come un arcobaleno estivo ecco che arriva l’aperitivo ottimo fresco leggermente frizzante con un piattino di companatico davvero raffinato.
Ancora una volta i contrasti, mi saltano al cervello, fulmini e tempeste sole e brezza di mare. Un cibo raffinato, un vino di ottima qualità e io con impellenti e innominabili necessità.
Sottovoce ‘ ho finito, Maestro le chiedo il permesso di poter andare al bagno’ sempre sottovoce ‘ sei incredibile, come ti &egrave venuta in mente questa formula di commiato. Me lo fai diventare duro, ti amo! Permesso accordato!’.
Mi alzo prendo la borsetta dalla sedia accanto a me e vado verso la toilette che dista circa una ventina di metri dal nostro tavolo.
Sento la gomma sfregare sul mio sesso e aderire al mio culo stringo le chiappe ed entro nella toilette, schivo una signora che si guarda nello specchio dei lavabi ed entro decisa nel wc. Mi tiro su la gonna e con una mano la trattengo sulla pancia, voglio vedere che effetto fanno le mutandine gonfie sul davanti, sembra che abbia una foresta di peli lì sotto, mentre invece sono completamente depilata tranne un vezzoso ciuffo sopra al pube. Mi calo le mutandine che questa volta si filano senza alcuna difficoltà tanto sono aperta didietro, e inevitabilmente l’odore sale alle mie narici, subito dopo sostituito da quello di pizza prosciutto e funghi. Ma no’ é il suo particolarissimo odore mischiato a quello di gomma che pervade la toletta e satura il mio olfatto. Tolgo completamente le mutandine, stando attenta che non tocchino il pavimento.
Mi siedo stremata sul wc, che devo dire &egrave veramente pulito, ma in questo locale per fortuna &egrave una consuetudine tenere i servizi molto puliti. Penso’ ora posso’ così ha detto ‘. spingo e in un istante mi sono liberata. Mi rilasso e’. i miei occhi mi rimandano un’immagine che sembra non appartenermi. Vedo da un’altra prospettiva come se fossi sopra, anzi davanti a me. Vedo io con le gambe larghe seduta sul water con gli stivali alti, le calze, la gonna rabboccata sulla pancia e il sesso arrossato che luccica e cola di piacere. Mi riprendo e cerco la mia borsetta. Frugo in preda all’ansia del desiderio, dove sono i guanti di gomma? Accidenti oggi non gli ho messi in borsetta, che stupida troietta, invece di rimirarmi nello specchio di casa dovevo metterli in borsa!
Ecco li!
Sono neri identici alle mutandine, gli avevo lasciati dalla volta scorsa, li infilo velocissimamente (non posso toccarmi il sesso a mani nude), con due dita tengo aperta la figa e la tiro al massimo quasi fino a farmi male, e con l’atra mi prendo dolcemente. Bastano pochi secondi e un orgasmo mi assale e mi sconquassa. A stento trattengo i miei sospiri di piacere e le gambe si stringono fino a far scomparire le mani tra le mie cosce. Poco dopo sento una voce da fuori che mi domanda ‘ tutto bene signora’ rispondo immediatamente ‘si!’ poi sento la porta che si chiude in fondo dove sono i lavandini.
Non credo abbia capito, probabilmente era preoccupata dal tempo che sono rimasta chiusa qui dentro.
Piscio, rumorosamente svuotando tutta la vescica.
Mi pulisco bene e infilo ancora il mio guanto slip con il bel ditone piantato nel culo, ormai &egrave come un ciuccio per il mio ano.
‘ sei tornata finalmente, mi stavo domandando cosa ti era successo, stai bene?’
sottovoce ‘ sì ho fatto tutto come una brava cucciola’
‘ sono contento se ti sei liberata’ sempre a bassa voce per non farsi sentire dagli altri avventori
‘ non del tutto amore mio, ho ancor un grosso dito ficcato su per il culo, così se più tardi vorrai prenderti il piacere di scoparmi o incularmi, credo che tra un paio d’ore i miei buchi saranno morbidi e lubrificati come si conviene a una troia come me’
‘ bene! mi auguro che tu abbia rispettato il divieto di toccarti a mani nude”
‘ Certo, che sì ‘
‘ mi farai impazzire, ti amo’ allora come ti sembrato questo spumantino fresco? E il fritto di zucchine?’
‘ veramente buono ma la prossima volta voglio assaggiare il pesce”’..’

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