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Erano le 23 e 30 circa quando Marzia rientrò a casa, i suoi passi mossi in maniera sicura su tacchi molto altri echeggiavano lungo l’ingresso, un brivido percorse la schiena Ettore, che la aspettava sul divano di casa al centro del soggiorno. Non disse una parola, l’accordo era chiaro e condiviso, quella sera sarebbe uscita con Marco e, tutto quello che sarebbe successo Ettore lo avrebbe letto da un racconto erotico che, Marco stesso, gli avrebbe scritto e spedito. Questa cosa lo faceva fremere di piacere addirittura maggiore per assurdo, di vederla presa da un altro davanti ai suoi occhi come era già capitato.
Lei entrò in soggiorno con un sorriso enigmatico e un leggero rossore sulle guance. Senza dire nulla, si fermò davanti a lui, fissandolo con occhi che brillavano di una luce diversa, quasi selvaggia. Poi, con un gesto lento e intenzionale, si sfilò le mutandine che lasciò scivolare lungo le gambe, e quando si abbassò per raccoglierle, il profumo di un’intimità vissuta intensamente riempì l’aria. Gliele porse senza una parola. Lui le prese con mani leggermente tremanti, portandole istintivamente al viso. L’odore maschio che emanavano sovrastava quello di lei, Ettore chiuse gli occhi e si immaginò la scena.
“Ti è piaciuto?” chiese infine, la voce più roca del previsto. Lei si sedette accanto a lui, inclinando la testa con un sorriso enigmatico. “Non ti anticipo nulla, forse dovresti leggere cosa è successo…” mormorò, ti scriverà a breve Marco.
Passarono alcuni minuti, e finalmente la notifica del suo telefono decretò l’arrivo del messaggio, lui mostrò il simbolo della busta da lettere alla moglie.
“E’ Marco” disse, e si mise a leggere:
Marzia entrò nel mio ufficio con molto meno imbarazzo di quello che avrei immaginato, apprezzò la fragranza delle candele che avevo scelto per quella sera, e con un gesto elegante dismise il cappotto che la copriva, mostrando un abito capace di esaltare le sue belle curva, un piccolo accenno di rossetto che esaltava un sorriso ammaliante.
“Sei sicuro che nessuno ci disturberà?” chiese lei, fingendo una timidezza che sapeva di provocazione.
“Assolutamente,” risposi, avvicinandosi con calma. “Qui siamo solo io e te.”
Si avvicinò ancora una volta senza mostrare timidezza o dimore, a pochi centimetri assaporai il suo profumo, sottile e inebriante, perfetto per la sua pelle, poggiai le labbra sul suo collo generando in lei un brivido che d’istinto mi strinse le mani che avevo tra le mie, e che poco dopo feci scorrere sui fianchi.
La spostai di lato, e la poggiai sulla scrivania poco distante.
“Siediti,” le dissi lei eseguì incrociando le gambe con un movimento che fece scivolare l’orlo del vestito più in alto, potevo osservare l’inizio della fascia superiore delle sue delicate autoreggenti. Tornai ad avvicinarmi percependo il respiro che aveva accelerato il ritmo.
Le posi le mani sulle spalle, facendo scorrere il vestito sino all’altezza dei gomiti, ma lei si alzò in piedi e con sicurezza mi spostò girandomi verso il bordo della scrivania che occupava sino a pochi istanti prima.
“Fermo” mi disse.
Mi allentò il nodo della cravatta, sbottonando la camicia per poi aspirare il mio profumo con decisione, le sue mani correvano sicure verso il basso, e dopo avermi spostato le bretelle dalle spalle, sbottonò i pantaloni giocando con le dita sui mie boxer. La sua lingua ora era sul mio petto, accennò per due volte di scendere verso il basso, per poi risalire verso il collo. Con la stessa decisione di prima mi girò di schiena, prendendomi i polsi e facendomeli appoggiare sul tavolo, mi abbassò del tutto i pantaloni e con lentezza ma decisione passò ai boxer, strisciando leggermente con le sue unghie sulla mia pelle. Mi palpò con energia le natiche, e dopo qualche istante la sua lingua umida e turgida ci entrò muovendosi in maniera incredibilmente eccitante, ora con due pollice e indice della mano sinistra le teneva allargate in modo che la sua lingua potesse muoversi agilmente, e con l’altra mano iniziò a masturbarmi delicatamente. Continuò per qualche minuto, poi fui io a girarmi prendendole il viso con le due mani.
“Voglio sentire la tua bocca” le dissi ponendole il membro ormai totalmente eretto di fronte.
“Volenteri” mi disse iniziando prima a leccare e poi ad inghiottire tra le sue labbra il mio arnese, che faticava ad entrare ma che accolse con piacere. Le sue mani correvano ovunque, mentre due dita scorrevano su e giù per le natiche. Mi distesi sulla scrivania di schiena, le mi spogliò del tutto e si sfilò il vestito, non portava il reggiseno, solo fini ma semplici mutandine rosse. Continuò a leccare tornando a giocare con il mio lato b in quella posizione, alternando con lingua e bocca con il trastullo del mio membro, ormai durissimo.
Tornai a prenderla per i fianchi, e la spostai a mia volta sulla scrivania, scostai le mutandine ed iniziai a leccarla, ma davano più fastidio del previsto e glie e sfilai. Il profumo del suo sesso era incredibilmente ammaliante, forse più eccitante ancora della sua bocca su di me, e toccandole fianchi e seni continuai a leccarla per molto tempo, quando la mia lingua toccava alcuni punti si inarcava, gemendo di piacere. Decisi di prenderla, spostandola verso di me ed infilando le mie braccia attorno alle sue gambe, ora i miei gomiti erano all’altezza delle sue ginocchia. Entrai dentro di lei spingendo con decisione, forse troppa, lei alzò il collo e sfilando un braccio mi puntò la mano sull’addome esclamando “Piano!”. Sfilai il membro dal suo sesso, e rientrai con più delicatezza per qualche minuto, Marzia afferrò il bordo della scrivania con le mani, spingendo verso di me.
“Lo voglio sentire tutto, spingi…”
Eseguii questa volta mettendo le mie mani sulle sue spalle e spingendola verso di me, la presi così per qualche minuto sentendo che si stava bagnando moltissimo, aveva gli occhi chiusi e gemeva di piacre, e la cosa mi eccitava moltissimo.
“Si cazzzo così vengo!” mi disse contraendosi.
“Non ancora, girati” le ordinai.
Quando estrassi il mio membro dal caldo sesso di Marzia lei si coprì d’istinto con una mano, era incredibilmente bagnata.
La girai e con il mio piede le allargai le gambe, la sua schiena era uno spettacolo e presi a baciarla e leccarla, lei con la sua mano destra cercò il mio pene infilandoselo tra le gambe, ed ancora una volta spinse verso di me il suo sesso per godersi appieno il momento. Rimanemmo in quella posizione per molto tempo, poi di scatto mi inginocchiai leccando il suo umore che copioso calava tra l’interno delle sue cosce, era caldo e profumato e ad ogni affondo della mia lingua, un fiotto del caldo liquido mi scaldava labbra e viso. Ripresi a prenderla con forza, poi inumidii due dita e con quelle raggiunsi il buchino del suo culetto.
“No li no, stasera no…”
Obbedii e continuai a prenderla, fino a quando si contrasse con il corpo unendo le ginocchia.
“Vengo cazzo!”
Mugugnò qualcosa imprecando, accovacciandosi di fronte a me. Con le mutandine che giacevano li di fianco si nettò il sesso, annusandole per poi mettermele sotto il naso.
Da quella posizione si dedicò a me, inginocchiandosi partì a leccare dai miei piedi, salendo per le caviglie, poi su fino alla cosce per dedicarsi al mio membro, che era ormai prossimo all’esplosione, non passarono più di cinque minuti e lei intuì, guardandomi negli occhi mentre mi disse:
“In bocca!”
Esplosi con un grido nella sua bocca calda, lei accolse tutto il mio sperma chiudendo gli occhi e contraendosi. A tastoni cercò le sue mutandine, e con la punta della lingua fece scorrere una parte di sperma al centro delle stesse, i nostri umori si mischiarono anche se la mia parte era più marcata.
“Un piccolo ricordo per il mio lui” disse rivolgendo il pensiero al marito.
Deglutì mentre si infilò le mutandine, pressando con due dita le stesse sul proprio sesso.
Restammo immobili per qualche momento, lei seduta sulla scrivania, io in piedi davanti a lei. La aiutai a rivestirsi, tornai a baciarla e lei si congedò.
“Hai 40 minuti per scrivere il tuo racconto, mi piacerebbe che lui lo leggesse quando arriverò a casa”.

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