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Racconti di Dominazione

Schiava e … fiera (3° parte)

By 17 Aprile 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Schiava e ‘ fiera! (3’ parte)

Di Master E.
e-mail: master_master_40@yahoo.it

La scoperta di te’ l’accettazione di ciò che sei, un passo in più ogni volta, sempre più Sua, Fiera di esserlo’ libera nell’essere schiava
Grazie a chi vorrà inviarmi commenti e critiche

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Ancora in quell’auto manuela, ancora con un “si” sussurrato con convinzione, ancora Sua.
Il desiderio brucia violento nel tuo corpo, le emozioni appena vissute, quelle della notte trascorsa, la negazione del piacere, bruciante, umiliante, l’esplosione dell’orgasmo, goduto più con la mente che con il corpo, il desiderio che si risveglia che ora grida imperioso la sua voglia, mentre, seduta accanto a lui, ad occhi chiusi, rivivi quei momenti, senti ancora sul viso il suo seme seccare,
senti ancora il Suo sapore tra le labbra, nella bocca, nella gola,
senti, tra le cosce, il tuo slip umido, pieno di te e di Lui, arrossisci per un attimo, vergognandoti di ciò che provi, di ciò che stai diventando, ma’ &egrave un attimo, il dolce cullare dell’auto, i tuoi pensieri, quella sensazione di’
di’ essere lorda di lui,
di vivere ed aver vissuto il tuo essere femmina fino in fondo,
di esserti donata,
di appartenere
riaccendono il tuo corpo.
A fatica la realtà ti strappa ai ricordi, a fatica realizzi che ormai &egrave pomeriggio inoltrato, che il tempo trascorso con Lui, tra le Sue mani, &egrave fuggito troppo rapidamente,
pensi con rammarico, con una fitta di dispiacere, che stai per tornare nella tua quotidianità, mentre l’auto si dirige verso luoghi conosciuti,
la tua quotidianità manuela, che ormai non sarà più la stessa, perché tu, ormai, non sei più la stessa.
Improvvise ed inaspettate le Sue dita sfiorano le tua coscia, decise, autoritarie scivolano oltre il bordo della gonna, sollevandola, un rantolo di piacere ti muore in gola, mentre spudoratamente spingi in avanti il bacino, divarichi le gambe, offrendoti a quel tocco.

Le Sue dita su di te manuela, mentre Lui finge distacco, guidando sicuro, quasi ad usarti come rilassante diversivo
Ma sai che non &egrave così, &egrave un’altra prova, a cui il tuo corpo risponde pronto,
o forse realmente ti sta usando come diversivo, ma non importa manuela, ora non ti importa, ora, ancora una volta, sei Sua, gli appartieni
Lo senti sfiorare il tuo slip, muovere il tessuto umido sul tuo sesso già fremente, senti quelle dita snidare il clitoride gonfio attraverso il velo che ti copre, premerlo con decisione, muoverlo con inaspettata dolcezza, improvvisamente tornare severe, spingendo il tessuto in te, senti i tuoi umori sgorgare copiosi, spasmi violenti mentre le Sue dita ti frugano, ti riempiono di Lui.
Abbandonata sul sedile, oscenamente offerta, alle Sue mani, a Lui,
la mente annebbiata, la gola secca in un muto mugolio di desiderio, stringi inconsciamente le cosce, serrando la Sua mano, le riapri di scatto, temendo un Suo rimprovero, il bacino che si solleva a scatti, danza sulle Sue dita, il tuo gemito ora &egrave palese, affannoso, l’onda avvolgente del piacere, dell’orgasmo sta per rapirti, sei tesa, trattenendo il respiro, serrando i pugni, temendo, quasi aspettandoti ancora la Sua negazione, il Suo NO.
Le Sue dita che scostano quel lembo di tessuto, frugano tra la tua peluria umida, ti aprono a Lui, facendosi strada in te, lentamente, mentre ti inarchi su di Lui, mentre ondeggi sulla Sua mano, mentre serri i pugni, implorando mentalmente il piacere, mordendoti le labbra, sentendoti femmina e cagna, ed essendone fiera.
Più rapido il movimento ora, più a fondo il Suo violarti, la tua voce sfugge in una roca implorazione “ti prego, dimmi di si, concedimi il piacere, dimmi di si, Ti prego”
Lacrime di tensione, di frustrazione riempiono i tuoi occhi,
Paura, la paura che la tua implorazione posa allontanare ancora il Suo SI
Lacrime di frustrazione che si trasformano in lacrime di gioia e piacere al sentire la Sua voce, al Suo semplice “SI”
Urli sfacciatamente il tuo piacere, il tuo orgasmo, mentre lo senti sussurrare “ora manuela, ora puoi piccolina”
E l’orgasmo ti travolge, lo gridi, lo trattieni in te per prolungarlo, lo senti colare nel tuo slip, tra le tue cosce, bagnando le Sue dita
Un orgasmo che pare non finire, rallenta, lascia rallentare il tuo respiro, riesplode violento al minimo movimento delle Sue dita, ancora si acquieta e di nuovo grida il tuo piacere
Incalzanti onde di piacere che si infrangono violente nella tua mente, inseguendosi l’un l’altra, ritmiche, cadenzate, cancellando ogni altra sensazione, annullandoti
Lasciandoti infine svuotata, felice, paga, fiera

La Sua mano, odorosa ed umida di te sfiora la tua guancia, cogli il tuo odore sulle Sue dita, vedi, per un attimo il Suo dolce sorriso
Poi quel lampo nei Suoi occhi, quel lampo che ora stai imparando a conoscere, la Sua voce ancora severa, mentre realizzi che sta fermando l’auto davanti a casa tua, le Sue parole’.
“manuela, da ora, fino a quando non te lo concederò, non laverai le tue intimità, non potrai togliere dalla tua pelle il nostro odore, i nostri sapori, non potrai cambiare questo slip, ed ovviamente, non potrai concederti il piacere, in alcun modo”
si sporge davanti a te, aprendo la tua portiera, invitandoti ad uscire con un cenno severo, e ti lascia con una frase che ti gela il sangue ‘..
“a più tardi manuela”
scendi, confusa, cercando di ricomporti come meglio puoi, abbassando la gonna, mentre ancora il tuo sesso pulsa del piacere appena raggiunto, le gambe tremanti, ti avvii verso casa, salutando appena la vicina che incroci sulle scale, pensando al tuo viso, sicuramente sconvolto da ciò che hai vissuto, a ciò che lei può aver colto, pensato, ma non &egrave questo che importa, quella frase ti martella nel cervello
“a più tardi”
timore, quasi panico
ma anche desiderio improvviso, perverso
“a più tardi”
ma stasera, tra poco ormai, passerà Paolo a prenderti, arrossisci pensando ai Suoi ordini, non puoi lavarti, non puoi cambiare quello slip, l’odore del tuo essere stata femmina, del tuo essere stata Sua ti accompagnerà,
se ne accorgerà Paolo? Come potrai nasconderglielo? Come potrai guardarlo negli occhi? Baciarlo? Che penserà?
E come potrai impedirgli di guardarti negli occhi? Accarezzarti? Baciarti?
Come impedirgli di salire da te per fare l’amore? Come potresti sentire le sue mani su di te? In te? Come potresti donarti a lui? Ora che sei realmente appartenuta!
Il cuore martella ossessivo nelle tempie mentre immagini le labbra di Paolo sulle tue, mentre tremi al pensiero perverso che possa, forse, cogliere il sapore di Lui che ancora senti nella bocca, rabbrividisci, impaurita, rabbrividisci ‘ inaspettatamente eccitata
Mentre immagini le dita di Paolo sfiorare la tua pelle e tu, ad occhi chiusi, immagini e desideri altre dita
Mentre Paolo schiude le tue cosce scoprendo quello slip testimone di ciò che sei stata
Cosa sei diventata manuela? Come puoi?
La mente che brucia affollata da mille pensieri,
timore, desiderio, vergogna, fierezza, eccitazione,
mentre entri in casa, chiudendoti il mondo alle spalle, tu, sola ora,
tu con le sensazioni vissute, che vuoi continuare a coccolarti, a tenere in te, il più a lungo possibile.
Senti lacrime improvvise bruciarti negli occhi,
tu sola ora, con le tue paure, vergogne, rimorsi,
il tuo corpo scosso da tremori violenti, mentre la tua razionalità esplode
per un attimo giuri a te stessa che mai più accadrà ciò che &egrave accaduto,
d’impulso entri in bagno, apri la doccia, lasci scorrere l’acqua mentre ti spogli freneticamente, avvolgendoti in un asciugamano

acqua bollente, che appanna di vapore vetri e specchi, nascondendoti al tuo sguardo
acqua bollente che laverà almeno i segni e gli odori della tua vergogna dalla pelle,
non quelli della tua anima e della tua mente
i tuoi abiti cadono a terra, ammucchiati sul pavimento, sfili lo slip, quello slip ripetendoti BASTA! Mai più deve accadere, mai più
sfili lo slip, quello slip e’
il tuo cuore pare fermarsi,
una sensazione di vuoto, un nodo alla gola, senso di solitudine opprimente, sensazione di sbagliare rinnegando te stessa
dispiacere al pensiero di deludere Lui
cogli per un lungo attimo nello specchio appannato il tuo sguardo, una luce nuova, una felicità inattesa ripensando a’.. Lui, a voi
non puoi mentirti manuela, non puoi togliere quello slip, non puoi disobbedirgli e … non vuoi farlo
Chini il capo, come se Lui potesse vedere ed apprezzare la tua decisione, quasi senti il Suo sguardo mentre ti chini lentamente, mentre quello slip scivola ancora sulle tue cosce, sale graffiando appena la pelle, avvolge ancora, con i suoi effluvi, le tue intimità,
raddrizzi la schiena, fiera, protendi in avanti il busto, ti guardi in quello specchio appannato, ti riconosci, ora sei tu.
Sua manuela, lo sei, lo vuoi essere, lo sarai.
Non importa ciò che accadrà, non importa nulla e nessuno, solo tu e Lui
Con gesti decisi chiudi l’acqua della doccia, lavi il tuo viso, un velo di trucco a cercare di celare le emozioni che ancora sono in te, ed inizi a prepararti per Paolo.
Scegli un paio di pantaloni, non troppo aderenti, nell’illusione che possano meglio nascondere il tuo odore di femmina, che possano meglio impedire ad altri di cogliere ciò che tu sai, che Voi sapete.
Ti guardi allo specchio, cercando una camicetta da abbinare e’
Il trillo insistente di un sms al tuo cellulare, forse Paolo che ti dice che &egrave in ritardo, lo afferri guardando lo schermo,
un tuffo al cuore,
quel numero, il Suo numero.
leggi trattenendo il respiro e’ gli occhi si riempiono di lacrime, un odio sordo appanna la tua mente, ronza nelle orecchie, mentre scagli il cellulare sul letto,
“stronzo, stronzo, stronzo”
le parole sibilano furenti dalle tue labbra mentre serri i pugni, mentre cerchi di riacquistare un po’ di tranquillità, ma quella frase, quel breve messaggio martella nella tua mente,
“stasera manuela indosserai gonna ed autoreggenti, su quel nostro slip, una camicetta candida senza reggiseno, coperta da quel tuo gilet sbarazzino’ non deludermi manuela, lo saprei e ‘ tutto finirebbe”
si si si si, uno stronzo ecco cos’&egrave, un porco, che sa leggerti nella mente, che conosce i tuoi pensieri, che li anticipa e li stravolge, sapeva che avresti scelto un abbigliamento che ti permettesse di sentirti, o di illuderti di essere più coperta, meno esposta, e di proposito te lo nega
sapeva che avresti tentennato forse al seguirlo, ma che alla fino avresti stretto ancora la Sua mano
e ti piace questo Suo sapere, questo Suo conoscerti così bene
ti piace anche se la rabbia ora ti fa tremare, mentre con gesti rabbiosi slacci i pantaloni, mentre un gesto più rabbioso fa saltare un bottone a quei pantaloni, li sfili gettandoli con furia sul letto, aprendo l’armadio, scegliendo la gonna, la camicetta, il gilet, sai bene quali intende Lui, li guardi con occhi diversi ora, immaginando i Suoi pensieri quando ti vedeva indossarli, quanto tu ancora non sapevi. Quando Lui forse ti vedeva già Sua.
Lentamente infili la camicetta, ti piace quel contatto sulla pelle, il farlo per Lui, ti piace immaginare che Lui sia lì, davanti a te, a guardarti, senti il seno gonfiarsi a quel pensiero, i capezzoli tendersi, eretti verso Lui, la gonna che stringe i tuoi fianchi, il gilet a coprire l’imbarazzante ombra dei capezzoli scuri ed eccitati attraverso la camicetta candida.
Dio come vorresti che Lui fosse realmente lì, che tra poco fosse Lui a suonare alla tua porta, a sorriderti, a giudicarti forse, Lui e non Paolo.
Senti le gambe piegarsi, il sesso pulsare violentemente, l’eccitazione esplodere,
cosa sei diventata manuela? Come può accadere tuo ciò? Come puoi far questo a Paolo?
Non lo sai, non importa, &egrave questo che vuoi essere, che sei.
Sfacciatamente ti siedi sulla poltroncina in camera tua, allarghi le gambe osservandoti allo specchio, quello slip, quell’odore che ti avvolge, violento, eccitante;

muovi lentamente le dita sulle cosce, risali piano, ti sfiori, premi, muovi lentamente le dita.
Sai che non puoi giungere al piacere, ma VUOI fare questo, donandogli, seppur mentalmente, questa dolce tortura, per saperti, per sentirti ancora una volta Sua.
Ti abbandoni manuela, osservandoti spudoratamente, come Lui ti osserverebbe, come vorresti che ti osservasse.
Tu con i tuoi tabù, tu che muovevi piano la tua mano sotto le lenzuola, nel buio della notte, lasciandola scivolare nel pigiama, mordendoti le labbra per nascondere i tuoi gemiti, tu che raggiungevi solitari orgasmi silenziosi, vergognandotene poi, sentendoti in colpa, sporca quasi, tu con la tua educazione rigida pensavi a quello come al’ “toccarti”, senza mai neppure osare pensare alla parola masturbazione.
Tu manuela, che chiedi con un filo di voce a Paolo di spegnere la luce prima di lasciarti spogliare, accarezzare; tu che devi forzare te stessa quando ti chiede, con voce rotta dal desiderio, di donargli la tua bocca; Tu manuela, che hai donato con gioia ed eccitazione la tua bocca a Lui, ad E., in ginocchio davanti a Lui, fiera di mostrare il tuo corpo nudo, la tua eccitazione; tu che eri pronta ad implorarLo di frugarti tra le labbra con il Suo sesso, di …”scoparti in bocca”, tu che hai bevuto avida il Suo seme, mentre con Paolo hai sempre rifiutato, sentendolo seccare sulle guance, scivolare in gola; tu che rabbrividivi mentre Lui ti puliva il volto con il tuo slip, quello slip che ora indossi, eccitata, che ora sfiori, premi, quello slip zuppo di te e di Lui.
Ora lasci sfuggire i tuoi gemiti, i tuoi sospiri, fiera manuela, osservandoti allo specchio, con gli occhi vitrei di desiderio, di voglia, mentre senti i muscoli tendersi, mentre ti vedi in quello specchio, a cosce spalancate, puttana, per Lui, per te stessa.
Ora ti guardi mentre ti masturbi per Lui manuela, si, ora puoi dire quella parola, per Lui che vorresti fosse lì.
Lui che, se fosse li, si avvicinerebbe, per respirare con te la tua eccitazione, lui che ti fisserebbe spudoratamente negli occhi obbligandoti a confessargli ciò che sei, Lui che ”.
Il campanello della porta interrompe le tue fantasie, ti alzi di scatto, il gioco della tua mente ti fa, per un attimo, immaginare di andare ad aprire a Lui, ma sai bene che non &egrave così, apri la porta sul sorriso dolce di Paolo, che si avvicina baciandoti le labbra,

ancora quel pensiero perverso manuela, ancora il Suo sapore nella tua bocca mentre le labbra di Paolo le sfiorano, mentre rapida ti volti con la scusa di afferrare un impermeabile leggero, ma in realtà per allontanarti da Paolo; uscendo con lui, sentendoti ancora più colpevole ai suoi complimenti, alle sue attenzioni.
Sali in auto, sistemandoti la gonna, e non puoi non pensare ad un’altra auto, a come invece lasciavi che la tua gonna si sollevasse, a dita che ti frugavano mentre esplodeva il tuo piacere, ed ancora il desiderio ti assale.
Cerchi di allontanare quei pensieri, ameno questo lo devi a Paolo,
chiedi, fingendo una rilassatezza ed una indifferenza che non provi, dove andrete a cena,
e ‘. La sua risposta ti gela,
e ‘ ancora una volta la rabbia di assale,
e ‘ ancora quella parola ti sale alle labbra, a stento trattenuta .. “stronzo”
Si stronzo, perché Paolo ti dice che andrete a cena con E. e con una Sua amica,
che gli ha telefonato stamattina per invitarvi e tu hai accettato, “non ti spiace vero”?
Vorresti rispondergli che certo che ti spiace, che &egrave uno stronzo, un porco, che aveva organizzato tutto,
una sua amica? E chi sarebbe poi?
Ti stupisce sentire una punta di gelosia in te, gelosa di quello stronzo? Di quel porco malato?
Vorresti dire a Paolo di fermarsi, ti riaccompagnarti a casa,
vorresti fare una doccia e lavare quell’odore di Voi che senti violento e deciso
vorresti cambiare quegli abiti scelti da Lui, sapeva che ti avrebbe vista, ecco il perché di quel “non deludermi’lo saprei”
vorresti tutto questo manuela, ma più di tutto vorresti che il tempo volasse, vorresti essere già a quel ristorante, davanti a Lui, a mostrargli che lo sai seguire, a dirgli, con gli occhi il tuo essere Sua, a dimostrargli che sei tu quella che meglio e più di chiunque altra sà essere Sua.
Sussurri con il cuore in gola a Paolo, “no, certo che non mi spiace, va benissimo”
Ma non puoi trattenerti dal chiedere “sai chi &egrave la Sua amica?”
Paolo non la conosce, con un gesto affettuoso ti accarezza un ginocchio, dicendoti “chiunque sia non potrà mai essere affascinante come sei tu stasera”
Sorridi, vergognandoti dell’impulso che ti stava per spingere ad allontanare la sua mano da te,
si, così vorresti essere, affascinante, non per Paolo, ma per E.
Il ristorante finalmente, finalmente a sciogliere l’imbarazzante silenzio sceso tra voi, finalmente Paolo dovrà allontanare le sue dita da te.

Scendi rapida dall’auto, aspetti Paolo e senti una voce allegra dietro voi, la Sua voce
“eccovi finalmente” stringe la mano a Paolo, sorride a te, avvicinandosi a baciarti la guancia, stringendo per un attimo il tuo braccio, un po’ troppo forte, un po’ troppo a lungo, sussurrandoti “sapevo che non mi avresti deluso, sapevo che avresti capito ciò che sei, che ti saresti accettata”
la Sua mano lascia il tuo braccio, la Sua guancia si allontana dalla tua, lasciandoti un senso di insopportabile vuoto, mentre abbassi gli occhi, mentre l’eccitazione stringe la tua mente, taglia il tuo respiro, fa pulsare il tuo sesso.
Lo seguite lentamente verso il ristorante, un ristorante giapponese, di gran classe, tavoli in pregiato legno lucido con al centro piastre incandescenti, dove cuochi quasi giocolieri preparano piatti dai nomi impronunciabili davanti a clienti estasiati.
E. saluta il maitre, sussurra qualcosa e venite guidati verso una saletta più piccola, Lui girandosi sorride dicendo: “andiamo nella sala tradizionale, non questa per turisti”.
Entrate nella sala, arredata da sete e profumi, solo tavolini molto bassi, nessuna sedia, solo grandi cuscini su cui sedersi.
Ancora l’odio violento, la rabbia che per un attimo ti acceca, “stronzo” ti ha fatto vestire così ed ora ti costringe a sederti su dei cuscini
La tua rabbia si tramuta in gelosia quando una donna affascinante si avvicina a voi, E. sorride, presentandovela
“questa &egrave Gloria, una cara amica, loro sono Paolo e manuela”
si dirige verso un tavolino appartato, ti fa cenno di accomodarti sui cuscini, la parete alle tue spalle, e ‘. Lui Si siede accanto a te, Paolo e Gloria di fronte.
Lei ovviamente in pantaloni, disinvolta su quei cuscini
Tu’ impacciata dalla gonna corta, che sale spudoratamente al tuo chinarti, imbarazzata dal sentire lo sguardo di E. sulle tue cosce, impaurita che Paolo possa capire
Tu rossa di vergogna quando cogli, accoccolata su quei cuscini, l’odore violento ed acre che sale dal tuo slip, dal tuo sesso eccitato, senti lo sguardo di E., sai che comprende ciò che provi, che sa a cosa stai pensando.
Abbassi il capo, le Sue dita sfiorano per un attimo la tua caviglia, dolcemente,
sorride, e tu, fiera, ti senti ancor più Sua.

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