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Schiavi della setta

By 13 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019One Comment

Io e Elena siamo fidanzati da tre anni. Mi ritengo molto fortunato. Lei &egrave una ragazza dolce, intelligente, e molto carina. Ha una statura nella media, bei capelli ricci castani, occhi verdi, un bel corpo tonico, con curve ben piazzate, che nasconde in parte con un abbigliamento da ‘brava ragazza’. E’ di famiglia molto benestante, e con lei ho cominciato ad assaporare uno stile di vita che le condizioni poco agiate dei miei genitori non mi consentivano. Lei sembra non curarsi della nostra differenza di ceto sociale, ed &egrave convinta che terminati gli studi mi farò una posizione. Io non sono mai stato abilissimo con le ragazze, ed essere entrato nelle sue grazie per me &egrave stato come vincere alla lotteria. La mia vita &egrave cambiata in meglio sotto tutti i punti di vista. Elena &egrave anche molto calda a letto…

Tuttavia, c’&egrave stata – fin dall’inizio – una pecca nel nostro rapporto. Elena, come molti altri ragazzi della società bene della mia città, ha sempre nutrito un grande interesse per il Quinto Ordine, una setta religiosa che io non avevo mai sentito nominare prima di conoscere lei. Personalmente non sono molto interessato alla religione, e su questo tema ho sempre cercato di minimizzare; a maggior ragione perché sapevo che a farle conoscere il Quinto Ordine era stato il suo ex fidanzato, Martin (anche lui di famiglia molto ricca, persino più di Elena). Tuttavia, col passare del tempo ho notato che Elena passava sempre più tempo sul sito della setta, sulla loro pagina Facebook, e si era persino decisa a leggere il loro testo Il Libro del Controllo (cosa notevole perché lei non &egrave una che in generale legga molto). Un giorno, in seguito a una mia battuta infelice in cui ridicolizzavo uno dei ‘tredici principi’ dell’Ordine, ho capito dal suo atteggiamento che la mia mancanza di interesse, o meglio il mio scetticismo, era mal tollerato da Elena e mi stava allontanando da lei.

Così mi decisi a fare l’unica cosa che potevo fare. Chiesi a Elena di prestarmi il Libro e mi dissi interessato a ‘intraprendere il quinto cammino’ con lei. La felicità di Elena mi convinse che avevo fatto la scelta giusta, e anche la passione con cui quella notte facemmo l’amore’

Cominciai a leggere, e gradualmente mi resi conto che il ‘quinto cammino’ era una cosa molto più seria a impegnativa di quanto immaginassi. I seguaci vi potevano accedere solo dopo aver studiato con cura il Libro del Controllo e averne accolto gli insegnamenti al primo livello: in altre parole, averli accettati sul piano razionale ed essere intenzionati ad applicarli nella propria vita pubblica e privata. I seguaci che avevano raggiunto questo livello dovevano presentarsi a un Maestro dell’Ordine che ne avrebbe vagliato le buone intenzioni e la serietà in un colloquio individuale. Solo su approvazione del Maestro i seguaci avrebbero iniziato un periodo di vero e proprio ritiro in una ‘Casa dei Cinque’, una sorta di comune gestita dai Maestri dell’Ordine, dove avrebbero ricevuto gli insegnamenti necessari per accedere ai livelli superiori di addestramento. Ovviamente, trattandosi appunto di una setta per ricchi, le Case dei Cinque erano tutte bellissime location in zone esclusive: golfi privati sul lago di Como, riserve naturali in Valle d’Aosta, e altri posti del genere. Anche questa prospettiva (due o tre settimane in un paradiso terrestre insieme a Elena) probabilmente contribuì a farmi procedere su quel cammino’ Che però mi riservava molte, moltissime sorprese.

Ovviamente fu Elena a mettersi in contatto con il Maestro dell’Ordine, per fare la richiesta a nome di entrambi. La pratica di intraprendere il percorso come coppia (o addirittura come famiglia, per le coppie sposate o con figli) era infatti non solo ammessa ma addirittura caldeggiata dal Quinto Ordine. Ovviamente fui io stesso a insistere perché facessimo in quel modo, tenendo comunque celato a Elena che in realtà non avrei mai cominciato il cammino se non fosse stato per stare con lei. C’era però una clausola di cui avevo sottovalutato l’importanza: se si cominciava il cammino come coppia, non lo si poteva continuare come singoli: si veniva accettati o rifiutati insieme, senza eccezioni.

Il Maestro che rispose al messaggio lasciato da Elena nel form di iscrizione sul sito del Quinto Ordine si firmò ‘Educatore X’. Era infatti una regola del Quinto Ordine che i seguaci non conoscessero il vero nome di nessun Maestro fino al terzo livello di addestramento. Educatore X disse che ci avrebbe ricevuto in uno degli uffici che il Quinto Ordine aveva in città, in pieno centro di Milano, nella zona del Quadrilatero della Moda (una zona che uno come me aveva pochi motivi per conoscere, ma dove invece Elena era di casa). ‘Ho capito dov’&egrave,’ mi disse dopo aver letto la mail, tutta eccitata. ‘E’ proprio accanto al negozio dove M’ dove ho comprato il mio paio di scarpe preferito” Si era interrotta, ma sapevo chi era ‘M’… Martin, il suo ex fidanzato’ Certo non un inizio perfetto per l’inizio del mio ‘quinto cammino’, ma cercai di non darci peso’ L’ufficio del Quinto Ordine si trovava in un palazzo di lusso, come tutti quelli della zona. Io e Elena fummo accolti da una segretaria, che ci fece accomodare nella sala d’aspetto. Non potei non notare che era una bellissima donna, dall’aspetto curato; indossava un tailleur firmato, molto elegante, ma il tacco alto, il bel viso, il trucco curato, la lunghezza della gonna, la camicetta quasi trasparente che aderiva bene a un seno formoso, tutto nel suo aspetto sembrava curato per compiacere uno sguardo maschile. Ogni volta che Elena non mi guardava, i miei occhi erano attratti da lei. Lei, al contrario, non mi degnava del minimo interesse, e anzi le poche volte che mi guardò direttamente lessi nel suo sguardo quasi un atteggiamento di sufficienza, quasi di disapprovazione, quasi come se fosse contrariata dal dover trattare con un ragazzino insignificante come me. Parlando, si rivolgeva solo a Elena, come se io non fossi nemmeno presente.

– Potete entrare, – disse finalmente. – Educatore X può ricevervi.

Varcammo la soglia dell’ufficio del Maestro tenendoci per mano. Eravamo nervosi; lei eccitata, io più timoroso. Mi sentivo fuori posto, ma ero deciso ad andare avanti per amore di Elena.

Il Maestro era un uomo fra i quaranta e i cinquanta, brizzolato, abbronzato, elegante. Ci salutò cordialmente, e ci fece accomodare sulle sedie degli ospiti. – Benvenuti nel Quinto Ordine, – furono le sue prime parole. Cominciò a farci delle domande: di dove eravamo, come avevamo saputo del Quinto Ordine, da quanto tempo meditavamo di cominciare il cammino. Elena rispondeva a tutte le domande con naturalezza, nonostante l’evidente emozione; io facevo fatica a parlare, e qualsiasi cosa dicessi suonava innaturale, e veniva sostanzialmente ignorata dal Maestro.

Il colloquio iniziale fu piuttosto lungo, e non ricordo tutte le domande e tutte le cose che dissi; il mio senso di disagio, comunque, era palpabile, e anche Elena mi guardò un paio di volte con disapprovazione per il modo in cui balbettavo risposte per lo più insulse.

Il momento decisivo fu quando il Maestro cominciò a parlare della Prima Regola.

‘Prendo il controllo, lascio il controllo. Questa &egrave la formula dell’Inizio. Sapete cosa vuol dire? Lo sai, Elena?’

‘Si, Educatore,’ rispose lei.

‘Prima tu, Luca.’

‘Significa’ che decido di prendere il controllo della mia vita’ e per farlo’ cedo il controllo all’Ordine.’

‘Elena?’

‘Prendo il controllo della mia realizzazione nell’Ordine,’ rispose lei, ‘cedo il controllo a chi conosce la via e mi guiderà.’

‘Meglio,’ disse Educatore X, annuendo. ‘Sapete qual &egrave il primo ostacolo da superare per abbandonare il controllo?’

‘La paura,’ rispondemmo entrambi, insieme.

‘Elena, di cosa hai paura?’

Elena esitò. ‘Di non essere all’altezza del Cammino, Maestro.’

‘All’altezza,’ commentò Educatore X, con un sorriso accennato. ‘Vuoi essere all’altezza. Ma cedere il controllo significa imparare anche a stare in basso, Elena.’

‘Si, Maestro.’

‘E tu Luca, di cosa hai paura?’

Esitai anch’io. Tutta la situazione mi aveva messo addosso un grande disagio. Avevo l’impressione che qualsiasi cosa dicessi sarebbe sembrata falsa, perché era falso tutto il mio interesse per il Quinto Ordine, e l’Educatore era tutt’altro che uno stupido. A un tratto presi la decisione di essere onesto – cosa che fu probabilmente un grandissimo errore.

‘Ho paura’ di perdere Elena,’ dissi. ‘Di perdere la sua stima, di perdere il suo amore.’

Educatore X mi guardò in silenzio, guardò Elena, per diversi minuti. ‘Bene,’ disse quindi. ‘Ora saprete sarà il vostro cammino di primo livello, quello in cui affronterete le vostre paure.’

Rimanemmo in attesa, in silenzio.

‘Elena, tu vieni qui, vicino a me. Luca, gira la sedia in modo da darci le spalle.’

Io e Elena ci scambiammo un solo sguardo. In qualche modo mi rendevo già conto che la mia risposta era stata sbagliata, sbagliatissima, e lo sguardo di Elena, quasi di rimprovero, me lo confermò. Mentre lei si alzava, girai la sedia. Sentii i passi di lei che si avvicinava all’Educatore.

Rimasi in attesa, in silenzio.

La sentii gemere appena.

Sentii la voce del Maestro: – sei molto carina, Elena.

Ancora un gemito, debolissimo.

Poi ancora la voce di lui: – ho sbottonato il maglioncino di Elena, Luca.

Io mi sentii morire. Stava davvero succedendo? Lo aveva fatto davvero?

– Elena deve affrontare la sua paura di ‘non essere all’altezza’, e per fare questo, fra poco farà qualcosa per me. Tu, Luca, devi dimostrare di poter vincere la paura di perderla. Sapete che potete essere ammessi al cammino solo come coppia; e in questo momento, Luca, il controllo &egrave tuo. Ora devo slacciare la camicetta di Elena, Luca, e quando lo avrò fatto, le abbasserò le coppe del reggiseno, e palperò queste appetitose, grosse tette che ora vedo solo attraverso la camicetta. Ma lo farò solo se tu mi dici di farlo. Il controllo &egrave tuo. Cosa decidi, Luca?

Io esitai, sudando. Avevo il cuore che batteva all’impazzata. Se Elena avesse detto ‘andiamocene’, sarei stato l’uomo più felice del mondo. Ma lei non disse niente. ‘Tesoro’ cosa vuoi che faccia?’ chiesi, quasi balbettando. Elena non rispose. Esitai ancora.

Quindi, mi decisi.

‘Cedo’ cedo il controllo, Maestro.’

Educatore X non rispose. Ci fu un pausa, due nuovi gemiti di Elena. ‘Elena ha un seno meraviglioso, Luca. Morbido. Sodo. Giovane. Splendidi capezzoli, grandi, duri. Sei sicuro di voler cedere il controllo?’

‘Si’ Maestro’ cedo il controllo”

‘Gira la sedia verso di noi, Luca.’

Feci come aveva detto il Maestro. Quando alzai lo sguardo, seppi che tutto stava accadendo realmente. Elena aveva la camicetta slacciata, i seni fuori dal reggiseno. Aveva gli occhi bagnati di lacrime, e mi guardò con astio, come se la colpa di quanto stava succedendo fosse mia, e forse aveva ragione.

‘Vai da lui, Elena, e chiedigli di toglierti le mutandine per il vostro Maestro. Guardalo negli occhi. So che non vorresti, ma devi farlo: guardalo.’

Elena si mosse verso di me, obbediente. Si fermò a un passo. Alzò gli occhi palesemente controvoglia, con uno sguardo ancora sprezzante. ‘Luca’ toglimi le mutandine per il Maestro,’ disse, freddamente. Io esitai. Non potevo credere che stesse succedendo tutto così in fretta’ Non potevo credere di averla delusa a quel punto’Tremando, portai le mani sotto le gonna di Elena, raggiunsi l’elastico delle mutandine, le abbassai facendole scivolare lungo le sue splendide gambe, fino a terra.

‘Ripeti la formula del controllo, Luca,’ disse il Maestro.

‘Io’ prendo il controllo’ cedo il controllo” balbettai.

‘Elena, torna qui.’

Elena tornò accanto al Maestro. Vidi la sua mano che risaliva lungo le cosce della mia fidanzata, e poi spariva sotto la gonna, mentre i suoi occhi azzurri mi fissavano. Elena gemette ancora. Lui alzò lo sguardo verso di lei.

‘Senti le mie dita, Elena?’ le disse.

‘Si, Maestro,’ rispose lei.

‘Per essere all’altezza del cammino, devi capire quanto sei sporca e umile, Elena,’ continuò lui. ‘Ora ti masturberai sulle mie dita, di fronte al tuo fidanzato, come una cagna, e godrai più di quanto tu non abbia mai goduto con Luca. Per tutto il tempo vi guarderete negli occhi. Solo se ce la farai, e se Luca non interverrà e ti lascerà fare fino in fondo, sarete ammessi al cammino. Comincia.’

Elena tratteneva a stento le lacrime, ma era chiaro dal suo sguardo che non voleva arrendersi, che non le sembrava troppo. Pensava che tutto quello che stava accadendo avesse un senso. Io non ero altrettanto convinto, ma avevo troppa paura di perderla. Cercai nei suoi occhi un cenno, ma non lo trovai. Cominciò a masturbarsi su quelle dita che io non vedevo, nascoste dalla gonna. – E’ molto calda e stretta, – commentò Educatore X, fissandomi. Io guardavo Elena, stringevo i pugni. Lei continuò, piegando le ginocchia. Fece per portare una mano al proprio sesso, ma lui la fermò; doveva attenersi alle istruzioni, impalarsi sulle sue dita e basta. – Calda, stretta e molto molto bagnata, – disse ancora lui. Mi accorsi di avere un’erezione, una terribile erezione, mentre lei continuava a muoversi. Pensai all’orgasmo che lei avrebbe avuto e io no, e la mia erezione aumentò, diventando quasi dolorosa. Elena mi guardava, ansimava, mi guardava’.

…E alla fine venne, chiudendo gli occhi e gemendo ad alta voce’ ‘Ohhhhh dio’. si’. si…’.SIIIIIIIIIIIIII’..’, e davvero gemette più forte di come avesse mai fatto a letto con me.

Dopo l’orgasmo di Elena, Educatore X lasciò che la mia fidanzata si rivestisse e tornasse a sedersi accanto a me, e il colloquio riprese come se nulla fosse successo. Io lo guardavo parlare ma intanto non potevo fare a meno di pensare al fatto che Elena era senza mutandine (le avevo riposte in tasca), che aveva il sesso bagnato (mi sembrava di sentirne l’odore) e che quell’uomo l’aveva appena fatta venire, più intensamente di quanto io non fossi mai riuscito a fare, praticamente senza muovere un dito….

‘Un dito” immaginavo il buco caldo e bagnato di Elena stretto attorno alle dita di Educatore X… e provavo un turbamento difficile da decifrare fino in fondo’

Il colloquio, comunque, ebbe l’esito in cui speravamo, o almeno quello in cui sperava Elena: fummo ammessi al Quinto Cammino. ‘Farò sapere alla vostra Guida del Cammino di quale aiuto avrete bisogno per cominciare,’ disse il Maestro, ‘e io stesso verrò ogni tanto a verificare i vostri progressi. Sarete contattati dalla vostra Guida o da un suo Testimone per i dettagli.’

Dovemmo compilare un lungo questionario con tutti i nostri dati, inclusi indirizzi e numeri di cellulare, e fummo congedati. Eravamo ufficialmente degli Accolti.

Quella sera uscimmo fuori a cena, ed Elena era visibilmente felice, e quando facemmo l’amore, in macchina, venimmo insieme. Pensai che per quanto intenso fosse stato il suo orgasmo nell’ufficio di Educatore X, un orgasmo insieme era un’altra cosa. Forse potevo dimenticare l’accaduto’ Non aveva importanza’ Lei era mia’ Ed ero felice e fiero di aver fatto quello che lei voleva da me’

Pensavo che ci avrebbero contattato subito, ma in realtà passarono diverse settimane senza che non avessimo notizie dell’Ordine. Finché, un giorno, Elena mi disse che Educatore X le aveva telefonato. ‘Ah… ‘ dissi, ‘a te? Ti ha detto che cominciamo? Quando?’

‘No, veramente no,’ rispose Elena. ‘E’ solo che si trova a Milano per qualche giorno e”

Io la guardai. Non riuscivo a decifrare il suo sguardo e la sua esitazione, ma sembrava contenta.

‘E?’

‘E’ ha pensato di approfittarne per incontare alcuni degli Accolti più promettenti che ha conosciuto nei colloqui degli scorsi mesi”

La guardai meglio. Le brillavano gli occhi. Doveva essere quell’aggettivo ‘promettenti’…

‘Incontrare per fare cosa?’

Lei cominciò a notare la mia diffidenza, e mi gelò con uno sguardo. ‘Per parlare! O per prepararci, per aiutarci, dirci qualcosa che ci aiuterà nel Cammino! Come faccio a saperlo?’

Io cercai subito di placarla. ‘Va bene, va bene, non dicevo”

‘Senti, Luca, se non ti fidi dei Maestri,’ mi disse lei, ‘non cominciare il Cammino’ Non cominciarlo con me’ Mi farai fallire.’

‘Ma no, ma no, cosa dici?’ risposi. ‘Certo che mi fido’ Va benissimo’ Sono felice per questa opportunità che hai’ &egrave una cosa bellissima”

Così, lasciai che Elenauscisse con Educatore X, e questo successe più volte nei giorni successivi. Lei non le chiamava ‘uscite’, ma era difficile non immaginarle così. Si incontravano solitamente in locali esclusivi e trendy della Milano bene, dove a quanto pareva Educatore X era di casa; e sebbene parlassero soprattutto del Cammino, dei Dodici Pericoli e dei Cinque Strumenti dell’Accolto, e di quello che ci aspettava nella Casa dell’Ordine’ comunque Elena usciva vestita elegante (‘andiamo nel tal locale, lo sai che lì non puoi andare vestito male, e non posso far sfigurare il Maestro”), emozionata, spesso non rispondeva al cellulare quando era fuori, e il fascino che quell’uomo esercitava su di lei era evidente.

Tutta la situazione per me era molto spiacevole, per numerosi motivi. A parte tutto, in quel periodo dell’anno i nostri genitori erano in vacanza, e io e Elena stavamo insieme a casa sua. Ogni sera in cui lei usciva con Educatore X per me era una preziosa sera in cui avrei potuto stare con lei, e che andava persa. La aspettavo sempre alzato, ma lei rientrava tardi e finivamo per andare semplicemente a dormire.

Fu al quarto ‘incontro’ di Elena con Educatore X che non riuscii a trattenere la mia gelosia, e nell’arco di una serata la chiamai quattro volte’ Alla quarta chiamata, Elena rispose che avrebbe spento il telefono. ‘Ci vediamo dopo,’ mi disse, con voce seccata, e mise giù.

Passai tutta la serata a tormentarmi per i sensi di colpa. Avevo esagerato. Avevo dimostrato sfiducia in lei, ancora una volta mi ero messo fra lei e il suo desiderio di abbracciare l’Ordine. Sperai che fosse possibile fare pace’

Quando Elena rientrò, capii dal suo sguardo era stata una serata diversa dalle precedenti. Non era raggiante come al solito, ma non riuscivo a capire di preciso cosa provasse. Appena aprì la porta, mi scusai. Lei alzò la mano come per dirmi di stare in silenzio.

‘Educatore X ha capito tutto,’ disse.

‘Tutto cosa?’

‘La tua gelosia. Ha sentito quello che ti dicevo e ha cominciato a parlare di te.’

‘Di’ me?’ chiesi, intimorito e imbarazzato.

‘Si. Della tua paura di perdermi, del tuo bisogno di controllo nei miei confronti.’

Io arrossii, distogliendo lo sguardo. Elena si andò a sedere sul divano, e io mi sedetti accanto a lei, non troppo vicino.

‘Mi ha chiesto,’ continuò lei, ‘se volevo aiutarti.’

‘Aiutarmi?’

‘Si, se volevo aiutarti. E io ho risposto di si.’

‘E’ come?’

‘Ha detto che io dovevo fare una cosa, e tu anche.’

‘Cosa?’

‘Io ho già fatto quello che dovevo fare,’ continuò lei. Era sempre seria. ‘E mi &egrave costata. Tu vuoi fare la tua parte?’

‘Si, certo,’ dissi io.

Elena arrossì, ed esitò. Io non sapevo cosa pensare, stringevo nervosamente i pugni. ‘Dio… ‘ mormorò, ‘&egrave così imbarazzante”

‘Cosa’?’

‘Devo raccontarti quello che ho fatto,’ disse. Esitò ancora. Si girò verso di me. ‘E tu”

Pausa.

‘Tu’ devi guardarmi” continuò. Mi accorsi che si stava tirando su la gonna. Sotto aveva le autoreggenti, e a quanto pareva, non indossava mutandine. Aprì le cosce, diventando ancora più rossa in volto.

‘Cosa’ cosa significa? Le tue mutandine…?’

‘Luca, sto parlando sul serio adesso. Ti prego, fai quello che il Maestro ha chiesto che tu faccia, o torna a casa tua.’

‘Ma cosa’?’

‘Smetti’ di guardarmi negli occhi’, disse lei. ‘Devi guardarmi’ lì, finché non avrò finito di raccontarti tutto.’

Io deglutii. Avrei voluto dirle che nessuno poteva sapere se lei aveva obbedito, se io avevo obbedito, potevamo dire all’Educatore che avevamo fatto quello che voleva, qualunque cosa fosse, e nessuno avrebbe scoperto che era una menzogna. Ma sapevo che lei non lo avrebbe accettato, anzi’ sarebbe stata la prova definitiva che la mia Fede era fasulla. Abbassai lo sguardo.

Avevo visto il sesso di Elena altre volte, ovviamente, ma in momenti di passione. L’avevo leccato, ma spesso a occhi chiusi. Non l’avevo mai semplicemente guardato, e lei non era mai stata lì, con le cosce aperte a farsi guardare. Lei era imbarazzata e a disagio, e io mi vergognai sentendo che mi stavo eccitando.

‘Non &egrave tutto,’ disse Elena. ‘Devi slacciarti i pantaloni.’

Questa volta fui io ad arrossire. Ma non osai controbattere. Mi slacciai i pantaloni.

‘I boxer.’

Esitai. Mi abbassai i boxer. Mi vergognavo della mia erezione, ma in fondo’ stavo guardando il sesso della mia fidanzata’ non era così strano.

‘Ora posso raccontarti quello che ho fatto per te,’ disse Elena. ‘E tu devi’ toccarti. Insomma, lo sai.’

Masturbarmi. Voleva che mi masturbassi. Un’altra cosa che non avevo mai fatto: masturbarmi di fronte a lei. Portai la mano al membro. Ero imbarazzatissimo. La chiusi intorno all’asta. Cominciai a muovere lentamente.

‘Educatore X ha detto che ti avrebbe aiutato,’ disse, ‘provare piacere pensando a me’ nelle mani di altri”

Alzai lo sguardo, allarmato. ‘Cosa’?’

‘Luca!’ esclamò lei, con le lacrime agli occhi, con un tono di rimprovero.

‘Scusa’ scusa” mormorai, tornando a guardarla fra le cosce.

‘Eravamo in un locale molto esclusivo. Tutta gente ricca, molto ricca. Educatore X conosceva quasi tutti. Mi ha detto che ti avremmo aiutato e avremmo anche lavorato sulla mia capacità di accettare…’

Io mi masturbavo, in silenzio.

‘Mi ha detto di togliere le mutandine. E di sollevarmi la gonna.’

Non potevo crederci.

‘Io non capivo’ ho chiesto dove’ se dovevo andare in bagno’ lui ha detto di fidarmi di lui’ di farlo e basta’ lì dov’ero nella sala.’

‘E tu l’hai fatto’ davvero?’ mormorai, senza distogliere lo sguardo dal sesso di Elena. Nella penombra, mi sembrava umido.

‘Si,’ disse, ‘per te. La sedia’ Mi sono alzata e ho fatto quello che chiedeva, cercando di far presto e non essere vista, vergognandomi come una ladra”

‘Dio”

‘Gli’ gli ho dato le mutandine. Lui le ha appoggiate sul tavolo’. Elena si asciugò una lacrima. ‘La sedia’ la sedia non aveva lo schienale intero’ sai’ c’era uno spazio vuoto nello schienale’ da dietro’ si vedeva’ sentivo che parlavano’ ero così umiliata…’

Sperai che Elena non si rendesse conto di quanto ero duro in quel momento’ Odiavo me stesso’

‘Educatore X mi ha detto di non preoccuparmi’ Che il nostro problema era comune ad altre coppie’ e che gli avventori avevano già assistito in passato a scene simili’ che andava tutto bene’ e mi ha detto di slacciarmi la camicetta’ e abbassare le coppe del reggiseno.’

Oddio’ non poteva essere vero’ la mia fidanzata’ in mostra’.

‘Mi ha tenuta così’.’ singhiozzò lei. ‘Per’ tutta la cena… ‘

Sentii che l’orgasmo si stava avvicinando, cercai di rallentare il ritmo.

‘Le persone’ hanno cominciato ad avvicinarsi al tavolo, con la scusa di parlare con il Maestro’ prima uno’ poi l’altro’ parlavano con lui e mi guardavano’ Educatore mi ha detto che dovevo tenere le cosce’ così’ come ora’ aperte’ mi vedevano dagli altri tavoli”

‘Mi dispiace” cominciai a mormorare. ‘Io’ &egrave colpa mia”

‘Poi’ mi ha portato sul balcone del locale’ era buio fuori’ solo poche luci molto soft”

Trattenni il fiato. Cos’altro?

‘C’era una siepe lungo il parapetto’ una bella siepe’ fatta da diversi blocchi con uno spazio fra uno e l’altro”

Attesi.

‘Educatore X mi ha fatto piegare’ a novanta gradi’ mettendo la testa nello spazio fra due siepi in modo che non potessi vedere nulla’ Ha detto di non preoccuparmi’ che non mi avrebbe costretto ad avere rapporti sessuali con quegli sconosciuti’ ha detto…’

Attesi ancora’

‘…Ha detto che mi avrebbero solo toccato’ Uno per volta. Di non avere paura”

Anche se non potevo guardarla negli occhi, capii che Elena mi stava guardando. ‘Puoi’ venire” sussurrò appena. Io non sapevo cosa fare’ Sentivo l’orgasmo avvicinarsi’ ma mi vergognavo di venire per quel racconto, di venire masturbandomi, di averla costretta a quello’ di tutto’ Ed Elena riprese’

‘I clienti del locale uscirono, uno per uno. Li sentivo avvicinarsi. E poi sentivo le loro mani addosso’ mi toccavano’ il culo…’

Cominciai ad ansimare.

‘O si mettevano di fianco a me” Elena invece ora singhiozzava. ‘Mi prendevano i seni, li strizzavano’ Io non vedevo niente’ Non dicevano niente”

Sentii che mi avvicinavo al punto di non ritorno.

‘Mi toccavano fra le gambe’ dove stai guardando’ tu ora’ me la’ toccavano’ me la accarezzavano’ ci mettevano le dita’ dentro”

‘Mmmmmm no” gemetti io. Non volevo’ non volevo venire’

‘Uno’ dopo l’altro’ mi mettevano le dita dentro’ e mi stringevano le natiche, o mi sculacciavano’ io’.’

Sentii che ero arrivato. Tesi tutti i muscoli.

‘Io piangevo” stava dicendo Elena.

Cominciai a schizzare, spruzzandomi tutta la maglietta, mi colò sulle mani, venni tantissimo. Elena smise di parlare, asciugandosi le lacrime mentre ancora singhiozzava.

Rimasi lì, ansimante, per diversi minuti.

‘Non hanno abusato di me,’ disse quindi lei. ‘La cosa &egrave finita lì’ dopo che tutti avevano fatto i propri comodi a toccarmi’ Educatore X mi ha riportato dentro, ha pagato il conto, e mi ha accompagnato alla macchina. Durante il viaggio mi ha dato le istruzioni per te, quelle che ti ho detto adesso.’

‘Mi spiace’ mi spiace essermi eccitato’ per questo’ mi vergogno, tesoro”

Elena scosse il capo. ‘Mentre mi dava le istruzioni per te’ ripensando a quello che era successo,’ disse quindi, ‘io’ ero in macchina’ e avrei voluto’ avrei voluto tanto toccarmi. Mentre mi parlava, mentre mi dava quegli ordini. Non so perché. Ma non l’ho fatto…’

Io rimasi a guardarla. Non sapevo cosa dire. Dovevo lavarmi, era quasi ora di andare a letto.

Ripensai alla prima prova a cui mi aveva sottoposto Educatore X nel suo ufficio…. Mi accorsi di come in realtà io l’avessi fallita, e avessi fallito di nuovo questa volta. E questa volta, dimenticare stato molto più difficile… Finalmente, fummo contattati dall’Ordine per l’inizio del nostro Cammino. Anche questa volta fu Elena a essere contattata, per mail. Il testo della mail era molto breve, diceva solo dove e quando presentarci (l’indirizzo era quello di una lussuosa villa sul lago, come potemmo appurare su Internet) e di arrivare a piedi e con un bagaglio minimo.

Facemmo il viaggio in parte in treno e poi in taxi. Il tassista conosceva l’indirizzo. ‘State andando per la prima volta?’ chiese, con un tono vagamente canzonatorio. ‘State andando a’ Com’&egrave che dicono quelli?’

Elena rispose bruscamente: ‘cominceremo il Quinto Cammino’.

L’uomo rispose al tono secco di Elena con un sorrisetto indisponente. ‘Oh, certo, certo, il cammino,’ disse. Dopodiché, inaspettatamente, portò la mano allo specchietto e lo orientò in modo da poter guardare Elena. L’aveva fatto in modo abbastanza esplicito, e quindi mi aspettavo che intendesse rivolgerle la parola; invece, si limitò a guardarla’ o meglio a squadrarla, da capo a piedi, con calma. Elena arrossì, e abbassò lo sguardo. L’uomo sorrise. Io ero sul punto di reagire e chiedergli cosa stava facendo’ come si permetteva? Però fui spiazzato… lui spostò di nuovo lo specchietto, questa volta per guardare me, con quel sorriso ancora sul volto. Forse era per quello che era successo nelle settimane prima, ma ebbi la netta impressione che il suo sguardo significasse: ‘si, ho guardato bene la tua fidanzata, ho controllato gambe, tette, viso’ tutto. Hai qualcosa da ridire?’

E la mia reazione’ fu la stessa di Elena: arrossii e abbassai lo sguardo’

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Arrivammo alla Casa dell’Ordine perfettamente puntuali. Era una reggia veramente imponente, simile a un grande albergo di lusso, a cui si accedeva passato un cancello automatico e attraversato un vialetto nel parco. Il tassista ci lasciò davanti all’ingresso principale. Salimmo la gradinata che conduceva al portone, mano nella mano.

All’ingresso fummo accolti da una donna che si presentò come Anna. Era molto distinta, elegante, dall’aspetto curato, anche piuttosto bella, intorno ai trentacinque anni; ricordava molto la segretaria che avevamo incontrato nell’ufficio di Educatore X. Anna ci diede il benvenuto, e scambiò con noi due chiacchiere circa il viaggio. Ebbi subito l’impressione che fosse molto gentile con Elena e invece abbastanza fredda con me. Mi dissi che forse mi sbagliavo’

‘Il Direttore vi sta aspettando,’ disse Anna. ‘Lui vi spiegherà tutto quello che dovete sapere per ora di come funziona la Casa, e di ciò che &egrave già stato deciso a proposito del vostro Cammino di Primo Livello. Educatore X ci ha fornito moltissimi dettagli sulla vostra situazione, dettagli di cui faremo tesoro.’ Si rivolse a Elena, con una strana espressione negli occhi. ‘So che tu lo hai anche incontrato personalmente, vero, Elena?’ Elena arrossì. Non poteva sapere se Educatore X aveva raccontato tutto’ ma non c’era nemmeno motivo di dubitarne. Moltissimi dettagli’ ‘Si, &egrave così,’ mormorò Elena, sforzandosi di sorridere. ‘E’ stato molto importante’ per me” Anna annuì. ‘Ne sono sicura, cara. Allora, siete pronti?’

Aveva usato il plurale, ma guardava solo Elena. ‘Siamo pronti,’ rispose Elena; io rimasi in silenzio. Anna sorrise, e ci fece gesto di seguirla’

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Il Direttore era un uomo non molto oltre i quarant’anni. Era magro, capelli corti, occhiali, vestiti (camicia e pantaloni neri) firmati, belle scarpe, Rolex’ aveva più l’aspetto di un manager in carriera che di un leader spirituale. In effetti, la nostra conversazione fu interrotta a più riprese dallo squillare del suo IPhone, e dal tenore delle sue risposte potemmo intuire che doveva essere effettivamente un dirigente di alto livello di una qualche azienda, o un imprenditore. Evidentemente non si dedicava solo all’Ordine.

Ci fece accomodare e scambiammo qualche convenevole. L’atteggiamento del Direttore era amichevole, ma io mi sentivo tesissimo, e credo che anche Elena si sentisse in soggezione verso l’autorità che quell’uomo esprimeva in modo così naturale.

‘Benissimo,’ disse a un certo punto il Direttore, ‘ora che ci siamo conosciuti, veniamo alle cose pratiche. Io sono una persona pratica, e spero che avrete modo di apprezzarlo.’

Noi annuimmo.

‘Per quanto riguarda le regole da seguire nella casa, vi spiegherà tutto Anna. Ci tengo solo a chiarire una cosa: nella Casa vivrete insieme ad altri seguaci che stanno percorrendo i cammini dei vari livelli. A partire dal Terzo Cammino, i seguaci sono Iniziati e sono investiti dell’autorità dell’Ordine.’ Fece una pausa. ‘E’ molto importante che voi rispettiate l’autorità, e per voi l’autorità &egrave rappresentata da me, da Anna e dalle altre Guide, e anche dagli Iniziati. Se infrangete una regola, qualsiasi regola, la pena &egrave l’espulsione dalla Casa. In alcuni casi posso decidere di convertire la pena in qualcos’altro, ma non potete contarci. E la prima regola &egrave quella di rispettare l’autorità di coloro che sono più avanti di voi sul Cammino.’

Noi annuimmo di nuovo. Il Direttore fece un largo sorriso. ‘Ma ovviamente voi non avrete nessun problema perché siete bravissimi. Scusate ma &egrave mio dovere spiegare le cose, spero di non avervi spaventato.’

Sorridemmo anche noi, un po’ nervosamente, dicendo che capivamo benissimo.

‘E ora parliamo di voi,’ riprese il Direttore.

Ebbi l’impressione che la tensione mia e di Elena fosse tangibile, ma il Direttore non mostrò di coglierla, mantenendo la sua espressione rilassata e affabile.

‘Educatore X mi ha spiegato benissimo quali sono gli ostacoli che dovremo affrontare insieme nel vostro Primo Cammino,’ continuò. ‘Anche su questo, permettetemi di essere pratico e farla semplice. Tu Elena sei orgogliosa e, tu, Luca possessivo verso di lei, anche in senso sessuale. Educatore X ha già impostato una linea di lavoro per risolvere questi problemi, e io manterrò la sua linea, per il momento, ma non vi nascondo che ho in mente anche altre azioni da fare; ne parleremo col tempo.’

Avevo la gola secca. Manterrò la sua linea’ Avevo sperato che col nostro ingresso nella Casa ci saremmo lasciati alle spalle quello che era accaduto con Educatore X’ ma forse mi sbagliavo’

‘Inoltre, ovviamente il mio ruolo &egrave diverso. Educatore X vi ha condotto per un breve tratto, ma quello era il ‘mondo reale’, fatemi dire, con le sue regole. Dentro la Casa le regole le facciamo noi,’ continuò il Direttore. ‘Questo mi permette di essere più incisivo. Alla fine, &egrave nell’interesse di tutti arrivare efficacemente all’obiettivo, siamo d’accordo?’

Ancora una volta annuimmo.

Il Direttore incrociò le dita, sedendosi comodo e sfoderando un nuovo sorriso rassicurante.

‘Allora, volete sapere le vostre regole?’

Rispondemmo di si. Almeno per me, era sicuramente una bugia.

‘Prima regola. Luca: tu non la tocchi più fino a nuovo ordine.’ disse, guardandomi. Io feci un mezzo sorriso amaro, imbarazzato. Non ero nemmeno sicuro di capire, e il Direttore se ne accorse. ‘Sai cosa voglio dire, giusto?’

Rimase in attesa.

‘Niente’ niente rapporti’?’ balbettai.

‘Niente di sessuale con lei. Non avrete le telecamere in camera da letto, ma confido che farete i bravi. Dipende anche da te, Elena. Posso fidarmi?’

‘Si’ Direttore’ certo,’ disse subito lei.

‘Bene. Questa regola serviva per combattere il ‘nemico’ di Luca. Ora veniamo a una che riguarda entrambi. Scommetto che hai tanti bei vestiti firmati in valigia, vero, Elena?’ disse.

Elena annuì, sorridendo. ‘Qualcuno’ si,’ disse.

Lui scosse il capo. ‘Aspetteranno,’ disse, sorridendo. ‘E aspetteremo anche noi di vederti con quei graziosi vestitini. Per le prime due settimane, potrai indossare solo intimo, anche negli spazi comuni. Mutandine e reggiseno. Anna ti dirà quali reggiseni e quali mutandine vanno bene. E sceglierà anche delle scarpe adatte. Hai dei sandali col tacco alto?’

Elena era arrossita violentemente. Annuì. ‘Si, direttore.’

‘Penso che andranno bene,’ disse lui. ‘Questo serve a te, Elena, e anche a Luca. Anche la terza regola potrebbe sembrare per Luca, ma io ritengo che serva a entrambi.’

Fece un’altra pausa, guardandoci. Noi ci sforzavamo di reggere il suo sguardo, ma eravamo imbarazzatissimi.

‘Terza regola: Elena &egrave una ragazza carina e susciterà l’interesse di qualche maschietto. Forse qualcuno comincerà a corteggiarla o farà qualche avance. La terza regola &egrave per te, Luca. Se questo succede, tu non ti metterai in mezzo in nessun modo. Non reagirai, non dirai nulla, non farai nemmeno capire che la cosa ti infastidisce.’

Ormai ero rosso fino alle orecchie. Annuii. ‘Ho capito,’ dissi, con un filo di voce.

‘Attenzione però. Non voglio che tu nasconda il fatto che Elena &egrave la tua fidanzata, sia ben chiaro. Potete e dovete essere sinceri su questo. Semplicemente, non farai niente per difendere la tua proprietà.’

Si volse verso Elena. ‘Educatore X questo non lo aveva forse intuito, o forse si, ma a me &egrave chiaro: quest’ultima regola serve anche per il tuo orgoglio, Elena. Una cosa di cui una donna &egrave orgogliosa &egrave anche la mascolinità, la forza del suo uomo. E io su questo lavorerò.’

Rimanemmo in silenzio qualche istante. Le sue ultime parole mi rimbombavano nel cervello. Avevo capito bene? Il Direttore aveva detto che aveva intenzione di farmi perdere la mia immagine di ‘maschio’ agli occhi di Elena?

‘Su, non siate così silenziosi,’ disse il Direttore, sorridendo nuovamente. ‘Il Primo Cammino non piace a nessuno, ve lo dico sinceramente. Ma mi ringrazierete, alla fine. O almeno, lo spero.’

Rise. Noi ci sforzammo di unirci alla risata’

‘Sono in ritardissimo su altri tre impegni stamattina,’ concluse lui. ‘Vi lascio nelle capaci mani di Anna. Per qualsiasi cosa, fate riferimento a me. E Buon Cammino!’ Usciti dall’ufficio del Direttore, fummo accompagnati da Anna nella nostra stanza. ‘Vi accompagno personalmente, così posso occuparmi anche subito della questione del guardaroba di Elena,’ disse, con un mezzo sorriso. La ringraziammo, un po’ in imbarazzo, e ci incamminammo dietro di lei. Attraversammo un grande salone, dove diversi gruppi di ragazzi stavano a chiacchierare. Erano tutti rilassati, ben vestiti, persino abbronzati. Ci guardarono passando, e io non potei fare a meno di pensare come sarebbe stato passare davanti a loro con Elena seminuda…

Salimmo una rampa di scala e arrivammo alla porta della nostra stanza, in fondo a un corridoio con molte altre porte. Anna aprì. ‘Qui non ci sono chiavi, ovviamente. Siamo una famiglia.’

La stanza era piuttosto confortevole, più spaziosa di una camera d’albergo normale. Le valigie erano ai piedi del letto. Anna richiuse la porta alle sue spalle.

‘Vi piace?’ chiese.

‘Si, grazie, molto,’ rispose Elena. Anche io annuii. ‘Si, &egrave molto bella,’ mormorai. Ero ancora un po’ troppo scosso per riuscire a fingere che fosse tutto a posto.

‘D’accordo, allora” disse Anna. ‘Elena, puoi farmi vedere che intimo hai portato, per favore? E le scarpe.’

‘Certo,’ rispose Elena, arrossendo. Appoggiò la valigia per terra, la aprì. Intimo e scarpe erano in uno scomparto facilmente accessibile, e riuscì a tirarli fuori senza dover disfare del tutto i bagagli. Dispose tutto sul letto accanto alla valigia.

‘Benissimo,’ disse Anna, avvicinandosi. Elena aveva portato un po’ di reggiseni e mutandine normali, di cotone, che Anna scartò, dicendo semplicemente ‘ovviamente questi no,’. Poi c’erano alcuni capi più sexy, che Elena aveva portato, evidentemente, per quelli che sarebbero stato i nostri momenti intimi: completini in pizzo, tanga, brasiliane, reggiseni a balconcino’ Anna guardò Elena. ‘Questi li puoi mettere.’

Passò alle scarpe, scartandole tutte con l’eccezione di due paia di sandaletti col tacco alto. ‘Anche le scarpe che indossi possono andare.’

In quel momento entrò in stanza un inserviente che portava un set di asciugamani e altri accessori per la stanza. ‘Chiedo scusa,’ disse. ‘Finisco di sistemarvi la camera’. Lo ringraziammo. Anna era ancora in camera; la guardammo, in attesa che ci dicesse qualcos’altro. Lei fece un sorriso. ‘Elena, hai capito la vostra seconda regola, vero?’

Elena annuì. ‘Si’ certo,’ rispose.

Anna fece un gesto con la mano, come a dire: ‘e allora? cosa aspetti?’

Elena arrossì, accennando appena uno sguardo verso l’inserviente in bagno. ‘Oh” mormorò. ‘Si’ certo’ mi scusi”

Senza aggiungere altro, cominciò a slacciarsi la camicetta. Anna la guardava, lei teneva gli occhi bassi. Slacciò la camicetta e se la sfilò. Io non sapevo cosa fare, mi sudavano le mani. Anche io diedi uno sguardo all’inserviente, per capire se stava guardando. Anna se ne accorse, ma non disse nulla.

Elena si era tolta la camicetta, e l’aveva appoggiata sul letto. Si slacciò la gonna, e la fece cadere a terra. ‘Quelli non vanno bene, lo sai,’ disse Anna, indicando le mutandine e il reggiseno di Elena, in cotone liscio. Elena annuì, ‘certo…’ Con le mani che le tremavano, si slacciò il reggiseno, e lo appoggiò sul letto. Io diedi un altro sguardo nervoso a Emilio; non stava guardando. Elena fece per prendere un reggiseno di quelli scelti, ma Anna la fermò. ‘Prima togli tutto,’ le disse.

Elena annuì, e si sfilò le mutandine, rimanendo nuda solo con i tacchi. Questa volta vidi che Emilio la stava guardando.

‘Scelgo io,’ disse Anna, tranquillamente, prendendo a esaminare i completini sexy di Elena disposti sul letto. ‘So che Educatore X ti ha ordinato di mostrarti ai clienti del Move Club,’ disse, esaminando un tanga nero. ‘E non solo mostrarti’ so che ti hanno toccato.’ Io friggevo’ Elena era nuda’ Emilio continuava a guardarla’ Dalla sua posizione poteva vedere le sue natiche nude, forse anche il profilo del seno’

‘Si,’ mormorò Elena.

‘I clienti del Move erano gente ricca, di classe, amici di Educatore X,’ continuò Anna. ‘Ma certo’ ti potevano vedere anche i camerieri’ e questo ti dava ancora più fastidio, vero, cara? Sii sincera.’

Elena annuì. ‘Si’ credo che sia vero, signora.’

Anna sorrise. ‘Emilio,’ disse quindi. ‘Vieni pure di qui.’

Io e Elena rimanemmo immobili, raggelati. L’uomo ci raggiunse in camera. Lo guardai meglio. Era un uomo sulla quarantina, grassoccio, coi baffi, pelato. Doveva essere sudamericano.

‘Emilio, vorrei un parere su Elena, per favore,’ disse Anna. ‘Il viso. Ti piace il suo viso? Dammi un giudizio da 1 a 10.’

Emilio sorrise. ‘Oh, &egrave molto molto bonita, signora. Le dò 10.’

‘Devi essere realistico, Emilio, non darle tutti 10. Sei sicuro?’

Emilio esitò. ‘Ummm.. be’, diciamo 8, allora, signora.’ Elena arrossì.

Anna sorrise. ‘Bene. Le gambe?’

Emilio ormai aveva capito il gioco. Lo avevamo capito tutti. L’orgoglio di Elena sarebbe stato punito facendola giudicare da quell’uomo insignificante… E io avrei dovuto assistere, accettare di sentire quei voti, di vederlo guardare il corpo nudo della mia fidanzata…

‘Non male, signora. 7, forse 8.’

Anna fece una pausa.

‘Il seno?’

Emilio sfoderò un gran sorriso. Addirittura si avvicinò per guardare più da vicino. ‘Be’, signora’ il seno’ molto molto bello signora’ direi un 8′ Sembra sodo…’

‘Sembra?’ disse Anna. ‘Sentilo, controlla.’

Il sorriso di Emilio divenne ancora più ampio. Portò la mano al seno di Elena, lo prese nelle mani grassocce, lo strinse. ‘Si, morbido e sodo’ 8 signora.’

Io stringevo i pugni, senza accorgermene. Emilio portava una comoda tuta da lavoro, e ormai era evidente che la sua patta era gonfiata da un’erezione. E non solo’ dal modo in cui era gonfia’ sembrava che fosse anche molto ben dotato’ Mi resi conto che anche io ormai ero duro’ ma non si vedeva nello stesso modo’

‘Girati, Elena,’ disse Anna. ‘Emilio?’

L’uomo guardò le natiche di Elena. Diede uno sguardo ad Anna, che fece un cenno di assenso, e palpò anche quelle. ‘Splendido’ 8 anche qui signora.’

Strinsi i pugni ancora più forte. Sudavo.

Elena guardò Anna con sguardo supplicante, sperando che ora le avrebbe detto di rivestirsi. Anna le sorrise. ‘Non abbiamo ancora finito, cara,’ le disse. ‘Sdraiati sul letto, rivolta verso di noi.’

Elena arrossì ancora di più, e si sdraiò sul letto, supina.

Rimase in attesa di quello che sarebbe successo, di ciò che Anna avrebbe detto… E anche io.

‘Tira su le ginocchia e apri le cosce, Elena. Emilio deve ancora giudicare qualcosa.’

Mi accorsi che Elena aveva gli occhi lucidi. Alzò le ginocchia, divaricando le gambe. Emilio fece un fischio.

‘Oh’ signora Anna’ che spettacolo” disse.

Anna gli fece un cenno. ‘Oh,’ disse ancora lui, avvicinandosi. Portò una mano grassoccia fra le cosce di Elena, cominciò a toccarla. Vidi che le sue dita si bagnavano. Anna mi guardò, per la prima volta da quando era cominciato quel supplizio.

‘Elena sembra molto bagnata,’ disse. ‘Sai che tu non puoi soddisfarla, vero?’

Io esitai, poi annuii.

‘Vuoi chiedere a Emilio di farlo al tuo posto?’

Io esitai ancora. Non poteva parlare sul serio. ‘No,’ risposi, seccamente.

Anna scrollò le spalle. ‘Come preferisci,’ disse. Tirai un sospiro di sollievo. Tornai a guardare Elena. Emilio aveva infilato due dita nel suo sesso. Incontrai lo sguardo di lei. Non riuscii a decifrarlo. Era delusa? Delusa che non avessi detto di si? Forse pensava che fosse una prova e che io la avessi fallita? O davvero voleva venire sulla mano di quell’uomo come aveva fatto con Educatore X?

‘Emilio, il voto,’ disse Anna. L’uomo tolse con riluttanza la mano. ‘Calda’ stretta’ e molto bagnata’ ma molto nervosa’ disse. ‘Le dò 7…’

‘Scusa se mi permetto la domanda,’ disse Anna. ‘Tu frequenti prostitute, Emilio? Ti &egrave capitato? Sai che noi non giudichiamo, rispondi pure tranquillamente.’

‘Si.. be’, signora, si, qualche volta.’

Anna fece un cenno di assenso, e guardò Elena, fissandola mentre continuava. ‘Quanto pensi che valga Elena? Quanto pagheresti? So che ci sono diverse ‘tariffe’ per diversi servizi’ sii preciso.’

Emilio annuì. ‘Si, signora. Dunque’ Sicuramente pagherei anche 50 euro per la bocca, signora,’ disse. ‘E penso che la’ la fica’ mi perdoni il termine signora’ anche 100′ o forse 150”

Elena versò una lacrima. Aveva le guance in fiamme. La conoscevo, sapevo quanto si stava sentendo umiliata in quel momento’ Essere giudicata come merce’

‘Grazie Emilio, puoi andare,’ disse Anna.

Emilio ebbe per un attimo un’espressione delusa. Mi resi conto che ci aveva sperato’ aveva sperato che alla fine Anna gli avrebbe fatto fare qualcosa con Elena’ una delle cose che aveva detto’ mi resi conto che quell’uomo insignificante era stato vicinissimo dal soddisfarsi con la mia fidanzata’ sarebbe bastata una parola di Anna’ e lui avrebbe avuto ciò che io avevo sospirato per tanti mesi di fidanzamento’

Ciò che ora mi era negato’

‘Luca,’ disse Anna, quando Emilio fu uscito. Fece un gesto, appena un accenno, in direzione dei miei pantaloni. ‘Quello’ non va bene.’ Parlava della mia erezione…

Io la guardai.

Fece un altro cenno, verso il bagno. ‘Vai, &egrave meglio che risolvi il problema’ intanto che io dico a Elena come vestirsi.’

Non potevo crederci’ Mi stava ordinando di masturbarmi’ Lo stava facendo con tono freddo, distaccato, ma decisamente autoritario. Rimase un attimo incapace di reagire. Poi dissi: ‘si’ va bene”

Andai in bagno.

‘Non chiudere la porta,’ disse Anna. ‘Non ce n’&egrave bisogno, sappiamo tutti cosa stai facendo.’

Feci per replicare, ma non ne ebbi la forza. Elena stava sopportando tutto, stava sopportando più di me’ non potevo essere io a rovinare tutto. Decisi che avrei cercato di convincerla ad andarcene di lì, al più presto’ Ma non potevo prendere io l’iniziativa di affrontare Anna’ Dovevo obbedire. Mi slacciai i pantaloni, avvicinandomi al water’ E mi umiliai, un’umiliazione terribile’ e dentro di me sapevo che se non convincevo Elena, quella non sarebbe stata l’ultima… Parlai con Elena quella sera stessa, ma capii subito che non avevo speranze di convincerla a breve. ‘E’ solo un momento’, mi ripeteva. ‘Il Libro del Controllo mi ha preparato a questo, sapevo che il Primo Cammino sarebbe stato duro, e che sarei stata tentata di vedere ingiustizia e malvagità nei miei Maestri, nelle Guide e negli Fratelli. Si tratta di credere. Si tratta di cedere il controllo”

Così, malgrado tutto, cominciò la nostra vita nella Casa dei Cinque. Anna fu molto disponibile e nei primi giorni ci spiegò tutto quello che c’era da sapere, e ci aiutò a entrare nella routine della vita della Casa. Al mattino c’era il Rito del Controllo; tutti i seguaci del Primo Livello si trovavano in una grande sala, ascoltavano il discorso di un Maestro, recitavano le Quindici Formule della Resa (una sorta di preghiera in cui i seguaci rinunciavano a diverse forme di controllo della propria vita), e poi si rimaneva a meditare o discutere, fino all’ora di pranzo. Mangiavamo in una grande mensa, insieme ai seguaci degli altri livelli, fino al Quarto; quelli del Quinto livello avevano una mensa privata insieme ai Maestri e alle Guide. Nel pomeriggio avevamo qualche ora libera, e poi seguivamo una sorta di corso, in una grande aula, dove diversi Maestri illustravano ogni giorno un diverso aspetto della fede del Quinto Ordine.

Sapevamo che alla fine della prima settimana ci sarebbe stato assegnato (a me e Elena, come a ogni altro seguace o coppia di seguaci) un Maestro di riferimento, che avrebbe seguito i nostri progressi e che avrebbe risposto al Direttore. Per qualche motivo, Elena sembrava molto ansiosa al riguardo. ‘Continuo a chiedermi chi sarà il nostro Maestro,’ diceva. Io non capivo che importanza avesse; i Maestri che vedevo alternarsi al Rito e al corso del pomeriggio mi sembravano tutti molto simili fra loro’

Il fatto che Elena fosse costantemente seminuda, ovviamente, era estremamente imbarazzante, soprattutto i primi giorni. C’erano altre stranezze (per esempio, in mensa alcune ragazze non sedevano a tavola, ma aspettavano che gli altri avessero finito per mangiare gli avanzi; alcuni seguaci del Primo Livello non potevano parlare, o dovevano sedere per terra a lezione), ma Elena era l’unica seguace ad aver ricevuto quella particolare punizione, per cui il suo ingresso in una stanza era sempre accompagnato dagli sguardi interessati di tutti i maschi. Effettivamente, era veramente molto sexy con quei completini e i tacchi alti’ E io ero spesso eccitato, anche se cercavo di contenermi. Qualche volta, quando eravamo in camera assieme al pomeriggio, o a letto la sera, Elena si accorgeva di una mia erezione. ‘Per favore,’ mi chiedeva, ‘sai qual &egrave la prima regola’ Se andiamo a letto’ così’ ho paura’ insomma, ho paura che succeda qualcosa’ per favore”

Sapevo cosa voleva dire, e la accontentavo, mio malgrado. Mi alzavo da letto, andavo in bagno, e mi masturbavo sul water’

‘Ma tu non ne hai voglia?’ le chiesi una volta, subito dopo essermi masturbato.

‘Dio’ si” rispose lei. ‘Non lo so nemmeno io’ come mai’ sarà perché non facciamo niente’ ma io’ si’ sono sempre bagnata…. sempre forse no, ma spesso’ molto spesso’ tante volte ho paura che si veda’ che vedano che ho le mutandine bagnate’ cerco di tenere le gambe chiuse”

Dovetti masturbarmi di nuovo….

Col passare dei giorni cominciammo a fare conoscenza con altri seguaci. Durante il Rito del mattino conoscemmo diversi altri seguaci di primo livello, inclusa qualche coppia; con loro mi trovavo generalmente a mio agio, e anche Elena, benché non si mostrasse entusiasta di nessuna di queste conoscenze. Le cose erano diverse, invece, con i seguaci di Secondo o Terzo livello, che avevamo modo di frequentare nel pomeriggio e per i quali Elena mostrava più interesse. ‘Voglio frequentare persone da cui posso imparare,’ diceva, ‘credo sia normale” In un certo senso aveva ragione, ma il mio rapporto con i ‘ragazzi del pomeriggio’ era molto più teso, per via dell’autorità che avevano su di noi, in particolare i ‘Fratelli’ di terzo livello. Con la mia fidanzata seminuda in mostra per loro’

Elena sembrava non preoccuparsi della questione dell’autorità. Credo che si fidasse di loro. Così finimmo per fare amicizia con un gruppetto di ragazzi, alcuni di secondo e alcuni di terzo livello: Stefano, Marco, Tommaso e Ivan. In generale non potevo dire che fossero antipatici, anzi, anche se non mi piacevano la loro aria vincente, un po’ snob, le loro polo firmate, le scarpe all’ultima moda, i telefonini da 800 euro. Erano anche tutti oggettivamente bei ragazzi, abbronzati, in forma. Sembravano usciti dalla pubblicità di un club di vela. La cosa che più mi dispiaceva, ovviamente, era che Elena ne era evidentemente affascinata. Erano tutti bravi discepoli dell’Ordine, e uno di loro, Marco (un ‘Fratello’) ogni tanto parlava al corso del pomeriggio accanto al Maestro di turno. Ovviamente era proprio lui quello che Elena trovava più simpatico.

Un giorno in cui stavamo passando del tempo libero con loro, Marco fece finalmente la domanda che ovviamente ci aspettavamo. ‘Elena,’ disse, indicando vagamente il corpo di lei, il suo abbigliamento. ‘Come mai?’

Io fremetti. Sperai che Elena non rispondesse in modo sincero, ma sottovalutavo la fiducia che riponeva in tutti coloro che ai suoi occhi rappresentavano l’Ordine. ‘Devo affrontare il mio orgoglio,’ rispose lei, candidamente.

Loro annuirono. Le sorrisero, e sembrava un sorriso di comprensione e simpatia. ‘E’ importante rinunciare al proprio orgoglio. Per le ragazze certe volte &egrave più difficile,’ disse Marco, ‘c’&egrave la storia del femminismo e tutto il resto. Se una ragazza si dimostra umile pensa di essere vista come un oggetto”

Elena annuiva. ‘E’ vero”

‘Sono sicuro che tu sei più intelligente di così,’ disse Marco, sorridendo affabilmente. ‘Vogliamo dimostrarlo?’

Elena annuì, innervosendosi appena, e poi sciogliendosi in un sorriso. ‘Certo.’

‘Vai al bar a prenderci da bere,’ le disse Marco. Nella stanza c’era effettivamente un piccolo bar come quello di un albergo, a cui avevano accesso i seguaci dal secondo livello. Lo disse con un tono sicuro, autoritario, come se parlasse a una serva. Evidentemente non chiedere ‘per favore’ era una scelta voluta. ‘Io prendo un gin tonic. Voi ragazzi?’

Ognuno degli altri chiese un cocktail. Nessuno chiese a me’ nemmeno Elena.

‘Vado subito,’ disse lei quando ebbe raccolto tutte le ordinazioni. ‘O serve altro?’ Nel fare questa domanda, guardò direttamente Marco. Il tono della voce, l’espressione del suo volto, il suo atteggiamento’ se avessi dovuto esprimerlo con una parola, avrei scelto ‘servizievole’.

Marco le sorrise. ‘Sono convinto che finirai il Primo Cammino molto presto,’ disse. ‘Finirete’ se anche Luca &egrave bravo come te, ovviamente’ aggiunse, dopo una pausa. Guardò Elena, che aveva ricambiato il sorriso, contenta di essere approvata. ‘Girati,’ le disse Marco, con un cenno. Lei si girò subito, rivolgendogli le spalle.

Marco allungò le mani verso le mutandine di Elena. Poi esitò, voltandosi verso di me. ‘Posso?’

Io arrossii. Non sapevo cosa volesse fare’ Ma sapevo cosa dovevo fare io.

‘Si” mormorai.

Lui annuì, infilando le dita dietro l’orlo delle mutandine di Elena, e abbassandolo fin sotto le natiche. Elena aveva ancora le mutandine, davanti era coperta, ma dietro’ no.

‘Vai così,’ le disse.

‘Si’ subito… ‘ mormorò lei. Si avviò. La guardarono allontanarsi. Il bar era visibile dalla posizione in cui sedevamo, e durante la conversazione che seguì, tutti quanti lanciarono ripetute occhiate a Elena che aspettava in piedi davanti al bancone, con le mutandine parzialmente abbassate.

‘Elena &egrave veramente molto brava,’ disse Marco, rivolto a me. ‘Si vede che crede molto nell’Ordine.’

‘Si” mormorai. ‘E’ così.’

‘Ed &egrave molto carina. E’ la tua fidanzata, vero?’

Io annuii. ‘Si.’

‘E com’&egrave andata che vi siete messi assieme?’

Mi sembrò di leggere una sfumatura ironica nel tono della domanda, come se il sottinteso fosse che era strano per una ragazza carina come lei aver scelto me’ Ma forse era solo un’impressione’

‘Eravamo nello stesso gruppo di studio in università,’ dissi. ‘In realtà, lei era fidanzata, ma io non lo sapevo”

‘Ah,’ fece Marco, ‘quindi ha lasciato il suo fidanzato per te?’ Di nuovo ebbi l’impressione di percepire quel tono’

‘Si,’ risposi, con un moto di orgoglio. ‘Lei… era molto insoddisfatta del suo ragazzo. Era un… la trattava malissimo. Si &egrave subito accorta che io ero l’opposto”

‘Malissimo come?’

Cominciai a sentirmi a disagio per la conversazione, ma non sapevo come troncarla. ‘Lui’ non so, facevano sempre solo quello che voleva lui, le ha fatto perdere tutti i suoi vecchi amici, frequentavano solo la compagnia di lui”

Feci un pausa; aspettavano che proseguissi.

‘Poi’ non so, lui non la andava mai a prendere in macchina’ Lui abitava piuttosto lontano, da queste parti mi pare, ed era lei che tutti i weekend prendeva la sua macchina e andava a casa di lui’ non la andava a prendere, nemmeno alla stazione, non la riaccompagnava indietro”

‘Tutti i weekend andava a casa sua,’ annuì Marco, ‘e cosa facevano?’

‘Boh,’ dissi, ‘non lo so.’

Tommaso fece un cenno verso Elena. ‘Direi che basta guardarla per sapere cosa faceva’ come si chiamava lui?’

‘Martin.’

‘Cosa faceva Martin quando lei andava da lui,’ concluse Tommaso, sorridendo. Tutti sogghignarono.

Marco sembrava colpito dal nome. ‘Martin come?’

Scrollai le spalle. ‘Non so il cognome, non mi &egrave mai interessato.’

Ivan si accese una sigaretta (evidentemente non era vietato fumare nella Casa). ‘Quindi la sua regola &egrave che non può indossare nient’altro che intimo,’ disse.

‘Si.’

‘Be’, &egrave una bella regola. Almeno, noi la apprezziamo,’ disse lui, ridendo. Anche gli altri risero. Non erano sguaiati, né aggressivi, mantenevano quell’atteggiamento da ‘simpatici’… ma mi piacevano sempre meno.

‘E le tue regole, quali sono?’

Esitai. Istintivamente, portai il mio sguardo alla piccola etichetta che Ivan aveva applicata sulla polo Ralph Lauren, un’etichetta con una fenice stilizzata. Anna ci aveva spiegato il significato di quelle etichette, che indossavano tutti nella Casa; rappresentava il livello. La fenice era il terzo. Ivan era un Fratello, mentirgli sarebbe stata una grave violazione delle regole della Casa. Arrossii.

‘Devo proprio dirlo?’

Ivan rise, e gli altri con lui. ‘Si, te l’ho chiesto perché devi dirlo,’ disse.

‘Non posso’ avere rapporti con lei,’ mormormai, quasi balbettando. ‘E non posso’ oppormi’ se altri fanno’ apprezzamenti’ o avance”

Ivan rise. ‘Apprezziamo anche le tue regole!’ disse. Anche gli altri ridevano, ma Marco volle rassicurarmi: ‘non ti preoccupare, dai, Ivan scherza.’

Elena stava tornando con i drink su un vassoio. Li appoggiò sul tavolo, e io non potei fare a meno di notare che chinandosi aveva offerto molto generosamente il seno alla vista di quelli seduti davanti a lei, e delle natiche nude agli altri; e di notare che diversi di loro avevano approfittato volentieri dell’occasione. La cosa si ripeté più volte perché dopo aver appoggiato il vassoio Elena si chinò di nuovo a prendere i drink, uno per uno, per consegnarli in mano ai rispettivi destinatari.

‘Grazie, Elena,’ disse infine Marco, spostandosi un po’ per far posto a Elena sul divano, fra lui e Tommaso. ‘Siediti qui con noi,’ le disse.

Per il resto dell’ora di pausa, rimanemmo con loro, a parlare. Non successe altro, ma ero molto nervoso. Non solo perché Elena era lì fra Marco e Tommaso, perché immaginavo che visuale avessero sul suo reggiseno, perché Marco aveva il braccio sullo schienale del divano’ ma anche perché sapevo che certo, Ivan scherzava’ ma aver dovuto rivelare le mie regole era stato come consegnarmi nelle loro mani’ ora sapevano che potevano praticamente tutto’ e non avevo dubbi che prima o poi ne avrebbero approfittato in qualche modo’ Così arrivammo alla fine della prima settimana nella casa dell’Ordine, il momento in cui il Direttore ci avrebbe dovuto assegnare un Maestro. Elena dava molta importanza alla cosa; era convinta che un buon rapporto col Maestro del Primo Cammino fosse un elemento fondamentale per la nostra crescita, ed era ansiosa di sapere chi sarebbe stato.

Fu Anna a comunicarcelo, la mattina del nostro settimo giorno alla Casa. Il prescelto era un certo Francesco S., che avevamo già sentito parlare qualche volta durante il Rito del Controllo e nei corsi pomeridiani. Era un napoletano, brizzolato, abbronzato, con barba e baffi, un po’ sovrappeso. Ai corsi faceva spesso battute, impersonava la parte dell’insegnante bonario e simpatico, ma era evidente che la sua vera indole era autoritaria e rigida. Era uno dei Maestri di massimo livello, ed era consapevole della propria autorità; anzi ne godeva. Questa almeno era la mia impressione. Elena, da parte sua, lo ammirava moltissimo e si dimostrò felice della scelta.

Fu proprio Francesco a tenere la lezione al pomeriggio. Alla fine della lezione Elena insistette perché ci presentassimo, e così facemmo. ‘Tu sei Elena, certo, lo immaginavo,’ disse lui, sorridendo, ‘non &egrave che passi inosservata” Elena sorrise, ma arrossì, e arrossii anche io, cercando di ignorare il fatto che lui avesse accompagnato il commento con un’occhiata abbastanza esplicita al corpo della mia fidanzata. ‘Già che siete qui,’ continuò lui, ‘noi ora dobbiamo vederci così mi raccontate un po’ di voi, vediamo a che punto siete, e vi dico come procederemo. A me non piacciono le cose troppo formali, ci vediamo dopo cena al Bar dei Quinti, beviamo qualcosa e chiacchieriamo. Alle 9: puntuali, mi raccomando.’ Disse quest’ultima frase indicando il quadrante del proprio Rolex.

Ringraziammo e ci congedammo. Il ‘Bar dei Quinti’ era un bar riservato a Maestri e Guide. Non lo avevamo mai visto, ma supponevamo che fosse un ambiente elegante; Elena chiese ad Anna se poteva indossare un vestito.

Anna scosse il capo. ‘No, tesoro, sarà il Maestro a decidere se sospendere o modificare le vostre regole; per ora resta tutto com’&egrave.’ disse. ‘Metti il tacco più alto che hai e il completino più bello’ quello di Victoria’s Secrets andrà benissimo. Magari dei begli orecchini e una bella collana.’

A me non diede nessun suggerimento.

Mangiammo in anticipo per essere certi di non far tardi. Elena mise il completino che le aveva suggerito Anna, dei bellissimi sandali col tacco alto, e si truccò e pettinò con cura. Indossò anche dei begli orecchini e una bella collana d’argento. Era davvero bellissima, profumata, splendida’ Sentii di desiderarla disperatamente, ma cercai di non far trasparire nulla. Io non avevo nessun vestito elegante; misi una polo, dei pantaloni tipo Dockers, e mocassini, il meglio che potevo fare con quello che avevo in valigia.

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Arrivammo al Bar dei Quinti in anticipo. Uno dei camerieri ci fermò all’ingresso. ‘Voi siete Luca e Elena?’ Noi rispondemmo di si, e ci lasciò passare. ‘Quel tavolo nell’angolo; il Maestro arriverà fra poco.’

Attraversammo la sala accompagnati dagli sguardi degli altri commensali. C’erano una decine di persone già sedute, quasi tutti sconosciuti; riconoscemmo solo un paio di volti, Maestri di cui avevamo ascoltato qualche lezione. Non potevo non notare i loro sguardi’ in parte guardavano Elena, e non in modo troppo nascosto; non c’era nessun’altra donna nella sala, e già quello sarebbe bastato ad attirare l’attenzione di tutti, se non fosse stata anche così terribilmente sexy, e seminuda. Ma guardavano divertiti anche me, non so se per via della situazione in cui mi trovavo, con la mia fidanzata così esposta, o forse anche per il mio vestiario, sicuramente molto più dozzinale del loro. Era evidente che ero fuori luogo in quell’ambiente così raffinato..

Il Maestro arrivò dopo un lunghissimo quarto d’ora. Vedendolo arrivare, ci alzammo per salutarlo. ‘Comodi, comodi’, disse lui, stringendoci le mani con un sorriso. ‘Sono stato finora al telefono col Direttore, mi ha parlato anche di voi.’ Ripose il cellulare in tasca, e si sedette al tavolo con noi, più vicino a Elena che a me.

‘Allora, cosa prendete?’

Noi rispondemmo che non volevamo niente, ma lui insistette, e si decise per due prosecchi. ‘E il solito per me,’ aggiunse Francesco, ordinando al cameriere. I drink arrivarono subito. Era evidente che i camerieri conoscevano bene il Maestro e la sua autorità.

‘Allora, prima di tutto raccontatemi della vostra settimana,’ disse il Maestro, dando un primo sorso al suo drink, un cocktail scuro, con ghiaccio.

Cominciammo nervosamente a ‘raccontare’. Parlava soprattutto Elena, anche se io mi sforzavo di intervenire ogni volta che potevo, più per paura di fare scena muta che perché avessi qualcosa di interessante da dire. Il Maestro ci guardava abbastanza impassibile, con un sorriso un po’ falso; solo ogni tanto annuiva a qualcosa che diceva Elena.

Alla fine del nostro resoconto, Francesco appoggiò il bicchiere. ‘Ottimo, quindi direi un buon inizio,’ disse. ‘Ma sapevo che siete bravi. Come vi siete trovati con le vostre regole?’

Esitammo. Anche questa volta cominciò Elena. Disse che si era spesso sentita in imbarazzo, ma che gli altri seguaci e alcuni Fratelli l’avevano aiutata ad accettare la cosa. ‘Mi sento in imbarazzo anche adesso,’ concluse, sorridendo, cercando di rompere la tensione con quella battuta. Il Maestro rise. ‘Lo so,’ disse. ‘E tu Luca?’

Fui preso di sorpresa. ‘Si’ anche io mi sento in imbarazzo,’ balbettai.

Francesco rise di nuovo, ma questa volta era un riso di derisione. ‘No, sto chiedendo come ti sei trovato con le tue regole.’ Mi sentii terribilmente stupido, e cominciai a bofonchiare qualcosa. ‘Io’ mi ci sto abituando’ ovviamente’ non l’ho toccata’ certo’ &egrave difficile’ ma penso’ mi sia utile’ mi sta servendo…’

Lui mi guardò, ancora con quel sorriso un po’ falso stampato in faccia. Ebbi la netta impressione che sapesse quanto fosse ipocrita quello che dicevo.

‘E come fai a trattenerti quando hai voglia di toccarla?’

Arrossii violentemente. Diedi un’occhiata a Elena. Avrei voluto mentire, non dire tutta la verità, ma non sapevo come l’avrebbe presa lei. Esitai. Elena arrossì a sua volta.

Il Maestro si accorse del nostro momento di blocco e si volse verso Elena. ‘Cosa fa?’ chiese, questa volta a lei.

Elena abbassò gli occhi. ‘Si masturba’ Maestro.’

Francesco annuì, sorridendo. ‘Dovrò occuparmi di questo,’ disse, con un tono vagamente di rimprovero. Io non riuscii a replicare nulla, morendo di imbarazzo. Essere rimproverato per il fatto di masturbarmi’ davanti alla mia fidanzata’ non riuscivo a immaginare niente di più umiliante.

‘Però,’ disse quindi Francesco, tornando a voltarsi verso Elena, ‘forse tu non mi hai detto proprio tutto.’

Elena arrossì. ‘Cosa’ Non so cosa intende Maestro,’ disse. Era sincera.

‘Mi hanno detto che sei spesso bagnata, Elena. Le tue mutandine bagnate sono un argomento di conversazione frequente fra i maschietti qui.’

Elena divenne ancora più rossa. Ero imbarazzato anche io per lei. In parte era imbarazzata per il fatto in sé; ma la conoscevo, e sapevo che a questo si aggiungeva anche la sensazione terribile di aver deluso il Maestro, di essere stata colta in fallo.’

‘Ha ragione’ Maestro’ &egrave vero’ mi scusi’ io non so come mai non ho pensato di dirlo”

‘Dovrò occuparmi anche delle tue mutandine bagnate,’ disse Francesco.

‘Si, Maestro”

Il Maestro fece un altro sorso. ‘Coraggio, ragazzi, mi sembrate un po’ tesi,’ disse. ‘Non &egrave un esame. Devo solo conoscervi.’

Non ero molto convinto che ‘non fosse un esame’, e credo che non lo fosse nemmeno Elena, ma ci scusammo e ci sforzammo di sorridere. ‘Ci tengo molto’ ci teniamo molto a farle buona impressione, Maestro,’ disse Elena, sforzandosi di recuperare rispetto alle sue gaffe precedenti. Francesco annuì. ‘Certo che volete farmi buona impressione, lo so,’ commentò, con un tono che non riuscii a decifrare. ‘Allora, parliamo della Soglia del Primo Cammino. Qual &egrave la Soglia lo sapete, vero?’

‘La Gratitudine,’ disse subito Elena. Era stato l’argomento principale delle lezioni della nostra prima settimana.

‘Gratitudine per cosa?’

Il Maestro guardava me. ‘Per coloro a cui possiamo cedere il controllo,’ dissi.

‘E cos’altro?’

‘Per le regole che ci guidano sul Primo Cammino’, aggiunse Elena.

‘Bene,’ disse il Maestro. ‘Voi siete grati per le regole che vi ha dato il Direttore? Ci avete pensato?’

Annuimmo, ma con una piccola esitazione. Francesco incalzò: ‘Tu, Elena, sei grata ogni volta che esci dalla stanza svestita, e ti vergogni e provi imbarazzo? Per ogni sguardo che ti mette in difficoltà, per ogni apprezzamento che senti?’

Elena arrossì. ‘Si, Maestro,’ disse. Forse mentiva, ma non ne ero sicuro.

‘Sei grata del fatto che si parli delle tue mutandine bagnate?’

‘Si’ Maestro” mormorò ancora, arrossendo ancora di più.

‘Ci saranno altre regole. A partire da oggi, deciderò se cambiare le vostre regole, o aggiungerne altre,’ continuò Francesco. ‘Per ogni nuova regola che vi darò, dovrete chiedervi: sono grato per questa regola?’

Annuimmo.

‘Non avete ancora toccato i vostri bicchieri.’

Aveva ragione. Io e Elena sorridemmo all’osservazione del Maestro, ci sforzammo di prendere un sorso ciascuno, nonostante il nervosismo.

Quindi, il Maestro si avvicinò a Elena, e abbassò lo sguardo su di lei, sul suo corpo, prima di fissare me. ‘E tu Luca, sei grato ogni volta che desideri Elena e’ non puoi averla?’

Non sapevo se Elena prima avesse mentito, ma sapevo che io avrei mentito. ‘Si, Maestro,’ dissi.

‘Questo ti aiuta a ricordare che lei non &egrave tua; non hai tu il controllo,’ commentò Francesco.

‘Si, Maestro.’

‘E sei grato ogni volta che gli altri guardano o commentano la tua fidanzata? Ci sono almeno due camerieri che la stanno fissando e hanno un’erezione. Sei grato di questo?’

Annuii. ‘Si, Maestro,’ mentii ancora.

‘Qualcuno l’ha mai toccata davanti a te?’

‘No”

‘Ma saresti grato se succedesse?’

Esitai. ‘Si, Maestro.’

Il Maestro fece un sorriso. ‘Vediamo, allora. Sei grato per questo?’ Così dicendo, infilò una mano in una delle coppe del reggiseno di Elena. Lei trasalì, irrigidendosi suo malgrado. Io arrossii ancora più forte.

‘Si’ Maestro,’ dissi, con la voce un po’ roca.

‘Morbide’ sode” commentò Francesco, fissandomi, muovendo la mano, palpando la carne di Elena. Sorrise. ‘Sei sicuro di essermi grato, Luca?’

Strinsi i pugno sotto il tavolo. ‘Si”

Lui scrollò le spalle. ‘Be’, io sto qua. Perché non mi ringrazi allora?’

Arrossii ancora di più, deglutii a fatica. Davvero lo avrei fatto? Esitai. Lui spostò la mano nell’altra coppa. Di nuovo prende a palparla con calma. Elena era immobile, cercava di rimanere impassibile, e anche lei mi guardava’ Lessi nei suoi occhi la speranza che dicessi la cosa ‘giusta’… E la dissi.

‘Grazie Maestro’

‘Bravo, allora sei sincero,’ continuò Francesco. ‘Non ti voltare. Ora tutti i camerieri stanno guardando, sai?’

Io non risposi.

Continuando a fissarmi, lui sfilò la mano, prese un orlo del reggiseno, lo abbassò lentamente, scoprendo uno dei seni di Elena. Poi fece lo stesso con l’altro. Mi guardò.

‘Grazie, Maestro’, dissi; mi resi conto che Elena l’aveva detto anche lei, nello stesso momento.

‘Però’ sono solo le tette, le hanno pure viste quasi tutti, ti ci sarai abituato,’ disse Francesco. ‘Fammi fare una controprova, Luca.’

Vidi la sua mano che scompariva sotto il tavolo, e un attimo dopo, Elena che schiudeva istintivamente le labbra, gli occhi lucidi, le gote rosse. Sentii il suo respiro che accelerava.

‘Davvero &egrave bagnata,’ disse Francesco, ancora guardandomi.

‘Grazie’ anche di questo’ Maestro” dissi.

A questo punto speravo che Elena avrebbe capito’ Che si sarebbe conto che forse c’era malafede nella setta’ che il Maestro stava divertendosi con noi e non ci stava educando’ La guardai, ma non vidi nessuna reazione di ribellione. Continuava a guardarmi sperando che io accettassi, che non le facessi fare brutta figura col suo Maestro.

‘Elena ha bisogno di essere soddisfatta, Luca,’ disse lui. Elena emise un gemito. Non sapevo cosa lui le avesse fatto, qualcosa di improvviso, forse l’aveva pizzicata, forse penetrata con le dita, forse le aveva toccato il clito’ non lo potevo sapere. ‘E tu non puoi. Ma nemmeno voglio che faccia come te, dovrò trovare un’altra soluzione. Anzi, come ti ho detto anche tu non puoi andare avanti a fare quello fai in questi casi.’

In ‘questi’ casi? Come faceva a sapere che era uno di ‘quei’ casi? E purtroppo’ aveva ragione’

Francesco sorrise e sfilò la mano da sotto il tavolo, tornando a sorseggiare il suo drink.

‘Il tuo fidanzato &egrave stato molto bravo, Elena, mi ha convinto,’ disse infine. ‘Ha passato la Soglia.’

Elena sorrise, gli occhi lucidi, guardandomi con gratitudine.

‘Ora sei tu che devi dimostrare di averla passata…’

‘Si, Maestro.’

Rimasi immobile. Quello che era appena successo non era una prova per Elena? Cos’altro poteva volere il Maestro?

‘Andare in giro seminuda &egrave stato sicuramente molto umiliante per te,’ disse Francesco. ‘Ma davvero hai compreso quanto essere umiliata ti serve per procedere nel tuo Cammino?’

Elena annuì. ‘Si’ Maestro”

Lui sorrise, e fece un’altra cosa che non mi sarei mai aspettato: le sputò in faccia, un grosso grumo di saliva, proprio sulla guancia, e nello stesso momento, colpì uno dei seni nudi di Elena con uno schiaffo. Elena trasalì per la sorpresa’
Passò un lunghissimo istante. Questa volta Francesco non rivolse nemmeno lo sguardo verso di me, la mia reazione non gli interessava, fissava Elena.

Poi la voce di lei.

‘Grazie’ Maestro.’

Lui allungò la mano verso il volto di Elena, raccolse il proprio sputo col dito indice. E poi le mise il dito in bocca. Lei lo accolse. Questa volta lei non ringraziò, non poteva parlare, con la bocca istintivamente chiusa attorno al dito di Francesco… ma lo guardò, timidamente, e nel suo sguardo c’era gratitudine. Io non credevo ai miei occhi. Non potevamo essere arrivati a quel punto.

‘Bene,’ disse infine il Maestro, ritirando il dito. ‘Come avrete capito, oggi il vostro Cammino comincia davvero. Comincia con me. Da oggi viene messa alla prova la vostra fede e il vostro desiderio di arrivare al Quinto Livello. Io sarò il vostro migliore amico o il vostro peggior nemico’ ma spero di essere il vostro migliore amico. Il vostro fratello maggiore.’

Alzò lo sguardo verso i camerieri. ‘I ragazzi stanno impazzendo di voglia,’ disse, sottovoce. ‘Stanno aspettando che ce ne andiamo per scappare in bagno a fare’ come fa Luca.’

Ci fu una lunghissima pausa, mentre il Maestro dava occhiate ai camerieri e a noi, come sovappensiero.

‘Però’ il Direttore mi ha spiegato una cosa importante della sua impostazione con voi, che io condivido al cento per cento,’ disse infine.

‘Però’? Quel ‘però’ mi faceva paura’

‘C’&egrave un modo che può agire sulle paure di entrambi, aiutare entrambi nel Primo Cammino, aiutarvi a vincere le vostre paure. E’ il motivo per cui Luca non può opporsi alle avance di estranei su Elena. Loro possono e tu no, Luca. Questo agisce sulla tua paura di non possederla più, ma anche sull’amor proprio di Elena… Il fatto di sapere che il suo uomo &egrave trattato da inferiore…’

Altro silenzio.

‘Se i camerieri vanno in bagno come fa Luca, saranno pari a lui. Non devono essere pari a lui.’

Guardai Elena. Ero terrorizzato. Non sapevo cosa aspettarmi. Stava per succedere quello che temevo?

Il Maestro fece un cenno ai camerieri. Si avvicinarono.

Forse era qualcosa che era già successo in passato, con altre discepole, perché i camerieri capirono quello che il Maestro intendeva quando disse semplicemente: ‘sul seno e nel bicchiere.’

Sgranai gli occhi mentre i camerieri si slacciavano i pantaloni.

‘Non &egrave un gioco, ragazzi. Il Cammino richiede impegno e volontà ferrea. Mi spiace ma devo assicurarmi che lo sappiate.’

I camerieri erano tutti in piena erezione, e tutti – tra l’altro – meglio dotati di me. Non la toccarono, ma iniziarono a masturbarsi, guardandola. Io guardavo i loro membri, guardavo il volto di Elena, la sua espressione, spaventata, incerta… Mi chiesi cosa provasse… era una situazione così oscena… Lei rimase come stordita per qualche istante, poi guardò il Maestro, per capire se doveva fare qualcosa. Lo avrebbe fatto, se lui glielo avesse chiesto; ma Francesco fece cenno di no, che andava bene così, di aspettare e basta. Loro continuarono a masturbarsi e basta… sempre più freneticamente. E poi il primo dei tre venne, sul seno di Elena’ abbondamentente. La vista dello sperma che colava sul seno della mia fidanzata era ipnotica. Non mi resi nemmeno conto quando venne il secondo, prima schizzando sull’altro seno, poi scrollandolo sul bicchiere. Diverse gocce di sperma caddero nel vino. Il terzo venne direttamente nel bicchiere.

Non potevo fare a meno di guardarla’ guardare quel seme’ non ero mai venuto sul seno di Elena, mai così deliberatamente’ il suo seno così bagnato era terribilmente eccitante’ e non potevo fare a meno di pensare che quella soddisfazione se l’erano presa tre sconosciuti’ Qualche goccia era finita anche sulla sua bella collana, sul collo…

Il Maestro ci guardò.

‘Passate la Soglia, ragazzi,’ disse, col tono di chi si aspetta qualcosa. Era un’esortazione.

Io e Elena ci guardammo. Poi alzammo lo sguardo ai camerieri. C’era disprezzo e derisione nel loro sguardo, soprattutto quando guardavano me.

‘Grazie,’ disse Elena.

‘Grazie’, dissi io.

I camerieri risposero con un ghigno e qualche risatina. Il Maestro li congedò con un cenno. Si riallacciarono i calzoni e si allontanarono.

Il Maestro si alzò. ‘Si &egrave fatto tardi, e domani devo alzarmi presto. Avete fatto un grande passo questa sera. Sono contento di avervi con me, ragazzi. Ci vediamo domani.’

Lo ringraziammo, tutti e due, e ancora una volta ebbi l’impressione – o la certezza – che il ‘grazie’ di Elena fosse sincero. Il Maestro le indicò il bicchiere. ‘Finisci il lavoro prima di andare, mi raccomando.’ Si voltò, e si allontanò, uscendo dal bar.

Io e Elena rimanemmo immobili per qualche minuto, gli occhi bassi.

Fu lei a parlare per prima, in un sussurro: ‘Guardami.’

Alzai gli occhi, prima verso i suoi seni bagnati di sperma’ ma capii che voleva che la guardassi negli occhi. Lo feci. Rimanemmo a fissarci, gli occhi lucidi, mentre lei prendeva il bicchiere con le mani che le tremavano. Continuammo a fissarci mentre i camerieri ridacchiavano dietro di noi. E continuammo a fissarci mentre Elena beveva’ tutto’ fino all’ultima goccia.

Sapevo che avevamo passato una soglia. Forse non quella di cui parlava il Libro del Controllo. Ma l’avevamo passata’

Quella sera, dopo che Elena si fu fatta la doccia e fummo andati a letto, il pensiero di quell’incontro col Maestro continuava a occuparmi la mente’ ma scelsi di non masturbarmi. Il Maestro non me lo aveva ancora vietato, ma aveva detto chiaramente che non lo approvava. Rimasi a letto, con la mia erezione, a rigirarmi nel letto, accanto a Elena. Anche lei si rigirava nel letto, e non potei fare a meno di pensare che probabilmente era bagnata…. Immaginai come sarebbe stato’ se solo avessi potuto’ io così duro’ lei così bagnata’ immaginai come sarei scivolato dentro di lei’

Mi tornarono in mente le parole del Maestro’ ‘Elena ha bisogno di essere soddisfatta’… ‘Troverò il modo’…

…E continuai a rigirarmi…
Dopo l’incontro al bar, ci volle un po’ di tempo per assimilare quello che era successo. Personalmente, ero molto sconvolto, e non avevo dubbi che lo stesso fosse per Elena. Continuavo a vedere quei tre membri rivolti verso il suo viso, il suo sguardo timido, arrendevole, remissivo, le sue guance rosse e gli occhi lucidi’ la sua espressione umiliata mentre il seme di tre sconosciuti le colava giù per i seni’ Mi chiedevo se il ricordo di quel momento perseguitasse anche lei in quel modo così vivido.

Tra l’altro, ci capitava abbastanza frequentemente di incontrare qualcuno che aveva assistito alla scena; Maestri che avevamo visti seduti al bar, o persino qualcuno dei camerieri, che alle volte erano di turno alla mensa del primo livello. Era difficile incontrarli o vederli avvicinarsi al tavolo e non provare un nodo allo stomaco. Soprattutto ero ossessionato da uno di loro, che scoprii chiamarsi Salvo: quello che aveva scelto il bicchiere’ quello di cui Elena aveva bevuto lo sperma, guardandomi negli occhi. Lo incrociai tre volte nei giorni successivi, e tutte le volte abbassai lo sguardo arrossendo violentemente. In una di queste occasioni, lui si avvicinò per sparecchiare il nostro tavolo; Elena si era allontanata per andare in bagno, ed ero solo. Io rimasi immobile, rosso in volto. ‘Hai qualche problema?’ disse lui.

Il tono era piuttosto aggressivo. Risposi di no, nessun problema, arrossendo ancora di più, senza alzare lo sguardo.

‘Ho sentito che ti sei informato per sapere come mi chiamo,’ continuò lui. ‘Cos’&egrave, l’hai baciata e hai sentito che ti piaceva il sapore?’

In cuor mio speravo che la conversazione si chiudesse subito, prima che Elena uscisse dal bagno. Dovevo troncarla al più presto, e l’unico modo era la resa incondizionata.

‘No’ non l’ho baciata,’ risposi, senza cogliere la sfida, tenendo gli occhi bassi, sperando che se ne andasse e basta.

Lui mise i piatti vuoti sul vassoio, e se ne andò.

Pochi secondi dopo Elena uscì dal bagno, e io mi affrettai a prenderla per la mano e portarla fuori dalla mensa, per evitare altri incontri.

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Pochi giorni dopo il nostro primo incontro, il Maestro ci convocò di nuovo, tramite Anna, questa volta nel suo ufficio. Come al solito, ci accolse in modo affabile. ‘Ecco i miei preferiti, accomodatevi,’ disse, anche questa volta dando una bella occhiata a Elena e solo uno sguardo di sfuggita a me. Ci sedemmo sulle sedie degli ospiti, davanti alla scrivania.

‘Allora, ragazzi,’ disse il Maestro, appoggiando i gomiti sulla sua bella scrivania di mogano e incrociando le dita. ‘Oggi sono dieci giorni, giusto? Bene. Nuovo capitolo, nuova vita. Oggi cambiamo le vostre regole!’

Lo aveva detto come se fosse una buona notizia, e sorridemmo, anche se non potevamo essere certi che le nuove regole ci sarebbero piaciute.

‘Ho tante novità per voi,’ continuò lui. ‘Avete già capito che sono una persona decisa e che ho le idee chiare. Sono incisivo nelle decisioni e mi aspetto che voi siate pronti a recepirle. Avete delle ottime potenzialità e voglio fare di voi una coppia modello.’

Elena sorrise, lusingata, e mi sforzai di imitarla.

‘Cominciamo da te, Elena. Sarai stufa di tenere tutti i tuoi vestitini in valigia.’

Le brillarono gli occhi. ‘Sono grata della mia regola’ Maestro’ ma sicuramente si”

‘Allora,’ proseguì Francesco, ‘da oggi ribaltiamo la regola. Puoi mettere qualcuno dei tuoi vestiti, ma l’intimo &egrave vietato.’

Elena sorrise; le sembrava un progresso. ‘Grazie, Maestro.’

‘Dicevo alcuni vestiti. Diciamo solo gonne o vestiti sopra il ginocchio, niente pantaloni; e dovranno essere cose aderenti; devi comunque essere in imbarazzo. Questo ti serve.’

‘Si, Maestro, grazie,’ rispose Elena.

‘Maggiori dettagli te li darà Anna, l’ho incaricata di fare una cernita del tuo guardaroba, come ha fatto con l’intimo.’

‘Benissimo”

‘Hai capito bene la regola, Elena? Niente intimo da ora in poi.’

Elena annuì. ‘Si, certo,’ disse.

Il Maestro allargò le mani, con un’espressione interrogativa, come a dire, ‘quindi?’

‘Mi scusi Maestro’ intendeva da ora?’ si affrettò a dire Elena, realizzando di colpo.

Lui scosse il capo con un’improvvisa espressione seccata. ‘Ragazzi, sono una persona pratica. Quando dico una cosa, sappiatelo, la intendo sempre sul serio e la intendo sempre ora.’

‘Le chiedo scusa, Maestro” mormorò Elena. Arrossendo, si alzò subito in piedi, cominciando a slacciarsi il reggiseno. Io la guardavo, come al solito incapace di reagire, o di anche solo di comprendere del tutto le mie sensazioni. Cominciavo ad abituarmi’ a vederla esposta’ manipolata’ a disposizione di altri’ Non mi piaceva, ma ormai era quasi scontato’

Elena si sfilò il reggiseno, e lo appoggiò sullo schienale della propria sedia. Quindi, si sfilò le mutandine, chinandosi mentre lo faceva. Percepii appena, con la coda dell’occhio, le curve dei suoi seni che pendevano mentre si piegava, delle sue natiche. Appoggiò anche le mutandine, e si sedette.

‘Grazie, Maestro,’ disse, un po’ impacciata. Lui sorrise.

‘Oh, Luca,’ disse, con un tono vagamente scherzoso. ‘non pensare che queste regole io le abbia decise per guardare la tua fidanzata nuda. Anche perché, lo sai, posso farla spogliare in qualsiasi momento, e non sono uno che si fa problemi a prendere quello che vuole.’

‘Certo, Maestro,’ dissi, sforzandomi di accennare un sorriso in risposta alla sua battuta, ma di fatto sorridendo anche alla sua minaccia non troppo velata di ‘prendersi quello che voleva’…

‘Andiamo avanti,’ disse quindi lui, tornando a guardare Elena. ‘Seconda regola. Magari non ti sembra così umiliante girare senza intimo. Ma c’&egrave una seconda regola.’

Pausa.

‘Ogni volta che sei di fronte a fedeli di livello superiore al tuo, devi tenere le cosce ben aperte.’

Questa volta Elena non si fece cogliere in fallo, aprendo subito le gambe. Io mi sentii salire il sangue alla testa. ‘Grazie,’ mormorò, ma questa volta la sua voce tradiva un imbarazzo più intenso.

‘E con i vestiti che Anna sceglierà, questo vorrà dire mostrarti. Mostrarti bene’, proseguì Francesco. Istintivamente, Elena aprì ancora di più le gambe. Nella confusione delle emozioni, mi resi conto che ancora una volta mi ero involontariamente eccitato.

‘Fatemi spiegare un paio di cose su questo,’ disse Francesco, appoggiandosi allo schienale. Aveva dato un’occhiata al sesso di Elena, ma quando ricominciò a parlare, lo fece guardandoci negli occhi, alternando fra me e lei, con un atteggiamento effettivamente da insegnante. ‘A Elena serve essere umiliata, per crescere nel Cammino, ma avete capito che abbiamo un problema: essere umiliata la eccita,’ disse. Elena arrossì ancora di più. ‘Non c’&egrave niente di male, Elena, a molte donne piace essere umiliate. Però il desiderio sessuale &egrave quello che noi chiamiamo una Energia di Transizione. Sapete di cosa si tratta?’

Scuotemmo la testa; avevamo sentito questa espressione ai corsi, ma nessuno l’aveva mai spiegata chiaramente. Un altro sguardo di Francesco fra le cosce di Elena. Cercavo di ascoltare, ignorando l’assurdità della situazione, la mia fidanzata con le gambe aperte ad ascoltare una lezione’

‘Ne parleremo meglio in aula. Comunque, l’Energia di Transizione si genera a un livello basso ma tende a quello superiore. In questo caso, il desiderio sessuale nasce sul livello fisico, del corpo, ma coinvolte quello emotivo. L’Energia di Transizione deve essere sfruttata, deve generare soddisfazione e quindi altra Energia, al livello superiore. Se la disperdiamo, ci impedisce di crescere. Il desiderio sessuale deve essere appagato.’

Il Maestro si volse verso di me. ‘Non però come fai tu,’ disse, umiliandomi di nuovo di fronte a Elena. ‘Il tuo modo di soddisfare il desiderio sessuale &egrave solo un modo di scaricarlo fisicamente. Non ti ricarica emotivamente, e impedisce la transizione. E’ come avere fame e accettare una flebo in cambio di una buona cena. Il corpo sopravvive, ma lo spirito soffre. Capite?’

Annuimmo, incerti.

‘Qualcuno deve appagare Elena. Tu, Luca, non puoi farlo, perché il tuo personale percorso lo impedisce. Quindi, dev’essere qualcun altro.’

Impallidii.

‘I Fratelli sanno che potrebbero possederla in qualsiasi momento, solo chiedendolo, perché voi dovete loro obbedienza. Ma si fanno scrupolo di abusare del loro potere. Sono persone spirituali, siamo qui perché siamo persone spirituali. Bisogna essere più chiari, bisogna che Elena si offra chiaramente.’

In quel momento fui sul punto di esplodere. Ovviamente tutto, dai primi incontri con Educatore X, mi aveva fatto temere che le regole della setta portassero prima o poi Elena a ‘tradirmi’. Erano successe molte cose che ci andavano vicino, vicinissimo, anzi che molti altri fidanzati avrebbero già considerato tradimenti insopportabili, e che io invece avevo tollerato per amore di Elena. Fino ad allora, però, era rimasta la speranza che fosse in qualche modo un bluff, che i responsabili dell’Ordine non si sarebbero spinti al punto di entrare davvero in questo modo nel nostro rapporto, violarne così drasticamente le regole. Ora stavamo attraversando quel confine, e il Maestro stava presentando la cosa come la logica conseguenza della nostra situazione, della mia gelosia, del ‘problema’ di Elena e del suo eccitarsi per l’umiliazione’ come se fossimo noi i responsabili. Rimasi intontito a osservare me stesso, chiedendomi cosa avrei detto, cosa avrei fatto’ Guardai Elena’ Ancora una volta lei pendeva dalle labbra di Francesco, e rispose solo ‘si, Maestro”

Poi si volse timidamente verso di me, mi guardò con quello sguardo supplicante, chiedendomi tacitamente di non tirarmi indietro’E c’era anche una nota di rimprovero, come se avesse voluto dirmi: ‘con tutto quello che ho sopportato’ non puoi farmi questo”

Dovevo sopportare davvero che la mia fidanzata fosse posseduta da altri? Che godesse insieme ad altri?

Esitai. Il Maestro mi guardava. Aspettava anche lui la mia risposta. Il ringraziamento, forse?

Cercavo una speranza’ pensai che alla fine del Primo Cammino, tutti i motivi di cui aveva parlato Francesco sarebbero decaduti’ O no?

‘Per’ quanto tempo?’ chiesi, timidamente.

Vidi una nota di dispiacere negli occhi di Elena. Francesco sospirò, intrecciando di nuovo le dita. ‘Come vi ho detto,’ disse, ‘mi aspetto che il vostro Cammino sia veloce. Ma certo, domande come questa, Luca”

Mi morsi le labbra. ‘Chiedo scusa,’ mormorai. ‘Grazie, Maestro,’ aggiunsi, arrendendomi.

Francesco scrollò le spalle, con aria di sufficienza. ‘Va bene,’ disse. ‘A proposito, ragazzi. Come ho detto, Elena deve essere appagata. Vi lascerò liberi di trovare il modo, la soluzione che entrambi preferite. Ma se non trovate nessuno voi, troverò qualcuno io. In ogni caso deve cominciare a essere soddisfatta al più presto. E fatevi trovare pronti.’ Mi guardò. ‘Nella nostra infermeria vendono i preservativi. Se non ne avete, vanne a comprare una scatola stasera stessa.’

‘Io?’

‘Vuoi farlo fare a Elena?’

Scossi il capo. ‘No, certo. Va bene.’

Lui tornò a rivolgersi a Elena. ‘Quando invece sarai sola con Luca, o con altri discepoli non tuoi superiori, terrai le gambe chiuse. Ben chiuse,’ continuò. ‘Dovrà diventare istintivo. L’atto fisico sarà il modo in cui assimilerai l’inferiorità del tuo uomo rispetto agli altri.’

‘Si, Maestro,’ mormorò ancora Elena. ‘Grazie’ anche di questo.’

Di nuovo strinsi i pugni. Il Maestro fece uno dei suoi finti sorrisi bonari. ‘Luca, intendiamoci, io non dico che tu sia inferiore a nessuno. Dico solo che Elena deve vederti così.’

Per me non faceva molta differenza, in realtà, ma annuii. ‘Certo’ capisco”

In quel momento, il Maestro ricevette una telefonata. La prese, senza neppure accennare un gesto di scusa, lasciandoci lì in attesa mentre conversava. Ora che non stava più parlando con noi, non aveva motivo di guardarci negli occhi, e il suo sguardo scivolò allo spettacolo offerto dal corpo di Elena. Lo vidi guardare il suo seno, le cosce aperte’ fra le cosce aperte… Sembrava che stesse parlando con un subordinato, e lo sbrigava con monosillabi, con un tono annoiato. ‘Si” ‘No” ‘Fai tu’…

Alla fine, quando mise giù, scosse il capo con un sorriso. ‘Senza rendermene conto ho guardato tutto il tempo Elena, &egrave vero? Anch’io ho un problema di Energia di Transizione, oggi!” Fece una risata “Ma stai tranquillo, Luca, a casa ho tre belle donne che mi aspettano, e mi bastano loro.’

Io e Elena ancora una volta sorridemmo alla sua battuta, più per soggezione che perché la trovassimo divertente. Avevamo sentito qualche voce del genere. A quanto pareva, Francesco era sposato, ma aveva altre due donne oltre alla moglie, stabili in casa. Tutte seguaci dell’Ordine, ovviamente.

‘Concludiamo, Luca?’ riprese lui. ‘Allora, le tue regole. Per ora non ho grossi cambiamenti circa le tue possibilità sessuali. So che sei spesso eccitato’ Abbiamo un problema simile a quello di Elena, &egrave chiaro che purtroppo anche a te eccita questa situazione, tanto quanto ti fa paura…’

Non fiatai.

‘Nel tuo caso non posso farti appagare questa voglia’ Non puoi farlo con Elena perché devi liberarti del tuo desiderio di possesso nei suoi confronti’ E non puoi farlo nemmeno con altre donne, perché &egrave chiaro che sei molto innamorato e farlo con altre non ti darebbe una vera soddisfazione.’

Di nuovo non fiatai, ma sentii un nodo allo stomaco. Come mai non pensava lo stesso di Elena?

‘Quindi bisogna lavorare sull’eccitazione, ridurla all’origine, farti cercare altri tipi di piaceri. Sto studiando una soluzione, anche insieme ad Anna. Forse ci sono degli strumenti’ per controllare il tuo desiderio.’

Strumenti? Sgranai gli occhi.

‘Non parlo di medicine, tranquillo. Comunque, qualcosa’ Ti diremo più avanti. Non mi piace l’idea che una Casa dell’Ordine compri degli strumenti da un sexy shop, quindi devo ancora pensare alle modalità. Non sono sicuro di nulla, ne riparleremo.’

Arrossii. Sapevo di cosa stava parlando. Avevo visto qualcosa del genere in qualche video porno. E non volevo che Elena lo sapesse. Finsi di non cogliere quello che stava dicendo.

‘Per ora, puoi continuare a masturbarti, ma cerca di ridurre al minimo.’

Fui contento che si cambiasse discorso. ‘Si, Maestro. Grazie.’

‘E anche la seconda regola rimane, ovviamente’ continuò, sorridendo. ‘Non ti opponi a eventuali mosse sulla tua fidanzata, anzi le assecondi, direi che le cerchi addirittura. Sono sicuro che ora che sai che lo facciamo per il suo bene, ti prodigherai anche tu perché qualcuno si faccia avanti con lei. Qualcuno che le piace, in modo che non debba essere io a intervenire.’

‘Si, Maestro”

‘Ma una regola nuova volevo darla anche a te.’

Mi sentii gelare il sangue. Non solo perché avevo capito che non potevo aspettarmi niente di buono, ma anche per l’espressione con cui lo aveva detto. L’espressione divertita di qualcuno che ha avuto una bella trovata. Divertita, e nascostamente crudele.

Francesco si accorse della mia reazione, e fece una pausa, per farmi cuocere a fuoco lento.

‘E’ una stupidaggine, se vogliamo… una piccola lezioncina, quasi ridicola,’ continuò poi.

Altra pausa.

‘Ho sentito che hai chiesto informazioni su Salvo.’

Come prima, all’accenno agli ‘strumenti da sexy shop’, mi sentii sprofondare.

‘Spiega a Elena chi &egrave Salvo.’

Lei mi guardò. Tremavo. ‘Il’ Il cameriere. Quello che ha’ Nel bicchiere.’

Elena non disse nulla, ma la tensione si tagliava col coltello.

‘Pare che Luca sia stato molto impressionato dalla cosa’ Del fatto che tu abbia bevuto, immagino,’ continuò Francesco. ‘A proposito, questo mi conferma che hai bevuto, dopo che me ne sono andato, Elena. Non che avessi dubbi, intendiamoci. So che siete bravi.’

Altra pausa.

‘Dicevamo, Luca &egrave rimasto impressionato dalla cosa. Ancora una volta, ossessione nei tuoi confronti, Elena. Possesso. Serviva per forza una piccola punizione simbolica.’

‘Mi dispiace” mormorai. ‘Scusi, Maestro.’ Alzai gli occhi verso Elena. ‘Scusa.’ Lei non ricambiò lo sguardo.

‘Per tutta la settimana,’ continuò Francesco, rivolto a me, ‘andrai da Salvo, una volta al giorno, con un bicchiere, chiedendo che te ne dia ancora, per la tua fidanzata.’

Non potevo crederci. Mi sentivo quasi male fisicamente. ‘Ma’ lui lo sa?’

‘No, ovviamente. Parlargliene &egrave un problema tuo.’

Rimasi in silenzio per un attimo, per assimilare, e poi ringraziai, meccanicamente.

Il Maestro sorrise. Guardò ancora Elena – non solo in volto – poi di nuovo me. ‘Lo sai, Luca,’ disse, ‘da questa posizione ho potuto notare una cosa. Potrei scommettere che Elena &egrave più bagnata di quanto non fosse tre minuti fa. Non so se l’idea di dover bere di nuovo il seme di Salvo’ o perché sei tu che lo andrai a prendere. In ogni caso, &egrave un bene che tu lo sappia.’

Elena abbassò lo sguardo.

‘Vale la pena,’ continuò il Maestro, ‘fare un’eccezione alla regola.’

Lo guardai, senza capire.

‘Perché tu capisca bene che effetto le fa sapere che le porterai lo sperma di un altro uomo da bere.’

Alzò una mano, distendendo due dita, a mò di esempio. ‘Indice e medio,’ mi disse. ‘Venti secondi.’

Io non riuscivo a connettere. Ero seduto abbastanza vicino a Elena, abbastanza da poter fare quello che il Maestro chiedeva senza alzarmi. Portai la mano fra le sue cosce. Appoggiai la punta delle dita’ scivolarono dentro, quasi risucchiate. Elena gemette, socchiudendo gli occhi e dischiudendo le labbra. Era bagnatissima, non avevo mai provato quella sensazione penetrandola con le dita. Bagnatissima e calda. Avrei dovuto toccarla delicatamente, forse, ma al momento persi il controllo, e cominciai a muovere le dita avanti e indietro velocemente dentro di lei, quasi come se volessi farle male. Lei gemette ancora, tenendosi con le mani alla sedia. Per un attimo pensai che sarebbe venuta. Continuai ancora’ Ansimavamo tutti e due’

‘Stop,’ disse il Maestro. ‘Venti secondi passati.’

Non so come riuscii a trovare la forza di tirarmi indietro, subito.

‘Bagnata?’

‘Tantissimo” mormorai.

Il Maestro sorrise, e allargò le mani. ‘Potete andare, ragazzi. Fatemi sapere qualsiasi novità, d’accordo? Fatemi sapere appena avrete trovato la persona giusta per fare godere Elena come si deve.’

Ci alzammo. Balbettammo qualcosa, un ringraziamento, un arrivederci. Elena raccolse il suo intimo, tremando, le mutandine le caddero per terra, le raccolse, esponendosi ancora in modo umiliante mentre lo faceva. Uscimmo ringraziando di nuovo. Ancora una volta le sensazioni e le emozioni erano troppe per gestirle, non sapevamo cosa fare, come reagire, come comportarci l’uno con l’altra.

E fra i tanti pensieri’ io ripensavo alla frase del Maestro, ‘quando dico qualcosa, lo intendo sul serio e lo intendo ora” Quello che aveva detto, valeva da quel giorno stesso.

E mi chiedevo dove avrei trovato il coraggio per andare a fare la mia commissione giornaliera’ di andare da Salvo a elemosinare quello che dovevo elemosinare… Uscimmo dall’ufficio del Maestro imbarazzati e tremanti. Speravamo che per quel giorno non sarebbe successo altro – a parte ovviamente la mia inevitabile umiliazione con Salvo… ma ci sbagliavamo.

Incontrammo Anna fuori dalla porta. Era già informata di tutto, e disse che ci avrebbe raggiunti in camera di lì a mezzora.

Mi misi in tasca l’intimo di Elena, e ci avviamo a passo rapido verso l’ala dell’edificio dove si trovava la nostra stanza. Le stavo vicino, come per proteggerla, e istintivamente a un certo punto le passai un braccio dietro la schiena. La mia mano però finì sui suoi fianchi, e non appena provai la sensazione della sua pelle morbida e della curva invitante del suo corpo, capii che anche quel semplice gesto di protezione era troppo sensuale, e mi ritrassi. Elena mi guardò con uno sguardo sollevato. Le presi la mano.

Mentre camminavamo, notammo qualche drappello di ragazzi, e incrociammo qualche inserviente, facendo del nostro meglio per andare avanti come se niente fosse.

Eravamo quasi arrivati alle scale quando sentimmo la voce di Ivan.

‘Elena, Luca!’

Immediatamente, mi sentii in trappola.

Nel gruppetto dei nostri ‘amici’, era quello che sopportavo meno, e l’ultimo che avrei voluto incontrare in quella circostanza. Il suo interesse per Elena era sempre stato un po’ troppo ostentato, anche se in presenza degli altri, soprattutto di Marco, cercava di contenersi. Quel giorno, però, non era con Marco e con gli altri. Era con Simone, un suo amico che avevamo visto solo poche volte. Se possibile, mi piaceva meno di Ivan. Era un Quarto livello, e tendeva a trattare tutti dall’alto in basso, soprattutto noi appena arrivati.

I due si avvicinarono.

‘Cosa succede, ragazzi?’ disse Ivan, divertito. ‘Nuove regole?’

Odiavo la sua risatina.

‘Si,’ mormorò Elena, abbassando lo sguardo.

Era di fronte a due studenti di livello superiore’ uno dei due di livello molto superiore. Allargò le gambe.

‘Eh si, nuovissime regole,’ disse Ivan, ridendo. Diede una bella occhiata al corpo di Elena, e poi si volse verso di me, sarcastico. ‘Oh, le vostre regole sono sempre molto piacevoli’ per gli altri!’

Io non raccolsi. ‘Stavamo andando in camera’, dissi, prendendo Elena per mano e facendo per tirarla via. Lei esitò. ‘E’ solo che non può più indossare intimo'” continuai, “e non aveva dietro altro. Deve andare a vestirsi.’

‘Ah, quindi non andrà sempre in giro così, d’ora in poi,’ disse Ivan. ‘E questo invece?’ aggiunse, indicando le cosce divaricate di Elena.

‘Deve tenere’ le gambe’ così’ davanti a quelli di livello più alto del nostro.’

Anche Simone guardava Elena apertamente. A differenza di Ivan, la guardava con un’aria di sufficienza, come se non gli interessasse quello che vedeva.

‘Andiamo?’ dissi ancora a Elena, cercando di nuovo di tirarla via.

Simone smise di guardare Elena e si rivolse a me. Fino a quel momento non credo mi avesse mai rivolto la parola direttamente, le poche volte in cui ci eravamo incontrati. Aveva parlato qualche volta con Elena, ma sempre quasi a fatica.

‘Un attimo, Luca” disse. ‘Ti chiami Luca, giusto?’

‘Si.’

‘Sapevo che le tue regole erano di assecondare le relazioni fra Elena e gli altri ragazzi’ continuò. Chi glielo aveva detto? Il sorrisetto di Ivan mi tolse il dubbio. ‘Hanno cambiato le regole anche a te?’

Scossi il capo. ‘No,’ dissi.

‘Ah. Mi sembrava che volessi tagliar corto per non farci guardare troppo Elena.’

Improvvisamente mi resi conto che Simone mi stava giudicando, e il mio sguardo andò al piccolo drago che aveva appuntato sulla maglietta, il simbolo del Quarto Livello. Ricordai che uno dei compiti dei Fratelli del Quarto era quello di ‘aiutare’ i discepoli di livello inferiore a ‘mantenere il cammino’. Il tono di Simone era severo. Mi sentii terribilmente imbarazzato. Personalmente non consideravo Simone una figura autorevole, a differenza dei Maestri o del Direttore; era quasi nostro coetaneo, e nella vita normale non lo avrei nemmeno preso in considerazione. Ma lì era tutto diverso, e lui aveva effettivamente l’autorità per sgridarmi come se fossi uno scolaretto. Sperai che Ivan intervenisse a sdrammatizzare, visto che lui e Simone erano amici, ma sembrava che stesse semplicemente sogghignando, divertito dalle mie difficoltà.

Cercai una scusa. ‘In realtà’ stiamo aspettando Anna… deve venire in camera fra poco.’

Simone si volse verso Elena. ‘Fra quanto tempo arriva Anna?’ chiese.

Lei esitò. Certamente sospettava che avrebbe potuto complicare la mia situazione, ma non ebbe il coraggio di mentire. ‘Credo’ mezz’ora,’ mormorò. ‘Si, mezz’ora.’

Simone le sorrise, e poi tornò a voltarsi verso di me. ‘Avevi fretta di interrompere lo spettacolo?’ mi disse, con un tono più severo di prima. ‘Anna non sta arrivando, la vostra camera &egrave qui sopra… Non c’&egrave nessuna fretta di rientrare.’

Per un attimo fui tentato di replicare, ma decisi di non peggiorare la situazione.

‘Scusa,’ mormorai io. ‘Hai ragione. Ho sbagliato.’

‘Fammi ricapitolare. Elena &egrave andata in giro per una settimana in intimo’ in reggiseno e mutandine – mutandine bagnate, a quanto dicono’ continuò Simone. ‘In questo momento &egrave nuda. Se non ho capito male d’ora in poi la vedremo sempre con le cosce aperte.’ Sorrise. ‘Noi, almeno’, continuò, indigando vagamente sé stesso e Ivan, per rimarcare che il ‘noi’ non comprendeva me. ‘Devi abituarti al fatto che la gente la guardi. Devi cedere il controllo.’

Annuii, fingendo di apprezzare la lezione. ‘Si,’ risposi. ‘Hai ragione.’

Simone mi fissò con uno sguardo di sfida. Gli si leggeva in faccia che non credeva alla mia buona fede.

‘Sai una cosa? Voglio guardare Elena nuda senza te presente.’

Io trasalii. ‘Cosa?’

Cosa stava dicendo? Dovevo andarmene? Si aspettava che la lasciassi lì?

‘Così capirai cosa vuol dire non avere il controllo, e scoprirai che puoi conviverci. Persino amarlo.’

Silenzio. Mi aspettavo che mi dicesse di togliere il disturbo, ma non fu così.

‘Mandami Elena in camera, questa sera.’

Fu come un pugno nello stomaco, sentii che mi mancava il fiato. Non capivo nemmeno cosa stesse realmente dicendo: l’avrebbe vista nuda? Cosa significava? L’avrebbe solo guardata? O intendeva dire qualcos’altro? Guardai Elena, lei non rispose al mio sguardo. Era sorpresa e impaurita, ma come sempre manteneva un atteggiamento remissivo, accettava l’autorità, anche quella di Simone.

‘Ti sto aiutando,’ disse Simone, ancora rivolto a me.

Ancora una volta ero vicino a esplodere. La sensazione di impotenza era insopportabile.

‘Si” mormorai. ‘Grazie.’

Ivan guardava la scena, ancora con quel sorriso divertito. Mi chiesi se avrebbe fatto in modo di trovarcisi anche lui, a casa di Simone…

Elena mi guardò per un istante, e mi accorsi che stava per dire qualcosa. Speravo in una reazione, ma non riuscii a decifrare il suo sguardo. Alzò il viso verso Simone.

‘Come devo vestirmi?’ mormorò.

Non potevo crederci’ Eppure era chiaro, quello era un messaggio rivolto a me. Elena mi stava dando l’esempio. Cedere il controllo.

‘Non so che vestiti mi lascerà Anna,’ continuò, ‘ma se posso”

‘Non importa come sei vestita,’ rispose Simone, ‘ti spoglierai appena sarai nella stanza.’

‘Va bene,’ rispose lei. ‘Grazie’.

Mi diede di nuovo quello sguardo.

Io feci uno sforzo sovrumano.

‘Grazie,’ mormorai.

Simone sorrise.

‘Andate.’

Questa volta non osai prenderla per mano. Salimmo le scale in fretta.

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Anna arrivò in camera nostra poco dopo, come previsto, e selezionò i vestiti che Elena poteva indossare. Com’era prevedibile, eliminò tutti i pantaloni e i vestiti lunghi (non consentendo nulla oltre la mezza coscia) e conservò minigonne e vestiti corti.
Fu incerta su un paio di shorts di cotone molto corti. ‘Questi provali,’ disse a Elena. Elena li indossò. Anna le si avvicinò e li tirò su il più possibile in vita, allontanandosi poi di un passo per vedere l’effetto. Tirati su in quel modo, senza mutandine sotto, delineavano in modo abbastanza chiaro le grandi labbra e il monte di Venere di Elena.

‘Con un bel tacco alto anche questi possono andare,’ commentò Anna. ‘A maggior ragione perché sappiamo che” Le si avvicinò e le disse qualcosa nell’orecchio. Per come Elena arrossì, immaginai che fosse un commento su quello che si diceva delle sue mutandine bagnate.

Si passò alla selezione dei top, e furono selezionati solo quelli scollati o molto aderenti. Le scarpe rimasero le stesse: solo quelle col tacco alto.

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Quando Anna uscì, si era fatta ora di pranzo. Ovviamente non avevamo un grande appetito, ma andare a pranzo era un rito nella Casa dell’Ordine, e non si poteva mancare; senza contare il mio ‘appuntamento’ con Salvo. Elena mise un vestito semplice, leggero, beige, e dei sandali marroni col tacco alto. Anche se aveva scelto la cosa meno appariscente fra quelle rimaste, era indiscutibilmente sexy.

Ci sedemmo in un tavolo in disparte. Il fatto che Elena si presentasse finalmente vestita suscitò qualche interesse, ma ovviamente meno di quanto non facessero i reggiseni a balconcino o i tanga dei giorni precedenti. Lei sembrava tranquilla, e più contenta del solito, e cercavo di condividere la sua serenità, anche se non potevo scacciare dalla mente l’ansia per il mio compito, né la minaccia di Simone.

Salvo era di turno. Cercavo accuratamente di non guardarlo, e cercavo il coraggio di fare quello che dovevo fare.

Mangiammo il primo, e poi finalmente mi decisi.

Guardai Elena negli occhi. ‘Vado,’ dissi. Arrossimmo tutti e due. ‘Si,’ mormorò lei.

Cercando di mantenere un contegno nonostante le gambe che mi tremavano, mi avviai verso Salvo. Lui mi vide arrivare, e si fermò, appoggiando le mani sui fianchi.

‘Guarda chi si vede,’ disse, sprezzante.

‘Ciao,’ dissi, remissivamente. Le gambe cominciarono a tremarmi di più. Mi accorsi di sentirmi come una ragazzina del liceo che avvicina un ragazzo che le piace, e quel pensiero mi fece stare ancora più male, accendendo ancora di più il mio imbarazzo.

‘Posso’ posso parlarti un attimo?’ balbettai.

Lui mi guardò in silenzio, aspettando.

‘Noi” cominciai, e mi bloccai. Raccolsi il coraggio. ‘Ne… vorremmo ancora.’

Lui fece un sorrisino, ma finse non capire. ‘Cosa vorreste?’

‘Quello che hai dato’ alla mia fidanzata” dissi, con un filo di voce, guardandomi intorno.

‘In pratica,’ disse lui, senza disturbarsi a tenere la voce bassa come me, ‘mi stai chiedendo di sborrare di nuovo in un bicchiere’ disse, ‘perché vuoi darlo da bere alla tua fidanzata?’

Io stavo morendo di vergogna. ‘Si….’

‘E perché dovrei farlo?’

Io arrossii. In realtà, non ci avevo nemmeno pensato, nella confusione di quelle ore. Improvvisai: ‘Ti’ ti pagheremo. Ti paghiamo.’

Lui rise. ‘Quanto?’

’10’ 20 euro?’ dissi.

Lui mi guardò con un’aria quasi offesa. Misi le mani in tasca, per cercare cos’avevo. Tirai fuori una banconota da 50, e mentre lo facevo, trovai le mutandine di Elena. Esitai, e presi anche quelle. Salvo le vide e mi diede uno sguardo misto di disprezzo e soddisfazione.

’50” mormorai, ‘e queste”

‘Sono usate?’

‘Si.’

‘Se &egrave vero quello che dicono, devono essere molto profumate,’ disse lui. Allungò la mano. Io feci per dargli tutto, ma lui mi fermò con un gesto. C’era un’altra condizione.

‘Lei beve qui, ora, davanti a tutti. Davanti a me.’

Esitai ancora. ‘Va bene.’

Avevo accettato troppo in fretta. Salvo si rese conto che poteva chiedere ancora.

‘E se qualcuno in cucina vuole farsi un giro, lo fa. Sono sicuro che la tua ragazza ha molta sete.’

‘Si” mormorai ancora. ‘Grazie.’ Sapevo che avrei dovuto opporre resistenza, ma invece lo ringraziai cercando di suonare e apparire più remissivo che potevo’ speravo che questo segno di sottomissione lo rendesse più incline a venirmi incontro, a non infierire. Mi guardò sprezzante e annusò le mutandine. Alzò gli occhi verso Elena senza smettere di inspirare l’odore della mia ragazza’ Un odore che non sentivo da molto tempo. Non sapevo se lei stesse ricambiando il suo sguardo’ Ma lo vidi sorridere soddisfatto, prima di girarsi e spostarsi nel retro del bar.

Rimasi in piedi, ad aspettare. Per dieci minuti. Solo una volta diedi uno sguardo a Elena. Lei aspettava in silenzio, gli occhi lucidi. Non sapevo se era dispiaciuta per la mia umiliazione, o per la sua, o per cos’altro. Le emozioni erano troppe per riuscire ancora a distinguerle’

Sentivo delle voci nel retro, e delle risate.

Quando Salvo tornò, aveva uno sguardo divertito. Aveva in mano un bicchiere, un bicchiere da cocktail. Era pieno per quasi un terzo, non poteva essere di una sola persona. Per rendere la cosa più umiliante, qualcuno aveva messo anche una fetta di limone e un ombrellino decorativo.

‘Ecco a voi,’ disse Salvo, sogghignando. ‘Offre lo staff.’

Feci per prenderlo. Trovavo disgustoso già l’idea di toccarlo’ Non potevo immaginare cosa avrebbe provato Elena’ di nuovo.

‘Aspetta,’ disse Salvo.

Rimasi a guardarlo. ‘Cosa c’&egrave?’

‘Ci sono anche queste.’

Tirò fuori due cannucce colorate.

Lo guardai.

‘Ce n’&egrave abbastanza per entrambi,’ disse Salvo. ‘Potete bere allo stesso bicchiere, come innamoratini.’

Io scossi il capo. Questo non era nei patti’ Non era quello che il Maestro aveva chiesto. Però sapevo che avrei avuto ancora bisogno il giorno dopo’ e quello dopo ancora’

Mi arresi. ‘D’accordo…’

Salvo infilò le cannucce nel liquido denso. Dietro i lui, erano comparsi altri due camerieri, evidentemente altri due “donatori”. ‘La tua fidanzata ha un odore da vera femmina’ commentò uno dei due. Incassai senza reagire.

‘Vogliamo uno spettacolo come si deve,’ continuò Salvo. ‘Bevete il vostro drink e baciatevi.’

Mi bloccai. ‘Io’ non posso baciarla.’

Salvo scrollò le spalle. ‘Non ci sono alternative,’ disse.

Rimasi immobile, ancora una volta incerto sul da farsi. Qualsiasi scelta sarebbe stata sbagliata. In ogni caso, avrei disobbedito a una disposizione del Maestro. Una delle due scelte, però, mi umiliava ancora una volta, come fidanzato e anche come maschio. Non c’era dubbio su quale avrebbe scelto il Maestro. Ripensai allo sguardo di Elena quando aveva chiesto a Simone come vestirsi’ quella remissività’ voleva che la imitassi. Dovevo accettare…

Inoltre’ era un’occasione per baciare Elena. Il solo pensiero mi causò un’erezione immediata, nonostante il disagio psicologico della situazione. Era forse una delle poche occasioni in cui avrei avuto una scusa per baciarla e sostenere di farlo in buona fede, nel tentativo di rispettare le regole del mio Primo Cammino…

Salvo vide la mia indecisione. ‘Tranquillo,’ disse. ‘Fai come ti diciamo.’

Non poteva sapere i motivi della mia indecisione, la sua rassicurazione non valeva niente. Eppure finsi di si. Presi il bicchiere.

‘Salvo,’ disse uno degli altri camerieri, per ricordargli qualcosa. ‘Le mutandine.’

‘Ah si,’ disse Salvo. ‘La tua ragazza non ha le mutandine.’

Annuii. ‘Si, lo so,’ mormorai.

‘Dille di tenere le gambe aperte durante lo spettacolo.’

Annuii ancora, arrossendo. ‘Si.’

‘Baci con la lingua. E guardatevi negli occhi.’

Sentii un nuovo brivido. ‘Va bene.’

‘Cammina.’

Mi diressi al tavolo, col bicchiere in mano. Elena vide le due cannucce, e sgranò gli occhi. Mi sedetti.

‘E’ il prezzo che hanno stabilito,’ dissi. ‘Dobbiamo bere insieme”

Mi guardò con compassione.

‘E’ baciarci. Guardandoci negli occhi’ con la lingua. E’ uno spettacolo per loro.’

Elena mi guardò sorpresa. ‘Baciarci?’ sussurrò.

‘E’ il prezzo, non mi ha dato alternative. Pensi che non dovremmo?’ dissi. ‘Io credo’ non credi che il Maestro”

Elena alzò lo sguardo verso Salvo. Ancora una volta le sue gote erano in fiamme. Abbassò gli occhi, annuì. ‘Si,’ disse. ‘Va bene.’

Le presi la mano. ‘Devi tenere le gambe aperte’ per loro.’

Elena mi guardò senza dire nulla. Aprì le gambe; la gonna risalì lungo la curva delle sue cosce. Salvo e gli altri erano nella posizione ideale, dovevano avere una visuale perfetta. Li guardammo. Fecero un cenno di approvazione. Salvo fece un gesto con le dita.

Non ero sicuro di aver capito, ma Elena si. Portò una mano fra le gambe. Dalla mia posizione non potevo vedere cosa stava facendo, ma vidi il pollice alzato di Salvo, gli occhi lucidi di Elena. La stava tenendo aperta con due dita’

Avrei voluto poterla solo guardare’ Ma non potevo. Lo spettacolo era solo per loro.

Portammo la bocca alle cannucce, e cominciammo a succhiare, guardandoci negli occhi. Il sapore era terribile, e mi vennero le lacrime agli occhi. Lei si avvicinò, e ci baciammo. Sentii lo sperma che scivolava sulle nostre lingue, il calore della sua bocca, il suo odore. Il sapore dello sperma era troppo forte per sentire quello della sua bocca’ Mi resi conto che non era davvero come baciarla’ ancora una volta, nonostante tutto, lei mi stava venendo negata. Ebbi l’impulso di allungare una mano, toccarle almeno una coscia, i fianchi’ Ma dovetti trattenermi. Quel bacio disgustoso era l’unica cosa che mi era concessa’ Quando il sapore dello sperma cominciò a diminuire – perché lo avevamo deglutito quasi tutto – per un attimo cercai di intensificare il bacio, di strappare qualche istante di piacere’

Elena mi guardò, di nuovo con compassione. Interruppe il bacio, riportò la bocca alla cannuccia, con le lacrime agli occhi. e fece un altro sorso.

Feci altrettanto.

I camerieri guardavano, e non solo loro. Altre persone sedute ai tavoli avevano intuito qualcosa, e ci davano occhiate. Io guardavo gli occhi di Elena’ Pensavo al suo sesso aperto sotto il tavolo’ Sentii il bisogno disperato di masturbarmi, per un attimo pensai ‘appena siamo in camera”

Ma poi ricordai che le cose erano cambiate’ Non potevo più’ Nemmeno così’

La baciai ancora, a fondo’ Disperatamente…. Dopo pranzo, prima dell’inizio dei corsi pomeridiani, Elena volle che andassi dal Maestro a riferire quello che era avvenuto, e i motivi per cui avevamo acconsentito a infrangere una delle mie regole.

‘Sono sicura che sarà d’accordo’ Ma sai, ci hanno visto tutti’ Penso sia meglio che lo sappia da noi.’

Il Maestro mi accolse nel suo ufficio. Mi sedetti. Chiese di Elena, dissi che mi aspettava in camera.

‘Allora… dimmi pure.’

‘Ecco’ Ho fatto come lei mi aveva chiesto con Salvo’ il cameriere.’

Francesco mi guardò, aspettando che continuassi.

‘Lui ha posto alcuni vincoli. Ha voluto” esitai. Mi vergognavo da morire. ‘Ha voluto che bevessimo entrambi dal bicchiere’ e che ci baciassimo mentre lo facevamo.’

Lui annuì, sorridendo un po’ sprezzante. Ebbi l’impressione che sapesse già tutto, ma lasciò che continuassi.

‘Non ci ha dato scelta’ altrimenti… non ci avrebbe dato il bicchiere. Quindi abbiamo ritenuto che fosse corretto’ In quel caso”

‘Come ho detto,’ rispose Francesco, ‘tutto quello che danneggia la tua immagine con Elena, che ti fa apparire inferiore, va bene. E direi che questo ti fa apparire decisamente inferiore.’ Stava sorridendo, ma al tempo stesso c’era un accenno di disgusto nel tono della sua voce – solo un accenno, ma ebbe l’effetto di umiliarmi.

‘Si, Maestro.’

‘A proposito,’ continuò lui. ‘Simone mi ha informato della discussione che avete avuto.’

Arrossii, colto di sorpresa. In effetti, essendo lui il nostro Maestro di riferimento, era ovvio che Simone dovesse avvisarlo di quello che aveva deciso.

‘Mi dispiace,’ dissi, ‘ho sbagliato. Ancora.’

‘Sei grato a Simone, ovviamente’ chiese, con un tono che chiedeva conferma.

‘Si, Maestro.’

‘Mi ha detto che Elena si &egrave offerta di fargli scegliere come si doveva vestire,’ continuò il Maestro. ‘E’ stato un bel gesto, falle i miei complimenti.’

Annuii di nuovo. Lui non lo rimarcò, ma era chiaro che il complimento rivolto a Elena era allo stesso tempo una critica nei miei confronti. Io non ero altrettanto ‘bravo’…

‘Voglio che aiuti Elena a prepararsi, aiuta a scegliere le scarpe, gli accessori, a truccarsi e pettinarsi bene. Assicurati che sia bellissima.’ Fece una pausa. ‘Anche senza vestiti.’

‘Si, Maestro.’

‘Accompagnala tu fino alla porta di Simone,’ continuò il Maestro. ‘Consegnagliela e sii educato.’

Sapevo cosa intendeva. ‘Certo’ lo ringrazierò’, dissi.

‘E poi mi raccomando, alla fine fatti raccontare da Elena quello che &egrave successo.’

Annuii, rimanendo lì in piedi, in imbarazzo.

Lui sorrise. ‘C’&egrave altro?’

‘No, Maestro. Grazie.’

Feci per allontanarmi, ma lui mi fermò di nuovo. ‘Dimenticavo. Oggi al corso si parlerà anche dell’argomento a cui vi accennavo questa mattina. Vi interessa. Sedetevi in prima fila.’

Ringraziai ancora. L’aula del corso pomeridiano era a gradoni, e immediatamente pensai che, seduta in prima fila, Elena sarebbe stata ben visibile a tutti i relatori…

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Seguire il corso pomeridiano fu una tortura. Man mano che il momento di lasciare Elena nelle mani di Simone si avvicinava, diventavo sempre più nervoso. Aveva detto che non l’avrebbe toccata… Ma una volta che l’avesse avuta davanti, nuda, pronta a obbedirgli’?

Certo, non mi piaceva neppure la prospettiva di dover scegliere ‘chi’ dovesse soddisfare Elena’ ma che Simone semplicemente ‘se la prendesse’, così, era ancora peggio. Anche se forse’ era ancora più coerente con il ‘cedere il controllo’… sicuramente Elena lo avrebbe accettato, se fosse successo…

Al tavolo dei relatori c’erano quattro Maestri che si alternavano al microfono. A un certo punto, quello che stava parlando disse una frase che mi colpì. ‘Solo il Quinto Cammino potrà portami all’Equilibrio. All’arrivo mi aspetta il vero me stesso, e ognuno dei cinque Cammini mi avvicina a questa meta.’

Il vero me stesso’

Due dei maestri seduti al tavolo sembravano avere gli occhi rivolti allo spettacolo offerto da Elena. Quando si accorsero che li guardavo, mi guardarono a loro volta. Abbassai gli occhi.

In quel momento qualcosa scattò in me. Fino a quel momento avevo pensato alla mia rinuncia a Elena come a una situazione provvisoria, che si sarebbe conclusa alla fine del Primo Cammino. Qualcosa che potevo sopportare per amore, ma per un breve tempo. Ma ero certo che sarebbe stato per un breve tempo?

Chi avrebbe deciso qual era il ‘vero me stesso’, il mio Equilibrio? Ripensai alle parole del nostro Maestro: ‘&egrave chiaro che purtroppo anche a te eccita questa situazione, tanto quanto ti fa paura’…

Se l’Ordine mi avesse chiesto di rinunciare al corpo di Elena, cederla ad altri, cederla volentieri non per una settimana o un mese, ma per sempre’ per essere coerente col ‘vero me stesso’… amavo Elena abbastanza da accettare anche quello?

Mi resi conto di essere ancora eccitato. Non lo sopportavo. Dovevamo concludere il Primo Cammino, dovevo dimostrare di essere ‘bravo’ come Elena, dovevamo andare oltre, dovevo sapere quale sarebbe stato il mio destino…

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Tornammo in camera, ed Elena decise di cominciare a prepararsi per l’incontro con Simone. Non era stata precisata un’ora, ma stabilimmo che si sarebbe presentata da lui alle nove. Elena si fece un’altra doccia e si profumò, e poi si accinse a scegliere il vestito.

‘Il Maestro vuole che ti aiuti a prepararti’, le dissi. ‘Vuole che mi assicuri che tu sia bellissima”

Cominciammo coi vestiti. Erano tutti molto belli – Elena ha degli ottimi gusti e degli abiti di marca – ed Elena inizialmente ne selezionò due o tre fra i suoi preferiti.

‘Quale ti sembra meglio?’ disse lei.

Io esitai. Ne guardavo uno, poi un altro, poi tornavo al primo, senza convinzione.

Elena capì che qualcosa non andava. ‘Cosa c’&egrave?’

Io la guardai un istante, poi presi un altro capo dall’armadio.

‘Metti questo,’ le dissi, porgendolo un vestitino corto, grigioverde. ‘E’ il più sexy che hai. Ti sta benissimo.’

Elena era stupita. ‘E’… il tuo”

Io annuii. Era il mio vestito preferito, per tanti motivi. Perché le stava benissimo, veramente. E perché l’aveva indossato nella nostra prima vacanza assieme. Perché avevo una sua foto – la mia preferita – con quel vestito, incorniciata in camera.

‘Mettilo,’ le dissi ancora. Volevo dimostrarle che ero capace di cedere. Lei mi guardò con un sorriso incerto. ‘Va bene,’ disse. Capii che era contenta della mia scelta, e nello stesso momento sentii una stretta allo stomaco, ma non dissi nulla.

Scegliemmo le scarpe, dei bellissimi sandali col tacco molto alto, e un set di collana, orecchini e braccialetto molto fine.

Elena indossò il vestito e le scarpe, ovviamente senza intimo. Il vestito aveva una bella scollatura, non volgare, ma la rendeva veramente desiderabile. La collana di pietrine che si appoggiava sul suo seno completava l’opera’

Si pettinò e si truccò con cura. Elena ha sempre avuto molta classe, non &egrave eccessiva, sa essere elegante, semplice e perfetta allo stesso tempo. E quella sera lo era. Era bella come lo era stata in alcuni dei nostri momenti più magici.

Guardai l’orologio. ‘Cinque minuti,’ le dissi. ‘Andiamo?’

Lei annuì. Ci prendemmo per mano, e ci incamminammo verso la stanza di Simone. Il cuore mi batteva all’impazzata, avevo un nodo allo stomaco.

‘Cosa farai?’ mi chiese lei.

‘Ti aspetterò in camera,’ risposi.

Arrivammo alla porta. Io e Elena ci guardammo. Bussai, delicatamente. Ci tenevamo ancora per mano.

Simone apparve alla porta.

‘Eccola,’ dissi, spingendo delicatamente la mano di Elena in avanti. ‘Vieni,’ disse Simone a Elena, facendosi da parte per farla passare. Elena lasciò la mia mano, fece un passo. ‘Grazie,’ dissi a Simone. Lui mi guardò e fece un cenno con la testa, senza rispondere.

Mentre la porta si chiudeva, lo sentii dire: ‘comincia a spogliarti.’

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Passai le ore successive in camera, sdraiato a letto, a tormentarmi. Continuavo a ripensare a quelle tre parole’ ‘comincia a spogliarti’. Nonostante il nodo allo stomaco, la disperazione, la paura, fui tentato più volte di masturbarmi. Se almeno avessi potuto allentare quella tensione…

Erano le undici passate quando Elena entrò in camera.

‘Sono qui,’ disse. Le andai incontro, cercando di leggere il suo sguardo, ma non ci riuscii. Aveva le guance ancora arrossate, gli occhi lucidi.

Mi sedetti sul letto, e lei fece altrettanto.

‘Ti va’ Puoi raccontarmi?’ dissi. Vidi una sua esitazione. ‘Il Maestro ha detto”

Lei annuì. ‘Lo so,’ disse. Era evidente che non avrebbe voluto parlarne, ma si fece forza. Cominciò a raccontare, a bassa voce. Per qualche motivo, non mi guardava quasi mai negli occhi.

‘Appena sono entrata, Simone mi ha chiesto di spogliarmi.’

Annuii, arrossendo. Lo sapevo.

‘Mi sono tolta il vestito, e sono rimasta in piedi. Ho dovuto’ avevo le gambe aperte. Lui si &egrave seduto in poltrona. Ha detto che aveva parlato col nostro Maestro per decidere come procedere… che il Maestro gli aveva detto chiaramente che poteva’ avermi’ se lo desiderava.’

Strinsi i pugni. Elena arrossì mentre continuava. ‘Ma che lui gli ha risposto che non gli interessavo e che lo stava facendo solo come azione educativa.’

Immaginai l’umiliazione di Elena in quel momento, nuda con le gambe aperte davanti a Simone, mentre lui le diceva che non la trovava interessante’ E sentii un brivido…

‘Mi ha detto che si era fatto spiegare dal Maestro in cosa consisteva di preciso il mio Primo Cammino’ Che aveva cercato di capire se era possibile sfruttare quella serata per aiutare il mio percorso, e non solo il tuo’ E così il Maestro gli aveva detto’ tutto”

‘Tutto?’

‘Che io’ ho bisogno di essere umiliata”

Impallidii.

‘Ma anche che l’umiliazione’ mi eccita’ che non vengo soddisfatta da tanto tempo’ gli ha detto” mi guardò. ‘Lo sai. Della cosa’ delle mutandine bagnate.’

Di nuovo non potei fare a meno di immaginare come si fosse sentita Elena mentre Simone le diceva quelle cose, in quella situazione’

‘E così’ aveva deciso cosa fare’ continuò Elena.

Rimasi in attesa. Elena aveva le lacrime agli occhi.

‘Aveva preparato qualcosa che voleva che indossassi’ Mi ha fatto cenno di avvicinarmi. Mi ha detto che con un’altra si sarebbe sentito in difficoltà, ma che sapeva che io ero brava’ intelligente’ che avrei capito il perché di quello che sarebbe successo”

Stavo trattenendo il fiato.

Elena mi guardò. Era chiaro che tutti e due stavamo ripensando a quella sera in cui era rientrata a casa dopo essere stata con Educatore X, la sera in cui l’avevo chiamata una volta di troppo sul cellulare.

‘Vuoi’?’ mi chiese.

Mi stava chiedendo se volevo masturbarmi. Era assurdo’ Non sapevo cosa stesse per raccontarmi, eppure si, avrei voluto disperatamente farlo. Ma scossi il capo.

‘Aveva’ tre pinzette’ mollette… ‘

Cominciai a sentire il sangue che mi affluiva alla testa.

‘Non mi ha nemmeno toccata. All’inizio. Comunque, il minimo indispensabile.’

La guardavo in silenzio.

‘Ai capezzoli. E… ‘

Non riusciva a dirlo. Ma potevo immaginare. Feci un vago cenno col mento in direzione del suo bacino. ‘Lì’?’

‘Si,’ disse. Una lacrima le scivolò sulla guancia. ‘Erano pinzette di metallo, non so’ per cosa’ stringevano molto forte’ ho cominciato a piangere mentre lo faceva’ in silenzio’ mi lacrimavano gli occhi’ lui continuava a dirmi che ero brava”

Non lo disse, ma sapevo che l’aveva ringraziato.

‘Lì’ ti ha toccato.’

‘Si. Ha dovuto’ per…’

Annuii. Potevo immaginarlo.

‘C’era un’altra cosa che dovevo indossare.’

Fino a quel momento aveva cercato di guardarmi negli occhi mentre parlava, ma adesso abbassò lo sguardo.

‘Per qualche motivo’ in quel momento’ mi ha detto che il mio vestito’ era molto bello’ quello con cui ero arrivata,’ continuò Elena. ‘E nello stesso momento mi ha mostrato’ un collare’ un collare e un guinzaglio.’

‘Dio” mormorai.

‘Si &egrave chinato e mi ha detto all’orecchio’ Che quello era il mio Cammino”

Scossi il capo.

‘Ho detto di si, ho ringraziato… Ho visto che voleva metterlo’ Ma era scomodo, da seduto…’

Un’altra lacrima. ‘Mi sono inginocchiata.’

Di nuovo ebbi un’immagine fugace della scena, non riuscii a evitarlo. Elena nuda, inginocchiata’

‘Lui mi ha sorriso. Mi ha tolto la collana”

Ascoltavo in silenzio.

‘Mi ha chiesto di sollevarmi i capelli”

Vidi mentalmente l’immagine del suo collo nudo’

‘E mi ha allacciato il collare.’

Di nuovo non lo diceva, ma di nuovo sapevo che l’aveva ringraziato.

Elena singhiozzò. ‘Non mi ero mai sentita così’ Nemmeno…’ Si interruppe. La guardai, aspettando che completasse la frase, ma non lo fece’ E io non ebbi il coraggio di insistere.

‘Mi ha chiesto, ‘sai perché lo sto facendo, vero?’ Ho risposto di si’ E poi’mi ha colpito’ una sberla’ sulla guancia’ non era arrabbiato’ era freddo’ o quasi’ non so…’

La guardai, tremando.

‘L’ho ringraziato ancora.’

Inizialmente senza accorgermene, avevo cominciato a muovermi sul divano, in modo irrequieto’ cercando la la frizione del mio membro eretto contro i pantaloni. E dopo che me ne fui accorto, comunque, non riuscii a impormi di smettere. Mi fermavo, e poi ricominciavo senza rendermene nemmeno conto.

‘Mi ha chiesto se avevo visto che il tavolo era apparecchiato,’ continuò Elena. ‘Non ci avevo fatto caso. Ero ancora in ginocchio… Mi ha detto che aspettava un ospite.’

Trasalii. Un ospite?

‘Mi ha indicato una credenza, di fronte al tavolo, e mi ha detto che io sarei rimasta lì, in mostra, mentre ‘loro’ cenavano. Sono’ sono salita sul ripiano della credenza’ mi sentivo goffa’ Mi sono seduta’ ho aperto le gambe’ Simone si era alzato e mi si &egrave avvicinato. Ha detto ‘ti faccio vedere come’…’

Pausa.

‘Mi ha fatto sollevare le ginocchia e puntare i piedi sul ripiano’ sempre con le cosce aperte”

Cercai di non immaginare la scena’

‘Poi mi ha preso le mani, me le ha fatte passare sotto le ginocchia’ mi ha detto’ ‘quello che fai per i camerieri…”

Continuavo a muovermi sul divano.

‘Ho’ L’ho aperta’ L’ho tenuta aperta’ Per lui’ Per loro’ Tutto il tempo”

La guardai. ‘Loro chi?’ mormorai.

Elena arrossì. ‘Angela. La sua fidanzata.’

L’aveva umiliata di fronte a un’altra donna.

Avevo presente Angela. Era una ragazza molto carina, del Secondo Livello, castana, begli occhi da cerbiatta, un corpo molto ben proporzionato. Ripensandoci mi resi conto di averla vista spesso con Simone.

‘E’ arrivata poco dopo’ Avevano chiesto la cena in camera’ Lui’ Che &egrave un Quarto’ Aveva ordinato’ Lei sapeva già tutto, &egrave stato quasi come se non ci fossi’ Mi ha dato solo uno sguardo divertito’ Credo che le piacesse’ L’idea…’

‘E’ hanno mangiato? E basta?’

Elena scosse il capo. ‘Hanno mangiato. E poi si sono baciati”

‘Come se tu non ci fossi.’

‘Come se io non ci fossi’ Ma Simone mi ha chiesto’ mi ha ordinato di non abbassare lo sguardo”

Mi contorsi ancora…

‘A un certo punto’ Simone’ ha messo le mani fra le gambe di Angela’ Avevano quasi finito di mangiare’ hanno cominciato a baciarsi’ sulla bocca’ l’ha baciata sul collo’ e ha cominciato a’ con le dita’ forte’ Angela ansimava e teneva la testa sulla spalla di Simone’ogni tanto Angela mi guardava’ e anche Simone…’

Pensai a Elena sulla credenza’ aperta’ pensai alle sue ‘mutandine bagnate’…

‘E poi Angela &egrave venuta’ Dio’ tantissimo….’

‘E tu?’ Non sapevo perché avevo fatto questa domanda, non significava nulla. Ovviamente non poteva essere venuta, ovviamente non si era toccata, cosa le stavo chiedendo?

‘Io’ non ce la facevo più,’ rispose Elena. La vidi arrossire per quello che aveva appena detto. Sapevo cosa intendeva.

‘E poi”

Si fermò. Stava piangendo, ora. Non riusciva a continuare. Aspettai.

‘Poi’ Simone si &egrave alzato. Io’ avevo solo il collare’ ha agganciato il guinzaglio, con la clip. Ha indicato per terra, e ha detto ‘andiamo di là’… intendeva in camera.’

Ancora una volta scossi solo il capo, non sapevo cosa dire. Aveva detto che non l’avrebbe toccata, aveva detto che non era interessato.

‘Sono’ scesa dalla credenza’ Lui indicava ancora per terra’ Ho pensato al mio Cammino’ Tutti e due mi guardavano, si aspettavano qualcosa’ Mi sono messa carponi”

‘Dio” mormorai ancora.

‘L’ho seguito in camera’ Lui e Angela’

Per un solo secondo immaginai Elena nuda, a quattro zampe, con le mollette ai seni e al clitoride, probabilmente fradicia’ che seguiva Simone al guinzaglio.

‘Simone si &egrave tolto la camicia’ Stava per spogliarsi’ Poi si &egrave fermato. Ha detto ‘anzi, no, fallo tu’. Mi sono alzata in ginocchio’ solo per il tempo di sfilargli i pantaloni’ e poi i boxer”

Ripensai alla frase di Anna di poche ore prima: dicono ottime cose di lui

‘Mi sono rimessa carponi’ Simone ha legato il guinzaglio alla sponda del letto. L’ha arrotolato diverse volte, perché fosse abbastanza corto… Perché io fossi costretta a stare vicina’ E mi ha detto di nuovo’ che avrei guardato tutto. E che sapeva che ero brava…’

Pensai a quanto avrei voluto farlo io, in quel momento…

‘Si &egrave sdraiato con Angela e hanno cominciato a fare l’amore’ l’ha spogliata delicatamente’ e intanto la baciava’ la toccava’ la leccava’ dappertutto” Fece una pausa, e poi ripeté ‘dappertutto…’

Non sapevo a cosa stesse pensando’ Forse a niente’ Ma io sicuramente non avevo baciato Elena dappertutto‘ o leccato…

‘Poi’ l’ha presa”

Per qualche motivo, immaginai il letto muoversi davanti a Elena, immobile per terra.

‘l’ho sentita godere’ credo tre’ quattro volte’ l’ha presa in tanti modi”

Stava parlando soprattutto di Angela’ Era chiaro che la sua attenzione era stata concentrata su di lei’ O meglio, sul piacere che Angela stava ricevendo da Simone’ La soddisfazione’ Quella che a Elena mancava da così tanto’

Continuavo a contorcermi, stavo morendo dalla voglia di toccarmi’ Come lei in quel momento…

‘Solo” dissi, con un nodo in gola, ‘solo loro’ tu guardavi’ guardavi solo”

Elena annuì. ‘Si’ Credo che Angela volesse coinvolgermi’ a un certo punto’ ma Simone non ha voluto’ Però’

Esitò. ‘A un certo punto’ Angela mi ha preso il mento’ mi ha guardato negli occhi’ era vicinissima’ mi detto solo ‘quanto vorresti essere al mio posto, miss mutandine bagnate?”’

‘Al suo posto?’

‘Si”

‘Cosa’?’

Elena mi guardò. ‘Lui era dietro di lei’ sopra di lei’ la stava prendendo’ dietro….’

Arrossi anche io. Era una cosa che non avevo mai fatto con Elena, che non avevo mai proposto. Non sapevo nemmeno se lei l’avesse mai fatta’ se si, forse’ con Martin, il suo fidanzato precedente.

Odiavo Angela per aver fatto quella domanda’ Non chiesi la risposta.

Due lacrime rigarono la guance di Elena. ‘Si’ ho detto di si”

Capivo quanto le costava dirmelo. E sapevo che era sincera. E che lo era stata con loro.

‘Angela mi ha sorriso’ ‘

Cominciai ad ansimare.

‘Mi ha’ sputato’. in faccia”

Dio…

‘e mi ha detto’ ‘prova a chiederlo al tuo frocetto’ Simone &egrave mio”’

Non riuscii più a connettere’ La rabbia, la gelosia, l’eccitazione… tutto si mescolò insieme in una miscela esplosiva’ Gemetti ‘no’ no” mentre mio malgrado venivo’ venni tante volte’ sentivo i pantaloni che si bagnavano’

Ansimando, guardai giù. Una grossa macchia lucida tutto intorno alla patta. Anche Elena ansimava’ Guardò quello che avevo fatto. In quel momento pensai alla parola ‘frocetto’, allo spettacolo che avevo offerto a Elena, al fatto che ero venuto quando avevo sentito quella parola’ Il piano del Maestro si stava concretizzando’ Che uomo ero ai suoi occhi?

‘Non &egrave colpa tua” disse Elena alla fine, cercando di togliermi dall’imbarazzo. Ma si vedeva che stava nascondendo le proprie emozioni’.

‘Dopo’ quando hanno finito” continuò, senza aspettare che mi andassi a lavare, ‘Hanno fatto una doccia insieme’ E io sono stata fuori dalla doccia in ginocchio. Si sono baciati ancora, e toccati, ma’ solo questo’ E alla fine Simone mi ha detto che potevo togliere tutto e rivestirmi’ che aveva finito con me.’

Abbassai gli occhi. ‘Si”

‘Mi ha detto di raccontarti tutto.’

Annuii. Lo aveva fatto’

‘Mi sono vestita’ E sono tornata da te.’

Lo disse rimarcando la frase, ancora una volta per rassicurarmi, che io ero il suo fidanzato, che lei era con me. Le ero grato per questo, ma mi sentivo distrutto.

‘Devo’ lavarmi” dissi. Lei annuì.

Andai verso la doccia. E mentre mi pulivo il pube appiccicaticcio’ pensai a Simone, abbracciato a una bella ragazza che aveva appena fatto godere in tutti i modi, con la mia fidanzata inginocchiata fuori come un cagnolino’ La serata di Elena in camera di Simone cambiò molte cose. Secondo la normale prassi, il giorno dopo Simone aveva fatto un resoconto completo della sua ‘azione educativa’ al nostro Maestro. Francesco si era detto molto soddisfatto, e aveva invitato Simone a prendersi ancora ‘cura di noi’.

Pur non dimostrandosi particolarmente entusiasta della cosa, Simone aveva cominciato a frequentarci di più, unendosi piuttosto spesso al nostro gruppo di amici e ‘tenendo sotto controllo l’orgoglio di Elena’, come diceva lui. In pratica, ogni volta che Elena si comportava in modi che Simone giudicava ‘non abbastanza umili’, lui le amministrava delle piccole punizioni. Si trattava di cose molto meno ‘forti’ di quello che Elena aveva subito in camera sua, ma il fatto di subirle di fronte a tutti, e in particolare di fronte ai nostri amici e a Marco (che aveva un particolare ascendente su Elena) le rendeva particolarmente brucianti.

La cosa che accadeva più spesso era che Simone dicesse a Elena di tirarsi su la gonna e la sculacciasse di fronte a tutti – normalmente solo un paio di pacche, date così, in piedi, ma ben assestate e sonore. Questa poteva essere la punizione, per esempio, per avere espresso un’opinione sul modo sciatto di vestire di un certo maestro, o persino per aver detto ‘ti sbagli’ a qualcuno dei nostri amici. Le sculacciate divennero così frequenti che a un certo punto Simone smise di dire a Elena di tirarsi su la gonna; si limitava a dire ‘sei stata troppo orgogliosa’… lei arrossiva, si scopriva le natiche, e aspettava la sua punizione. In quei momenti, leggevo negli occhi dei nostri amici che trovavano quell’atto – Elena che si sollevava la gonna e si esponeva, le guance rosse per l’imbarazzo – molto eccitante. Avevano già visto molte volte le sue natiche, magari solo con un tanga, ma il fatto di vederla spogliare – contro la propria volontà, con le mani che le tremavano un po’ – era evidentemente diverso…

E in realtà, quando questo accadeva, anche Elena si eccitava. Io lo sapevo, e avevo il sospetto che anche qualcuno dei nostri amici se ne fosse accorto. Almeno Simone…

Un giorno, i nostri amici parlavano di un nuovo ragazzo appena arrivato, che pareva avesse un grande successo con le ragazze. A loro non piaceva molto; lo consideravano un belloccio immaturo con poco cervello. Il discorso si spostò sul fatto che aveva sedotto anche ragazze più grandi. Dato il tono della conversazione, Elena si lasciò sfuggire, ‘io con un ragazzino montato del genere non ci uscirei mai”

Questa uscita di Elena mi bruciò. Non mi piaceva che Elena scherzasse su questo tema. Ragazzino o non ragazzino, lei era con me: per quale motivo avrebbe dovuto uscire con questo tizio? Sapevo che l’aveva detto senza intenzione, ma non mi piaceva. Comunque, piacque ancora meno a Simone, che la fulminò con uno sguardo. ‘Ripeti?’ le disse.

Elena si rese conto di aver commesso un errore. ‘Io’ ho detto che non mi piacerebbe’ uscire con un ragazzino così”

Calò il gelo. ‘Tu dovresti essere onorata se quel ‘ragazzino’ ti degnasse di uno sguardo. Pensi di essere migliore di lui?’

Elena arrossì violentemente. ‘No’ scusa. Hai ragione.’

‘Permettiti un’altra volta un commento del genere e ti manderò da lui a implorarlo di dartelo.’

Tutto lo scambio aveva suscitato un po’ di imbarazzo, ma quell’ultima espressione, in particolare, fece calare il silenzio. Nessuno intervenne; tutti sapevano che Simone aveva l’autorità di Francesco e sapevano che se parlava in quel modo a Elena era per il bene di lei; nessuno ne dubitava. Nemmeno io. Infatti Simone era impassibile, quasi seccato. Nella tensione del momento, non sapevo dove guardare’ per qualche motivo, i miei occhi finirono sulle cosce di Elena. Le tremavano leggermente le ginocchia.

‘Sbrigati,’ disse Simone. Elena arrossì, e si alzò in mezzo a noi, dando la schiena a Simone. Prese l’orlo della gonna, arrossendo, e lo alzò, scoprendosi come sempre. Simone le impartì sei sonore pacche sulle natiche, abbastanza forte da lasciarle i segni delle dita.

‘E ora guardami.’

Elena si volse verso di lui, senza osare tirar giù la gonna senza permesso. Secondo le sue regole, divaricò le cosce.

Simone si rivolse ai nostri amici. ‘Non mi piace creare queste situazioni, che sia chiaro,’ disse. Gli altri gli dissero di non preoccuparsi, che capivano che era un suo dovere. Lui scosse il capo. ‘Comunque, chiariamo ai nostri amici una cosa,’ disse a Elena.

Eravamo seduti su un gruppo di piccoli divani, e al centro c’era un piccolo tavolino, con il piano in vetro. Simone lo indicò. ‘Siediti lì, e appoggiacela sopra.’

Elena arrossì, gli occhi lucidi per l’imbarazzo. Arrossii ancora. Credo che entrambi sapessimo cos’aveva in mente Simone. Lei si sedette sulla fredda superficie del tavolino. Simone la guardò, e poi guardò i nostri amici, con l’aria di chi sta per fare una dimostrazione. Guardò anche me, ma solo uno sguardo di sfuggita, come se la mia opinione gli interessasse meno di quella degli altri. Tornò a guardare Elena, e la colpì con un ceffone in volto.

Lei gemette. Io trasalii, stringendo i pugni, ma rimanendo immobile.

‘Grazie, Simone,’ disse Elena.

‘Alzati,’ disse lui.

Lei si alzò. Sul tavolino c’era una chiazza umida dove lei era stata seduta. Elena arrossì. Simone guardò i nostri amici, verificando che tutti vedessero. Poi, si rivolse a Elena. ‘Siediti di nuovo.’

Lei obbedì.

‘Slacciati la camicetta.’

Elena fu presa di sorpresa, ma rispose ‘si, Simone,’ cominciando a slacciarsi i bottoni. La slacciò tutta, e la aprì, scoprendo i bei seni nudi. Io mi sentivo sprofondare’ Non solo per quello che stava succedendo, ma anche perché non mi era possibile reagire’ In effetti, nessuno si aspettava una mia reazione. Era quasi come se non ci fossi, o se fossi un estraneo. Non riuscii a trattenermi dal guardare le reazioni dei nostri amici, Stefano, Tommaso’ Marco. Non si erano scomposti, ma sicuramente si erano goduti la vista dei suoi seni. Simone guardò Elena per alcuni secondi, e poi le colpì i seni, due schiaffi sonori. I seni di Elena oscillarono e si arrossarono.

Lei gemette di nuovo, una lacrima che le scivolava sulla guancia. ‘Grazie, Simone.’

‘Alzati,’ disse lui di nuovo.

La superficie di vetro era bagnata, molto più bagnata di prima.

‘Questo succede tutte le volte che ti sculaccio, Elena?’ chiese Simone.

Elena annuì. ‘Si, Simone.’

Lui diede uno sguardo ai nostri amici. Per qualche istante nessuno parlò, poi fu Marco a scrollare le spalle. ‘Non ti preoccupare, Simone,’ disse, ‘sapevamo anche questo’ conosciamo Elena.’

Elena arrossì ancora, violentemente. Sapevo che in quel momento sarebbe voluta sprofondare, e non solo per il commento che era stato fatto su di lei, ma perché l’aveva fatto proprio Marco, che era sempre il suo preferito’ Probabilmente non si era mai sentita così umiliata, così ferita nel vivo. E proprio perché capivo questo, mi sentii ferito anche io’ Essere trattata in quel modo di fronte a Marco le faceva molto più effetto di quanto non le facesse essere umiliata di fronte a me’

‘Pulisci il tavolino, adesso,’ disse Simone, alzandosi. ‘Vado a preparare la lezione di oggi,’ disse. ‘Buona continuazione, ragazzi.’

Elena lo guardò, esitante. Simone lesse al volo il significato del suo sguardo.

‘La camicetta, la allacci dopo che avrai pulito il tavolino.’

Si allontanò. Qualcuno dei nostri amici aveva passato a Elena un pacchetto di fazzolettini, e lei cominciò a pulire, rossa in volto. Mentre lo faceva, il busto piegato per raggiungere il basso tavolinetto, i suoi seni nudi, ancora arrossati dagli schiaffi, pendevano e oscillavano sotto di lei’ Di nuovo non riuscii a trattenermi dal dare delle occhiate ai nostri amici’ seguire i loro sguardi’ E di nuovo vidi che si, stavano guardando quello che temevo stessero guardando…

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Nel frattempo, ovviamente, sia io che Elena sapevamo che si avvicinava il momento in cui lei avrebbe dovuto cercare qualcuno che la ‘appagasse’, che le permettesse di ‘trasformare l’Energia’, come aveva detto il Maestro. Entrammo sul discorso la prima volta un pomeriggio, dopo pranzo, in camera nostra.

Lei accennò al fatto che il Maestro aveva detto di far presto al riguardo. Cercò di farmi capire che non le piaceva, ma non avevamo scelta. Io andai dritto al punto. ‘Tu vorresti che fosse Marco, vero?’

Lei annuì, guardandomi negli occhi, come per cercare di capire cosa provavo. ‘Io’ &egrave la persona con cui mi sento più a mio agio,’ disse. Mi prese la mano. ‘Ma se tu non vuoi’ dev’essere una cosa che decidiamo insieme.’

Se avessi veramente potuto scegliere io, avrei scelto chiunque ma non Marco. Avrei scelto qualcuno che a Elena non piaceva per niente, per esempio Ivan, o Matteo. In questo modo sarei stato sicuro che era una cosa fisica e basta. Ma Marco’ vedevo l’ammirazione di Elena per lui. Era un bel ragazzo, simpatico, intelligente, oggettivamente affascinante. Come potevo sapere che non avrei finito per perderla, se la concedevo a lui?

Se avessi potuto scegliere’ Ma non potevo. Non potevo costringerla a far sesso con qualcuno che non le piaceva. Lei diceva che non le sarebbe stato facile, che quella cosa la spaventava e la preoccupava’ Non potevo far altro che cercare di renderle le cose meno dure possibili. E quindi’

‘No, no, va bene,’ dissi, cercando di nascondere il fatto che lo facevo a malincuore. ‘Anche io mi fido di Marco più che degli altri.’

Elena annuì, e mi diede un bacio sulla guancia, sempre tenendomi le mani. Per qualche motivo, sentii che stavo avendo un’erezione. Era semplicemente quel contatto? O c’entrava il fatto di aver appena scelto chi l’avrebbe posseduta al mio posto? Forse le due cose insieme’

‘Vorrei” disse lei, guardandomi ancora attentamente, per capire le mie reazioni. ‘Vorrei che glielo chiedessimo insieme.’

‘A Marco?’

Lei annuì. Io scrollai le spalle. ‘Si” dissi, incerto. L’idea mi metteva un po’ in imbarazzo, sicuramente. Pensai che mezz’ora prima avevo bevuto per la terza volta un bicchiere di sperma di fronte a Elena’ Potevo sopportare anche quell’imbarazzo. ‘Si,’ ripetei.

‘E” continuò Elena, sempre fissandomi, ‘che facessimo tutto assieme. Io vorrei che tu ci fossi. Con me. Quando succederà.’

Io esitai.

‘Non voglio che ti tormenti pensando che magari sia diverso da come dovrebbe essere’ Sarà solo come deve essere. E voglio che tu lo sappia. Se te la senti. Ma lo vorrei davvero,’ disse, parlando di fretta. ‘Servirebbe anche a te. Lo potremmo dire al Maestro’ Ne sarebbe felice.’

L’idea non mi piaceva per niente. Ma certo, non mi piaceva nemmeno l’idea di lasciare Marco e Elena da soli e sperare che fosse ‘solo sesso’. Ancora una volta pensai come sarebbe stato tutto più semplice se Elena lo avesse fatto con qualcuno che non le piaceva. Ma era fuori discussione.

‘Non lo so,’ dissi. ‘Ci devo pensare. Ma’ si, credo che tu abbia ragione.’

‘Se dimostri di essere forte’ Di essere capace di sopportarlo,’ continuò lei, ancora tenendomi la mano, ‘arriveremo in fondo al Primo Cammino’ Sono convinta che siamo vicini, amore. Davvero.’

Il modo in cui Elena stava sussurrando, le sue guance arrossate, il fatto che mi stesse tenendo la mano’ Sentivo che la mia erezione stava diventando sempre più prepotente.

‘Si, lo penso anch’io,’ dissi.

‘Grazie,’ mormorò lei. Si avvinò per darmi un altro bacio sulla guancia. E successe. In qualche modo, mentre mi lasciava solo un istante la mano e si chinava in avanti, la sua mano mi toccò attraverso i calzoni. Fu solo un piccolo urto, ma subito dopo, non so per quale motivo, forse senza quasi rendersene conto, lei ci appoggiò sopra la mano. Io sussultai, lei si ritrasse subito.

‘Scusami,’ disse.

Io scossi il capo. Era incredibile, ma il contatto della mano di Elena, quei pochi secondi, mi aveva portato quasi al piacere. ‘Non importa,’ dissi, ‘non lo hai fatto apposta.’

Ci guardammo. Vidi qualcosa nei suoi occhi. Per un attimo, fui convinto che stesse per concedermi qualcosa’ Il cuore cominciò a battermi fortissimo. ‘Cosa?’ dissi, ‘cosa c’&egrave?’ Lei esito. Poi disse, ‘il Maestro ha detto che devi farlo il meno possibile’ ma che qualche volta”

Arrossii. Non mi stava per concedere niente. Mi stava solo dicendo che potevo masturbarmi….

Esitai. Avrei dovuto rifiutarlo, essere uomo e rifiutare quell’elemosina umiliante a cui l’Ordine mi aveva ridotto. Ma non riuscivo a resistere.

‘Va bene,’ dissi.

Mi alzai, e andai in bagno.

Elena rimase ad aspettarmi sul letto.

Mi sedetti sul water e cominciai’ Pensando a quello che ci eravamo detti. A quello che aveva detto Elena’

Al fatto che voleva che guardassi, quando sarebbe successo.

‘ e venni quasi subito…

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Un paio di giorni dopo, mentre stavamo per rientrare dai corsi, il Maestro ci avvicinò, e ci disse che doveva parlarci. Il tono era meno affabile del solito, e ci mise un po’ a disagio. ‘Ci sono delle novità, in particolare per te, Luca. Raggiungetemi questa sera al Bar dei Quinti. Dopo cena, alle nove.’

Quella comunicazione, e il tono un po’ freddo della sua voce, ci mise un po’ di ansia. In parte, era anche per il ricordo del precedente incontro in quel bar, e delle conseguenze che aveva avuto. Elena fu di poche parole per tutto il pomeriggio, e io più di lei. Come l’altra volta, cenammo presto, per avere tempo di prepararci con cura.

Dato che il bar era molto elegante, Elena si preparò per l’incontro con una mise adeguata: un bel tubino nero con spalline sottili, autoreggenti nere velate, tacchi alti, i capelli sistemati a chignon, collana e orecchini di perle. Mentre la guardavo (bellissima, desiderabile), non potevo fare a meno di pensare che l’avrebbero vista così anche i camerieri’ Salvo e gli altri’ gli stessi che si divertivano a umiliarci tutti i giorni’

Quando arrivammo, però, i camerieri erano tutti impegnati dietro al banco, e non ci notarono. Francesco era già al tavolo, e stava sorseggiando un whiskey mentre scriveva qualcosa, forse una mail, sul suo iPad. Vedendoci, ci fece un cenno. ‘Eccovi,’ disse. ‘Accomodatevi.’ Di nuovo, come quel pomeriggio, il tono della sua voce sembrò meno amichevole del solito. Nel salutare aveva fatto un mezzo sorriso, ma solo di convenienza. Facemmo per sederci di fronte a lui, ma ci fermò con un cenno. ‘Elena, tu qui, vicino a me,’ disse, indicando il posto vuoto alla sua sinistra sul divanetto su cui sedeva. Io mi sedetti di fronte a loro. Il fatto che fossimo stati divisi, e di trovarmi così ‘da solo’ di fronte al maestro, mi fece sentire più a disagio di prima.

‘Sei molto elegante, Elena,’ disse Francesco, ‘come sempre.’

‘Grazie,’ rispose Elena, sorridendo per quel complimento inatteso, che in qualche modo attenuava l’atmosfera un po’ tesa dovuta all’atteggiamento freddo di Francesco. Lui la guardò ma ancora una volta fece un sorriso solo accennato in risposta a quello di lei.

‘Allora,’ disse, ‘ci sono diverse cose che devo dirvi.’

Mi resi conto che non ci aveva nemmeno chiesto se volevamo bere qualcosa.

‘Prima di tutto,’ continuò Francesco, ‘sono passati quattro giorni, lo sapete? Li avete contati?’

Esitammo, incerti.

‘Vi avevo detto che volevo che trovaste qualcuno per Elena al più presto. Non pensavo che fosse una cosa così difficile,’ disse. Ora era chiaro che il suo tono era di rimprovero. Senza lasciarci il tempo di rispondere, proseguì: ‘se la guardo, non mi sembra una ragazza che non piace agli uomini.’

Mentre parlava, Francesco guardava soprattutto me. ‘Noi” mormorai, ‘noi abbiamo deciso chi sarà, Maestro’ dobbiamo solo trovare l’occasione per”

‘Quanto tempo ci vuole per trovarle un uomo?’ Mi interruppe lui. ‘Volete che ve lo faccio vedere io, quanto ci vuole?’

Mi sentii gelare il sangue. L’atteggiamento del Maestro era ingiusto; era lui che ci aveva detto di scegliere la persona più adatta’ Non aveva parlato di un numero preciso di giorni. Scossi il capo, ma Francesco aveva già fatto un cenno verso qualcuno alle nostre spalle. Non osai voltarmi, ma vidi Elena che arrossiva e abbassava lo sguardo e cametti di capire la sua espressione…

Sentii la voce alle mie spalle: ‘qualcosa da bere per i signori?’ Il tono era ironico, e si, conoscevo la voce. Era Salvo. Arrossi anch’io, mentre Francesco faceva una risatina, in risposta al doppio senso della domanda del cameriere. ‘No, no,’ disse. ‘Siediti qui un attimo con noi, per favore.’

‘Come vuole, Maestro,’ disse Salvo. Si sfilò il grembiule, e lo ripose accanto a me, sul divano. ‘Siedi lì, vicino a Elena,’ disse Francesco. Salvo sorrise, e si mise accanto a lei, dalla parte opposta rispetto al Maestro. Si sistemò comodo, un braccio appoggiato allo schienale del divanetto, dietro alla testa di Elena: Non potei fare a meno di notare che era molto più a suo agio di me.

‘Tu pensi che Elena non sia attraente, Luca?’ disse Francesco, tornando a rivolgersi a me.

Io scossi il capo. ‘No’ io”

‘E come mai ci state mettendo così tanto a trovare qualcuno che la possa soddisfare?’

Decisi di rispondere come ritenevo giusto. ‘Noi avevamo capito’ che potessimo cercare’ scegliere la persona più”

‘Si, vi ho detto di scegliere la persona che ritenevate più adatta,’ mi interruppe Francesco. ‘Ma non pensavo che ci volesse una settimana.’

‘Non avevamo capito” mormorai. In quel momento mi accorsi che Salvo aveva spostato il braccio che teneva dietro la schiena di Elena, e che le sue dita ora sfioravano la sua spalla nuda’ Francesco si accorse del mio sguardo.

‘Lo vedi? Si, Luca, la sta già toccando. Da quanto tempo &egrave seduto qui con noi, un minuto?’ disse. ‘Cosa pensi allora, la trova attraente?’

Io lo guardai. Con la coda dell’occhio, vidi che Salvo sorrideva, stava cominciando a capire il suo ruolo, e non gli dispiaceva.

‘Si’ penso di si” mormorai. ‘Certo”

‘Quanto tempo pensi che ci vorrà prima che la sua mano scivoli sotto il vestito?’ disse Francesco.

Io rabbrividii. ‘Io”

Salvo lo prese come un invito, e sorrise ancora di più. Spostò il braccio in avanti, appoggiando tutta la mano sulla spalla di Elena. Poi la fece scivolare giù. Fino all’orlo del vestito. Oltre l’orlo. Vidi Elena che arrossiva e rabbrividiva mentre la mano di lui le si appoggiava su un seno.

‘Ha ragione’ Maestro’ le chiedo scusa” dissi, abbassando gli occhi. ‘Noi”

‘Se non trovi un uomo per Elena entro due giorni,’ disse Francesco, ‘Ci penserò io, come vi avevo detto.’ Indicò Salvo, quello che stava facendo con la mano sotto il vestito di Elena. ‘Così &egrave più chiaro?’

‘Si, Maestro”

‘Bene,’ disse Francesco.

Il cameriera stava ancora palpando Elena, con calma. Con l’altra mano, le stava accarezzando una coscia con la punta di un dito, quasi distrattamente. Andava su e giù, da poco sopra al ginocchio a poco oltre l’orlo del vestito. Avrei giurato che arrivava ad accarezzarla fin sopra le autoreggenti, alla pelle nuda’

‘Ora,’ disse Francesco, accendendo il display dell’iPad, ‘ci sono delle cose che devo mostrarvi.’

‘Vuole che vi lasci, Maestro?’ chiese Salvo.

‘No, perché?’ rispose Francesco. ‘Toccarla ti piace, no?’

‘Certo,’ fece lui, sorridendo.

‘Allora continua pure.’ Guardò il cameriere con un’aria quasi di scusa. ‘Mi spiace, ma non posso permetterti di fare sesso con lei, al momento. Vorrei che fossero loro a prendere l’iniziativa su questo. Va bene?’

‘Lo capisco, Maestro,’ disse Salvo. ‘Non c’&egrave problema.’

Francesco si rivolse di nuovo a noi. ‘Come vi ho detto, stavamo cercando una soluzione al problema di Luca,’ disse. ‘Di che problema parlo, Luca?’

Io arrossii. Doverlo dire, e di fronte a Salvo, era molto umiliante. ‘Del fatto’ che” non sapevo come esprimermi. ‘Mi eccito’ e non posso”

Lui rimase in attesa.

‘Non posso’ fare l’amore con Elena’ e non dovrei masturbarmi,’ dissi.

‘Esatto,’ disse Francesco. ‘Una soluzione c’&egrave, l’ha trovata Anna. Il problema &egrave dove l’ha trovata.’

Rimanemmo in attesa.

‘Purtroppo si tratta di un articolo di un genere che preferiamo non acquistare come Casa dei Cinque. Girano tante calunnie su di noi, non vogliamo alimentarle comprando online certe cose.’

Arrossii. Ricordavo qualcosa’ E temevo qualcosa. Elena non capiva. Ora Salvo le stava accarezzando la coscia in modo più esplicito. L’orlo del vestito era leggermente sollevato, e si vedeva il bordo delle calze. Elena aveva le lacrime agli occhi, e tremava leggermente, ma non osava dir nulla.

‘Anna ha trovato la soluzione anche a questo, comunque,’ disse Francesco. ‘Una carta di credito ce l’hai, Luca, vero?’

Io annuii.

‘Ecco. Farai tu l’acquisto.’

Arrossii ancora. Pagare con i miei soldi… quello che volevano impormi’

Abbiamo preparato una wishlist su Amazon. Ti basterà mettere i tuoi dati bancari e pagare,’ continuò Francesco. ”All’inizio avevamo in mente un solo articolo, ma ne abbiamo aggiunti alcuni altri. Non servono solo a risolvere il tuo problema’ Già che c’eravamo, abbiamo deciso di prendere due piccioni con una fava.’

Esitai ancora. Salvo aveva fatto scivolare la mano sulla coscia di Elena, e la stava toccando fra le gambe, sotto la gonna. Non sapevo come, cosa le stesse facendo. Ma Elena aveva il respiro affannato.

‘Come sapete, uno dei modi che abbiamo deciso di usare per umiliare Elena &egrave quello di farle percepire chiaramente che l’uomo che si &egrave scelta, il suo fidanzato, la persona che lei ha deciso di amare, &egrave un perdente, la cosa più lontana da un ‘maschio alfa’… ‘

Strinsi i pugni sotto il tavolo. Parlava di me, e lo faceva in terza persona, benché si rivolgesse anche a me, soprattutto a me’

Quasi come se avesse percepito i miei pensieri, tornò al ‘tu” e non fu meno umiliante. ‘Quindi abbiamo deciso che fosse utile farti comprare alcuni articoli adeguati al tuo ruolo.’

Sapevo che sarebbe stato imbarazzantissimo’ Ma a quel punto desideravo solo che smettesse di tirarla per le lunghe’ Che dicesse di cosa si trattava’ Che ci mostrasse il contenuto della wish list, che chiudessimo la conversazione, ci lasciasse liberi’ togliendo anche Elena dalle mani di Salvo.

‘Ora però fammi capire, Luca,’ disse Francesco, riprendendo il tono severo che aveva avuto all’inizio del nostro incontro, ‘perché a questo punto comincio ad avere qualche dubbio. Hai intenzione di collaborare o no?’

Esitai. Elena mi guardò, e le lacrime che aveva agli occhi per il fatto di stare venendo toccata da Salvo si ingrossarono, e una scivolò lungo la guancia. Ancora una volta lessi nei suoi occhi l’espressione supplicante che conoscevo bene…

‘Si, Maestro,’ dissi. ‘Certo”

Lui mi guardò per qualche secondo in silenzio, poi spostò leggermente in avanti il tavolino. ‘Allora vieni qui. In ginocchio, davanti a Elena.’

Spalancai gli occhi, colto di sorpresa. Cosa? Per quale motivo?

‘Si’ Maestro,’ mormorai. Mi alzai, le gambe che mi tremavano. Girai attorno al tavolino, passando di fronte a Salvo, che mi guardava con un ghigno. Si stava chiaramente godendo la scena. Mi inginocchiai, mentre lui toglieva la mano che aveva tenuto fra le cosce di Elena. Sentii l’odore del sesso di lei’ Pensai che le dita di Salvo erano umide’ Per un attimo immaginai persino di prenderle in bocca. Arrossii ancora, non capivo nemmeno io cosa stavo provando’

‘Elena leggerà la wishlist e ti dirà cosa contiene,’ disse Francesco. ‘E nel frattempo, tu la puoi leccare, Luca.’

Mi sentii il cuore in gola. Io e Elena ci guardammo. Eravamo sconvolti, tremavamo. Salvo aveva ancora la mano sul suo seno, e osservava.

‘E’ un’occasione che non si ripresenterà molto spesso, Luca,’ disse Francesco. ‘Ma visto che Elena non ha ancora potuto venire soddisfatta da un uomo,’ continuò, ‘ora verrà godendo dell’umiliazione del suo fidanzato.’

Ansimavo. E il solo pensiero di poterla leccare me lo aveva fatto diventare durissimo, nonostante tutto’

Francesco cliccò sull’iPad, aprendo la wishlist. ‘Cominciate, piccioncini.’

Scivolai fra le gambe di lei. Mi riempii le narici del suo odore inebriante. Era già bagnata, forse per la situazione, forse per le carezze di Salvo’ sentii l’odore molto prima di cominciare a leccare. Le baciai le cosce. Le leccai. Cominciai a risalire.

‘O mio dio” la sentii dire.

‘Dì a Luca quello che vedi,’ le disse Francesco.

‘Una gabbia di plastica” disse Elena. Chiusi gli occhi’ era come pensavo. ‘E’… una cintura di castità’ per uomini’ di plastica’ con lucchetto’ e’ stimolatore’ dio”

Affondai la lingua, sprofondando il volto fra le sue cosce. Era terribilmente umiliante, ma sentivo che si stava bagnando, e decisi che l’unica cosa che volevo era farla venire, ancora una volta, anche se facendolo stavo dimostrando definitivamente la mia inferiorità come uomo e come maschio’

‘Luca sa di che si tratta,’ disse Francesco, ‘avanti.’. Pensai che avevo il viso fra le gambe di Elena, non si poteva vedere quanto stavo arrossendo’

‘Oh” Elena gemette di nuovo, passando all’articolo dopo. Il suo respiro era affannoso.

‘Questo lo useremo poco,’ disse Francesco. ‘Potrebbe essere usato come premio, solo per occasioni molto speciali.’ Si rivolse a me. ‘Non ti fare illusioni.’

‘E’…’ mormorò Elena, mentre io alternavo piccole succhiatine al clito e leccate fra le grandi labbra. ‘E’ una vagina di plastica’ di lattice’ vibrante’ tre’ tre velocità’.’

Diedi un’occhiata in su, per guardare per un attimo Elena in volto, e solo in quel momento mi resi conto che la situazione era cambiata’ Salvo le aveva abbassato una spallina del reggiseno, le aveva scoperto un seno’ e lo aveva preso in bocca. Francesco si accorse della mia reazione. ‘Salvo ti sta aiutando. Ci sono solo ancora due articoli, mi aspetto che tu faccia venire Elena’ Non ti distrarre.’

Tornai fra le cosce di lei.

Il terzo oggetto. ‘Questo’ &egrave un lubrificante,’ disse Elena.

Affondai la lingua dentro di lei, sentivo i suoi succhi su tutta la faccia.

‘Avanti,’ disse Francesco.

‘Dio”

Dio’ Cosa? Conoscevo Elena, i suoi ritmi, il suo modo di arrivare all’orgasmo, li conoscevo abbastanza da sapere che era vicina. Cominciai a scivolare con la lingua su, fino al clito e poi giù, a penetrarla cacciandole tutta la lingua dentro, per poi risalire di nuovo, titillarle ancora il clito…

‘Un’ butt.. butt plug’ medio’ nero’ anale”

‘Da indossare mentre Elena fa l’amore con gli altri uomini, per ricordarti chi sei,’ disse Francesco rivolto a me.

Io avevo le lacrime agli occhi’ Affondai il viso con disperazione fra le cosce di Elena’ Sentii le sue mani che mi afferravano i capelli, mi spingevano contro il suo sesso’ Me lo strofinò forte sul viso, mi faceva quasi male’ E poi la sentii venire, gemendo, quasi urlando di piacere’

Mi ero fermato, lasciai fare tutto a lei, lasciai che continuasse a strofinarmisi addosso, che continuasse a sussultare, a gemere’

Passarono diversi minuti prima che Elena si riprendesse. Alla fine, allontanai la testa dal suo sesso, a malincuore’ Rimasi in ginocchio, in attesa che il Maestro mi concedesse di alzarmi.

‘Comprerai tutto questa sera, te lo farai inviare qui, a questo indirizzo, ma a tuo nome,’ disse Francesco.

‘Si, Maestro,’ dissi.

Lui annuì. Guardò Elena, e poi Salvo. Dopo l’orgasmo di lei, anche Salvo si era tirato indietro. Probabilmente capiva che lo spettacolo era finito’ Ma non era così.

‘Ora,’ disse Francesco, rivolgendosi a me e alludendo a Salvo, ‘abbiamo lo stesso problema dell’altra volta.’

Lo guardai, rendendomi conto che non era finita ma senza capire cosa stava per succedere. Lui si volse verso Elena. ‘Salvo &egrave eccitato,’ disse. ‘E non possiamo costringerlo a masturbarsi in bagno. Il tuo fidanzato si masturba sul water, perché &egrave un debole. Gli uomini no.’

Salvo sorrise per l’inaspettata svolta della situazione, in attesa di capire cos’aveva in mente il Maestro.

Francesco guardò ancora Elena. ‘Se c’&egrave una donna disponibile, un uomo non si fa una sega’ se la fa fare.’

Elena arrossì.

‘E direi che qui c’&egrave una donna più che disponibile, no?’

‘Si, Maestro,’ rispose Elena, abbassando gli occhi.

Salvo aveva capito ed era chiaramente contentissimo. Appoggiò la schiena al divanetto, mettendosi ancora più comodo.

‘Tu resta lì e guarda,’ mi disse Francesco. ‘Ragazzi, spero proprio che questa serata vi abbia chiarito che non ho intenzione di aspettare ancora molto per quello che vi ho chiesto.’

‘Si, Maestro,’ rispondemmo.

Elena portò le mani alla patta di Salvo. Le tremavano. Gli slacciò i pantaloni. La vidi che lo tirava fuori’ lo vidi da vicino. Vidi la mano di lei’ prendergli l’asta’ cominciare a scivolare’ Pensai a quanto avrei voluto essere al suo posto’ Non si baciarono né toccarono, lei si dedicò solo a servirlo con le mani’ lo faceva come se fosse un dovere, ma allo stesso tempo con delicatezza e dolcezza’

Per me era un supplizio’ Me lo sentivo esplodere nei calzoni’

Salvo si lasciò servire con calma, per molti, lunghissimi minuti, poi cominciò ad ansimare.

In quel momento mi resi conto che ero lì davanti, in ginocchio’ Proprio lì davanti’ E lui stava per venire…

‘Ora, Elena,’ disse Francesco, ‘ti chiarirò definitivamente chi &egrave il tuo fidanzato.’

Mi sentii gelare il sangue.

‘Apri la bocca,’ disse il Maestro, rivolto a me.

Esitai. Non potevo. Guardai Elena. Era bella’ bellissima. La amavo. Non potevo deluderla’ avevo perso…

Era già successo, lo avevo già bevuto. Mai così’ ma lo avevo già fatto.

Aprii la bocca. Elena guardò Francesco, e poi me. Con gli occhi lucidi, prese a masturbare Salvo più velocemente, e lo fece in modo da puntare alla mia bocca’ fissandomi mentre lo faceva’

E sentii i primi, caldi getti sbattermi contro la lingua… La prova a cui il Maestro ci aveva sottoposti al bar dei Quinti era stata molto dura, ma ebbe l’effetto che doveva avere. Il giorno dopo, né io né Elena avevamo più alcun dubbio: non c’era più spazio per le esitazioni. Non ce lo dicemmo esplicitamente, ma entrambi sapevamo che qualcosa era cambiato dentro di noi. Non era la paura di altre punizioni a farci sentire l’urgenza di fare quello che il Maestro ci aveva chiesto’ L’urgenza c’era perché ci sentivamo in ritardo, colpevoli per avere atteso così a lungo.

Mi svegliai presto. ‘Vado a comprare i preservativi,’ dissi a Elena, che era ancora a letto. ‘Per Marco.’

Elena mi guardò con un sorriso incerto. Pensai che non sapeva se mostrarsi felice della convinzione che stavo dimostrando o dispiaciuta per il sacrificio che stavo per fare. Volevo che capisse che ero felice di farlo per lei. ‘Anche se’ visto che prendi la pillola’ se lo preferisce può non usarlo.’

La guardai, e mi corressi. ‘Se lo preferite.’

Elena sapeva bene il significato di quella frase. Era una ‘nostra cosa’, fin dai primi tempi in cui eravamo fidanzati, il fatto che lei fosse particolarmente sensibile alla sensazione di sentirsi venire dentro. Me lo aveva descritto come un piccolo ‘tic’ che percepiva a malapena ma la mandava in estasi. Era il motivo principale per cui preferiva la pillola ai preservativi.

Quel ‘tic’ era una cosa mia, ero io a farglielo provare’ prima della Casa. E ora lo stavo cedendo, anche quello’

Elena sorrise ancora. ‘Grazie,’ disse. Le diedi un bacio fugace, sulla guancia, e andai. Mentre camminavo riuscivo a pensare solo a una cosa, solo a quel ‘tic’ che avrebbe fatto lo sperma di un altro uomo dentro di lei’

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L’infermeria aveva un piccolo reparto di prodotti per ‘la salute e il benessere sessuale’, collocato in modo abbastanza discreto in una piccola nicchia. Avevano appena aperto, e non c’era nessuno, al di fuori della commessa alla cassa, una signora formosa di mezza età. Le feci cenno che andavo a scegliere qualcosa ‘lì”, e lei mi rispose con un sorriso cortese.

Presi subito un pacchetto di preservativi ‘supersottili’, e da 12: preferivo non doverci tornare presto. Prima di andare alla cassa, però, diedi un’altra occhiata ai vari modelli, con l’intenzione di verificare se ce ne fosse qualcuno che per qualche motivo fosse più adatto a dimostrare la mia ‘buona volontà’; ma in realtà erano tutti abbastanza simili. Il mio sguardo fu attratto anche da quelli ‘comfort/XL’, ma non potevo sapere se Marco ne avesse bisogno. Forse prima o poi mi sarebbero serviti’ Esitai. E poi l’occhio mi cadde su un flaconcino di lubrificante.

Avevo ordinato il lubrificante anche su Internet, ma sarebbe arrivato solo fra qualche giorno. In quel momento, comunque, non pensai nemmeno all’ordine su Internet, al lubrificante per me.

Personalmente, non l’avevo mai usato. Non ne avevo mai avuto bisogno, anche perché non avevo mai fatto, e nemmeno proposto, sesso anale con Elena. Non avevo nemmeno mai avuto il coraggio di accennare al discorso. Non sapevo nemmeno bene perché. Mi dicevo che forse era la paura di ‘non riuscire’ se avessimo provato. In ogni caso, le cose stavano così. E nemmeno lei ne aveva mai parlato.

Però’ Sapevo che molti uomini lo fanno e lo considerano normale. Che lo chiedono, che magari lo pretendono. Sapevo che molti dei miei amici lo avevano fatto con le loro fidanzate (e quando se ne parlava mi sentivo sempre a disagio e cercavo di cambiare discorso). Non c’era motivo di pensare che Marco non lo avrebbe chiesto. Poteva succedere. Forse lui si sarebbe semplicemente preso quello che a me imbarazzava solo nominare.

Presi il flaconcino, arrossendo. Non arrossivo per la commessa, sarei arrossito anche se fossi stato solo.

Pensai che non lo avrei detto a Elena. Avrei tenuto il lubrificante in tasca, e l’avrei tirato fuori solo se fosse servito. Ciononostante, l’idea che potesse succedere’ che finissi per doverlo tirar fuori dalla tasca’ lo sguardo che mi avrebbe dato Elena quando si fosse resa conto di quello che avevo ‘programmato’ per Marco’ mentre mettevo i prodotti sul bancone della cassa, mi tremavano leggermente le mani. La signora accennò appena a un’occhiata divertita, ma rimase professionale e cortese e non disse nulla.

Uscii dal negozio con il sacchettino di carta e mi avviai verso la nostra camera. Mentre attraversavo il salone principale, ebbi un tuffo al cuore. Proprio Marco stava venendo dalla parte opposta, ci saremmo incrociati. Lui mi vide e mi fece un cenno di saluto. Sentii le ginocchia che mi diventavano deboli nei pochi passi che ancora ci separavano.

‘Marco, scusa, posso?’

Lui si fermò di fronte a me. ‘Certo, dimmi.’ Credo che fossi ancora rosso in volto, e infatti lui mi diede uno sguardo strano. ‘Cosa succede?’

‘No, no, niente,’ risposi. ‘Volevo chiederti’ Io e Elena avremmo bisogno di parlarti. Se possibile anche oggi’ comunque presto.’

Lui annuì. ‘Va bene, nessun problema. Facciamo subito dopo pranzo? Più tardi devo tenere una lezione. Ci troviamo qui, andiamo in un angolo appartato e mi dite tutto. OK?’

Arrossendo ancora, annuii. ‘Si, perfetto, grazie.’

Lo salutai. Avevo il cuore a mille. Se gli parlavamo già nel primo pomeriggio’ forse avremmo potuto proporre per la sera’ quella sera stessa’

Arrivai in camera affannato, e dissi tutto a Elena. Lei mi guardò, e pur essendo imbarazzata per quello che stavamo avviandoci a fare, per la situazione, per una volta la vidi anche felice del mio comportamento, quasi radiosa… ero orgoglioso del modo in cui mi guardava. Mi diede un bacio sulla guancia, un bacio morbido…

Poi si staccò, sempre sorridendo. ‘Presi?’

Trasalii. Indicava con lo sguardo il sacchettino, e mi resi conto che nell’agitazione non avevo tolto il lubrificante.

‘Si,’ dissi, arrossendo, sperando di essere in tempo a tagliare lì il discorso, ma lei aveva già preso il sacchettino e lo stava aprendo. Fece per tirare fuori la confezione dei preservativi, ma poi si fermò. Mi diede uno sguardo sorpreso, e tirò fuori il flacone di lubrificante. Lo guardò, leggendo l’etichetta, girandolo in mano, poi tornò a guardare me. Sentivo le guance andare a fuoco per l’imbarazzo.

‘E’ per questa sera?’ chiese. Il senso della domanda mi era chiaro: voleva sapere se per qualche motivo avevo anticipato l’acquisto del mio lubrificante, quello che avrei dovuto usare, nel caso, con la vagina di lattice’ oppure se effettivamente avevo preso il flacone per lei e Marco.

‘Si,’ mormorai. ‘Per’ questa sera.’

Lei era stupita, disorientata, non sapeva bene cosa dire.

Balbettai qualcosa: ‘non dico’ Non so se lui’ lo vorrà’ Non dico di proporlo’ Ma se lui volesse’ Tu’?’

Elena annuì. ‘Si, certo,’ disse. ‘Non sono’ &egrave solo’ mi ha stupito da parte tua. Ma hai fatto bene.’ Esitò, guardando ancora il lubrificante. ‘Sei stato davvero bravissimo oggi.’

In quel momento ripensai a quello che diceva il Maestro, che voleva che Elena mi vedesse come un maschio incompleto, imperfetto, debole. Mi resi conto di aver fatto un passo importante in quella direzione. E non era solo la sua percezione di me. Il modo con cui con naturalezza Elena aveva detto ‘si, certo,’ che ‘lo’ avrebbe fatto per Marco se lui l’avesse chiesto’ l’evidenza che la cosa non la scandalizzava, non la impauriva, non le creava nessun problema’ non c’era nessun dubbio che se io e lei non lo avevamo mai fatto era solo perché io non ero abbastanza ‘maschio’ per chiederlo’

In quel momento un altro pensiero mi sfiorò la mente. Martin, il suo ex, quello da cui lei andava tutti i fine settimana’ che la aspettava comodamente a casa sua mentre lei faceva chilometri in macchina per presentarsi a lui’ una volta che lei era lì’ per lui’ perché non avrebbe dovuto prendersi tutto?

Lei si accorse che stavo diventando pensieroso, e mise giù il sacchettino. ‘Mi aiuti a decidere cosa mettere, vero? Come mettermi carina, per l’incontro con Marco.’

Mi sentii spiazzato, un po’ ferito del fatto che forse aveva capito il mio imbarazzo e non aveva ritenuto di aiutarmi a uscirne, e che lo aveva semplicemente scrollato via con un nuovo discorso’ Ma non mi sentivo solo ferito.

Quello che ci eravamo detti, e i miei pensieri su Martin, mi avevano messo addosso il desiderio disperato di masturbarmi’

Questa volta però sapevo che il desiderio sarebbe rimasto insoddisfatto…

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La preparazione di Elena per l’incontro con Marco (come era successo per la sera con Simone) fu un tormento per me. Feci del mio meglio per aiutarla a essere bellissima, soffrendo per il fatto che lo scopo era sedurre un altro uomo. Scegliemmo un bel vestitino nero, con la gonna morbida, a balze, sopra il ginocchio, due spalline sottili, una bella scollatura. Lo abbinammo con delle scarpe décolleté tacco alto di Versace, anch’esse nere, molto sexy. Anche se ci stavamo solo preparando per ‘parlare’ con Marco, volevamo che Elena facesse la migliore impressione possibile. Elena passò quasi un’ora a pettinarsi, profumarsi e truccarsi, come sempre un trucco molto delicato, di classe. E come sempre, quando fummo pronti, io la vidi e la trovai irresistibile’

E poi pensai che la stavo per offrire a un altro uomo’ Elena vide il mio sguardo, mi sorrise. ‘Sono orgogliosa di te, amore mio” mi disse. Io annuii, cercando di ricambiare il sorriso. ‘Ne sono felice,’ dissi. ‘Andiamo’ Marco ci aspetta.’

Arrivammo nel salone principale tenendoci per mano. Marco era seduto su un divanetto in disparte, e ci fece cenno di avvicinarci.

‘Ciao, ragazzi. Va bene qui?’ chiese.

‘Benissimo, grazie,’ rispose Elena. Marco indicò con un gesto il divanetto di fronte al suo, e io e Elena ci sedemmo. Nonostante l’imbarazzo del momento, Elena non scordò di aprire le gambe non appena fu seduta davanti a lui. La gonna a balze, comunque, era abbastanza morbida da adagiarsi sulle sue cosce e coprire le sue intimità.

‘Sei bellissima, Elena,’ disse Marco, guardandola con un sorriso. Lei arrossì e ringraziò. ‘Allora,’ continuò lui, ‘ditemi tutto.’

Io e Elena ci guardammo. In quel momento mi resi conto che non avevamo deciso nulla circa chi dovesse parlare e cosa dire di preciso. Vidi comunque che Elena esitava, e mi decisi a rispondere io.

‘Dunque’ &egrave una cosa un po’ imbarazzante,’ dissi, arrossendo.

Marco sorrise, scrollando le spalle, tranquillo. ‘Non ti preoccupare.’

‘Tu sai’ che io e Elena’ insomma’ non possiamo avere rapporti’ per decisione del Maestro.’

Lui annuì.

‘Lei però’ insomma’ sapete che &egrave spesso eccitata’ anche perché noi non’ non lo facciamo”

Marco annuì ancora, sorridendo. Era chiaro che stavamo tutti e tre pensando alla questione delle ‘mutandine bagnate’.

‘Visto che io non posso’ Il Maestro vuole che qualcun altro le consenta di fare la Transizione’ che qualcuno’ si occupi di soddisfare la sua voglia’ al posto mio.’

Lui stava cominciando a capire. Guardò Elena. Lei era imbarazzatissima, ma riuscì a non abbassare lo sguardo. Marco attese che continuassi, alternando con lo sguardo fra me e lei.

‘Il Maestro’ ci ha permesso’ di scegliere’ chi deve essere”

Silenzio. Marco rimase ancora in attesa. Ora era chiaro che aveva capito, ma aspettava che fossi io a dirlo.

‘Ecco’ a noi’ piacerebbe”

Di nuovo il suo sguardo andò a Elena, ma questa volta non la guardò negli occhi; o meglio, lo fece solo di sfuggita. Questa volta aveva guardato il suo corpo’

‘Ci piacerebbe che fossi tu.’

Marco sorrise. ‘Capisco” disse. Io e Elena avevamo il fiato sospeso, il cuore che ci batteva all’impazzata; lui era tranquillo, come se gli avessimo proposto di fare una gita assieme. Mi guardò. ‘Chi &egrave di voi che ha deciso?’

Io e Elena rispondemmo insieme, ‘tutti e due’. Ci rendommo conto di essere stati ridicoli, e questo ci rese ancora più nervosi. Marco continuava a guardarci e sorridere.

‘Be’, cosa posso dire,’ disse, appoggiandosi allo schienale. Guardava principalmente me, ora, anche se lo sguardo ogni tanto anche a lei. ‘Elena &egrave una bella ragazza. Bellissima direi.’

Elena arrossì ancora. ‘Grazie”

‘E sono contento di contribuire al vostro Primo Cammino aiutandovi in questo, visto che vi considero amici,’ continuò lui. ‘Però”

Lo guardammo allarmati. Però?

‘Devo mettere alcune condizioni.’

Annuimmo, restando in attesa.

‘Se volete cedere a me il controllo, io prenderò il controllo. Cedere il controllo non significa patteggiare; significa arrendersi. Deciderò io tutto. Farete quello che dico.’

Il tono non era aggressivo; paradossalmente, era amichevole, quasi da fratello maggiore. Annuimmo di nuovo, sollevati di sapere che quel però non era la premessa a un rifiuto.

‘Cominciamo stasera, ma non sarà una cosa di una sola serata. L’Energia di Transizione non &egrave puro piacere della carne’ Per essere davvero incanalata, sfruttata per crescere, ci vuole intesa, familiarità, e questo non lo raggiungeremo la prima volta.’

Avrei voluto chiedere a cosa pensava davvero’ Quanto lungo intendeva che sarebbe stata questa loro relazione’ Ma non ebbi il coraggio, non era in mio potere trattare. E non era appropriato. Non volevo rovinare la buona impressione che avevo fatto a Elena quella mattina.

‘Va bene,’ dissi. Anche Elena annuì. ‘Certo’ Va bene.’

Confusamente mi resi conto che in quel momento Elena aveva appena accettato di essere usata sessualmente da Marco ripetutamente, per un periodo imprecisato…. Che lo aveva fatto con naturalezza, con la stessa naturalezza con cui lui l’aveva chiesto.

‘Tu sarai presente?’ chiese poi, rivolto a me. ‘Il Maestro ha specificato qualcosa in proposito?’

‘Io’ No, il Maestro non ha detto nulla. Noi pensavamo che’ si’ che ci farebbe bene’ se io fossi presente” Esitai. Per un attimo, individuai la possibilità di mostrarmi remissivo e al contempo risparmiarmi un’esperienza che non ero sicuro di volere davvero. ‘Ma se la cosa ti dà fastidio, non” mi affrettai a dire.

Marco mi tolse subito la speranza, scuotendo il capo. ‘No, va bene che tu ci sia. Almeno le prime volte. E’ una forma di cessione del controllo importante. E poi…’

Esitò, come se fosse incerto se dire o meno quello che aveva sulla punta della lingua. Non era un’esitazione imbarazzata, era più un riguardo nei nostri confronti. ‘E poi sarà umiliante per te… forse per entrambi. E mi sembra che l’umiliazione sia qualcosa che il Maestro vi ha chiesto di cercare.’

‘Si,’ mormorai.

‘In seguito,’ continuò Marco, ‘farai anche l’esperienza di non esserci, di mandarla da me e di non sapere nulla di quello che le farò o le farò fare. Sarà cedere un controllo di un altro tipo.’

‘Va bene” mormorai. Questa non era una cosa che mi aspettavo, in realtà. Mi resi conto che la stessa reazione che provavo mio malgrado all’idea di vedere Elena con Marco, la provavo all’idea di non poterla nemmeno vedere, sapere solo che era lì’ a sua disposizione’

Ripensai a quello che Elena mi aveva raccontato della sua serata con Simone. Certo, Marco sembrava un ragazzo a modo, gentile, davvero fraterno. E sicuramente avrebbe anche giocato sul fatto di sapere di piacere a Elena, una cosa che non valeva per Simone, e avrebbe cercato di non perdere quell’ascendente. Ma comunque, alla fine, si sarebbe trovato nella condizione di poterle semplicemente ordinare qualsiasi cosa. Era difficile immaginare che non ne avrebbe approfittato’ in tutti i modi possibili. Magari sempre con quell’atteggiamento calmo, pacato. Ma sapevo che avrebbe fatto con Elena tutto quello che io non avevo nemmeno mai avuto il coraggio di chiedere. Ripensai al lubrificante. Ma non era solo quello’

‘Va bene,’ disse Marco. ‘Allora, cominciamo questa sera. Per questa volta, nella mia stanza. Presentatevi alle 9.’

‘Senz’altro,’ dissi. Arrossendo ancora di più, feci un ulteriore sacrificio, per Elena, per quello che restava del nostro rapporto e che a quel punto volevo difendere a tutti i costi. ‘Ti siamo veramente grati,’ dissi. La mia voce sembrava strana anche a me. Elena mi guardava. ‘Ti ringrazio molto di voler far questo per Elena, per noi.’

Questo?’ disse Marco. Per un attimo, mi sembrò di leggere una nota autoritaria nella sua voce’ ma no, era ancora fraterno. ‘Dì meglio, mi ringrazi per’?’

‘Ti ringrazio di aver accettato di’ soddisfare Elena’ fare l’amore con lei”

Marco sorrise. ‘Si, mi piace di più. Ma non importa, mi ringrazierete meglio stasera tutti e due.’

Dal tono della voce si capiva che Marco ci stava congedando; ci alzammo.

‘Aspettate. Elena…’

Lei lo guardò. ‘Si”

‘Puoi venire vestita così anche stasera, mi piaci molto con questo abito.’

‘Va bene,’ mormorò lei, esitando.

Lui esitò, guardandola. Per la prima volta nell’incontro, guardò deliberatamente il suo corpo, senza dissimulare, e in un certo senso senza morbosità, come se stesse facendo una cosa normale, come se stesse esercitando un suo diritto. In quel momento capii perfettamente il suo sguardo. Elena era sua, la trovava attraente, e stava chiedendosi se sfruttare subito, in qualche modo, il suo potere.

Le fece cenno di avvicinarsi.

Sentii il cuore che mi saliva in gola. Capivo che stava per succedere qualcosa. Poco, pochissimo rispetto a questa sera’ Ma qualcosa.

‘E’ importante,’ disse lui, prendendole il polso e facendola muovere ancora di un passo verso di lui. Poi, vidi la sua mano che si infilava sotto la gonna della mia fidanzata. La sentii gemere.

‘Un esperimento alla Simone” disse, sorridendo. La sentii fremere, un piccolo sospiro.

Marco tirò fuori la mano, me la mostrò. Aveva tre dita luccicanti di umori.

‘Questa &egrave la reazione di Elena all’idea che questa sera starà con me.’

Annuii.

‘Grazie. Anche di questo. Grazie Marco.’

Lui sorrise, un sorriso soddisfatto, come se fosse anche lui fiero di me, come Elena.

Stavo diventando ‘bravo’.

Stavo per lasciare andare del tutto Elena, ma stavo diventando bravo… Dopo il colloquio con Marco, avevamo una mezzora libera prima dell’inizio dei corsi, ed Elena volle tornare in camera a darsi una rinfrescata. Era ancora agitata. Rientrammo, e io mi sedetti sul letto mentre Elena andava in bagno. Non chiuse la porta, cosa che generalmente faceva, per evitare che vederla nuda mi creasse qualche ‘problema’.

‘Fai la doccia?’ le chiesi.

‘No, c’&egrave poco tempo. Solo una sciacquata.’ Mi diede uno sguardo, realizzando solo dopo il senso della domanda. ‘No,’ aggiunse, ‘non mi spoglio…’

Annuii, e appoggiai la testa alla spalliera del letto, cercando di rilassarmi. Presi il Libro del Controllo, l’unico libro che potevamo tenere nella Casa, e ne scorsi qualche passo, senza realmente leggere. Con la coda dell’occhio vedevo quello che faceva Elena, davanti al lavabo e allo specchio. Chinata leggermente in avanti, si raccolse i capelli, facendoseli cadere su una spalla, per evitare che finissero sotto il getto del rubinetto. Istintivamente, alzai lo sguardo alla sua nuca, solo per un secondo. Quel secondo bastò. Sollevai le ginocchia, in modo che lei non vedesse la mia erezione, e tornai a far scorrere lo sguardo sul libro.

In realtà, stavo ancora guardando lei, gli occhi sul testo sfuocato. Lei sfilò le braccia dalle spalline, per abbassarsi il vestito in modo da non bagnarlo; lo teneva su con la mano, e allo stesso tempo, in quel modo, si copriva la scollatura. Mi accorsi che mi aveva dato un’occhiata, forse per capire se era troppo, se mi stava involontariamente provocando. Poi cominciò a sciacquarsi le ascelle, usando la sola mano libera.

Pensai che doveva essere molto scomodo’ Forse ci aveva ripensato, a proposito della porta chiusa, ma non aveva il coraggio di dirlo. In ogni caso, il fatto che mettesse tutta quella cura nel non farmi vedere ‘niente’… mi turbava. In effetti, per qualche motivo, mi eccitava forse ancora di più che vederla nuda.

A quel punto anche io avrei preferito che la porta fosse chiusa. Lei, però, aveva le mani bagnate, avrei dovuto alzarmi io a chiuderla, e mi vergognavo che vedesse il rigonfiamento dei miei calzoni, la mia debolezza, quanto poco era bastato… più debole mi mostravo, più lei sarebbe stata decisa nel tenermi a distanza’ e non volevo che le cose peggiorassero oltre’

Cercai di fingermi impassibile. Pensai alla ‘gabbietta’ che avevo comprato su Internet, e per la prima volta mi resi conto che mi avrebbe liberato da questi imbarazzi. Allora si, avrei potuto fingere di essere impassibile, senza timore che Elena scoprisse che non ero sincero’

Ero confuso. La ‘gabbietta” Potevo addirittura desiderare quell’umiliazione?

Elena finì di lavarsi, e poi si asciugò. Tornò a infilare le braccia nelle spalline, sempre facendo attenzione a non lasciar cadere il vestito, a non mostrarmi i seni nudi. Tenevo gli occhi sul libro. Mi accorsi di stare leggendo il testo del Rito del Controllo.

Lei si spostò, mettendosi sul bidet. Lasciò la gonna appoggiata sulle cosce, in modo che non potessi vedere nulla, nemmeno se fossi andato in bagno. Dalla mia posizione ora vedevo effettivamente pochissimo, appena la curva delle gambe, le scarpe col tacco. Sentivo l’acqua scorrere, la immaginavo sul suo sesso’

Se ero così sensibile a quei minuscoli accenni di nudo, di sensualità, ‘ come avrei reagito a vederla con Marco?

Ormai, comunque, non si poteva più tornare indietro. Avevo ceduto. Lessi le Quindici Formule della Resa, una per una, cercando di crederci, di sentirle mie.

‘Mi arrendo alle mie paure, per vincere le mie paure’ Mi arrendo a ciò che sono, per diventare ciò che sono…’

Elena aveva finito. Si affacciò sulla porta. Era sempre bellissima. Aveva le guance un po’ arrossate, forse perché, volontariamente o involontariamente, si era toccata mentre si lavava. Pensai che anche lei doveva essere molto eccitata’

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Come ci aveva detto, Marco teneva una delle lezioni del pomeriggio. ‘Ci mettiamo in prima fila?’ mi chiese Elena. ‘Sai, per’ insomma, lui fa questo per noi”

‘Per gratitudine,’ dissi, annuendo.

Lei annuì a sua volta. ‘Comunque” aggiunse, ‘la gonna &egrave morbida, hai visto. Anche se devo stare con le gambe aperte… non si vede niente.’

Io annuii di nuovo, scrollando appena le spalle. Ormai faceva poca differenza che Marco la vedesse o meno; comunque, tenni per me quella considerazione. ‘Si, va bene,’ mi limitai a rispondere.

Come gran parte delle lezioni per noi del Primo Cammino, il grosso delle spiegazioni di Marco riguardava le molte implicazioni del concetto di cedere il controllo, e l’interpretazione delle Formule della Resa che recitavamo tutte le mattine.

Ascoltavo le sue parole, e intanto non facevo altro che pensare a quello che sarebbe successo quella sera’

‘La cosa che vorrei che fosse chiara,’ stava dicendo, ‘&egrave che cedere il controllo non significa diventare schiavi. Cediamo il controllo per diventare liberi.’

Per un attimo, il suo sguardo si fermò su di me.

‘Questo, soprattutto, &egrave quello che vi serve capire per arrivare alla fine del Primo Cammino. Avete faticato e state faticando, ma solo quando capirete quanto siete liberi dopo aver accettato la Resa, vi sarete davvero messi in cammino. E a quel punto, scoprite che il cammino &egrave in discesa, e non in salita come vi appare adesso.’

Diedi uno sguardo a Elena, lessi nei suoi occhi tutta la sua ammirazione per lui. Era affascinata dalle sue parole e dal modo sicuro in cui le pronunciava.

‘Chi ha compreso la Resa, &egrave grato di poter cedere il controllo a chi se ne fa carico al suo posto. Ed &egrave grato di qualunque occasione gli si presenti per dimostrare di aver ceduto. Vi sentirete tanto più liberi quanto più vi arrenderete e cederete per vostra iniziativa”

Ebbi un sussulto. Qualunque occasione’

Improvvisamente, mi si era affacciato alla mente un pensiero di cui non potevo liberarmi. Arrossii, il cuore che mi batteva più forte. Esitai. Guardai Elena. Lei se ne accorse e mi guardò, senza capire. Portai la mano sulla sua coscia, prendendo l’orlo del vestito, guardandola. Poi volsi lo sguardo di nuovo a Marco. Elena aveva capito, e arrossì anche lei, mentre tornava con lo sguardo alla lezione’

Aspettai che Marco mi guardasse, e tirai su il vestito di Elena, il vestito che le permetteva di stare a gambe aperte senza mostrarsi a Marco. Lo tirai su e la scoprii, mostrandola a Marco.

Senza smettere di parlare, Marco mi fece un cenno di approvazione’ un cenno quasi impercettibile.

Ero stato bravo, di nuovo. Elena mi guardò’ Era imbarazzata, stupita, ma anche orgogliosa di quello che avevo fatto’ del fatto che mi fossi meritato quel piccolo accenno di lode… che lo avessi fatto mostrando a Marco ciò che ora era suo, ciò che gli cedevo senza condizioni, e con gratitudine…

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Arrivammo alla porta della stanza di Marco mano nella mano. Per tutto il pomeriggio, dopo i corsi, eravamo stati in camera, a rassicurarci a vicenda, rassicurarci che ci amavamo, che ci saremmo continuati ad amare, che quello che stavamo per fare era un passo necessario’ che lo facevamo anche per il nostro amore.

Elena era ancora vestita come quel pomeriggio, come aveva chiesto Marco. Si era nuovamente sistemata i capelli, lavata, profumata, truccata. Era meravigliosa.

Ed era felice del mio atteggiamento. In realtà, sotto l’apparenza di tranquilla ‘resa’ che cercavo di mantenere, ero molto confuso. Inizialmente mi ero sentito prevalentemente in colpa: in colpa perché stavo mentendo a tutti circa la mia reale convinzione, la mia fede. E poi, in colpa sulle mie motivazioni. Perché le mie motivazioni erano salvare il mio rapporto con Elena, pagando il prezzo che andava pagato.

E poi, gradualmente, in colpa perché non sapevo quali fossero le mie motivazioni. Perché ero sempre così eccitato’ E alla fine avevo realizzato che le mie motivazioni forse non erano poi così false. Forse veramente mi stavo arrendendo a ciò che ero. E forse era veramente merito del Quinto Ordine, del Maestro, di Marco…

Forse ero davvero ‘bravo’… Forse cominciavo a credere…

Ci guardammo negli occhi, trattenemmo il fiato, e bussammo.

‘Entrate pure.’

Aprii la porta, e feci entrare prima Elena, seguendola da vicino, sempre tenendole le mano. Marco aveva una camera molto spaziosa, dato il suo livello e i suoi ottimi rapporti con le alte gerarchie dell’ordine. La porta dava su un ampio soggiorno, e Marco ci aspettava lì, seduto comodamente su un bel divano in pelle nera. Indossava un paio di pantaloni comodi, beige, e una camicia anch’essa beige, di cotone grezzo o lino. Era scalzo, e sorseggiava un bicchiere di vino, forse un prosecco.

‘Benvenuti,’ disse. Ringraziammo, e chiudemmo la porta alle nostre spalle.

‘Quindi, eccoci,’ disse lui, affabile. Esitammo, lì in piedi in mezzo alla stanza, senza sapere cosa rispondere o come reagire. L’imbarazzo era tangibile’

‘Capisco che siate nervosi,’ disse, ‘ma vedrete che andrà tutto bene. Siete qui per crescere, per progredire, per avvicinarvi alla meta.’

Annuimmo. ‘Certo,’ dissi, senza sapere bene perché; o meglio, solo per rompere il silenzio. ‘Siamo grati che sia tu ad aiutarci”

‘Accomodatevi,’ disse Marco. ‘Elena, tu qui vicino a me.’ A me indicò una poltrona. ‘Tu puoi metterti lì.’

Elena andò a sedersi. Io la guardai fare quei pochi passi fino al divano. Mi andai a sedere anche io, con le ginocchia mi tremavano.

‘Ho molto apprezzato quello che hai fatto oggi al corso,’ disse Marco, rivolto a me.

‘Grazie,’ mormorai, incerto. Vidi un sorriso di Elena.

Marco appoggiò il bicchiere vuoto su un tavolino accanto al suo posto, si sistemò più comodo. Guardò Elena. ‘Dovrò decidere da dove cominciare” Il suo tono era sempre tranquillo, amichevole, e la frase poteva essere intesa nel senso di decidere come rompere il ghiaccio’ ma mentre Marco la pronunciava, il suo sguardo scivolò lungo il corpo di Elena, dal volto ai seni alle gambe’ Il cuore cominciò a battermi più forte. Elena arrossì.

‘Sei veramente molto bella, Elena,’ disse Marco. Lei arrossì, ringraziandolo. Lui guardò me. ‘Da quanto tempo non la tocchi, Luca?’

‘Più di due settimane” risposi. ‘Forse venti giorni”

Tornò a voltarsi verso Elena. ‘E non vi baciate nemmeno.’

‘No” mormorò lei. Le sembrò di capire che Marco volesse sapere perché. Arrossì di più. ‘Altrimenti Luca’ si eccita.’

Marco fece un mezzo sorriso e scrollò lievemente le spalle. ‘Certo, capisco.’ La guardò ancora. ‘Dai,’ le disse quindi, con un tono di voce morbido. ‘Vieni qui, piccola.’

Strinsi i pugni senza accorgermene. Elena mosse il busto verso di lei, e si fece baciare’ davanti a me. Guardai le loro bocche che si toccavano. Che si aprivano, delicatamente. La mano di lui che le si appoggiava sul fianco. Pensavo che il cuore mi scoppiasse nel petto. Intravidi le loro lingue che si incontravano. Lei aveva chiuso gli occhi, lui li teneva socchiusi.

Si scostarono un attimo. Lui le sorrise. ‘Anche da come baci si sente che ne hai tanta voglia’ vero?’

Elena arrossì violentemente. Aveva gli occhi lucidi. Annuì. ‘Si” mormorò.

Marco la baciò ancora, questa volta incollando con più decisione la bocca a quella di lei. La sua mano risalì dai fianchi, e le prese i seni, palpandoli delicatamente, prima uno poi l’altro, attraverso il vestito. Cominciai a sentire una dolorosa erezione. Fisicamente ed emotivamente dolorosa’

Marco interruppe il bacio di nuovo. Spostando le mani dai seni di Elena, fece in modo da sfiorarle i capezzoli attraverso il vestito. Li vidi chiaramente che si indurivano, che tendevano il tessuto lucido dell’abito.

La baciò ancora, e poi si voltò verso di me, sfiorandole di nuovo i capezzoli attaverso il vestito mentre parlava. Cercai di reggere il suo sguardo. Mi sentivo le guance in fiamme.

‘E’ questo che vuoi, Luca? Sei sicuro?’

Annuii, nervosamente. ‘Si’, dissi. Esitai. ‘Si, Marco.’

Lui sorrise. ‘Vieni a metterti in ginocchio qui davanti a noi.’

Fui colto di sorpresa. Il suo tono era ancora amichevole, calmo, ma non era una cosa che mi aspettavo. Pensavo che avrei solo guardato’ tutte le volte che lo avevo immaginato avevo sempre pensato che sarei stato in qualche modo isolato da loro, alle prese con le mie emozioni’ non coinvolto.

Lui aspettava. Anche Elena mi stava guardando, ma non ebbi il coraggio di incontrare il suo sguardo. Scesi dalla poltrona, mi avvicinai, le gambe che mi tremavano credo visibilmente.

Smisi di pensare, e mi inginocchiai.

‘Prendile la mano,’ disse Marco.

Questa volta guardai Elena per un istante, mentre le prendevo la mano. Ebbi la percezione confusa che Elena indossava l’anello che le avevo regalato all’inizio del nostro fidanzamento, un regalo molto importante per la nostra storia.

Marco mi fissava. Infilò una mano nella scollatura di Elena, appoggiandola sul seno nudo di lei. ‘Chiedimi ancora quello che mi hai chiesto questa mattina.’

‘Si” risposi, deglutendo a fatica. ‘Marco’ vorrei che tu facessi l’amore con Elena.’

‘Dì anche perché.’

‘Perché’ Elena ha bisogno di essere soddisfatta.’

‘E perché ha bisogno di essere soddisfatta?’

‘Perché’ io non posso farlo.’

Marco annuì. ‘Ora ripeti la frase completa, Luca,’ disse. ‘E mentre lo fai, appoggia la mano di Elena qui.’

Ancora una volta lo aveva detto con naturalezza. Con naturalezza aveva accompagnato la parola ‘qui’ con uno sguardo per indicarmi cosa intendeva. Guardai Elena, e lei mi guardò. Capii che anche quello era un punto di non ritorno. Lei aveva il fiato sospeso, ancora una volta uno sguardo che mi supplicava di non cedere proprio ora che eravamo arrivati così avanti’

‘Ti prego, Marco. Vorrei che facessi l’amore con Elena. Ha bisogno di essere soddisfatta, e io non posso farlo.’ Spostai la mano di Elena, la appoggiai sul rigonfiamento che tendeva la patta dei calzoni di Marco. Lei richiuse appena le dita, attorno al membro di lui.

Tremavo, e guardavo Marco, e dal suo sguardo capii che non era ancora finita. Non avevo ancora fatto abbastanza.

‘Sai perché sei in ginocchio, vero?’ mi disse, sempre con la voce tranquilla e accomodante di un maestro. ‘Vuoi dimostrare a Elena la tua inferiorità rispetto a chi &egrave in grado di soddisfarla?’

Lasciai la mano di Elena, arrossendo. ‘Si,’ mormorai.

‘E mi sei grato che te ne dia la possibilità?’. Insistette, riprendendo a toccare i seni di Elena, senza smettere di guardarmi. Anche lei mi stava guardando.

‘Si, Marco,’ risposi.

Lui annuì. ‘D’accordo.” Con calma, senza enfasi, scandì le parole successive. “Chinati e baciami i piedi mentre io mi godo il corpo della tua ragazza,’ disse.

Sentii il sangue che mi andava alla testa. Baciargli i piedi? Certo, avevo già fatto cose molto umilianti. Ma quello in qualche modo era diverso. C’era un accenno… un accenno di servizio sessuale nel gesto di sottomissione che Marco mi chiedeva. Sapevo che non potevo reggere su quel terreno, mi terrorizzava. E mi terrorizzava che stesse accadendo davanti a Elena…

Non avevo scelta, comunque. Mi chinai, portando il volto quasi a terra. Per qualche motivo, provai invidia, gelosia dei suoi bei piedi, eleganti e curati. Cominciai a baciargli le dita, respingendo la sensazione di disgusto – disgusto per me stesso..

Da quel momento potei vedere solo a tratti, con la coda dell’occhio, quello che Marco e Elena facevano. Ripresero a baciarsi, toccarsi. Elena lo stava massaggiando attraverso i calzoni, lui le infilava le mani nel vestito, le palpava i seni’ a volte con forza, perché la sentivo gemere di sorpresa, o di dolore’ o di piacere. Due volte, Marco mi chiese di smettere di baciargli i piedi e guardare’ prima mentre faceva scivolare la mano fra le cosce di Elena’ poi quando la tirò via di lì, e porse a Elena le dita bagnate da succhiare. ‘Che bella bocca’ che belle labbra” disse, mentre lei prendeva in bocca le sue dita. ‘Fammi vedere come sei brava a usarle.’

Elena arrossì. Cominciò a succhiargli le dita, delicatamente, facendo scivolare le labbra su di esse, con passione. Il modo in cui lo faceva mi sembrava terribilmente erotico’ più di quello in cui lo succhiava a me quando capitava che lo facesse’ o almeno così mi sembrava. Non l’avevo mai guardata mentre lo faceva, o comunque non direttamente. Guardarla impegnarsi in quel modo era disperatamente eccitante’

Marco sapeva quello che stavo provando, e lasciò che la cosa andasse avanti per un po’. Era chiaro che lo faceva soprattutto per tormentarmi; più che partecipare, la lasciava fare, non proprio con disinteresse ma nemmeno con un grande trasporto. A un certo punto, anche in questo caso credo soprattutto per me, cominciò a spingere le dita nella bocca di Elena, a fondo’ lei ebbe appena un accenno di colpo di tosse, ma non si ritrasse’

Alla fine, Marco sfilò le dita, mentre io ancora guardavo, e le leccò le labbra. ‘Si, sei abbastanza brava” disse. ‘Bene, meglio così.’ Quindi, si volse verso di me. ‘Ora, giù di nuovo,’ mi disse.

Tornai ai suoi piedi.

Ripresero a baciarsi e toccarsi, per un periodo che mi sembrò interminabile. Elena stava continuando a toccare Marco attraverso i calzoni. Ero stupito che lui non fosse ancora passato oltre, forse perché io sapevo che non sarei mai potuto resistere così tanto al suo posto. Marco invece voleva prendersela calma, e soprattutto era chiaro che stava giocando al gatto col topo con Elena, continuando a toccarla per eccitarla sempre di più. Pensai a quanto l’avrebbe trovata bagnata al momento di penetrarla’ a come sarebbe stata calda e bagnata’

‘Alzati, Luca,’ disse quindi Marco, all’improvviso. Aveva una mano fra le cosce di Elena, ma la sfilò. Per un attimo, alzandomi, riuscii a intravedere il sesso di Elena, gonfio, rosso, bagnato. ‘Continua da sola, piccola. Gambe ben spalancate. E tu Luca, non guardare lei. Guarda me.’

‘Si” mormorai. Ero in affanno. Era terribile dover tenere gli occhi su quelli di Luca mentre Elena si masturbava accanto a lui, con le cosce spalancate. Pensai che non l’avevo mai vista farlo. Sarebbe stata la prima volta’ Se avessi potuto. Non l’aveva mai fatto per me, di masturbarsi per ‘tenersi calda’ in attesa che mi dedicassi a lei’ Per me no’ Certo, io non avrei nemmeno mai osato chiederglielo. Avrei temuto di metterla in imbarazzo. Con Marco era diverso’

Mi alzai. Le ginocchia mi tremavano; Marco se ne accorse e sorrise. Poi, accennò alla patta dei miei pantaloni. Avevo una violenta erezione e lo si vedeva chiaramente’

‘So del tuo problema,’ disse. ‘E so che il Maestro ha già stabilito come risolverlo. Ma da quanto ne so, quello che hai ordinato su Internet non &egrave ancora arrivato, giusto?’

‘Non ancora,’ confermai.

Lui annuì. ‘Hai portato i preservativi?’

‘Si.’

‘Bene,’ disse lui. ‘Io non li userò con Elena,’ disse. ‘E’ stretta, bagnata, caldissima… e visto che prende la pillola, non c’&egrave motivo di rinunciare al piacere di sentirla bene.’

‘Si.’

‘Inoltre,’ continuò Marco, ‘in questo modo potrei decidere di fartela pulire dopo che le sono venuto dentro.’

Ebbi un tuffo al cuore, e rimasi in silenzio, incapace di rispondere. Sapevo cosa intendeva, ma il tuffo al cuore non per la cosa in sé, o almeno, non per l’idea di ricevere sperma in bocca – lo avevo già fatto altre volte. L’idea di leccarlo dal sesso di Elena’ era già diverso. Ma la tranquillità con cui Marco diceva quelle cose le rendeva in qualche modo ancora più terribili.

Elena si stava ancora toccando e la sentii gemere proprio in quel momento.

‘O dopo che le &egrave venuto dentro qualcun altro,’ continuò Marco, sempre tranquillamente. ‘In ogni caso,’ continuò poi, ‘i preservativi ci sono, e visto che per oggi c’&egrave ancora quel tuo problema, puoi indossarne uno e masturbarti mentre faccio godere Elena.’

Non mi ero mai sentito così umiliato, annullato. Mi chiesi se davvero Elena avrebbe continuato a essere ‘orgogliosa’ di me, o se avrebbe cominciato a disprezzarmi e basta. Lo meritavo. ‘Grazie,’ mormorai.

‘Ora andate in camera. Io devo sbrigare alcune mail. Mentre mi aspettate, vi preparerete.’

Ora stava parlando con tutti e due. Annuimmo, aspettando che continuasse.

‘Luca, tu spoglierai Elena per me.’

Arrossii. ‘Così… la’ la vedrò nuda.’

‘Si, Luca. D’ora in poi vedrai spesso Elena nuda. Ovviamente, quando sarà con me.’

Annuii. ‘Si”

‘Molte cose che fino a oggi non potevi fare’ le potrai fare grazie a me. Ricordi cosa ho detto oggi a lezione?’

‘Che’ accettare la Resa ci rende liberi.’

‘Esatto. Dopo averla spogliata, ti spoglierai anche tu. E indosserai il tuo preservativo.’

‘Si’.’

‘La farai sedere sul letto, e la preparerai per me” Fece una pausa, con un accenno di sorriso. ‘Inginocchiandoti fra le sue gambe e leccandola. Con molta cura. Voglio che tu contribuisca al mio e al suo piacere, eccitandola e rendendoa ancora più vogliosa di essere soddisfatta.’

Ora stavo tremando. Da tantissimo tempo non la leccavo’ lo avevo sognato decine di volte.

Accettare la Resa rende liberi….

Mi immaginai inginocchiato fra le gambe di Elena nuda, con la bocca nel suo sesso, pieno dei suoi umori. E mi resi conto che inginocchiato così’ nudo’ con un preservativo’ non avrei avuto nemmeno bisogno di masturbarmi’

Esitai. Forse Marco non lo immaginava, non poteva immaginare che fossi così debole. Dovevo avvertirlo.

‘Io” mormorai. ‘Temo che’ potrei venire” Lui mi guardò. Deglutii. ‘Anche senza toccarmi”

Marco sorrise. ‘Sarà un’ulteriore dimostrazione della tua inferiorità come maschio. Se succede, terrai comunque su il preservativo per tutto il tempo, e comunque ti masturberai di nuovo mentre io la possiedo.’

‘Si… ‘

Marco si volse verso Elena. ‘Quanto a te”

Spostò il busto verso di lei. ‘Smetti di toccarti, ora. Mani sulle ginocchia.’

Per la prima volta quella sera, le aveva parlato con un tono direttamente e chiaramente autoritario. Le aveva dato un ordine, secco. Il cuore ricominciò a battermi più forte. Anche Elena aveva avuto un fremito. Appoggiò le mani sulle ginocchia, tenendo le cosce ben aperte.

Tu invece non devi venire. Non importa quanto &egrave bravo Luca a leccarti. Tu non vieni se non sono io a ordinartelo. Sono stato chiaro?’

Di nuovo il tono di Marco era insolito, severo. Elena era stata colta di sorpresa, e aveva le guance in fiamme. Senza quasi rendermene conto, la guardai fra le gambe, dopo tantissimo tempo. Ora potevo’ era davvero bagnatissima, le grandi labbra erano lucide di umori, anche le sue cosce erano bagnate’

Marco alzò una mano’ e le diede uno schiaffo, fra le cosce, secco. Elena gemette, di sorpresa, di dolore, forse di piacere. ‘Sono stato chiaro?’ ripeté.

‘Si” mormorò Elena. I suoi occhi sembravano persi in quelli di Marco, avevano un’espressione che non le avevo mai visto prima. Tremava, sembrava stesse per piangere, ma reggeva lo sguardo di lui, rossa in volto.

Sapevo cosa stava succedendo, e sapevo che era inevitabile. Marco era sempre stato fraterno con noi ed Elena, ma non poteva ignorare quello che Simone aveva capito – e mostrato a tutti – di lei: il fatto che in qualche modo, in qualche misura, fosse eccitata dall’autorità, dalla severità, dal fatto di sentirsi dominata.

‘Non – venire’ ripeté Marco. E la colpì di nuovo: due, tre, quattro volte. Elena si mordeva le labbra, si contorceva sul divano, le gambe ancora più spalancate – le aveva aperte di più, istintivamente, dopo ogni schiaffo – le mani sulle ginocchia’.

Marco alzò la mano. Altri due schiaffi, sui seni nudi. Dovetti resistere per non muovermi. Non era difendere Elena, quello che volevo, non era a quello che dovevo resistere. Dovevo resistere per non muovere il bacino, per non cercare la pressione dei calzoni sul membro’ O sarei venuto lì, prima di mettere il preservativo, disobbedendo a Marco’

Lui fece un cenno. ‘Andate. Mi ci vorranno solo una decina di minuti.’

Elena si alzò. Marco si volse verso di me. ‘E’ già molto bagnata, ma voglio che lo sia ancora di più quando arriverò.’

Annuii. Col cuore in gola, presi Elena per mano’ e la portai in camera, nella camera da letto di Marco…. ‘Eccomi.’

La voce di Marco mi prese alla sprovvista; non lo avevo sentito arrivare in camera. Avevo la faccia sprofondata fra le cosce di Elena, la lingua a fondo dentro di lei, il sapore del suo sesso in bocca e sul volto. L’avevo leccata avidamente, impietosamente, anche se sapevo che non poteva venire e che il modo in cui mi ero affannato fra le sue gambe le aveva reso molto difficile resistere. Non l’avevo fatto apposta: semplicemente, non riuscivo a trattenermi’ l’avevo desiderata per troppo tempo’

Sentendo che Marco era arrivato, mi tirai subito indietro, all’improvviso, strappando un gemito di frustrazione a Elena.

‘Può bastare,’ mi disse Marco. Mi diede un’occhiata, probabilmente per controllare che avessi indossato il preservativo. Provai una fitta di vergogna. Lui fece un cenno di approvazione. ‘Ora puoi allontanarti da lei.’ Indicò un angolo della stanza. ‘Lì andrà bene.’

Non sapevo se dovevo restare in ginocchio o meno, ma ero troppo imbarazzato per chiederlo. Arrossendo, strisciai goffamente verso l’angolo, sulle ginocchia. Mi sentivo terribilmente ridicolo, nudo, in ginocchio, con quella sgradevole erezione in vista…

Marco guardò Elena. ‘Alzati in piedi.’

Elena obbedì, alzandosi e arrossendo, le braccia distese lungo i fianchi. Lui le sorrise. ‘Finalmente ti vedo completamente nuda,’ le disse, con tono soddisfatto. ‘E mi piace molto quello che vedo.’

‘Grazie” balbettò lei.

‘Girati.’

Elena arrossì ancora di più; lentamente, si girò su se stessa, volgendo la schiena verso Marco. Io fissavo come ipnotizzato la scena della mia ragazza totalmente nuda che mostrava in quel modo il suo corpo a un altro’ Un altro che molto presto, di quel corpo, avrebbe goduto a proprio piacimento’

Marco attese che Elena avesse completato il giro, e fosse di nuovo rivolta verso di lui. ‘Rimettiti le scarpe. Le trovo molto sexy.’

‘Si’ Subito.’

Elena fece quello che le aveva chiesto. Effettivamente era terribilmente sensuale, nuda con quelle splendide scarpe col tacco…

‘Oggi pomeriggio, prima di incontrarvi,’ disse Marco, ‘ho parlato con il vostro Maestro.’

Si fermò un attimo, guardando Elena. Prima che lei potesse realizzare quello che stava succedendo, le colpì un seno con un ceffone. ‘Hai dimenticato le tue regole?’ le disse, accennando con lo sguardo al sesso di lei. Nonostante la decisione con cui l’aveva colpita, il suo tono era tranquillo, come sempre. Elena capì cosa intendeva, all’improvviso, e si affrettò a scusarsi, divaricando subito le gambe. Il suo respiro si era fatto affannoso. Stranamente, l’unica cosa a cui riuscii a pensare fu che quei seni, che io non potevo nemmeno accarezzare, Marco poteva schiaffeggiarli’ e questo pensiero mi provocò una dolorosa fitta al membro…

‘Francesco &egrave molto contento che sia io a occuparmi di voi,’ continuò Marco. ‘Mi ha chiesto esplicitamente di farlo proseguendo allo stesso tempo il lavoro di Simone. E dato il tipo di rapporto che stiamo stabilendo, potrò fare molto più che proseguire il suo lavoro. Essendo molto più… intimo, diciamo… potrò essere molto più incisivo.’

Guardò Elena. Lei tremava leggermente. Lo schiaffo che aveva appena ricevuto da Marco, così come quelli di poco prima nell’altra stanza, l’avevano stupita. Era un trattamento che si aspettava da Simone, ma non da Marco. Il fatto che Francesco avesse chiesto a Marco di ‘proseguire’ quello che aveva cominciato Simone spiegava questa svolta inaspettata. E quelle parole… ‘più incisivo, e intimo’… lasciavano presagire che Elena avrebbe dovuto subire da Marco molto più di quello che aveva subito da Simone’ e in un modo forse più difficile da accettare. E lo stesso valeva per me’ Anch’io sentii il cuore che mi batteva più forte.

Marco continuò a fissarla. ‘Sai cosa significa, vero?’

Elena annuì. ‘Si’ credo’ di si”

‘Non verrai da me per soddisfare tutta questa voglia repressa che hai addosso,’ le disse. ‘Dovrai meritarti tutto ciò che otterrai da me, e meritarlo dimostrando una rinuncia al tuo orgoglio molto più completa di quella che hai dimostrato finora con Simone.’

Elena annuì ancora, arrossendo.

‘Mi assicurerò che in ogni momento che passeremo insieme ci sia qualcosa che ti ricorda che non siamo alla pari’ che posso trattarti come se fossi un oggetto. E mi assicurerò che tu me ne sia sempre grata’ tanto più grata quanto più ti tratterò con disprezzo.’

La colpì di nuovo, inaspettatamente, un nuovo ceffone su un seno. Elena gemette.

‘Voglio che rispondi quando ti parlo.’

‘Si’ scusami” mormorò lei, mordendosi le labbra. ‘Grazie’ grazie Marco”

‘E ne approfitterò per mostrarti anche qualcosa che forse ancora non sai su Luca,’ continuò lui. Stava guardando Elena negli occhi, e non volse lo sguardo verso di me neppure quando mi nominò.

Elena rimase in attesa, tremando visibilmente

‘Luca, apri il cassetto davanti a te.’

Proprio di fronte a me c’era uno dei due comodini a lato del letto. Aveva un unico cassetto. Lo aprii. Dentro c’erano diversi oggetti: un portachiavi, un tablet, dei preservativi (evidentemente con qualcuno Marco li usava, anche se aveva deciso di non farlo con la mia fidanzata). C’era anche un rotolo di corda, posto sopra gli altri oggetti, evidemente messo nel cassetto di recente’ forse proprio quel giorno, proprio per noi.

‘Prendi la corda e portamela, Luca.’

Presi la corda con le mani che mi tremavano. Non potevo sapere cosa Marco volesse fare della corda, ma potevo supporre che avrebbe legato Elena’ forse i polsi’ oppure me’ che comunque l’avrebbe usata per esprimere il suo dominio su di noi. Non immaginavo nulla di preciso, nella mia mente turbinavano tantissime diverse scene, ma mi accorsi che la mia erezione era ancora più violenta, mi faceva male la pancia. Strisciai in ginocchio, col membro durissimo che oscillava oscenamente e ridicolmente davanti a me a ogni movimento’ e porsi la corda a Marco.

Lui la prese.

Retrocedetti di un metro, mi accasciai di nuovo sui polpacci.

‘No,’ mi disse lui. ‘Stai dritto sulle ginocchia.’ Si volse verso Elena. ‘Guardalo. Guarda il tuo ragazzo. Non guardarlo in faccia. Guarda la sua erezione.’

Elena volse lo sguardo, gli occhi umidi di lacrime.

Marco teneva la corda arrotolata in mano. La avvicinò al corpo di Elena, la fece scivolare sul suo ventre. ‘Vedo che hai capito che ho intenzione di legarla, Luca,’ mi disse, fissandomi. ‘Mi chiedo cosa ti piacerebbe vedere di preciso. Vorresti vederla con un guinzaglio, come con Simone? Ma questa volta’ al guinzaglio mentre viene posseduta’?’

Esitai, ansimando. Non sapevo se Marco si aspettava una risposta. Dal tono della voce sembrava che mi stesse semplicemente stuzzicando’ e aveva pienamente effetto: sentivo il membro che mi esplodeva nel preservativo. Tuttavia mi stava anche facendo una domanda diretta, ed era mio dovere dimostrare la mia sottomissione. Avrei voluto mentire, ma quell’erezione non me lo consentiva. ‘Si’ credo di si’, mormorai, col cuore in gola.

‘Posseduta al guinzaglio” disse Marco, annuendo. ‘O forse anche’ con i polsi legati alla spalliera del letto?’

‘Si’ anche” mormorai ancora. Mi sforzavo di guardare Marco, ma almeno per un attimo dovevo vedere l’espressione di Elena. Una lacrima le aveva rigato una guancia. Ma non poteva essere delusa’ doveva sapere che lo stavo facendo per il Cammino… o forse no, non era proprio così’ quello che stavo facendo per il cammino era rispondere in modo sincero, arrendermi’ ma il fatto che davvero l’idea di lei legata e usata da Marco mi eccitava’ questo Elena lo avrebbe capito? E perdonato?

‘Tutte cose che le farò senz’altro,’ proseguì Marco. ‘Ma per oggi avevo in mente un’altra cosa.’

Tornò a guardarla negli occhi. ‘Elena ha dei bellissimi seni, e sono sicuro che ne &egrave molto orgogliosa. Non &egrave vero?’

Stava parlando ancora con me. Annuii, arrossendo. Effettivamente, più di una volta, durante il nostro fidanzamento, Elena si era mostrata nuda, domandandomi un po’ civettuola vero che ho proprio delle belle tette?

‘Ne &egrave orgogliosa’ si’ risposi, con un filo di voce.

‘Bene,’ continuò Marco. ‘Useremo la corda per sistemarle, allora.’

Prese Elena per il mento, le fece volgere il viso verso di sé. ‘Sai cosa intendo?’ le chiese, fissandola.

Lei esitò, poi mormorò ‘si.’

‘Dillo.’

‘Mi’ mi legherai il seno,’ mormorò Elena.

Di nuovo sentii il membro che mi esplodeva. Ero sconvolto. Non solo sconvolto dalle sensazioni che provavo vedendo Marco giocare al gatto col topo con Elena in quel modo. C’era anche un’altra cosa’ Il fatto che Elena avesse risposto così facilmente. Mi sarei aspettato che non capisse’ che non sapesse niente delle pratiche a cui aveva accennato Marco. A quanto mi risultava, Elena non aveva mai o quasi mai visto un video porno; ero convinto che il mondo ‘sadomaso’ le fosse tanto estraneo quanto quello ‘cuckold’ verso cui l’Ordine ci stava spingendo’ Io conoscevo quelle parole, avevo visto del materiale’ mi ci ero eccitato’ ma lei?

Marco sorrise alla risposta di Elena. ‘Mani dietro la schiena,’ le sussurrò. Elena obbedì.

‘E anche tu, Luca.’

Portai le mani dietro la schiena.

‘Luca guarderà,’ le disse lui, ancora. ‘E più stringerò forte’ più strizzerò i tuoi seni’ più oscenamente li deformerò’ più farà fatica a non venire”

‘Si…. capisco” mormorò lei.

‘Tu vuoi che Luca abbia questa umiliazione’ davanti a te’ venire senza toccare né essere toccato da una donna? Senza nessuno stimolo se non la visione di un altro uomo che abusa della tua fidanzata?’ le disse ancora. Lei esitò, e Marco la incalzò: ‘ti aiuterebbe ad apprezzare la sua inferiorità di maschio. Vuoi che succeda, Elena?’

Lei scosse il capo per un attimo, debolmente. Poi chiuse gli occhi, una nuova lacrima che le rigava la guancia.

‘Si’ Marco. Lo vorrei.’

‘Allora dovrò stringere forte, Elena. Farti male davanti a lui.’

Lei annuì. ‘Si. Va bene. Capisco….’

Marco non si rivolse più a me. Non mi ordinò di guardare: non ce n’era bisogno, e lo sapeva. Prese un seno di Elena, e cominciò ad avvolgere la corda. Stringendo, giro dopo giro, strizzando alla base la carne della mia ragazza. Elena gemette, prima piano, poi più forte a ogni giro, man mano che il suo seno diventava più rosso, più turgido, più gonfio. Io cercavo di rimanere immobile, di non muovere nemmeno il bacino, sapevo che sarebbe bastata l’impressione di uno strofinamento, un movimento del preservativo, e sarei venuto. E non volevo venire, volevo resistere. Allo stesso tempo’ Elena stava soffrendo per quello’ perché io mi umiliassi’

Marco passò all’altro seno, lo stesso pezzo di corda, nuovi giri intorno alla base, e a ogni giro anche il seno già legato oscillava dolorosamente, strappando nuovi gemiti e nuove lacrime a Elena’

‘Li sistemiamo come due salami” disse Marco.

Anche quella frase’ era più diretta, più apertamente umiliante, più crudele di qualsiasi cosa avesse mai detto Simone’ Non riuscii a resistere, cominciai a muovere il bacino, a cercare il contatto con qualcosa che era fuori dalla mia portata’ in tutti i sensi…. Vidi un’altra lacrima rigare una guancia di Elena’ I suoi begli occhi, lucidi di lacrime, persi in quelli di Marco’ E cominciai ad ansimare, e venire… vergognandomi di ogni suono che emettevo, ogni schizzo di sperma più doloroso del precedente.

‘Guardalo,’ disse Marco a Elena. Provai una nuova fitta di vergogna mentre Elena volgeva lo sguardo verso di me, ma era troppo tardi. Continuai a schizzare, quattro, cinque volte. Dopo tutta quell’astinenza, stavo venendo abbondamente, sentivo il peso del liquido accumularsi nel preservativo a ogni spasmo del mio membro. Vacillai sulle ginocchia.

‘Patetico, non trovi?’ commentò Marco. Alzai gli occhi verso Elena, la vidi annuire. Provai una fitta al cuore.

Marco sorrise a Elena, le accarezzò il volto, e la baciò, spalancando la bocca e cercando subito la lingua, prepotente. Li guardai baciarsi, come ipnotizzato. Vidi la mano di Marco stringere i seni legati di Elena mentre la baciava. Mi sembrava di stare venendo ancora, mentre il mio membro aveva le ultime scosse’

Marco godette la bocca di Elena per un po’, e poi si volse verso di me. ‘Ricordati che dovrai ancora masturbarti, e con quello addosso,’ mi disse, accennando al preservativo, la mano ancora stretta attorno al seno della mia fidanzata. ‘Assicurati che non cada.’

Annuii, cercando di tirare indietro il preservativo sul membro. Sentivo il mio sperma caldo sul glande e sull’asta.

Marco annuì, soddisfatto, e poi si volse verso Elena.

‘Puoi cominciare a guadagnarti quello che vuoi da me,’ le disse. ‘Mettiti in ginocchio.’

‘Si’ subito.’

Elena si inginocchiò ai piedi di Marco, gli occhi rivolti verso di lui.

‘Ora mi dimostrerai quanto hai bisogno di essere usata. Appoggia il sesso sul mio piede, e mostrami quanta voglia hai. Strofinala sul mio piede… guardandomi, e intanto chiedimi di fartelo toccare’ di permetterti di tirarmelo fuori”

Nonostante fossi appena venuto, e lo avessi fatto così dolorosamente, a quelle parole mi ritrovai di nuovo in piena erezione. Vidi Elena che si accucciava, appoggiandosi sul collo del piede di Marco, gli occhi supplicanti rivolti verso di lui’ la vidi cominciare a muovere i fianchi, la sentii sospirare per l’eccitazione e il piacere che si procurava con quel gesto’ sentii la sua voce tremante: ‘per favore’ Marco’ ti supplico’ fammelo toccare’ permettimi di’ slacciarti i pantaloni’ tirarlo fuori…’

Marco la guardò senza rispondere per qualche istante. Quindi, mi diede uno sguardo, uno sguardo divertito: e poi la colpì con un ceffone sulla guancia, non fortissimo ma deciso e secco. ‘Strofinala meglio, più forte. Sappiamo tutti e due che sei in calore, Elena, che hai bisogno di provare piacere’ Persino in questo modo umiliante. Che hai bisogno di masturbarti forte. Quindi fallo. Ma non permetterti di venire.’

‘Si, Marco,’ rispose Elena, arrossendo ancora di più. Ogni volta che la sentivo rispondere con quel tono remissivo, quella voce tremante, quel respiro leggermente affannato, provavo una fitta di dolore, tanto psicologico quanto fisico. Il mio membro ormai era di nuovo dolorosamente gonfio; sentivo nettamente la pressione del preservativo e il contatto del mio sperma’ Vidi Elena che si aggrappava alla gamba di Marco, che strofinava il sesso sul suo piede con violenza, ansimando – ‘come un cane’, non potei fare a meno di pensare – i suoi occhi imploranti mentre ancora una volta chiedeva a Marco il permesso di tirarglielo finalmente fuori dai calzoni’

E poi le parole di lui, che mi colpirono come una staffilata. ‘Va bene, puoi slacciarmi i pantaloni.’

Tutto quello che era successo fino a quel momento era stato umiliante, terribile, intenso oltre ogni immaginazione. Ma sapevo che nulla sarebbe stato come il momento in cui avessi visto Elena penetrata dal membro di un altro uomo davanti ai miei occhi. E quel momento stava arrivando.

Guardai le mani di Elena che raggiungevano la patta di Marco, tremanti. Notai ancora una volta l’anello che le avevo regalato io, mentre slacciava il bottone dei calzoni, e poi apriva la cerniera. Delicatamente, continuando a guardare Marco come per assicurarsi di stare facendo tutto nel modo desiderato, gli abbassò lentamente i pantaloni; stava ancora strusciando il sesso sul piede di lui. Sotto i calzoni Marco indossava dei boxer neri, griffati, e non potei fare a meno di non notare subito la sagoma del suo membro che ne tendeva il tessuto. Arrossii, confrontando quello che avevo visto, istintivamente, col mio ridicolo membro avvolto nel lattice e nello sperma: pur erettissimo, era considerevolmente più corto e stretto di quello che si intravedeva attraverso il cotone dei boxer di Marco’

Non potei fare a meno di vedere lo sguardo di Elena verso quel rigonfiamento imponente’ e di notare un suo quasi impercettibile segno di sorpresa, seguito da un nuovo rossore delle guance’ La vidi alzare il suo bel viso verso di lui, e sussurrare con voce implorante: ‘posso’?’

Marco annuì.

Trattenendo il fiato, Elena fece scivolare delicatamente l’elastico dei boxer di Marco giù, scoprendo il suo membro. Provai di nuovo una fitta di vergogna e invidia.

‘Smetti di strofinarti ora,’ disse Marco a Elena. ‘Voglio che ti concentri su quello che farai per me. Mi aspetto che tu faccia del tuo meglio per meritarti di essere penetrata da me.’

Elena annuì. ‘Farò’ del mio meglio’ Marco” mormorò.

‘Comincia dal basso.’

Elena annuì di nuovo. Chinò il viso, avvicinò le labbra alla scroto di Marco, e poi cominciò a baciargli i testicoli, delicatamente, morbidamente. Erano grossi, proporzionati al suo membro. Sentii il sangue che mi saliva alla testa, il cuore che mi scoppiava nel petto. La vidi aprire le labbra, risucchiare dolcemente un testicolo di Marco, intuii un movimento della sua lingua. E gli occhi di Elena erano ancora rivolti in alto, fissi in quelli di lui.

Non ricordavo che fosse mai stata così con me.

Si dedicò all’altra testicolo, poi gli leccò lo scroto, lentamente, dolcemente, da sotto, poi lungo il rilievo centrale. A lungo. Di nuovo succhiò i testicoli uno per uno, prendendoli tutti in bocca, giocandoci con la lingua.

Poi il suo sguardo verso Marco si fece più intenso. Mormorò ‘posso?’ Gli stava chiedendo tacitamente il permesso di cominciare a risalire. Lui lo capì, e annuì, sorridendole, calmo, sicuro.

La vidi risalire con la bocca, baciando, leccando, succhiando lungo l’asta.

Per la prima volta da quando Elena gli aveva slacciato i pantaloni, Marco si volse verso di me, prendendomi di sorpresa. ‘Ti piace quello che vedi, Luca? La tua fidanzata con i seni legati come salami che mi serve in ginocchio con la bocca?’

Mi stava ancora provocando, era chiaro, ma il suo tono era terribilmente, odiosamente tranquillo, amichevole, come sempre.

‘Si’ Marco’ molto” mormorai, col cuore in gola.

Molto? Perché avevo detto molto? Che bisogno ce n’era?

Elena aveva la bocca sul glande di Marco, e questa volta la sua richiesta fu tacita, per non interrompere il morbido servizio delle sue labbra e della sua lingua; Marco di nuovo annuì, e Elena lasciò che quel glande turgido scivolasse fra le sue labbra, lo accolse delicatamente, dolcemente, quasi amorosamente’ pensai che era un anticipo del modo in cui lo avrebbe accolto ancora, fra non molto, fra le gambe… nello splendido sesso bagnato che avevo assaporato per qualche minuto poco prima e che già era diventato di nuovo un miraggio…

Non mi resi quasi conto di stare parlando: ‘devo’ masturbarmi?’

Marco mi sorrise. ‘In realtà, vuoi chiedermi se puoi masturbarti, dico bene?’

Arrossii. ‘Si… scusa” Esitai. ‘Posso’ masturbarmi, Marco?’

Lui sorrise di nuovo alla mia risposta. ‘No. Ti masturberai quando la penetrerò. Tieni le mani dietro la schiena.’

‘Si’ Marco.’

Lui riprese a guardare Elena, compiacendosi del modo in cui lei lo stava servendo. Stava davvero cercando di fare del suo meglio, di essere più sensuale di quanto fosse mai stata con me. Ogni cosa del modo in cui muoveva le labbra, leccava, in cui si spostava dall’asta al glande, era terribilmente erotico, e lui si lasciava servire.

‘Prima ti sei comportata abbastanza bene quando ti ho messo le dita in gola,’ le disse quindi. ‘Vediamo come te la cavi a fare sul serio.’

Le appoggiò una mano sulla testa. Elena spalancò gli occhi, allarmata, temendo che lui volesse forzarla. Non fu così. Marco la accompagnò, spinse la testa di Elena verso di sé, senza incertezze, ma anche delicatamente. Vidi Elena che spalancava la bocca, la sentii emettere un suono gutturale. Si sforzava ancora di guardare Marco negli occhi, anche se ora le era molto difficile. ‘Brava,’ disse Marco. Spinse ancora. Sentii un nuovo suono gutturale, ma Elena non tossì né ebbe conati, come mi sarei aspettato. ‘Ferma così ora,’ disse lui. Elena sbatté le palpebre per dire che aveva capito: non poteva annuire. Marco iniziò a muovere delicatamente il bacino.

Le stava scopando la gola’ e Elena lo stava accettando, si stava sforzando di accoglierlo… e ci stava riuscendo. Non lo avrei mai pensato possibile…

Nuda, in ginocchio, coi seni stretti, sicuramente doloranti, il volto paonazzo mentre lui le scopava la gola con calma. Era troppo’ Sentii il mio membro che aveva degli spasmi, come se stessi venendo, ma non ci fu eiaculazione, se non forse un filo sottile’

Marco continuò per qualche secondo. Elena non riusciva a respirare, e lui lo sapeva. Alla fine, tirò fuori il membro dalla gola di lei, con calma, e poi anche dalla bocca.

‘Sei stata molto brava,’ le disse, mentre Elena dava qualche colpo di tosse.

‘Grazie’ Marco” balbettò lei.

‘Non era la prima volta. Lo fai a Luca?’

Elena esitò, arrossendo. E fece cenno di no col capo. Io ero immobile, terrorizzato. Sapevo che non lo faceva a me’ ma quindi…?

Marco annuì. ‘No, certo. E comunque’ non sarebbe stata la stessa cosa, farlo a me.’

Stava parlando delle sue dimensioni, molto diverse dalle mie. E aveva ragione.

‘A chi lo hai fatto, allora?’

‘Me lo chiedeva sempre il mio ex,’ mormorò Elena.

‘Ah, certo. Quel’ Come si chiamava? Martin?’

‘Martin.’

‘E lui’ non era come Luca.’

Di nuovo parlava delle dimensioni. Ed Elena non ebbe difficoltà a capire.

‘No.’

Marco annuì.

‘Martin ti aveva già fatto anche questo?’ disse Marco, indicando le corde che stringevano i seni di Elena.

Trattenni il fiato.

Elena annuì. ‘Si. Qualche volta.’

Lui sorrise. ‘Dovrai raccontarmi tutto quello che ti ha fatto il tuo ex, Elena. Non dimenticando niente, e dandomi tutti i dettagli soprattutto delle cose più dolorose o più umilianti.’ Le accarezzò il volto, fissandola negli occhi mentre parlava. ‘Magari una sera, con un bel bicchiere di vino, accoccolati sul divano mentre mi fai una sega – mi racconterai tutto. Devi abituarti all’idea che per i maschi sia piacevole immaginarti che soffri o vieni umiliata, perché &egrave la verità. E per te, dare piacere ai maschi – ai veri maschi – dev’essere un onore, un onore del quale essere grata, e per il quale devi essere disposta ad accettare qualsiasi cosa.’

‘Si, Marco.’

Lui appoggiò di nuovo il membro sulle labbra di Elena; lei lo accolse, ricominciando a servirlo. Marco mi diede un’occhiata, ma poi tornò a guardare lei e rivolgersi a lei. ‘Quando mi racconterai tutto di te e Martin,’ continuò, ‘Luca non sarà con noi. Non voglio che sappia tutto. Magari gli racconteremo qualcosa, ma in un secondo momento’ solo i dettagli che sceglierò per lui. E li ascolterà masturbandosi.’

Stava parlando con lei, non con me. Elena annuì, senza smettere di servirlo, e annuii anch’io, istintivamente.

‘O forse’ masturbandomi, insieme a te.’

Ebbi una fitta allo stomaco. Marco non mi degnò di uno sguardo, anche se sapeva di avermi appena inflitto un colpo durissimo.

‘Fammi vedere di nuovo come sei brava.’

Le mise una mano sulla testa, di nuovo, e le afferrò i capelli. Questa volta la spinse a sé con più decisione, ancora non proprio brutalmente, ma in modo tale da lasciarle meno tempo per abituarsi alla pressione del suo membro sulla gola. Di nuovo, Elena riuscì ad accoglierlo, rimanendo immobile, a pugni stretti, lasciando che Marco si masturbasse a proprio piacere, scivolando lentamente avanti e indietro nella sua gola.

‘Si, Elena &egrave davvero brava,’ mi disse lui, senza smettere di godere di quel servizio. ‘Questo per lei &egrave sgradevole e doloroso, ma lo accetta volentieri’ Vedi come mi guarda? Si vede la gratitudine nei suoi occhi. Sono sicuro che mi servirà benissimo – in tutto.’

Annuii, il volto in fiamme, il membro che vibrava. Marco sorrise.

‘So che muori dalla voglia di masturbarti, Luca.’

‘Si’ &egrave così”

‘Ma sai che lo potrai fare solo quando la starò penetrando.’

‘Si.’

‘Chiedimi di farlo, allora. E sii convincente.’

Esitai. Elena cominciava a fare fatica a respirare, ma Marco non accennava a fermarsi. Mi guardava e aspettava’ aspettava le mie parole per liberarla.

‘Per favore, Marco,’ cominciai a dire, incerto. ‘Per favore’ Ti prego’ Ti imploro di sc”

Lui annuì, incoraggiandomi a proseguire.

‘Di scopare… Elena. Per favore’ Prendila’ Falla godere’ godila’ Per favore’ usala”

Lui rimase a guardarmi, annuendo ancora, ancora piantato nella gola di lei.

‘Ti imploro, Marco” dissi, quasi singhiozzando. ‘Scopala’ a fondo’ sbattila’ falla godere’ riempila”

Lui sorrise, guardandomi mentre scivolava ancora avanti e indietro nella gola di Elena, senza accennare a ritrarsi.

‘Riempila’ di sperma’ del tuo sperma’ ti prego…’

Elena cominciò a tossire.

‘Ti prego Marco’ fottila, riempi di sborra la mia fidanzata’ trattala come la tua troia…’

Marco sorrise di nuovo, e lo sfilò. Lei si piegò, tossendo, boccheggiando.

‘Hai sentito, Elena?’

Elena aveva sentito. Due lacrime le rigavano le guance.

Lui si chinò verso di lei, le alzò il volto prendendola per il mento. ‘Sei stata molto brava, Elena. Oggi siete stati tutti e due molto bravi. Avete fatto progressi, grandi progressi. Il vostro Maestro sarà orgoglioso di voi.’

Lei riprese fiato, ricambiò lo sguardo di Marco, e ancora una volta nei suoi occhi non c’era nulla di quello che mi aspettavo – nausea, dolore, paura… solo gratitudine.

‘Grazie’ Marco” mormorò. Era sincera.

Lui la baciò. Dolcemente. Poi le fece una carezza sulla guancia.

‘Vai sul letto, Elena. E’ il momento di darti il tuo premio.’ Sorrise. ‘E Luca non può più aspettare’ o verrà di nuovo senza toccarsi.’

Elena arrossì violentemente. ‘Si’ grazie Marco,’ mormorò, con la voce spezzata dall’emozione. Si alzò da terra, e si distese sul letto, supina.

Lui la guardò sistemarsi.

‘E’ in quella posizione che aspettavi Luca’ quando ancora lo facevate?’

‘Si”

Lui scosse il capo. ‘E facevi così anche con Martin?’

Silenzio.

‘No”

‘Mettiti nella posizione in cui ti voleva Martin, Elena.’

Lei arrossì ancora di più. ‘Si’ Marco”

Si girò, mettendosi carponi sul letto, e poi abbassò il volto, appoggiandolo sul letto. Divaricò le gambe, offrendosi oscenamente, il sesso aperto’ persino l’ano doveva essere facilmente accessibile in quella posizione. Era così che ‘la voleva’ Martin’ Così che lei si presentava a lui, ogni settimana, quando guidava per un’ora per andare a casa di lui nel weekend’

Non mi ero quasi accorto che Marco aveva cominciato a spogliarsi, con pochi gesti decisi. Si sfilò calzoni e boxer, e poi la camicia, e buttò tutto per terra, vicino a me. ‘Piegali e sistemali su quella sedia,’ mi disse, col tono secco di un ordine. Risposi ‘si, Marco,’ e presi i suoi vestiti da terra, piegandoli con cura. Intanto, lui si era avvicinato a Elena.

Disposi i vestiti sulla sedia. Tornai a guardare la scena davanti a me, in ginocchio, rimettendo le mani dietro la schiena, in attesa che succedesse quello che doveva succedere.

‘Puoi cominciare a masturbarti, Luca,’ disse Marco, ‘mentre io scopo la tua ragazza.’

Diede una sberla sulla natica a Elena, che gemette, spingendo il volto contro il letto. Io me lo presi in mano, stando attendo a non sfilare il preservativo, che scivolava per via del seme ancora liquido all’interno. Comincia a masturbarmi. Vidi il suo membro appoggiarsi dietro di lei, la sentii gemere, gemere più forte di quanto mi aspettassi. Doveva essere molto bagnata, ma le dimensioni di Marco, e il fatto che Elena fosse abituata solo a me da molto tempo, fecero sì che lui non scivolasse dentro di colpo; al contrario, lo vidi affondare lentamente, trattenendola per le natiche… sentii ogni centimetro di quella penetrazione accompagnata da un gemito più profondo di Elena.

Stavo già per venire’ cominciai a rallentare.

‘Non voglio vederti fermare, Luca,’ disse Marco, ‘nemmeno dopo che sarai venuto. Non ti fermi finché non lo faccio io.’

Annuii e ripresi a masturbarmi, stringendo i denti. Era doloroso, era terribile.

‘E tu Elena,’ disse Marco, ‘puoi venire solo quando sentirai che ti sto venendo dentro.’

‘Si” singhiozzò lei.

Marco cominciò a pompare, con forza, avanti e indietro; ogni tanto, vedevo un tratto della sua asta, così grossa, e poi di nuovo tutto quel membro possente spariva dentro di lei, e di nuovo Elena gemeva forte’ Potevo solo immaginare quanto si sentisse riempita…

Cercai di resistere più che potevo’ ero già venuto una volta, ed ero eretto da ore, e questo mi aiutò a trattenere il piacere abbastanza a lungo’ ma non quanto Marco. Venni per la seconda volta, nel preservativo già sporco, mentre lui appoggiava un piede sul letto, cominciando a spingere forte dentro di lei dall’alto verso il basso’ quasi come avrei immaginato una penetrazione anale’ e anche Elena subiva quell’attacco con lo stesso atteggiamento, completamente remissiva, immobile, il volto schiacciato contro il letto, un gemito dopo l’altro, ansimando sotto i colpi di Marco. Dovetti trattenere il preservativo per evitare che si sfilasse, mentre riprendevo a masturbare il membro ammosciato, una masturbazione dolorosissima’ e mentre lo facevo immaginavo le sensazioni che invece doveva provare Marco, con la sua erezione così mascolina, che si faceva strada nel sesso fradicio di Elena, che la faceva quasi piangere dal piacere’ che si preparava a liberare il proprio orgasmo svuotando il proprio seme liberamente dentro di lei’

Il ritmo di Marco cominciava ad aumentare’ si sistemò di nuovo in ginocchio dietro di lei, e la afferrò per i capelli, facendole tirar su il busto dal letto. Tenendola per i capelli, le fece voltare il volto verso di me.

‘Guardalo, Elena”

Io mi masturbavo freneticamente, con gli occhi umidi. Stavo per piangere’ Elena mi guardava, ma non mi vedeva. Il suo corpo era oscillava avanti e indietro a ogni spinta, i suoi seni legati dondolavano sotto di lei.

‘Guardalo”

Lei guardava me, io guardavo lei… E a un tratto, vidi quella cosa nel suo sguardo. Poi sentii anche un gemito di Marco, percepii il suo cambiamento di ritmo: ma prima di ogni altra cosa, lo avevo letto nello sguardo di Elena – la sensazione che aveva provato quando lui aveva cominciato a vibrare dentro di lei e poi a schizzarle dentro il suo seme.

La vidi stringere gli occhi, torcere la bocca, mordersi le labbra, stringere i pugni, e la vidi attraversata dal piacere. Cominciò a singhiozzare e piangere mentre veniva anche lei, finalmente, dopo settimane, con Marco ancora piantato saldamente dentro di lei, forse ancora intento a schizzare…

Mi resi conto di essere incredibilmente ancora eretto e che stavo avviandomi a un nuovo orgasmo’ ancora una volta’ mi masturbai freneticamente, nonostante il dolore che questo mi provocava, guardando l’espressione di Elena, persa nel piacere’ Marco che ancora la teneva per i capelli, i seni legati e rossi’ le mani grandi di Marco che improvvisamente li afferravano e li strizzavano, ed Elena che ricominciava a gemere’

E che veniva ancora..:!

Era troppo…

Venni anche io, per la terza volta, dolorosissimamente, piangendo in ginocchio’ Elena mi stava ancora guardando’ E in quel momento, a causa di quella frenetica ultima masturbazione, il preservativo scivolò via, cadendo sul pavimento, insozzandomi le mani nella caduta. Un po’ di seme scivolò sul pavimento prima che potessi recuperarlo. Goffamente, cercai di rimetterlo.

Marco si stava finalmente fermando. Lasciò i seni di Elena, si volse per la prima volta a guardarmi, e vide quello che avevo combinato. Fece una smorfia. Aveva ancora il membro ben piantato dentro Elena mentre si rivolgeva a me col tono di rimprovero che si usa con un bambino.

‘Luca’ hai sporcato dappertutto.’

‘Scusa” balbettai. ‘Mi dispiace’ io”

‘Ero incerto” disse Marco, ‘visto che siete stati molto bravi, e anche tu’ Ero incerto se premiarti.’ Fece un cenno col mento, verso il sesso di Elena. ‘Sai qual era il premio che avevo in mente.’

Annuii. Lo sapevo.

‘Dillo.’

‘Pulire… Elena… dal tuo sperma”

Lui annuì. ‘Bravo. Purtroppo, hai fatto’ quello’ e tengo di più al mio parquet che al tuo divertimento. Anziché ricevere il tuo premio, ti toccherà pulire per terra.’

Si rivolse Elena. ‘E intanto che Luca pulisce, mi faccio un altro giro con te,’ disse. “Girati. Questa volta mi guarderai negli occhi mentre ti vengo dentro.”

‘Si’ Marco”

Mi guardai intorno, chiedendomi con cosa pulire. Marco capì, e fece cenno di no con il capo.

‘No. Pulisci come avresti pulito Elena.’

Annuii, arrossendo. E mi piegai, cominciando a leccare il pavimento.

Elena si era girata, supina. Come ero abituato a vederla io. Divaricò le gambe. Ma per Marco non era sufficientemente eccitante. “Prenditi le caviglie, solleva le ginocchia, e apri bene le gambe.”

Elena obbedì. Non potevo vedere tutto quello che accadeva, ma sentii ancora una volta il suono di uno schiaffo. I seni?

“Ho detto di aprire bene, Elena. Puoi fare di meglio. Voglio vederla spalancata. La terrai spalancata e mi chiederai di riempirla.”

Un nuovo schiaffo. Un nuovo gemito acuto di Elena. Mi resi conto che non la stava schiaffeggiando sui seni, ma sulla vagina.

“Si, Marco… Scusa…”

Sentii Elena che cominciava a implorare, ansimando, mentre finivo di pulire il pavimento con la bocca.

Mi risollevai quando fu pulito. Marco mi guardò. Io avevo ancora in mano il preservativo.

“Ora rimetterai il preservativo, Luca,” mi disse. “Ma non voglio rischiare di farti sporcare ancora. Prima svuotalo. Non sarà saporito come quello che avresti leccato da Elena, ma per oggi ti dovrai accontentare.”

Annuii, e ancora una volta dissi “si, Marco.” Avvicinai il preservativo alla bocca, nello stesso momento in cui Marco appoggiava il suo grosso membro fra le labbra della vagina di Elena, e lo faceva scivolare dentro…

La serata con Marco fu un punto di svolta decisivo. Le cose erano andate in un modo diverso da come le avevamo immaginate, sia io che Elena. Marco non si era limitato a diventare l’amante della mia fidanzata; tutto (incluso l’incoraggiamento del nostro maestro Francesco) aveva contribuito a consentirgli di prendere completamente il controllo della nostra vita, a porsi come nostro ‘padrone’. E nonostante i suoi toni pacati, fu chiaro fin da quella sera, e dai giorni immediatamente successivi, che sarebbe stato un padrone autoritario e che avrebbe usato la sua autorità per farci cedere ogni briciolo di ‘aspirazione al controllo’ che ci era rimasto.

Benché fossimo tutti e due molto spaventati da questa svolta delle cose, come al solito Elena era combattuta fra la paura e il desiderio di fidarsi e affidarsi all’Ordine, e in questo caso a Marco. Il fatto che Marco fosse molto severo e deciso nel toglierci controllo, orgoglio, autostima, Elena lo percepiva come qualcosa che andava a nostro vantaggio, un ‘male necessario’ per essere certi di arrivare alla fine del Primo Cammino, e di farlo presto. E poi forse le cose sarebbero cambiate’

Forse.

Dopo aver posseduto Elena due volte, quella sera, di fronte a me, Marco le aveva slegato i seni, e poi si era andato a fare una doccia, ordinandoci di aspettarlo. Ci diede anche istruzioni sul modo in cui dovevamo aspettarlo; e fu uno di quei momenti in cui mi resi conto di quanto sapesse essere sottile nel torturarci. Io dovevo stare seduto su una sedia, nudo, con le gambe divaricate; Elena, anche lei nuda, inginocchiata fra le mia gambe, col viso vicino al mio membro. Dovevamo guardarci, ma non parlare, né fare nient’altro. Inutile dire che io ebbi una nuova, terribile, dolorosissima erezione per tutto il tempo; e a giudicare dal rossore delle sue guance, penso che anche Elena fosse per qualche motivo eccitata da quella tortura che mi veniva inflitta, e che si fosse molto bagnata.

Tornato dalla doccia, Marco indossò il pigiama (un bel pigiama di seta, dall’aria molto costosa), e chiamò Elena a sé, schioccando le dita. Davanti ai miei occhi, la baciò appassionatamente, palpandole le natiche. ‘Ho deciso che passerete la notte qui,’ disse. ‘Non avete il pigiama, ma non vi serve; non fa freddo e potete stare nudi entrambi.’ Colpì Elena con una pacca sul fondoschiena. ‘Vatti a fare una doccia anche tu, e raggiungimi a letto.’

Elena obbedì. Marco mi disse che avrei dormito ai piedi del letto. C’era uno scendiletto di finto pelo, e quella sarebbe stata ‘la mia cuccia’, disse.

Queste umiliazioni avevano un effetto molto forte su di me. Mi confondevano, mi causavano una reazione viscerale di rigetto; però, nel momento in cui li vedevo attraverso gli occhi di Elena… nel momento in cui immaginavo che effetto potesse farle vedermi trattato in quel modo dal ragazzo che disponeva del suo corpo e del suo piacere’ questo mi causava un’eccitazione che non riuscivo a controllare.

‘Puoi provarla, intanto.’

Scesi dalla sedia, ringraziandolo, e mi misi per terra, sullo scendiletto, in silenzio.

‘Finché non sono io a dirtelo, non alzarti in piedi,’ disse Marco. ‘Stai giù o a quattro zampe. Voglio che Elena si abitui a vederti così quando siete con me.’

‘Certo, Marco.’

Mi rannicchiai sul tappeto. Ero ancora sdraiato nella ‘mia cuccia’ quando Elena tornò dalla doccia, profumata e radiosa, nuda e bellissima. Dovette scavalcarmi per mettersi a letto; non disse nulla, evitò persino di guardarmi, arrossendo e basta. Io arrossi a mia volta, di quell’umiliazione e della mia sempre incontrollabile erezione.

Marco si rivolse a me. ‘Datti una lavata anche tu, Luca. Sei ancora tutto sporco. Ci sono degli asciugamani nella cesta, usa quelli per favore.’ Annuii. Elena stava sdraiandosi accanto a lui, e prima di voltarmi ebbi una breve visione delle cosce di lei che si aprivano leggermente. ‘Brava’ lo sentii dire, mentre mi allontanavo verso il bagno, a quattro zampe. Non potei fare a meno di pensare che stesse approvando quel gesto, quell’aprire immediatamente delle cosce entrando a letto, e quando un attimo dopo sentii Elena gemere delicatamente, immaginai che Marco avesse ‘toccato con mano’ quella prova di sottomissione di Elena.

Mi lavai meccanicamente, pensando tutto il tempo a Marco ed Elena soli di là, lei nuda fra le sue braccia. Vidi ‘la cesta’ di cui parlava Marco: era la cesta dei panni sporchi. Ne tirai fuori un asciugamano da corpo, e usai quello.

Tornai in camera, di nuovo carponi. Marco stava baciando Elena; aveva un braccio intorno alle spalle di lei, e la mano appoggiata sul suo seno. L’altra mano era dove l’avevo immaginata poco prima. Stava accarezzando Elena delicatamente, indice e medio appoggiati all’altezza del clito, impegnati in un lento movimento circolare.

Sentendomi arrivare, smise di baciarla e mi guardò.

‘Bene Luca,’ disse Marco. ‘Dove ti metti ora?’

‘Nella mia cuccia,’ dissi, arrossendo.

‘Bravo.’

Sarebbe stato quasi ridicolo, ma nessuno rise. Elena anzi gemette, e con un gesto istintivo portò le mani su quella che Marco teneva fra le sue cosce, come per fermarlo.

Lo sentii che le sussurrava qualcosa di nuovo: ‘togli subito le mani, puttana.’

Puttana.

Alzò gli occhi verso di me, per leggere la mia reazione. Io mi ero appena sistemato sul tappeto, in ginocchio, incerto, e rimasi letteralmente a bocca aperta.

Elena tolse le mani.

‘Come vedi, Luca, io e Elena cominciamo a entrare in confidenza,’ disse Marco. ‘Pensi che abbia deciso di chiamarla così di punto in bianco, per umiliarla?’

‘Sì,’ mormorai.

Lui sorrise. ‘No. Mentre eri in bagno le ho chiesto se le sarebbe piaciuto che la chiamassi così.’ Fece una pausa. Le sue dita stavano ancora accarezzando il clito di Elena. ‘E ovviamente non poteva mentire.’

Rimasi immobile, frastornato.

‘Ora vi spiegherò alcune cose.’

Cominciò a spiegarci che progetti aveva per noi, quale sarebbe stata la nostra routine di lì in avanti.

Cominciò dalla situazione in cui ci trovavamo, di sera nella sua camera. Quando Elena aveva l’onore di dormire con lui, come quella sera, doveva essere ovviamente sempre disponibile – nel caso lui volesse usarla per soddisfare una voglia improvvisa durante la notte. ‘Non escludo nemmeno di usare la tua bocca per evitare di andare in bagno, se mi sveglio con lo stimolo,’ le disse, smettendo di accarezzarla per qualche secondo mentre lo diceva. Vidi il petto di Elena che si sollevava in affanno…

Inoltre, Elena doveva svegliarlo, all’orario che lui avrebbe stabilito, servendolo con la bocca. Era compito nostro assicurarci che lei si svegliasse per tempo per adempiere a quell’onere; e saremmo stati puniti se ciò non accadeva.

Anche quando non avessimo dormito in camera sua, Marco si aspettava di trovare sempre Elena nuda e disponibile in caso di necessità. Quindi lei avrebbe sempre dormito nuda, e io non avrei più dormito con lei, nemmeno quando eravamo soli, in camera nostra. Nella Casa non si usavano chiavi; perciò Marco avrebbe potuto entrare in camera nostra in qualunque momento, durante la notte o le ore di riposo pomeridiane, e prendere comodamente Elena, senza neanche la fatica di spogliarla o di aspettare che si spogliasse.

Proseguì con le regole. Elena doveva avvisarlo immediatemente quando aveva il ciclo. Marco avrebbe scelto anche un particolare segnale da usare per quella condizione (per esempio una specifica collana, o abito, ecc.). ‘Faremo sapere il significato di quel segnale a tutti gli interessati, vale a dire a tutte le persone a cui deciderò di concedere libero accesso al corpo di Elena.’

Queste parole mi fecero fremere’ Tutte le persone?

Marco fece una pausa, poi si volse verso Elena, fissandola negli occhi. ‘Ripensandoci, forse potremmo usare qualcosa come un cartello. Un cartello di ‘fuori servizio’, da appenderti in vita. Sufficiente per far capire che quel buco non &egrave disponibile, e che &egrave meglio usare gli altri.’

Elena gemette, muovendo le gambe istintivamente. Mi resi conto che stava cercando di trattenere un orgasmo; Marco doveva averle detto (o era scontato) che non poteva venire. Ma quella frase l’aveva portata molto vicino’

Non avevo mai conosciuto Elena da quel punto di vista. Quindi’ era così?

Io ero sconvolto. Non solo per quel ‘tutte le persone’… ora anche per quel ‘gli altri’, gli altri buchi. Marco sapeva l’effetto che mi stavano facendo le sue parole. Mi guardò sorridendo.

Marco vide la mia espressione. ‘Mi sembri stupito, Luca.’

Io scossi il capo. Non sapevo cosa dire.

‘Fa parte del percorso di Elena, capire che lei non &egrave degna di scegliere da chi farsi possedere, o di rifiutarsi di servire sessualmente chiunque glielo chieda. Quindi, Luca, chiunque nella Casa – tranne te, ovviamente – sarebbe perfettamente in diritto di usufruire di lei a piacere.’

Strinsi i pugni.

‘E usufruire in qualsiasi modo.’

Annuii debolmente.

‘Lo sai, ho il sospetto che ci siano molti modi di godere di Elena che tu non hai mai provato,’ disse. Io arrossii. Il respiro mi si fece più affannato.

‘Alcuni li hai desiderati ma non li hai avuti, o non li hai chiesti. Ma altri non li hai neppure mai immaginati.’

Lo guardavo ipnotizzato.

‘Ora io ho il controllo di Elena, e ovviamente potrei non concederla a nessuno e tenerla solo per me, o farla possedere da ogni studente, maestro, inserviente, cameriere e giardiniere della Casa. Ti &egrave chiaro?’

‘Si,’ mormorai.

‘Forse non la concederò a ogni maschio nella Casa, ma puoi contare sul fatto che sia io che altri godremo di Elena in molti modi che purtroppo tu non hai mai provato e probabilmente non proverai mai. Anche questo serve a far comprendere a Elena la tua inferiorità. Sempre chiaro?’

‘Si,’ mormorai ancora.

‘Tutto questo &egrave chiaro anche a te, vero, Elena?’

‘Si,’ rispose lei.

‘Ti &egrave chiaro che ti farò usare da tutti quelli che voglio?’

‘Si.’

Le si avvicinò, e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Non potevo sentirlo, ma vidi l’effetto che le aveva fatto. Un lampo di terrore negli occhi; impallidì; poi arrossì. Le labbra le tremavano mentre diceva ‘si, certo”

In seguito, le chiesi cosa le avesse detto Marco in quel momento. Elena per qualche tempo aveva esitato, ma alla fine ero riuscito a farmi rispondere. Marco le aveva detto ‘ci sono anche due cani da guardia; potrei darti anche a loro, non avresti nessun diritto di rifiutarti. Non sei superiore nemmeno a questo. Lo capisci?’

E lei aveva risposto ‘si, lo capisco” Spaventata, ma lo aveva fatto. Ed era sincera, quando parlava con Marco.

Lui le sorrise. ‘Godi, puttana.’

Elena strinse i pugni, chiuse gli occhi, sollevò il volto, iniziando a gemere, tutto il corpo che tremava, il pube che spingeva forte contro le dita di Marco’ e venne ancora una volta di fronte ai miei occhi, fortissimo’

La vidi piangere mentre godeva’

Marco lasciò che Elena si calmasse, lentamente. ‘La tua fidanzata &egrave davvero molto molto vogliosa, Luca,’ mi disse. ‘Sono certo che godrà a essere usata nei modi che ho in mente; che godrà moltissimo. Molto più di quanto abbia mai goduto con te.’

‘Si, Marco,’ risposi. Elena ebbe un ultimo sussulto.

Lui tolse la mano dal sesso di Elena. ‘Sveglia alle 8 e 30 domattina, puttana,’ le disse.

‘Si, Marco.’

Lui sorrise, le diede un ultimo bacio, e spense la luce. Così cominciò il nostro periodo di servitù nei confronti di Marco.

La sua presenza nella nostra vita divenne praticamente continua. Era evidente che Marco trovava Elena davvero molto attraente: a partire da quella sera, non passò un giorno senza che ci convocasse da lui o venisse da noi – e ogni volta, immancabilmente, mi toccava la tortura di vedergliela possedere davanti ai miei occhi almeno una volta, se non di più…

In quel periodo Marco era prossimo a ricevere il ruolo di Guida, ed era molto impegnato con i corsi; pertanto, spesso i suoi rapporti con Elena erano frettolosi e bruschi. Più di una volta, per esempio, ci chiese di fermarci dopo una lezione e aspettare che gli altri fossero usciti dall’aula; una volta soli in aula, indicava a Elena la scrivania, o una sedia, dandole un ordine sbrigativo come ‘lì a gambe aperte’. Lei si tirava su il vestito, si sistemava a cosce spalancate’ lui si slacciava i pantaloni, la possedeva, e ci congedava. Era quasi come se la usasse per masturbarsi – direi che non faceva nulla per darle piacere, cercava semplicemente di arrivare al più presto possibile all’orgasmo, e scaricarsi dentro di lei. Inizialmente pensavo che questo genere di trattamento fosse frustrante per Elena – e certamente un po’ lo era; allo stesso tempo, però, sembrava che lei fosse in qualche modo ‘onorata’ del fatto che Marco si servisse di lei per convogliare le proprie energie. ‘Marco &egrave in un momento in cui sta risalendo velocemente il Cammino” mi disse un giorno Elena. ‘La sua Energia di Transizione &egrave potentissima e forse’ ha bisogno di me per trasformarla”

L’avevo guardata, annuendo. Lei si era presa il volto fra le mani.

‘Cosa c’&egrave?’

‘Ho detto che ha bisogno di me” mormorò. ‘Sono sempre troppo’ orgogliosa’ vedi? Volevo solo dire che gli &egrave comodo usarmi per trasformare la sua energia’ ecco”

‘Ma si, non ti preoccupare. Avevo capito.’

Lei scosse il capo. ‘Gli riferirò quello che ti ho detto, e lascerò che mi punisca come crede”

‘Tesoro, &egrave una sciocchezza. Hai solo parlato senza riflettere”

Lei mi guardò con uno sguardo serio e intenso, prendendomi le mani fra le sue. ‘Non mi difendere, Luca,’ mi disse. ‘Devi lasciare che io scenda’ devi lasciarmi sprofondare’ lasciami concludere il mio cammino’ lasciami prendere il controllo della mia vita”

Forse era perché mi aveva chiamato ‘Luca’ e non ‘tesoro’ o ‘amore’, forse perché l’immagine di Elena che si presentava a Marco chiedendogli di punirla era quasi insopportabile’ in ogni caso, mi si riempirono gli occhi di lacrime.

‘Si, amore, si,’ mormorai, ‘ti lascerò fare il tuo cammino…’

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Fra le tante prove difficili che dovevo subire in quei giorni, c’era una preoccupazione di cui non riuscivo a liberarmi. Da una parte, mi sembrava, razionalmente, una stupidaggine, o per lo meno una stupidaggine in rapporto all’enormità di quello che ci stava succedendo; dall’altra, non potevo non tornarci in continuazione con la mente, e sentirmi terribilmente in imbarazzo ogni volta che l’argomento veniva toccato anche solo marginalmente in una discussione. Era la questione del sesso anale. Marco non aveva ancora chiesto a Elena di farsi penetrare in quel modo, ma era evidente che non c’era motivo di credere che prima o poi non avrebbe goduto anche di quel piacere.

Il motivo per cui la cosa mi imbarazzava terribilmente era che non solo io non avevo mai avuto rapporti di quel genere con Elena’ Non avevo neppure mai avuto il coraggio di accennare alla cosa. In gran parte, questo era dovuto al fatto che, se avessimo provato, non ci sarei riuscito – non avevo esperienza, e le mie erezioni erano troppo ‘incerte’ e tendevano a scomparire di fronte alle difficoltà. In effetti, ogni novità mi metteva in imbarazzo e spesso si traduceva in un ‘blocco’ del genere. Era vero che nemmeno Elena aveva mai accennato di ‘volerlo fare’… ma in cuor mio ero quasi certo che il motivo fosse che conosceva le mie difficoltà e i miei blocchi e non voleva mettermi in imbarazzo. Insomma, avevamo sempre fatto come se la cosa non esistesse e nessuno dei due ci avesse mai pensato, sapendo entrambi di fingere. Ma ora, la presenza di un terzo uomo nella nostra vita – un uomo autoritario, maschile, senza complessi – non poteva che finire di metterci di fronte alla realtà’ E la prospettiva che venisse messa sotto i riflettori quella nostra piccola ‘bugia’ reciproca era più imbarazzante che vedere Elena col grosso membro di Marco in bocca e guardarla negli occhi mentre lo accarezzava con la lingua….

Era incredibile ma era così…

Marco doveva aver capito che quello per me era un argomento critico, e che in un certo senso, di riflesso, lo doveva essere anche per Elena, e più volte sembrò fare apposta ad alludere all’argomento senza realmente parlarne.

Una di queste occasioni fu un pomeriggio in cui Marco era sul divano che si rilassava fra un corso e l’altro, ed Elena era accoccolata sul divano accanto a lui, e lo stava servendo con la bocca. Lui la lasciava fare, e la sua mano la accarezzava qui e là, quasi senza intenzione – la curva dei fianchi, i seni, le spalle, la schiena’ Io, come spesso avveniva in quelle occasioni, ero in ginocchio in un angolo. Forse era la posizione in cui si trovava, il modo in cui era accoccolata come una gattina, o la prospettiva da cui la guardavo, o il desiderio accumulato nelle ultime settimane, ma avevo grandissime difficoltà a non tenere lo sguardo fisso sulle natiche di lei, bellissime, tonde, morbide, piene, sensuali’ In generale, Marco mi lasciava fare, non aveva nulla in contrario che io guardassi quello che volevo, e me lo aveva detto più volte; io però, cercavo di evitare di guardare troppo, di eccitarmi troppo, perché le mie erezioni senza sfogo erano sempre più dolorose’

In ogni caso, Marco sapeva benissimo cosa stavo guardando. Per dimostrarlo, mi fissò, aspettando che mi accorgessi del suo sguardo, e quando lo feci lasciò scivolare la mano lentamente, sensualmente, lungo tutta la curva di quelle bellissime natiche’ Io abbassai gli occhi, arrossendo; poi pensai che quella non era la reazione giusta. ‘Non dovete negare le vostre sensazioni,’ diceva sempre Marco, ‘dovete viverle e affrontarle’ solo così potere superarle”

Rialzai lo sguardo, verso lui’ la sua mano’ le curve sensuali di lei’ fremevo’ e mi faceva malissimo per quanto era duro’

‘Ti piace molto,’ disse Marco. Alludeva alle natiche di Elena.

‘Si” risposi. ‘Molto”

‘Avvicinati.’

Arrossii, e mi spostai verso di loro, sulle ginocchia. Nudo com’ero, il mio membro oscenamente eretto era imbarazzante, dritto davanti a me’

‘Puoi baciarlo.’

Lo guardai, incerto.

‘Il culo di Elena. Bacialo. Ringraziami, perché te lo concedo. E poi bacialo.’

‘Grazie’ Marco” mormorai.

Mi chinai, baciando le natiche di Elena, delicatamente, in punta di labbra. Chiusi gli occhi mentre lo facevo. E sentii Marco ridere.

‘Questo &egrave quello a cui pensi quando ti dico di baciare il culo della tua fidanzata?’ mi chiese.

‘Io” mormorai. Non sapevo cosa dire.

Lui allungò le mani, le prese le natiche, le aprì davanti a me.

‘Sbrigati,’ disse. Come sempre Marco era corretto, ma il tono della voce era quello con cui un altro avrebbe detto ‘sbrigati, coglione’. Mi avvicinai. ‘Con la lingua. Spingila bene dentro. Ti sembrerà strano, ma a lei piace.’

Quest’ultima frase l’aveva detta con un tono apertamente ironico. Arrossii. Mi chinai in avanti’ e per la prima volta in vita mia, appoggiai la lingua all’ano di Elena. La sentii fremere. Spinsi a fondo’ Sentii la bocca riempirmisi di quel sapore acre’ forte’

Era una cosa nuova’ eppure, per una volta, non ebbi nessun blocco’ il mio membro era più duro che mai…

Marco lasciò che io la leccassi, ma pochi minuti lui venne, riempiendole la bocca, e mi ordinò di smettere. Obbedii senza dir nulla, ma con il cuore che mi batteva all’impazzata. Sarei potuto venire in qualunque momento…

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Quella e altre imbarazzanti allusioni continuarono per qualche giorno; ma alla fine, le cose cambiarono.

Marco ci aveva convocato nella sua stanza dopo un lungo pomeriggio in cui aveva tenuto tre lezioni. Quando entrammo nella sua stanza, lui era sotto la doccia; rimanemmo in attesa che finisse, in piedi nella stanza, in silenzio. Alla fine lo sentimmo chiudere l’acqua. Ci venne incontro nudo. Mi imbarazzava sempre vederlo nudo’ il suo fisico era diversissimo dal mio; alto, statuario, coi muscoli ben delineati’

‘Eccovi,’ disse. Si avvicinò a Elena, e la baciò. Lei indossava un bel vestitino nero attillato nella parte superiore e con la gonna morbida, a balze; calze con reggicalze; tacco alto. Lui le fece scivolare la mano sui fianchi mentre la baciava (con la lingua), poi sulle natiche. ‘Vi ho chiamato perché ho avuto una giornata faticosa e volevo che Elena mi aiutasse a rilassarmi,’ disse, quando finalmente interruppe il bacio.

‘Certo,’ rispose Elena, ‘ne sarò onorata”

‘Tu puoi stare lì dove sei,’ mi disse. Si diresse al divano, tenendo Elena per mano, e si sedette. Lei rimase in piedi, in attesa di istruzioni. Marco mi diede uno sguardo. ‘Be’, non proprio lì così,’ mi disse, ‘lo sai.’

‘Scusa, Marco.’

Mi inginocchiai.

Marco guardò Elena. ‘Sei già bagnata?’ le chiese. Lei arrossì. ‘Si’ Marco.’

‘Fammi sentire.’

Elena fece un passo verso di lui, e lui le mise una mano sotto il vestito.

‘Va bene,’ disse, appoggiandosi allo schienale. ‘Non voglio fare fatica,’ disse. ‘Ma in questo momento la tua bocca non mi basta. Voglio che mi masturbi, ma con la fica.’

Sentii il sangue che mi saliva alla testa. Il modo in cui lui chiedeva queste cose a Elena’ come se niente fosse, come se le stesse chiedendo di preparargli un caffé…

Elena annuì. ‘Si, Marco” rispose, obbediente. ‘Come vuoi che faccia’?’

‘Ti metti a cavalcioni su di me, sulle ginocchia, la appoggi qui, e massaggi lentamente.’

‘Sì, Marco.’

Elena si tirò su appena il vestito, salendo sul divano, sopra di lui. Ovviamente non aveva mutandine. Si sistemò con cura. E poi, cominciò a muovere il bacino avanti e indietro’ lentamente.

‘Così va bene?’

‘Ancora più lentamente,’ rispose lui.

‘Sì, Marco.’

Ebbi l’impressione di sentire un rumore di sciacquio’ forse era solo una suggestione’ ma non potei fare a meno di immaginare la vulva bagnata di Elena che scivolava sul membro eretto di Marco’ le sue grandi labbra che baciavano l’asta’

‘Scopriti il seno, voglio guardarlo.’

‘Sì, Marco.’

Elena si abbassò le spalline del vestito, lasciandolo cadere giù, e scoprendosi davanti a lui. Marco le sorrise. Allungò una mano verso il seno nudo di Elena. Elena mi dava la schiena, e quindi non potevo vedere cosa succedeva esattamente, ma non sembrava che lui la stesse palpando; probabilmente la stava solo sfiorando, col dorso della mano’ le stava sfiorando la pelle, forse i capezzoli.

‘Sei davvero bella, Elena,’ le sussurrò.

‘Grazie’ Marco’ rispose lei, con voce strozzata.

‘Ti piace molto sentirtelo dire”

Non era una domanda, era una constatazione. L’aveva sentita bagnarsi di più quando le aveva fatto quel complimento?

Elena continuava a massaggiarlo’ il tempo passava lentissimo per me, lasciato lì in ginocchio’

Sentii un gemito di Elena. Marco sorrise. ‘Solo massaggiare,’ disse, con un tono di pacato rimprovero. Doveva essere scivolato dentro’ Immaginai quanto dovesse essere bagnato il sesso di lei perché un membro così grosso potesse ‘scivolare dentro’ per errore’

E sentii Marco che aggiungeva: ‘solo un pochino” E lo vidi prendere i capelli di Elena. Il movimento del bacino di lei ora era diverso, e lui lo accompagnava col proprio corpo’ ora lei si stava impalando sul suo membro. La sentii ansimare.

Mi sembrava che il membro mi esplodesse’

E proprio in quel momento, inaspettatamente, Marco si rivolse a me. ‘La tua fidanzata &egrave sempre molto ‘lubrificata’,’ disse. Era un tono di voce casuale, come se stesse facendo una normale conversazione. Questo mentre penetrava Elena’ Umiliante per me e per lei. ‘Molto bagnata” continuò. ‘Ma non penso che basterà’ per tutto.’

Abbassai il capo, arrossendo. Il cuore cominciò a battermi più forte.

‘Oggi comprerai del lubrificante. Ce l’hanno nella farmacia.’

Arrossii di nuovo, più violentemente. Ebbi l’impressione che anche Elena in quel momento avesse un brivido’ anche lei sapeva quello che stavo per dire.

‘Cosa c’&egrave?’ chiese Marco, guardandomi.

Esitai. La resa…

‘Io’ lo avevo già preso,’ mormorai.

Marco sorrise.

‘La prima sera che me l’hai portata?’

Annuii. ‘Si, Marco.’

Lui sorrise. ‘Ma che bravo’ vero Elena?’

‘Sì,’ mormorò lei, con la voce spezzata, mentre scivolava a fondo sul membro di lui, prendendolo fino alla radice. Lui le accarezzò il volto. ‘Basta, ora torna a fare quello che ti avevo chiesto io”

‘Si, Marco,’ rispose Elena. La sentii gemere piano mentre si sollevava per lasciare il membro di lui, e poi tornava ad appoggiarcisi delicatamente sopra.

‘Meriti un premio, Luca’ mi disse. Intanto che lei ricominciava a masturbarlo con la vagina, lui rimase a pensare per un po’: stava decidendo il mio premio. Tante immagini si alternarono nella mia mente: poter essere masturbato da Elena, poterla baciare’ ma non era una cosa del genere’ lo sapevo…

‘Ti piacciono molto le calze che le ho fatto mettere oggi, vero?’ mi chiese infine lui.

Esitai. ‘Si, Marco… molto.’

‘Metteva spesso il reggicalze per te, quando uscivate insieme?’

‘No’ qualche volta sì’ ma molto raramente.’

‘Eppure sapeva che ti piaceva.’

‘Si.’

‘Non sentiva il bisogno di soddisfare ogni tuo desiderio. Non come lo sente ora con me.’

‘No, Marco.’

‘E ti lasciava con molti desideri”

‘Si.’

Fece una pausa, quindi mi fece cenno con le dita di avvicinarsi. Strisciai in avanti, sulle ginocchia.

‘Voglio che mi scrivi un elenco delle cose che avresti voluto che Elena facesse per te e non le hai mai chiesto,’ disse. ‘E poi ti farò assistere mentre io faccio quelle cose con Elena.’

Sentii il membro premere più forte contro i calzoni.

‘Alcuni desideri, comunque, li soddisferai attraverso la resa. Quelli adatti a te.’

‘Grazie”

‘Slaccia i pantaloni.’

Obbedii’.

‘Tiralo fuori.’

Obbedii, di nuovo.

‘Sei eccitato quanto Elena” osservò Marco. ‘Siete due cagnette in calore…’

Mi sentii il sangue andare alla testa. Cagnetta in calore…

Marco non diede segno di essersi reso conto del peso di quello che aveva detto, del peso che aveva il modo in cui mi aveva chiamato. Continuò con il mio ‘premio’. Tamburellò con due dita il polpaccio di Elena.

‘Qui,’ disse. ‘Strofinacelo sopra. Senti come sono morbide queste calze.’

Lo guardai, sorpreso.

‘Ma non sporcare.’

‘Non devo venire”

‘No.’

‘Grazie,’ mormorai di nuovo, arrossendo. Mi avvicinai ancora, appoggiai il membro alla gamba di Elena. Cominciai a strofinare, delicatamente. Il contatto con il calore e la morbidezza della sua carne, e con la velatura della calza, era molto piacevole. Mi sembrava un piacere incredibilmente intenso’ molto più di quello a cui ero abituato. Nella migliore delle ipotesi, il piacere che mi era concesso era la masturbazione, spesso col preservativo.

Alzando gli occhi, mi accorsi che da quella posizione potevo vedere il sesso di Elena, bagnato, che baciava il membro di Marco, anch’esso luccicante degli umori della mia ragazza’ distolsi subito lo sguardo, sapevo che mi sarebbero bastati pochissimi secondi di quello spettacolo per ‘sporcare”

Marco si accorse della mia rinuncia, del mio abbassare lo sguardo.

‘Bravo,’ mi disse.

‘Grazie, Marco.’

‘Portami quel lubrificante… la prossima volta che ci vediamo.’ Trattenni il fiato.

‘Si, Marco.’

I battiti del cuore mi rimbombavano nelle tempie’

‘E tu Elena fatti trovare pronta e ben pulita. Sai come fare, vero?’

‘Si’ Marco” mormorò lei.

Aveva risposto con naturalezza, senza esitazioni. Sapeva come fare’ Come pensavo’ era come pensavo’ non era un argomento tabù per lei, lo era solo con me…

‘Non so chi di voi due aspetta quel momento con più impazienza,’ disse Marco. ‘Elena vuole dimostrarmi quanto sa e desidera essere sottomessa con me’ E tu vuoi la conferma della tua inferiorità, vuoi vederle fare con me qualcosa che non farà mai con te”

Ansimavo’

‘E tutto questo non &egrave perché volete procedere nel Cammino’ questi sono i vostri veri desideri. Ricordate, il Cammino serve solo a liberarsi, a scoprire chi siete veramente. E voi lo state facendo.’ Fece un gesto ampio, per indicare la situazione. In quel momento realizzai quello che stava succedendo’ Elena stava strofinando il sesso sul membro di Marco’ Io sulla gamba di lei’ tutti e due in potere di Marco, tutti e due appesi alle sue parole’ tutti e due eccitati e pronti a venire al suo comando’

Due cagnette in calore’

Mi accorsi che stavo per disobbedire all’ordine di ‘non sporcare’. Guardai Marco, sperando che leggesse la preoccupazione nei miei occhi, e mi concedesse di fermarmi. Non osavo farlo senza il suo ordine. Lui sorrise.

‘Cosa c’&egrave, Luca?’

Esitai.

‘Posso smettere’ per favore’?’

Sorrise di nuovo. ‘Stai per venire?’

‘Si”

‘Fermati. E guarda bene.’

Allontanai il membro dalla calza vellutata di Elena, appena in tempo.

‘Guarda.’

Alzai gli occhi. Sapevo cosa dovevo guardare. Vidi le grandi labbra di Elena, lucide e bagnate, chiuse intorno al membro di Marco’

‘Ora fammi venire,’ disse Marco a Elena. ‘Dentro. Non voglio sporcarmi, ho appena fatto la doccia.

‘Si, Marco,’ rispose lei.

Rimasi lì’ a guardare’ in ginocchio’ il membro che vibrava’ una minuscola goccia sulla punta del glande’ tutto ciò che mi era concesso’ mentre Elena si sollevava, accoglieva nel suo sesso caldo e invitante il membro di lui’. e cominciava a massaggiarlo’ accoglierlo a fondo dentro di sé’ e poi lo sentii venire’ immaginavo i copiosi getti del suo sperma denso che la riempivano’ Fremetti’

Elena spinse ancora e ancora’ gemendo’ e per ogni suo gemito io immaginai uno schizzo di sperma dentro di lei…

Rimasi lì, incapace di pensare, di distogliere lo sguardo, di pensare… finché il loro amplesso non si fu concluso. Elena non era venuta, lui non le aveva dato il permesso; era anche lei in sospeso, ansimante, impalata sul membro di Marco. Lui si rilassò con calma, in quella posizione. E poi le accarezzò un seno, parlandole dolcemente.

‘Vuoi venire, vero, cagnetta?’

‘Si’ Marco”

Marco mi diede uno sguardo, poi tornò a rivolgersi a Elena. ‘Anche Luca vuole qualcosa.’

Arrossii, scuotendo appena il capo.

‘No, Luca, non sto parlando di un orgasmo. Non &egrave quello che vuoi.’

Pausa.

‘La resa vi rende liberi’ potete avere entrambi ciò che volete. Ora, subito.’

Nessuno si mosse.

‘Elena, in piedi vicino a Luca.’

Elena si staccò da Marco’ Scese dal divano’ e si mise in piedi accanto a me. Avevo le sue belle gambe velate dalle calze nere accanto al viso’ e non solo le gambe.

‘Solleva il vestito e apri le gambe.’

Elena obbedì. Tremavo come una foglia’ E anche lei tremava.

‘Luca, puoi pulirla. E tu Elena, puoi venire’ pensa che vieni mentre il tuo fidanzato raccoglie lo sperma del tuo uomo dalla tua fica scopata di fresco”

Mi avvicinai con la bocca al sesso di Elena. Io e lei ci guardammo, per un solo momento. Nei suoi occhi vidi l’accettazione – la sua accettazione, la mia, l’accettazione reciproca – del fatto che io per lei non ero più un maschio, un oggetto di desiderio sessuale. Nel suo sguardo c’era affetto e tenerezza, ma non desiderio. Aveva il sesso pieno dello sperma di un altro, lo aveva accolto con passione, piacere, soddisfazione’ e l’unica cosa che io potevo fare per lei era quella che Marco aveva scelto per noi’ farla venire nell’unico modo in cui potevo’ umiliandomi di fronte a lei e lasciando che mi usasse per masturbarsi…

L’odore dell’amplesso appena consumato era fortissimo. Appoggiai le labbra’ e cominciai a baciarla, baciare il suo sesso con la lingua’ per qualche motivo in quel momento mi resi conto quanto mi mancava la sua bocca’ la sua lingua’ e immaginai di baciarla in bocca’ riempiendomi del suo sapore’ e poi del sapore salato dello sperma di Marco che la mia lingua smuoveva e che inesorabilmente mi colava in bocca’

Non stavo dedicandomi per nulla al suo clitoride, volevo solo gustarla, penetrarla più a fondo che potevo in quell’unico modo che mi era concesso’ sapevo che il membro di Marco era andato ben più in profondità’ sentivo le tracce che aveva lasciato’

Elena voleva godere’ Mi prese per i capelli, mi spinse con forza il viso contro il suo pube, quasi al punto di farmi male. Iniziò a muovere il bacino forte. Altro sperma mi colò in bocca, e dovetti cominciare a deglutire. Elena cominciò a godere. La guardai’ volevo vedere il suo volto mentre godeva, il suo sguardo, come una volta’ guardarla negli occhi mentre veniva’ ma aveva gli occhi chiusi’ Rimasi a guardarla e gemere mentre veniva, le contrazioni del suo sesso che spingevano altro seme nella mia bocca’ Deglutii’ deglutii’

Mi senti annullato. Ero un oggetto. Ero una cagnetta in calore. Ero un maschio inferiore. Ero qualcuno che si era completamente arreso’.

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Intanto, c’era un’altra cosa in sospeso, un altro cambiamento che temevo quasi quanto avevo temuto l’inizio del rapporto fra Elena e Marco, o il momento in cui lui l’avrebbe penetrata dove io non avevo mai potuto…

Alla fine, fu un inserviente a darmi l’annuncio, mentre ci cambiava gli asciugamani: ‘c’&egrave un pacco per te da ritirare, in portineria’. Lo disse con un mezzo sorriso, e dando un’occhiata subito dopo a Elena, come se sapesse qualcosa. Lei era arrossita, e anche io.

‘Vado, grazie.’

Andai a ritirarlo da solo. Scesi nel grande salone di ingresso della Casa, e mi diressi alla reception. Benché il venditore assicurasse un ‘pacco anonimo’, ero molto imbarazzato. Sapevo che le voci sulle regole umilianti che il Maestro mi aveva assegnato erano circolate… Se persino l’inserviente che cambiava gli asciugamani sapeva qualcosa, non c’era motivo di pensare che la receptionist di turno’

La receptionist’ Sperai che non fosse lei’

Entrai nel salone d’ingresso della Casa, e il cuore mi andò in gola.

Si, era lei.

Alla reception c’era una ragazza che si chiamava Sara. La conoscevo di vista, ma molto bene. Secondo molti, era la ragazza più carina in tutta la Casa; e se non fossi stato innamorato di Elena, probabilmente mi sarei preso una cotta per lei. Era sui trent’anni, capelli tinti di un rosso scuro, occhi azzurri luminosi, un bellissimo sorriso, un viso con lineamenti dolcissimi, delicati, fini. Un corpo in perfetta forma, femminile, pieno di curve. Era evidentemente una ragazza di ottima famiglia, abituata a fare sport, elegante per natura e per educazione; e la natura era stata generosissima con lei.

Vestiva sempre in modo formale, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di essere incredibilmente sexy. Quel giorno aveva un bel tailleur grigio scuro, una camicetta di seta bianca, calze scure, sandali col tacco alto.

Mi era capitato molto spesso di guardarla; qualche volta lei aveva incrociato il mio sguardo, ma non aveva mai dato segno di accorgersi dell’interesse. Che fosse proprio lei a consegnarmi ‘il pacco’, tuttavia, mi imbarazzava in modo particolare. Esitai solo un attimo, ma non potevo rischiare che mi vedesse incerto se avvicinarmi o no’ avrebbe solo peggiorato la situazione.

Mi feci avanti con passo deciso, sperando che la cosa si potesse risolvere il più in fretta possibile.

‘Ciao, scusa’ Credo che ci sia un pacco per me.’

Lei mi sorrise, e mi fece cenno di entrare nel locale della portineria. Entrai, chiudendomi la porta alle spalle.

‘Tu sei Luca?’

‘Esatto.’

Sara era seduta su una sedia da ufficio, con le rotelle, e per parlarmi si era leggermente allontanata dalla scrivania e rivolta verso di me. Per un attimo, il mio sguardo era stato attratto dalle sue bellissime gambe; avevo distolto subito gli occhi ma non potevo essere certo che lei non avesse notato.

Avevo visto la scatola sulla scrivania. Effettivamente il pacco era anonimo, imballato in carta nera lucida.

‘Quindi’ posso?’

‘Solo un attimo, scusa,’ rispose lei. Lei prese il telefono, e compose un numero. Cominciai a sentirmi nervoso.

‘Signora Anna?’ disse dopo un istante di attesa. ‘C’&egrave un pacco in consegna. Può venire lei?’

Anna? Cosa c’entrava Anna?

‘Grazie.’

Sara mise giù, e tornò a rivolgersi a me. Mentre parlava, sul suo volto comparve un sorriso accennato’ un sorriso strano, forse un po’ malizioso’ ma non amichevole. ‘Anna arriverà subito,’ mi disse. ‘Come sai, i discepoli non possono farsi fare consegne durante la permanenza in Casa, se non autorizzate da un responsabile. Anna controllerà il contenuto del suo pacco.’

Arrossii di nuovo. ‘Va bene” Il cuore cominciò a battermi più forte. Speravo che Anna sarebbe stata discreta. Sapeva che genere di cose mi erano state spedite, anzi, si erano occupati proprio loro di preparare la lista. Probabilmente avrebbe confermato che era tutto a posto e basta. Eppure’

‘Come ti trovi nella Casa?’ mi disse Sara, mentre aspettavamo. Sembrava solo un modo di fare conversazione, ma c’era ancora quel sorriso velato sul suo bellissimo volto’

‘Bene’ &egrave molto’ interessante’ profondo…’

‘So che tu e la tua’ fidanzata?’

‘Si.’

Lei fece una specie di piccola risata. ‘So che tu e la tua ‘fidanzata”, riprese, calcando la parola ‘fidanzata’ come se la ritenesse poco appropriata, quasi ridicola, ‘siete stati affidati a Marco”

Annuii, cercando di non arrossire.

‘Marco &egrave un ottimo insegnante. Siete molto fortunati. Soprattutto lei”

Il tono della voce di Sara era inequivocabile. Intendeva dire che trovava Marco attraente’

‘Non trovi che sia molto fortunata?’

Non sapevo come reagire. ‘Si,’ mormorai.

Lei sorrise, soddisfatta. Mi resi conto della situazione. Aveva deciso di umiliarmi in qualche modo e lo aveva fatto, con pochissime frasi, senza dire quasi nulla. Non sapevo perché volesse umiliarmi’ forse perché i miei sguardi l’avevano infastidita? In effetti’ le avevo guardato le gambe anche pochi minuti prima’ non sarebbe stato strano se lo avresse trovato fastidioso. Certo, non come se l’avesse guardata Marco’

In quel momento entrò Anna.

‘Oh, bene,’ disse, entrando. ‘Sono arrivate le tue cose, finalmente.’

‘Si’ esatto,’ mormorai.

Anna fece un cenno a Sara. ‘Vediamo che sia tutto in ordine.’

Questa volta mi fu impossibile non arrossire. Lo voleva davvero fare’ aprire il pacco lì’ davanti a Sara’?

Sara annuì sorridendo. Prese un tagliacarte, e recise il nastro adesivo che teneva chiuso il pacco.

‘Volete andare nel retro?’ chiese Sara, rivolta ad Anna. Per un attimo sperai di non dover subire quell’umiliazione. Mi illudevo.

‘No,’ rispose Anna, con tono secco. ‘Può aprire il pacco qui, davanti a te.’

Era un tono quasi di rimprovero’ non lo capivo. Il mio nervosismo stava crescendo sempre di più.

‘Prego,’ disse Sara, avvicinandomi la scatola. ‘Disponi tutto qui sulla scrivania, per favore.’

Aprii la scatola con le mani che mi tremavano leggermente. Dentro c’erano dentro diverse altre scatole, non imballate. Tirai fuori la prima: il lubrificante. Era la cosa meno umiliante che c’era nella scatola, ma Sara non riuscì a trattenere una risatina. Era della stessa marca di quello che avevo preso in farmacia.

Sara si rivolse ad Anna, come se io non fossi lì. ‘Ma questo non &egrave per’?’

‘No, no,’ disse Anna. ‘Questo &egrave solo per lui.’

Non riuscivo a credere che stessero commentando in quel modo davanti a me’

‘Lo ha fatto anche oggi?’ chiese Anna, mentre tiravo fuori la seconda scatola.

‘Si,’ rispose Sara. ‘Appena entrato. Mentre gli stavo parlando.’

Di cosa stavano parlando? Fatto cosa? Sara stava parlando del fatto che avevo dato uno sguardo alle sue gambe?

‘Avanti,’ mi disse Anna, seccamente.

Si’ doveva essere così’ forse Sara si era addirittura lamentata con Anna’ e avevano colto l’occasione per punirmi in quel modo…

Tirai fuori la seconda scatola. Era il dispositivo di castità’ la mia ‘gabbietta’.

Sara rise di nuovo.

‘Chiedo scusa,’ disse.

‘Non c’&egrave bisogno di scusarti, Sara,’ disse Anna, ‘&egrave normale trovarlo ridicolo.’

Arrossii ancora di più, se possibile, ma di nuovo non dissi nulla.

‘Avanti, Luca.’

Tirai fuori la terza scatola’ una vagina di lattice vibrante, ‘Miss Pinky’. Sulla confezione c’era l’immagine di una teenager sexy, e c’erano didascalie in inglese che parlavano della ‘sensazione della prima volta’ e di una fessura ‘super-stretta’. L’intenzione del produttore non era quella, ma lì, di fronte a Sara, mi sembrò che quelle scritte significassero ‘adatte per mini-dotati’… Sara rise di nuovo.

La appoggiai sulla scrivania, ma ero così imbarazzato e tremante che la scatola mi cadde per terra’ proprio accanto ai piedi di Sara.

‘Io’ chiedo scusa” mormorai, chinandomi. Nessuna di loro disse nulla. Mentre mi abbassavo a prendere la scatola, mi sentivo osservato’ stavano controllando che non ne approfittassi per guardare le gambe di Sara’?

La raccolsi, e la misi sulla scrivania.

‘Chiedo scusa,’ dissi di nuovo, e di nuovo non mi risposero.

Tirai fuori l’ultimo oggetto’ il ‘plug anale’. Color rosa barbie.

‘Anche questo….?’ chiese Sara ad Anna, lasciando di nuovo la frase in sospeso.

‘Si, &egrave per lui anche questo,’ rispose Anna.

Rimasi immobile, in attesa che Anna mi concedesse di prendere tutto e andare’ Ma lei non disse nulla. Il silenzio era terribilmente imbarazzante.

‘Posso’?’ mi feci coraggio alla fine.

‘Non ancora,’ disse Anna. ‘Non dimentichi nulla?’

La guardai, confuso. ‘Io’ no’ non so”

‘Credi che Sara sia abituata ad avere articoli da sexy shop sulla propria scrivania?’

‘No’ certo che no”

‘E’ stata una cosa molto imbarazzante e fastidiosa per lei, non credi?’

Diedi uno sguardo a Sara. Stava ancora sorridendo maliziosamente’ non mi sembrava imbarazzata o infastidita’ ma forse c’era un accenno di disprezzo’

‘Si’ &egrave vero”

Anna attese.

Capii cosa voleva.

‘Chiedo scusa. Vi chiedo scusa per avervi messo in imbarazzo con le mie’ cose”

‘Così va meglio,’ disse Anna. Dal tono della voce capii che non aveva finito. Rimasi immobile, in attesa. ‘Sara mi dice che ogni volta che passi dalla portineria la guardi. Che le guardi le gambe.’

Avrei voluto cercare di negare, ma non potevo. Per troppi motivi. Per il Cammino’ Perché sapevo che Anna pretendeva la mia umiliazione e non avevo la forza di oppormi alla sua volontà’

‘Si’ &egrave vero,’ mormorai. ‘Io’ chiedo scusa’ anche per questo.’

‘Elena sa che guardi Sara in questo modo?’

‘No”

‘Quando torni in camera, le riferirai di questa nostra conversazione, in dettaglio, e chiederai scusa anche a lei.’

Mi sentii cedere le ginocchia. Esitai. ‘Io”

La guardai con occhi imploranti. Lei rimase imapssibile.

‘Si, signora.’

Anna guardò l’orologio. ‘Sono le dieci,’ disse. Si rivolse a me. ‘Mettiti in ginocchio lì.’

Indicava il pavimento accanto a Sara’ obbedii.

‘Quindi ti piacciono molto le gambe di Sara’.

‘Si. Mi dispiace’ mi dispiace”

Anna prese la scatola della vagina in lattice, e la buttò per terra, accanto ai piedi di Sara.

‘Starai in ginocchio lì venti minuti, e terrai gli occhi fissi sulla tua Miss Pinky. Se Sara ti vede anche solo una volta alzare gli occhi verso i suoi piedi, le sue gambe, o anche semplicemente la sua sedia, me lo riferirà e riceverai una punizione peggiore.’

‘Sì, signora’ mormorai. Era la prima volta che Anna mi trattava in quel modo, così esplicitamente dominante. E’ non potevo crederci’ sentii ancora una volta il membro spingere contro la patta dei calzoni.

‘Passati i venti minuti, ringrazierai Sara, ti scuserai di nuovo, prenderai la tua roba e tornerai in camera.’

‘Si, signora.’ Avevo già gli occhi sulla ‘mia Miss Pinky’… nel mio campo visivo c’erano anche gli splendidi piedi di Sara, così sexy in quei sandali col tacco alto e le calze scure’ ma rimasi con lo sguardo immobile su quella vagina da teenager’ per minidotati’

‘Vediamo se questo cambierà il suo comportamento con te, Sara,’ disse Anna.

‘Grazie, signora Anna.’

‘Butta pure via la scatola, Luca può tornare in camera sua portando gli oggetti in mano. In ogni caso, credo che quasi tutti nella Casa sappiano degli oggetti che il Maestro ha scelto per lui’ sono la barzelletta del momento.’

Sara rise. ‘Già”

Anna si volse verso la porta e uscì, senza salutare. Sentii il rumore dei suoi tacchi sul marmo’ L’idea di dover raccontare tutto’ a Elena’ era terribile’ ma ormai era chiaro che non avrei mai più potuto avere segreti…

E continuai a guardare quella vagina di lattice’ Francesco aveva accennato al fatto che sarebbe potuta essere il mio ‘premio’ in qualche occasione’ ma in quel momento mi sentivo debole’ disgustoso’ e pensai che forse non avrei avuto molti premi’

E poi ripensai al premio che avevo ricevuto da Marco quando aveva saputo del lubrificante’ mi sembrava di sentire l’odore delle gambe di Sara, delle sue calze’ se lui fosse stato lì’ avrebbe potuto ordinarmi di slacciarmi i pantaloni’ e di strofinarmi su quelle splendide gambe’ ‘senza sporcare”

Strinsi gli occhi’ per la prima volta stavo desiderando la presenza di Marco’ e sapevo che sarebbe successo ancora.

E nemmeno quello poteva restare un segreto per sempre…
I venti minuti inginocchiato ai piedi di Sara furono interminabili. Guardavo l’immagine sulla scatola di ‘Miss Pinky’ – una ragazzina in lingerie sexy e, sovrapposta, la forma semplice e oscena della vagina in lattice’ persino cosa così banale e volgare contribuiva alla mia erezione’ trovavo desiderabile la ragazzina’ e anche quella vagina di un colore innaturale, quasi fluorescente…

Con gli occhi fissi a terra, non avevo modo di vedere l’orologio, e di sapere quanto tempo mancava alla fine della mia punizione. Ogni tanto Sara lasciava cadere qualche frase vaga come ‘oh, manca ancora parecchio alle dieci e venti”, ma stando attenta a non darmi nessuna indicazione precisa del tempo passato.

A un certo punto, mentre sistemava dei fogli, disse: ‘&egrave parecchio tempo che non guardo l’orologio. Forse le dieci e venti sono passate.’

Non risposi.

‘O forse no.’

Anche senza guardarla direttamente, potevo rendermi conto che non stava guardando l’orologio. Voleva solo farmi capire che ero alla sua mercé, che qualunque cosa avesse stabilito Anna, lei ora aveva il potere di fare quello che voleva, rimandarmi in camera o trattenermi a suo piacere.

Mi accorsi che stava girando la sedia verso di me.

‘E’ vero quello che si dice di te?’ chiese, con un tono divertito. ‘Che &egrave Marco che stabilisce se e quando puoi venire?’

‘Si.’

‘Poverino. Immagino tu non venga molto spesso.’

Questa volta il tono era di finta compassione, di presa in giro.

‘No…’ risposi.

‘Quanto raramente?’

‘Non lo so di sicuro’ forse una volta a settimana.’

‘Ma nel frattempo hai visto la tua fidanzata godere tante volte”

‘Si.’

‘E hai visto anche Marco godere tante volte dentro di lei”

Sentii il membro che mi faceva male. Mio dio, pensai. Sara stava cercando di umiliarmi’ o di eccitarmi’ o entrambe le cose’ e ci stava riuscendo’ a fare entrambe le cose.

‘E tu poverino eccitato…’ disse lei. ‘Con quel pisellino sempre duro’ ridotto a sbavare dietro alle gambe delle receptionist…’

Ebbi un brivido. Pisellino

Non sapevo cosa rispondere’ evitai di farlo. Mi limitai ad arrossire. Ansimavo.

‘Ma” continuò lei, ‘non mi dire’ non sarai mica duro anche adesso?’

Anche questo lo aveva detto con un tono sarcastico, di finto stupore. Sapeva benissimo come stavano le cose. Esitai, di nuovo non sapevo cosa rispondere. ‘Si,’ mormorai alla fine.

Lei sorrise.

‘Fammi vedere.’

Il cuore mi si fermò nel petto per un attimo. Non riuscivo a credere che me lo stesse davvero chiedendo. Per un attimo fui sul punto di supplicarla di controllare l’orologio, di lasciarmi tornare in camera da Elena. L’orario stabilito per la fine della mia punizione doveva essere passato certamente, e anche da un po’…

Non riuscivo a risolvermi a obbedire, era troppo imbarazzante. Ma non potevo nemmeno dire di no e basta. Cercai una via di fuga. ‘Io’ non so’ se Elena”

Sara rise. ‘Non ti preoccupare, a Elena non importerebbe. Sa benissimo che non ha motivo di essere gelosa.’

Rimasi in silenzio. Cosa intendeva dire?

‘Da quello che si dice in giro, quello che hai lì’ non &egrave niente che possa far colpo su una donna. Sono solo curiosa di vedere com’&egrave tutto rosso e teso.’

Arrossii ancora.

‘E’ solo per farmi due risate,’ infierì lei. ‘Sbrigati.’

Annuii. In silenzio, portai le mani alla patta. Tremavo. Mi sbottonai i calzoni’ mi abbassai la lampo.

Calai i pantaloni fino a mezza coscia. Il mio membro tendeva i boxer.

Li abbassai.

Sara fece un risolino. ‘Ma guarda che roba” disse. ‘Così piccolino, e sembra che debba scoppiare da un momento all’altro! Non trovi?’

Io annuii. ‘Sì” mormorai, accettando l’umiliazione.

‘Molto bene,’ proseguì lei. ‘Sto pensando’ che forse la punizione che ti ha dato Anna non &egrave sufficiente’ forse si può fare di meglio.’

Avevo le lacrime agli occhi. Cos’altro poteva volere?

‘Ti chiedo ancora scusa, Sara. Davvero. Io”

‘Vediamo’ Come si punisce un pisellino tutto rosso e gonfio a cui &egrave stato vietato di liberarsi?’

Di nuovo il cuore mi si fermò nel petto. Sara si era chinata. Si stava slacciando uno dei sandali. Portava dei bellissimi sandali, col tacco alto, molto sensuali. Lo sfilò e lo lasciò cadere per terra.

‘Chissà che mal di pancia’ eccitato così tanto tempo senza soddisfazione”

‘Si’ &egrave vero”

‘Molto male la pancia e molto male le palline”

Sollevò il piede. In un istante, mi accorsi che stava avvicinando il suo meraviglioso piedino al mio membro. Avevo ancora gli occhi puntati sulla scatola di Miss Pinky, ma non vedevo più nulla. Tutto era sfuocato. Sentii il collo del piede di Sara che si appoggiava ai miei testicoli.

‘Forse soffri così tanto perché sei un maiale, non credi?’ mormorò lei, cominciando a muovere lentamente il piede.

‘Si” risposi, ansimando.

Portò il piede più in alto, a massaggiarmi l’asta.

‘E forse invece Marco si svuota nella tua ragazza quando vuole perché &egrave un vero maschio che ha un rapporto sano col sesso’ Non un porco come te. Che ne dici?’

‘Sì’ hai ragione,’ mormorai.

Il piede scese di nuovo. Di nuovo i testicoli. Mi facevano malissimo.

‘Elena &egrave stata fortunata a trovare un vero maschio nella Casa.’

Questa volta non risposi, non trovai le parole. Non sapevo se Sara volesse una risposta.

Ma la voleva’ e per farmelo capire mi colpì con un calcio sui testicoli’ non fortissimo, ma abbastanza da farmi piegare in avanti e gemere per il dolore.

‘Non ho sentito la tua opinione.’

‘Sì’ Elena &egrave stata fortunata a trovare Marco”

Sara annuì, e calciò di nuovo, leggermente più forte. Di nuovo mi piegai in avanti.

‘Ringrazia.’

‘Grazie” mormorai, ansimando.

Lei tornò ad appoggiare il piede e riprese a massaggiarmi. ‘Racconterai anche questo alla tua ‘fidanzata”, disse. ‘Le racconterai quello che ti ho fatto e come avresti voluto poter venire sul mio piede”

Annuii. ‘Va bene”

Sara rise, e tolse il piede, chinandosi per infilare di nuovo il sandalo. ‘Sono le dieci e trentacinque, sfigato. Prendi la tua roba e sparisci.’

‘Sì’ grazie”

Mi risistemai boxer e calzoni, e raccolsi la scatola di Miss Pinky da terra, tremando.

‘Non ti azzardare più a guardarmi. Non sono roba per te.’

‘Va bene’ Sara’ chiedo ancora scusa.’

Mi alzai, e presi le altre cose.

‘Grazie, Sara. Ti chiedo scusa ancora. Scusa.’

Lei non rispose, tornando a lavorare al computer.

Corsi via in fretta, le mani piene di quelle confezioni oscene, la patta dei calzoni troppo evidentemente gonfiata da una terribile erezione’

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Arrivai in camera in uno stato di completa confusione. Mi sentivo terribilmente in colpa, e avevo paura della reazione di Elena. Ma il mio calvario non era ancora finito’

Entrando, non vidi subito Elena. La porta del bagno era socchiusa; lei doveva essere lì. ‘Eccomi,’ dissi.

‘Eccolo,’ fece una voce dal bagno. Era la voce di Marco.

Esitai.

‘Vieni, vieni,’ fece lui. ‘Stavamo parlando di te.’

Appoggiai le scatole su una credenza, e aprii delicatamente la porta del bagno. Ancora una volta ebbi un tuffo al cuore.

Elena era davanti allo specchio, e si stava truccando. Era nuda, fatta eccezione per un babydoll che non arriva a coprirle le natiche, e un paio di scarpe col tacco. Marco era di fianco a lei, appoggiato al piano del lavandino, di spalle allo specchio. Nudo. Aveva in mano un grappolo d’uva, e stava masticando. La mano che non teneva l’uva era fra le cosce di Elena.

Sul ripiano c’era anche un bellissimo tanga di pizzo’ lo conoscevo, era uno dei miei preferiti, comprato in un viaggio recente a Londra.

Era da parecchio che non le vedevo indossare intimo. Incontrai lo sguardo di Elena nello specchio.

‘Che ne dici del completino?’ chiese Marco. ‘Tanga e babydoll. Poi lo abbiniamo a un bel tubino sexy. Com’&egrave?’

‘Bellissima” mormorai.

Marco sorrise. ‘Dai Luca, però, non farti dire sempre tutto.’ Indicò il pavimento.

‘Chiedo scusa.’

Mi inginocchiai.

Guardai di nuovo Elena nello specchio. I suoi bei seni formosi e sodi si intravedevano attraverso il babydoll’ Era davvero uno spettacolo. Ma come mai si stava preparando in quel modo in piena mattina?

‘Ci sono due Educatori in visita alla Casa oggi,’ disse Marco, intuendo la mia domanda. ‘Uno di questi’ &egrave noto per essere’ un uomo a cui piacciono molto le belle ragazze.’

Rimasi in silenzio.

‘Il direttore mi ha chiesto di mettergli Elena a disposizione. Gli farà compagnia per tutto il pomeriggio.’

Guardai ancora Elena, e lei mi rispose con uno sguardo che non riuscii a decifrare del tutto. Doveva essere compassione’ sapeva come sarei stato male all’idea che lei fosse ‘a disposizione’ di un educatore’ probabilmente una persona matura se non addirittura un vecchio’ un vecchio a cui ‘piacevano le belle ragazze”

‘Elena &egrave molto contenta di potersi rendere utile a un Educatore,’ continuò Marco. ‘Tu non sei contento?’

‘Io” mormorai, con le lacrime agli occhi. ‘Si’ sono contento per lei.’

Marco avvicinò il grappolo d’uva a Elena. Lei ne staccò un acino, e se lo mise in bocca. Poi si avvicinò a Marco’ e lo baciò, passandogli l’acino.

Certo’ Marco aveva le mani impegnate. Elena gli stava servendo l’uva in quel modo…

‘Hai preso tutto, allora?’ chiese Marco.

Annuii. ‘Si.’

Esitai. Dovevo raccontare tutto’

‘Io”

‘Cosa c’&egrave?’

‘Anna mi ha dato un compito’ devo raccontare’ quello che &egrave successo in reception.’

‘Sembra interessante,’ rispose Marco. ‘Aspetta.’

Si volse verso Elena. ‘Hai finito col trucco?’

‘Sì, Marco.’

‘D’accordo. Vieni qui.’

Tolse la mano dal sesso di Elena, e la tirò a sé per un braccio, facendole appoggiare la schiena sul suo petto. Quindi, la cinse con le braccia. ‘Apri le gambe,’ le sussurrò.

Fremetti. La voleva penetrare mentre raccontavo?

‘Prendi questo,’ disse Marco, passandomi il grappolo d’uva, ‘e comincia a raccontare.’

Infilò le mani nel babydoll di Elena, prendendole i seni.

Mi feci coraggio.

‘Come dicevo, c’era Anna in reception. E Sara.’

‘Chi &egrave… Sara?’ mormorò Elena.

‘La ragazza con i capelli rossi. La receptionist.’

Elena scosse il capo. Non la conosceva.

‘Io’ c’&egrave una regola nella Casa’ i pacchi devono essere ispezionati’ i pacchi che arrivano.’

Marco sorrise. Elena ascoltava in silenzio.

‘Li ho dovuti aprire’ davanti ad Anna’ e anche a Sara.’

Silenzio.

‘Poi’ Anna ha detto’ che Sara si era lamentata’ di me.’

‘Di te?’ mormorò ancora Elena.

‘Del fatto”

Esitai. Avevo il cuore che mi batteva fortissimo.

‘Sara si &egrave lamentata con Anna’ le ha detto che io spesso la guardo’ troppo”

Elena arrossì, ma non disse nulla. Marco annuì, sorridendo. ‘Ed &egrave vero?’ mi chiese.

Guardai Elena. La guardai con uno sguardo supplichevole. Doveva capire. Doveva capire che la situazione era strana, che queste cose non c’entravano niente con noi’ che stavamo rivelando cose di noi che non ci saremmo mai detti nella vita reale’

‘Sì,’ mormorai.

Marco annuì. ‘Stacca un acino,’ mi disse.

Obbedii.

‘Mettilo nella fica di Elena.’

Rimasi immobile, preso alla sprovvista.

‘E’ il tuo premio per essere sincero. Avanti.’

Mi avvicinai in ginocchio, tremando. Appoggiai l’acino al sesso di Elena. Lo spinsi dentro.

‘Scivola dentro facilmente, vero?’ rise Marco.

‘Sì”

‘Continua.’

‘Ho aperto i pacchi davanti a loro’ uno per uno”

Guardavo Elena mentre parlavo. Anche lei aveva le lacrime agli occhi, ma non mi sembrava che ci fosse rabbia nel suo sguardo. Il fatto di aver saputo che guardavo Sara non sembrava averla sconvolta’ Non era gelosa’ Non era gelosa

‘Poi’ Anna mi ha fatto inginocchiare’ ordinandomi di rimanere così’ a guardare Miss Pinky”

Elena aggrottò le sopracciglia.

‘Miss Pinky’ la vagina’ in lattice”

Marco sorrise di nuovo. ‘E com’&egrave?’

Lo guardai, incerto. ‘Cosa?’

‘Miss Pinky, com’&egrave, ti piace? Ti &egrave venuta voglia mentre la guardavi?’

Sentii le guance che mi scottavano per l’imbarazzo.

‘Sì”

Marco rise. ‘Certo, quella di Elena &egrave un’altra cosa, ma sai che non &egrave per te. Tu sei più adatto a Miss Pinky.’

Annuii. ‘Sì, Marco.’

‘Un altro premio.’

Staccai un altro acino’ lo avvicinai allo splendido sesso di Elena. Ripensai per un attimo alla plastica della mia vagina in lattice’ al fatto che io avrei dovuto ritenermi fortunato se mi veniva concesso di possedere quella‘ e che sarebbe accaduto raramente’ mentre Marco avrebbe continuato a usufruire regolarmente di Elena’

Infilai l’acino’

‘E’ tutto?’ chiese Marco.

Scossi il capo.

‘Sentiamo.’

‘Dopo che Anna se ne &egrave andata, Sara non ha detto nulla per un po’…’

Silenzio.

‘Poi ha cominciato a stuzzicarmi’ chiedermi se era vero’ che Marco mi permette di venire solo raramente’ che sono sempre’ duro’ che mi fa male per quanto sono duro”

‘E tu hai confermato tutto,’ intervenne Marco.

Annuii..

‘Poi’ mi ha chiesto’ se ero duro anche in quel momento. Mi”

Singhiozzai.

‘Ha chiesto”

Non riuscivo a decidermi.

Dovevo’ dovevo andare avanti, dovevo uscire da quella situazione. Obbedire ad Anna, obbedire a Sara, obbedire a Marco’ obbedire’

‘Ha chiesto che le mostrassi che ero duro,’ mormorai. ‘Lo ha chiamato”

Esitai. Perché lo stavo dicendo? Forse era per far sapere a Elena che, come aveva detto Sara, non aveva motivo di essere gelosa’ Che Sara non era interessata a me sessualmente’ che mi stava solo umiliando’

‘Lo ha chiamato pisellino

Marco rise.

‘Due acini.’

‘Sì”

Staccai altri due acini, e di nuovo li infilai nel sesso di Elena. Questa volta mi bagnai le dita’ stava colando.

‘E’ molto bagnata, vero?’ fece Marco.

‘Sì”

‘Elena, spiega perché a Luca. Cosa ti sto facendo?’

La guardai.

Elena arrossì profondamente. ‘Mi’ sta accarezzando’ sta strofinando’ il”

Non sapeva come dirlo. Ma doveva dirlo. Trattenne il fiato.

‘Il glande’ sull’ano.’

Vedevo lo scroto di Marco fra le cosce socchiuse di Elena, ma non avevo capito che avesse il membro fra le natiche di lei.

‘Continua,’ disse Marco.

‘Sì” mormorai. ‘Io’ mi sono abbassato i calzoni”

‘E come al solito…’ suggerì Marco.

‘Come al solito ero’ duro”

‘E?’

‘Sara mi ha detto che forse meritavo tutto quel mal di pancia’ perché sono un maiale”

Marco annuì.

‘E che’ Elena &egrave fortunata ad aver trovato un vero maschio come te’ per sostituirmi”

‘Difficile darle torto,’ commentò Marco.

‘E poi’ ha deciso di punirmi ancora’ e ha cominciato a massaggiarmi col piede’ i testicoli’ il pene”

Di nuovo guardai Elena, forse temendo una sua reazione, forse sperando in una sua reazione. Lei aveva gli occhi lucidi, ma di nuovo non vidi gelosia’

Gelosia’ Poteva provare gelosia’ con il glande di un altro uomo appoggiato all’ano’?

‘Mi ha anche dato due calci’ E poi mi ha ordinato di raccontare tutto’ a te’ quello che mi aveva fatto”

Esitai.

‘E di dirti quanto avrei voluto’ poter venire’ sui suoi piedi”

‘E’ la verità?’ chiese Marco. ‘Avresti voluto?’

Sapevo che lo stava chiedendo solo per umiliarmi, sapeva la risposta. Ma accettai anche quella nuova umiliazione. ‘Sì, &egrave la verità.’

Marco annuì di nuovo, e allontanò delicatamente Elena da sé. Si avvicinò a me. Aveva il membro eretto, e per un attimo lo vidi molto vicino al mio viso. Mi prese il grappolo di mano.

‘Molto bene,’ disse. ‘Ora Elena deve finire di prepararsi. L’Educatore sarà pronto fra poco.’

Non risposi.

‘Comincia dal tubino,’ disse Marco a Elena. Quindi, si rivolse di nuovo a me. ‘Questa volta lei andrà da sola,’ continuò. ‘Tu starai a casa.’

Mi sentii gelare il sangue all’idea.

‘E Elena non ti racconterà niente, questa volta. Rimarrai all’oscuro di tutto.’

Tremavo.

‘Perché?’ chiesi, debolmente.

‘Perché devi cedere il controllo. Non sono affari tuoi se Educatore Z passerà tutto il giorno a parlare con Elena, se la sedurrà, se sarà romantico, o se la tratterà come una prostituta o la violenterà. Non sono affari tuoi.’

Annuii. ‘Sì, Marco.’

‘Tu ti limiterai a guardarla uscire nel suo vestitino più sexy, con addosso una lingerie da sogno’ un pacchettino che l’Educatore fosse aprirà, forse no.’

‘Sì,’ ripetei.

Elena aveva finito di indossare il suo vestitino. Era un tubino nero, aderente, con un piccolo bordo in pizzo. Era splendida.

Stranamente, il tanga era ancora sul ripiano del bagno.

‘Puoi… aiutarmi a chiuderlo?’ chiese a Marco. C’era una piccola lampo sulla schiena. Per qualche motivo, mi risentii che lo chiedesse a lui e non a me’ Ma io ero inginocchio, non potevo aiutarla.

Marco la aiutò col vestito, e le baciò il collo. ‘Sei bellissima. Poi passa anche da me.’

‘Certo, Marco.’

Lui si rivolse a me ancora una volta. ‘Intanto che aspetti che la tua ragazza torni a casa”, continuò, ‘forse con lo sperma di due uomini sui vestiti o dentro di sé’ tu farai qualche compitino.’

Lo guardai, tremando.

‘Primo, metterei la gabbietta.’

Spalancai gli occhi. ‘Oggi? Io?’

‘Sì,’ rispose Marco, con indifferenza.

Per qualche motivo, immaginavo che il momento in cui avrei indossato il dispositivo di castità sarebbe stato alla presenza di Elena, forse anche di Marco. Non avevo mai immaginato di doverlo fare da solo. Per qualche motivo, mi sembrava ancora più umiliante.

‘E dopo che lo hai fatto, prendi un quaderno e scrivimi le fantasie che hai sempre avuto su Elena e non hai mai osato chiederle. Cose che avresti voluto fare con lei, o che lei facesse per te, situazioni, qualsiasi cosa.’

Arrossii. Sapevo che sarebbe stato difficile’ E ancora di più farlo con addosso la gabbietta’

‘Bene,’ disse Marco. ‘Ora, prima che Elena indossi il tanga, &egrave meglio che si svuoti.’

La guardai: lei sapeva di cosa parlava Marco. E lo capii anche io. L’uva’

‘Tira un po’ su la gonna. E tu, Luca, vieni a prendere il tuo premio.’

Elena rispose ‘sì, Marco,’ e sollevò il vestito, aprendo le gambe.

Mi avvicinai, strisciando sulle ginocchia. Guardai Marco, per capire se avevo capito bene. Lui annuì.

Avvicinai il volto al sesso di Elena.

Lei tirò su il vestito ancora, e divaricò meglio le cosce, per darmi più spazio. Avvicinai la lingua alla sua vagina bagnata’ e cominciai a cercare gli acini. Lei si sforzava di spingerli fuori.

Il primo mi cadde in bocca. Il sapore era intenso, forte, meraviglioso. Era il sapore della mia fidanzata’ un sapore a cui stavo perdendo l’abitudine’

Un secondo acino mi scivolò sulla lingua. Mangiai avidamente quello…e poi il terzo’ il quarto’

Quando li ebbi presi tutti, feci per spostarmi all’indietro, ma Marco mi fermò.

‘Ce ne sono ancora due,’ disse.

Lo guardai.

‘Li aveva dentro prima che tu entrassi.’

‘Oh”

Tornai ad avvicinarmi, ma lui mi fermò. Guardò Elena.

Lei si girò, dandomi le spalle. E inarcò la schiena, avvicinandomi le natiche al volto.

‘Ho pensato che fosse un buon modo per verificare se si era lavata bene, prima di mandarla da Educatore Z,’ spiegò Marco. ‘Contavo sul tuo aiuto.’

Verificare se si era lavata bene’.

Avvicinai il volto alle natiche di Elena’ lo spinsi contro di esse. Tirai fuori la lingua’ le cercai il buchino’ rimasi in attesa’

Il primo acino mi cadde in bocca, seguito subito dall’altro.

‘Assapora bene e dimmi,’ disse Marco.

Mi ritrassi, ed Elena si risistemò il vestito. Masticai i due acini.

‘Hanno un cattivo sapore? Devo punirla?’

In realtà, davvero non avevano quasi nessun sapore sgradevole. Ne fui sollevato. Mi chiesi se avrei mentito per proteggerla, o se non sarei riuscito a non essere sincero. Ormai mentire a Marco o gli altri dell’Ordine mi era impossibile, quasi fisicamente’

‘Non hanno un cattivo sapore,’ mormorai. ‘Si &egrave lavata bene.’

Marco sorrise.

‘Molto bene. Elena, metti il tanga e andiamo, allora.’

‘Sì, Marco.’

Mentre Elena prendeva l’indumento e lo indossava, mi sentivo ancora lo sguardo di Marco addosso. Sentivo che c’era ancora qualcosa’

Elena si sistemò il tubino. ‘Sono pronta.’

Marco annuì. ‘E’ l’ultima volta che vedi Luca senza la gabbietta,’ le disse. ‘D’ora in poi non potrai più farglielo diventare duro, perché lui non avrà più nessuna erezione.’

Pausa.

‘Mettiti in ginocchio davanti a Luca.’

Elena annuì, inginocchiandosi subito.

‘In via del tutto eccezionale, puoi dargli un bel bacio con la lingua.’

Il cuore cominciò a martellarmi nel petto. Anche Elena era arrossita, immaginai che anche lei provasse la stessa emozione, anche se forse in un altro modo, per altri motivi.

‘Però,’ continuò Marco, ‘non dargli uno dei baci che vi davate prima di venir qui, un bacio da fidanzatini. Fagli sentire come baci quando baci un vero uomo, quando baci me. Voglio che sappia cosa si perde.’

‘Sì”

Lei mi si avvicinò’ e appoggiò la sua bocca sulla mia. Spalancò le labbra, cercò la mia lingua’ avidamente. Io risposi, travolto dalle emozioni. Era stupendo’ la sentii che mi leccava la lingua, le labbra, che mi succhiava la lingua’

Sapevo che quell’avidità non era rivolta a me’ stava fingendo, stava immaginando di baciare Marco o un altro maschio dominante, non me. Mi stava dando una dimostrazione di come avrebbe potuto essere con me se io fossi stato un altro’ Ma io non potevo non essere travolto’

E mentre Elena mi baciava, Marco mi disse di aprire gli occhi’

E lo vidi avvicinare il membro al volto di Elena’ mentre ci baciavamo’

Lo appoggiò alla guancia di lei’ e cominciò a strofinarcelo sopra’.

Elena sembrava stare per piangere’ pensai che dovesse essere una terribile umiliazione’ essere usata come un oggetto nel momento in cui poteva avere un momento in qualche modo romantico col suo ‘fidanzato’… Continuò a baciarmi, sempre più avidamente’ Io avevo la lingua nella sua bocca, e per un attimo mi resi conto che sentivo la pressione del membro di Marco sulla guancia di Elena’ la sentivo sulla mia lingua’

‘E ora basta,’ disse Marco.

In un istante, Elena aveva smesso di baciarmi.

‘Mi dispiace interrompere, ma rischiavate di venire entrambi.’

Rise.

‘E invece Luca ho deciso che non verrà più per un po”, continuò ‘e quanto a te, Elena, &egrave meglio mandarti da Educatore Z vogliosa e bagnata’ Mi sembra più cortese.’

‘Sì, Marco.’

‘Vai giù nella hall e aspetta lì. Io mi vesto e ti raggiungo.’

‘Sì.’

Marco diede a Elena un bacio per congedarla’ Io no’fu lui a darle il bacio sulla porta. Elena mi guardò, e fece un cenno di saluto. Io risposi debolmente, e la guardai uscire.

Rimanemmo soli io e Marco. Improvvisamente mi accorsi di quanto fosse imbarazzante’ noi due soli, io in ginocchio, lui nudo’

Lui fece per andare a raccogliere i vestiti, ma prima mi diede un’occhiata, e vide il mio rossore. Ero un libro aperto per lui. Si fermò, sorridendo.

Mi si avvicinò.

Rimase a guardarmi, in piedi davanti a me. Io abbassai gli occhi al pavimento, tremando.

‘E’ così, quindi,’ disse lui.

Non dissi nulla. Ora tremavo davvero, molto più di prima, molto più che mai.

‘Solo un bacio,’ disse. ‘E sbrigati.’

Pensai che mi scoppiasse il cuore.

Avvicinai la bocca’

E lo baciai…

Quando Marco fu uscito, mi alzai da terra, rimanendo immobile in mezzo alla stanza, tremante. Non potevo credere di aver baciato il suo membro’ soprattutto, non riuscivo ad accettare l’idea di essere stato io a ‘chiedere’ di farlo – non a parole, certo, ma attraverso la mia remissività, il mio imbarazzo, il mio arrossire’ era questo il messaggio che Marco mi aveva comunicato con il suo gesto, col modo in cui me lo aveva ordinato (o meglio concesso: solo un bacio, sbrigati), il tono accondiscendente della sua voce’

Non potevo credere di essere così’ eppure’ ormai facevo fatica a capire se la dolorosa erezione che mi trovavo ancora una volta ad avere fosse dovuta al modo in cui avevo lasciato andare Elena al suo appuntamento, o alla sottomissione che avevo dimostrato nei confronti di Marco’

Ero immobile, non sapevo cosa fare per prima cosa. La cintura? Il racconto delle mie fantasie a Marco, con cui gli avrei permesso di usarle per umiliarmi, forse di rubarmele, realizzarle al posto mio?

Non trovavo la forza. Mi sentivo solo, abbandonato, incapace di agire.

E in quel momento, sentii qualcuno aprire la porta. Il cuore mi saltò in gola. Era come se la mia sensazione di essere solo avesse avuto una risposta’ ma chi’?

La risposta non era quella che avrei voluto. Non sapevo cosa avrei voluto’ ma certamente non quello’

– Ciao.

Sulla porta c’era Franco, il capo del personale di servizio della Casa. Era un uomo grande e grosso. Non avevo mai avuto buone sensazioni su di lui. Non apparteneva all’ordine – era solo un dipendente della casa – e verso i discepoli aveva un atteggiamento sprezzante, arrogante, persino prepotente. Nel periodo in cui Elena aveva avuto ordine di girare in intimo, lo avevo visto più volte guardarla divertito – non faceva nessun tentativo di dissimulare, o di non farsi vedere da me o da lei a fissarla. Vedendolo entrare nella mia camera, provai una sensazione di allarme più che di fastidio, e mi alzai subito in piedi. Perché era lì?

Non avevo ancora risposto al suo saluto, ero rimasto immobile, catturato dallo stupore. Lui chiuse la porta, con calma.

– Cosa’ di cosa ha bisogno? – chiesi, incerto.

– Ho incrociato Marco’ con quella bella figa della tua ragazza, – disse. – Tutta in tiro’ un bel pacchettino regalo da aprire con calma’

Arrossii, ma non risposi.

– Marco mi ha detto che hai dei “compitini, – continuò, – e che sarebbe stato meglio avevi bisogno di qualcuno che ti controllasse… ti facesse rigare dritto.

Rigare dritto?

– Mi ha anche detto che avevo “carta bianca” con te. Che potevo ordinarti qualsiasi cosa e che avresti obbedito.

Sorrise. Io abbassai lo sguardo. Non capivo.

– Lo sai cosa significa?

Scossi il capo.

Lui sorrise, avvicinandosi di un passo a me. Ebbi l’impulso di indietreggiare, ma mi trattenni.

– La tua ragazza forse si. Marco mi ha chiesto di controllare che effetto le faceva sapere che mentre lei era a disposizione di Educatore Z, tu saresti stato a mia disposizione. Ecco l’effetto che le faceva.

Alzò una mano verso il mio volto; per un attimo ebbi paura che stesse per colpirmi. Ma non era quello. Mi porse due dita, facendomele annusare. Lo feci. Quell’odore.

– Non &egrave una cosa carina? Marco mi ha appena fatto infilare due dita nella fica della tua ragazza, – continuò, ridendo. – E posso assicurarti che le ho ficcate bene in fondo’ quella cagna stava per godere sulla mia mano’ in mezzo al corridoio’

Stavo tremando.

– Mettiti in ginocchio, – disse.

Obbedii, in silenzio. Franco sorrise, e andò in bagno, guardandosi attorno. Rimasi in attesa, non sapendo cosa sarebbe successo. – Nel periodo in cui la tua ragazza girava in intimo’ – lo sentii dire, – sai, quando la chiamavano “mutandine bagnate”…

Pausa. Sentii un rumore che non riuscii a decifrare. Solo per pochi secondi’

– …ogni tanto assegnavo il mio amico Ciro alle pulizie in camera vostra’

Una pausa, e il rumore smise.

– …e gli dicevo di portarmi un paio di mutandine usate della tua ragazza’

Lo vidi uscire dal bagno con le mutandine di cotone che Elena aveva indossato quella notte. Aveva frugato nel cesto della roba sporca.

– Mi sono fatto delle gran belle seghe col profumo della fica della tua ragazza.

Aveva un odioso sorriso stampato in volto. Non riuscii a rispondere nulla, abbassai lo sguardo mentre lui portava le mutandine di Elena al naso. Lo sentii inspirare a fondo. Persino quello – persino l’odore del suo intimo – era un piacere che a me non era concesso.

Franco rise del mio imbarazzo, e attraversò la stanza lentamente, passandomi accanto. Non staccai gli occhi dal pavimento. Lui si and’ a sedere in poltrona.

– Vieni qui.

Scivolavi verso di lui in ginocchio, arrossendo ancora di più. Avevo il cuore che mi stava per scoppiare. Lui aspett’ che fossi abbastanza vicino prima di ricominciare a parlare.

– Queste le ha indossate questa notte?

– Sì.

– A giudicare dall’odore, – disse, – direi che le mutandine le bagna ancora molto, che dici?

– Sì, – risposi.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, fissandomi. Poi disse: – Chiamami padrone. Rispondi “sì, padrone” quando ti parlo, cornutello.

Era più di quanto mi aspettassi. Ricominciai a tremare. Era molto diverso da quello che era successo fino a quel momento. Marco era autoritario con me, ma lo era in un modo raffinato, quasi gentile. Sentirmi rivolgere la parola in quel modo da un uomo così rozzo’ sapendo di essere alla sua mercé, mi terrorizzò.

– Sì’ padrone, – balbettai.

Lui rise. Inspirò ancora una volta dalle mutandine di Elena, fissandomi. Poi si chinò verso di me. Rabbrividii, non sapendo cosa aspettarmi. Lui fece un’altra risata, e mi calò le mutandine di Elena sulla testa, sul volto. Era come un’aggressione fisica – un’altra cosa a cui non ero abituato, e ancora una volta mi sentii troppo sopraffatto dalle emozioni per reagire in qualsiasi modo. Rimasi immobile mentre Franco rideva e sistemava le mutandine. Le posizionò in modo che il cavallo fosse proprio sulla mia bocca. Rimasi ancora immobile, in attesa. Stavo ansimando. E ancora una volta non riuscivo a non essere eccitato’ Potevo dirmi che era l’odore di Elena’ e certamente era anche quello’ ma solo quello?

La frase successiva di Franco mi tolse ogni dubbio.

– Tirati giù i pantaloni, – mi disse.

Fu come ricevere una scossa elettrica.

– Sì, padrone, – mormorai. Avvicinai le mani alla patta dei calzoni, tremando.

Mi slacciai i calzoni, sperando che la mia erezione andasse via in tempo. Cercai di farla andare via.

Non ci riuscii.

Abbassai i calzoni sapendo che i boxer non potevano nascondere la mia vergogna.

Lui rise di nuovo.

– Ora le mutandine, cornutello.

Una nuova scossa elettrica. Le mutandine

Il mio imbarazzo si tagliava col coltello. Dissi di nuovo “sì, padrone”. Portai le mani all’elastico dei boxer, e incominciai ad abbassarli, lentamente’ ogni millimetro era una resa, una resa a una sconfitta che fino ad allora non avevo mai immaginato di poter subire. Dovetti spostare l’elastico davanti per scoprire la mia erezione’ il cotone mi scivolò sul membro mentre lo scoprivo’ lo sentii vibrare’

E Franco rise.

– Quindi… questo &egrave il pisellino che avrebbe dovuto soddisfare quella gran vacca della tua ragazza?

Esitai. Sentii il mio membro che vibrava ancora. – Sì, padrone.

– Inspira bene’

Inspirai. L’odore del sesso di Elena mi riempì le narici.

– Non penso che Elena pensi a questo pisellino quando si bagna così di notte’ cosa dici?

– No, padrone.

– Più probabile che pensi a quello di Marco…

– Sì, padrone’

– Lui la sbatte tutti i giorni, vero?

– Sì padrone…

– E come ti fa sentire questo?

Esitai. Non sapevo cosa volesse sentirmi dire. Scelsi la cosa che sembrava più ovvia. – Geloso’ padrone’

Lui rise. – Oh, certo, – disse, con una strana intonazione della voce. – Lo immagino’ devi essere molto geloso…

Fece una pausa. Avevo le mutandine davanti agli occhi, non potevo vederlo, ma ero certo che mi stesse fissando, e che avesse un sorriso sprezzante stampato in volto.

– Lei prende quel bel cazzone tutti i giorni…

Un’altra pausa. Lo sentii avvicinarsi.

– …e nessuno si occupa di te’

Ricominciai a tremare’ Cosa stava dicendo?

– Scommetto che ti piacerebbe essere sbattuto anche te da Marco’

Scossi il capo. – Io’ no’ no padrone’ io’

Fui zittito da una pacca sulle natiche.

– Piantala di balbettare. Mani sulla testa, cornutello.

Obbedii, incrociando le mani sulla testa.

E poi’ lo sentii che mi toccava.

La mano che mi aveva appena colpito le natiche’ le afferrò. E l’altra’ sul mio membro’ prendendolo con tre dita’ una leggera pressione.

Ebbi un sussulto. Sentii lo stomaco in bocca. Cercai di restare immobile.

– Non hai bisogno di mentire con me’ –

Le dita con cui teneva il mio membro iniziarono a scivolare’ lentamente’ solo qualche millimetro’ molto lentamente’ su e giù’ e ogni movimento mi provocava una scossa’

– Tutti qui alla Casa sanno chi sei veramente’ quello che &egrave successo con Salvo’ tutti sanno che sei una troietta’

Sentii le lacrime agli occhi. Non potevo replicare, non sapevo cosa replicare’

– &egrave solo questione di tempo prima che qualcuno ti ordini di metterti giù e ti tolga la verginità’ perché sei vergine, vero, cornutello?

Vergine’ fino ad allora avrei detto che ovviamente no’ avevo fatto l’amore’ con Elena almeno. Ma lui non intendeva quello, e lo sapevo. E sì’ ero vergine.

– Sì’ padrone’

Le sue dita stavano ancora scivolando sul mio membro. Cercavo di resistere, di non provare piacere, ma era impossibile.

– Se fai il bravo’ se fai i tuoi compitini per bene’ e mi obbedisci’ non sarò io a sverginarti’ non oggi almeno’ ma devi essere bravo. Marco mi ha promesso una ricompensa se ti faccio rigare dritto’

Non lo vedevo ma percepii che si avvicinava, sentii il suo fiato vicino al mio viso. Lo sentii che mi bisbigliava: – mi farà fare un giro sulla tua ragazza’ dopo che avrete terminato il Primo Cammino’

Non poteva essere vero’ Avrei dovuto ribellarmi’ Dire che piuttosto preferivo che violentasse me’ meglio me di lei’ eppure’

– E tu potrai guardare mentre la riempio di sborra’ promesso. Farai il bravo?

Strinsi i denti ancora.

Esitai.

Poi mormorai: – sì, padrone.

Franco rise, mi colpì con una nuova pacca sulle natiche. Gemetti di dolore. Di nuovo: un gemito remissivo, sottomesso, femminile. – Ma che bravo’ potrei quasi farti venire come premio, cosa ne dici?

Dio’ il solo pensiero mi sconvolgeva. Stavo trattenendomi dolorosamente da così tanto tempo’ ogni movimento delle dita di quell’uomo orribile sul mio membro gonfio erano una tortura peggiore di una frustata’ la sola idea di potermi finalmente lasciare andare’ di poter smettere di soffrire nel tentativo di trattenermi’

– Sì’ padrone’ – mormorai, sconfitto. – Per favore’

– Mmmmm’.

Rimasi in attesa, col cuore in gola, pieno di speranza nonostante la terribile umiliazione.

– Marco non sarebbe contento, – disse, lasciando improvvisamente il mio membro. – Sono sicuro che preferisce che tu abbia le palle gonfie mentre lo guardi venire nella fichetta o nella bocca della tua ragazza. Lo sai anche tu che &egrave meglio così, vero?

Due lacrime bagnarono le mutandine di Elena.

– Sì’ padrone’ – mormorai.

Franco rise ancora una volta. – E adesso al lavoro, cornutello. Cominciamo col mettere in gabbia quel pisellino…
“Mettere in gabbia quel pisellino” era, evidentemente, qualcosa che Franco considerava un proprio compito, perché non prese nemmeno in considerazione l’idea che fossi io a farlo. Avevo ancora le mutandine di Elena calate sul volto, quindi non potevo vedere cosa stava facendo, ma sentii che armeggiava con la scatola del dispositivo di castità.

Il silenzio era imbarazzante. Pensai a cosa avrebbe provato Elena se fosse entrata in quel momento, e mi avesse visto lì, in ginocchio, i pantaloni e i boxer abbassati, il membro eretto’ in stanza da solo con un uomo’

“Va bene, dai” disse Franco infine, con tono sbrigativo. “Togliti tutto.”

Per qualche motivo, fui confuso per un istante. “Cosa?”

“Nudo,” rispose Franco. “Spogliati nudo.”

L’imbarazzo si stava trasformando in paura. Mi chiesi se Marco sapeva quello che sarebbe successo a lasciarmi nelle mani di uno come Franco.

Nelle mani’ Ripensai a quello che era appena successo. Sentii il membro che mi vibrava mentre rispondevo “sì, padrone,” alzandomi in piedi per sfilarmi boxer e i pantaloni.

Lo sentii avvicinarsi, e rabbrividii. Con un gesto brusco, mi sfilò dalla testa le mutandine di Elena. “Queste le tengo io,” disse, mettendosele in tasca. Tornò a sedersi in poltrona, guardandomi con aria compiaciuta mentre mi sfilavo i boxer dai piedi. Tolsi anche la maglietta, sentendomi ancora più in imbarazzo. Per qualche motivo, pensai a quel po’ di pancetta che avevo, vergognandomene’ e mi sembrò, per qualche motivo, che mi rendesse potenzialmente più femminile’

“Beh?” mi apostrofò lui, con tono severo, indicando il pavimento. Balbettai una scusa e tornai a inginocchiarmi.

“Qui.”

Di nuovo, come avevo fatto prima, strisciai verso di lui, in ginocchio.

“Mani dietro la schiena.”

Obbedii, tenendo lo sguardo basso. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, o di guardare quello che faceva, cercavo di non guardare niente. Perciò non vidi precisamente i vari passaggi di quello che seguì’ sentii solo le sensazioni. Qualcosa che si stringeva alla base del mio pene, prendendo anche i testicoli. “Il guinzaglio di pisellino…” lo sentii dire. Le sue mani che sfioravano il mio membro eretto mentre sistemava qualche altro pezzo. Qualche clic.

E poi, la sensazione della gabbietta, di plastica dura ma lubrificata, che scivolava sul mio glande. Trattenni il fiato. Pensai che la mia erezione stava impedendo il completamento di quella sorta di cerimonia…

“Chiedo scusa…” mormorai. “Chiedo scusa, padrone’ io non so…”‘

Lui rise. “Cos’&egrave che non sai, cornutello? Perché hai il pisellino tutto rosso e gonfio?”

“Sì…”

“Forse perché sai che la tua fidanzatina sta prendendo il cazzo di un vecchio porco mentre tu sei qui con me in ginocchio?”

Non risposi. Ma la sua frase’ non aveva aiutato…

“Comunque, non importa,” disse lui.

E cominciò a spingere con forza la gabbietta sul mio membro. Non riuscii a trattenere un gemito di dolore’ e allo stesso tempo ebbi l’impressione che una goccia di pre-sperma fosse colata fuori dal mio glande. Lui continuò a spingere; strinsi i pugni dietro la schiena. Il mio membro stava reagendo a quella sensazione di dolore e disagio. La gabbietta scivolò in avanti, verso il mio pube. Mi faceva male la pancia.

Sentii un clic. Un altro.

“Sistemato,” disse lui. Lo vidi mettere via due piccole chiavi di metallo, agganciate a un sottile anello. “Non era un vero cazzo nemmeno prima, lo sai. Ma ora &egrave un cosino insignificante e ridicolo. E lo rimarrà per molto tempo.” Le sue mani si alzarono verso il mio busto; inaspettatamente, mi prese i capezzoli fra le dita, schiacciandoli. “Forse lo rimarrà per sempre. Ma Elena non ne sentirà la mancanza, vedrai…”

Rimasi in silenzio, ansimando leggermente.

“Eri anche imbarazzante, con quel pisellino sempre dritto mentre gli altri si scopavano la tua ragazza, no?”

“Si, padrone.”

Lui annuì, con un ghigno. “Girati.”

Per la prima volta alzai gli occhi verso di lui, anche se solo per un istante. “Cosa?” balbettai di nuovo.

“Girati,” ripeté lui, prendendo qualcosa dalla credenza accanto alla poltrona.

Sentii un tuffo al cuore. Aveva preso il butt plug rosa’

“Io’ ma’ Marco non ha chiesto che…”

Lui rise. “Sì, lo so, Marco non ha chiesto che te lo mettessi,” disse. “Ma mi ha dato carta bianca con te, non ricordi, cornutello? E mi ha promesso una ricompensa. Sono convinto che in questo modo la mia ricompensa sarà ancora più ricca. Quindi stai zitto e girati. Subito.”

Tremando, mi girai, dandogli la schiena.

“E non ci fermeremo nemmeno qui, credimi.”

Di nuovo, ebbi un brivido alle sue parole. Per la prima volta, provavo quelle sensazioni da “dentro” la mia gabbietta, ed era doloroso e frustrante. Un desiderio inespresso’

“Hai detto che sei vergine, giusto?”

“Sì’ padrone…”

“Mm,” fece lui, con tono indifferente. “Non sarà un problema. Non &egrave molto grosso, non dovrebbe farti troppo male.”

Mi morsi le labbra, indeciso, nervoso. Ci fu qualche secondo di silenzio.

“Padrone,” mormorai alla fine, col cuore che mi batteva per la vergogna. “C’&egrave del lubrificante sulla credenza’ serviva’ per quello’ posso chiederle di usarlo’?”

Franco non rispose subito.

“Diciamo che qui possono succedere due cose, pisellino,” disse. “Prima possibilità: l’uomo cattivo ti ficca questo nel culo a forza. Seconda, il frocetto voglioso vuole prenderlo con delicatezza, godendosela come una cagna in calore. Cosa mi dici?”

Esitai.

Franco mi colpì con una pacca sulle natiche.

“Rispondi, coglione. Cosa dici?”

Chiusi gli occhi. “Il frocetto voglioso’ padrone’ io’ io voglio’ vorrei… prenderlo con delicatezza padrone’ per godermela’ come una cagna…”

Avevo le lacrime agli occhi.

“Va bene,” rispose lui, ridendo. “Piegati in avanti, da brava cagnetta vogliosa.”

Mi piegai in avanti’

Non vedevo cosa faceva, ma sentii qualche rumore; potevo intuire che aveva preso il lubrificante dalla credenza.

“Avanti, sculetta.”

Mi sentii come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.

“Sì, padrone,” balbettai. Non mi sembrava vero di starlo facendo, era il peggior incubo: ma cominciai a muovere i fianchi, arcuare la schiena, offrirmi.

“Apriti con le mani.”‘

Portai le mani alle natiche, le aprii, senza smettere di muovere i fianchi.

Sentii il buttplug sfiorarmi l’interno delle natiche, e un secondo dopo era appoggiato al mio ano. Strinsi i denti, chiusi gli occhi.

“Chiedilo.”

Strinsi gli occhi ancora di più.

“Per favore’ per favore Padrone’ me lo metta dentro…”‘

“Dì meglio cosa vuoi.”

“Voglio essere scopato’ Padrone’ scopato nel culo’ la prego…”

Ricevetti una nuova pacca sulle natiche.

“Dillo meglio.”

Non sapevo cosa volesse di preciso, e penso che la cosa fosse voluta. Mi stava obbligando a scegliere come umiliarmi. Il plug stava già spingendo contro il mio ano, ma Franco stava aspettando la mia sottomissione.

“Voglio essere scopata padrone’ scopata come una troia’ inculata’ la prego padrone ne ho tanto bisogno…”

Franco rise. La scelta di parlare di me al femminile gli era piaciuta. Sapeva di avermi tolto ancora un po’ della mia dignità.

Iniziò a spingere.

“Ecco cosa faremo per assicurarci che Marco mi ricompensi per averti sistemato per bene,” disse. “Ci assicureremo che quando Elena torna in camera, ti trovi a quattro zampe sul pavimento, nudo, ai miei piedi, con la gabbietta e il plug ben visibili.”

Spinse più a fondo’

Per un attimo ebbi quasi la sensazione di poter venire, nonostante la gabbietta. Come se fossi al limite. Ma non ebbi neppure quello sfogo’

Era tutto dentro’

“Ti piace, vero, troietta?”

“Sì, padrone,” mormorai, piangendo. “Molto’ padrone…”

Ancora una volta lui mi colpì sulle natiche, ma non me ne resi quasi conto. Era normale’ Era la nuova normalità a cui mi stavo abituando.

E per qualche motivo, anzi, risposi a quello schiaffo sulle natiche andando oltre le aspettative di Franco.

“Grazie, padrone…”

Lui rise. “Diventerai una troietta perfetta, Pisellino…”

Arrossii.

Immaginai di vedermi dal di fuori, di assistere a quella scena dalla porta, una scena simile a quella che Elena avrebbe visto entrando dalla porta fra poche ore, forse pochi minuti. E non potevo non ammettere che Franco forse aveva ragione’ Una troietta perfetta… “&egrave Marco,” disse Franco, guardando il cellulare. “Lui e la rizzacazzi stanno tornando.”

Non risposi, arrossendo. Non ricordavo bene quando era successo: a un certo punto del pomeriggio, Franco aveva cominciato a chiamare Elena in quel modo, *troia*, *rizzacazzi*, e così via. Probabilmente aveva cominciato mentre scrivevo sul quaderno i miei “desideri segreti” per Marco. Franco me li aveva fatti dire tutti ad alta voce prima di scriverli; commentando ciascuno di essi, o semplicemente ridendo. Uno dei miei desideri segreti, in effetti, era chiamare Elena in modi volgari; probabilmente era in quel momento che Franco aveva cominciato, per infierire sulla mia vergogna’

Stavano arrivando, quindi. Franco stava rileggendo ancora quello che avevo scritto, di nuovo commentando o ridendo. Era ancora seduto in poltrona.

Mi gelava il sangue al pensiero di quello che Elena avrebbe visto entrando nella stanza. La scena era stata preparata da Franco con cura, ad effetto. E sicuramente era ad effetto’

Ero nudo, a quattro zampe.

Le natiche rivolte verso la porta, le gambe aperte. Franco mi aveva assicurato che sia la gabbietta che il butt-plug fucsia sarebbero stati ben visibili.

Ero ai piedi di Franco, letteralmente. Franco non si era accontentato di umiliarmi col butt-plug, con la nudità, con la posizione oscenamente imbarazzante a cui mi costringeva. Non gli era bastato.

Si era tolto le scarpe, e io gli stavo leccando i piedi.

Era disgustoso. Per una volta, non provavo nessun piacere, nemmeno perverso, nemmeno odioso. I suoi piedi, il suo odore, mi ispiravano solo ribrezzo. Eppure leccavo, succhiavo, delicatamente’ sensualmente.

Forse c’era qualcosa che mi avrebbe eccitato, che mi avrebbe procurato un’erezione, se non avessi avuto la gabbietta. Non i piedi di Franco. Ma il modo sottomesso, devoto, con cui li servivo nonostante il disgusto’ In qualche modo mi eccitava essere *così*’ essere ridotto così’

Mi ritornarono in mente le parole di Franco: ‘una troietta perfetta” E in quello stesso momento, sentii la porta che si apriva. Chiusi gli occhi, il cuore in gola.

La prima cosa che sentii fu il suono del respiro di Elena, il suono del respiro spezzato da una sorpresa. Non avevo bisogno di guardarla per sapere qual era l’espressione sul suo volto in quel momento. Sapevo che le si era gelato il sangue’ come a me.

‘Oh oh,’ disse Marco. ‘Pare che Luca abbia fatto grandi progressi oggi” Il tono della sua voce era divertito, ma non particolarmente sorpreso; calmo e compassato come sempre.

Franco rise. ‘Già,’ disse. ‘Pisellino, basta adesso. In ginocchio, e guarda la tua fidanzata.’

Era, probabilmente, la richiesta più terribile che mi potesse fare.

E mentre stavo per farlo, mi venne in mente la risposta che Franco si aspettava da me. Se non ci avessi pensato, forse non sarebbe successo nulla. Potevo fingere di non averci pensato. Ma non lo feci.

‘Si, padrone,’ risposi, staccando la bocca dai piedi di Franco. Mi misi in ginocchio, mi voltai verso Elena. Ci guardammo, tremando tutti e due. Aveva le guance rosse, gli occhi umidi di lacrime, e lo stesso valeva per me. Marco era di fianco a lei, il braccio dietro la sua schiena, la mano sui suoi fianchi. Si rivolse a lei: “il Cammino vi sta portando a vedervi per la prima volta. Ora puoi vedere chi &egrave il tuo fidanzato. Che effetto ti fa vederlo così umiliato?”

Elena esitò, incerta. “Mi’ fa’ pena…” mormorò.

Marco sorrise. “Tutto qui?” chiese. “Devo controllare?”

Sapevo cosa intendeva dire Marco, e lo sapeva anche Elena.

“Scusa’ mi fa pena’ ma mi eccita,” rispose Elena.

Franco rise. Cercai di ignorarlo.

“Allora,” disse quindi, rivolto Marco. “Abbiamo fatto tutti i compitini, e come vedi, anche qualche extra. Che ne dici di anticiparmi un po’ della mia ricompensa?”

Marco fece una smorfia divertita. “Ci avrei scommesso che l’avresti chiesto,” disse.

“Servirebbe anche a Pisellino, non credi? Alla sua crescita, o come la chiamate…”

Marco scrollò le spalle. “Educatore Z ha trovato Elena molto piacevole e di suo gusto,” disse, “e ha stabilito che sia sua proprietà personale per tutta la sua permanenza qui. Solo io potrò avere accesso a lei, perché questo fa parte del cammino fissato dai Maestri, ma non posso cederla ad altri. Tantomeno ad altri fuori dall’Ordine, come ben sai.”

Fremetti. Educatore Z aveva trovato Elena *di suo gusto’*

Franco sbuffò. “Può rimanere fra di noi, Marco,” disse.

Marco lo guardò. Avevo l’impressione che fra loro ci fosse un’intesa di lunga data.

“Non posso concederti di possedere Elena, e lei non può toccare il membro di un non fratello nell’Ordine,” disse, scandendo bene le parole. Poi sorrise. “Ma a parte questo’ non trovo nulla di male a premiarti per avere fatto fare degli evidenti progressi a Luca. E anzi mi sembra appropriato che sia proprio Elena a ringraziarti.”

Mi sentii ribollire il sangue. Non potevo credere che stesse succedendo. Quell’uomo volgare, disgustoso, che mi aveva umiliato in modo sadico e ripugnante, sarebbe stato premiato’ con l’accesso al corpo di Elena?

“E sono d’accordo sul fatto che anche questo possa servire ad accelerare il cammino di Luca. O anzi…” Mi guardò, sorridendo. “…Pisellino. Franco ha uno stile molto grossolano nell’esprimersi, ma in questo caso devo dire che ha avuto una bella intuizione. &egrave un nome appropriato a cancellare ogni residuo del desiderio di controllo di Luca su Elena, e ogni residuo dell’orgoglio che Elena prova per essere amata da Luca. Essere amata da Pisellino non &egrave una cosa di cui essere orgogliosi’ &egrave una cosa di cui vergognarsi. Ed &egrave bene che Elena si vergogni anche di questo…”

Franco annuì, sorridendo. “Ottimo’ quindi?”

Marco si rivolse a me. “Pisellino, tu guarda.”

Arrossii. Marco ritrasse la mano con cui cingeva Elena, e la colpì con una leggera pacca sulle natiche.

“Vai da Franco.”

Franco aveva un sorriso odioso stampato sul volto, gli occhi porcini che brillavano. Elena gli si avvicinò, tremando. Ero certo che lei condividesse i miei stessi sentimenti verso quell’uomo – lo detestava quanto me, le faceva ribrezzo. E ora stava andando fra le sue braccia’

Elena si fermò davanti a lui, in piedi, tremante.

“Serviti,” disse Marco a Franco. Sentii un brivido: lungo la schiena’ dentro la gabbietta.

“Finalmente ci conosciamo, rizzacazzi…” disse Franco, rimanendo seduto, e appoggiando una mano sul ventre di Elena. Fece scivolare la mano con calma, lentamente, sulla parte superiore delle cosce, sul pube, sui fianchi’ non la stava ancora palpando’ la stava solo sfiorando’ ma sapevo che non si sarebbe limitato a quello’

La mano salì sul corpo di lei a sfiorarle i seni attraverso il vestito; e l’altra si aggiunse, questa volta partendo dalle cosce, prima una, poi l’altra’ e poi la mano sul seno di lei cominciò a stringere’. e quella sulle sue cosce le si appoggiò al pube, spingendo verso l’interno’ Elena gemette delicatamente.

“Sei davvero una troia arrapante, lo sai?” disse Franco. Aveva le labbra umide, ancora quel sorriso disgustoso sul volto’ E mentre diceva quelle parole, le stava tirando su il vestito, scoprendole le cosce.

Istintivamente, abbassai lo sguardo. Ma evidentemente Marco stava controllando. “No, Pisellino, non smettere di guardare. Cedi il controllo.”

“Sì’ scusa…” risposi, alzando di nuovo lo sguardo.

“Di cosa hai paura, Pisellino?” rise Franco. “Di vedere la fichetta della tua fidanzata? Non sei più abituato, vero?”

Arrossii. Mi sentivo legato da mille regole: quelle dell’Ordine, quelle di Marco, del Maestro, ora di Franco. “No, padrone,” risposi.

“Spogliati, rizzacazzi,” disse Franco. Elena diede uno sguardo a Marco, spaventata.

Marco la guardò, lo sguardo calmo e freddo. “Vorresti che ti proteggessi, vero?” disse quindi. “Potrei, certo. Ma tu hai un fidanzato. Guardalo.”

Elena volse lo sguardo verso di me, le lacrime agli occhi.

“Un fidanzato che &egrave in ginocchio, e che ha accettato di sottomettersi completamente all’uomo che ti sta ordinando di spogliarti. Lui non può proteggerti.”

Elena scosse il capo. “No,” mormorò.

“No,” continuò Marco. “Ed &egrave giusto che tu faccia fino in fondo l’esperienza dell’inadeguatezza del tuo fidanzato, Elena. Che provi fino in fondo l’umiliazione di stare con uno come lui. Non credi?”

Elena annuì, sempre guardandomi negli occhi. Io ero immobile, incapace di reagire alle emozioni, semplicemente sopraffatto, annullato. Non provavo rabbia, non mi sentivo trattato ingiustamente. Sapevo cosa le stava dicendo il mio sguardo. Erano scuse. Scusa se sono così’

“Non credi, Elena?” incalzò Marco.

“Sì…”

Marco annuì. “Obbedisci a Franco, e chiamalo padrone, come Pisellino.”

Franco rise, soddisfatto.

Elena disse ancora “sì, Marco,” tornando a voltarsi verso Franco. Portò le mani dietro la schiena, cercando la cerniera. La trovò, la abbassò. Abbassò le spalline e poi, lentamente, fece scivolare il tubino lungo il proprio corpo, fino a farlo cadere per terra. Sfilò i piedi.

Indossava ancora il babydoll e il tanga con cui l’avevo vista uscire.

“Pisellino, certo che uno come te con una vacca rizzacazzi così’ non potevi sperare sul serio che non ti mettesse le corna’ Non trovi?”

“Sì’ padrone,” mormorai. “&egrave vero'”

“Girati, vacca, fa vedere il culo.”

Elena mormorò “si, padrone” e si girò, e così facendo si trovò a incrociare lo sguardo di Marco. Lo guardava ancora con aria implorante; forse sperava ancora che alla fine lui l’avrebbe salvata dall’umiliazione di trovarsi nelle mani di quell’uomo volgare, che non aveva niente a che vedere con l’Ordine, che la chiamava “rizzacazzi” e “vacca”, che la trattava semplicemente come prostituta. Marco era appoggiato al tavolo, un piede su una sedia, e guardava la scena con aria divertita; non fece cenno di cogliere la richiesta di aiuto di Elena.

“Mamma mia,” commentò Franco, mettendo le mani sulle natiche di Elena e cominciando a palparle con vigore. “E tu Pisellino guardi ‘ste chiappe e non ti viene voglia di incularla? Che cazzo di frocio sei’ Al tuo posto l’avrei inculata tutti i giorni ‘sta vacca…”

Colpì Elena con una pacca sulle natiche, forte. Lei gemette, e guardò ancora Marco.

Lui le sorrise. “Ringrazia,” le disse.

Elena si morse il labbro. “Grazie, padrone.”

Franco rise e la colpì di nuovo, due, tre volte. E a ogni schiaffo Elena ringraziò di nuovo, obbediente.

“Dai,” disse infine Franco. “Ora togli anche ‘sta roba. Ti voglia nuda, come Pisellino. Puoi tenere i tacchi.”

“Sì, padrone,” mormorò Elena. Senza che le fosse stato chiesto, istintivamente, tornò a voltarsi verso Franco, e lui ne sembrò soddisfatto. Vidi i suoi occhi porcini che seguivano le mani di Elena alle spalline del babydoll’ e quando il babydoll scese sotto i seni di lei, lo vidi sorridere e leccarsi le labbra.

“Tutte da ciucciare…” disse. Elena arrossì. “Grazie, padrone,” mormorò. Mi fece una strana sensazione quel ringraziamento, non richiesto. Anche in quella situazione scabrosa, Elena si dimostrava migliore di me’ Marco poteva essere soddisfatto del suo comportamento. Ma del mio? Avevo subito di tutto, eppure mi sentivo ancora in colpa, mi sembrava ancora di stare fingendo, di essere in cattiva fede’

Elena fece cadere a terra il babydoll, e infine il tanga. Sfilò i piedi. Ora era completamente nuda.

“Bella vaccona, vieni qui da papino,” disse Franco. Con un unico gesto brusco, mise una mano sulle natiche di Elena, una fra le sue cosce (Elena allargò subito le gambe), e portò la bocca ai seni di Elena, cominciando a succhiarli, baciarli, leccarli, morderli’

Elena gemeva tra le sue braccia’ Qualche gemito forse era di piacere, ma molti erano di dolore’ Io guardavo’ come mi era stato ordinato’ e un certo punto, confusamente, realizzai che Franco aveva spinto la mano fra le natiche di Elena, e che le stava penetrando l’ano con le dita, mentre con l’altra mano faceva lo stesso al suo sesso’ Elena cominciò a gemere più forte, posseduta in quel modo brutale da quell’uomo’ che allo stesso tempo le succhiava i seni con forza, continuando a morderli’

“Ti piace così, rizzacazzi?”

“Sì, padrone,” mormorò Elena.

“Pisellino non ti ha mai trattato così, vero?”

“No’ padrone'”

La foga con cui lui la stava possedendo con le dita’ senza paura di farle male’ anzi’ probabilmente proprio con l’intento di farle male. Non potevo vedere cosa stava facendo di preciso fra le sue natiche’ ma vedevo bene le dita che scivolavano dentro e fuori dal sesso di Elena, con violenza: prima una, poi due, poi tre’

“Baciami, puttana,” le disse.

“Sì, padrone,” rispose Elena, chinando il volto verso quello di Franco. Lo vidi infilare tutta la lingua in bocca’ E poi lo vidi sfilare le dita dal sesso di Elena, alzare la mano verso il volto di lei, mettendole le dita bagnate davanti alla bocca’ e Elena, che senza bisogno di farselo ordinare, cominciava a leccarle’ lui che si univa a lei, leccando le proprie dita e la lingua di Elena’

“Questa puttana me l’ha fatto diventare di marmo…” disse quindi Franco. Diede uno sguardo a Marco. “Peccato dovermi accontentare di farmi una sega…”

Marco scrollò le spalle. “I patti li conosci,” disse. “Elena non deve toccarti.”‘

Franco fece un ghigno. “Ma vale anche per Pisellino?” chiese.

Mi sentii gelare il sangue.
“No, ovviamente,” rispose Marco. “Elena &egrave riservata a Educatore Z, ma Pisellino’ per quanto mi riguarda non vedo problemi.”

Franco rise. “Eh si, allora,” disse, rivolgendosi a me. “Purtroppo la tua ragazza non può farmi godere. Tocca a te, Pisellino.”

Stranamente, era una cosa che non mi aspettavo. Ripensandoci, era chiaro che potesse succedere, e Franco aveva più volte fatto capire che non disdegnava abusare di ragazzi, se ne aveva l’occasione. Eppure, fui colto di sorpresa.

Cercai di essere migliore che potevo; di essere bravo come Elena. Ricacciai in gola la stupida domanda “cosa intende dire’?” che stavo per fare.

Risposi solo “sì, padrone.”

“Datti da fare,” disse Franco, indicando la sua patta, e spingendo in avanti il bacino.

“Sì, padrone.”

Cominciai a slacciargli la cintura. Lui era tornato a concentrarsi su Elena, mettendole le mani dappertutto’ Cercavo di non guardare, di concentrarmi su quello che stavo facendo. Slacciai il bottone della patta’ sentii Franco che schiaffeggiava i seni di Elena’ i gemiti di dolore di lei’ il turpiloquio incessante di lui: “ti piace sentirti ciucciare le tette da un vero maschio, vero, vacca?” Ed Elena che rispondeva – con la voce tremante, prossima al pianto’ eppure rispondeva obbediente: “si, padrone’ grazie, padrone…”

Avevo abbassato la zip. Franco era troppo infoiato per prestare attenzione a quello che facevo, ma con un gesto scomposto sollevò il bacino. Capii cosa dovevo fare. Gli abbassai i pantaloni, e le mutande – mutande di cotone bianco, ingiallite da macchie di urina’

Il membro di Franco era come me lo sarei aspettato; grosso, nodoso, storto, brutto, ma in qualche modo oscenamente virile.

Sentendo che glielo avevo tirato fuori, Franco interruppe un attimo i suoi palpeggiamenti di Elena.

“Bene, bene,” disse. “Avanti, frocetta. Sai cosa fare, no? E non smettere di guardare quello che faccio alla tua ragazza.”

“Si’ padrone'” risposi. Timidamente, allungai la mano. Lo presi. E cominciai a masturbarlo, dolcemente, delicatamente, mentre lui tornava a dedicarsi a lei, una mano fra le cosce di Elena, a strofinarle il sesso, una sulle natiche, a palparle e pizzicarle, e la bocca di nuovo sui seni di lei.

“Anche tu Elena,” intervenne Marco. “Guarda Pisellino.”

Elena volse gli occhi verso di me. La sua vergogna e il suo imbarazzo erano evidenti, terribili.

Franco le stava mordendo i seni’ e aveva ricominciato a penetrarla. L’espressione di Elena’ i suoi occhi appena socchiusi, le sue labbra, umide della saliva di Franco, tremanti’ e immaginai il piacere che lui stava provando, il bel corpo giovane della mia fidanzata a sua disposizione, la mia mano che lo serviva’ e per qualche motivo, il fatto di sentirmi in colpa, di sentirmi debole, di pensare che forse davvero colpa della mia debolezza se Elena era in quelle mani’ tutte queste sensazioni si esprimevano nel fatto che, nell’accarezzare l’osceno membro di Franco, stavo veramente cercando di farlo nel modo più dolce possibile’ il che, allo stesso tempo, era anche la cosa più umiliante per me’

“Forza, frocetta,” disse Franco a un certo punto. “Ora la bocca.”

Ancora una volta mi sentii gelare il sangue.

Non avevo scelta.

“E continua a guardare Elena.”

Mormorai “sì padrone”, e fu difficile come non era mai stato prima.

E poi avvicinai la bocca a quel membro mostruoso. Lo leccai timidamente, poi lo lasciai scivolare fra le mie labbra. Sentii la bocca riempirsi di quel sapore diu

Guardai Elena mentre lo prendevo in bocca. Sapevo che quel momento sarebbe rimasto per sempre. Mi aveva visto prendere in bocca il membro di un uomo, di un vero uomo, di un uomo abbastanza forte e maschio da poterla trattare come una prostituta. Non sarei mai più stato lo stesso per lei.

“Baciami, puttana,” disse Franco. Stava ansimando, sentivo il suo membro pulsare nella mia bocca.

Come avevo fatto con le mani, stavo di nuovo cercando di essere “bravo”, dolce, sensuale in quello che stavo facendo’ Fui felice che Elena dovesse voltare il viso verso di lui per baciarlo, che smettesse di guardarmi; ma ormai mi aveva visto, mi aveva visto farlo e aveva visto come lo stavo facendo: come una brava troietta. E anche se lei non mi vedeva più, io ancora vedevo lei, i suoi seni strizzati nelle mani di Franco, la lingua di lui che le si infilava in bocca, che le leccava il viso, i lobi delle orecchie, il collo’ vedevo le dita che entravano e uscivano dal sesso della mia ragazza, fradicie’

Lui le prese una mano, e me la mise sulla testa.

“Voglio che senti la testolina di Pisellino che va su e giù sul mio cazzone mentre mi baci, puttana…”

“Sì, padrone… ” rispose Elena’

Avere la mano di Elena sulla testa causò in me un turbine di emozioni. Per un attimo pensai che se non avessi avuto la gabbietta, forse in quel momento sarei venuto’ non mi ero mai sentito sottomesso come in quel momento. E in qualche modo, essere stato definitivamente sconfitto mi faceva provare una sorta di strano, dolceamaro sollievo. La sensazione della mano di Elena sulla testa mi faceva sentire onesto, per la prima volta, nei confronti suoi e dell’Ordine. Non stavo più solo succhiando il membro di Franco; lo accarezzavo con la lingua, lo baciavo, lo veneravo’ e immaginavo quel mostro nodoso e largo – fra le cosce di Elena, o, ancora più osceno e terribile, nel suo ano’ le parole di Franco mi bruciavano ancora: “al tuo posto l’avrei inculata tutti i giorni, questa vacca…” Io non l’avevo fatto, nemmeno una volta, e certamente avevo perso quell’occasione per sempre’

Sentii Franco che ansimava sempre più forte’ Immaginai che stesse per venire’ ed ero pronto’ sapevo cosa dovevo fare’

In quel momento, però, lui fece un’altra cosa che non prevedevo’ mi fermò la testa, con una mano. Avevo il suo membro che spingeva contro l’interno della guancia. Rimasi immobile, obbediente.

“Piegati e dagli un bacino sulla guancia, puttana,” disse Franco a Elena.

“Sì’ padrone…”

“Non devi inginocchiarti, voglio la tua fica alla mia portata. Piegati e fai quello che ho detto.”

“Sì’ padrone…”

Elena piegò il busto verso di me. Avvicinò le sue splendide, morbide labbra al mio viso, come succedeva un tempo, quando mi baciava’ ma non le appoggiò sulla mia bocca. Le appoggiò sulla mia guancia, sul punto in cui il glande di Franco me la gonfiava.

“Bacia, lecca, succhia, puttana. Fammi sentire come lo vorresti in bocca anche tu…”‘

Elena obbedì’ iniziando a servire il glande di Franco attraverso la mia guancia’ a leccarlo’ succhiarlo’ baciarlo’ lui intanto aveva rimesso una mano fra le sue cosce, le stava strofinando con violenza il pube e il clito col palmo della mano, tre dita piantate nel suo sesso. L’altra mano mi teneva bloccata la testa; e col bacino Franco spingeva, contro la mia guancia, contro la bocca di Elena’

“Brava’ puttana’ brava’. le mie troiette’ fatemi godere’ avanti…”

Sentivo il respiro di Elena’ il suo volto contro il mio, il suo odore, il calore della sua bocca sulla mia pelle, una sensazione che non provavo da mesi.

E poi, improvvisamente’ la bocca piena di un altro sapore e di un altro calore’

Elena sentì che Franco stava venendo, e appoggiò la bocca sulla mia guancia, ansimando forte’ Non poteva venire, ovviamente, non senza il permesso di Marco’ ma stava servendo Franco partecipando in qualche modo al suo orgasmo, accogliendolo col proprio ansimare e i propri gemiti. Ripensai a quando quell’ansimare e quei gemiti avevano accompagnato un mio orgasmo’ Quando ancora mi vedevo come l’uomo di Elena’ e cominciai a deglutire, accompagnando delicatamente con la lingua gli ultimi spasmi del membro di Franco’.

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Marco aspettò che l’orgasmo di Franco fosse passato del tutto, e poi si fece avanti.

“Bene, Franco, spero tu sia contento del premio che hai ricevuto,” disse.

“Molto,” disse Franco, trattenendomi ancora la testa sul mio membro. “Pulisci bene, troietta,” mi disse.

Elena si era tirata su, e stava nuda accanto a Franco, in attesa. Lui aveva smesso di palparla – era evidente che Marco considerava la cosa conclusa – ma non toglieva comunque gli occhi dal suo giovane corpo’ e sentii che il suo membro stava ricominciando a indurirsi nella mia bocca.

“D’accordo, finisci di farti pulire, dopo di che ti chiederei di lasciarci soli,” disse Marco.

“Capisco’ Immagino tu stia per esercitare i tuoi privilegi,” disse Franco, divertito.

Marco sorrise. “La scena &egrave stata molto eccitante, e c’&egrave dell’energia che devo scaricare,” rispose. “Elena, vai di là, sul vostro letto, sdraiata a cosce aperte, ginocchia sollevate, come ti ho insegnato. Pisellino ti raggiungerà appena avrà finito di pulire qui.”

Si rivolse a me. “Starai in ginocchio ai piedi del letto e guarderai tutto. Sarà la tua prima volta con la gabbietta. Voglio che tu abbia una visuale perfetta del mio membro che la penetra e che tu veda bene mentre vengo dentro di lei.”

Franco rise.

Elena si era allontanata, secondo gli ordini di Marco.

“Non mi dispiacerebbe usufruire ancora della troietta,” disse Franco. Non stava parlando di Elena.

“Ci sarà sicuramente l’occasione,” rispose Marco. Mi sentii grato; avrebbe potuto semplicemente rispondere “ogni volta che vuoi,” e io non avrei potuto fare niente per sottrarmi a quella decisione. Ma era stato sul vago; in qualche modo, mi aveva protetto.

Gli ero grato’ ed ero pronto a inginocchiarmi al fondo del letto, e guardarlo scaricare la propria energia’ o meglio’ scaricare il proprio sperma’ a fondo nel sesso della mia fidanzata’.
Marco fu abbastanza sbrigativo, a letto con Elena. O meglio, dovrei dire, freddo. Non durò poco, durò tantissimo, troppo. Guardai il suo membro entrare e uscire dal corpo di lei, lucido degli umori per la mia ragazza, decine e decine di volte, sempre più a fondo. Ma benché l’accoppiamento fosse prolungato – come sempre con Marco’ decisamente lui non aveva problemi da questo punto di vista – allo stesso tempo era evidente che lui stava riducendo tutto al minimo, il minimo indispensabile per “scaricarsi”, il minimo indispensabile per darmi la mia prima lezione da “Pisellino”, quasi come se stesse facendolo più per dovere o per necessità che per trarne piacere. Questo rendeva tutto ciò, se possibile, ancora più umiliante per me, e per Elena…

Quando ebbe finito, Marco chiese a Elena di rimanere immobile, a gambe aperte, sul letto – e a me di non smettere di guardarla – mentre lui si faceva la doccia. Non potevo vedere il volto di Elena, capire cosa provasse. Vedevo solo il suo sesso aperto, desiderabile, e il filo di sperma che ne colava lentamente fuori, andando a bagnare le lenzuola’

Per un attimo mi chiesi se Marco, in un’altra occasione, magari, mi avrebbe concesso di “pulirla”. Avrei così tanto voluto sentire di nuovo il sapore di Elena. Certo, mischiato a quello dello sperma di Marco’ ma quell’idea non rendeva meno desiderabile l’idea di leccarla. O anzi’ forse la rendeva più desiderabile? Respinsi l’idea, ma sentii un brivido nella gabbietta… e nell’ano’

Attesi che Marco finisse la doccia, immobili, sospeso in quei pensieri. Mi chiesi quali fossero i pensieri di Elena’ il suo sesso aperto sembrava ancora luccicante di umori…

Infine, Marco rientrò in camera. “Ora devi prepararti,” disse a Elena. “Ovviamente passerai la notte con Educatore Z. Vai a fare la doccia; fra un quarto d’ora Anna verrà a portarti alcuni indumenti che dovrai indossare. Per il resto, conosci i gusti di Educatore X’ metti qualcosa di molto provocante. Tacco alto, eccetera. E poi presentati in camera sua per essere usata. Sai dov’&egrave.”

“Sì, Marco.”

“Pisellino, tu puoi guardare mentre Elena si prepara, ovviamente in ginocchio ma soprattutto in silenzio. Il tuo parere non sarebbe utile comunque, i tuoi gusti non sono abbastanza’ maschili. Lasciamo che siano Anna ed Elena a occuparsi della cosa, loro sanno come compiacere un uomo.”

Annuii, arrossendo. “Sì’ Marco…”

Elena si era alzata da letto, per andare in bagno, una mano fra le cosce per non sporcare. Marco la fermò prendendola per i capelli, e la baciò, la bocca aperta, con la lingua. Quindi, la lasciò.

“Vado. A domani.”

Uscì dalla porta. Alzai lo sguardo verso Elena, sperando di poter scambiare con lei almeno un cenno; ma si era già chiusa nella doccia. Rimasi immobile…

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Quando Anna arrivò, Elena aveva finito la doccia, e si stava asciugando i capelli. Ero solo in camera. Vedendomi in ginocchio, nudo, con la gabbietta, Anna sorrise; un sorriso sprezzante. “Sembra che tu abbia avuto quello che meritavi, alla fine,” disse. Il suo tono non era aggressivo; al contrario, era quasi materno. Pensai che si stesse riferendo a quello che era successo con Sara’

“Sì,” mormorai.

Lei rise. “Povero Pisellino…”

Arrossii. Aveva incontrato Marco…

Anna aveva con sé una scatola di cartone con un logo che non conoscevo, “Passion Maison”. Non sembrava il nome di una marca di abbigliamento comune, neppure di una marca di lingerie; forse un sexy shop, o come minimo di una linea di lingerie erotica.

In quel momento Elena entrò in camera, avvolta nell’asciugamano. Era profumata e belissima.

“Ciao Elena,” la salutò Anna.

“Buongiorno, Anna.”

“Ho qui l’intimo che Educatore Z ha scelto per te,” disse Anna.

“Grazie'” mormorò Elena, rimanendo in piedi vicino alla porta del bagno, esitante.

“Vieni qui,” le disse Anna. Il suo tono era calmo, ma fermo. Dominante, pensai; come sempre. Elena si mosse verso di lei. Anna sorrise, e portò la mano all’asciugamano di Elena, arrotolato sopra il seno, sciogliendolo e lasciandolo cadere a terra. Elena arrossì, ma non disse nulla. Accennò appena a spostare le mani dai fianchi, come per coprirsi, ma si fermò subito e tornò a distendere le braccia.

Anna le sorrise di nuovo, evidentemente soddisfatta della sottomissione dimostrata da Elena. Forse per un capriccio del momento, decise di prolungare l’imbarazzo di Elena, guardandola con calma. “Sei diventata ancora più bella da quando sei qui, Elena,” disse. “Educatore Z &egrave molto fortunato. E anche Marco lo &egrave…”

“Grazie, Anna'” mormorò Elena.

Anna si volse verso di me. “Trovi anche tu che siano molto fortunati, vero, Luca? Una così bella ragazza’ e possono goderne come vogliono’ devono solo schioccare le dita…”

“Sì’ &egrave vero… ” mormorai.

“Ti sei pulita bene dappertutto, Elena?”

Elena arrossì. “Sì, Anna…” mormorò.

Anna sorrise. Guardando Elena negli occhi, portò una mano alle natiche nude della mia fidanzata. Non potevo vedere cosa stava facendo, ma un gemito di Elena, il respiro trattenuto, il suo sguardo non mi lasciarono dubbi.

Un altro gemito.

Un altro.

Anna tolse la mano, la avvicinò alla bocca di Elena, allungando due dita, indice e medio, verso le sue labbra.

Elena le prese in bocca.

“Sei pulita, confermi?”

Elena arrossì, annuendo.

“Molto bene, allora,” disse Anna. Sfilò le dita dalla bocca di Elena, e se le asciugò sulla mia guancia. Quel gesto mi prese di sorpresa, e per qualche motivo arrossii violentemente.

Anna aprì la scatola.

“Comincia da queste…” disse, tirando fuori un paio di mutandine.

Vedere Elena che si preparava, assistita da Anna, fu una tortura. Marco aveva ragione: non avrei mai immaginato di suggerire un abbigliamento simile a Elena. I capi che Anna le fece indossare confermarono la mia impressione che “Passion Maison” fosse una linea di indumenti erotici. Le “mutandine” che Elena indossò come primo capo erano un perizoma sottile; dietro la natiche appena un filo, e davanti, un triangolino a sua volta attraversato da un filo che andava a infilarsi fra le sue grandi labbra, in modo tale da delineare perfettamente la forma del suo sesso. Seguì un reggiseno altrettanto minimale, con due piccoli triangoli a coprire i capezzoli, tenuti da poche sottili stringhe che premevano sulla carne altrimenti completamente nuda dei seni di Elena, facendo apparire i suoi seni ancora più morbidi e pieni di quanto non sembrassero vedendola semplicemente nuda. L’effetto complessivo’ osceno’ e terribilmente eccitante.

A questo completino Anna ed Elena decisero di abbinare una guepiere e calze velate nere, tacchi altissimi. Il vestito invece era di nuovo fornito da Educatore Z: era il tubino più corto e attillato che Elena avesse mai indossato. Era dotato di due cerniere, una sul davanti, sul petto, e l’altra dietro, dal bordo della gonna fino alla schiena. Vedendolo, non potei non immaginare a quel misterioso uomo maturo che le tirava su sbrigativamente la cerniera, per prenderla da dietro’ o per prenderla *dietro*’ o forse semplicemente per sculacciarla’

“Direi che sei pronta,” disse infine Anna, strappandomi ai miei pensieri.

“Grazie, Anna.”

“Sai cosa devi fare, vero?”

Elena annuì. “Presentarmi alla camera di Educatore Z.”

“E’?”

Elena esitò. Ripensai alle parole esatte che aveva detto Marco, e lo stesso fece evidentemente Elena. “Presentarmi’ per farmi usare,” disse, incerta.

“Presentati con queste esatte parole,” disse Anna. “Sono qui per essere usata se e come lo desidera, Educatore.”

Elena arrossì.

“Ripeti.”

Elena arrossì ancora di più.

I secondi che seguirono per me furono terribili. Elena si limitò a ripetere quello che Anna aveva chiesto’ ma sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, vedere il suo volto imbarazzato e sottomesso mentre le diceva’ era molto, troppo reale. Non riuscii a non pensare a quello che doveva provare Educatore Z vedendo alla propria porta una ragazza così bella, così timida, così imbarazzata, offrirsi a lui in quel modo…

“Sono qui per essere usata se e come lo desidera, Educatore.”

“Ti ha fatto del male, oggi?” chiese Anna.

Elena scosse il capo, volgendo lo sguardo verso di me per un istante. Marco le aveva detto di non raccontarmi nulla.

“No’ non proprio’ no…”

Anna sorrise.

“Te ne farà, questa notte.”

Elena arrossì.

Anna la fissò.

“Vuoi che ti faccia leccare da Pisellino?”

Elena arrossì ancora. Ero sorpreso’ Come poteva Anna pensa che quella frase’ che l’idea che Educatore Z le avrebbe “fatto del male”… potesse eccitare Elena a quel punto? Cercai nel volto di Elena, per capire quello che provava. Stava arrossendo ancora di più.

“Io’ non so… ” mormorò.

Anna rise. “Io lo so, invece, mutandine bagnate,” le disse. “Ma hai appena perso l’occasione. Vai da Educatore Z, e spera che lui ti conceda almeno di venire.”

Si volse verso di me; parlando a Elena, ma fissandomi. “A quanto ho sentito Pisellino &egrave molto delicato con quella boccuccia. Delicato e dolce come una ragazzina. Penso che la sperimenterò di persona.”

Mi sentii saltare il cuore in gola, e anche Elena ebbe un sussulto. Nessuno dei due si aspettava una cosa del genere da Anna. Ma era qualcosa a cui dovevamo abituarci: ormai entrambi stavamo diventando solo giocattoli sessuali nelle mani dei nostri molti superiori. Schiavi della setta.

Anna colpì Elena con uno schiaffo in pieno volto.

“Che fai ancora lì impalata?”

Colta di sorpresa, Elena balbettò delle scuse. “Chiedo perdono’ io’ vado subito…”

Era troppo in confusione per quello che era successo negli ultimi pochi secondi, e non si volse neppure a guardarmi.

Vidi la porta chiudersi, incontrai per un secondo lo sguardo gelido di Anna’ abbassai gli occhi.

Anna andò a sedersi sulla poltrona; la stessa su cui si era seduto Franco. Anche senza alzare gli occhi, intravidi che si era alzata la gonna.

“Qui, boccuccia. Striscia qui a quattro zampe…”
Passai la notte solo, in camera, facendo fatica ad addormentarmi. Ripensavo alla lingerie oscena di Elena, la risentivo dire “sono qui per essere usata”. E ripensavo al sapore del sesso di Anna, al modo in cui si era fatta leccare, tenendomi per i capelli’ masturbandosi sul mio volto. Mi aveva quasi fatto male, tolto il respiro. Non era stato piacevole, neppure per un secondo. Eppure era sicuro che senza gabbietta sarei stato eccitato. Anzi, lo ero stato comunque’ in quel modo nuovo, ambiguo di essere eccitato che stavo scoprendo’ eccitato senza erezione’

Quando mi svegliai, seppi subito che Elena era rientrata, prima ancora di aprire gli occhi. Doveva essere molto tardi, c’era già luce in camera. Quel giorno non avevamo nessuna lezione, e non avevo puntato la sveglia.

Mi girai nel letto, e vidi Elena sdraiata accanto a me. Era sveglia.

“Sei tornata,” dissi.

Lei annuì, con un sorriso incerto.

Ripensai alle parole di Anna su quello che piaceva a Educatore Z. Esitai, non sapevo cosa chiedere. “Stai bene?” dissi alla fine.

Elena annuì.

Mi chiesi se fosse nuda sotto le lenzuola. Certamente non indossava più quella lingerie, le calze’ quelle cose non erano per me. Si era anche struccata.

“Tu come stai?” chiese lei.

La sua voce aveva un tono morbido, caldo. Mi fece sentire bene. Ripensai a quello che era successo la sera prima, e arrossii.

“Mi vergogno… ” dissi. “Di quello che mi hai visto… fare.”

Lei mi accarezzò una guancia, dolcemente. “Tesoro, non devi vergognarti,” disse. Sei qui per me, stai facendo tutto questo per me. E io sono orgogliosa che tu ti stia lasciando andare, che tu stia andando avanti nel Cammino…”

Una pausa.

“Ti amo ancora di più per questo.”

La guardai negli occhi. “Davvero?” chiesi, con un nodo in gola. “&egrave ancora amore’?”

“Certo che lo &egrave,” rispose Elena.

La vidi esitare. Stava per dire qualcosa ma si era trattenuta.

“Dillo,” dissi.

“Cosa?”

“Stavi per dire qualcosa. Dillo, ti prego.”

Elena mi guardò per qualche istante in silenzio.

“Non so se riesco a dirlo senza che tu mi fraintenda…”

“Ti prego.”

Elena annuì. “Tu’ tu sei sempre stato un fidanzato perfetto. Adorabile, dolce, sensibile’ La persona che voglio al mio fianco…”

“Ma’?”

“No, non &egrave un ma’ Lo sai anche tu’ Per qualche motivo, tu sei’ timido’ a letto’ con me. E anche io con te. E non &egrave solo quello’ lo sai cosa intendo dire. Non mi importa, non ti amo di meno per questo’ Anzi’ lo trovo dolce'”

Annuii. “Sì.”

“Il mio amore per te &egrave più importante di questo’ Ma allo stesso tempo’ Lo sai’ C’era quella insoddisfazione’ E ora lo capisco ancora meglio’ &egrave come dice il Libro del Controllo, l’energia per la transizione’ lo sai’ Se non la liberi’ ha l’effetto opposto…”

Annuii ancora.

“Ora’ &egrave diverso’ quel bisogno &egrave soddisfatto’ E il mio amore per te'” continuò Elena. “&egrave ancora più completo’ limpido, capisci? Senza ombre’ mancanze…”

La guardai. “Ma Marco'” azzardai, “voglio dire, non siete una coppia’ Lui non ci sarà sempre’ una volta finito il percorso’ o anche prima’ potrebbe stancarsi…”

Elena fece un mezzo sorriso. “Gli piaccio molto'” Poi scosse le spalle. “Ma comunque, sì, hai ragione,” disse. “Ma non ha importanza… Quando non ci sarà lui, ci sarà un altro’ Ora che i nostri Maestri ci hanno fatto guardare dentro noi stessi’ Ci hanno fatto capire chi siamo, di cosa abbiamo bisogno’ Questo’ questa consapevolezza… &egrave qualcosa che abbiamo raggiunto e non perderemo più…”

Quelle parole, “ci sarà un altro”, mi trafissero come una lama; ma allo stesso tempo, risentii quella sensazione, l’erezione senza erezione…

Lei mi fissò. “Ma’ ho bisogno sapere se sei d’accordo’ se capisci quello che sto dicendo. Se pensi che abbia ragione…”

Esitai.

Mi rendevo conto di cosa significava la domanda. Era qualcosa di enorme, che andava al di là della Casa, del Cammino, di Marco. Elena mi stava chiedendo se accettavo la condizione a cui ero stato ridotto nella Casa, se la accettavo come mia’ per sempre. Anche al di fuori da quel mondo in cui eravamo immersi. Se rinunciavo a lei’ al suo corpo’ definitivamente’

Avevo paura. La guardai negli occhi. Era bella’ bellissima’ felice’ forse persino, davvero, ancora innamorata di me, in un certo senso.

“Sì,” mormorai. “Hai ragione.”

Lei sorrise, e avvicinò il volto al mio. Mi baciò.

Sentii le sue labbra sulle mie, morbide, e le sentii aprirsi. Quasi istintivamente, mi ritrassi.

“Non…”

Lei mi mise un dito sulle labbra. “Ho detto a Marco che avevo intenzione di dirti queste cose,” disse. “Mi ha risposto che se tu ti fossi dimostrato d’accordo’ avrei potuto darti…” Esitò. “Due premi…”

La fissai, il cuore che mi batteva forte nel petto.

“Il primo’ &egrave baciarti’ e lasciarmi baciare. Non’ vuoi?” chiese lei.

Esitai anche io. Ma non ero abbastanza forte per evitare quel dolore’ “Sì…” risposi.

Avvicinò di nuovo il suo volto al mio, e appoggiò le labbra alle mie, con un gesto morbido, timido. Le sue labbra erano dischiuse… sentii il sapore della sua bocca, cercai la sua lingua… il mio membro che cercava inutilmente di spingere contro la gabbietta’

Le mie mani non riuscivano a stare ferme’ avrei dato qualsiasi cosa per poterle appoggiare sul suo corpo, sulle sue cosce nude, sui suoi fianchi, ma sapevo di non potere.

Lei continuò a baciarmi, avvicinandosi a me, ma senza toccarmi se non con la bocca e le mani, che mi accarezzavano i capelli mentre mi baciava.

Continuavo a muovere il bacino, cercare un contatto, anche indiretto, ma lei era troppo lontana, si scostava.

Ricordai quello che aveva detto: due premi.

Interruppi il bacio. “Che cos`&egrave l’altro premio?”

Elena stava sorridendo, ma alla mia domanda, la sua espressione cambiò. Mi fissò, arrossendo leggermente, un velo di dubbio nello sguardo.

“Non sono sicura’ che sia una cosa che vuoi…”

“Dimmi cos’&egrave'”

Elena arrossì ancora di più. “Dio’ mi sembra una cosa’ non so nemmeno come dirlo…”

Fece per baciarmi ancora, ma mi ritrassi.

“Dimmelo…”

Lei mi fissò, esitando ancora. “Puoi’ guardarla’ da vicino…” balbettò.

Io arrossii a mia volta. “Guardarla?” chiesi. Mi sembrava che non mi stesse dicendo tutto. Che non mi stesse dicendo quella cosa nello stesso modo in cui l’aveva detta Marco. Che non osasse ripetere’

Capii dal suo sguardo che avevo ragione.

“Guardarla’ e’ annusarla…” mormorò.

Capivo il suo imbarazzo. Eravamo stati abituati a cose terribili nella Casa, cose che chiunque fuori da quel contesto avrebbe giudicato oscene, perverse, estreme. Eppure in quella frase, in quella concessione di Marco, c’era qualcosa di sottile, qualcosa che ancora poteva toccarci, nonostante tutto quello che avevamo passato. Era solo un verbo’ “annusare”… non diverso da “guardare”. Eppure aveva anche una connotazione di scherno, di derisione. Marco mi lasciava “annusare” il sesso della mia fidanzata’

Elena mi stava fissando. Capivo la sua domanda anche se non aveva il coraggio di farla ad alta voce: lo vuoi?

Rimasi incerto su cosa rispondere, cosa dire.

Poi mi arresi, ancora una volta.

“Grazie,” risposi. “Sì, lo voglio fare’ Per favore.”

Elena mi guardò con uno sguardo allo stesso tempo triste, e amorevole. Doveva essere orgogliosa persino di quella mia scelta. Mi diede ancora un bacio, a filo di labbra.

Io la guardai, aspettando.

Lei arrossì. Ora toccava a lei, e si vergognava di quello che stava per fare.

Si scoprì, abbassando le lenzuola. Il suo splendido corpo era nudo, vicinissimo a me, a portata di mano, eppure irraggiungibile.

Si sistemò sul letto, appoggiando le spalle allo schienale. Distese le mani lungo i fianchi. E sollevò le ginocchia, aprendo le cosce.

Scivolai giù dal letto, come un automa. Mi spostai ai suoi piedi. Ero nudo anche io, fatta eccezione per la gabbietta.

Mi sdraiai sul letto bocconi, il volto a dieci centimetri dal sesso appena dischiuso di Elena. Lo fissai. Respirai a fondo.

Sentivo che Elena mi stava guardando, ma non ricambiai lo sguardo. Mi vergognavo troppo, di nuovo.

Continuai ad annusare, e intanto presi a muovere il bacino, strofinando la gabbietta contro il letto, come un cagnolino, cercando un piacere che non poteva arrivare’

E per quanto desiderassi poter toccare’ forse baciare’ leccare’ le splendide grandi labbra di Elena, la linea fra di esse, l’accogliente e caldo ingresso della sua vagina’ allo stesso tempo non potevo fare a meno di pensare che sì, erano altri a meritare di godere di tutto ciò in altro modo, in modo maschile’ a meritare di aprire quella fessura, spalancarla con la loro virilità. Marco, Educatore Z, oppure’ un giorno, un domani, semplicemente “un altro”… chiunque altro’ un qualunque vero maschio…

Certamente, non un cagnolino’

E mentre pensavo quelle cose, per un attimo ebbi l’impressione di poter venire, venire nonostante la gabbietta, fu allo stesso tempo una speranza e una paura. Ma no, non era possibile. Sentii una sensazione di umido; qualche goccia di pre-seme doveva aver sporcato l’interno della mia prigione di plastica. Ma questo era tutto quello che mi era concesso…

E l’immagine che avevo in mente pochi istanti prima, della virilità di Marco che apriva il sesso che stavo fissando, si completò con quella dei suoi getti copiosi di sperma che schizzavano a fondo dentro di lei’ la liberazione che mi era negata’

Negata, forse, per sempre…

Elena rimase a disposizione di Educatore Z per diversi altri giorni. Andava da lui, in genere, la sera, sempre ben curata; vestiti eleganti, intimo sexy, tacchi alti. A quanto pare a volte cenavano insieme, nella Casa o persino in qualche ristorante della zona a cui l’Ordine aveva accesso esclusivo; altre volte, invece, lei lo raggiungeva direttamente in camera. “Pronta all’uso”, come diceva Marco.

Gli Educatori in visita avevano deciso di trattenersi più a lungo del previsto, e nella Casa c’era fermento. Probabilmente avremmo avuto l’onore di averli presenti nelle prossime Cerimonie di Passaggio, i riti che decretavano il passaggio da un Cammino al successivo. Elena aveva accennato al fatto che Educatore Z era “molto contento di lei” (una frase che mi diceva, apparentemente, senza rendersi conto di quali turbamenti mi provocasse…) e che forse anche noi avremmo potuto accedere alla Cerimonia fra non molto, forse proprio con Educatore Z.

C’era stato un tempo in cui avrei visto la fine del Primo Cammino come un obiettivo importante, e soprattutto come il momento che avrebbe potuto porre fine a tutto ciò che io e Elena stavamo sopportando; ma ormai avevo capito che non era così. L’obiettivo del Primo Cammino era farci scoprire chi “eravamo veramente”, e una volta scopertolo, non ci sarebbe stato concesso di tornare indietro. Anzi… Se c’era da aspettarsi un cambiamento nel passaggio al prossimo Livello, probabilmente si sarebbe trattata di un ulteriore gradino della nostra discesa…

Un giorno (il mio terzo giorno con la “gabbietta”), poco prima di mezzogiorno, Marco venne a trovarci in camera. Elena era rientrata al mattino presto, avevamo seguito qualche lezione, ed eravamo rientrati in camera per prepararci per il pranzo. Com’era consueto, Marco entrò senza bussare.

“Buongiorno,” disse. “Pisellino,” aggiunse, facendomi un cenno col capo. Chiuse la porta dietro di sé, facendo appena un cenno a Elena. Lei si affrettò ad avvicinarglisi e salutarlo con un bacio. Lui le sorrise.

“Ho delle notizie per voi,” disse.

Come sempre, quel genere di frase mi causava più apprensione che entusiasmo…

“Sediamoci,” continuò Marco, indicando il divano. Ci sedemmo tutti e tre, lui a destra, rivolto verso di noi, Elena in mezzo. Istintivamente, le presi la mano; sapevo che anche lei era emozionata. Marco notò quel gesto, e sorrise appena.

“Ho appena parlato con Educatore Z,” disse. “Di voi. C’era anche il vostro Maestro.”

Sentii Elena che mi stringeva la mano.

“Educatore Z ha molto apprezzato la docilità di Elena. Ritiene che abbia un grande potenziale nell’Ordine… e vi assicuro che non &egrave qualcosa che dice di tutti.”

Elena mi diede uno sguardo, sorridendo. Era radiosa. Io cercai di ricambiare il sorriso, ignorando i pensieri che quella parola – docilità – mi portava alla mente…

“Per questo motivo, Educatore vi ha candidato a essere ammessi alla Vittoria sul Controllo a breve,” disse Marco.

“Oddio!” si lasciò sfuggire Elena, eccitata. Avevamo già sentito parlare molto del rito della Vittoria sul Controllo, a scuola; era la più importante delle Cerimonie di Passaggio, quella da cui in qualche modo dipendevano tutte le altre. “L’inizio della vostra Nuova Storia”, la chiamavano i Maestri. E benché ne avessimo sentito parlare moltissimo, non sapevamo quasi nulla di concreto su di essa. Per qualche motivo, mi terrorizzava, ma ancora una volta cercai di fingere di condividere l’entusiasmo di Elena.

“La cosa deve essere ancora discussa con il Consiglio, e con gli altri Educatori in visita,” continuò Marco. “Pare che ce ne sia un altro con un interesse specifico per voi.”

Un altro Educatore interessato a noi? Cosa voleva dire? In ogni caso, Elena era radiosa. Ancora una volta volli mostrarmi partecipe della sua gioia. “&egrave tutto merito tuo,” le sussurrai, dandole un bacio sulla guancia.

‘S’,’ disse Marco; lo disse sorridendo, ma di fatto ancora una volta sminuendomi. Mi guard’. ‘A questo proposito, Pisellino, sappiamo che per te sar’ una prova molto dura, pi’ che per Elena.’

Arrossii. Ero abituato a sentirmi chiamare Pisellino, ma in altri contesti. In quel momento non stavamo facendo un ‘gioco’, ci stava parlando come a dei discepoli, forse persino degli amici, e mi suon’ fuori posto. E per quello ancora pi’ umiliante.

‘Lo so, Marco,’ risposi. ‘Cercher’ di essere’ all’altezza”

‘Andr’ tutto bene,’ mi disse Elena, cercando di confortarmi.

‘Ma s’, certo,’ disse Marco; ma il tono della sua voce aveva ancora qualcosa di sprezzante, come a negare quello che stava dicendo, a sottolineare che non mi credeva all’altezza. ‘Comunque,’ riprese quindi, ‘poich’ Educatore sar’ il vostro Padrino per la Vittoria sul Controllo, come da tradizione riceverete un Dono da lui.’

‘Un dono?’ chiesi istintivamente, senza sapere perch’.

‘Un Dono che porteremo nel cuore alla Cerimonia,’ disse Elena, ‘e che ci far’ Vincere il Controllo.’

Era chiaro che stava recitando una formula. Non sapevo perch’ io non la ricordavo; sicuramente l’avevamo sentita durante qualche lezione. Mi sentivo, come sempre, inadeguato, fuori posto’

‘Il simbolo” prosegu’ Elena, ma Marco la interruppe. ‘Non esattamente,’ le disse, correggendola con gentilezza. ‘Il simbolo ‘ l’oggetto che riceverete come ricompensa per aver Vinto il Controllo. Il Simbolo ‘ un oggetto, fisico, che porterete con voi. Ma il suo significato, ‘ il Dono, e quella ‘ una cosa intangibile, un’idea; una visione del futuro.’

‘S’,’ disse Elena, annuendo, guardando Marco. C’era gratitudine nel suo sguardo, forse per la spiegazione, forse perch’ riconosceva il ruolo che lui aveva avuto nel farci raggiungere quel traguardo.

‘Sar’ Educatore Z in persona a comunicarvi il suo Dono,’ continu’ Marco. ‘Ma c” qualcosa di cui ha chiesto a me di occuparmi, prima.’

‘Cosa?’ chiese Elena.

‘Educatore Z ha approfondito molto la questione del tuo rapporto con Luca, e del ruolo importante che le pulsioni sessuali, e il loro controllo, stanno avendo sui vostri passi nel Cammino,’ prosegu’ Marco, con calma, spostando lo sguardo avanti e indietro fra me e Elena. ‘Ha cercato di identificare un gesto di profondo impatto per entrambi voi, che potesse aiutarvi a suggellare, nella vostra mente e nel vostro cuore, la decisione di affidarvi al vostro Padrino’ accettare la sua autorit’ morale e il suo Dono…’

Rabbrividii, cercando di non mostrarlo. Ancora quelle parole’ ‘accettare’, ‘autorit”…

‘Avete sentito spesso me o i Maestri parlare del ruolo del Padrino nelle Cerimone di Passaggio, sapete quanto ‘ importante che voi vi fidiate di lui, ne riconosciate l’autorit’ paterna, vi fidiate della sua capacit’ di guidarvi verso la Vittoria del Controllo.’

‘S’, certo,’ mormor’ Elena. ‘S’,’ dissi anche io, mio malgrado.

Marco fece una pausa. Aveva uno strano sorriso; lo conoscevo, e non mi piaceva. Trattenni il fiato.

‘Educatore Z ‘ stato molto colpito quando ha saputo che Luca” continu’ Marco. Si ferm’, sorrise. ‘… Pisellino’ quando ha saputo che Pisellino non ti ha mai chiesto di fare sesso anale.’

Elena e io arrossimmo entrambi.

‘Cos’, ha scelto di usare questo gesto simbolico per dare inizio alla vostra prova. Lui ti penetrer” dietro’ continu’, guardando Elena. ‘E lo far’ davanti a Pisellino.’

Non sapevo cosa dire. Da una parte, fino a quel momento non avrei nemmeno potuto escludere che fosse gi’ successo’ Educatore Z aveva avuto a disposizione Elena per soddisfare ogni suo capriccio, perch’ non poteva aver fatto anche quello? D’altra parte, sentire Marco dire, con quel tono tranquillo, che Elena sarebbe stata sodomizzata da un vecchio davanti a me, non poteva non causare una forte emozione. Disagio, ma non solo. Sentii di nuovo quel brivido fra i testicoli e l’ano, e nel membro stretto dalla gabbietta.

‘Va bene, certo,’ mormor’ Elena, dandomi uno sguardo. Ricambiai il suo sguardo, solo per un attimo; un breve attimo in cui cercai di leggere le sue emozioni, cosa provasse messa di fronte al fatto di essere presto presa in quel modo da una “figura paterna”, davanti a me. Tornai a guardare Marco, e mi resi conto che non aveva finito’ c’era dell’altro.

‘Tuttavia,’ riprese lui, infatti, ‘come Elena sa, Educatore Z ha una certa et’, e il suo fisico non ha la prestanza della sua anima’ Quindi, sapendo che Elena non ‘ stata abituata dal suo fidanzato’ e che nemmeno io finora ho avuto tempo di dedicarmi a rimediare a questa mancanza” Si rivolse a Elena. ‘…Educatore vuole tu che sia preparata… resa ‘pi’ accessibile’…’

Elena era spiazzata, incerta.

‘Preparata’ come’?’ disse.

Marco sorrise ancora, scandendo bene le parole. Sapeva, certamente, l’effetto che mi faceva quello che stava dicendo, e l’effetto che mi avrebbe fatto quello che stava per dire ancora’

‘Ho spiegato a Educatore,’ disse, ignorando per il momento la domanda di Elena, ‘che non sei effettivamente ‘vergine’…’

Arrossii. In qualche modo lo avevo sempre sospettato, ma non lo sapevo di certo, non ne avevamo mai parlato. E Marco sapeva che non ne ero certo, che lo stavo venendo a sapere in quel momento. Mi guard’ con un accenno di ghigno. Elena aveva abbassato lo sguardo, non avrebbe osato guardarmi.

‘Oh,’ disse Marco, rivolto a me, fingendo di rendersi conto solo in quel momento della mia reazione. ‘Immagino che tu non lo sapessi. Qualche giorno fa ho chiesto a Elena di raccontarmi tutto quello che ha fatto col suo fidanzato, il suo ex’ Martin.’

Annuii. ‘Capisco,’ mormorai. Elena teneva ancora gli occhi bassi.

‘Devo dire che” prosegu’ Marco, ‘beh, a essere onesti’ mi stava masturbando mentre mi raccontava’ comunque sia’ devo dire che il suo racconto era piuttosto eccitante. Martin non era proprio simile a te’!’

Rise. Io annuii di nuovo.

‘Era talmente eccitante che per ben due volte ho dovuto interromperla per farle aprire le gambe e scaricare l’eccitazione…’

Non risposi, non reagii. Marco aveva avuto ancora una volta quello che voleva: mi aveva umiliato e costretto ad umiliarmi con la mia mancanza di reazione, la mia incapacit’ di comportarmi da uomo.

‘Tornando alla tua domanda, piccola,’ prosegu’, sollevando il mento di Elena e guardandola negli occhi. ‘Nonostante tu non sia vergine’ certamente ‘ passato molto tempo da’ Martin’ Quindi Educatore ha confermato che vuole che tu sia preparata.’

Pausa.

‘Ha chiesto a me di occuparmi della cosa. Devo scegliere dieci studenti della casa, degli Ordini superiori. Da qui fino a venerd’ prossimo, si alterneranno nel compito di prepararti per Educatore.’

Sentii la mano di Elena tremare nella mia. Ancora una volta, quello che l’Ordine chiedeva sembrava molto pi’ forte, pi’ estremo di quanto ci aspettassimo. La questione del sesso anale era rimasta solo accennata per cos’ tanto tempo’ e ora Marco ci stava dicendo che Elena sarebbe stata sodomizzata pi’ volte al giorno, da due uomini diversi, probabilmente sconosciuti’?

Marco fece una pausa, guardando Elena e me, ancora un accenno di sorriso sul volto.

‘Ovviamente,’ disse quindi, portando di nuovo la mano al volto di Elena, sollevandole il mento e facendola volgere lo sguardo verso di lui, ‘sar’ io a farlo per primo.’

Lo disse con un tono quasi dolce, come se la stesse rassicurando. Per me, le sue parole erano un’affermazione di potere, come dire, ‘sar’ il primo a prendermi questo piacere.’ Per Elena, forse, era diverso: rispose ‘…grazie, Marco”, con gratitudine.

Lui sorrise di nuovo. Diede uno sguardo alla mia mano, che ancora teneva quella di Elena, e mi diede uno sguardo come di commiserazione. ‘Tira su la gonna,’ le disse quindi, togliendo la mano dal volto di lei.

Elena arross’, affrettandosi a dire ‘s’, Marco.’ Lasci’ la mia mano, per prendere l’orlo della gonna, e lo tir’ su, sollevando appena il bacino dal divano mentre lo faceva. Apr’ le gambe, senza aspettare che Marco lo chiedesse.

Lui mi guard’ sorridendo. ‘Guarda bene, Pisellino,’ disse.

Port’ la mano fra le cosce di Elena. Al suo sesso. Lo guardai infilare medio, indice e anulare dentro di lei, in un movimento unico, brusco. Ci fu un rumore di sciacquio. Spinse la mano avanti e indietro due volte, e poi la sfil’. Le sue dita luccicavano.

‘L’effetto che fa alla tua ragazza l’idea di essere costretta a fare quello che tu non le hai mai osato neppure chiedere,’ mi disse. ‘Capisci, Pisellino?’

Abbassai il capo. ‘S’,’ risposi.

Marco annu’. ‘Questa sera,’ disse, rivolto a Elena, ‘non sei richiesta in camera di Educatore Z, dedicher’ i prossimi giorni a una nuova adepta.’ Con un gesto insolito, si volse a me e strizz’ l’occhio. ‘Un’altra ragazzina giovane e carina, guarda caso,’ disse, divertito. Quindi riprese: ‘perci’ possiamo cominciare subito. Verr’ io, forse con qualcun altro.’

‘S’, Marco,’ rispose Elena. ‘Saremo pronti”

La guardai, senza parlare. Non sapevo se sarei stato pronto’ Se lo avrei sopportato.

Ma non era il mio unico dubbio. Era da diversi giorni che non assistevo a Elena che faceva sesso con qualcun altro’ da quando avevo messo la gabbietta. La sola idea mi dava brividi ai testicoli, mi faceva salire il cuore in gola. E questa volta non sarebbe stato semplicemente “sesso”… l’avrei vista violata, posseduta, presa come io non avrei mai potuto. Mi chiedevo che effetti mi avrebbe fatto’ cosa avrei provato’ persino, se fosse possibile’ la cosa pi’ umiliante… venire senza erezione’ senza piacere’ mentre la mia ragazza veniva violata in quel modo cos’ intimo e brutale…

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