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Racconti di Dominazione

Revival

By 24 Dicembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ormai erano due settimane che mi cercavi, la scusa per vedermi era un regalo, un ultima telefonata per dirmi che vieni da me dopocena, prendi un taxi e sei da me.
Ti lascio la porta accostata, mentre io lavo i piatti, entri in maniera brusca, ansimando, i cinque piani di scale si fan sentire sempre, sorreggendo un enorme pacco regalo che appoggi sul divano.
Mi volto e ti saluto, dopo aver messo a scolare le ultime cose, ti sei già tolta il cappotto ed indossi uno splendido vestitino optical, mi saluti e ti siedi sul divano sorridendomi.
Ricambio il tuo sorriso e prendo il pacco accanto a te mettendolo sul tavolo, tu seguendomi ti alzi e ti siedi al tavolo guardandomi. Spacchetto e tiro fuori l’oggetto culto che ormai da un anno sto cercando; la mia espressione dev’esser stata simile a quella di un bimbo perché, alzando lo sguardo verso di te, vedo sorridere anche i tuoi occhi. Giro e rigiro l’oggetto’guardo le istruzioni, e nel frattempo tu mi racconti un aneddoto sul suo acquisto.
Faccio il giro del tavolo e mi chino su di te per baciarti e ringraziarti, un casto bacio sulle labbra, ma tu mi stringi a te e il tutto si trasforma in un bacio appassionato fino a quando non allenti la presa e mi dai l’opportunità di staccarmi da te.
Torno a prestare attenzione all’oggetto che mi hai regalato, e comincio a reimballarlo, impresa non semplice, nel frattempo ti sdrai sul divano ed inizi a giocare col tuo vestito.
Un tessuto leggero che dà risalto alle tue forme rendendoti ancora più sensuale, e lo sai, infatti con la mano scendi fino alle ginocchia ed afferri un bordo tirandolo su.
Mi volto e ti guardo.
Scopri lentamente le tue gambe mostrandomi le tue autoreggenti nere e, lentamente, continui a scoprire fino ad arrivare alle mutandine ed oltre , ti giri a guardarmi.
Io guardo la tua mano che si infila fra le gambe e gioca con l’elastico delle mutandine ed impertinente incomincia a masturbarti.
‘Dai’ dico ‘andiamo a bere la solita cosa’.
Di scatto ti tiri giù il vestito e con un balzo sei in piedi, sul tuo viso non c’&egrave più un sorriso ma un’aria delusa e rassegnata.
Siamo in piedi ora, uno di fronte all’altra, mi guardi, io ti appoggio le mani sulle spalle e ti giro, poi scendo lentamente lungo i tuoi fianchi e ti alzo il vestito fino alle mutandine, con una mano ti sfioro fra le gambe, hai un tremito e le allarghi di più.
Sei fradicia’ si sente, ed il movimento del tuo bacino mi fa capire che vuoi il mio cazzo fino in fondo, per sentirti piena e soddisfatta.
‘Strano’ penso ‘ hai un altro uomo e continui a farti scopare ogni volta che ci vediamo’.
E’ un pensiero fugace perché la mia mano ha già scostato le tue mutandine e ti esplora, infilo a fondo il medio e sobbalzi ancora di più’ sei pronta.
Con l’altra mano ti spingo giù sul tavolo, con forza, ed ai miei occhi appare il tuo culo col filo di quelle mutandine, le tiro via, ed ora appare la tua figa ben aperta e pronta, ansimi.
Mi chino lentamente mentre con una mano ti stimolo il clitoride sempre più pieno e duro e poi te la lecco.
Esploro le tue labbra, con la punta della lingua ti stimolo il clitoride, entro dentro la tua figa con la lingua ben rigida, come per penetrarti, ti assaporo nell’intimità, indiscreto come sempre, per poi passare al buco del tuo culetto con una leccata profonda e piena.
Non riesci più a contenerti , sei già al limite, mi desideri così tanto?
Mi stacco e ti guardo, sbattuta sul tavolo, col vestito alzato le mutande calate sui tuoi stivali, sei pronta.
Slaccio i pantaloni, e tiro fuori il mio cazzo, &egrave duro, anche per l’idea di sbatterti senza pensieri.
Mi avvicino puntandoti il cazzo sulla figa, lo senti e cerchi di averlo subito, ma non l’avrai ancora, ti afferro per quei biondi capelli, così soffici, li tiro e di colpo entro dentro di te, fino in fondo.
Ti tolgo il fiato, lo so, ma ti voglio scopare così, affondando con brutalità, senza pensarci, perché sono rabbioso in questo periodo, ma sembra piacerti ugualmente, perché tocco il fondo della tua figa ad ogni colpo.
Il tavolo cigola, e i colpi rimbombano sul muro, ti sto fottendo come più mi piace, stringendo stretto il tuo culo in una mano, mentre con l’altra ti tiro i capelli, affondando con impeto facendotelo sentire fino in gola.
Sei fradicia, il tuo umore lo sento colare sul mio cazzo, il ritmo del tuo respiro ed i tuoi gemiti mi fan capire che stai per venire, &egrave sempre più duro ed entra sempre più a fondo.
Un urlo liberatorio, sembra che tu ti sia liberata da un orgasmo che cercavi da tempo, il mio ritmo rallenta, in modo da fartelo assaporare meglio, fino a quando non decido di fermarmi dentro di te.
Sei esausta, ma quello che senti dentro ti fa capire che devi soddisfare anche me, ed allora esco e guardo il mio cazzo ricoperto del tuo umore, duro e pulsante.
Ti volti e lo guardi anche tu, un sorriso si dipinge sul tuo volto arrossato, t’inginocchi di fronte a me e stai per prenderlo con la bocca’.
‘ Fermati’ dico con voce sicura , t’immobilizzi.
“Via il vestito” e tu in fretta te lo sfili.
“Il reggiseno” alzi lo sguardo, sembra che questo non ti piaccia, ma lo togli ugualmente.
Prendo la tua testa , e sento le tue labbra schiudersi sul mio turgido cazzo, umide, la lingua che si attorciglia sulla cappella, la circonda e la assapora, sicuramente so di te e ti piace.
La scena vista da fuori dev’essere classica, tu in ginocchio, le autoreggenti, gli stivali, e per il resto nuda; io in piedi, a spingerti la testa sul mio cazzo, con i soli pantaloni sbottonati.
Chiudo gli occhi, mi faccio trascinare dalle sensazioni, e la mia mente prende il sopravvento, con più impento ti spingo la testa, ti infilo il cazzo sempre più a fondo, ti scopo la bocca, ma non ti piace, la tua lingua si ferma, e riapro gli occhi.
Con una mano mi afferri il cazzo e ricominci a leccarmelo, affondando con la bocca di tanto in tanto, aumenti il ritmo e cominci a pompare. Va bene così.
Ti piace succhiarlo, si vede dalla passione e dall’impegno che ci metti, ti sto guardando, vuoi primeggiare su tutte, ma non &egrave sempre così.
Il risultato, comunque, arriva. Lo sento sempre più pulsante , e te ne accorgi perch&egrave aumenti il ritmo, si gonfia sempre pìù.
Lo afferro anch’io con una mano, in maniera tale da staccartelo un po’ di più dalla bocca, e vengo.
Il primo schizzo te lo lascio assaporare, sulla lingua, ma dopo mi tolgo, ed i seguenti ti arrivano sul collo e sul seno. Era proprio questo che volevo.
Ti afferro ancora per la testa e ti faccio pulire il mio cazzo con la lingua, poi mi riallaccio i pantaloni. Tu sei ancora in ginocchio con il mio sperma che ti cola quasi fin tra le gambe e mi guardi.
Mi chino su di te e ti spalmo il mio sperma su tutto il seno, sul collo, sul mento fino ad arrivare alla tua bocca ed alla tua lingua che mi lava la mano.
“Ora rivestiti” dico “queste le terrò io” e mi infilo le tue mutandine in tasca.
Sorridi, sembra piacerti questa parte di me che non hai mai conosciuto, infili il reggiseno e raccogli il vestito alzandoti.
In poco tempo sei pronta, ti infili il cappotto ma lo lasci aperto in modo che si possa vedere il tuo vestito, ed usciamo.
Ti precedo per le scale, fino ad arrivare al piano della vicina di casa che spia sempre dalle finestre, e mi fermo.
Non controllo se la vicina &egrave già alla finestra, ma appena mi raggiungi ti dico di fermarti e tiro fuori le tue mutandine.
‘Alzati il vestito’ a queste parole sgrani gli occhi ‘Alzalo’ ripeto con voce più ferma.
Tiri su il vestito fin sopra le ginocchia.
‘Fino all’ombelico’ dico a voce alta. Esegui. La tua figa &egrave in bella mostra per le scale del mio condominio.
‘Brava, ora infilatele’ e ti do le mutandine.
Mi volto e scendo aspettandoti sul portone.
Il locale &egrave vicino, ma camminiamo spediti, fa freddo, ed in questi giorni la temperatura &egrave scesa ancora di più.
Entriamo nel locale, siamo entrambi stupiti, di solito c’&egrave pochissima gente, perlopiù coppiette , ma stasera &egrave pieno di liceali ed &egrave praticamente tutto occupato.
Facciamo il giro del bancone, il nostro solito posto &egrave libero, ci sediamo. Do un’occhiata in giro, ci guardano tutti o meglio’guardano te’ il vestito che indossi dà risalto ad ogni tua forma, nasconde e mostra allo stesso tempo ogni tua forma.
Arriva il barman, ormai una sorta di complicità ci lega a lui, forse perché africano e quindi di mentalità diversa rispetto alla nostra, ci sorride chiedendoci cosa beviamo ma lo sa già.
‘Il solito’ rispondo sorridendo, non so perché ma queste due semplici parole ad un bancone mi danno un senso di potere e appartenenza, e sparisce dietro il bancone.
Cominciamo a parlare di cosa abbiamo fatto nel breve periodo in cui non ci siamo visti: lavoro, uscite serali persone conosciute ‘ le solite cose.
Ogni tanto ci guardiamo in giro, commentando il comportamento delle persone che ci circondano, immaginandoci le loro vite: la coppietta che si frequenta da poco, dove lui si protende verso di lei mentre lei si allontana sempre di più; il gruppo di amici che fanno a gara su chi si &egrave divertito di più.
I cocktail si susseguono fra un discorso e l’altro, interrotti solo dalla telefonata del tuo nuovo lui, al quale non volevi neanche rispondere se non fossi stata costretta da me, e ci sciolgono sempre di più rendendo le nostre parole sempre più maliziose.
‘Togliti le mutandine’ ti dico nel bel mezzo di un discorso che ti stavo facendo, la mia mente in effetti stava pensando ad altre cose mentre ti parlavo.
Cambi subito espressione, da attenta a stupita, ma l’effetto dell’alcol ti rende molto arrendevole.
Ti contorci sulla sedia, del resto siamo al bancone sotto lo sguardo di tutto il locale, e fai scivolare le mutandine ai tuoi piedi.
‘Dammele’ ‘.mi guardi sempre più sorpresa, ma cominci a sorridere maliziosa.
Un moto di ribellione mista a provocazione deve percorrerti perché mi piazzi le tue mutandine sulla spalla, sotto gli occhi di tutti.
Mi guardo in giro, gli occhi di tutti son su di me, sulla mia spalla, sulle mutandine.
Dovevo aspettarmelo, ho sempre saputo che ti eccita fare l’esibizionista, mentre io non ho nulla da dimostrare a nessuno, ma questa volta ti accontento e con la mano scendo fra le tue gambe.
Gli sguardi dei ventenni che ci circondano tornano ai loro affari, si sentono in imbarazzo, mentre la mia sale tra le tue gambe e comincia a frugare la tua intimità. Sei fradicia.
In un attimo di lucidità , con un colpo, fai cadere le tue mutandine a terra, e con la tua mano ti sposti sul mio pacco. Lo vuoi di nuovo, si vede dal tuo sguardo.
Il ricomparire del barman ti fa fermare, mi ha portato l’ultimo cocktail, mentre io esploro il tuo clitoride con le dita, e stringi le gambe per bloccarmi. Non sei così audace come pensavo.
Dalla borsa tiri fuori i soldi per pagare l’ultimo drink, so già cosa vuoi fare, poi ti alzi di scatto e vai in bagno.
Affero il mio drink e comincio a berlo in fretta, l’odore dei tuoi umori si confonde con quello della vodka, il mio sguardo si sposta sul locale, i liceali continuano a parlottare tra di loro, ma di tanto in tanto mi lanciano fugaci sguardi. Io continuo a sorseggiare il mio cocktail, assaporandone il sapore forte e secco della vodka per poi passare a quello profumato ed aspro del tuo umore sulle mie dita.
Sei già di ritorno, procedi con passo sicuro verso di me, facendo ondeggiare i fianchi, incurante dello sguardo che ti lanciano tutti, e ti fermi davanti a me.
‘Andiamo’ mi dici.
Abbasso lo sguardo al mio bicchiere, lo rialzo, guardo i tuoi riccioli biondi in controluce, e torno a guardare il bicchiere.
T’indispettisci, prendi il cappotto appoggiato sulla sedia, ed esci vestendoti, sempre sotto lo sguardo di tutti questa volta stupiti.
Bevo ancora un sorso dal bicchiere, e mi riguardo in giro, mi guardano.
Appoggio il bicchiere al bancone, mi passo le dita che ti frugavano sulle labbra, davanti a tutti.
Mi alzo con molta tranquillità e prendo la giacca, mi chino e raccolgo le mutandine che hai lasciato a terra, saluto il barman ed esco, seguito dagli sguardi.
Mi aspetti fuori, avvolta nel tuo cappotto, e ci incamminiamo silenziosi fino a casa mia.
Arrivati al portone salutiamo il buttafuori del locale sotto casa mia, apro ed entriamo nell’androne.
Ti fermi e mi dici che vuoi andare a casa.
‘Va bene’ ti dico ‘chiama un taxi’.
Tiro fuori le tue mutandine dalla tasca e te le lancio.
Mi volto e mi dirigo per le scale.
Sorrido, sto pensando a quando fra poco sarai nel letto del tuo nuovo lui, con tutto il mio sperma secco addosso.
Salgo le scale fischiettando ‘Non &egrave per sempre’ degli Afterhours’. la vicina s’affaccia alla finestra, le sorrido e continuo a salire.
Apro la porta di casa mi sdraio sul divano.
Ripasso le mie dita sulla bocca, e penso al sapore di un’altra.

(questo racconto &egrave da considerarsi come bozza)

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