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Racconti di Dominazione

Schiavo per debiti

By 9 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 Inizialmente, quella di chiedere aiuto a Valeria e Silvia mi parve una buona idea. Erano due care amiche e conoscevo abbastanza bene la loro vita, sapevo che una simile somma di denaro, circa tremila euro, non avrebbe comportato niente di particolare. Ed in effetti così fu. Mi prestarono il denaro ed essendo amiche mi proposero un metodo di pagamento conveniente. Purtroppo, però, accadde qualcosa che non potevo aspettarmi : persi il lavoro.

Sulle prime riuscii a pagare parte del debito lavorando di qua e di la, ma alla fine dovetti ammettere a me stesso che non sarei riuscito a restituire il denaro prima del termine congiunto con le ragazze. Dunque, mi presentai da loro e spiegai la situazione in totale onestà, offrendomi anche di trovare metodi alternativi di pagamento, come ì, ad esempio, effettuare per loro dei lavoretti (manutenzione del negozio e via dicendo..). Fu a quel punto che mi resi conto che sotto le mentite spoglie di compassionevoli amiche, Valeria e Silvia erano invece due dannate bastarde…o almeno, questo fu il mio pensiero iniziale.

 

-Posso capire la tua situazione,ma i debiti si pagano- affermò con sicurezza Silvia -Perciò se non hai i soldi dovremo trovare davvero qualcosa di alternativo…ma a manutenzione del negozio no, siamo a posto…-

Feci una smorfia -Beh ditemi voi…-

-Potrebbe andare quell’altra cosa- ironizzò Valeria -Che ne dici Silvia?-

-Già- sorrise l’altra squadrandomi -Potrebbe-

 

Per qualche attimo le due risero fra loro divertite, lasciandomi sulle spine e facendomi anche in parte preoccupare. Alla fine, quando cessarono di ridersela alle mie spalle, Silvia parlò e mi spiegò l’idea.

 

-Stiamo organizzando una festicciola fra amiche- disse -E ci servirebbe un cameriere per la serata-

-Beh se si tratta di questo…- mi sollevai all’idea -Posso farlo…-

valeria fece un cenno col dito -Mica è così facile-

-Cioé?-

Silvia prese, da sotto il bancone un passamontagna -Questa sarà la tua divisa…- disse -La condizione è che tu ci faccia da cameriere restando totalmente nudo-

-Cosa?- sbiancai -Mi sembra…un po’ assurda come idea no?-

-L’alternativa è che tu ci dia i soldi…- aguzzò la sentenza Valeria.

Presi il passamontagna, aveva solamente due piccoli buchi per gli occhi, feci una smorfia -Quando?-

-Oh bene perciò accetti, martedì, ti chiamo io per dirti …- mi incalzò Silvia.

 

In qualsiasi altra situazione l’idea di umiliarmi davanti a delle sconosciute mi avrebbe fatto schifo. Non sono sicuramente un moralista, ma certe cose fino a quel giorno non le avevo minimamente concepite. Comunque le cose erano andate così, potevo solamente accettare.

Martedì arrivò presto e verso le due e mezza Silvia mi disse di andare a casa sua. Quando arrivai non vi era nessuno se non lei e Valeria, ovviamente. Indossavano dei vestiti a tubino in latex, attillati che i loro seni sembravano dover esplodere. Scarpe coi tacchi ed un trucco sul viso che le faceva apparire quasi delle puttane da strada. Mi domandai che razza di festa intendessero.

 

-Oh sei arrivato…bene bene abbiamo molte regole da dirti…-

-Regole?- replicai -Non vi basta?-

-Ma certo che no caro…-

 

Mi fecero sedere sulla poltrona accanto al loro divano ed in breve mi spiegarono le “regole” di quel gioco”. Sarei stato cameriere, massaggiatore e schiavo di qualsiasi ordine avessi ricevuto da loro o da una delle loro amiche. Avrei dovuto fare qualsiasi cosa loro mi chiedessero quando me lo chiedevano e senza mai discutere. Non potevo parlare, potevo solamente agire ed obbedire. Se avessi disobbedito o per qualche motivo non le avessi soddisfatte, non avrebbero cancellato il debito.

Naturalmente dovetti accettare.

 

-Bene allora cominciamo…va in camera, mettiti la divisa e torna da noi-

 

Non dissi niente, irritato dalla situazione. Quando fui pronto tornai verso di loro ed esse accolsero la mia vista con un applauso divertito.

 

-Bene bene…Valeria ha avuto buon occhio…- commentò Silvia -Coraggio ora dobbiamo andare a cucinare qualcosa…-

 

Silvia mi si avvicinò, senza nemmeno fare troppi giochetti mi afferrò per il cazzo ed usandolo come un guinzaglio mi trascinò fino in cucina. Io la seguii, più per evitare il dolore che per vero interesse. Quando arrivai a destinazione trovammo Valeria intenta a cucinare. Anche lei ebbe per me un applauso misto fra l’ironico ed il divertito.

 

-Ti serve un cagnolino? È proprio docile…-

-Naaa lo sai che cucinare mi piace…-

-E allora che gli faccio fare?-

Valeria sorrise -Boh…-

 

Silvia lasciò la presa su di me solo a quel punto, mi guardò come se gli dessi fastidio.

 

-Certo però che è uno spreco…- disse -Un cagnetto così obbediente e niente da fargli fare…-

Valeria continuava a muoversi fra il pentolame e le vivanderie -Non stancarlo troppo…-

-Dai!- replicò l’altra -Non so nemmeno che fargli fare!-

 

Poi un sorrisetto divertito apparve sul sul viso.

 

-Mi potrei far fare un massaggio ai piedi…-

-Buona idea…-

 

Silvia si sedette veloce e divertita e mi fece un cenno. Silenzioso coem mi era stato detto, mi inginocchiai davanti a lei e feci per raccogliere uno dei suoi piedi. Prima che potessi farlo, il tacco sinistro di Silvia mi affondò sul pettorale di destra. Un dolore sopportabile, ma che mi spinse a guardarla.

 

-Prova a fartelo venire duro…coglione…e giuro che prendo il mio cazzo di gomma e ti inculo fino a farti sanguinare chiaro?- annuii lentamente -Bravo batsardo…e adesso massaggiami…-

 

Cominciani a massaggiare Sivlia, ascoltando passivamente i loro discorsi, all’apparenza normali. Era come se io non fossi presente, come se per loro contassi meno di una mosca. Ogni tanto Silvia mi colpiva le palle con la punta della scarpa, quasi che volesse indurmi a reagire. Sapevo che se l’avessi fatto quelle due troie non avrebebro cancellato il debito, perciò, nonostante tutto, tenni duro e non dissi niente.

La festa cominciò di li a pochi minuti dopo.

Si trattava di una festa più numerosa di quanto credessi. Vi erano in totale otto donne tutte vestite in maniera particolarmente sexy. L’età variava dai venticinque di Silvia ai trentadue di una certa Anna. Le “amiche” non furono sorprese di vedere un cameriere mascherato e nudo per casa, anzi, alcune fecero osservazioni su di me.

Tutto andò bene fino al momento del dolce. Ogni tanto avevo ricevuto pacche sulle natiche o qualche stretta al cazzo, ma totli gli insulti di Valeria e Silvia, scatenate nel volermi umiliare, non era andata male. Anzi, dentro di me ero quasi divertito all’idea che così tante donne mi guardassero e toccassero.

Al termine della cena, le cose cambiarono. Fu una delle amiche, Sarah, a farle cambiare. Mi disse di andarle vicino e mi agguantò il cazzo con decisione. Lo strinse con forza e senza particolare premura mi masturbò. Strinsi i denti.

 

-Sarah!- sorrise Valeria -Che fai?-

-Il vostro maiale ha il cazzo moscio da tutta la sera…- disse la ragazza lasciando la presa e colpendomi con uno schiaffo le palle -E’ un fottuto impotente o cosa?-

Silvia sorrise -E’ un bastardo …- disse scosciandosi -Ma non un impotente…scommetto che se gli ordinassimo di farlo…si metterebbe sui a terra sdraiato a farsi una sega per noi…-

-Beh allora che aspetta?- incalzò Sarah -Dai idiota sdraiati e segati…se sarai fortunato magari ti permetterò anche di leccarmi i piedi…-

 

Avrei voluto mandarla a fanculo. Tuttavia avevo ricevuto un ordine e, dunque, mi distesi a terra cominciando a segarmi. I commenticominciarono a farsi più violenti. Venivo colpito da calcetti e o tacchettate, il dolore fisico aumentava così come il mio masturbarmi. Alla fine venni. Tre quattro fiotti di sperma caldo ed abbondanti schizzarono dal mio cazzo salvo poi ricadere sul mio petto. Rimasi immobile ad ascoltare i commenti.

 

-Sto figlio di troia è già venuto…-

-Per poco non mi macchiava il vestito sto schifoso…-

-La prossima volta lo costringiamo a berselo…che scifo…guarda quanto…-

 

Silvia non si scompose. Si alzò ed avvicinatasi a me accarezzò il mio sperma passandoselo poi sulle labbra.

 

-Secondo me è stato bravo- disse -D’altra parte ha obbedito bene no?-

 

Sentii la sua mano scivolare sul mio corpo, non sapevo che cosa aspettarmi, poi, di colpo, sentì il suo dito affondare nel buchetto. Istintivamente cercai di evitarlo, Silvia mi afferrò alla gola e strinse.

 

-Figlio di puttana che pensi di fare eh?- disse intingendo di nuovo il duto nel culo -Pensi che basti così? Non ci contare…ora ti faccio vedere io che cosa vuol dire farsi una sega…-

 

Mi afferrò il cazo e cominciò a segarmi sotto le urla divertite delle altre. Un dito piantato in culo ed una mano stretta intorno al cazzo. Non avevo mai sopportato tanta umiliazione prima. Più quelle puttane mi insutlavano e più la mia testa mi diceva che era vero, che me lo stavo meritando. Prima che potessi capire, Silvia era riuscita a farmi venire una seconda volta, poi Toccò a Valeria, che però adottò un’altra tecnica ancora ed anche lei mi fece venire. Poi toccò a Sarah, lei quasi mi picchiò, ma non fu spiacevole, anzi, ormai ero pronto a subire qualsiasi cosa con piacere. Lei mi sollevò addirittura facendomi sparare il mio stesso sperma sul mio viso, fortunatamente il passamontagna lo raccolse, ma fu comunque molto umiliante…

 

A fine serata quasi tutte le commensali di Valeria e Silvia avevano avuto modo di massacrarmi il culo e di torturarmi il cazzo. Avevo lividi di calci, sputi e sperma ovunque. Non avevo nemmeno la forza di sollevarmi da terra tanto mi sentivo sconfitto. Eppure, si, eppure c’era una parte di me che si riteneva soddisfatta.

Dopo quell’esperienza per qualche giorno mi guardai bene dall’andare al negozio di Silvia e Valeria. Continuai a pensare e ripensare a quanto avevo subito e la cosa sconvolgente era che mi ero appena reso conto di aver tratto un godimento assoluto da tutto. Dunque, attesi l’ora di chiusura e dopo sette giorni andai dalle due. Erano state di parola ed avevano effettivamente annullato il debito. Mi accolsero come se nulla fosse successo.

 

-Come mai da queste parti?- mi chiese Valeria -Bisogno di soldi?- ironizzò

-No…- risposi -Lavoro di nuovo…- ammisi -Però…-

-Però?- incalzò Silvia

-Non è che vi serve un cameriere vero?-

 

Le due si guardarono, sorrisero. Valeria mi agguantò il pacco dai pantaloni e strinse con forza

 

-Da adesso, ogni giorno a quest’ora tu verrai a casa con noi …saremo le tue padrone e tu il nostro schiavo chiaro?-

-Si…-

-Ora inginocchiati e leccami i piedi bastardo…-

 

Valeria rimase in cassa mentre Silvia servì un’ultima cliente. Dietro al bancone la donna entrata non poteva saperlo, ma vi ero io, stavo leccando i piedi della mia padrona Valeria ed ero felice. Avevo il cazzo duro e bramavo di soddisfarle, di subire le loro fantasie…

Anche quando Valeria cominci òa sciacciarmi il cazzo, provocandomi un dolore intenso, fui felice. Allargai le gambe per permetterle addirittura di schiacciarmi mglio. Volevo dimostrare che poteva farmi ciò che voleva, volevo intensamente subire tutto…

 

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