Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

Regina di Picche. Racconto in tre atti

By 9 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019One Comment

In fondo, che cos’è la perversione? Un termine, una parola, un significato che i classici associavano allo stravolgimento. E proprio di stravolgimento si narrerà in questo racconto, disvelando profondi squarci nell’animo di persone che si perderanno tra quello che amano e quello che desiderano, in uno rivolgimento dei sensi che non diraderà le nebbie nel loro profondo ma che contribuirà, al contrario, a confondere ancor più la loro capacità di visione critica su ciò che è gioco e ciò che è abisso.

Fabio è alla soglia dei quarant’anni, in quel periodo della vita che il senso comune riserva ai primi bilanci. Ha lavorato tanto, Fabio. Con la sua azienda di componenti elettronici ha costruito un avvenire solido per sé e per Valeria, sua moglie da otto anni. Non che lei sia stata da meno: prima gli studi conclusi con il massimo dei voti, poi il concorso statale ed ora quel ruolo dirigenziale in Provincia, che tanto la realizza come manager. Non ci sono stati figli, è vero, ma non è ancora troppo tardi forse, neanche per quel traguardo.
Una vita tutto sommato convenzionale, forse troppo: lavoro, casa, ogni tanto qualche ristorante o cinema con gli amici. E il pericolo dell’assuefazione alla normalità sempre in agguato.

Una sera di maggio però qualcosa è cambiato.

Fabio aveva sentito parlare da alcuni colleghi di aziende nel suo ramo di questi locali, un po’ ambigui, dove ci s’incontra per ballare, conoscere gente e fare scambi di coppia. Erano quei posti che Valeria definiva ‘per i marpioni del sabato sera’.
Lui però era in cuor suo affascinato da questi luoghi e dai racconti che di tanto in tanto udiva in giro, o sui giornali.
Valeria no, lei era cresciuta con i valori della borghesia media, educata da genitori rigidi che le avevano inculcato principi dogmatici. Convincerla quindi a visitare il ‘Villaggio’, ambiguo locale dall’intrattenimento non meglio precisato a trecento chilometri da casa, non era stato per nulla facile. Ma Fabio c’era riuscito, procurandosi due tessere da associato dietro indicazione di alcuni suoi colleghi, dacchè il locale non era certamente pubblico.
Forse lo aveva fatto per via di un’incipiente volontà di cambiare la routine del loro ménage, o forse per la curiosità di esplorare un mondo che non apparteneva loro. Non ancora almeno.

‘Beh, siamo arrivati’, non poté che constatare spegnendo il motore della sua auto nel parcheggio, ad un centinaio di metri dall’ingresso del locale.
Si rivolse verso Valeria, illuminata in viso dalla luce che scivolava via dai fari delle altre auto che stavano cercando una sosta di fronte a loro.
Era bella.
Aveva scelto un rossetto non troppo vivace, in forte contrasto con il pallore delle sue gote ancora così lontane dal sole estivo. Il contorno curato delle sue labbra s’intuiva anche in quella semi oscurità.
‘Se però non mi piace, ce ne andiamo via!’
Quella frase secca risvegliò di colpo Fabio, che come assorto stava seguendo il profilo della bocca di Valeria.
‘Va bene. Ma non prenderla così, è solamente un gioco. Solo una curiosità dai’ una serata diversa’ poi ci sono io con te.’
‘Già, e chissà quanti altri maniaci, come te’. Valeria abbassò il tono della voce in quell’ultima frase, quasi a voler riprendere bonariamente suo marito.
Amava Fabio, di quell’amore che una donna riserva a chi la sa comprendere e le sa stare vicino. Era sempre stato presente, così questa serata più trasgressiva del solito era quasi come un omaggio nei suoi confronti, anche se Valeria aveva una sensazione di vago timore in gola. Come se dentro quelle pareti ci fosse qualcosa pronto a ghermirla, un demone sopito rimasto ad attenderla da molto tempo. Non sapeva esattamente il motivo di quella sensazione sgradevole, ma si sentiva a disagio e in cuor suo non vedeva l’ora di porre fine alla serata.
Aprì decisa la portiera: ‘Andiamo e facciamo anche questa!’.
Fabio immaginò la caviglia sottile di Valeria sbucare dal lato basso della portiera opposta alla sua, velata dal fumo delle autoreggenti scure, esaltata dal cinturino di quel sandalo di vernice nera che riservava solo alle ‘serate di gala col tacco’, nelle sue parole. La gonna nera al ginocchio, chiusa a portafoglio, aderiva perfettamente ai fianchi, fasciandola nel suo corpo attraente.
Fabio scese a sua volta e la raggiunse velocemente, mentre già lei stava dirigendosi verso le luci del locale, con l’insicurezza dei suoi tacchi alti sullo sterrato del parcheggio. Afferrandola stretta per le braccia, le sussurrò all’orecchio ‘Anche la giacca? Non avrai troppo caldo stasera?’.
‘Magari dentro la tolgo, poi saranno affari tuoi con tutti i depravati qui in giro, maritino mio!’. In realtà non ci pensava neanche! Già era vestita in modo fin troppo provocante per la situazione, pensava tra sé.
Il grosso energumeno all’entrata, il responsabile della ‘sicurezza’, le lanciò un’occhiata che non lasciava il minimo dubbio sui suoi pensieri, seguendola vistosamente con lo sguardo e soffermandosi senza pudore sul suo fondo schiena; Fabio, rimasto qualche passo indietro, se ne accorse e si sentì pervadere da un senso di impotente gelosia misto a compiacimento.
Era eccitato. Da tanto aveva immaginato di varcare la soglia di un club per scambisti ma ora era tutto lì, era tutto reale e almeno con la fantasia, stava già condividendo la sua Valeria con dei perfetti sconosciuti, a partire da quel buttafuori.
Dopo aver esibito le loro tessere da associati, lasciò velocemente il soprabito alla hostess del guardaroba ed afferrò la ricevuta, prima di entrare in quell’antro fumoso che era di fronte a loro: scostò la pesante tenda di ciniglia scura per farsi strada, il tutto sotto lo sguardo nervoso di Valeria, che proprio non si voleva separare dalla sua giacca tailleur, coordinata alla gonna.
Fabio sentiva vampate di calore al volto mentre Valeria aveva le estremità gelate, in un evidente contrasto emotivo che i due stavano sperimentando al loro primo passaggio verso una dimensione nuova ed imprevedibile.
Una volta dentro, Valeria afferrò il braccio di Fabio senza dire una parola. Questo fu sufficiente a comunicare all’uomo il timore della moglie, provocando in lui una sensazione assolutamente nuova: un tempo si sarebbe sentito il cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a difendere sino all’estremo la sua dama. Ora i tentennamenti di Valeria lo eccitavano e non poteva fare a meno di abbandonarsi al pensiero di averla condotta in un luogo dove sarebbe stata desiderata, sfiorata, forse toccata da qualcuno che non era lui.
La luce era soffusa e alcune lampade appese, come finte torce tribali, rischiaravano fiocamente le pareti e gli spazi di quel paesaggio insolito, dove uomini e donne stavano intrattenendosi nei vari angoli, in attesa che la serata decollasse.
C’erano parecchie coppie, uomini mediamente eleganti e donne, anzi, femmine (come avrebbe di lì a poco imparato a chiamarle Fabio) più o meno coperte da abiti succinti, non esattamente volgari.
Faceva caldo. L’oscurità rendeva difficile riconoscere i volti delle persone. ‘Meno male’ pensava Valeria. Tuttavia alcune ragazze rompevano il buio indossando alcuni bracciali e collane fosforescenti, ‘come quelle che i miei mi comperavano da piccola alla fiera di paese’ descrisse Valeria al consorte mentre gli indicava ‘quelle sciacquette poco vestite’.
I due si diressero in un angolo defilato del locale e si sedettero ad un tavolino, osservando curiosi ciò che accadeva loro intorno.
Ad alcuni metri da loro, una donna sulla quarantina stava baciando appassionatamente un uomo molto più anziano di lei, distesa su un divanetto sotto lo sguardo compiaciuto di un terzo, ‘probabilmente il marito’ constatò Fabio. L’attempato amatore era davvero focoso e Valeria si trovò in autentico imbarazzo non appena si accorse che l’uomo stava palesemente introducendo la sua mano nello spacco dell’abito della donna, che dal canto suo stava lentamente divaricando le gambe per non ostacolarne la risalita.
‘E tu mi vorresti così? Non saresti gelosissimo?’ Fabio trasecolò. Davvero Valeria stava anche solo pensando di concedersi a qualcuno? ‘Beh, è solamente un gioco, magari anche lei si diverte non credi?’, rispose.
‘Fabio che dici? Siamo sposati noi!’. ‘Forse anche loro Val!’, disse senza togliere lo sguardo dai due, ormai avvinghiati e presi dalla passione che in quel locale stava davvero facendo salire la temperatura.
‘Facciamo un giro?’, Valeria proruppe togliendosi la giacca. Fabio era al settimo cielo, allora le piaceva giocare un po’ con lui.
La sottile maglia di cotone color panna la vestiva divinamente, lasciando intuire la forma generosa dei seni, sottolineati dall’allacciatura attorno al collo dell’indumento, che le lasciava le spalle scoperte.
Valeria era davvero una donna desiderabile e molti dei presenti non tardarono ad accorgersene. Passeggiando per i tavoli, infatti, gli sguardi lasciarono ben presto il posto a furtivi sfioramenti di uomini, attirati da quella donna mora che non si era mai vista prima in giro.
‘Fabio credo che qualcuno mi abbia toccato il culo!’. ‘Lo so Vale qui funziona così, se li lasci fare loro capiscono che sei disponibile, è una specie di regola credo’.
‘Ma chi ti ha detto queste cose? Che schifo, ho un maritino porno!’ disse Valeria, sorridendo. Stava sorridendo!
‘Allora ti piace?’.
‘No Fabio, ma mi piace vederti eccitato, non ti vedevo così preso da quando facevamo i fidanzatini in macchina da giovani, ti ricordi?’.
‘Perché ora siamo vecchi, Val? Secondo me quel tizio bello tondo che ti fissa da almeno un minuto laggiù non la pensa proprio così’.
‘Ah sì, perché quella bionda vicino a lui che ti guarda mentre lecca il bicchiere? Credi non me ne sia accorta?’.
Stavano giocando, e si divertivano entrambi. Valeria era più rilassata ora, si vedeva chiaramente.
‘Senti, io ho molto caldo, se mi togliessi la maglietta?’
‘Ma rimarresti in reggiseno!’ Fabio quasi non la riconosceva.
‘Beh, così potresti darmi in pasto a quel ciccione di prima’ dai Fabio, scherzo, mi metterei sopra di nuovo la giacca, almeno è scollata e non mi farebbe così afa al collo’ ho la maglietta bagnata di sudore’.
‘Uhm, va bene’ ma la togli qui? Ora?’.
‘Sciocchino! Aiutami a cercare un bagno’.

I servizi erano in una stanza molto grande, con un bancone di marmo lucido sotto un enorme specchio illuminato, insolitamente elegante per il contesto, pensò Valeria. Le tre porte di fronte conducevano a sanitari molto ben curati e ottimamente puliti. Camminò velocemente, sbirciando le due ragazze che si stavano sistemando il trucco mentre parlottavano tra loro a voce bassa, e guadagnò una delle toilette, chiudendo velocemente la porta alle sue spalle.
Le mani non erano più gelate, se ne accorse perché non ebbe alcuna difficoltà ad aprire il fermaglio della borsetta che teneva sempre con sé. Assicurò la giacca scura ad un appendiabiti sulla parete e, lentamente, si apprestò a sfilare la maglietta.
Era accaldata e, curiosamente, leggera. Le piaceva molto aver ritrovato un Fabio così elettrizzato, come ai tempi delle loro prime frequentazioni, tutto sommato il posto sembrava sicuro adesso.
‘Oh per la miseria’ giochiamo un po” tanto gli starò vicina tutta la serata!’.
Valeria sfilò con cura la maglia dal giro vita, afferrandone i lembi laterali e passandola lentamente sopra il capo, poi la ripiegò velocemente tra le mani, per non sgualcirla troppo, riponendola appiattita nella piccola borsetta che portava con sé.
Era splendida. Il reggiseno di pizzo bianco esaltava la sua quarta abbondante di seno, mantenendolo alto e circondandole il busto, senza tuttavia stringerle troppo la schiena, chiudendosi in quel fermaglio dorato che non ebbe difficoltà ad aprire.
Si tolse rapida le coppe, che ripose in borsetta con la stessa cura della maglia bianco-crema; il suo seno magnifico, ora libero, rivelava tutta l’eccitazione del momento, con i capezzoli tanto turgidi da sembrare sfiorati da un respiro d’invisibile amante.
Con il fiato rotto indossò nuovamente la giacca, che ebbe attenzione di abbottonare fin quanto possibile, sebbene la scollatura appariva ora fin troppo generosa. Valeria ebbe un sussulto percependo la ruvidezza della stoffa lambirle le estremità così sensibili del seno, ma senza pensare troppo si alzò quasi con stizza l’orlo della gonna, afferrò con i pollici i bordi delle mutandine coordinate e le abbassò fino alle caviglie.
Accortasi che dall’esterno si potevano scorgere i piedi di chi fosse nel bagno, si affrettò a raccogliere quel pezzetto di stoffa bianca e a riporlo insieme al resto.
Adesso era nuda sotto al tailleur.

Erano trascorsi pochi istanti da quando Valeria era entrata e Fabio passeggiava nervosamente nei pressi dei bagni; la donna bionda con il bicchiere ormai vuoto aveva smesso di osservarlo da lontano e si era cautamente avvicinata.
‘Solo, soletto? La tua compagna stasera ha deciso di ballare da sola?’
‘Ballare? Solo?… No’ io’ ecco, sto aspettando mia moglie”
‘Beh, l’attesa insieme a qualcuno è più interessante no? Si possono conoscere persone, anche intimamente”
‘Oh beh’ che dire” Fabio continuò imbarazzatissimo. ‘Sì certo, però io aspetto lei, così”
‘Rilassati! Mica ti mangio! Si vede che sei nuovo da queste parti” replicò la donna, iniziando ad allontanarsi.
‘No scusa, non volevo essere scortese’ Sì, sono nuovo’ è la prima volta che veniamo qui’.
‘Perdonato!’ ammiccò la bionda, ormai non più giovanissima, ma con quell’aura di esperienza di quel mondo che non lasciò certo indifferente Fabio.
‘Bello quel braccialetto luminoso che indossi, dev’essere di moda qua dentro” cercò di riattivare la conversazione.
‘Davvero non sai cosa significa? Oh cavolo, arrivi fin qui e non conosci il codice? Da non credere”
‘Il codice?’
‘Lascia che io mi avvicini un po’ di più, che hai bisogno di essere sverginato!’
Quelle parole provocarono un’erezione a Fabio che ora, combattuto tra la curiosità di sapere e la paura di essere sorpreso da Valeria, era paonazzo in viso.
‘Questo locale si chiama ‘Il Villaggio’ non solo perché qui la gente, diciamo, socializza. Certo si può chiamare anche socializzazione, ma io preferisco definirle scopate tra amici. Il nome, e come avrai notato anche l’ambientazione fasulla ai tavoli e alle pareti, deriva dalle origini nord-africane di uno dei proprietari, che si fa chiamare Fahali. In lingua swahili significa ‘toro’ e immagino di non doverti spiegare perché” ridacchiò compiaciuta.
In quel momento arrivò Valeria, che afferrò il braccio di un Fabio attentissimo alle parole della donna, a volerne dichiarare la proprietà.
‘Si fa salotto qui?’
‘Ah’ no’ Valeria’ ecco, questa è mia moglie Valeria’ lei è’ è”
‘Patrizia! Piacere di conoscerti Valeria! Stavo spiegando a tuo marito come funzionano le cose qui e credo che dovrai imparare presto il codice anche tu’.
Valeria alternava lo sguardo interrogativo su Fabio e su Patrizia, che proseguì da dove si era interrotta: ‘Vedete quel recipiente sotto i faretti all’entrata, quello che assomiglia ad un otre per trasportare l’acqua nel deserto? Lì dentro ci sono questi bracciali fosforescenti, che si vedono benissimo su chi li indossa nell’oscurità. Questa non è solo un’associazione per scambisti, ma è il teatro degli spettacoli di Fahali. Il mercoledì infatti, dopo la mezzanotte, Fahali appare tra i presenti e sceglie la sua femmina per la serata, o anche più d’una, con le quali mette su uno spettacolino nel privè’. ‘Se vuoi essere scelta, bambolina” continuò sfiorando il mento di Valeria, che si ritrasse come morsa da un serpente, ”devi indossare uno di questi, che svelerà a tutti e a lui la tua disponibilità’.
Fabio, che era all’apice dell’eccitazione tanto da credere di avere un orgasmo da un momento all’altro, farfugliò di getto: ‘Ma’ allora lui si prende una di voi’ cioè scusa’ una disponibile’ scusa’ una con il braccialetto come questo”
‘Sì’ interruppe seccata Patrizia ‘si prende una femmina che come me vuole divertirsi e farlo divertire! Ma badate bene, se indosso il laccio fosforescente con un paio di giri al polso come ora, significa che sono disposta a masturbarlo, o a farmi masturbare da lui”
Valeria si stava spazientendo nel sentire quelle volgarità, ma non poteva nascondere di essere anche lei curiosa, così rimase in silenzio pur con un’espressione severa in volto.
”se invece lo metto al collo, vuol dire che ho intenzione di fare sesso orale con lui, mentre se lo stringo alla caviglia’ beh’ mi offro per un rapporto completo, anche se non vi nascondo che farmi sbattere da Fahali mi spaventerebbe molto, date le dimensioni del suo arnese’ poi lui non si mette nessuna protezione’ rimanere incinta alla mia età sapete’ eh sì perché se ti chiava lui va sempre in fondo’ chissà quante ne ha riempite! Insomma, ho un marito anch’io!’.
A quelle ultime parole Patrizia indicò l’uomo grasso che da un po’ stava letteralmente radiografando Valeria, la quale al culmine del nervosismo sbottò: ‘Bene. Grazie delle notizie, ti lasciamo al tuo Fanale o come cavolo si chiama!’, strattonando via Fabio che, disorientato, seguì la moglie allontanandosi dalla loro occasionale guida in quell’abisso.
‘Ma ti pare che dobbiamo ascoltare quella lì?’
‘Vale sai dove siamo venuti vero?’
‘Sì, e ancora me ne pento, sediamoci lì nell’angolino va”
‘Sai che sei bellissima? La tua nuova scollatura poi’ ma’ Vale?!?’.
‘Ti piaccio? Così’ femmina e disponibile’ come dice la tua amica?’.
‘Vale ti amo! Mi stai facendo andare proprio su di giri stasera”.
‘Sì? Siediti qui vicino a me allora e guarda che ho messo in borsetta’, Valeria ora ammiccava vistosamente.
‘Ma Vale!!! Allora’ tu sei’ sei nuda sotto?!?’.
‘Come sei perspicace! Ma solo per te, ricordalo’.
La sala nel mentre si era riempita di persone, con donne e uomini che stavano amoreggiando tra loro furtivamente nell’oscurità, rischiarata solamente dai bagliori chimici dei lacci fosforescenti che le ‘femmine’ più intraprendenti ostentavano.
Dopo una quindicina di minuti, durante i quali Valeria aggrappata a un divanetto aveva indicato al consorte tutti gli atteggiamenti ‘disdicevoli’ e gli abbigliamenti ‘volgari’ dei presenti, l’aria era divenuta davvero calda.
‘Vale se andassi a prendere qualcosa da bere? Ho la gola secca”
‘Vengo con te! Mica sto qui sola!’
‘Se vuoi, ma vista la ressa al bancone non ti lamentare se qualche altra mano arriva al tuo culetto!’. Fabio era eccitato al sol pensiero e non vedeva l’ora di seguire con la coda dell’occhio la moglie nuda (ma solo per lui) per vedere chi l’avesse ‘maneggiata’ per primo, magari avrebbe di proposito rallentato il passo per starle dietro e godersi la scena. Ma Valeria rovinò il piano.
‘Ok, rimango qui’ Però fa in fretta, non è abbastanza buio per restare nascosta. Magari arriva uno di questi arrapati e sai come mi troverebbe’.
A quelle parole Fabio non resistette oltre, afferrò la moglie e la baciò con passione, suscitando in lei un’improvvisa reazione di sconcerto. Valeria non si aspettava quel calore, ben presto però si abbandonò a quelle effusioni, si stava eccitando a sua volta. Non prima però di essersi sincerata con lo sguardo che non ci fosse nessuno a guardarli nel raggio di qualche metro. Poi, quasi a cercare di sorprendere lei ora il marito, gli prese la mano e lentamente la guidò tra le cosce, divaricandole piano.
Fabio risalì con il palmo il contorno delle gambe della moglie, distinguendo chiaramente la transizione dalla maglia fine della calza al bordo lavorato dell’autoreggente, fino ad arrivare all’intimità di Valeria, calda e umida nella sua femminilità privata di ogni difesa.
Le labbra del sesso erano socchiuse e Fabio ebbe il suo da fare per non abbandonarsi alla lascivia di quel luogo e amoreggiare lì, davanti a tutti, come molti già si apprestavano a fare intorno.
‘Appena a casa sai cosa ti aspetta vero?’
‘No, non lo so’ quando mi porti via per farmi vedere?’ Il sorriso di Valeria era luminoso anche nel buio.
Poi di scatto allontanò la mano dell’uomo: ‘Non dovevi prendere da bere per la tua conquista di stasera?’.
A malincuore Fabio si sollevò dal divanetto sul quale erano seduti, sospirò e si apprestò a raggiungere il bancone del bar.
Valeria si sentiva eccitata e sola in un mondo nuovo e per un istante si ritrovò senza respiro.
Il tempo sembrava essersi fermato, e Fabio non riusciva a farsi largo tra la calca di persone attorno al bancone; una donna era letteralmente nuda a pochi centimetri da lui, non lasciandolo certo indifferente. Non poteva distinguere che età avesse, ma poteva solo intuire i movimenti del suo capo, rischiarato dal laccio luminescente che portava al collo.
Era davvero tutto così elettrizzante: al lato del banco un’altra piccola coppa raccoglieva altri bracciali chimici, chissà se Valeria ne avrebbe indossato uno per lui, più tardi, a casa’
Con un balzo si avvicinò e allungando una mano furtivamente ne raccolse uno, per infilarlo immediatamente nella tasca dei pantaloni, cercando di occultarne i bagliori.

All’improvviso un fortissimo rullo di tamburi zittì i gemiti, il vociare, il bisbigliare che aveva fatto da tappeto acustico alla sala fino a quel momento. La ragazza nuda vicino al bar ebbe un sussulto di eccitazione: ‘Arriva, arriva”.
A ben ascoltare, non era un tamburo quel suono ossessivo, ma più il battere di una percussione tribale, come quelle che si sentono suonare dalle tribù desertiche, nei documentari in televisione. Quel ritmo era un richiamo a qualche sorta di arcana iniziazione rituale. Fabio trattenne il fiato per un interminabile momento. Voleva tornare da Valeria, gustarsi con lei lo spettacolo, ma era incastrato tra tutti quei corpi e non aveva ancora ordinato nulla alle ragazze che, dietro il bancone, preparavano cocktail dai nomi esplicitamente a tema sessuale.

Fahali era un uomo di colore di circa 50 anni, straordinariamente in forma per la sua età; il torace, adornato da una collana di pietre, era perfettamente proporzionato nella sua larghezza alla possanza del suo metro e novanta. Non aveva il corpo di un culturista è vero, ma i lineamenti e i volumi della sua muscolatura erano perfettamente visibili e definiti, esaltati dal luccichio degli olii dei quali probabilmente si era cosparso prima della sua teatrale entrata in scena.
Una sorta di gonnellino copriva la sua nudità, un abbigliamento che in un’altra occasione sarebbe apparso come un ridicolo luogo comune riferito all’Africa, ma che in quel contesto faceva di lui una sorta di credibile capo delle genti che si erano dannate in quell’abisso. Era giunto il momento nel quale ‘il Villaggio’ doveva rendere omaggio alla sua guida.
Fabio non riusciva a vedere molto da dove si trovava, ma intuì che le donne che indossavano il ‘codice’ si muovevano per raggiungere l’eburneo condottiero ed offrirsi alle sue voglie, aumentando la confusione di corpi in movimento che animava il locale.
Fahali camminava solenne osservando le femmine che accettavano di prestarsi a qualche pratica; nel contempo Valeria poteva godersi una visione laterale piuttosto libera dal divanetto, anche se un po’ infastidita dal picchiare dei tamburi che martellavano da una cassa acustica troppo vicina.
Una ragazza piuttosto esile, dai tratti asiatici e vestita con un abito molto leggero di colore scuro, iniziò una danza decisamente esplicita davanti all’uomo di colore: indossava il laccio luminescente in due giri, alla caviglia destra.
‘Hey, hai visto? La Cinesina si è decisa, stasera è la volta buona che lo prende tutto!’. Era il marito di Patrizia che commentava la scena alla moglie, la quale lapidaria rispondeva: ‘Avresti voluto sbattertela tu vero? Da quanto tempo speri che te la dia? Quella l’ha fatta annusare a tutti qui dentro senza mai concedersi, ma questa volta mi sa che Fahali la rompe davvero!’. Risero entrambi.
Il moro attese in silenzio e con attenzione la fine della danza, poi tese la mano alla ragazza e con fare quasi ottocentesco le sollevò il braccio, la fece girare su se stessa quasi a mostrarla a tutti, poi la sollevò in braccio in modo che tutti sapessero che stava accogliendo la sua richiesta di essere presa.
Nel frattempo quattro ragazze vestite di succinti gonnellini e coperte da un reggiseno minimale di leopardo in stile tribale, probabilmente dipendenti del locale, avevano trascinato un enorme letto su ruote, o almeno così sembrava a Fabio, al centro della pista da ballo principale, mentre altre stavano chiudendo pesanti tendaggi neri agli accessi, trasformando il vano in un vasto privè. Il letto era in realtà una specie di altare, un piano piuttosto alto sul quale erano state disposte delle pelli di animale, forse finte, per aumentare l’effetto scenico del contesto.
Fahali a larghi passi raggiunse il talamo, sul quale depose la ragazza. In quel momento alcuni faretti illuminarono la giovane di una luce talmente potente da accecare quasi gli osservatori della scena, rimasti fino a quell’istante nella penombra. Due delle assistenti, danzando al ritmo dei tamburi che si stava via via facendo più incalzante, iniziarono a spogliare con fare brusco l’asiatica dai capelli corvini, sfilandole l’abito semi trasparente e slacciandole il reggiseno, senza troppa delicatezza.
Era davvero molto esile, ma con un seno generoso e delle forme perfette: in un ultimo rigurgito di pudore fece per coprirsi il petto, ma le giovani la distesero quasi con la forza sul piano, iniziando a cospargerle il corpo con un olio color ambra, dal profumo intenso.
Poi il suono della musica cessò di colpo.
Fahali apparve dall’oscurità, anche lui lucido di balsamo e questa volta completamente nudo; Valeria si era alzata in piedi curiosa ed era salita sul basamento di una colonna vicina, messa lì a rappresentare una sorta di palma, da dove poteva vedere meglio la scena.
Il pene dell’uomo era maestoso, perfettamente eretto e con l’estremità molto più alta del naturale orizzonte. Le sue dimensioni erano ragguardevoli. ‘Però!’ si lasciò sfuggire Valeria. Solo allora notò che l’altezza dello pseudo letto era perfettamente allineata all’inguine di Fahali, il quale afferrò le caviglie della sua femmina e le sollevò alte sopra le sue spalle, rendendo ancora tutti edotti che quella cavigliera luminosa sopra lo stiletto nero era la prova inconfutabile che la donna desiderava offrirglisi sessualmente.
Strappò con un gesto brusco il perizoma, unico indumento rimasto a coprire la giovane, poi le mormorò qualcosa mentre la fissava austero in volto. Lei annuì e bisbigliò alcune parole incomprensibili a quella distanza mentre l’uomo, che aveva già accostato il suo fallo alle labbra tumide del sesso femminile, con un colpo secco fu in lei. Fabio sbadigliò silenzioso per non svegliare Valeria, osservandola mentre ancora dormiva. Era stata una nottata movimentata. Dopo essere tornati dal ‘Villaggio’ Valeria si era buttata nel letto, muta come durante tutto il tragitto in macchina. Forse, pensava Fabio, per colpa del fatto che si era attardato a guardare la copulazione di Fahali lasciandola sola, ma era stato tutto così eccitante. Forse avrebbe dovuto tornare da Valeria subito dopo e non rimanere ancora a scambiare battute ambigue con Patrizia durante lo spettacolo del ‘toro’.
Era rimasto via solo una mezz’ora, non era poi stato tanto in fondo, Valeria lo aveva raggiunto subito dopo. E forse era stato meglio così, perché complice l’alcool del drink, Patrizia cominciava ad essere stranamente attraente.

Valeria era molto seccata infatti. Ma non con Fabio, o almeno non direttamente. Appena terminato lo spettacolo di Fahali, la musica era ripresa a tutto volume mentre i presenti, esaltati dall’amplesso pubblico iniziavano ad accoppiarsi in ogni angolo, abbandonandosi a pratiche di masturbazione, sesso orale e penetrazioni di gruppo.
Valeria si era spaventata. Era corsa nell’angolo buio che ora però era popolato da astanti seminudi. Fabio dov’era?
L’unico rifugio sicuro le appariva di nuovo il bagno delle signore, guadagnato attraverso una selva di mani che la cercavano percorrendole il corpo.
Entrata in quel luogo Valeria s’imbatté nella ragazza asiatica semi nuda, la quale si stava rinfrescando sul lavabo di marmo, ancora visibilmente provata dal possedimento animale di Fahali. Non potè fare a meno di notare alcuni segni lasciati sul corpo sottile della giovane, in prossimità dei punti dove l’uomo dalle grandi mani l’aveva afferrata. La ragazza si accorse degli sguardi di Valeria e senza imbarazzo alcuno le sorrise maliziosa: ‘Dovresti sentirlo dentro anche tu!’
Parole che bastarono a sconvolgere Valeria, che fece un passo indietro come per allontanarsi dalla stanza, incontrando un ostacolo imprevisto però a bloccarla. Era la figura possente di Fahali, che entrò in contatto con lei: ‘Sei nuova!’. ‘Io’ no’ sono qui per caso’ io”.
Fahali le sfiorò in una carezza il volto, scivolando con il dorso della mano lungo il collo, per entrare deciso nella scollatura della giacca e seguire il profilo del seno, afferrando una mammella come per valutarne la consistenza.
‘Dovresti indossare uno di questi allora e capire quale caso ti porta qui” Il timbro della voce di Fahali era profondo mentre le porgeva un laccio fosforescente raccolto con l’altra mano da un ennesimo contenitore posto sopra i lavabi. ‘Decidi tu dove metterlo!’.
Valeria era immobile, imbarazzata, scandalizzata, ma enormemente eccitata.
Istintivamente afferrò il laccio, l’osservò, poi guadagnò la porta scostando il braccio inopportuno di Fahali che ancora la soppesava. Uscendo da quei servizi quasi si scontrò con Fabio, non prima però di aver nascosto nel pugno il simbolo del codice, per poi riporlo in borsetta non appena il marito si fosse distratto.
‘Sei viola Valeria! Stai bene? Ti stavo cercando dappertutto”. ‘Sì sto bene’ Dove cazzo eri? In questo posto non si respira’ portami via’ adesso’ subito!’.

Fabio spense la macchina del caffè, dopo aver raccolto le due tazzine; trasalì quando porgendone una a Valeria la udì chiedere: ‘Davvero ti ecciterebbe vedermi nelle mani di un estraneo?’
‘Vale ma che dici?’.
‘Se ieri notte ci fossi stata io al posto di quella Cinese?’
‘Vale’ è stata una serata diversa’ ora siamo a casa’ immersi nella nostra vita di sempre”
‘Rispondimi’ se quell’uomo mi avesse presa, lì davanti a tutti’ ti sarebbe piaciuto? Oppure se mi fossi concessa a quell’altro grassone, il marito della tua amichetta’ non saresti stato neanche un po’ geloso?’
‘Certo che lo sarei stato’ Anche nei confronti di Fahali. Ma la domanda è un’altra’ tu ti saresti mai concessa?’
Valeria era stata punta sul vivo: era arrabbiata e spaventata, con se stessa soprattutto, e lui aveva rivoltato la frittata. Fabio aveva capito molto bene cosa la stava tormentando. Pure se lei non gli aveva rivelato nulla del suo incontro ravvicinato con lo stallone africano.
‘Fabio non dire cazzate!’ Valeria non parlava mai così ruvidamente, Fabio intuì il suo disagio.
‘Vale, amore’ sai che sei tutto per me’ ieri sera è stato un gioco’. Continuò ‘Non posso nascondere che saperti nuda sotto al tailleur in quel girone di assatanati mi ha eccitato e non poco’ mi è dispiaciuto che tu sia voluta tornare così presto e di cattivo umore’ speravo in un altro finale di serata, a casa, tra di noi’.
‘Lo so Amore’ scusami’ ma quel posto mi ha fatto paura”.
‘Fahali non ti ha eccitato neanche un po’? Un uomo del genere ha un successo sicuro con le donne”
Valeria ebbe un fremito allo stomaco, ma si controllò: ‘Fabio, è un porco come tutti gli altri là dentro, solo più egocentrico e narcisita’ E’ una bestia quello!’
‘Hai ragione Vale’ però il ‘codice’ è un’idea frizzante’ guarda’ ti avevo preso questo per giocare un po’ tra noi’ disse porgendole il laccio di plastica luminescente che aveva infilato in tasca al bancone del bar ‘Ormai ha perso la fosforescenza, ma se lo avvicini alla luce magari stasera ci giochiamo’ Faccio io il toro africano!’.
Valeria era rimasta di sasso, pensando fosse quello che le aveva consegnato Fahali e che Fabio lo avesse trovato. ‘Scusa Vale’ era solo uno scherzo’. ‘No, non preoccuparti’ guarda’ per te lo metto come orecchino’ stava sdrammatizzando, accostandoselo all’orecchio destro.
‘Ahah’ ti chiederei il significato in codice del laccio all’orecchio ma devo scappare al lavoro’.
Un bacio veloce e prese la porta.

Valeria era rimasta sola, quel giovedì l’ufficio in Provincia era chiuso per ammodernamento delle strutture e lei poteva permettersi una colazione lunga. Era stato il motivo per il quale aveva acconsentito a spostarsi così lontano la sera prima.
Era stizzita con se stessa, anche molto, non aveva voglia di mangiare. Pensava a quell’uomo che l’aveva trattata come una donna di strada. Era davvero una bestia.
E lei non aveva reagito. Non si riconosceva più.
La Valeria di tutti i giorni lo avrebbe preso a schiaffi al solo sfiorarle il volto; invece lei è rimasta immobile, concedendo addirittura il suo seno, per essere esaminata come un animale in vendita.
Ma c’era dell’altro. Se Fahali avesse osato di più, risalendo il profilo interno delle gambe di Valeria con quella stessa mano impertinente, l’avrebbe trovata liquida e disponibile, questo non riusciva davvero a perdonarselo. Sapeva che non lo avrebbe fermato.
Mentre era assorta in questi pensieri, aveva recuperato il suo laccio dalla borsetta ed ora, quasi senza accorgersene, lo aveva disposto sul tavolo di cucina, parallelo a quello che aveva raccolto Fabio, osservando il loro colore giallo spento.

Sentiva il bisogno di ripulirsi con una doccia, quasi fosse stata contaminata da quel contatto. Si sollevò pigramente dalla sedia e si diresse verso il bagno, dove si sfilò la maglietta della notte per osservarsi davanti alla grande specchiera, sul lavabo.
Aveva due bei seni, alti, che non avevano mai allattato, ancora sodi. Lui certo aveva apprezzato. Ma che diamine stava pensando? Doveva rimuovere al più presto quel fatto increscioso dalla memoria. Aveva ragione Fabio, era stato un gioco ed ora era finito.
La finestra del bagno era aperta, visto il gran caldo di quel periodo; Valeria fece appena a tempo a notare con la coda dell’occhio una figura nascondersi goffamente dietro una tenda, nel palazzo di fronte, quello con la facciata sul cortile interno, a pochi metri da lei.
Era certamente il Sig. Stefani, un anziano vedovo che trascorreva le sue giornate osservando la vita degli altri fuori dalla sua finestra.
Valeria fece per coprirsi e chiudere la tenda, poi però si fermò e realizzò che qualcosa in lei stava cambiando.
‘Vuoi vedermi Stefani? Va bene, oggi ti accontento” mormorò a bassa voce.
Si assicurò che il drappo fosse ben riposto e la finestra completamente aperta, poi uscì dal bagno, a petto nudo, per correre in cucina e raccogliere uno dei due laccetti.
Rientrò quasi saltellando e si fermò ancora di fronte allo specchio, poi si portò il laccio al collo e se lo cinse annodandolo con entrambe le mani come una collana. Così facendo, il seno si alzò e fu in evidenza, per il piacere del vecchio, la cui sagoma era ora ben distinguibile.
‘Sai che significa vecchio guardone? Che se mi raggiungessi ora ti farei davvero divertire’ o forse morire!’, ridacchiò.
Poi si abbassò le mutandine, le allontanò sospingendole con le caviglie e indugiò ancora sul lavabo, inarcando la schiena verso lo specchio e sporgendosi in punta di piedi, completamente nuda. Fissò la sua immagine, chiedendosi fino a che punto sarebbe potuta arrivare.
Lo disse di lì a poco, come pensando a voce alta.
‘Ma tutto questo non è per te’ se devo diventare una puttana adultera’ questo corpo lo prenderà Fahali!’. Si strappò il laccio dal collo e se lo legò al piede destro.
Come liberato il demone dentro di lei, rimase senza fiato per qualche interminabile attimo.
Non aveva mai riflettuto sulla possibilità di fare veramente sesso con un uomo di colore, anche se da ragazza, nelle confidenze tra le amiche, più di una volta aveva scherzato e fatto battute sui luoghi comuni tipici del tema. Ora però, alla soglia dei quarant’anni, stava mostrandosi nuda fantasticando di amoreggiare con quell’Africano. Ma, fatto ben più disarmante, pensava per la prima volta alla possibilità reale di un adulterio, sebbene con un placet non definito di Fabio.

Maggio stava per volgere al termine e l’idea avuta da Fabio di uscire a fare due passi e prendere un gelato quella sera era stata azzeccata, per via del caldo estivo che stava sopraggiungendo.
Valeria era rilassata, anche se nelle giornate precedenti aveva continuato a pensare a quello che era successo. La consapevolezza di essere desiderata da altri uomini, unita alla fantasia non più tanto latente di concedersi intimamente ad un maschio diverso, virile, magari proprio a quel Fahali così lontano dall’eleganza raffinata di Fabio, la stava rendendo più attenta al vestire e all’incedere, quando usciva di casa.
Anche in quell’occasione si era resa desiderabile, ben truccata ma non appariscente, dopo essersi concessa una crema tonificante in viso per cancellare la stanchezza della giornata appena trascorsa.
La maglietta bianca con gli strass, sopra una gonna blu scuro, chiusa a sul davanti da una fila di bottoncini argentati. Stonavano forse un po’ solo le scarpe basse, ma erano comode e adatte per una passeggiata tranquilla.

I giardini pubblici della città sono da sempre stati un luogo dove, nelle serate d’inizio estate, le persone amano trascorrere le ore a cavallo del tramonto, camminando nel verde e gustando qualcosa di fresco, magari in una delle gelaterie stagionali più quotate del momento.
Fabio aveva parcheggiato l’automobile nello spazio di fronte all’accesso principale del parco e, insieme alla moglie, aveva varcato la soglia di quel luogo già abbastanza popolato di coppiette, famigliole con bambini al seguito e podisti amatori intenti a sgambettare.
Il tipico parco cittadino.
Erano giunti al centro di quel polmone verde, vicino alla gelateria aperta, che con la sua pianta circolare e i tavolini intorno sembrava un vecchio carillon, animato dalle numerose persone presenti.
‘Cazzo il cellulare!’.
‘Fabio non dirmi che lo hai dimenticato di nuovo’.
‘Sì cavolo’ proprio sul cruscotto’ torniamo a prenderlo dai!’
‘Ma tornaci tu! Uffa dobbiamo sempre correre per qualcosa’ no, io mi siedo su questa panchina e ti aspetto qua!’
‘Ok, ok’ ci manca solo che mi rompano il vetro della portiera per prenderlo’ corro e torno in un minuto Tesoro’.
Fabio sparì veloce tra i viottoli del parco.
C’era un buon profumo di piante nell’aria e Valeria aveva reclinato il capo come per annusare il cielo.
Solo lo schiamazzo di due cani l’aveva riportata alla realtà; erano al guinzaglio dei loro padroni, anzi, delle loro padrone, visto che due ragazze in tenuta da jogging stavano scambiandosi qualche parola, oscillando per gli strattoni che i due quadrupedi trasmettevano alle corde, mentre si inseguivano ed annusavano.
Un episodio inatteso: uno dei due cani, probabilmente una femmina, si acquattò d’improvviso, mentre l’altro si posizionò dietro di lei ed inizio a montarla, tra le risatine delle fondiste.
‘Sono come noi umani, non trova?’
Valeria ebbe un sobbalzo, spaventata.
‘Mi perdoni, non volevo metterle paura! Ma trovo davvero che sia curioso come quegli animali graziosi ci somiglino’.
‘Prego?’, Valeria era visibilmente impreparata a quello scambio.
‘Sì’ si inseguono e giocano tra loro senza essersi mai visti prima’ i maschietti sentono quando le femmine si sentono desiderate, bramano accoppiarsi’ e si uniscono nella carne per poi magari non vedersi mai più, come noi umani’.
Era un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati, ben curato e vestito sportivamente, con una camicia chiara sbottonata sul petto, ancora tonico nonostante l’età.
‘Ma’ che dice? No’ non capisco” Valeria quasi balbettava.
‘Solo considerazioni di un uomo disincantato nei riguardi dell’amore’ non ci badi Signorina’ piuttosto, come mai qui da sola a fissar l’oscenità di quei cagnetti?’
‘Io’ io’ beh io, sto aspettando ecco’ ho un appuntamento’ con alcune amiche!’
Valeria pensò tra sé e sé in quell’istante: ‘Amiche? Ma quali amiche? Fabio sta per tornare’ perché ho detto amiche?’.
‘Beh, non voglio importunare la sua attesa oltre allora’ certo sarà ansiosa di incontrare le sue’ amiche’, l’uomo ironizzò continuando: ‘Tuttavia, per quanto mi riguarda, trascorrerò la mia serata presso quel bar centrale a pochi passi da qui, osservando la varia fauna di questo parco insieme ad un buon bicchiere di vino. Se la sua compagnia le risultasse noiosa, mi troverà là. Sappia però che, se vorrà raggiungermi, il desiderio che le leggo negli occhi sarà disvelato ed io non le risparmierò un corteggiamento rapido e spietato, proprio come i due cagnetti che ci hanno preceduto; il mio fine sarà il medesimo, naturalmente con rispettoso riguardo al decoro pubblico!’.
Sorrise e s’incamminò per il vialetto, verso la gelateria nel verde, lasciando Valeria letteralmente a bocca aperta. Quel modo di parlare, quella sicurezza da Don Giovanni navigato, Valeria non trovava la forza di essere scandalizzata, quanto invece non poteva negare di averne subito un certo fascino.
‘Che fai ora, adeschi i vecchietti?’
‘Fabio! Ma cos’è un nuovo gioco quello di spaventarmi alle spalle?’
‘Chi era quel tizio?’ Fabio aveva raggiunto la panchina in verità da qualche minuto, ma quella figura che parlava a Valeria, seduta sola, lo aveva turbato ed aveva volutamente aspettato qualche istante nascosto dietro ad una quercia, emozionato e vagamente geloso.
‘Ma niente’ uno che passava’ e che ha visto bene di attaccar bottone!’.
‘Ahhh’ interessante’ e tu?’
‘Io che?’
‘Ti sei lasciata abbottonare?’
‘Ma che fai il geloso? Dai Fabio’ due parole non si negano a nessuno, almeno per cortesia’.
‘Una cortesia impegnativa, visto che sei rossa in viso’.
‘Ma’ ma che dici?’ Di nuovo quel balbettìo.
‘Dai, racconta” e si sedette vicino a lei.
‘Era un tizio davvero strano’ hai visto’ non più giovane, ma giovanile, ben curato. Parlava molto bene, dev’essere uno che ci sa fare’.
‘Andiamo bene! Ti sei già innamorata?’
‘Sciocchino! Io sono innamorata solo di te. Poi mi hai chiesto tu di parlarti di quello’.
‘Si è accorto anche lui quanto sei desiderabile’ io sono davvero fortunato. Poi da qualche tempo credo te ne sia resa conto anche tu di quanto sei bella e quanto piaci, vero?’.
‘Fabio anche tu?’
‘Cosa?’
‘Non so’ quel tizio farneticava di desiderabilità, consapevolezza’ boh”
‘Ecco, voleva portarti a letto, con qualche giro di parole!’
‘Beh, neanche poi tante!’
‘Cosa significa?’
‘Che me l’ha proprio detto’ lui sarà al baretto per la serata e se lo raggiungo ci proverà di brutto’.
Fabio aveva il cuore in gola.
‘Davvero? E tu? Ci’ ci andrai?’
‘Fabio ma che cosa stai dicendo? Ti sembro una di quelle? Non vorrai mica fare il pervertito anche qui, come l’altra sera in quel posto di maniaci dove mi hai portato?’. Mentre parlava, la sua mente correva a Fahali.
‘Sc’ scusa Amore’ mi ero solo lasciato un po’ trascinare dal racconto”
‘Ma uffa, non sei geloso di me? Devo pensar male? Davvero vuoi che ti faccia le corna? E’ da un po’ che questa cosa salta fuori’.
‘Hey hey quante domande! Io ti amo, lo sai’ e ti trovo desiderabilissima. Ma quando ci sono situazioni dove qualcun altro ti trova altrettanto desiderabile io’ non so’ mi sento fortunato e più li vedo smaniare, più ti trovo eccitante’ e come se attraverso loro io amplificassi l’attrazione che ho per te’.
Erano parole fuori posto, ma sincere. Valeria abbracciò il marito e rimase un istante in silenzio, incollata a lui.
Fabio proseguì: ‘In fondo te l’ho detto anche l’altra sera, al Villaggio. Per me è un gioco, una specie di danza a due, molto eccitante. Tu sei la mia preda che diventa cacciatrice!’
‘Ma sentilo un po’, il mio maritino maialino!’
‘Dimmi la verità’ sei una donna bellissima’ davvero non provi neanche un minimo di compiacimento quando qualcuno ti riserva un complimento, un apprezzamento? Non dico tu voglia concederti, però un po’ di piacere”
‘Ma sì che vuol dire? Certo che un po’ mi sento lusingata, però quando non è fatto con volgarità’ quel tizio ad esempio è stato diretto ma quasi’ intrigante’.
‘Allora perché non giochiamo?’. Fabio aveva calato l’asso.
‘Cioè?’
‘Vai a prendere qualcosa da bere con lui per vedere come ci prova! Così ti togli la curiosità di conoscere un Don Giovanni d’altri tempi!’.
‘Fabio! Non scherzare dai”
‘No davvero, solo un drink, io sarò nei paraggi pronto ad intervenire se le cose precipiteranno!’
Sì, come nei bagni del Villaggio, pensò Valeria.
‘E ti farebbe eccitare? Intendo dire, notte di fuoco tra noi dopo?’
‘Ehm’ credo proprio di sì’.
‘Ma tu ci sarai vero? Sarai lì a guardare ok?’
‘Certo’.
‘Ma guarda te’ per te faccio anche la puttana ora!’
Fabio non si aspettava quella frase, tanto meno che Valeria si alzasse e si dirigesse così decisa verso il suo appuntamento erotico, lisciandosi la gonna sui fianchi.

‘E’ un vino molto secco Signorina, le piace?’
‘Sì, molto buono’.
‘E’ rosso come la passione, non trova? Lei ha mai provato la passione, quella vera?’
‘Cosa intende per passione vera?’
‘Intendo la voglia irrefrenabile di vivere situazioni nuove, di concedersi al di fuori dei cliché del moderno vivere sociale. Mescolare il proprio essere carnale a quello di un altro, per il solo piacere di farlo, di esserne annientata dal piacere. Questa è la passione come la intendo io’.
‘Beh, non saprei”
‘Secondo me no! Non ancora”
‘E sarà lei a concedermela?’
‘E’ senz’altro il mio fine ultimo, come le ho detto. Lei ha lasciato le sue’ amiche’ ed è arrivata fino a qui. Come vede avevo ragione io’.
‘Ammetto di essere curiosa, ma credo si dovrà impegnare molto, non sono una donna facile sa?’.
‘Certo che lo so. Non è un’avventuriera di professione lei, glielo si legge in volto. E so anche che non è avvezza a questo mio libertinismo. Lei è una donna straordinaria che solo ora inizia a comprendere quale potenziale attrattivo può esercitare sugli uomini’.
‘Dice? E quale potenziale eserciterei?’ Valeria ostentava una sicurezza che in realtà non possedeva; le tremava lo stomaco anche se osservare quell’uomo accarezzare il calice che aveva davanti la faceva fremere.
‘Lei’ lei potrebbe ottenere tutto da un uomo, non solo il suo amore ma una appagante passione condivisa, ma prima dovrà imparare a dare tutto’ e in fondo è proprio ciò che desidera fare. Non sarebbe qui altrimenti, a disquisire della sua sessualità più intima con uno sconosciuto’.
‘Ma io non le sto proprio dicendo nulla!’
‘Crede? Il sesso non si comunica solo con le parole. Le sue gambe accavallate, da quando si è seduta, si sono piano piano dischiuse, mentre si passava nervosamente la mano tra i capelli, scoprendo il collo. Sa che è un messaggio squisitamente erotico? Gliel’ho detto. Siamo animali’.
‘E da questo lei immagina che farò sesso con lei. Interessante conclusione’.
‘Non ho detto questo. Ho detto che lei è pronta a fare sesso, non necessariamente con me. Come quel Cocker poco fa, io ho solo intuito che il suo ventre desidera essere violato. Lei cerca quella passione’.
‘Ma se neppure so come si chiama lei”
‘Chiamami Rossano, rosso proprio come il colore della passione. Non attardiamoci nell’avanzare della nostra intimità conservando il lei’ Tu per me sarai Sofia, dal momento che non mi riveleresti certo il tuo vero nome se te lo chiedessi’.
‘Fa tutto l’ fai tutto tu, io non ho parlato ancora’. Stava già seguendo il suo gioco.
‘Ti ripeto, Sofia, non ne hai bisogno’ tuttavia sii sincera e rispondi a questa mia domanda. Da quanto tempo stai fantasticando sull’essere posseduta da uno sconosciuto?’
‘Io’ io’ va bene’ è imbarazzante ma’ hai ragione’ con mio marito ci scherzo su’ io lo amo”
‘Non è questione di amore’ neppure di tradimento’ è un richiamo della tua natura di donna!’
‘Vuoi dire che le donne sognano di tradire per natura? Non è così’ io non so che mi succede’ forse sono davvero come quella cagnetta”
‘O forse hai solo capito ora che meriti una vita piena, che il tuo corpo rivela un lato di te che hai nascosto fino ad ora’ e che ora vuoi rivelare, in primis a te stessa, magari cercando la comprensione e il permesso di tuo marito’.
‘Beh, devo ammettere che se per scopare una donna occorre prima comprenderla, tu hai molti numeri’.
‘Visto? Non avevo torto allora’ Ti sfugge però un altro aspetto, la sincerità. Non solo ti ho capita, ma sono stato onesto con te. Voglio possederti, te l’ho detto da subito. Senza giri di parole’.
‘Perché? Perché all’improvviso mi sento osservata in modo diverso mentre cammino per strada? Perché mi sento desiderata in modo sconcio dagli uomini quando parlo con loro, e ora tu, perché questo incontro?’
‘Perché ti piace e non sai o vuoi perdonartelo! Perché ti eccita essere guardata, desiderata. Ti entusiasma pensare di scatenare pensieri scabrosi nei tuoi interlocutori, proprio in questo momento della tua vita nel quale senti di essere in grado di accondiscendere a quelle voglie. Ma ti senti anche in colpa, perché non è la tua educazione, non ti è stato detto che la natura umana è mutevole e temi che il cambiamento ti snaturi. Descrivimi come ti senti ora!’
‘Mi sento strana, lo ammetto, è vero’ sono eccitata e mi eccita ancor più parlare di queste cose’.
‘Lo so. Ti aiuterò a capire e a capirti. Immagina per un istante di essere sola. Sei completamente nuda in un letto d’albergo sconosciuto. Lontano dal tuo mondo di tutti i giorni, dalla tua vita per bene. Raccontami le tue sensazioni!’ Il tono era imperativo, Valeria deglutì.
‘Ho’ ho il fiato corto. Mi sento percorsa dai brividi’ il letto è molto grande e posso distendermi completamente.’
‘Bene. Dalla fede che porti al dito avevo già intuito che sei sposta’ Dimmi’ Ami tuo marito?’
‘Immensamente’.
‘Il tuo spirito lo ama. Ma la tua femmina dentro lo vuole tradire nella carne, non trovi?’
‘No’ non so se lo farei mai”
Rossano sorrise sicuro: ‘Torniamo all’albergo delle nostre fantasie’ tra qualche momento arriverà il tuo amante e non è tuo marito. Descrivi come percepisci il tuo corpo’.
‘Mi attorciglio, sento la ruvidezza della coperta sotto di me e’ e apro braccia e gambe, come per occupare tutto quello spazio’.
‘Allora non accavallarle più quelle gambe meravigliose, dischiudile per davvero!’.
Valeria stava ubbidendo meccanicamente.
‘Brava, Sofia, così. Ora dimmi, ti masturbi ogni tanto?
‘S’sì’.
‘Di nascosto vero? Non è da brava ragazza”
‘Sì’.
‘Però vedi che trasgredisci già a modo tuo? Descrivimi come ti stai masturbando ora su quel letto’.
‘Mi sfioro il seno, ho i capezzoli sensibilissimi, poi scendo lentamente lungo il fianco con il palmo di una mano, fino a raccogliere il mio pube come a volerlo coprire. Ho brividi di calore. Mi piace’.
‘Continua’.
‘La mia femminilità pulsa, ma è delicata come un fiore. La massaggio, la accarezzo. Sento il clitoride spuntare dalle pieghe del mio varco. Mi fermo, lo premo gentilmente, come se volessi farlo rientrare. Ma rimane lì esposto e mi dà piacere’.
‘Vai avanti, ma ora immagina che sia io ad essere appena entrato in stanza e ti stia osservando da dietro uno spigolo’.
‘Ti ho sentito’ lo scroccare della serratura ti ha tradito. Ma non mi fermo, anzi, inizio a muovere la mano’ un dito mi entra tra le labbra, facendosi largo in me. Sei solo una fantasia e lascio che tu mi osservi’.
‘Io però mi sono spogliato e sono completamente nudo di fronte a te. Tu mi vedi. Che fai ora?’
‘Il mio ventre si è aperto, io mi sono aperta. Ti guardo e socchiudo la bocca. So quello che stai per fare. Ma non so se lo voglio”
‘Chiedilo al tuo corpo! Vuoi smettere ora? Sei bagnata, intendo dire, qui adesso?’
‘Credo di essere umida, sì’.
‘Secondo te quindi cosa significa?’
‘Che questo gioco mi ha eccitata e forse dovrei smettere!’
‘Se ti dicessi che mi sono avvicinato a te, salendo sul letto? Il mio fallo è eretto”
‘Sento il tuo odore’ l’odore di uomo che si mischia al mio, più acre, di donna”
‘E mi vuoi?’
‘No, non voglio te’ voglio un maschio in generale, che mi faccia sentire femmina per essere più femmina con chi voglio io”
‘Già, che ti dia passione per insegnarti a darla. Sto avvicinandomi a te e adesso accompagno con la mia mano il tuo massaggio intimo’
‘La tua mano è larga e forte, la sento calda, la sostituisco alla mia’ ora sei tu ad esplorarmi dentro’.
‘E ti basta? Il mio pene ora sfiora l’interno delle tue cosce”
‘Sì, ho brividi di piacere lungo la schiena”
‘E’?’
‘E’ e penso che sto per venire davvero’ basta con questo gioco’ sono sposata io!’
Valeria si ritrasse e serrò le gambe, come tornata di colpo alla realtà da una trance ipnotica.
‘Andiamo, non crederai davvero di poterti difendere così? Tuo marito lo hai già tradito se è per questo, non fartene una colpa. Ti ho appena preso e tu lo sai. Ti ho scopato nella testa, recesso femminile molto più difficile da possedere piuttosto che il foro umido che nascondi tra le gambe’.
Era vero.
‘Ora mia bellissima amica voglio che tu me lo chieda’.
‘Chieda cosa?’
‘Reclama il mio fallo. Chiedi di essere presa, lì su un letto straniero da un uomo che hai appena conosciuto ma che ti sta facendo bagnare d’umori’ chiedimelo”.
‘Senti”
‘Avanti chiedilo’.
Valeria stava respirando a fatica ed era rossa in volto.
‘Avanti chiedilo!’, ripeté brusco l’uomo.
‘Lo’ lo voglio’ voglio il tuo uccello dentro”
Si era arresa. Ma era come liberata da un fardello.
Valeria era sempre più sconvolta e si guardava intorno alla ricerca di Fabio, che dal canto suo si stava godendo la scena da dietro una siepe, poco lontano.
Rossano sorrise, in un’espressione di vittoria: ‘Sofia cara, non turbarti così. Stai solo imparando a conoscerti. Non comprenderai te stessa fino a che non esplorerai quella parte di te che ti vuole selvaggia, che vuole donarsi e farsi prendere. Tuo marito, il tuo lavoro, sono cose che già conosci, ma come muteresti nelle braccia di un maschio che ti guida alla passione? Questo vuoi sapere di te, per sentirti completa’.
‘Basta così’ il gioco è durato anche troppo.’ Valeria si alzò dalla sedia e fece per andarsene.
‘Sai che ho ragione’ non girarci intorno”
‘Ok, forse hai ancora ragione ma”. Rossano l’afferrò per un polso.
‘Casa mia è a cinque minuti a piedi da qui. Avrei potuto insistere per portarti nel mio letto e scoparti come ti ho promesso, sai che gliel’avrei fatta alla fine, me lo hai appena chiesto tu di prenderti. Invece ti darò questo biglietto, con il mio numero. Forse presto mi chiamerai’.
Estrasse dalla tasca dei pantaloni un foglietto scritto con premeditazione e glielo mise nella mano, che poi richiuse delicatamente.
Per Valeria fu troppo, scappò via senza pensare. Era nuovamente furiosa. Soprattutto con Fabio, che non era intervenuto per salvarla da se stessa.

‘Scusa Valeria, ieri non volevo insistere’ non volevo proprio metterti in quella situazione”
Ancora una volta davanti alla colazione, dopo una serata nervosa passata ad evitarsi.
‘Amore scusami tu. Sai, ho riflettuto molto” Aveva risposto al marito, disorientandolo.
‘No Vale senti”
‘No ascolta tu. Andremo di nuovo in quel club, ok? Ma questa volta faremo a modo mio, o non se ne fa nulla!’
Fabio era basito. Non credeva alle parole che stava ascoltando, ma il suo stato d’animo stava già vacillando tra ansia ed eccitazione.
La donna continuò ‘Ieri ho capito che siamo giunti ad un punto del nostro rapporto dove dobbiamo entrambi capire chi siamo e cosa rappresentiamo l’uno per l’altra. Non posso negare, Fabio, che quando ci capitano episodi un po’ più piccanti del solito facciamo un sesso migliore. Io ti sento davvero più vicino, non solo fisicamente, lo hai detto anche tu’.
Era sincera Valeria, che proseguì dinnanzi ad un marito sempre più silenzioso: ‘Qualche tempo fa mi piaceva provocarti per stuzzicarti, ma ora quel gusto per la trasgressione che ti sta ossessionando lo provo anch’io; ieri l’ho capito chiaramente quando hai insistito perché parlassi a quel tizio al parco. E io l’ho fatto perché tu lo volevi, e io volevo che tu lo volessi, difatti non sei intervenuto se non quando sono tornata io da te. Domani prenderò un giorno di vacanza dal lavoro, andrò a farmi bella’.
‘Vale tu sei già bella!’
‘No Fabio, sarò bella in modo diverso’ Per te, certo, ma non solamente. La Valeria che entrerà questa volta al ‘Villaggio’ sarà davvero un’altra donna, forse più simile a quella che vorresti nelle tue fantasie, o forse nelle mie che non so di avere. Andrò dall’estetista poi passerò da un paio di negozi dove comprerò degli abiti adatti alla serata’.
‘Non capisco!’.
‘Domani sera sarò pronta per le 19.30, così se non ci sarà traffico in autostrada, saremo in quell’inferno alle dieci e mezza’
Fabio socchiuse gli occhi alla parola inferno, pensando invece che il termine paradiso fosse più appropriato.
‘Appena arrivati però io entrerò da sola’.
‘Ma, Vale”
‘Niente ma’ o così o niente’ entrerò da sola e tu rimarrai in auto per mezz’ora almeno, poi potrai entrare anche tu’.
‘Ma’ perché?’.
‘Perché a te piace immaginarmi con qualcun altro Fabio, non negarlo più’ è quasi una fissazione’ e a forza di ossessionarmi anch’io sto cominciando a fantasticare su come sarebbe essere toccata da mani diverse, baciata da labbra di sconosciuti’ mentre tu mi osservi”
Fabio lo sapeva, lo aveva capito. Dalla prima visita al ‘Villaggio’ sua moglie era cambiata e aveva messo in discussione tutti i suoi preconcetti borghesi. Sapeva che adesso gli stava offrendo se stessa e la sua sessualità in un modo nuovo, varcando un confine che li avrebbe allontanati oppure legati per sempre. Doveva saperlo. Anche lui doveva conoscere il proprio lato oscuro.
‘Se entriamo insieme tu potresti dissuadere chi mi volesse adescare. Quando entrerai da solo più tardi invece, io sarò nel locale ormai da un po’ di tempo e mi sarò fatta vedere in giro più che disponibile. Domani sarò talmente in tiro che per le undici di sera avrò addosso almeno due o tre pervertiti, magari soci abituali che non si faranno certo scappare la figa nuova”
‘E poi?’.
‘Poi tu mi troverai, nel buio, mentre qualcuno mi starà toccando le tette o baciandomi in bocca, oppure sarò io quella attiva, massaggiando qualche uccello in giro’.
‘Scusa?!?’, Fabio era sempre più sconcertato da quel linguaggio crudo di Valeria, al quale non era proprio abituato.
‘Sì Fabio, domani sera dovrai vedermi mentre amoreggio con sconosciuti’ ma solo masturbazione o sesso orale al massimo’ lavoro mio o loro”
‘Valeria! Che dici?’
‘Zitto’ ti ho detto che non mi farò scopare, se ti fa star più tranquillo’ almeno non mentre tu sarai in auto”
‘Cosa?’
‘Sì’ Domani sera ho deciso che indosserò una gonna ridottissima, ma questa volta terrò indosso le mutande’ mi guarderò intorno spesso, per vedere se sarai arrivato’ quando ti vedrò mi farò maneggiare ancora più esplicitamente per eccitarti, ma tu non dovrai intervenire per nessun motivo, questo è il patto!’.
‘Sarà dura!’
‘Anche per me credo, ma dobbiamo capire fin dove vogliamo arrivare insieme. Dopo un po’ con una scusa mi allontanerò e verrò da te”
‘E faremo l’amore!’, era elettrizzato.
‘No Fabio, non so quanto sarai ancora di buon umore domani sera’ le fantasie sono una cosa, la realtà un’altra’ comunque, verrò da te e ci apparteremo al buio è vero’ ma allora ti chiederò una cosa!’
‘Cosa mi chiederai?’
‘Beh, tanto vale che tu lo sappia ora’ ti chiederò di togliermi le mutande. E’ una specie di segnale. Un codice nostro. Se non lo farai, il gioco sarà finito lì e sapremo fino a che punto possiamo spingerci con le nostre perversioni, senza farci troppo male’.
‘E se invece te le abbasserò?’
‘Allora le terrai tu, per il resto della serata. Vorrà dire che sei disposto ad offrire tua moglie per davvero!’
Fabio deglutì mentre percepiva l’inizio di un’erezione.
‘Se mi sfilerai l’intimo rimarrò nuda e accessibile, ma non per te. Mi allontanerò di nuovo e andrò fino in fondo con qualcun altro, mentre tu rimarrai a guardare senza che ne io ne te potremo decidere di fermarci’.
‘Cosa significa?’
‘Significa che mi farò scopare da un altro Fabio, ti è più chiaro così? Farò la puttana fino in fondo, come fanno le donnette in quel locale del cazzo! Perché tu lo vuoi e, se domani mi toglierai le mutande, lo vorrò anch’io’.
Valeria era quasi seccata, sapeva che Fabio faceva tutte quelle domande per costringerla a dichiarare intenti che non credeva lei fosse poi in grado di mantenere.
Ma era decisa e lo avrebbe fatto, se lui l’avesse ceduta.
Doveva capire quanto Fabio la voleva condividere ma soprattutto doveva stabilire quanto lei volesse essere presa da qualcuno che non fosse suo marito, fino a che punto fosse in grado di essere davvero puttana. Però cercava il consenso, lasciando la decisione al di fuori di lei. Quello che le aveva detto Rossano era più che vero.
‘Va bene Valeria, ammetto che il gioco mi intriga, non ti avrei mai iscritta e portata al ‘Villaggio’ quella sera se non fosse così’, Fabio era divenuto d’un tratto più serio, ”ma non starai esagerando? Tutta questa storia nasce da quel tipo che ha provato a rimorchiarti ieri con qualche parola forbita e un po’ di programmazione neuro linguistica vero? Devi pensarci bene. Davvero vuoi realizzare questo piano?’
‘Il tizio non c’entra nulla’ o almeno’ c’entra poco’ ma comunque ho deciso che non voglio più vivere nel dubbio che tu goda nel fantasticare di essere cornuto e io indugi ad immaginare di farti tale’ voglio capire cosa siamo diventati e fin dove possiamo spingerci’.
‘Va bene. Farò come vuoi tu, compresa la mezz’ora ad aspettare, ma interverrò se sarai in pericolo’ tu avrai con te il cellulare e se da là dentro mi farai uno squillo ti porterò via subito’ poi quella cosa delle mutande’ io certo non ti concedo a nessuno’.
‘Vedremo. Siamo d’accordo allora, adesso dammi un bacio!’
Valeria aveva un sapore nuovo, Fabio la trovava più invitante. Valeria scambiò una rapida occhiata con il buttafuori, che sicuramente aveva riconosciuto il suo fondoschiena, a giudicare da come l’aveva inseguita di nuovo con lo sguardo.
Si tolse la lunga giacca nera più velocemente che poté, quasi ad evitare di cambiare idea, e la consegnò alla guardarobiera con gli occhi bassi, insieme alla tessera da associata.
Aveva perso tutta la sua baldanza e aveva paura adesso, tanta paura. Perché era sola e presto avrebbe affrontato il suo demone senza le spalle coperte.
Le sale interne del ‘Villaggio’ erano buie come nei suoi ricordi, non abbastanza però da oscurare il candore del suo miniabito stretch bianco latte, acquistato lo stesso pomeriggio in un locale di abbigliamento per cubiste del centro. Sentiva già gli occhi di molti uomini addosso.
In realtà erano presenti diverse coppie, ma la bellezza e la sfrontata appariscenza di quella donna sola avevano catalizzato l’attenzione di tutti i maschi già in sala.
Si diresse verso il bancone del bar, dove ordinò senza esitare una vodka alla pesca, per trovare il coraggio di vivere quella serata con il coraggio sintetico dettato dall’alcool.
Non incespicava più sui tacchi alti, bianchi e lucidi sul loro plateau trasparente, seppure ancheggiasse lentamente per non scivolare, inducendo movimenti sinuosi ai suoi fianchi, estremamente sensuali.
Un tizio sulla cinquantina, mano nella mano con una donna più o meno della stessa età, si avvicinò. Come se la conoscesse da sempre, le sorrise salutandola mentre allungava una mano a palparle i glutei. Valeria fece per arretrare, poi deglutì e si lasciò esaminare, questa volta di proposito. Quando però anche la donna iniziò a sfiorarla, sorrise glaciale e si allontanò dal bar, e dalla coppia.
Aveva il cuore in gola.
In quel momento si trovò in un’ala del ‘Villaggio’ dalle pareti scure molto strette, di fronte a lei s’intuiva la presenza di un’ampia poltrona, nella quale era sprofondato un uomo, del quale però non riusciva a distinguere i tratti del viso, indefiniti nella luce fioca di una tremolante torcia da parete, baluginante poco lontano.
L’uomo le fece un cenno, come per chiederle di avvicinarsi.
Valeria stese alcuni passi lenti e si arrestò a circa un metro dalla sagoma seduta: ‘Un bel vestito su un bel corpo!’. Era una voce roca, non più giovane. ‘Perché non ti giri e mi fai vedere il resto del pacchetto?’
Valeria rimase muta. Sapeva che era giunto il suo momento e senza esitare oltre, piano, volteggiò sui tacchi, disvelando la schiena nuda. ‘Fermati!’, proruppe la voce. ‘Ora abbassati lentamente, come per raccogliere qualcosa caduto davanti a te!’. La donna eseguì e s’inarcò. ‘Peccato, senza mutande saresti stata ancora più sexy’ ma possiamo rimediare non trovi? Ora rialzati e vieni qui!’.
L’uomo si sollevò pesantemente dalla poltrona, non senza fatica considerata la mole che rivelò in quel gesto e Valeria ebbe un tuffo al cuore quando riconobbe l’approssimarsi del marito di Patrizia, che l’aiutò a sollevarsi, baciandola avidamente sul collo. Lei era immobile e così vicina da odorare il dopobarba dozzinale di quel suo primo probabile tradimento matrimoniale.
Tradimento.
Perché Valeria sapeva già che, pur senza arrivare al coito, a breve avrebbe avuto rapporti fisici con quell’uomo disgustoso, in attesa di Fabio.
Viscido, dal collo giunse alle labbra, che trovò socchiuse, nel disegno accurato della matita rosso fuoco usata per rifinirle che probabilmente non ebbe nemmeno l’eleganza di apprezzare; l’intreccio di lingue che ne seguì eccitò entrambi. Non era certo un bell’uomo ora che lo vedeva in volto, così grasso e calvo sembrava il prototipo di quei ‘marpioni’ che Valeria odiava: ma in quel momento aveva deciso di andare avanti ed abbandonarsi all’esperienza di quel pervertito perché maggiore era il disgusto, maggiore era l’eccitazione che ne derivava.
‘Finalmente ti sei decisa eh? Mi hai notato la settimana scorsa e sei tornata per me, non è vero Zucchero?’. La mano paffuta afferrò un seno da sopra il tessuto bianco, privo di altre costrizioni, mentre esplorava nuovamente e con ingordigia la bocca della donna. Si distaccò con uno schiocco da quel bacio rozzo: le aveva scompigliato i capelli e sbavato il rossetto, così si passò il dorso della mano sulle labbra, come per nettarsi da una bevuta avidamente trangugiata.
‘Sei bella e hai un buon sapore. Togliti le mutande’.
‘No, le mutande no’.
‘Ah, fai pure la timida’ bene’ mi piacciono le suore!’ L’uomo si slacciò la patta dei pantaloni e si abbandonò sulla poltrona dalla quale si era alzato in precedenza.
Della moglie Patrizia non c’era traccia in giro.
Valeria era davanti alla porta del suo cambiamento; s’inginocchiò sulla moquette del locale e cominciò ad accarezzare il pene dell’uomo, sfiorandolo con le dita. Era modesto, tozzo ed insignificante come il resto del suo proprietario.
Ecco perché sua moglie viene qua dentro a cercar altri uomini, pensò Valeria quasi divertita.
Si sdraiò letteralmente su di lui.
‘Dai, prendimi l’uccello in mano, vedrai che uccellone’.
Si lasciò leccare il collo, mentre le mani di lui la esploravano ovunque. Ogni sua carezza terminava irrimediabilmente sul pube, nel tentativo di rimuovere l’intimo.
‘Ti ho detto che non mi toglierò le mutande!’
‘E come farò a sbattertelo nella fica allora, Zucchero?’
Era un uomo gretto, volgare, privo di qualunque attrattiva, ma quando raccolse la bottiglia di champagne che aveva ordinato sul tavolo per simulare un fallo vitreo, prima passandolo sulle labbra della bocca di Valeria, poi su quelle pubiche al di sopra della stoffa minima del perizoma, dimostrò una certa maestria nel toccarle i punti giusti.

Il tempo scorreva e Fabio, impaziente, aveva atteso venticinque minuti ed era entrato al ‘Villaggio’. Il locale si stava pian piano riempiendo, in vista del ricco usuale programma del mercoledì sera. Trovare Valeria non fu facile, ma quando vide il suo miniabito rialzato sulle natiche, con il sedere in bella mostra, a cavallo di uno sconosciuto in poltrona, quasi ebbe un infarto.
Sua moglie stava reclinando la testa all’indietro, per offrire il seno e consentire al viscido amante sopra di lei di succhiarle i capezzoli, scoperti dall’abito abbassato: ci sapeva fare, giacché alternava rapidi colpi di lingua a delicati morsi su quei rosei bottoncini di carne.
Con il capo al contrario Valeria riconobbe Fabio che la osservava, muto.
Si levò in piedi: voltandosi verso di lui divaricò le gambe e si lasciò lentamente cadere tra la pancia molle e il pene dell’uomo seduto, sfiorando quest’ultimo con l’evanescente stoffa del perizoma. Con il suo corpo nascondeva i tratti del suo occasionale amante, così che Fabio non potesse riconoscerlo.
Fissando il marito e passandosi la lingua sulle labbra, afferrò quel fallo tra le cosce e iniziò un lento movimento di masturbazione, alternando lo scorrere della mano allo strofinio sul sottile triangolo di tessuto bianco.
‘Eh no Zucchero! Non te la cavi così’ il tuo buco stasera lo voglio!’
La sfida alla resistenza di Fabio era lanciata.
Il compagno di Patrizia afferrò per la nuca Valeria, tirandola all’indietro per sussurrarle all’orecchio sinistro: ‘Zucchero ora ti alzi, ti inginocchi qui davanti e mi fai una pompa da favola!’
Ubbidì.
Rivolse uno sguardo a Fabio prima di sistemarsi ad accogliere tra le labbra quel modesto fallo, dal sapore acido. Ci vollero pochi movimenti del capo per estenderlo e succhiarlo. Era la prima volta che Valeria praticava una fellatio con movenze così teatrali.
L’uomo venne e nonostante la donna tentasse di sottrarsi le tenne il viso saldamente incollato al pube, eiaculandole in gola.
Tra colpi di tosse, capelli scompigliati e trucco sbavato, Valeria si sollevò instabile sui tacchi, si sistemò il mini abito sui fianchi riposizionando il seno all’interno del drappo superiore e afferrò la bottiglia di champagne per togliersi il sapore di sperma dalla bocca con alcuni sorsi, per poi lasciarla vuota sulla pancia del grassone, rivolgendo uno sguardo di sfida a Fabio, impietrito su una sedia a pochi metri da loro.
Si diresse verso di lui, affiancandolo senza osservarlo, poi gli tese la mano a chiedere di seguirlo, senza proferir parola.
La donna trascinò letteralmente il marito per i passaggi che si erano riempiti di persone, non opponendosi alle mani che la sfioravano in quel percorso. Un tizio visibilmente ubriaco l’afferrò all’improvviso e la baciò in bocca, lei lo lasciò fare stringendo la mano a Fabio, per tenerlo lontano dietro di lei.
Era una Valeria completamente differente da quella che poche ore prima era uscita di casa.
Poi trovarono uno spigolo non illuminato, congiunzione di due pareti ai lati estremi del locale; lì anche l’abito bianco poteva passare quasi inosservato.
Si gettò spalle alla parete roteando, trascinandosi Fabio addosso, a coprirla e ostacolarla come per non voler fuggire da lui.
Anche rumori e musica in quel minuscolo anfratto erano attutiti, tanto da consentire ai due di parlare senza difficoltà.
‘Dimmi solo una cosa: ti è piaciuto?’ secca, Valeria.
‘Mi hai eccitato sì’ ma sono anche molto geloso e credo tornerò la a spaccargli la faccia’.
‘Tu non spacchi proprio nulla’. Valeria era quasi arrabbiata, con l’alito che odorava dei cocktail che il tizio ubriaco di prima le aveva trasmesso con quel bacio rubato.
Fabio non sapeva cosa dire.
‘Ora sappiamo entrambi che io posso fare un pompino ad un estraneo pensando a te e tu puoi rimanere a guardare eccitandoti, senza alzare un dito’.
‘Così sembra colpa mia!’. Fabio si stava innervosendo.
‘No, non lo è’ perchè a me è piaciuto’. Valeria stava sfidando Fabio con le lacrime agli occhi.
‘Non credevo avresti potuto fare tutto questo stasera, è vero che sei cambiata” era quasi un’accusa.
Valeria osservava Fabio mentre le lacrime le solcavano le guance pallide. Si sentiva una traditrice e le parole del marito suonavano come una sentenza di condanna per il suo agire.
” ma adesso basta Valeria! Hai’ abbiamo esagerato! Questo gioco deve finire qui. Se vuoi sapere la verità, vederti fare un pompino a quell’uomo mi è piaciuto perché sapevo che lo volevi e che era un limite estremo che non immaginavo avresti mai oltrepassato. Mi eccita enormemente immaginarti con un altro ma questo non ti autorizza a fare ciò che vuoi cercando dopo in me il colpevole per i tuoi rimorsi’.
‘Credi davvero lo abbia fatto perché volevo in bocca il cazzo di quello là?’
‘Non lo so cosa credo’ credo che tu lo abbia fatto per sfidarmi’ per dimostrarmi chissà cosa, ma immagino che il prezzo che hai pagato sia stato più alto di quello che avevi previsto. Non sei così forte come vuoi sembrare Valeria e non puoi biasimare me per le tue ipocrisie da borghese’.
Fabio aveva volutamente esagerato. Voleva mettere alla prova la moglie, comprendendo quanto meglio potesse fin dove sarebbe arrivata in quella escalation di provocazioni. Sapeva che lei si sarebbe arresa e sarebbero tornati a casa.
Continuò: ‘Tu non hai idea dell’erezione che ho nel vederti così, sono un figlio di puttana lo so’ ti amo alla follia, ma tu sei voluta venire qui per diventare un’altra, non ti ho costretto io, ma ora cerchi la mia approvazione” In quel momento accadde però un fatto imprevisto.
Valeria strinse il polso del marito e guidò la mano prigioniera sotto la gonna arrotolata, aprendo le gambe per far passare tra le dita di Fabio il sottile perizoma: ‘Allora se credi di sapere tutto di me, saprai cosa fare anche adesso!’.
Fabio esitò. Valeria in cuor suo stava sperando che il marito ponesse fine a quel gioco perverso lasciando la presa. Ma quelle parole vennero interpretate come un’ennesima sfida.
Baciò Valeria, di un bacio profondo ma affettuoso, in fondo la amava con tutto se stesso; con uno strappo secco le rimosse il perizoma facendole quasi perdere l’equilibrio, osservando i brandelli di tessuto tra le dita prima di riporli nella tasca dei pantaloni’ prima di incollarle gli occhi negli occhi.
Il suo verdetto era inequivocabile: lui si era accollato la sua responsabilità, lei avrebbe dovuto tradirlo veramente ora, se ne fosse stata capace.

Dopo il primo istante di autentico smarrimento, Valeria scostò da sé Fabio, lo squadrò torva, si abbassò per quanto potesse l’orlo del micro abito e si allontanò, quasi sotto shock.
Fu allora che accadde ciò che avrebbe cambiato per sempre il loro rapporto: si avvicinò ad un banchetto dove era stato collocato un recipiente per braccialetti fosforescenti, ebbe l’intuizione di rilanciare raccogliendone uno e, sempre fissando il marito, lo passò lentamente tra i seni ben reattivi, facendolo scivolare sul ventre fino a chinarsi in avanti, per assicurarlo con un doppio giro alla caviglia sinistra.
‘Non arriverai mai a tanto’ bisbigliò Fabio, che a stento si stava trattenendo dall’orgasmo.
Frattanto i tamburi iniziarono a farsi più incalzanti, annunciando l’arrivo imminente di Fahali. Valeria tremava: sapeva, al contrario del marito, che dopo il suo precedente incontro con il toro africano le probabilità che l’avesse scelta quella sera stessa sarebbero state molto alte.
Così dapprima si mosse incuneandosi tra la folla, augurandosi che nella frenesia di toccarla quei corpi l’avrebbero nascosta al capo tribù.
Ma non sapeva che una donna che si offre acquista una sorta di immunità, in quanto potenziale femmina del rito. Questo Patrizia non l’aveva detto, così perse il respiro quando le persone vicine si aprirono in due ali per consentirle il passaggio verso il centro della sala.
Dietro di lei Fabio la osservava, sicuro che sarebbe scappata a breve da lui, davanti invece aveva appena fatto il suo ingresso il possente maschio di colore. Non poteva più arretrare.
Alcune donne, tra cui Patrizia si pararono innanzi a Fahali, proponendosi per masturbazione o sesso orale, ma il dominante si fece largo tra loro, osservando con rapacità il buio del locale.
Quando scorse Valeria, arrestò il suo incedere.
Si portò verso di lei riconoscendola, le sollevò il viso sfiorandole il mento e solo allora poté scorgere lo scintillio del laccetto alla caviglia.
Fabio era basito e impotente.
Fahali le passò istantaneamente un braccio dietro la schiena, l’altro sotto le natiche, la prese in braccio senza fatica e la condusse sino al centro del salone, dove già l’altare del sacrificio era stato approntato.
La consegnò inerme alle ragazze che, come da consuetudine, attendevano ai margini del talamo; una di queste le sciolse tra i risolini il nodo dietro al collo, liberando immediatamente i lembi di tessuto elasticizzato che le coprivano i seni. Valeria fece per coprirsi, come la ragazza asiatica, ma la stessa fanciulla impertinente le afferrò per i lati la striscia sottile di maglia, nella parte bassa che le circondava il fondo schiena terminando nella corta gonna. Sollevò l’abito bruscamente, costringendo Valeria a distaccare le mani dal petto, provocandole brividi profondi mentre veniva denudata velocemente. Quel gesto la costrinse ad alzare le braccia, rivelando le mammelle sode; nel momento in cui l’abito indugiò coprendole il viso, anche il suo pube completamente depilato fu visibile a tutti. Pensò in quell’istante alla sua estetista, all’ ‘effetto nudo’ che le aveva richiesto quello stesso pomeriggio. Una volta liberata del vestito e ormai completamente esposta, cercò Fabio con lo sguardo.
Non fece però in tempo a trovarlo dacché un’altra ballerina si aggiunse a loro, recando una bacinella riempita di olio speziato; le due baccanti iniziarono a cospargere Valeria di quel balsamo dall’odore pungente, mentre la tenevano ferma per i polsi in modo che non potesse nascondere le proprie forme.
Una delle due, raccolta nella mano una dose abbondante di quella sostanza oleosa, obbligò Valeria ad allargare le gambe, spalmandola senza troppa delicatezza tra le labbra del sesso già parzialmente dilatato; la moglie di Fabio ebbe un sussulto e s’irrigidì. ‘Vedrai, tra poco mi ringrazierai puttanella’ ridacchiò la ragazzina, svolazzando nel suo bikini tribale.
Poi la folla bisbigliante, radunatasi intorno ammutolì. Fahali era a suo modo maestoso: il fallo, liberato dal ridicolo gonnellino, era nerissimo, turgido ed eretto, anch’esso lucido poiché probabilmente cosparso di olii.

Il nerboruto capo villaggio si avvicinò a Valeria e la sollevò con irruenza, afferrandola per il busto appena sotto le braccia e sfiorandole il pube con il membro scuro. Quell’atto, simbolicamente una presa atta ad evidenziare il dominio che stava per esercitare su di lei, pareva seguire un preciso copione rituale, nel quale la femmina viene sacrificata al dio del sesso dopo essere stata purificata negli olii cerimoniali.
La osservò in viso, mentre la stava distendendo sull’altare ricoperto di finte pelli di animale: lui era il cacciatore e lei la preda catturata, il fiero pasto delle sue voglie di maschio dominante. Valeria percepì sotto i glutei l’ispido pelo sintetico sul quale era seduta e per un istante immaginò davvero di essere in una capanna africana.
La sospinse con entrambe le mani sui seni, reclinandola velocemente sul talamo.
Poi l’uomo si chinò ad afferrarle le caviglie affusolate, innalzandole i polpacci a poggiare sulle sue spalle, così come aveva fatto con la giovane orientale la settimana precedente. Quel movimento costrinse la donna a distendersi completamente, giacendo con l’intera schiena a contatto del piano dell’altare. Per non cadere, Valeria con le braccia distese lungo i fianchi afferrò il bordo irregolare di quella specie di tavolo e pensò a come doveva essere eccitato Fabio alla vista dei tacchi da cubista e della cavigliera fosforescente in aria.
Percepì il contatto con il petto nudo di Fahali nella parte posteriore delle ginocchia, fin giù, all’interno delle cosce; si stava avvicinando il momento della sua presa e Valeria era già prossima all’orgasmo.
Il toro africano abbandonò la stretta alle caviglie per afferrare adesso i polsi della sua giumenta; il bacino di Valeria era in posizione, maledettamente allineato alla virilità del maschio. I faretti puntati sul corpo candido e sul torso eburneo accentuavano il contrasto di colore tra la pelle dei due amanti, mentre le ombre nette proiettate rivelavano la turgidezza e l’estensione dei capezzoli della donna, il cui seno era sollevato pur essendo sdraiata, per via della trazione sui polsi che costringeva le braccia a premere sui fianchi, impedendo la discesa laterale delle mammelle.
Tutto era pronto.
Il pene scuro nella sua massima erezione, pulsante al ritmo delle percussioni, era alle porte della vagina di Valeria che ora aveva chiuso gli occhi. Fahali non ebbe bisogno di guidare il proprio glande con le mani per farsi largo tra le grandi labbra: la rigidezza straordinaria intrisa nei fluidi femminili gli permisero di separarne i lembi solo accostando il membro ad esse, sospingendolo direttamente su quelle piccole, ultimo baluardo a protezione dell’intimità della donna.
Fu allora che, fissandola negli occhi riaperti a seguito di quel contatto carnale, pronunciò con solennità alcune parole: ‘Ora femmina ripeti questo’ ‘Offro il mio ventre al tuo seme, sottometto la mia anima al tuo vigore!’ ‘
Ecco cosa aveva bisbigliato la femmina asiatica, pensò Valeria, era una specie di formula. In sostanza, la stava già dominando nel corpo e nello spirito, obbligandola a dichiarare la resa alla sua virilità. Rammentò le parole di Patrizia: ‘Fahali significa toro’. E quel toro era in procinto di montarla, scopandole anche la mente, come aveva più o meno iniziato a fare Rossano.
Oramai era come in trance: ‘Offro il mio ventre al tuo seme, sottometto la mia anima al tuo vigore!’ bisbigliò in un sospiro, poi rilassò il bacino e cercò di aprire le gambe bianche per quanto quella posizione rendesse possibile.
Fabio osservava madido di sudore e non riusciva a proferir parola.
La vagina di Valeria era liquida di umori ed essenze; Fahali s’introdusse lento dentro di lei, centimetro dopo centimetro, non come aveva fatto con la ragazza asiatica che aveva posseduto con irruenza, assestando da subito un secco colpo di reni. Con Valeria era diverso, doveva farle comprendere con ogni singolo affondo che adesso stava possedendole il corpo, perché la mente l’aveva già presa sette giorni prima, altrimenti non sarebbe tornata ora a lui offrendosi, dopo l’episodio del bagno. Anche Fahali aveva compreso sua la debolezza.
Le rotondità laterali del glande turgido aderivano perfettamente alle pareti vaginali della donna, tuttavia sentiva che la stava forzando con quel lento scorrere in lei. Valeria gemeva, pur fluida dei propri umori, divorata tra le gambe da quel fuoco di dolore misto a piacere.
L’uomo le liberò i polsi per afferrarle saldamente i fianchi, ancorandosi con le mani forti appena sopra la vita. Valeria istintivamente piegò le gambe, scivolando con le cosce attorno al busto del maschio. Adesso era veramente sottomessa e dominata, completamente aperta e invasa, non più capace di offrire il minimo pudore o resistenza, neanche per parte della sua anatomia di femmina, che ora si dilatava all’estremo per accogliere la penetrazione più profonda della sua vita.
Valeria sollevò le braccia e le distese alte sopra la testa, quasi a comunicare la sua resa incondizionata all’invasore.
Battendo le mani ritmicamente il pubblico incitava Fahali, che avanzò ancora dentro di lei con piccoli assestamenti dei lombi, tra i lamenti che si facevano via via più fievoli. Si arrestò solo quando il pene fu per tre quarti conficcato in quel ventre espugnato, per consentire ai tessuti interni di adattarsi alla dimensione eccessiva del fallo moro. Riuscì a percepire il battito accelerato del cuore di Valeria attraverso il membro tanto era entrato nel suo corpo, mentre la fissava in viso con aria sprezzante, da dominatore. Arretrò, estraendo di qualche centimetro quella sua lancia di carne, ma solo per riprendere di lì a breve con una monta ritmica e animalesca che gli era valsa il titolo in swahili.
Fabio era paonazzo e sempre più sconvolto. Era a pochi metri dall’altare sopra al quale sua moglie si stava immolando alle sue fantasie e poteva distinguerne ogni movimento ed ogni reazione. I crampi allo stomaco che provava erano dolorosi almeno quanto l’erezione che manifestava. Era geloso, arrabbiato, furioso, ma nel contempo eccitato al parossismo. A mala pena si accorse della mano di Patrizia, che raggiuntolo alle spalle, si stava insinuando nella patta dei pantaloni.
‘Ma’ sei tu!’, disse voltandosi di scatto. ‘Shhhh’ mica vorrai che goda solo lei!’, rispose la donna mentre afferrava saldamente il pene di Fabio, attraverso la zip che aveva aperto.

Fahali stava possedendo con vigore Valeria, che già aveva raggiunto il primo orgasmo. I colpi erano frequenti e regolari, scagliati quasi con violenza. Non appena percepì una nuova contrazione della vulva prossima al secondo orgasmo si distaccò da lei, fece scivolare le mani che la trattenevano dai fianchi alle ascelle e la sollevò come se stesse maneggiando una bambola di pezza.
La rivoltò di spalle lasciandola come cadere sulle gambe malferme, tra le grida e i fischi di approvazione dei presenti, poi la piegò di nuovo sul tavolo, questa volta premendole la nuca sulle pelli sintetiche.
Con l’altra mano le allargò le gambe e, fulmineo, la impalò di nuovo in vagina. Quella nuova posizione, a ’90’ come piaceva a Fabio pensò Valeria, concesse a Fahali di possederla con tutta l’estensione del suo organo.
All’improvviso la donna lanciò un grido, appena sovrastato dal suono dei tamburi.
Aveva sentito un dolore intenso al ventre: l’uomo di colore, dopo i numerosi affondi in vagina, aveva introdotto il pene per tutta la sua lunghezza, tanto che Valeria poteva percepire tra le cosce le sferzate indotte dai suoi pesanti ed ispidi testicoli, a contatto con la sua pelle morbida.
Al grido era corrisposto un irrigidimento della femmina, così Fahali aveva rallentato il suo ritmo infernale ma senza arrestarsi e continuando ad spingere dentro lei il fallo poderoso, fino alla radice.
Le aveva colpito bruscamente la cervice, aprendola e provocandole dolore: e stava continuando a farlo guadagnando altri centimetri del suo più profondo ventre ad ogni affondo. Valeria non gridava più, nonostante il cedimento dell’imboccatura dilatata, forse lacerata, dell’utero avesse permesso al glande di Fahali di accedere forzatamente alla sua più recondita fertilità, dove mai nessun maschio era giunto prima di lui. Rammentò le parole della donna asiatica: ‘Dovresti sentirlo dentro”. Era così, la frizione della sua asta durante quello sventramento le produsse un nuovo orgasmo, più piacevole e intenso del primo.

Ma non era ancora finita e l’uomo sospese nuovamente la possessione per distenderla ancora una volta sulla schiena.
Esposti sotto i riflettori da ormai diverso tempo, gli amanti erano imperlati del sudore dovuto all’atto fisico, reso acre e pungente dall’odore degli olii e degli umori intimi di Valeria, di nuovo ad occhi chiusi e con la schiena inarcata per via del violento orgasmo in corso, che la rendeva immobile e spossata.
Anche Fahali si contorse in un ghigno, stava finalmente per eiaculare. Valeria, riacquisito un istante di lucidità, si rese conto che non sarebbe uscito da lei e fu percorsa da un brivido. Aveva chiesto di essere riempita del suo seme ma solo ora realizzava che così sarebbe stato veramente.
A giorni avrebbe avuto la sua ovulazione, regolare come sempre, ma non aveva tenuto in considerazione che stava copulando senza nessuna protezione: ricevere lo sperma direttamente nell’utero, a quella profondità, avrebbe di certo alzato le probabilità di rimanere incinta di quell’uomo. Da come il suo corpo stava reagendo all’inseminazione di Fahali poi, con il seno gonfio e la vagina dilatata e grondante liquidi, immaginò che la gravidanza sarebbe stata quasi scontata. Fabio! Cosa avrebbe detto Fabio?

Patrizia sapeva il fatto suo e massaggiava il pene con maestria, tanto che percepì Fabio irrigidirsi poco prima dell’orgasmo e si fermò di colpo: ‘E se ti facessi venire con la figa invece che con la mano? Vieni sul divanetto, che a tua moglie ci pensa il Toro! Tanto lo so che mi vuoi sbattere dall’altra volta”
‘E tuo marito?’
‘Lui guarda, e per stasera è già contento del pompino di tua moglie’ dai, mettiti un preservativo e fottimi!’
Quelle parole furono una stilettata per Fabio, era quel grassone allora che aveva goduto di Valeria prima, nel buio! Afferrò la busta del condom e seguì Patrizia, verso un angolo più buio, per vendetta.

L’eiaculazione di Fahali intanto era interminabile: Valeria fu quasi sicura di sentire la pressione dei fiotti di sperma dentro di lei, fin sulle pareti posteriori dell’utero. Mugugnava sbavando l’Africano, pur a denti stretti e con le narici dilatate in una maschera davvero spaventosa; le stava assestando gli ultimi colpi, sincerandosi che il suo seme fluisse copioso e più in profondità possibile.

Quando ebbe finito, ritrasse il fallo ancora eretto da lei, liberandone l’orifizio dal quale iniziava ad uscire una miscela di sperma, umori vaginali e sangue, probabilmente dovuto alle lacerazioni che la donna doveva aver subito nel corso dell’invasione.
‘Sei mia per sempre’ le bisbigliò Fahali mentre le ragazze l’aiutavano ad alzarsi. Annientata e distrutta, venne fatta rialzare e condotta nei bagni, mentre il fluido continuava a fuoriuscirle dal ventre, in un rivolo tra le gambe.
‘Guarda l’ha sverginata una seconda volta, la puttana!’ sentì dire tra il pubblico durante il passaggio.
Due donne presenti, abbandonarono ridacchiando i servizi appena Valeria fu fatta entrare. Si avvicinò allo specchio per valutare le sue condizioni: nonostante tutto era bella, si sentiva bella. Quelle tette gonfie, i capezzoli ancora irti, le ecchimosi in corrispondenza dei fianchi e il pube lacerato quasi privo di sensibilità erano la prova della sua catarsi. Aveva provato la passione vera, come le aveva descritto Rossano.
E le era piaciuto, molto.
Sapeva che tutto quello che aveva vissuto avrebbe avuto delle conseguenze, forse anche gravi, come una gravidanza inattesa o una reazione sconsiderata di Fabio, ma non le importava perché ora era sicura di conoscere una Valeria completa, la femmina che avrebbe saputo portare quella stessa passione carnale a suo marito, che amava più di prima.
Era assorta in quei pensieri, mentre si passava una salvietta imbevuta d’acqua fredda sulla vulva irritata, quando entrò Fahali, tenendo tra le mani il miniabito bianco.
‘Questo è tutto ciò che indossavi’ disse porgendoglielo.
‘Sì” annuì timidamente.
‘Quello che hai vissuto questa notte è un rito di iniziazione” iniziò solenne. ‘Anticamente, nel mio paese, solo le femmine di stirpe nobile potevano essere prese su un altare di pelli dal capo villaggio’ per te è l’inizio di una nuova consapevolezza. Dimmi femmina, ti è piaciuto?’
‘Sì’ non mi vergogno più a dirlo’ mi hai fatto sentire donna per la prima volta nella mia vita’.
‘Anche il tuo compagno ha apprezzato’.
‘Ma’ come lo sai? Dov’è Fabio?’.
‘Presto sarà qui da te, la mia amica Patrizia mi ha detto tutto di voi”. Era dunque un piano ben architettato.
” comunque donna, piegati sul bancone!’
‘Sì’ sono la tua femmina!’, pronunciò distendendosi sul marmo freddo ed allargando docile le gambe senza pudore alcuno.
‘No, Fahali non sta per possederti ancora’, replicò l’uomo e le fece scivolare qualcosa di viscido sulla schiena, appena sopra il solco tra i glutei. ‘Non tremare, è solo un tatuaggio temporaneo, come quelli dei bambini’ ecco’ rialzati e osserva allo specchio tu stessa’.
Valeria vide dapprima una macchia scura tra le due fossette dei lombi, quelle che piacevano tanto a Fabio. Avvicinandosi alla superficie riflettente mise a fuoco un simbolo, il seme di picche delle carte, intorno ad una lettera ‘Q’ scritta in grassetto.
‘E’ il tatuaggio che portano le femmine bianche dopo che hanno apprezzato il sesso con un maschio di colore. Questo segno comunicherà il tuo favore e la tua disponibilità a chi ne conosce il significato’.
Continuò: ‘Esistono locali frequentati da soli Africani, se entrerai con questo tatuaggio in bella vista, sarai subito avvicinata per fare sesso, senza preamboli. Questo naturalmente è provvisorio, ma potrai scegliere di disegnartene uno permanente sulla pelle, quando nei prossimi giorni avrai compreso appieno che non ti sarà più possibile dimenticare un’esperienza come quella che hai vissuto stasera, neanche quando scoperai con tuo marito’.
‘Potrò tornare da te Fahali, qui al Villaggio?’.
‘Sì potrai, ma sarai una femmina come tutte le altre e non è detto che sarai nuovamente fecondata da me, almeno entro breve; Fahali non ha favorite’. Si fece più serio: ‘E’ importante che tu capisca che il rapporto che hai sperimentato è la tua resa completa e consapevole di femmina al mio dominio di maschio dominante, non solo per quanto riguarda la tua lussuria: ti ho preso e fecondato, è mia anche la tua fertilità. Dimmi donna, hai già avuto figli? Usi una qualunque forma di contraccettivo?’.
‘No, non sono mai rimasta in stato interessante e non ho preso nessuna precauzione, neanche stasera’.
‘Bene, allora solo gli Dei potranno decidere se il tuo ventre è fertile e se accogliere la supplica di Fahali di arricchire la sua stirpe attraverso di te. Come vedi molto seme sta uscendo dal tuo corpo, ma molto altro ti è stato lasciato profondamente a dimora’. Detto questo, aprì la porta del bagno e se ne andò.
Valeria indossò il mini abito di stretch contorcendosi, un po’ dolorante, raccolse in una salvietta il fluido che ancora le scorreva dalle labbra della vagina e si apprestò a cercare Fabio.

‘Ti amo’ ebbe modo di dirle appena fuori dal locale.
‘Ti amo anch’io’ replicò lei, sfiorandosi la schiena, in prossimità del tatuaggio da Regina di Picche. Nelle settimane che seguirono, Valeria non faceva che pensare all’accaduto di quella notte, ripercorrendone nella memoria ogni singolo passaggio. Come aveva saputo l’indomani dalle vive parole di Fabio, era stata non solamente offerta dal marito ma tradita a propria volta con Patrizia.
Aveva dapprima reagito con freddezza alla notizia, poi era divenuta più tiepida e accondiscendente.
In fondo era accaduto ciò che voleva: conoscere il limite del loro affiatamento di coppia in seguito a tempeste emotive di quella portata. Erano ancora insieme e si amavano anche più di prima. Questo bastava.
C’era però dell’altro: si sentiva incredibilmente in colpa.
Aveva tradito il marito pubblicamente, come del resto aveva fatto lui sebbene non propriamente sotto la luce dei riflettori.
Ma, come ebbe modo di realizzare nei suoi pensieri, non era questo a renderla colpevole.
Sull’altare di pelli era stata in qualche modo distesa da Fabio, lui le aveva strappato le mutandine in un gesto più che eloquente. Lui l’aveva concessa liberando la parte più selvaggia di lei.
Nel bagno però no.
Non era stato lui a volerla così sottomessa e pronta ad aprirsi al comando di un uomo che non fosse lui, disponibile per una nuova penetrazione. Mai avvenuta, è vero, ma ugualmente colpevole, dacché Valeria questa volta si offriva volontariamente, in via privata ed esclusiva, senza la provocazione del pubblico: il quel momento preciso sentiva di aver tradito Fabio.
Le ecchimosi ai fianchi erano ormai sparite e i dolori alla sua intimità erano sempre più diminuiti, tanto da permetterle nottate di sesso più che soddisfacente con suo marito.
Avevano trovato un nuovo affiatamento ora che sapevano di essere stretti in un legame che non poteva dissolversi neppure se portato all’estremo.

Valeria non rimase incinta di Fahali, anche se in quei giorni lo scompenso ormonale che aveva ricevuto le fece più volte battere il cuore: sospirava nell’ansia ad ogni minima fitta al ventre oppure ogni volta che constatava l’ingrossamento inusuale del seno, allo specchio.
Comprese in quei momenti che Fahali aveva posseduto veramente la sua essenza più nascosta, oltre che il suo corpo di donna, legandola per sempre al ricordo di quell’unione primordiale che le aveva segnato lo spirito.
Capì di desiderare un segno indelebile di quel maschio anche nel corpo, qualcosa che rimanesse.
Fu per questo che sorrise quando, pochi giorni prima della loro partenza per la vacanza in Kenya pianificata per quella stessa estate, Fabio le tolse con cura il cerotto sistemato appena sopra la destra del pube, liberando lentamente il suo nuovo tatuaggio: un seme di picche dalla ‘Q’ incastonata questa volta per sempre.
Fabio realizzò solo allora che quel marchio avrebbe fatto capolino senza fatica dal bordo dei costumi da bagno di Valeria. La guardò in viso a metà tra la sorpresa e il rimprovero, poi sorrisero di complicità, ma questa è un’altra storia.

One Comment

Leave a Reply