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Racconti di Dominazione

Roberta e il professor di latino

By 10 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Roberta, diciotto anni appena compiuti. Bellissima. Alta, capelli lunghi e nerissimi. Occhi azzurri, nasino greco all’insù, bocca piccola ma sensualissima, due gambe lunghissime e affusolate. Taglia rigorosamente quarantadue, a un culetto rotondo, già da donna, abbina un ventre piattissimo come solo una diciottenne può avere. Il classico ventre dove ogni maschio desidererebbe depositare il proprio liquido seminale dopo essersela scopata. Due piccoli seni, sodi e marmorei, sembrano guardare al cielo e offrono due bellissimi capezzoli rosei. Forse un po’ grandi, come l’areola che le ricopre parzialmente la tettina. Nuda è uno spettacolo della natura e un uomo, solo vedendola, può anche’ sborrare.
E Roberta, oggi, non ne poteva proprio più.Era furente ed incazzata nera. Quello stronzo del professore di latino continuava a umiliarla quotidianamente rifilandole ogni giorni votacci osceni . A casa, poi, le avevano detto chiaramente: o rimediava almeno parzialmente a quelle insufficienze o avrebbe dovuto scordarsela la settimana bianca con tutta la classe. E, in classe sua, c’era pure lui, Francesco, il biondino dagli occhi azzurri che la faceva impazzire. E a lui, per la prima volta in vita sua, aveva concesso qualcosa. E in montagna, forse, gli avrebbe voluto regalare qualcosa di più’
E, mentre si faceva la doccia prima di andare dal nuovo professore di latino al quale i suoi si erano affidati per farle recuperare le insufficienze in latino, ricordava quella volta, l’unica, che alla festa del compleanno della sua amica Ludovica si era fatta convincere proprio da Francesco a seguirlo nel bagno dei genitori della padrona di casa. Lì, aveva permesso che con la lingua il ragazzo le esplorasse tutta la bocca. Lei si era eccitata e lo aveva lasciato fare. La camicetta prima e il reggiseno dopo erano volati. ‘E adesso?’ gli aveva chiesto provocante a quel punto Roberta. Francesco le aveva risposto accarezzandole le due bellissime tettine e strizzandole dolcemente i due capezzoli turgidi, come mai lo erano stati prima. E lei, nelle mutandine, si era bagnata.
‘Ti prego, aiutami ‘ le sussurrò subito il ragazzo – . Non ce la faccio più’. E così dicendo, freneticamente come solo un diciottenne eccitato poteva fare, iniziò ad armeggiare con la cerniera dei jeans. Sapeva di avere un gran bel cazzo. Se fosse riuscito a mostrarglielo, sicuramente Roberta non avrebbe resistito. ‘Cosa fai? Non fare lo stronzo! Non mi va. Baciami, se vuoi, mi piace. Ma non chiedermi altro” Francesco rassegnato, si rialzò la cerniera solo un po’ abbassata e baciò ancora più avidamente Roberta. Le riempi volutamente la bocca di saliva. La ragazza lo lasciò fare. E anzi, dopo avergli sfilato la maglietta, si strinse ancor più al petto del giovane uomo accarezzandogli i biondissimi capelli. L’essere denudato un po’ da Roberta e le sue carezze lo fecero crollare. Sospirando iniziò a sborrare nelle mutandine. E contemporaneamente, oltre al petto, con violenza incollò anche il proprio ventre a quello di Roberta. Francesco aveva un pene grosso e lungo. La giovane donna, attraverso la sua gonna e i jeans lo sentì tutto e soprattutto lo senti pulsare violentemente. Intuì cosa fosse successo. Sapeva infatti che gli uomini quando vengono fanno pulsare il loro pene e producono una grande quantità di sperma. Mentre con gli occhi socchiusi Francesco continuava a gemere, con curiosità sbirciò l’enorme rigonfiamento che il maschio non riusciva a nascondere. Non vide macchie e ne fu sollevata. Molti li avevano visti appartarsi. ‘Dai, ti prego, smettila ‘ lo implorò Roberta – . E se proprio non ce la fai, vai a casa’ – aggiunse pensando che anche lui potesse fare quello che anche lei, ogni tanto, sotto la doccia, faceva.
E, anche oggi, sotto la doccia, si era accarezzata. Il ricordo di Francesco che, da lei eccitato, viene nelle mutandine, l’aveva poi ancor più turbata’ Ma il tempo era poco e il professor Silvestri la stava aspettando’ Quindi, perizoma e reggiseno, jeans, maglietta e scarpe di ginnastica e via. L’aspettava, ne era certa, il vecchio trombone che l’avrebbe sicuramente aggredita per la sua ignoranza su Cesare, Cicerone e così via.
Il campanello era l’ultimo, in alto. Il professor Silvestri, come appurò subito Roberta, abitava infatti in una bellissima mansardina. Era graziosissima. Era il regno di un single. E la giovane donna, quando il professor Silvestri gli si mostrò di fronte e la invitò ad entrare non potè non provare un certo imbarazzo. Era un uomo infatti bellissimo. Quarant’anni, circa, capelli ricci, leggermente brizzolato, e con due occhi chiarissimi. Un’abbronzatura da invidiare, barba leggermente incolta, jeans e maglietta non poteva non turbare Roberta che iniziò infatti subito a farfugliare frasi leggermente sconnesse che avevano per argomento il suo vecchio e rimbecillito professor di latino. In realtà gli occhi azzurrissimi dell’uomo l’avevano mandata in confusione e, purtroppo per lei, lui stesso se ne era ben accorto E non ne nascondeva il compiacimento. Bello, sapeva di esserlo. E l’imbarazzo e il rossore della giovane donna lo divertiva.
‘Raccontami, quali sono i suoi problemi ‘ esordi il professore – .’ ‘Non riesco a concentrarmi nelle traduzioni e sono un’ disastro ‘ rispose subito Roberta per mitigare l’imbarazzo. ‘ ‘. ‘Non penso che tu lo sia’ Imparerai. Un po’ alla volta, vedrai, ti insegnerò a superare tutte le difficoltà che puoi incontrare’. Lo disse con un tono della voce che poteva dar adito a tante interpretazioni ma, soprattutto, a tante fantasie di un certo tipo.
Roberta iniziò quindi a seguire le lezioni del professore. L’uomo le piaceva tantissimo, ma aveva il terrore a confessarselo. Figurarsi, quarant’anni, single, bellissimo, certamente non aveva bisogno di una diciottenne come lei, così inesperta e così poco disinibita’ Chissà quali donne passavamo per quella mansarda che sapeva molto di alcova. E un giorno si scoprì, sotto la doccia, a pensare a lui, e le carezze furono particolari, sapienti’
Ma intanto passavano le settimane. Il professor Silvestri era indubbiamente un bravo insegnante di latino. E i risultati si vedevano. I miglioramenti erano senza dubbio significativi.
Ma, dopo alcune settimane, si verificarono pure i primi incidenti di percorso.
Un giorno arrivò leggermente in anticipo e incrociò una splendida donna che era appena uscita dalla mansarda del prof. Era tutta affannata. Roberta entrò nell’appartamento. ‘Arrivo subito ‘ le urlò l’uomo – . Sono sotto la doccia’. Era evidente che il prof aveva appena finito di scopare la bionda con la quale si era quasi scontrata fuori della porta. Roberta si sedette di fronte alla scrivania e, casualmente si accorse che da quella posizione poteva intravedere l’ingresso del bagno e, soprattutto, il box doccia dove il prof si stava rigenerando. I vetri erano opachi, ma non troppo. E per la prima volta Roberta vide il prof nudo. Non sapeva se lui si stesse accorgendo di essere spiato. Ma lei guardò, con piacere e attenzione. E si intravedeva tutto. Anche quella cosa che, a distanza, sembrava una piccola proboscide. L’uomo aveva effettivamente un pene di dimensioni veramente asinine.
La porta del box si aprì, la giovane donna si ritrasse e finse di nulla. Ma la splendida visione, anche se offuscata, dello splendido corpo del professor la turbò e la tormentò per tante notti.
Passò una settimana. Quel pene asinino dell’uomo continuava a turbarla. Persino la scena della sborrata nei jeans del bel Francesco era diventata un lontano ricordo. Il tutto degenerò alcuni giorni dopo. Volutamente Roberta giunse nuovamente in anticipo. Suonò e il prof le aprì il cancello e la porta d’ingresso.
Appena entrata Roberto sentì il professore: ‘Roberta, aspetta di là perché sto finendo qui in camera da letto il programma del lettino abbronzante. Mi mancano ancora quindici minuti. Ma tu sei in anticipo”’Va bene prof ‘ rispose Roberta – . L’aspetto qui seduta sul divano”. E si sedette. Ma la mansarda era piccola. E piena di specchi. E, per caso, dalla sua posizione, per uno strano gioco di riflessioni Roberta riuscì a vedere il prof mentre, disteso a ventre in giù sul letto stava finendo il programma di abbronzatura giornaliero. Era bellissimo, nudo. Abbronzantissimo, il culo rotondo e muscoloso. L’abbronzatura integrale impreziosiva il tutto. E poi, sempre con gli occhi socchiusi, lo vide girarsi. E. finalmente, riuscì a vedere quello che giorni prima aveva solo intravisto e che l’aveva tanto incuriosita. Il cazzo del professor Silvestri. Era enorme, anche se non le sembrava fosse in erezione. Non aveva mai visto una cosa del genere. L’aveva solo sfiorato, quello di Francesco. Scuro, era grosso e aveva una lunghezza di almeno venti centimetri. Rossa, quasi viola, una grossa cappella dava un aspetto ancora più equino al membro del maschio. Ma ciò che la impressionò furono quelli, i due suoi coglioni. Erano grigi, grandissimi, gonfi. Erano i giusti attributi di uno splendido maschio quarantenne.
Roberta ne rimase impressionata. Il tutto era grande, enorme. Lei non avrebbe mai potuto sopportare un coso del genere. La sua fighetta, vergine, non avrebbe mai potuto sopportare un membro di quelle dimensioni. Per non parlare poi di tutta quella roba che, alla fine, ne viene fuori’ Sì, quella roba che gli uomini, quando raggiungono il loro orgasmo, fanno zampillare’ Abbassò lo sguardo. E fu a quel punto che sentì la voce del prof. ‘Tesoro ‘ si sentì così chiamare per la prima volta – . Accidenti a questi specchi. Ma tu potevi anche dirmelo’ Io non me ne sono accorto. E tu ti sei visto uno spettacolino molto carino, vero’?’ Roberta si sentì sprofondare. La vergogna le fece dire solamente un timido ‘Mi scusi, non volevo”.
Il prof, passati ancora cinque minuti, si rivestì e raggiunse la ragazza di fronte alla scrivania.
‘Oggi saltiamo la lezione. Visti i tuoi miglioramenti possiamo permettercelo. E poi, visto che siamo ormai così in confidenza ‘ aggiunse con un tono provocatorio ‘ possiamo parlare anche d’altro. Soprattutto perché tu sei una bellissima ragazza’. ‘Va bene ‘ rispose Roberta – . Non mi metta a disagio, però’ Non sono abituata a parlare di certe cose, soprattutto con un uomo come lei” ‘Non eri per nulla imbarazzata prima, mi sembra’- le rispose secco il pro. ‘ ‘ ‘Mi scusi, non volevo veramente disturbarla. Mi creda ‘ ripetè Roberta ben sapendo di non convincere l’uomo – ‘.
‘Hai il ragazzo? O per lo meno hai un uomo che rendi felice? Mi capisci, vero? ‘ le chiese subito l’uomo’ ‘Sì. Anzi no’ O per lo meno non come lo intende lei’ Non ho, insomma, un uomo’ sussurrò Roberta, che ben aveva capito ormai il tipo di conversazione cui sarebbe stata sottoposta per punizione. ‘Non fai l’amore? E cosa fai allora con questi benedetti ragazzi?’ ‘Nulla, o quasi nulla ‘ ammise la ragazza – . Mi piace tormentarli. Ma sono ragazzini, tutti miei coetanei. Sono come delle bestioline in calore. E io non sopporto essere trattata come una cavallina. Insomma, avrà capito, sono ancora vergine. In tanti hanno tentato, con le buone o con le cattive di farmi per lo meno partecipare’ Qualcuno ha anche tentato di mettermelo in mano, il coso’ Ma io non li ho accontentati e li ho costretti a recarsi al bagno’ E l’idea che li avevo eccitati a tal punto da costringerli a fare quella roba mi quasi divertiva’ Mi capisce, vero?’
Il professore la interruppe. ‘Ascolta, prima di continuare, ti devo far fare una cosa. Ti sei mai spogliata completamente davanti a un uomo?’ ‘No, solamente dal medico ‘ rispose preoccupata la bella Roberta – . Mi vergogno. Ai vari ragazzi che ho conosciuto ho concesso solo il seno’ Al mare uso il bikini, piccolissimo, ma completo’ Non mi piace neppure il topless, perché non sopporto di mostrare le mie tettine a tutti. Non prendo quindi, a differenza di lei, neppure l’abbronzatura integrale, neanche nei centri fitness’.
‘Ho capito , tesoro ‘ la interruppe l’uomo – . C’è sempre una prima volta. Tu mi ha spiato. Senza chiedermelo hai voluto vedermi come ero fatto. E ora lo voglio io, scoprirti. Spogliati. E non preoccuparti e non vergognarti. Per aiutarti, di nuovo, ti mostro anch’io il mio corpo.’ Così facendo si alzò, si sfilò lentamente davanti a Roberta l’accappattoio e si spaparanzò sul divano in attesa dello spogliarello della bella femmina che gli stava di fronte. La scena lo stava eccitando. Il suo membro iniziava infatti a mostrare una notevole erezione e aveva assunto dimensioni preoccupanti. ‘La prego ‘ piagnucolò Roberta, che aveva abbassato lo sguardo per non vedere lo spogliarello dell’uomo -. Io non l’ho mai fatto. Mi vergogno. E poi, davanti a lei, un uomo di quarant’anni… Non oso pensare cosa potrebbe essere in grado di inventarsi. La prego’ Non ho alcuna esperienza… Non sono come le donne che lei conosce. ‘
‘Ho capito ‘ la interruppe il prof – . Tu vuoi che ti aiuti, vero?’ La giovane donna diventò rossa in volto e il suo silenzio sembrò un permesso. L’uomo si alzò dal divano e si pose di fronte alla donna. E inizio a sfilarle la leggerissima gonnellina. Appena questa cadde Roberta con le mani tentò di coprirsi il pube. Il mini slip rosa di pizzo non riusciva infatti a nascondere quello c’era sotto. L’uomo sorrise per il buffo tentativo. Sbottonata la camicetta l’uomo la fece volare sul divano. E a questo punto tornò a sedersi. Voleva vedere Roberta in imbarazzo, con solo lo slip e il reggiseno addosso. ‘Ancora o basta così ?’ chiese la ragazza. Il prof non rispose e si alzò. ‘La prego ‘ sussurrò la bella Roberta ‘ .’ Ma non finì di dire che il reggiseno le fu slacciato e subito dopo l’uomo, piegatosi, le sfilò gli slip. Roberta serrò i pugni mentre il professore, inginocchiato le sfiorò con un bacio il suo bellissimo boschetto. Era nerissimo e riccioluto. Roberta, completamente nuda davanti all’uomo, iniziò a sospirare. Era bellissima, nuda. La fighetta era ben visibile e i nerissimi peli la imbellivano ancor più. Il piccolo triangolino nero era curatissimo e ciò dimostrava quanto Roberta fosse pronta ad offrire il suo sesso alla vista di un uomo. E infatti, ritta in piedi, guardando il prof che la fissava proprio lì si eccitò. Ancor più quando questi le intimò di raccogliersi con le dita i lunghi capelli neri dietro la nuca. Così facendo infatti fu costretta a esibirsi ulteriormente. E notò quanto l’uomo apprezzasse la sua figa. Il cazzo del professore aveva raggiunto infatti dimensioni asinine e la cappella era diventata viola.
‘Sei bellissima – le disse il prof ‘ ‘ . ‘Posso andare, ora? ‘ chiese Roberta, imbarazzatssima in quella posizione ‘ ‘ ‘Sì, la prima lezione è finita. Spero che tu abbia capito che non sempre si può comandare. La prossima volta ti proporrò la seconda lezione. Se vorrai. Sei libera di finire qui la nostra serie di lezioni di recupero”
Roberta se ne andò sbattendo la porta. Per due giorni e per due notti rivide la scena del bel professore che eccitato la spoglia e la ammira come nessun altro maschio aveva mai fatto. E rimanere nuda davanti a lui era stato molto piacevole’ E ci sarebbe stata anche una seconda lezione, se l’avesse voluto. E aveva paura. Questa volta l’uomo, se si fosse presentata nella sua tana, non si sarebbe certamente limitato a mostrarsi e a volerla ammirare’ Avrebbe voluto sicuramente qualcosa di più. Ma cosa? La preoccupavano inoltre le dimensioni del sesso dell’uomo. E se avesse voluto possederla? Era vergine! Incularla? Non ne se parla nemmeno, l’avrebbe sfondata! Forse avrebbe voluto solamente farla lavorare. Ma come? Sapeva benissimo come si poteva far venir un ragazzo di diciotto anni. Ma un uomo di quarant’anni è ben diverso. Cosa avrebbe voluto che facesse in particolare per farlo venire. E poi quei coglioni, grigi, enormi, pesanti e pieni di quella roba lì’ Lei non l’aveva mai vista e men che meno assaporata. Delle amiche però le avevano confessato che lo sperma dei loro ragazzi che erano state costrette a gustare era bollente, aspro e attaccaticcio. Ed era sperma di ragazzi giovani. Ben diverso, riteneva, era la sborra di quello splendido quarantenne. E se l’avesse costretta a fargli una sega o un pompino. . E se l’avesse obbligata a bere? Fino ad ora era riuscita sempre ad evitarlo’ Ma questa volta difficilmente sarebbe potuta scappare. E se andava nella tana del lupo, avrebbe significato che era pronta ad accettare tutto. Ma proprio tutto’
Alle quattro del pomeriggio di due giorni dopo Roberta fece suonare il campanello della mansardina del professore.
‘Sali! ‘ si sentì dire ‘ ‘. Trovò la porta d’ingresso socchiusa. ‘Vieni pure avanti, sono nella camera da letto ‘ la invitò il professore ‘ ‘. ‘E’ già li? Non perde tempo, lei’ esclamò la giovane donna. Aperta lentamente la porta si trovò di fronte uno spettacolo per lo meno inquietante. L’uomo era completamente nudo, sdraiato a gambe larghe, in una posizione oscena. In bella vista, ai piedi del letto, dei lacci indubbiamente inquietanti. Roberta pensò di scappare. Invece rimase lì, immobile, come fosse in attesa di ordini. Che puntualmente giunsero, decisi e senza alcuna possibilità di replica.
‘Levati tutto quello che hai addosso e inginocchiati tra le mie gambe. Devi incominciare a conoscere il profumo di un maschio. O, meglio, il profumo che ha il cazzo di un uomo’. ‘Non così, la prego ‘ replicò per l’ultima volta Roberta ‘ Un po’ di dolcezza…’ L’uomo non replicò ma fece intendere alla giovane donna che non c’era più tempo. In pochi secondi infatti Roberta si spogliò. Si inginocchiò sul bordo del letto. Rimase lì immobile per qualche secondo. Poi, lentamente, si trascinò, sempre sulle ginocchia, fino a dove doveva andare.
Quando raggiunse la posizione voluta l’uomo serrò le gambe e bloccò la donna con una presa ferrea. Ecco, era prigioniera. Lo sapeva ed era piacevolmente rassegnata. ‘Brava ‘ le disse il prof – . E adesso, con le dita di tutte e due le mani, inizia ad accarezzarmi tutto. Inizia dalle palle, e poi lentamente salì, fin sù, fin sulla cappella. Non preoccuparti se vedrai uscire qualche gocciolina’ L’orgasmo vero, quello che vedrai dopo, deciderò io quando raggiungerlo. E dopo le carezze, sempre con tutte e due le mani potrai iniziare a farmi una sega. Devi prima scappellarmi tutto e poi iniziare un bellissimo su e giù. E sarà molto piacevole sentire il tuo cambio di ritmo. Prima lenta, poi veloce. Saprai farla, vero, questa bellissima sega? Anche se non lo hai mai fatto, te l’avranno raccontato le amiche, o l’avrai visto fare al cinema” ‘Sì, una volta. Un ragazzo, ingannandomi, mi portò al cinema a vedere un film porno. E dovetti sorbirmi tutte quelle robe lì’ Poi voleva, il ragazzo, che anch’io, sulla poltroncina del cinema, imitassi l’attrice. E tirò fuori il coso, convinto che gli facessi il lavoretto. Io neppure lo guardai e lo lascia lì’ da solo. ”Almeno guardami mentre mi faccio da solo la sega che dovresti farmi tu ‘ mi rimproverò ‘ ‘. Io mi girai invece dall’altra parte. Lo sentì ben presto ansimare e, poi, il rumore degli schizzi di quella robaccia che andavano sbattere sulla poltroncina davanti’ Usciti dal cinema. Non gli parlai più. E non volli più vederlo’.
‘Forse quella volta non eri ancora pronta. Oggi lo sei, Roberta. E sei, ora, nel mio letto, una bellissima femmina che deve far sborrare il maschio che ha davanti. Coraggio, mostrami quanto sei brava!’ A quelle parole Roberta divenne rossa rossa, socchiuse gli occhi e si piegò leggermente in avanti. Con entrambe le mani, ubbidendo al comando dell’uomo, raccolse tra le dita i due coglioni. Per la prima volta sentì tra le sue mani, il sesso di un maschio. Le due palle, grigie e rugose, erano calde, enormi e soprattutto pesanti perché piene. Immaginava benissimo di cosa. ‘Vado bene così, amore? ‘ chiese già trasognante Roberta – . Ti piace?’ ‘Sei bravissima tesoro, continua così ‘ le rispose il prof ‘ Ora puoi iniziare anche ad accarezzare il resto’. Incoraggiata, Robertà risalì lentamente la lunghissima e grossa asta dell’uomo. Era bellissima, Roberta. E al prof piaceva guardarla da vicino, studiandola. E presto la giovane donna raggiunse la cappella. Era rossa. E divenne prestissimo quasi viola. E improvvisamente senti le punte delle sue dita inumidirsi. Eccole. Le due goccioline di sperma, le prime due goccioline di maschio che sentiva, si attaccarono sui polpastrelli e sulle unghie delle dita. Erano bollenti e appiccicose. E, contemporaneamente, senza volerlo, lei stessa, venne travolta dal piacere. Sospirò e sentì il suo umore uscire dalla sua fighetta e bagnarle l’interno delle cosce. Anche il prof se ne accorse. ‘Godi, Roberta, godi. Perché tra poco farai godere anche me. Sei una grande femmina. Calda e appassionata. Continua, puoi iniziare anche a segarmi se vuoi. Su e giù, come vuoi, lentamente. Poi, quando vuoi farmi venire, aumenta il ritmo. Vedrai, ti piacerà. E ti piacerà soprattutto, quando vedrai i primi fiotti del mio sperma, raccoglierlo tutto nelle mani. Ti piacerà sentirlo tuo, il mio seme’.
Queste parole eccitarono ancor più Roberta che iniziò il lento movimento lungo tutta l’asta del cazzo dell’uomo. Le piaceva scappellarlo completamente, fino quasi a fargli male, e scendere giù con le dita fin giù, fin quasi all’attaccatura del pube. Il prof era ormai allo stremo. Anche lei godeva senza sosta, senza più alcun ritegno. Il suo miele colava lungo le cosce e lasciava traccia ben visibile sul lenzuolo. ‘Fammi sborrare, ora! ‘ le intimò l’uomo che non voleva più trattenersi . Voglio riempirti le mani. Cattura tutti gli schizzi che puoi. Ti piacerà” E Roberta dovette ubbidire. Per la prima volta in vita sua doveva far sborrare il cazzo che gli stava davanti. Iniziò velocemente ad andare su e giù con tutte e due le mani. Il cazzo le se gonfiò ancor più in mano, la cappella era divenuta marrone. Ma l’uomo non veniva. Anzi, vedendola così impegnata, le sorrideva con gli occhi socchiusi. ‘Dai, ti prego, vieni. Va bene, metterò sopra le mani, così raccoglierò tutto.. Ma vieni, sono stanchissima’ ‘E’ bellissimo e sei bravissima. Adesso vengo” E infatti il primo schizzo caldo e pesante inondò la mano di Roberta la quale si precipitò a coprire anche con l’altra mano la cappella che stava esplodendo e schizzando in continuazione. In pochi secondi le mani le si riempirono della sborra del professor Silvestri. E il cazzo continuava a pulsargli nella mano. Era bellissimo. Aveva fatto sborrare in quel modo il primo uomo della sua vita. Finalmente gli schizzi cessarono. Roberta alzò le mani piena di sperma al cielo a dimostrazione di come aveva ubbidito ai desideri dell’uomo. Le avvicinò al viso, per guardare da vicino la sborra del prof. Era bianca e non aveva proprio un bell’odore. Iniziò quindi a muovere contemporaneamente tutte le dita, perché attaccaticce. Tutta la stanza era invasa dall’odore di sperma. ‘Che puzza! Non l’avete proprio profumata’ – rimproverò Roberta l’uomo – . Ora capisco perché noi donne, anche se ci piace fare certe cose, poi, alla fine, scappiamo!’
‘Tu proprio non scappi ‘ la interruppe il prof – . La tua prestazione non è finita’. ‘Cosa vuole dire ‘ subito esclamò preoccupata la bella Roberta – . Ha ottenuto da me quello che nessun uomo prima aveva mai ottenuto. E più di questo non posso’ Lo sa, glielo ho già detto, sono vergine. E soprattutto, la prego, non sono protetta’ Non posso! Non mi vorrà mica ingravidare! E poi, mi scusi, mi sembra che si sia già ben sfogato!’
‘Non ti preoccupare. Volevo vederti nuda e tu mi ha concesso la visione della tua bellissima fighetta. Non sarebbe giusto che ti violassi senza che tu lo volessi. Mi hai regalato una bellissima sega e hai voluto mostrarmi tutto il tuo apprezzamento per il mio sperma. Ma voi donne sapete fare tante altre belle cose. Se poi le fa una donna che non le ha mai fatte per l’uomo che ne assapora la primizia è un delirio di piacere’ ‘Ti prego, basta. Mi fai paura ‘ urlò quasi Roberta sinceramente preoccupata vedendo l’uomo avvicinarsi ai lacci che aveva visto ai piedi del letto – . Cosa vorresti che facessi, ancora” ‘Ha mai sentito parlare di bondage?- le chiese l’uomo ‘ . E’ un altro raffinatissimo modo di godere di molte coppie molto disinibite e affiatate.’ ‘No, ti prego ‘ lo interruppe la ragazza iniziando a intuire – . Vuoi farmi sentire come una schiava o come una cavalla in calore!’ ‘E’ vero, ma se accetterai godrai tanto perché sei una femmina a cui piace godere, tanto e senza ritegno. Me ne sono accorto, sai.’ ‘E cosa dovrei fare, cosa c’entrano quei lacci?’ ‘Amore, adesso tu verrai al mio posto sul letto e ti inginocchierai. Con questi lacci fissati dietro di te alla struttura del letto, dolcemente ti immobilizzerò da dietro tirandoti leggermente sia le caviglie che i polsi che pure ti legherò. Se non vuoi vedere ti posso anche bendare. Ma sono certo che non lo vorrai. Assumerai così per me una bellissima posizione. Infatti io approfittando del fatto che tu sei legata e sei costretta a subire, salirò anch’io sul letto e ti chiederò di amare il mio cazzo con la bocca. Dovrai prima con la lingua pulirlo per bene, poi dovrai fare una cosa che non hai mai fatto. Dovrai spompinarmi. Lo so, non lo hai mai fatto. Ma vedrai, ti piacerà. Il sapere di doverti insegnare a fare una cosa che non hai mai fatto a nessun altro uomo mi eccita. Così sarai capace di ricreare un’altra mia bellissima erezione. Che sarà tutta tua. E poi, alla fine’ beh la fine te la puoi immaginare’ Sappi che tutto ciò le donne che vengono spesso a trovarmi qui lo fanno sempre e ben volentieri. E non glielo chiedo io. Ma soprattutto, alla fine, vogliono bere tutto, avidamente. Oh sì, dicono sempre che è puzzolente e che ha un sapore nauseabondo, ma, alla fine, poi, non si sono mai tirate indietro. Anzi’.
Roberta rimase a lungo in silenzio sempre osservando il professore che disteso sul letto con il cazzo ancora gocciolante la guardava con un sorrisetto enigmatico. Poi, quasi di scatto, risalì sul letto. ‘Dovrai aiutarmi. Fai tutto tu. Mi metto nelle tue mani ma sappi che non so farlo. Oggi, per la prima volta, ho masturbato un uomo. Ora mi chiedi, oltre a tutto il resto, anche di succhiargli il pene e di berne lo sperma. Vomiterò!’ Ma mentre esprimeva questi suoi dubbi, contemporaneamente offriva i polsi e le caviglie ai lacci che l’uomo aveva già fissato alle estremità del letto, dietro la schiena della donna. Immobilizzata, il prof tirò le brevi cordicelle. Roberta si ritrovò così inginocchiata sul letto, con le braccia e le gambe tirate all’indietro e con il ventre, le tettine e il volto tutti protesi invece in avanti. Una posizione eccitante al massimo. ‘Vuoi che ti bendi?’ chiese l’uomo. ‘No, voglio vederti’ le rispose Roberta.
Il prof salì sul letto. Si avvicinò alla preda e le schiacciò il suo ventre sul volto. Allargò leggermente le gambe e dolcemente sollevò il volto di Roberta che, in un istintivo momento di pudore, aveva abbassato. Ecco la posizione era ora perfetta. Il pene dell’uomo, che assomigliava a una piccola proboscide, si appoggiava sulle labbra della donna completamente immobilizzata. ‘Bene, amore, puoi iniziare a pulirmelo con la lingua. Cosi facendo avrai la soddisfazione di risvegliarlo e vederlo rizzarsi e prepararsi per il gran finale’. ‘Ma è enorme ‘ si lamentò subito Roberta – . E poi è ancora gocciolante e puzza. Non mi piace. Ci impiegherò tantissimo tempo per farlo rizzare” Ma intanto sentiva già la sua fighetta inumidirsi.
‘Sì, è vero, ci vorrà un po’ di pazienza. Ma vedrai che gli effetti si vedranno presto’. E Roberta, in silenzio, estrasse la lingua, la appuntì e iniziò a insalivare tutto il cazzo del professore. Pensava che per iniziare fosse la cosa migliore. La preoccupava l’idea che, prima o poi, avrebbe dovuto anche spalancare la bocca e farsi penetrare da quell’enorme verga di carne pulsante. Ma forse, pensava, fare il pompino al professor Silvestri, quello che aveva voluto veder nudo sotto la doccia e sotto le lampada Uva, o quello che aveva appena finito di segare, le sarebbe piaciuto. Un po’ meno le piaceva come era costretta a farlo e soprattutto il gran finale al quale, dopo, sarebbe stata costretta.
‘Ora, spalanca la bocca più possibile e prendilo tutto in bocca! ‘ le ordinò l’uomo – . E vai su e giù, fallo entrare fino in fondo alla gola. E con la lingua, pure, divertiti, fingi di leccare un grosso gelato alla crema. Vedrai, ti piacerà” Roberta ubbidì puntando i suoi occhi in quelli del professore che cominciavano sempre più a socchiudersi. ‘Ma è enorme, non ce la faccio a prenderlo tutto’ – si lamentò la giovane donna – . Mi fa vomitare’ E poi legata come sono non riesco a muovermi ed aiutarmi per prenderlo” Ma intanto leccava e con la lingua appuntita tormentava la fessurina da dove pensava sarebbero usciti i fiotti di quella roba li’ Il membro dell’uomo intanto si era nuovamente ingigantito a dismisura e le riempiva tutta la bocca e la gola. Faceva fatica a respirare. E intanto anche lei si bagnava. Non riusciva più a nascondere il piacere che provava a spompinare quel bellissimo maschio che le stava gemendo davanti. La preoccupava però il gonfiore di quelle due enormi palle che sentiva sbattere sul suo bel visetto.
‘Sei bravissima. Ma ora lascia che ti scopi la bocca”, disse l’uomo. Roberta non capì ma lasciò fare. E l’uomo così iniziò, con una certa violenza, a stantuffare con il cazzo dentro la sua bocca. E Roberta temette che il gran momento fosse ormai giunto. Lo intuì in particolare quando si sentì bloccare il volto da una stretta presa delle mani dell’uomo. Non poteva più scappare. ‘Adesso vengo’ Bevi, bevi tutto! ‘ urlo il prof. Roberta cercò di muoversi in un tentativo goffo di salvare la bocca. Non ci riuscì e sentì i primi fiotti di un caldissimo liquido scenderle nella gola. Era lo sperma dell’uomo che la inondava. Sentiva che stava per vomitare. L’uomo estrasse per un attimo il cazzo. Voleva anche umiliare Roberta schizzandole sul bel volto. E così gli schizzi colpirono gli occhi azzurri, il naso, le labbra e anche i bellissimi capelli neri. Il viso di Roberta era diventato una maschera piena di sborra. ‘Oh no, almeno questo no’ – si lamentò la giovane donna – . Non hai pietà’. ‘O no ‘ le rispose l’uomo ‘ voglio solo farti capire cosa volevano farti tutti quei ragazzini che hai costretto, dopo esserti tu stessa divertita, a farsi le seghe da soli! Non hai avuto tu pietà di loro! Io li sto solo un po’ vendicando.’ Per gli ultimi schizzi risospinse il membro tra le labbra della donna. Anche la bocca fu quindi riempita di nuovo. E Roberta conobbe così anche l’odore acre della sborra dell’uomo.
Svuotatosi, senza parole, il prof scivolò giù dal letto e si gettò sotto la doccia. Gli piaceva l’idea di lasciare Roberta immobilizzata, sporca del suo sperma, in mezzo al letto. Sapeva che era ovviamente imbarazzata. Aveva buttato già tutto, ma lo sperma continuava a colarle sul volto. Anche le tettine erano state raggiunte dal bianchissimo liquido seminale dell’uomo. ‘Ti piace vedermi così, vero? ‘ gli chiese quando l’uomo, rigenerato dalla doccia, ritornò nella camera da letto – . Ti piace, vero, vedermi nuda, legata e ricoperta tutta della tua robaccia. Che puzza, per giunta! Slegami ora, ti prego. E poi fammi sentire donna, invece che cavallina’ Se vuoi, puoi, facendo attenzione” Roberta chiedeva di essere chiavata, anzi sverginata.
Il prof sorrise. Liberò dai lacci Roberta. Poi si levò l’accappatoio e si distese in silenzio in mezzo al letto. Si offriva ai desideri della donna. Questa si adagiò al fianco del maschio e iniziò, senza proferir parola, un lunghissimo e dolcissimo pompino. E lo accompagnava con le dita, a languide carezze sul pube e sul petto. ‘Ce l’hai di nuovo in piena forma ‘ gli disse soddisfatta dopo qualche minuto – . Tutto merito mio, questa volta. Ho imparato bene, vero? Mi raccomando. Stai attento. Non venirmi dentro, assolutamente’ Non ho dubbi, però sulla tua fantasia’ ‘ E si impalò, bruscamente. Era infatti già tutta bagnata e aveva deciso di perdere in quel modo la verginità. Il cazzo entrò tutto, in profondità, superando tutti gli ostacoli. Era stata prepotente. E Roberta iniziò a cavalcare freneticamente. Voleva prenderselo tutto, il cazzo.
Ma le sorprese, per lei, non erano finite. A un certo punto il prof si svincolò e senza dir nulla con le braccia rivoltò la donna. Le sollevò quindi il bellissimo culetto. Roberta non lo sapeva, ma aveva assunto una splendida posizione. Alla pecorina. ‘Cosa fai? Cosa vuoi adesso? ‘ chiese al quanto preoccupata – . Non vorrai mica anche quello’ Ce l’hai troppo grande!’ ‘Sì, voglio il culetto. E’ troppo bello. E così potrò ancora riempirti di sperma, nell’intestino però, come volevi tu’ Non ti farò troppo male,,,’ ‘Oh no ‘ sospirò supplichevole Roberta che cominciò a dimenarsi – . ‘ Ma il prof, repentinamente, la bloccò e con un unico affondo le sfondò il buchino dello splendido culetto che, deflorato, rimase immobile e facilitò la penetrazione. ‘Mi hai fatto male ‘ disse la giovane donna mentre si sgrillettava violentemente nel tentativo di lenire il dolore con un ennesimo orgasmo – . Potevi almeno essere un po’ più dolce ed aiutarmi in qualche modo. Era troppo grosso. Ho sentito poi che certi usano un po’ di burro” Ma non aveva finito di dire che sentì, ancora una volta, l’uomo scaricare tutto se stesso nel suo intestino. E intanto l’uomo continuava però a spingere e nonostante la sborra che le scorreva dentro l’enorme cappella del prof continuava a farle male’
Ma ormai era tutto finito. L’uomo la baciò a suggello di quello che c’era stato. Non si sarebbero rivisti.
Il professor Silvestri risenti la bella Roberta un mese dopo. Era in montagna. Aveva potuto infatti partecipare alla settimana bianca con la sua classe. Gli confessò che la notte prima aveva regalato tutta se stessa, finalmente, a Francesco, il bel biondino suo compagno di classe. Era stato un ottimo stallone, il ragazzino. Come aveva previsto aveva un gran bel cazzo. L’aveva fatto sborrare tre volte e lui l’aveva riempita dappertutto. Era impazzito dal piacere e, naturalmente, non si era accorto che un altro uomo l’aveva già violata in tutti i suoi buchini. Infatti, il poter farsi spompinare dalla bellissima Roberta nel cesso dell’albergo e poter alla fine far zampillare il suo sperma nella bocca della più bella della classe gli era bastato’
Ma in quella settimana Francesco non fu l’unico. Il professor di ginnastica era troppo bello. Perché no? Roberta aveva ormai imparato alla perfezione la lezione!

Per giudizi, commenti, suggerimenti, soprattutto da parte di voi femminucce, scrivere a: mikimarkfc@libero.it

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