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Racconti di Dominazione

Schiava. Per bisogno?

By 27 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono Giulia, ho 24 anni e voglio raccontarvi la mia storia.
Ora sono in hotel e aspetto che torni il mio padrone.
Mi descivo come sono ora. Capelli neri a caschetto, matita nera agli occhi, terza di seno, culetto sodo e sporgente, pelle vellutata e sempre depilata ovunque, due labbra piene e coperte da un rossetto rosso pesante, alta 1,65, peso 58kg. Sono vestita con una minigonna a pieghe nera che arriva qualche dito sotto al culo, una camicetta bianca molto aperta e che lascia scoperta parte della pancia, sandali alla schiava, e sotto solamente un micro perizoma rosso fuoco.
Fino a due anni fa, non credo mi sarei mai vestita in questo modo, ora invece, al solo pensiero di cosa dovrò fare sta sera, sto già sbrodolando come una vacca.

Ora partiamo dal principio.
Iniziò tutto quando avevo 22 anni. Non avevo ancora trovato lavoro, sfogliavo sovente i giornali di annunci, però niente mi pareva interessante o profiquo, quindi scartavo. Un giorno però, leggendo su un giornalino locale, noto un annuncio che mi richiama l’attenzione.
Si tratta di un noto locale della zona, il proprietario è ormai anziano e scrive di essere intenzionato a lasciarlo in gestione a persone giovani, anche con poca esperienza. Spiega inoltre che darà in gestione il locale così com’è, già avviato e con uno staff temprato ormai da parecchi anni di esperienza.
L’afflusso serale è stimato intorno alle 300-400 persone e quindi il guadagno è notevole.
Ero convinta fosse l’affare della mia vita, avrei lavorato sodo e poi la rendita mi avrebbe ripagato.
Telefonai al propietario e prendemmo appuntamento per il pomeriggio stesso.
Andai all’appuntamento molto emozionata, i dubbi erano tanti , ma i sogni molti di più.
Discutemmo a lungo, cercando un’accordo e sopratutto facendomi spiegare tutto nel dettaglio.
Alla fine ci concordammo e firmai il contratto! Ero pazza, ero troppo decisa e troppo fiduciosa di me stessa!
Mi impegnavo, dal terzo mese di gestione a pagare una rata di 8mila euro mensili al proprietario e avrei concluso il pagamento, raggiunta la somma di 150mila euro! Ero veramente folle! Eppure mi buttai.
Il primo mese andò tutto liscio, il vecchio proprietario mi seguiva insegnandomi il mestiere. Era molto gentile e paziente, però vedevo che aveva qualcosa che non andava. Quando era dentro al locale, si guardava sempre intorno, con sguardo cupo e in cerca di qualcosa o qualcuno.
Il secondo mese mi lasciò ufficialmente le redini e sembrava riuscissi bene nel mio nuovo lavoro, comprai casa e finalmente fui libera dalle routine familiari.
Il terzo mese partì la mia rovina e finalmente capì perchè l’anziano vagasse con lo sguardo in cerca di qualcosa o qualcuno.
Per l’appunto, si trattava di qualcuno. Era appena scattato l’orario di chiusura, tutti stavano pulendo e riordinando, per due giorni il locale sarebbe stato chiuso per riposo settimanale. La porta di ingresso era chiusa a chiave per evitare eventuali ubriachi che cercassero di rientrare, però qualcuno aveva le chiavi, la serratura scattò e la porta si aprì.
Entrarono 5 energumeni, uno di loro aveva in mano un mazzo di chiavi con il quale presumo avesse aperto la porta. Dietro di loro, si presentò un signore distinto sui 50 anni.
I ragazzi dello staff sembravano non accorgersi della presenza di questo gruppetto. Li conoscevano già?
Io un po turbata da questa irruzione e curiosa di sapere chi fossero, mi avvicinai a loro e chiesi cosa fossero venuti a fare a quest’ora.
L’uomo distinto si mise a parlare :
– Giovanni non c’è piu vero? Ora è tuo il locale?
– Si è mio? perchè?
L’uomo mi squadra da testa a piedi. Sono vestita normalmente, un paio di jeans, una felpa e un paio di scarpe da ginnastica, capelli lunghi legati dietro il capo.
– Andiamo a parlare di la. Nel tuo ufficio. Ci sono delle faccende da chiarire.
Adesso sono un po terrorizzata. I buttafuori ormai non ci sono più e io non sapendo cosa fare, accetto di andare nell’ufficio.
Li precedo, anche se credo conoscano la strada, aprerta la porta del mio ufficio attendo fuori che tutto il gruppo entri all’interno, dopodichè li seguo chiudendo la porta alle mie spalle.
Una cosa che mi è piaciuta sin dall’inizio,è che questa stanza, oltre ad essere molto spaziosa, quando si chiude la porta, sembra di essere staccati dal mondo esterno. Nessun suono filtra attraverso i muri e la porta è senza vetri, quindi anche le ombre non possono disturbarmi.
I 5 energumeni rimasero fermi e in piedi, mentre il signore distinto andò a sedersi alla mia scrivania, sulla mia poltrona. Alzò i piedi appoggiandoli sul piano della scrivania e poi iniziò a parlarmi :
– Presumo Giovanni non ti abbia detto riguardo un piccolo debituccio da saldare.
Faccio cenno di no, ora sono terrorizzata.
– Ecco quindi non saprai nemmeno chi sono io. Beh, ti spiego subito la faccenda. Giovanni tempo fa, ha avuto qualche problemino a pagare 4 puttane che montava ogni settimana, allora sono intervenuto io, aiutandolo generosamente, dandogli anche qualcosa in più di quanto mi avesse chiesto inizialmente. Inoltre però, mi aveva chiesto anche un prestituccio quando comprò questo locale. Ora ti domanderai : E che centro io?
Toglie i piedi da sopra la scrivania e avvicinandosi ad essa, si appoggia con i gomiti e si sporge verso di me.
– Beh diciamo che ora che il locale l’hai rilevato tu, anche i debiti sono diventati tuoi.Ti avverto già per tempo che chiamare la polizia è inutile, sai, per tenerli buoni molto sovente vengono nei nostri night e fanno qualche extra. Quindi ti rimangono poche possibilità.
Io sono sconvolta dal suo monologo e voglio capire dove voglia arrivare :
– Io non capisco. Dove vuole arrivare con tutto questo discorso?
– Ragazzina. Voglio arrivare a dire che tu hai da pagarmi circa 400mila euro.
Sbianco. Non è possibile, io come farò a pagare tutti sti soldi. Vedo i miei sogni infrangersi.
– Ma come faccio a pagarli? non riuscirò mai anche con un locale come questo ad avere tutti sti soldi da darvi. Nemmeno se lavorassi gratis.
– Semplice allora. Lavorerai per noi.
– C..Come? Scusi??
Fa un cenno con gli occhi agli energumeni dietro di me. In un’attimo sono bloccata dalle loro mani. Urlo, mi dimeno e un ceffone mi arriva in volto zittendomi.
Il signore distinto torna a parlarmi :
– Ora faremo un po di conoscenza. Io mi chiamo Gigi e loro sono i miei amici che mi proteggono. Sai perchè in questa stanza si sta così bene? Sai perchè è così silenziosa?
Mentre lo dice, dopo essersi alzato dalla mia poltrona, si avvicina.
– Perchè è insonorizzata. Tutte le tue urla, sono inutili. Ho provveduto personalmente a far insonorizzare questa stanza… E sai perchè?
Mentre dice l’ultima frase mi mette una mano sul culo, stringendomi la chiappa attraverso i jeans.
– Perchè se una cameriera non riesce bene nel suo lavoro, oppure se Giovanni cerca di intascarsi qualcosa, li possiamo portare qui. Io a divertirmi con la puttanella, mentre i miei amici usano come sacco da box il povero Giovanni.
La mano si sposta davanti, slacciando il bottone dei jeans.
– Ora puoi decidere. Hai due scelte. La prima è quella di diventare di mia proprietà per…. 3 anni possono bastare e poi non avrai più niente a che fare con noi per tutto il resto della tua vita. Oppure la seconda, è lavorare a tempo indeterminato in questo locale per…. 10 anni con una trattenuta sullo stipendio, diciamo dell’97%.
Mi guarda sorridendo e nel mentre abbassa la cerniera dei miei jeans.
– Ci sarebbe una terza opzione. Quella di scappare, fuggire chissà dove. Però sai che ti troveremo vero? In quel caso credo lavorerai per me a vita. Cosa decidi? Hai…… 10 secondi…9….8….7…
Sono in panico, non sono preparata a questa cosa, lui ha iniziato a giocare con l’elastico delle mutandine mentre prosegue con il conto alla rovescia. Tra i due, scelgo meno anni!
– Di…Dico.. Scelgo… Scelgo la prima…
– Oh che delizia per le mie orecchie! Lo sai che i 3 anni partono da… diciamo.. ora?
È la mia fine.. ne sono certa.. Abbasso il capo e sottovoce rispondo:
– Si. Spero che tu sia di parola.
Quasi con un filo di voce, mentre alcune lacrime solcano il mio viso due parole quasi disperate escono dalla mia bocca :
– Ti prego.
Sorride, la mano che giocava con l’elastico delle mutandine ora è entrata a contatto con il mio pube.
– Certo che sono di parola. L’importante è che tu abbia accettato. Tra tre anni sarai libera! Ora però devo conoscere la merce appena acquistata!
Va subito a contatto con la folta peluria che ricopre la mia figa e una volta raggiunte le labbra inizia a massaggiarle con due dita.
Cerco di rimanere passiva, ma non riesco, il mio animo si ribella, il respiro è corto e altre lacrime scendono dai miei occhi.
– Su non fare così non abbiamo nemmeno iniziato. Poi dovremmo pensare a darti una bella rasatina, perchè così non va proprio bene.
Le dita continuano a vagare sulle labbra della figa, mentre l’altra mano va a palpare un seno da sopra i vestiti.
– Hmm qui sembra ci sia qualcosa di interessante. Ragazzi, fatemi vedere la merce, forza!
L’uomo si stacca mentre gli energumeni, con una spinta mi fanno volare contro la scrivania, finisco piegata a 90 su di essa. In un’attimo mi sono addosso, mi calano i pantaloni quel tanto che basta per prendere le mie mutandine e strapparmele violentemente.
Mi fanno voltare a forza e tra le mie grida mi spogliano completamente strappando gran parte dei vestiti.
Piango disperata, mi fanno alzare in piedi e mi dicono di stare ferma immobile.
– Bene bene bene. A quanto vedo qui c’è del materiale interessante. Ad occhio sarà una terza di tette e poi hai anche un bel culetto. Complimenti, Giovanni non mentiva allora.
Si avvicina e mi passa il pollice sulla bocca, disegnando il contorno delle labbra.
– Vedo anche che abbiamo delle belle labbra. Da perfetta pompinara. Da brava, ora piegati a 90 sulla scrivania.
Ovviamente gli energumeni non me ne danno il tempo e con forza bruta, dopo aver liberato la scrivania mi ci sbattono sopra e mi allargano a forza le gambe.
– Bene bene bene… Guarda che bel culetto che abbiamo qui.
Le sue mani iniziano subito a vagare sulle mie chiappe.
– Troietta, dimmi. Immagino tu abbia già scopato, vero?
Non rispondo.
Uno sculaccione fortissimo mi fa urlare. Con le lacrime agli occhi cerco di rispondere :
– Si si ho.. l’ho già fatto.
Ora mi massaggia le chiappe e a tratti le stringe nelle mani.
– E quali buchi ti sei fatta aprire ?
Mi sta umiliando nel peggiore dei modi. Con un dito passa e ripassa nel solco delle mie natiche e quando trova il mio ano, si ferma per qualche secondo massaggiandolo.
– Da.. Davanti.
Mi tira un’altro sculaccione e urlo dinuovo.
– Parla bene puttanella. Dimmi quali, tra bocca, culo e figa.
Alla parola figa, va con la mano a palparla.
La mia esperienza sessuale non è mai andata oltre la classica scopata. Non mi è mai piaciuta l’idea di prendere in bocca un cazzo, oppure di farmelo infilare su per il culo. Quindi rispondo con sincerità :
– Nella figa.
– Ah capito, quindi solo in… questa… ti sei fatta aprire da un cazzo?
Nel mentre che marca la parola “questa” si è piantato con una forza inaudita dentro la mia figa con due dita. Non ero per niente preparata, ne tantomeno lubrificata e lui non si è fermato fino a quando le nocche non sono arrivate a contatto con il buco.
– Aaaaaahhh!!!! Che maleeeee…. Aaaaahhh!
Il mio urlo è stato di puro dolore e mi sono aggrappata alla scrivania con le mani.
Inizia e entrare e uscire procurandomi solo fastidio e dolore e dopo essersi fermato con le dita ben ficcate dentro di me, riprende a parlare :
– Bene, se dici la verità avremo molto lavoro da fare noi due. Mi divertirò un sacco con te.
Mi tira una pacca sul sedere e poi leva le dita dalla mia figa. Faccio per rialzarmi e vengo dinuovo sbattuta con violenza sulla scrivania.
– Ferma. Dove vuoi andare? Ora voglio svuotarmi le palle. Poi andremo a casa mia.
Non so cosa pensare, non so cosa fare, ormai ho accettato, sono finita perchè potrà fare di me tutto ciò che vorrà.
Sento la zip dei pantaloni, la cintura e poi li sento cadere a terra.
Lo sento, è il cazzo dell’uomo. Struscia sulle chiappe, passa nel solco che le divide, passa sull’ano e scende ancora. Arriva alla figa, passa nelle labbra e poi solo più dolore riesco a sentire, molto intenso che mi fa dinuovo urlare come una pazza.
La cappella è entrata, due mani si attaccano ai miei fianchi e subito dopo altro dolore. Urlo,sento le pareti della figa tirate al massimo, sono completamente asciutta e poi sento il bacino dell’uomo a contatto con il mio culo.
– Lo senti com’è grosso? D’ora in avanti, per i prossimi 3 anni, lo sentirai molto sovente, quindi abituati. Ora urla pure quanto vuoi , puttanella.
Esce completamente da me, poi rientra fino alle palle e io urlo. Esce da me, rientra, urlo. Prosegue ancora a lungo e poi inizia a scoparmi selvaggiamente.
– Troietta, non ti bagni? non ti piace il mio cazzo? beh non lo conosci ancora bene. Tranquilla, tra qualche settimana, ne conoscerai ogni singola vena che lo ricopre e saprai a memoria il suo sapore.
Piango e continuo a urlare mentre vengo scossa dai colpi selvaggi che mi assesta, non credo di aver mai preso un cazzo così grosso. Mi sculaccia a lungo, penso di avere il sedere completamente rosso, poi finalmente si stacca e corre davanti al mio viso.
Mi prende per i capelli, indirizza il cazzo sulle mie labbra. Si ferma. Spalanco gli occhi quando noto che è tutto sporco di sangue.
– Ma si capita.
Lo prende in mano e inizia a segarsi.
– Da brava, spalanca la bocca e prendi tutta la mia sborra.
Non ho scelta e dopo aver spalancato la bocca, passano pochi attimi e l’uomo spruzza tutto il suo seme nel mio palato e sulla lingua.
– Ahhhh si puttana. Ora ingoia.
Ho i conati di vomito, vorrei sputare tutto. Chiudo gli occhi e a fatica mando giu mentre lui si ripulisce il cazzo sui miei capelli.
Quando ha concluso, si sposta a lato della scrivania e torna a parlare.
– Ieri ho chiesto gentilmente le tue misure a Giovanni. Spero le abbia dette giuste. Alzati dalla scrivania e mettiti questa roba.
Mentre mi alzo, poggia un sacchetto sul tavolo. Lo apro e tiro fuori da esso un paio di sandali, pieni di brillantini sui lacci, con tacco 12 e un miniabito rosso, molto elegante. Non c’è intimo nel sacchetto, rinuncio a domandarlo perchè so ormai che è inutile.
Una volta messo il vestito, mi accorgo di quanto sia corto. È molto bello e attillato, però ci sono svariati problemi. I seni, vengono coperti a malapena e quasi si intravedono le aureole dei capezzoli sbucare, poi l’ultimo problema, il più imbarazzante: dietro, finisce esattamente dove terminano le chiappe e davanti, camminando si vedrà sicuramente alcuni peli della figa sbucare.
Mentre mi metto le scarpe, piegando il busto posso mostrare per intero la mia figa a chiunque e l’uomo ne approfitta per palparmi nuovamente.
Quando ho concluso mi rialzo e l’uomo si allontana per guardarmi meglio.
– Sei perfetta, mi fai quasi tornare il cazzo duro. Ora però possiamo andare.
Esce dalla stanza mentre io sono scortata a forza dagli energumeni. Fortunatamente nel locale non c’è piu nessuno e hanno già spento tutto.
Usciti vengo subito caricata su un suv nero e al mio fianco si siede lui, il mio incubo, Gigi.
Mi mette una mano sulla coscia, molto vicino alla figa, si sporge verso l’autista e comanda :
– Andiamo a casa.
Si gira poi verso di me e la mano va a massaggiare le labbra della figa. Mi sorride e dopo essersi avvicinato ad un’orecchio :
– Ci divertiremo tanto. Sicuramente piu io di te, diventerai la mia puttana personale e quando sarai diventata brava, ti presterò anche ai miei amici.
Mi infila dentro la figa due dita e mentre le muove inizia a ridere, prende una mia mano e la porta sul suo cazzo già fuori dai pantaloni, già duro.
Ho la figa che brucia dal dolore e sto coso che ho in mano è veramente enorme.
– Guarda che roba.
Tira fuori le dita dalla figa e me le mostra. Sono sporche di sangue.
– Tranquilla, quando avrò concluso di allargarti come si deve, non sanguinerai piu.
Questa volta rificca dentro tre dita. Mi lamento e non riesco a stare ferma mentre entra e esce velocemente.
Per tutto il tragitto continua a sditalinarmi procurandomi solo dolore, mentre io ho dovuto continuare a segargli lentamente il cazzo.
Finalmente arriviamo in un cortile adiacente a una villa maestosa.
L’autista annuncia che siamo arrivati. Gigi, sorridendomi leva le dita dalla figa e mi fa scendere dall’auto.
Da dietro, infila una mano tra le mie gambe e per tutto il tragitto fino alla porta di casa, non molla la presa.
Entrati, non passano nemmeno due minuti che siamo già nella camera da letto.
– Alza le braccia.
Eseguo e in pochi attimi mi ha sfilato il vestito, mi rimangono solo le scarpe ai piedi. Riabbasso le braccia e lo fisso mentre vaga con lo sguardo sul mio corpo.
– Domani per prima cosa quando ti riporteranno a casa, dovrai rasarti. Non mi piacciono tutti sti peli, sopratutto sulla figa. Chiaro?
Faccio cenno di si con il capo.
– Bene, ora spogliami.

Mi avvicino ulteriormente a lui per spogliarlo ma quando faccio per sbottonargli la camicia, con una mano mi ferma.
– Inizia dalle scarpe, puttanella. Mettiti a quattro zampe e prima di togliermele lucidale con la tua linguetta.
Spalanco gli occhi per la richiesta assurda che ho ricevuto, ma poi mi rassegno, non avendo scelta mi posiziono a quattro zampe e inizio a leccare asportando tutta la sporcizia dalle scarpe.
Il lavoro è lungo e laborioso, ci impiego parecchio prima di renderle lucide.
– Brava, baciale.
Eseguo ormai come un automa e mentre le bacio, si piega su di me per stringermi le chiappe con le mani. Stringe forte e ogni tanto mi da qualche schiaffo seguito da una carezza leggera.
Il gusto che ho in bocca è schifoso, terra misto a schifo che non so descrivere e il bruciore del culo aumenta sempre di piu.
Poi un’altro ordine mi fa svegliare dai miei pensieri. Mentre si siede sul letto mi ordina :
– Ora basta, toglimele.
Con garbo misto a rassegnazione tolgo prima una e poi l’altra scarpa.
Le posiziono dietro di me, di modo che non mi imbroglino e quando rigiro il volto verso di lui, un piede mi arriva dritto in faccia, posizionandosi sulla mia bocca.
Faccio per allontanarmi ma uno schiaffo mi prende in pieno volto.
– Non provare mai piu a scansarti. Annusa a pieni polmoni..
Annuso a pieni polmoni e l’odore che percepisco è acre e con la bocca a contatto sento che sono umidi, sicuramente il sudore della giornata.
– Senza mordermi prendi con i denti i calzini dalla punta e toglimeli.
Eseguo uno alla volta, con sempre maggior rassegnazione e mentre io tiro verso di me, anche lui tira la gamba aggevolandomi il lavoro.
Eseguito anche quest’ordine si alza obbligando anche me a posizionarmi in ginocchio con il busto dritto.
Davanti a me posso vedere i suo pantaloni abbastanza deformati dall’erezione che contengono.
Poggia una mano dietro al mio capo e avvicinandomi ulteriormente a lui mi comanda:
– Tirami fuori il cazzo.
Abbasso la cerniera dei pantaloni e poi rovistando al suo interno, riesco prima ad abbassare l’elastico degli slip e poi a estrarre il cazzo in mezza erezione.
Continuo a fissare il cazzo mentre lo avvolgo nella mia mando anche quando la pressione sul mio capo aumenta, avvicinandomi al cazzo fino a contatto con le mie labbra.
– Succhiami la cappella e intanto con le tue manine calami pantaloni e mutande.
Eseguo non con poche complicazioni. Slacciare i pantaloni senza riuscire a mettere a fuoco cosa stai toccando non è semplice.
Una volta però che i pantaloni e mutande toccano il suolo la mia testa viene spinta ancora e tutto il cazzo affonda nella mia bocca. La cappella struscia sulla mia lingua e sprofonda con vigore fino alla mia gola, dove sbatte e schiaccia come a volermela sfondare.
Mi manca il respiro e i conati di vomito si susseguono. Lui rimane fermo, piantanto dentro di me in profondità, con un sorriso diabolico stampato in viso.
Quando vede che sto per soffocare mi stacca tirandomi per i capelli e mi fa alzare in piedi.
– Brava troietta. Ho fatto un’ottimo acquisto con te.
Così dicendomi, mi stringe le guance con forza, facendomi allargare le labbra. Sputa al suo interno obbligandomi ad ingoiare la sua saliva e poi una serie di schiaffi si susseguono indirizzati alle mie tette.
Mentre continuo a essere trattenuta per i capelli, ricevo una ventina di colpi per tetta e quando ormai sono diventate rosso fuoco, strizza con forza i capezzoli e mi spinge sul letto. Con le gambe sbatto sul bordo e cado come un sacco di patate su di esso.
Rimango stordita qualche secondo mentre lo guardo togliersi la camicia e salirmi a cavalcioni sul petto.
Continuo a rimaner ferma anche quando posiziona il cazzo ormai teso tra le mie tette e anche quando si serve una spagnola strizzandole con forza attorno a quel pezzo di carne duro come il ferro.

Si ferma solo per prendere un cuscino e posizionarlo sotto la mia testa.
– Apri la bocca e ciuccia.
Così dicendo torna a servirsi la spagnola con maggior vigore e ogni volta che la cappella sbuca dalle tette sono costretta a succhiarla con le labbra. A volte la lecco, a volte la bacio altre volte invece struscia solo tra le mie labbra.

Dopo dieci minuti buoni di questo trattamento sento il suo respiro affannarsi, inizia a essere scoordinato nei movimenti, inizia a scattare e a stringere ancora di più le tette ormai doloranti fino a quando si stacca da esse e  avvicinandosi ancora alla mia bocca si pianta al suo interno.
Con un grugno mi spinge il cazzo in gola trattenendomi con entrambe le mani dalla testa e poi riversa tutto il suo seme direttamente nel mio stomaco.
Viene come un torrente, sembra non aver mai fine e per non rischiare di soffocare sono obbligata a ingoiare tutto.
Quando ha concluso si sfila sedendosi sulle mie tette.Riprendo fiato come appena uscita da un’apnea, tossisco ma finalmente riesco a respirare. Prende fiato anche lui e mi guarda sorridente.
– Puliscimelo con la lingua. Lo voglio vedere lucido.
Mentre ho il respiro ancora affannato eseguo e rimuovo con la lingua gli ultimi residui di sborra.
Intanto che eseguo i suoi ordini, con una mano ha raggiunto la mia figa ancora in fiamme.
Ora però sembra piu dolce, l’accarezza delicatamente, la massaggia e stimola anche il clitoride.
Durante il lavoro di lingua, questo misto che provo tra bruciore e piacere alla figa, mi crea scompensi, sembra quasi mi piaccia e involontariamente, lo faccio notare leccando con piu piacere il cazzo che ho tra le labbra.
Lui sembra accorgersene. Più che altro il suo cazzo, sembra tornare a gonfiarsi tra le mie labbra.
Tutto questo però finisce presto perchè lui si alza dal letto ordinandomi di rimanere ferma immobile.

Proprio ora che stavo provando un minimo di piacere si è fermato. Maledizione.

Torna poco dopo con in mano delle corde e vedendo i miei occhi spalancati per la sorpresa mi spiega cosa succederà ora.
– Questa sarà per te routine. Ora ti lego e gioco un po con te.
Ride mentre mi spalanca le gambe legando le caviglie ai lati del letto. La stessa sorte subiscono anche le braccia.
– Ora sei tutta mia…
Così dicendo mi copre gli occhi con una benda e poi lo sento posizionarsi tra le mie gambe.
Tutto è fermo, tutto è in silenzio. Sento solo un leggero soffio sulla mia figa. Nient’altro.
La situazione è strana e la mia agitazione accresce per il fatto di non poter vedere cosa mi succeda.
Poi una sensazione di umido e calore avvolge le labbra della mia figa.
Inizia a leccarmi, lecca prima le labbra esterne, con dolcezza, quasi volesse assaporare cio che ha davanti e poi con la punta della lingua si fa strada andando a leccare con vigore quelle interne.
Prosegue poi con lappate ampie, me la lecca tutta, raspa a lungo e poi socchiude le labbra sul clitoride succhiandolo.
Mi bagno, mi bagno senza ritegno, i miei mugolii di piacere escono senza sosta dalla bocca, respiro affannata e vengo… Vengo e lui lecca, continua a leccare anche quando sono venuta…
Mi muovo, cerco di divincolarmi senza alcuna possibilità a causa delle corde. Continua a leccare, continua a succhiare e poi un dito entra in me. Entra e esce veloce mentre la lingua continua il suo lavoro. Non si ferma anche mentre mi lamento, anche mentre dico cose senza senso, anche mentre torno a godere.
Sento che sto per venire dinuovo, sento che sto per esplodere ancora, sono al limite, inarco la schiena mentre il ditalino è diventato selvaggio. Sto quasi urlando.
Tutto si spegne. Si stacca da me e lo sento alzarsi.
– Noo… Ti prego.. Fammi venire ancora.. Ti prego.. Faccio quello che vuoi, ma fammi venire.. Non puoi lasciarmi così!
La mia supplica esce spontanea.
– Allora ti piace? sei proprio una troietta impertinente! Oltre a godere, ne vuoi ancora?

Un fruscio nell’aria è l’anticipo di un colpo sordo, seguito da un dolore lancinante alla mia figa.
Urlo disperata per il male.
Un secondo colpo mi colpisce ancora. Sta volta il rumore è ancora piu udibile e il dolore notevolmente maggiore.
– Troietta. Non ti meriti di godere solo. Devi far godere prima me!
Sul mio corpo si susseguono una decina di cinghiate, mirate prevalentemente alle tette e figa completamente in fiamme.
Piango, per il male e quando smette cerco di regolarizzare il respiro per tranquillizzarmi.
Sento cadere a terra la cintura e lui nuovamente avvicinarsi a me.
La sua lingua si appoggia delicata al mio capezzolo destro, ci gioca, ci gira attorno, lo lecca tutto, lo tintilla. Percorre giri concentrici su entrambi i seni e poi lasciando la scia, scende sulla mia pancia e scende ancora fino alla figa che torna a leccare.
Dopo qualche minuto di questo trattamento sembra tornare piacevole la sensazione alla figa. Il bruciore si mischia dinuovo alle delicate lappate e torno a sentire piacere.
Ma dura nuovamente poco e in un lampo il suo cazzo si pianta dentro di me.
Mi scopa con vigorosi affondi, me lo vuole far sentire tutto. In tutta la sua maestosa prepotenza, fino a toccarmi il fondo dell’utero. Spinge senza sosta, entra, esce completamente e riaffonda come una lama nel burro.
Mentre mi scopa, si adagia su di me. Con le mani massaggia le tette e con la lingua percorre il bordo delle mie labbra.
I nostri respiri si mischiano, ansimo quanto lui e poi quando sono dinuovo eccitata esce da me.
Mi sborra sullo stomaco con il suo solito grugno e con il cazzo me lo spalma rendendomi tutta appiccicosa.
Si siede sul bordo del letto e mi toglie la benda dagli occhi.
– Ora ti slego e te ne puoi andare. Da domani torni a lavoro come sempre. Mi farò vivo io, quando mi servirai.
Una volta slegata e aiutata ad alzarmi mi consegna il vestito.
– L’autista ora ti riporta al pub dove puoi recuperarti l’auto.
Non un saluto, non una carezza, non un bacio. Una volta uscita dalla stanza, mi chiude la porta in faccia.
L’autista è fuori che mi attende. Con professionalità mi fa salire e mi accompagna a destinazione.
Scendo nel parcheggio del pub e mentre mi avvicino all’auto, guardo con occhio diverso quel luogo.
Mille pensieri attraversano la testa, ma quando entro in auto, per prima cosa alzo il vestitino e due dita si piantano dentro di me.
Qualche minuto dopo, accendo il motore e parte verso casa.
Quella sera stessa ho fatto una depilazione completa, sembro una diciottenne.

Gigi non si fece più vedere per diversi giorni. Mi stavo quasi adattando alla situazione e al fatto di essere tornata alla normalità.
Tutto andava bene, gli incassi erano notevoli, clienti e personale erano soddisfatti.
Un sabato sera avevamo 4 mega compleanni, tanti invitati e tanti clienti abituè che affollavano il locale.
Eravamo nel pieno della serata, intasati come poche altre volte, il personale correva a piu non posso e pure io servivo. Non c’era alternativa, altrimenti non saremmo riusciti a soddisfare tutti i clienti.

– Ehi Giulia! Come stai cara?
Un colpo al cuore. Quella voce, con quel tono.
Di colpo divento gelida, tremante e mi blocco come una statua.
Una sua mano si appoggia sulla mia spalla e non ho alternativa che girarmi verso di lui.
Mi guarda chinando il capo da un lato.
– Cosa succede? non stai bene che hai questa faccia? ti devo parlare, andiamo in ufficio.
Lascio tutto in mano ai miei dipendenti e con il cuore a mille, lo seguo a capo chino.
Il tempo di chiudere la porta dell’ufficio alle nostre spalle e le sue mani si attaccando prepotentemente al mio culo.
– Ti mancavo? Speravi che non venissi piu a cercarti? Ti ricordi a chi appartieni vero?
Nel mentre che mi faceva queste domande, mi spinge contro la scrivania. Mi piega con forza a 90 su di essa e in pochi attimi pantaloni e mutandine sono alle mie caviglie.
Ho il respiro strozzato e sono agitata mentre una sua mano perlustra la figa e il culo.
– Perfetto. Allora ti sei ricordata di rasarti. Però qui c’è qualche ricrescita o sbaglio? Non va bene!
Uno schiaffo mi prende in pieno la natica destra, seguito da altri due sulla sinistra e un terzo sulla destra.
– Ora stai buona e brava che mi devo svuotare.
Così dicendo apre la patta dei suoi pantaloni ed estratto il cazzo mi penetra iniziando subito a scoparmi con foga.
Mi tiene per le spalle dicendo che non vuole rovinarmi la capigliatura.
– Altrimenti chissà che penseranno i tuoi clienti. Sbattuta come una troia da un signore di mezza età. Che robe!
Nell’aria rieccheggia il suono delle mie chiappe che sbattono con violenza contro il suo bacino.
I respiri sono affannati e ben presto mi piega in ginocchio per piantarmi il cazzo in bocca e venire grugnendo.
– Ingoia tutto, attenta a non macchiarti e poi puliscimelo come tu sai fare.
Una volta ingoiato tutto e ripulito il suo cazzo, mi fa alzare.
Dalla tasca tira fuori un piccolo fallo di plastica.
– Apri le gambe troietta che questa è la tua punizione per sta sera.
Eseguo e il fallo mi viene ficcato nella figa.
– Vedrai che dopo due o tre ordinazioni ti abituerai. Ora vai a lavorare e tra un’ora torna qui. Ti aspetto.
Mi rivesto e prima di uscire mi ferma ancora.
– Se ti levi quel coso dalla figa, ti giuro che quando torni ti cinghio fino a quando non perdi i sensi.
Fu un’ora molto dura. Molti clienti ridevano mentre il personale mi guardava ma non osava domandarmi cosa stesse succedendo.
In effetti però, dopo qualche ordinazione portata ai tavoli, mi stavo iniziando ad adattare.
Scaduta l’ora, tornai nell’ufficio trovandolo seduto alla mia scrivania che fumava il sigaro.
– Brava troietta, levati pantaloni e mutandine e vieni qui.
Eseguo l’ordine e mi avvicino alla sua poltrona.
– Allarga bene le gambe.
Eseguo anche quest’ordine e la sua mano va a impugnare la parte di fallo che esce dalla figa.
Tira verso il basso, stappandomi come una bottiglia e lo avvicina alla bocca.
Gli da qualche leccata assaporando i miei succhi e poi prende dal cassetto una corda.
Mi fa il giro attorno alla vita, la passa prima nel solco delle natiche, poi tra le labbra della figa e finendo poi con un’altro nodo nuovamente in vita.
Al primo movimento che faccio però mi accorgo di avere un piccolo nodo in corrispondenza esatta del clitoride, ciò significa che ad ogni movimento sfrega su di esso producendomi strane sensazioni.
– Ora ti puoi rivestire. Le mutandine le lasci qui nel cassetto e se ti bagni, ti conviene asciugarti con una mano e leccare tutto.
Ride di gusto e prima di uscire dall’ufficio prende possesso delle mie tette massaggiandole.
– Potrai togliere la corda solo a chiusura del locale. Potrei tornare a controllarti come potrei non farlo. Se la togli e lo vengo a sapere, sai che fine farai.
Mi palpa con vigore la figa schiacciando facendomi sentire ancora di piu la presenza della corda e poi mentre esce mi saluta a suo modo.
– Ciao puttanella.
La serata sembrava non finire mai…. è stata eterna… e lui non si è più visto …

Una mano va a stringere con forza la mia chiappa sinistra mentre sto servendo l’antipasto al terzo invitato.
– E questo bel culo? Gigi, raccontaci di come hai convinto questa bella troietta a farsi così provocante per noi.
Come da patti, rimango ferma fino a che l’uomo concluda di perlustrare rudemente il mio sedere, dopodichè torno a servire gli altri presenti.

Gigi, ieri sera è stato molto chiaro su questo.

Durante la chiusura del locale, quando tutti i dipendenti erano ormai usciti, lui è arrivato con il suo solito sorriso smagliante. Questa volta però, a seguirlo c’erano due ragazzi e non i soliti energumeni.
– Ciao, Giulia cara. Ti volevo presentare i miei due amici cuochi. Sono usciti pochi mesi fa da una rinomata scuola alberghiera.
Mentre conclude la frase si è avvicinato a me e dopo avermi baciato sulla fronte, ha preso possesso delle mie chiappe massaggiandole.
– Ciao Gigi. Non mi aspettavo una tua visita a quest’ora. Stavo chiudendo.
Smette solo pochi attimi il massaggio alle mie chiappe per assestarmi due sonore sculacciate.
– Come siamo scortesi oggi!
Sorride e ora oltre al massaggio continuo, ogni tanto dà qualche strizzata energica, fortunatamente attutita dai jeans un po spessi.
– Come ti stavo dicendo, questi miei amici sono due bravi cuochi. Presto entreranno a far parte dello staff di un vecchio ristorantino che ho deciso di rianimare.
I due ragazzi stavano in silenzio, uno affianco all’altro, fissi a guardare la scena che si mostrava ai loro occhi. Uno dei due era come ipnotizzato dalle mani che strizzavano il mio culo, mentre l’altro vagava con lo sguardo sul mio corpo. Intanto Gigi continuava a parlare.
– Stavo pensando. Visto che domani è giorno di chiusura per il tuo locale, volevo far preparare una bella cena per alcuni miei amici. Saranno circa in 7 e tu potresti aiutare i due ragazzi facendoci da cameriera. Cosa ne pensi?
Sapevo già la risposta da dare perchè era scontata, non avevo alternative.
– Si certo, penso possa essere una bella idea.
Smette di strizzarmi il culo e allontanandosi leggermente da me congiunge le mani con le mie, sorridendo.
– Oh che bella notizia! Sapevo che potevo contare su di te. Ora però ci sarebbero alcune cose da sistemare.
Storgo il naso e guardo l’uomo in maniera interrogativa.
– In che senso Gigi? Cosa bisogna sistemare?
Sorride e poi tenendomi per mano, mi precede andando in direzione del mio ufficio.
Il mio timore inizia a crescere, sopratutto l’imbarazzo, dovuto a questi due ragazzi che avranno si e no la mia età o ancora peggio qualche anno in meno!
– Noi iniziamo ad andare in ufficio, tu Fabio, vai nella mia auto a prendere il borsone.
Lancia le chiavi dell’auto al ragazzo, assieme a quelle che presumo siano le chiavi del mio locale, probabilmente per chiuderlo dopo che sarà rientrato.
Entrati in ufficio, Gigi si appoggia alla scrivania lasciando me in centro alla stanza. L’altro ragazzo invece resta in piedi, a poca distanza da me.
– Come stavo dicendo all’entrata, le cose da sistemare sono poche. Ai tavoli, come alla cucina, ci penseranno domattina i miei due ragazzi, mentre adesso, dobbiamo pensare a sistemare te. Non puoi servire i miei cari amici con questa tenuta.
Indicando il mio abbigliamento che come al solito è composto da jeans, canotta e scarpe da ginnastica.
– Devi essere più elegante, più provocante e devi riuscire ad allietare un po la serata con la tua presenza.
La porta dell’ufficio si apre e un borsone nero precede l’entrata dell’altro ragazzo.
– Bravo Fabio, bene, metti il borsone sul tavolo.
Poi si rivolge a me.
– Giulia, tu invece togliti di dosso tutta quella robaccia e slegati i capelli. Ti voglio completamente nuda, così possiamo provare qualche vestito per domani.
Prima di abbassare lo sguardo diventando rossa per la vergogna, riesco a intravedere i volti dei due giovani che diventano anch’essi di tutti i colori.
Non so con quale coraggio, ma riesco a ribellarmi verbalmente.
– Ma devo proprio? Davanti a loro?
Gigi sbuffa, si avvicina con passo spedito e prese le tette da sopra i vestiti, stringe con forza inaudita. Mi lamento per il male e alzo lo sguardo verso l’uomo.
– Con che coraggio osi ribellarti? sai cosa ti aspetta quando ti ribelli… e poi ricordati il debito…
Stringe ancora come a voler rimarcare il potere su di me e poi mollando le mie tette, si allontana incrociando le braccia e fissandomi negli occhi.
Ormai sconfitta nell’anima, inizio a sfilarmi la canotta, mostrando loro la mia terza stretta nel reggiseno nero.
– Via il reggiseno.
Il tono usato da Gigi non ammette repliche.
Sgancio il reggiseno e le mie tette si mostrano per intero ai due ragazzi con ormai due erezioni ben visibili sotto i loro pantaloni.
Sbottono poi i jeans e mentre abbasso la cerniera, ricordo di non aver tolto le scarpe. Mi chino a 90° per slegare i lacci e nel mentre che sono intenta nell’operazione, Gigi con passo veloce arriva alle mie spalle e mi abbassa rudemente jeans e perizoma, contemporaneamente, fino alle ginocchia.
Divento di tutti i colori, il mio imbarazzo è alle stelle e come se non bastasse, mentre faccio finta di niente e continuo a slacciare le scarpe, una sua mano prende possesso della mia figa massaggiandola.
– Ora che hai finito di slegarle, vai a sederti sulla scrivania. Penso io a levarti tutto.
Così eseguo, un po impacciata nei movimenti per via dei pantaloni ormai alle caviglie.
Una volta seduta sul piano della scrivania i due ragazzi si posizionano di fronte a me, sempre un po distanti per vedere meglio la scena e in un lampo, Gigi mi ha levato tutto di dosso. Tengo le gambe strette, come a voler nascondere qualcosa che ormai hanno già visto pochi attimi fa.
Gigi vedendo la scena, si riavvicina a me e con forza infila una mano tra le mie gambe. Un suo dito penetra in me e la sua voce mi fa bruciare dalla vergogna.
– Hai poco da fare la santerellina, troietta. Tanto ora avranno modo di vederti anche il buco del culo. Quindi stai rilassata. Mi appartieni, e come tutto il resto, anche la tua figa mi appartiene e quindi ci faccio quello che voglio. Chiaro?
Annuisco con il capo chino.
– Bene ora alzati. Ragazzi prego, è tutta vostra, vedete cosa farle indossare per domani. Tu troietta lascia che ti vestano, devi solo fare cosa ti dicono, al resto penseranno loro.
E così fù. La seguente mezzora fu la piu imbarazzante della mia vita, fino ad ora. Le uniche cose che dovevo fare, era : alza le braccia, allarga le gambe, alza il piede, abbassa la testa, abbassa le braccia, chiudi le gambe, ecc, ecc, ecc, avanti così per mezzora.
Durante questo tempo, mi fecero indossare ogni sorta di indumento, unica regola : doveva essere provocante.
Provai dei tubini bellissimi ma cortissimi, ovviamente senza intimo. Mi spogliarono di continuo, indossai calze autoreggenti, corpetti molto ridotti di cui alcuni lasciavano completamente liberi i seni.
Mi stavo quasi adattando ai loro palpeggiamenti vari, a tutti i loro sguardi e i vari commenti, ormai non provavo quasi piu imbarazzo.
Ogni volta che cambiavano le mie scarpe ovviamente dotate di tacchi vertiginosi, non perdevano occasione per guardare da vicino la mia figa depilata.
Mi avevano lasciato però, per tutto il tempo con la “figa all’aria” e solo dopo circa 20 minuti, ovviamente dopo avermi nuovamente spogliato completamente, iniziarono con perizomi, culotte e molti altri slip stranissimi. Ogni cambio e ogni volta che dovevano far aderire il pezzo di stoffa al mio corpo, non perdevano mai occasione per toccarmi. Quando poi toccava ai perizomi, infilavano sempre piu a fondo le dita tra le mie chiappe con la scusa di far entrare meglio il filo.

Poi per finire, il decreto! Dopo avermi vestito, spogliato e palpato per mezzora, hanno deciso cosa farmi indossare.
Venni nuovamente vestita, ma questa volta era l’ultima.
Autoreggenti nere tutte in pizzo, guanti neri in raso terminanti sopra i gomiti, corpetto rosso anch’esso tutto rifinito (da cui spuntano appena le aureole dei capezzoli), stivali neri sotto il ginocchio con tacco 12 e per finire culotte in pizzo quasi trasparenti.

– Sei fantastica. Non ho parole. Voi ragazzi cosa dite? Vi piace così?
I ragazzi accennano un si abbastanza imbarazzato.
– Guardate che non vi morde. Siate sinceri, a lei piace la sincerità.
Uno dei due, quello che mi ha praticamente mangiato per tutto il tempo la figa con lo sguardo risponde piu diretto :
– Vestita così me la scoperei dal mattino alla sera.
Gigi scoppia a ridere mentre io torno più imbarazzata di prima e abbasso nuovamente lo sguardo.
– Bravo vedi che se vuoi sai esprimerti?
Poi sempre ridendo si rivolge a me.
– Dai Giulia, spogliati e riponi tutto nella scrivania, così domani hai già la roba pronta da metterti.
Così per l’ennesima volta mi spoglio davanti ai presenti.
Gigi ha iniziato nel frattempo a spiegare per la serata di domani, i piatti, i vini, le portate come vanno servite, ecc, ecc…
Poi si rivolge a me che stavo per riappropriarmi dei miei vestiti “normali”.
– Per Giulia, ci sarà qualche regola da seguire durante la cena. Che fai, ti vesti già?
Lo guardo interrogativa.
– Aspetta un momento a rivestirti! E comunque stavo dicendo.
Così mi fermai, sta volta non mi copro nemmeno, ormai sanno come sono fatta.
Gigi riprende il discorso.
– I miei amici sono molto intimi, percui farò loro un regalino. Dovrai essere molto gentile con loro, non dovrai mai sottrarti alle loro mani, ai loro sguardi e sopratutto ai loro comandi. Se qualcosa non dovrai farlo, sarò io a dirti di non eseguire l’ordine, altrimenti farai tutto ciò che ti verrà detto.

Tutto chiaro?
Rispondo affermativamente con il capo.
Ho il batticuore e infondo un po, tutta questa situazione oltre che spaventarmi, mi eccita, non so come, ma trovo a sentirmi bagnata. Tra i continui palpeggiamenti di prima e le affermazioni di ora, mi trovo con il cuore in gola non so se più per lo spavento o per l’eccitazione.

Gigi si avvicina a me, una mano si posa sulle mie labbra, cerca i denti e poi la lingua, l’altra invece va alla mia figa e senza remore la penetra con due dita.
– Come mai siamo bagnate qui sotto? Ti eccita che ti tocchino i ragazzi o ti eccita cosa ti succederà domani? oppure ti eccita tutte e due le cose!
Con le dita inizia a fare dentro e fuori dalla figa mentre mi ordina di ciucciare le dita che ho in bocca.
– E poi domani proviamo a entrare nel tuo culetto. Perchè adesso lo voglio!
Così dicendo esce con le dita fradice dalla figa trasportando un po di umori fino al culo che lubrifica alla buona.
– Cosa ne dici? poi potrai usare anche quello…
Un dito dopo un breve massaggio concentrico, spinge… e spinge finchè la prima falange non entra.
Istintivamente stringo i muscoli dell’ano.
– Piu stringi e piu farà male, ricorda. Rilassati e spingi.
Prendo fiato, intanto in un modo o nell’altro me lo metterà dentro, quindi meglio collaborare. Spingo.
Una fitta, bruciore, un’intrusione. Un’urletto mi esce dalla bocca.
– Entrato tutto il dito! Bravissima.
Così dicendo come l’ha ficcato con prepotenza all’interno, lo estrae lasciandomi una strana sensazione di vuoto.
– Ora da brava, non ne posso piu. Devo svuotarmi le palle.
Mi spinge all’indietro facendomi cadere di schiena sulla scrivania. Mi prende per le caviglie portandosele sopra le spalle e poi lo vedo armeggiare con i pantaloni.
In poco tempo è dinuovo in me. Mi scopa con la solita violenza che lo contraddistingue e nel mentre fa cenno ai due ragazzi di avvicinarsi.
– Questa sera vi concedo solo la sua bocca. La prossima settimana se domani fate un buon lavoro, ve la lascerò una notte a testa. Ora servitevi, passate dall’altra parte della scrivania.
E così mentre Gigi mi scopa, vedo i due ragazzi arrivare alle mie spalle, dove la mia testa sporge penzoloni dal tavolo.
Estraggono i cazzi in piena erezione e devo dire che sono ben dotati entrambi.
Una mano si appoggia sotto la mia testa mentre due palle gonfie si avvicinano ai miei occhi.. Il cazzo entra in bocca e sprofonda fino a quando le palle toccano il mio naso.
L’amplesso dura a lungo, Gigi alterna lunghi e lenti affondi a momenti in cui mi scopa con colpi forti che mi fanno saltare le tette con violenza.
Gli altri due invece, si alternano di continuo nella mia bocca, mi fanno leccare le palle, mi fanno succhiare la cappella oppure mi scopano la gola mentre mi tirano per le tette.
Poi Gigi smette di scoparmi, sale su di me e sedendosi sul mio petto si serve una spagnola.
Il primo a venire è il ragazzo che mi fissava la figa, mi inonda la faccia di sperma e poi Gigi mi ordina di ripulirgli il cazzo con la lingua.
Poi mentre il secondo si dedica alla mia bocca, quello che è venuto fa il giro del tavolo e inizia a leccarmi la figa.
Non me l’aspettavo. Tutto questo movimento sopra e dentro me, poi questa lingua che picchietta il mio clitoride, che lecca avida, la bocca che ciuccia, bacia e io mi bagno, mi bagno sempre di piu e con il cazzo dell’altro ragazzo in bocca, vengo come una fontana.
L’urlo di godimento viene strozzato dal cazzo che mi si pianta in gola.
Sentendo tutti questi versi anche l’altro è arrivato al culmine e riversa tutto il suo seme direttamente nel mio stomaco.
Ripulisco anche lui.
L’ultimo a venire è Gigi, mi viene sul petto, sul mento e sulle tette e poi si ripulisce nei miei capelli. Poi guardandomi, mi comanda ancora :
– Guarda quanta sborra che hai addosso, raccogli e bevila tutta. Da brava.
E così faccio, mentre i due ragazzi si rivestono guardandomi ipnotizzati.

La serata finalmente è finita. Sono stravolta ma eccitata. Uno dei due ragazzi, prima di uscire mi bacia sulle labbra. L’altro accenna un saluto con il capo.
Gigi come al solito mi strizza la figa e dopo avermi stretto un capezzolo mi saluta.
– Ciao troietta. Rivestiti. A domani.

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