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Racconti di Dominazione

Silvia e la schiava di PadronVale

By 23 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Silvia e la schiava- cagna
di Tom

Il Natale era alle porte e Silvia, l’amica di PadronVale, era in giro a fare acquisti. Anche Alex si trovava in centro. Stava cercando un regalo da portare alla sua Dea per il 25 dicembre, un dono che fosse consono alla regalità della sua Sovrana e alla portata delle sue tasche.
Silvia ed Alex s’incontrarono ai Grandi Magazzini.
-‘Oh, guarda- guarda chi si vede!’- esclamò la giovane padroncina.
-‘Buona giornata, padrona Silvia’- salutò docilmente la serva, chinando il capo.
Silvia rise.
-‘Ma guardati! Sembri una cagnetta che si è perduta per la strada!’- disse.
-‘Si, padroncina’-
-‘Proprio una cagnetta, e ora che non me lo fai ricordare stavo giusto cercando un cane da adottare, in questi giorni’-
Alex esitò a rispondere. Che cosa aveva voluto dire la ragazza, si domandò.
-‘Oggi pomeriggio sarai tu il mio cane, anzi, la mia cagna!’- ordinò Silvia
-‘Ma”-
-‘Niente ma! Sono la tua padrona ed esigo che tu mi obbedisca!’- disse la padrona.
-‘Si padrona’-
-‘Seguimi’-
Silvia portò Alex fin alla sua auto, aprì il bagagliaio e vi fece salire la schiava. La macchina era un’utilitaria ed il vano era piuttosto angusto, perciò Alex fu costretta a stringersi parecchio. Silvia si mise alla guida, accese il motore e partì. Condusse Alex fino ad un grande campo vuoto ed isolato poco distante dalla città.
Là le due ragazze, aguzzina e sottomessa erano lontane da sguardi indiscreti. Silvia fece scendere Alex, le legò il collare al collo e fissò l’estremità libera del guinzaglio al paraurti posteriore dell’auto.
-‘Sai qual è la nuova moda con i cani? Li si lega fuori dalla macchina e poi li si fa correre fino a farli scoppiare. Io sono una persona buona e ad un povero cagnolino non farei mai una cosa così crudele, però tu sei solo una sporca cagna e con te posso farlo eccome. Ora correrai un po’ per me’-
Salì in auto e partì. Alex era legata in modo da poter restare in piedi, tuttavia la partenza la strattonò con tanta violenza che per poco non cadde riversa al suolo.
Silvia era divertita da quel passatempo, il solo sapere che con una leggera pressione del piede sul pedale del gas provocasse tanto dolore e tanta fatica alla schiava la faceva fremere di gioia.
Schiacciare il pedale era come premere il piedino sul viso dell’inferiore.
Guardò fuori dal finestrino; l’auto correva già da qualche minuto, a d una velocità sostenuta ma in grado di essere seguita dalla serva. Alex correva ancora, ma i suoi movimenti erano goffi e sofferenti. Così Silvia decise di terminare il gioco. Premette il pedale del gas con forza fino a far compiere all’auto un balzo in avanti e poi mollò il gas e frenò. Alex crollò in avanti al balzo e quando l’auto inchiodò andò a sbattere contro il paraurti. L’urto fu tremendo. La schiava si abbatté sul campo. I suoi occhi videro le stelle, la sua testa girava come un mulinello. Silvia scese dall’auto e le andò incontro. Le salì con tutti e due i piedi sul collo e la calpestò un pochino finché Alex non si fu ripresa. La padrona indossava stivaletti col tacco alto, alti a metà polpaccio e molto sexy.
Quando Alex si sentì un po’ meglio, sempre pur stando in piedi sul suo corpo, si chinò e le tolse il collare ed il guinzaglio.
-‘Ti ho fatto correre, eh?’- rise.
-‘S’si’pa’pad”-
-‘Zitta, cagna! Non meritano altro le cagne incapaci come te. Dovresti vergognarti di essere ridotta in questo modo dopo soli dieci minuti di corsa. Vale ti sta trattando troppo bene. Se fossi la mia sguattera correresti molto di più!’-
Scese dal corpo di Alex, la afferrò per i capelli e la trascinò senza riguardo fino allo sportello del guidatore. La portiera era aperta. Silvia si sedette sul sedile lasciando le gambe fuori dall’abitacolo.
-‘Ora leccami gli stivali’- ordinò.
Lo sforzo di Alex fu commovente. La povera ragazza, senza forze e senza fiato, si sporse col viso sugli stivali della bella aguzzina, aprì la bocca e leccò la punta ed il margine delle suole. Risalì lungo il collo dello stivale, giunse alla caviglia e ripulì con devozione anche i tacchi ed i talloni. Prima lo stivale destro e poi il sinistro.
Silvia non era ancora soddisfatta.
-‘Toglimi gli stivali e le calze’-
Alex obbedì.
-‘Leccami i piedi’-
La schiava leccò talloni, piante e dita, avendo cura di togliere ogni traccia di sudore e stanchezza dalla morbida e delicata pelle di Silvia.
Quando la padroncina si ritenne soddisfatta calciò violentemente Alex in faccia e la schiacciò con la faccia a terra con entrambi i piedi.
Fece un bolo con le calze sudate, si chinò e lo infilò in bocca alla serva, ridendo dell’umiliazione che stava facendo subire ad una sua simile.
-‘Domani verrò a far visita a Vale. Per allora dovrai avermi lavato e stirato le calze. Le voglio trovare perfette. Ah, lavale a mano, che sono delicate’-
-‘Si, padrona’-
-‘Ed ora rimettimi gli stivali’-
-‘Si padrona’-
Silvia sollevò le gambe quel tanto da permettere ad Alex di sollevarsi in piedi e di calzarle gli stivali ai piedi.
-‘Baciali’-
Alex baciò le punte degli stivali come ringraziamento per essere stata torturata e derisa dalla migliore amica della sua Padrona.
-‘Bene’- disse infine Silvia ritirando le gambe in macchina e sbattendo la portiera. ”Sei conciata da buttare via, sudata e sporca di fango. Non posso permetterti di rientrare in macchina in queste condizioni perciò dovrai cavartela da sola. Tornerai alla casa della tua Padrona a piedi. Temo impiegherai un po’ per arrivare. Questo campo è assai distante dalla casa di Vale. Ma, mi raccomando, le mie calze devono essere pronte per domani’-
Alex non osò ribattere.
-‘Allora ciao, cagna!’- rise Silvia, mettendo in moto ed allontanandosi dal campo.
Alex la vide andar via poi, stancamente, tornò sulla strada e prese la via di casa.

Tom2075@hotmail.it

tom

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