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Racconti di Dominazione

Schiavo delle sue tette

By 12 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo talmente insistito che alla fine aveva ceduto!
“Niente di più di un caff&egrave! E lo faccio solo perch&egrave mi hai quasi impietosito con la tua venerazione per le mie tette e ti voglio dare la possibilità di intravederle dal vivo. Consideralo un regalo di addio. Se mi va metterò la camicetta bianca che mi hai chiesto ma non ne sono sicura. Però patti chiari e amicizia lunga. Un caffè massimo mezz’ora e poi addio per sempre. Nemmeno più una mail dovrai inviarmi. Ci vediamo domani al Caff&egrave Gambrinus alle 14”.
Erano state queste le ultime, sferzanti parole che mi aveva quasi urlato al telefono riattaccando senza nemmeno darmi la possibilità di replicare.
Il giorno dopo avevo un’importante riunione di lavoro ma non mi sarei perso quell’occasione per nulla al mondo. Era sexy, estremamente sexy e questo mi faceva venire le farfalle allo stomaco ogni volta che mi mandava una foto; ma ben più importante mi teneva testa ed era oltremodo simpatica.
Avrei fatto pazzie per averla. Sapevo che avevo una possibilità su un milione, ma comunque me la volevo giocare.

Non sapevo proprio come fare. Con il capo fingo un improvviso impegno familiare non rimandabile e comunque lo metto in grado di non farsi del male in riunione.
Con la famiglia una improvvisa trasferta a Napoli.
E una parte del problema era sistemato. Adesso veniva la parte più difficile.
La notte non dormo per cercare di trovare una soluzione ma non mi veniva nulla in mente.
Mi metto in macchina e mi viene una specie di illuminazione. Faccio una piccola deviazione in un sexy shop che avevano appena aperto vicino casa e faccio una scorta di articoli che mi sembravano appropriati. Delle corde, un nastro di raso, un frustino, due vibratori, delle manette e delle mollette.

Mentre guido verso Napoli faccio un paio di telefonate.
Arrivo in albergo alle 12. Salgo in camera e sistemo alcune cose quindi scendo.
Proprio li vicino c’&egrave una pizzeria che fa una pizza magnifica ma ho lo stomaco completamente chiuso. L’emozione di incontrarla &egrave troppo forte.
Mi metto a passeggiare sul lungomare nella speranza di calmarmi. La magnifica vista di Napoli, l’odore del mare e questo magnifico autunno che sa ancora d’estate fanno il resto.
Riesco a tranquillizzarmi e quindi con passo lento mi avvio verso il Gambrinus.
Arrivo in largo anticipo come avevo programmato.
Do uno sguardo dentro. Non vedo nessuna donna che possa nemmeno lontanamente assomigliarle. Bene!
Comincio a passeggiare davanti al locale come fossi una sentinella. Non doveva sfuggirmi. Ma come ogni donna che si rispetti si faceva aspettare.
Verso le 14.20 vedo una figura che attira la mia attenzione in maniera inequivocabile. Discreta, elegante ma estremamente sexy. Era lei.
Mi avvio lentamente incontro.
Aveva messo la camicetta bianca. Il suo seno era strabordante. Una sesta così non l’avevo mai vista. Ma nonostante le dimensioni era perfetto. Il deccollete ti rapiva gli occhi e se non ti sforzavi non riuscivi a staccarli. E poi quelle tette così grandi su quel corpo magro facevano un effetto dirompente. Era sempre stato il mio sogno da quando ero adolescente. Gambe perfettamente tornite, vita stretta, spalle larghe, capelli biondi. Quasi non credevo ai mie occhi di avercela davanti da quanto era fica.
Lei mi vede ed inizia a fissarmi al di la delle lenti scure. Non potevo vedere gli occhi ma sicuramente esprimevano sfida. Nei prossimi 30 secondi mi sarei giocato tutto.
“Ciao Elena. Ti facevo meravigliosa ma tu superi ogni aspettativa!” Le prendo la mano, la guardo un secondo negli occhi in silenzio e poi mi avvicino per darle due baci sulla guancia.
“Elena, il Gambrinus &egrave li. E se tu vuoi andiamo li. Però ti faccio una proposta alternativa. Tu sei sposata, io sono sposato e qui abbiamo un sacco di colleghi e conoscenti che possono vederci. Per venire qui ho dovuto prendere una stanza all’hotel Vesuvio che &egrave a quattro passi. Fortunatamente me ne hanno data una con balconcino vista mare. Se vuoi possiamo andare li. Così saremo tranquilli e possiamo trascorrere la mezz’ora che mi hai promesso in tutta rilassatezza mentre ci gustiamo un ottimo caff&egrave con lo spettacolo del mare . Poi nel momento in cui vorrai, potrai alzarti e andartene. Che ne pensi?”
Il mio cuore batteva come quello di un bambino delle elementari al primo bacio della sua fidanzatina…
Lei si tira su gli occhiali e mi fissa con aria sprezzante: “Mi prendi per una scema? cosa ti fa pensare che possa venire in una stanza d’albergo con te?”
“Ma no Elena. Dai scusami non volevo offenderti. Il Gambrinus &egrave li. Pensavo solo che in un luogo più riservato potevamo parlare più liberamente e magari scambiarci anche qualche idea sulle nostre esperienze letterarie su Milù. Ma se la cosa ti infastidisce non insisto un minuto di più.”
“Mmmm e va bene. Tutto sommato non mi sembri così cattivo come vuoi farti passare. Ma non ti fare strane idee. Un caff&egrave e poi sparisco per sempre”.

Il mio cuore, che nel frattempo si era fermato, ricomincia a battere tumultuosamente. Avevo le orecchie che mi fischiavano dallo stress che avevo avuto in quei trenta secondi.

La prendo sotto braccio e mentre mi inizio a camminare in direzione dell’Hotel le sussurro all’orecchio “Elena mi perdonerai se sono stato sfrontato, ma visto che avrò solo trenta minuti insieme a te nella mia vita ho pensato che volevo passarli nel migliore dei modi e quindi ho rischiato”

Che odore! Profumava di donna! La situazione mi stava facendo eccitare da morire. Alla sua vista avevo avuto un’erezione istantanea e lei se ne era ovviamente accorta. L’erezione era scomparsa quando lei mi aveva risposto in quel modo e adesso che mi ero riavvicinato a lei, il contatto con il suo corpo mi aveva dato un’altra potente scossa adrenalinica. Facevo fatica a camminare e ogni volta che il mio braccio strusciava l’esterno del suo incontenibile seno per il mio membro era un sussulto e per me una sofferenza visto che, per camminare in scioltezza, dovevo fare uno sforzo incredibile.
Mentre camminavo mi gustavo gli sguardi invidiosi degli altri uomini che ci incrociavano. Che sensazione meravigliosa.
Ma chiacchierando del più e del meno e scherzando un pò su come ci eravamo conosciuti riesco ad arrivare fino all’hotel.
Ovviamente devo mettermi una mano in tasca per nascondere l’erezione quando entriamo nella hall.
Saluto il portiere che mi guarda con aria complice ed entriamo in ascensore.
Stare in un ambiente così piccolo con lei mi stava facendo girare la testa. Le sarei voluto saltare addosso istantaneamente. Ma so che avrei rovinato tutto.
Davanti a me avevo trenta minuti. In quei trenta minuti mi sarei giocato la mia chance. Entriamo in stanza. La prima cosa che salta agli occhi &egrave una busta poggiata sullo scrittoio da cui fuoriescono un paio di manette e un vibratore.
Elena resta un attimo a bocca aperta poi si gira e mi da un sonoro ceffone.
“Ma cosa pensi di fare? mi porti in stanza con la speranza di usare quegli oggetti con me?”
“Ma no Elena. Cosa pensi. Avevo detto a quell’imbecille del portiere di chiuderli nell’armadio e guarda dove li ha lasciati. Te lo confesso. Li ho presi perch&egrave per vederti ho dovuto simulare una trasferta e ormai devo passare la notte qui e sarà sicuramente da solo. Volevo approfittare del tempo che avrò per scrivere un nuovo racconto per Milù e ho deciso di comprarmi quegli oggetti per avere qualche ispirazione”
“Ma che porco!” &egrave il suo commento.
“E fammi vedere per bene cosa ti sei comprato: manette, un vibratore grande, un vibratore piccolo, un frustino, delle corde, delle mollette, bende per gli occhi…! Ma sei proprio un porco! E che cosa pensi di farci con queste cose?”
“Ma dai Elena, sediamoci e prendiamoci un caff&egrave. Così mi imbarazzi. Scusami non era mia intenzione portarti in camera e farti vedere queste cose.” Le dico. Ma mentre le parlo vedo i capezzoli spingere da dentro la camicetta. Non &egrave che per caso l’atmosfera la stava intrigando?
Ma non ho tempo per darmi una risposta. La prendo sotto braccio e la trascino verso il balconcino dove c’erano già due sedie e il tavolinetto. “Dai Elena, non mi far imbarazzare, vieni fuori e prendiamoci il caff&egrave”. La faccio sedere e ordino il caff&egrave. Nel frattempo recupero gli oggetti e li metto nell’armadio.
Cominciamo a chiacchierare del più e del meno come se niente fosse successo. Io elogio lo splendore di Napoli e lei quello di Roma. Cominciamo a fare una gara sulle bellezze della città dell’altro in una sorta di complimento indiretto. Mentre io li facevo alla sua città, più che alla città stessa pensavo a lei. “passeggiare per le strade di Napoli” per me significava scorrere la sua pelle con la lingua; “scoprire locali che servivano portate succulente” significava ovviamente massaggiarla nei posti più erogeni che aveva; penetrare le bellezze più nascoste non aveva bisogno di traduzioni…
Nel frattempo arriva il camerire con il caff&egrave e un delizioso vassoio di mignon. Le mini sfogliate e i mini babà erano attraenti quasi quanto il suo seno. Seno che continuava a riservarmi sorprese. I suoi capezzoli non accennavano a rilassarsi ma anzi sembravano voler svettare sempre di più.
“Sai Elena” mi faccio coraggio ad un certo punto “lo sai bene che volevo vederti perch&egrave sono affascinato dalla tua bellezza. Ed infatti avevo più che ragione. Ma sono affascinato anche dalla tua mente ed in particolare dal tuo lato erotico. Mi piace tantissimo il modo in cui scrivi i tuoi racconti erotici e mi farebbe molto piacere discutere con te di una trama per un racconto a cui stavo pensando. Però tanto che li hai visti, prima di parlare della trama, mi piacerebbe avere un parere da parte di una donna sugli oggetti che hai visto prima. Tanto ormai li hai visti!!”
Lei senza rispondermi si alza, va nell’armadio prende la busta e la svuota sul letto.
Io non speravo proprio in un colpo di fortuna di questo tipo. Ma ne approfitto subito.
Mi avvicino e prendo le mollette tra le mani. “Per esempio” le dico “molte donne si eccitano da morire se il loro partner gli pinza con delle mollette i capezzoli o anche il clitoride. Tu che ne pensi?”
“Senti” mi risponde “non ti fare strane idee, ma sei uno stronzo oltre che un porco e mi stai facendo venire voglia di provare. Ma non ti avvicinare. Se provi a venire a meno di un metro da me mi metto ad urlare e ti faccio passare un guaio. E visto che le mie tette te le ho fatte vedere in tutti i modi possibili in foto non credo ti faranno particolare effetto a vederle dal vivo.”
E mentre parlava comincia a sbottonarsi la camicetta molto lentamente guardandomi con occhi proprio da stronza. Il mio cazzo non stava più letteralmente nella pelle ma ovviamente non potevo muovermi e comunque mi volevo godere la scena. Molto lentamente lei si apre la camicetta e mi mette in mostra quei due oggetti imbarazzantemente belli a malapena trattenuti da un reggiseno evidentemente inadeguato. Si bagna un dito di saliva nella bocca e con lentezza si scopre un capezzolo che, liberato dalla pressione del reggiseno che già tendeva a bucare, esplode come se avesse una molla all’interno. Nelle foto avevo apprezzato la maestosità dei suoi capezzoli. Ma vederli dal vivo era tutta un’altra storia. Imbarazzanti! Era l’unica parola che mi veniva in mente. Lei incurante della mia eccitazione e del fatto che seduto di fronte a lei mi massaggiavo lentamente il membro da sopra i pantaloni, se lo afferra tra due dita. lo titilla un pò per farlo diventare ancora più grande e poi lo pinza con una molletta. Chiude gli occhi ed emette un leggero gemito. Mi guarda insistentemente e poi ripete con calma serafica l’operazione sull’altro. Chiude gli occhi e si tira indietro sul letto appoggiandosi con i gomiti sul materasso lasciando andare la testa all’indietro. La visione era da bava alla bocca. Quelle due tette enormi, spinte in avanti dalla schiena inarcata e con i capezzoli pinzati.
Sarei voluto venire in quel momento. Mi sembrava di stare in un sogno. Ma la sua voce lenta ed evidentemente eccitata mi riporta alla realtà.
“Adesso avvicinati” mi dice aprendo lentamente le gambe “e fammi provare l’effetto del vibratore. Ma se provi a fare qualcosa che io non ti dico sei rovinato”
Io continuavo a non credere ai miei occhi e alle mie orecchie e quindi molto servizievolmente mi inginocchio tra le sue gambe aperte con il vibratore in mano.
“accendilo e strofinamelo sul clitoride” mi dice tirandosi su la gonna.
Così facendo mi mostra la sua patatina contenuta in una mutandina semitrasparente ed evidentemente fradicia. La sua fighetta completamente depilata finiva di completare un quadro che mi stava facendo venire i brividi dall’eccitazione.
Io comincio a strofinare il vibratore senza toccarla e ovviamente senza toccare la mutandina. E lei per tutta risposta: “Ma sei impedito? non sei capace nemmeno a spostare una mutandina?”
Io non credevo alle mie orecchie. Mi stavo godendo uno spettacolo senza precedenti.
Le sposto la mutandina di lato e comincio a massaggiarle il clitoride nel miglior modo che potevo mentre lei mugolava e con le mani si massaggiava i seni enormi.
Dopo qualche minuto così, lei con tono perentorio mi fa “Bhe adesso puoi farlo entrare!!”
Io sgrano gli occhi e non me lo faccio ripetere. Sempre senza nemmeno sfiorarla le faccio lentamente scivolare il vibratore dentro la patatina facendo dei lenti movimenti rotatori come per spalancarla sempre di più. Dal modo in cui si contorceva e mugolava il trattamento le stava decisamente piacendo.
Quando comincia a muovere anche il bacino capisco che il piacere le sta montando e quindi mi impegno con maggiore foga a simulare una penetrazione.
Non passa molto che lei scoppia in un orgasmo che le fa tremare la pancia e la voce.
Si lascia andare ansimante sul materasso e mi intima di togliere il vibratore.
Io eseguo e mi risiedo sulla sedia di fronte al letto a rimirarla.
Dopo qualche minuto lei si rialza, si stacca le mollette e lentamente si ricompone.
“Sai che ti dico? non li avevo mai usati questi oggetti. Ma tutto sommato non sono affatto male” mi dice.
“A proposito, mi volevi parlare della trama di un tuo racconto?” continua mentre con indifferenza si riveste e si ricompone.
“Ah si” le rispondo. “Sai avevo pensato ad una situazione di questo tipo: un tizio voleva tanto scoparsi una tipa che aveva conosciuto su internet, ma lei continuava a tirarsela. Così con uno stratagemma la porta in una stanza d’albergo. Lui riprende tutto anche se non si aspetta di avere delle riprese così esplicite ma lei, forse ingenuamente, gli dà l’occasione di avere materiale che non lascia dubbi sul tipo di incontro che i due hanno avuto. Il tipo &egrave pronto a mandare un estratto al marito di lei tal Giuseppe Esposito via dei Borboni 32 a meno che lei non si trattenga 30 ore con lui e non faccia tutto quello che lui vuole”
La vedo sbiancare, sedersi sul letto e delle lacrime rigarle il volto.
Ce l’avevo in pugno per le prossime 30 ore.

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