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Racconti di Dominazione

sentiva la pioggia scrosciare

By 16 Giugno 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

BELLEZZA E INQUIETUDINE
Sentiva la pioggia scrosciare mentre era assorta nei suoi pensieri, ripensava a come era accaduto, era scivolata in un vortice, un vortice che la intimoriva,ma dove sentiva di riprendere quel desiderio innato in lei e allo stesso tempo le dava la voglia incontrollabile di vivere fino in fondo questa eccitazione. Mi chiamo Claudia, ho 46 anni, sono ancora molto piacente, nessuno mi fischia più per strada, ma sul lavoro a volte sento ancora gli occhi dei maschi che mi fissano con desiderio, , ho un seno piccolo, sono ben fatta,longilinea, insomma piaccio ancora. Ho un lavoro appagante e ben retribuito , responsabile di un ufficio con dieci dipendenti da seguire, un matrimonio fallito alle spalle, sembro una donna fredda e altera, l’impressione che la gente ricava da me, è autodifesa o forse un pochino lo sono, ora vivo sola e a volte mi piace collegarmi a un sito di scrittura, comunicava attraverso messaggi per scambiare impressioni e pensieri. Aveva conosciuto un uomo, Roberto, avevamo scambiato parole erano in perfetta sintonia, era tutto così interessante e poi…. tutto le passò davanti in un baleno, , vedeva in lui quella dolce fermezza che l’aveva affascinata, l’inizio del gioco, sembrava ridicolo, ricordava bene, la frase di lui,”hai voglia di essere domata e forse non ti accorgi”, ricordava il suo scatto d’ira, il suo pensare, ma chi ti credi di essere, l’aveva anche scritto, lui era rimasto fermo sul suo pensiero,sembrava strafottente, in realtà adocchiava la preda. Era sceso il silenzio, un gelido silenzio tra loro, conosceva il suo nik, lo vedeva all’interno del sito, come pensava altrettanto lui, ma per alcuni giorni si ignorarono. Dopo alcuni giorni crollò, con freddezza gli chiese, ma come fai a dirmi quelle parole, nemmeno sai chi sono,nemmeno mi conosci per sparare assurdità come verità, in quel momento lui ebbe conferma che aveva visto giusto. Non le aveva chiesto nulla, ora però voleva iniziare il gioco, le chiese un incontro per conoscersi e conoscersi. Non farò nulla che non sia in me, pensò, lei, voglio solo dimostrare quanto tu abbia visto sbagliato. Il giorno dopo, accendendo il pc, trovò una sua mail,” porti l’orologio” chiedeva, non capiva il nesso di questa cosa, rispose “si lo porto”, passarono alcuni minuti e arrivò un’altra mail, ” domani metti l’orologio sul polso destro, così così ogni volta che guarderai l’ora mi immaginerai”. Lui si sentiva così importante,nemmeno lo conosceva e già voleva insinuarsi dentro di me. Si sentiva come infastidita, da quel mi immaginerai, immaginerò chi? Nemmeno mi hai dato una tua descrizione, voleva lasciar perdere tutto, anzi, pensò, ora gli scrivo un bel “stronzo“ e poi addio. Andò a dormire, con un senso di inquietudine, riposò male, al mattino prima di uscire per il lavoro, si sfilò l’orologio, lo mise a destra, ma con un sonoro “eccoti stronzo”, ti dimostrerò che non è vero nulla. La mattinata trascorse serena, dopo pranzo, mentre sorseggiava il caffè alla macchinetta dell’ufficio, una sua collega le chiese come mai portasse l’orologio sulla destra, rispose con un sorriso della serie sono fatti miei, ma le venne in mente quel lui che nemmeno sapeva com’era, passò il pomeriggio a cercare di immaginarlo, quando fu l’ora di tornare a casa capì che si era insinuato in lei. Doveva capire, tutto il tempo passato alla tastiera a scambiarsi pensieri su tutto, avevano dialogato con parole scritte, a volte pensava già di conoscerlo ma nemmeno sapeva il timbro della sua voce, sapeva della sua fermezza l’aveva sentita inconsciamente, come anche della sua dolcezza testimoniata dalle parole, queste antitesi l’avevano affascinata. Si guardò nello specchio, era bella, una bella quarantenne, certo non le mancavano i pretendenti al suo letto, ma pochi sapevano prenderla nella mente, questa volta era proprio presa nella mente e nel corpo, la mente mandava segni e sentiva l’eccitazione in se, calore tra le gambe che non mentiva, come da giorni accadeva senza lasciarla.
CONOSCENZA
Ora, mi preparo pensò Claudia, dovevano trovarsi all’uscita autostradale a pochi chilometri da casa, scelse un abito dall’armadio, lo appoggiò sul letto, scelse la biancheria intima da mettere, andò in bagno si truccò, voleva essere guardata e ammirata, per poi rifiutarsi e fargli pagare le sue parole, che l’avevano infastidita. Non era abituata a chiedere, solitamentepretendeva. Rientrò in camera, mise il reggiseno, lasciò gli slip sul letto, pensando, magari gioco io con te, ti faccio sbavare se ne ho voglia, infilò un abito con cerniera dietro molto sexi che arrivava fino al ginocchio, chiuse la cerniera e l’orologio sul suo polso destro le ricordò quell’insinuarsi di lui nei suoi pensieri. Prese dal letto gli slip alzò l’abito e li infilò. Prese le chiavi dell’auto e si avviò, ancora poco e avrebbe conosciuto lo “stronzo”. Arrivò all’appuntamento fuori dal casello autostradale, vide l’auto di lui, fece i fari, e si accostò. Roberto scese, era alto , ben tenuto per i suoi 50 anni, uno che avrebbe anche potuto piacergli se non fosse lo “stronzo”. Scesero dall’auto entrambi, si squadrarono senza farsi notare, si presentarono con una stretta di mano e due baci sulle guance odorando furtivamente il profumo di loro stessi. La voce di lui era ferma, le chiese come stava, se fosse emozionata, lei ostentò sicurezza ma dentro era insubbuglio. Si accomodarono sull’auto di lui, per raggiungere un bar dove prendere un caffè. Salendo il vestito di Claudia si accorciò nel movimento e vide gli occhi di lui percorrerle le gambe scoperte, la scrutava in ogni dove pensò. Partirono e raggiunsero un bar, presero un caffè sempre dialogando piacevolmente, poi, lui disse che vicino c’era un posto molto bello, dove il fiume faceva un’ansa e rallentava il suo corso, gli disse che era affascinato dai fiumi, dal loro lento scavare per raggiungere la meta dal loro essere metafora del tempo. Partirono e parcheggiarono vicino all’ansa, era una giornata primaverile, iniziava l’imbrunire, il posto era veramente bello, Claudia si rilassò e decise di godersi la serata. Roberto, si girò verso di lei, guardando l’orologio le disse, “ho visto che lo porti ancora sul polso destro, mi hai immaginato così come sono?”. “Non illuderti, era un gioco e mi piace giocare, ma non sei rimasto nei miei pensieri sempre, però un paio di volte ti ho immaginato, nemmeno molto diverso”. Lui le accarezzò i capelli, era una cosa che le piaceva tanto, i suoi biondi capelli a caschetto che le incorniciavano il viso erano corti, le coprivano la nuca, gli piaceva farseli accarezzare e carezzarli, vide la sua dolcezza e si lasciò andare ancora di più, lui avvicinò le labbra alle sue, tentò di sfuggirgli ma qui apparve la sua fermezza, voleva baciarla e anche lei lo voleva, ma tutto stava accadendo troppo in fretta, il vortice che a volte vedeva ora la avvolgeva, voleva resistere ma non riusciva e si abbandonò alle sue labbra, sentì la sua lingua penetrare nella sua bocca, l’avvolse e si gustò quel bacio profondo, la mani di Roberto percorsero il suo vestito, erano forti e dolci allo stesso tempo, sentiva che premevano per capire di più il suo corpo, sembrava volessero imparare la geografia del suo corpo. Restarono sempre sopra il vestito, le sfiorarono il seno, lo strinsero, passarono sul pube, ma non andarono mai oltre. Le sue gambe si erano aperte, ma lui non andò oltre il vestito, questo la scombussolò ancora di più, i suoi baci davano un piacere grande, quel cercare di penetrare in lei attraverso il bacio scompaginò ancora i suoi pensieri, le diede anche un piacere molto dolce e appagante ma con la voglia di conoscersi di più. Continuarono così per un poco, si sfiorarono, si presero e lasciarono senza mai andare oltre questo. Lei avrebbe voluto, lui avrebbe voluto, aleggiava questo volersi, lui disse”ti voglio, ma non così, tu sai come” lei rispose”no,non lo so come” lui rispose “prova ad interrogarti senza remore e lo saprai”. Si ripresero e partirono, il silenzio li accompagnò con l’oscurità. Arrivati all’auto di Claudia, lui scese, l’abbracciò, la baciò ancora profondamente e le disse “aspetterò un tuo messaggio se vorrai conoscermi e conoscerti”, lei sorrise e si lasciarono.
INCONTRO
Passò un giorno, nel pomeriggio sul telefono di Roberto appare un messaggio, “Ciao, mi spiace ma non sono pronta per questo percorso, penso anche non sia mio, auguri per tutto”, lui lesse, poi rispose “E’ stato un piacere conoscerti, ognuno di noi è libero di cercarsi e anche di non volersi vedere. Un abbraccio forte” .Rimase un poco stranita, nemmeno un tentativo di convincerla, forse aspettava una parola diversa, ma nulla solo sentenza e formalità. La sera Claudia non voleva entrare in quel sito, temeva di incontrarlo, ma poi si disse “non cambio la mia serata per te, digitò il suo nickname e la password e entrò. Avrebbe potuto entrare senza far apparire il suo nome, ma voleva dimostrare a se stessa che lui non l’aveva colpita. Scorse le persone che c’erano e con sollievo scoprì che lui non era lì, le arrivarono dei messaggi ma non rispose, nulla di interessante pensò. Stava per uscire quando apparve il suo nickname, rimase come non si fosse nemmeno accorta che c’era, aspettò ma da parte sua nessun cenno, allora uscì, si mise a letto e cercò di dormire, era inquieta, cercò di masturbarsi per calmarsi, la mente volò e approdò in riva al fiume, sulle sue mani che la percorrevano, sulla sua lingua che sembrava impossessarsi della sua bocca con fermezza e dandogli un estremo piacere, fu lì che venne, un orgasmo intenso ma non appagante, qualcosa mancava e lo capì bene. Riuscì ad addormentarsi rimandando al domani i suoi pensieri.
Il giorno dopo il lavoro la distrasse, ma verso sera, la sua mente fu ancora presa da questo, si accorse di non voler mai cambiare il polso dove aveva l’orologio, ormai era una routine, ma qualcosa si insinuava in lei, nei suoi pensieri che poi lanciavano segnali anche al suo sesso, sempre come in stato di allerta, piacevole ma stancante e mai appagante fino in fondo, qualcosa le mancava sempre. Prese il telefono, inviò un messaggio, “Posso anche pensare di rivederti, ma vorrei sapere, come mi vorresti, non è un sì, è solo per sapere”. Solitamente la risposta era immediata, ma stasera non arrivava, andò nel sito e lo trovò, che forse conversava amabilmente, si inserì e gli chiese spiegazione, del perché non rispondeva. Arrivò un messaggio sul telefono, “Mi piace la tua alterigia, quel tuo tenerti sempre in alto, ti voglio mia,voglio ricavare il piacere dal piegarti ai miei piaceri, voglio che tu goda il piacere di amare senza condizioni, essere il tuo maestro, amare il piacere del tuo spasimo per ridonarti il tutto, voglio amare il tuo essere mia senza condizioni, questo è quello che voglio”. Claudia lesse, capì che o si metteva completamente in lui o non avrebbe più avuto nulla da lui, non voleva rimpianti, pensò di provare, poi se le cose crescevano troppo per lei, avrebbe lasciato. Scrisse”Possiamo provare” e inviò. Stavolta la risposta arrivò subito, “Voglio tutto il tuo corpo, ma anche la tua mente, devi essere mia completamente”. Claudia senti una fitta che la colpì leggendo quelle parole, una fitta nella mente ma anche nel suo sesso, lo sfiorò ed era umido, s’impaurì, ma rispose “Proverò dimmi cosa fare”. Il messaggio di risposta arrivò dopo un poco, domani ti darò le istruzioni, ora vai a letto e masturbati pensando a me, ma senza venire”. Uscì immediatamente dal sito, si mise a letto, si toccò e dopo poco stava già per venire, smise di sfiorare il clitoride, continuò con la vagina e la sfiorava, la toccava, cominciò a provare un desiderio intenso ma non venne. Dopo tanto si addormentò, strana, ma c’erano momenti che gli sembrava di essere soddisfatta, non volle indagare e si lasciò trasportare nelle braccia di Morfeo. Al mattino si svegliò, guardò la mail, c’era la sua, un piccolo tremore la colse, l’aprì, diceva. stasera al solito posto,alla solita ora, vestita come l’altra volta, scegli l’intimo tu e scegli anche se metterlo, quando vedrai la mia auto, metti due dita nel tuo sesso, sarà bagnato e quando sali il tuo bacio sarà le dita per farmi assaporare il tuo sapore di donna per il tuo maestro. Il giorno passò in modo strano, uscì un poco ma le sembrava di essere lontana da tutto, il solo pensiero era alla serata, capiva che voleva ma allo stesso tempo c’era una paura non sapeva se di lui o di se stessa. Molto prima si preparò accuratamente, scelse quale intimo indossare, un reggiseno che le piaceva molto in pizzo e un perizoma coordinato, si fece una doccia si mise la crema sul corpo, sentiva il suo sesso sempre in tensione, piacevole ma anche stancante. Finalmente arrivò l’ora, si vestì rimirandosi allo specchio, mise e tolse il perizoma più volte, non sapeva se infilarlo o no, alla fine decise, lo mise in borsa, si guardò per l’ultima volta allo specchio, sono ancora figa pensò soddisfatta di se stessa e uscì. Quando arrivò al solito parcheggio, l’auto di lui non c’era, solo il tempo di guardarsi intorno, poi, si sfiorò il sesso, attraverso il vestito, era eccitata, mise una mano sotto e sentì che il suo sesso aspettava pronto, vide i fari dell’auto di lui, lampeggiarono, le sue dita si infilarono nella sua vulva, era bagnatissima, li tolse, scese dall’auto e salì con lui, il saluto fu il suo fargli vedere quanto era femmina, donna, per lui. Lui assaporò le sue dita, senti il sapore del suo sesso, gli piaceva molto un’erezione salì prepotente dal suo inguine, prese la mano di lei e l’appoggiò al suo cazzo, poi la tolse e partì. Arrivò ad un motel, fermò l’auto prima di entrare e la fissò negli occhi profondamente, “prendo una stanza”, scese e si mise a parlottare col portiere, dopo poco risalì, una chiave nella mano, stanza numero 37. Fermò l’auto,scese, anche Claudia scese, il silenzio aveva accompagnato il tragitto, solo dei piccoli gesti tra di loro, il cuore le batteva forte, salì i due gradini prima di arrivare alla porta, lui si fermò e disse”Ora entriamo, tu dovrai affidarti a me in ogni cosa, farai tutto quello che ti dirò senza discutere, per ogni tuo desiderio dovrai chiedere e io deciderò se soddisfarlo, guardati dentro per l’ultima volta e dimmi se entri o ……”. Claudia rispose subito con un sì, e si lasciò andare completamente. Entrarono, la stanza era anonima, una stanza d’albergo come tante, solo uno specchio al soffitto le dava una piccola diversità. Roberto tolse da una piccola sacca una benda, l’appoggio sugli occhi di lei, piano lei chiese di aspettare , queste emozioni le avevano messo un bisogno di urinare forte voleva farlo prima di mettere la benda, lui non volle ascoltarla, le spiegò che ora era lui che decideva, le mise la benda, l’accompagnò al bagno, le alzò il vestito, la fece sedere sul water, le allargò le gambe e le disse “Ora puoi”. Claudia senti l’imbarazzo che le saliva dalla punta dei piedi al cervello, la pipì non voleva uscire, sembrava tutto immobile, il mondo completamente fermo, almeno il suo mondo, poi il bisogno ebbe il sopravvento, scaricò la vescica non sapendo se lui la guardava o no percepiva il suo essere presente ma non sapeva dove, si sentì molto strana, imbarazzata molto e allo stesso tempo anche eccitata. Lui la fece alzare, ebbe allora la conferma che Roberto aveva visto tutto, scacciò l’immagine nella sua mente di lei che pisciava sul water, la fece accomodare sul bidè fece scorrere l’acqua e la lavò, mise le dita tra le grandi labbra, passò il sapone su tutta la sua vagina, stringeva, pizzicava le dava delle sensazioni grandi toccava grandi labbra, piccole labbra clitoride per poi ricominciare senza mai penetrarla con le dita portandola molto vicino all’orgasmo, purtroppo finì, l’asciugò e guidandola la portò fuori dal bagno. Era immersa in un atmosfera irreale, piacevole, ma era anche molto intimorita, solo la sua mente però, il suo corpo rispondeva con sensazioni nuove e molto intense. Le ordinò di spogliarsi, tolse il vestito e il reggiseno, la girò e la fece piegare la schiena appoggiando le mani sul letto, aprì le sue natiche, le sembrava la stesse ispezionando, ricomparve l’imbarazzo ma il suo sesso non lo diceva, era molto eccitata, ogni suo tocco dava sensazioni grandi, non vedeva nulla, sentiva solo le sue mani che la passavano, le ordinò di girarsi, di inginocchiarsi, si trovò dentro la bocca il suo cazzo che chiedeva di essere esplorato, con la lingua lo passò, lo sentì tutto, il piacere di farlo la avvolgeva lecco anche le palle, sentiva il suo piacere dalla forza del suo cazzo, pensò ora sei tu nelle mie mani, ma come lo pensò lui le tolse il piacere di succhiarlo. La rialzò, le baciò i seni, subito i capezzoli si alzarono al loro massimo, era quello che voleva, li strinse tra due pinzette incurante del lamento di Claudia. Le strinse i polsi con delle manette, l’appoggiò al letto, le aprì le cosce e da dietro la penetrò con la lingua, era molto esperto, giocava con le labbra, con il clitoride, la portava vicino all’orgasmo e poi lasciava, i capezzoli presi nelle mollette ora non davano dolore, aumentavano il suo piacere, sentì le sue dita che entravano in lei, con un sussurro le disse, vieni riempimi la mano del tuo liquido, fammelo sentire, la sua vulva obbedì immediatamente, rilasciando il suo piacere, mentre lei era scossa da un orgasmo tanto atteso, ma anche tanto appagante. Era scossa ancora dal suo piacere, arrivò una sculacciata sulle natiche all’improvviso sentì un dolore forte, però il dolore che aumentava la sensazione di voglia di essere presa , un colpo una sculacciata accompagnata dalla sua voce che raccontava il suo sbaglio iniziale, cercò di ripararsi ma non poteva le mani erano imprigionate, un altro colpo seguì, poi la sua voce ferma che non ammetteva dinieghi,” ora conta e ringraziami ad ogni colpo” lei si mise nella parte senza fatica l’unico suo pensiero era di essere presa, il suo sesso richiedeva ancora piacere, la sua mente anche e anche quelle scosse dolorose diventavano parte del piacere. Cominciarono ad arrivare i colpi, percepiva il rossore che stava prendendo possesso del suo sedere, li contò fino a dieci, il dolore non era nulla rispetto alla bramosia di essere presa, pensò ancora, ancora, se non mi scopi dai ancora,le sculacciate affievolivano il suo desiderio poi sentì che la girava, le allargò le gambe e penetrò in lei, il piacere l’avvolse subito, urlò e fece seguire altri orgasmi mentre la possedeva, lui alla fine tolse il suo membro e le scaricò tutto in bocca, lei capì allora del piacere che anche la mente sapeva comandare era stato tutto strano,tutto diverso, si era adagiata nella nuova situazione e ora ci si trovava bene. Si avvicino al suo corpo nudo, si accoccolò vicino a lui in posizione fetale per sentire il suo corpo, respirare il suo profumo, Roberto dolcemente le accarezzò i capelli, la strinse a se forte, la proteggeva da ogni cosa, o solamente da se stessa? Le alzò il viso, un lungo tenero bacio unì le loro labbra, lui, disse”E’ bellissima la tua prima volta, scopriremo fino a dove vorrai spingerti”. Claudia lo fissò, anche questo è amore pensò e volle donarsi tutta a lui, era impaurita dal suo superare limiti mai visti, ma era anche appagata da quello che era successo, gli prese la mano se la portò alle labbra e la baciò, era il segno del suo consenso.

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