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Racconti di Dominazione

Soffri

By 1 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il trono in palissandro intarsiato, poggiato su un prezioso tappeto antico, fa bella mostra di se al centro della stanza.
Pesanti tendaggi di velluto rosso alle finestre, dividono il mondo esterno dal tuo.

Non vi è nessun rumore se non il pulsare del tuo sangue nelle vene.

Solo con i tuoi pensieri, ti guardi intorno.

La luce soffusa delle candele rende ancor più irreale ed angosciante l’aspetto di questa stanza.

O forse è la tua anima inquieta a riflettere i tuoi mostri come ombre sui muri.

Un brivido gelido scende dalla tua nuca, carezzandoti la schiena, ti volti e la vedi.

I lunghi capelli neri le incorniciano il volto pallido scendendo sulle spalle fin quasi a sfiorarle la curva sinuosa del seno, le labbra tinte di viola scuro creano un contrasto quasi volgare sulla dolcezza dei suoi lineamenti, gli occhi cupi seri, fissi sul tuo volto triste ti scrutano l’anima, la loro durezza ti entra dentro straziando la tua mente in cerca di carezze e rassicurazione, il suo corpo si muove lentamente, fasciato in un lungo abito di seta damascata nera.

Resti immobile mentre lei si avvicina a te come fiera affamata della tua assennatezza.

Ma non vuoi fuggire e lei questo lo sa, come sa che l’hai odiata, che hai cercato di ferirla per quel dolore che ingiustamente ti sei arrogato il diritto di provare, quel dolore che non era affatto tuo.

Chini il capo sospirando tristemente, notando che i suoi piedi candidi sono completamente scalzi, unico vezzo, lo smalto identico al cupo viola delle labbra.

Vorresti inginocchiarti, poggiare il tuo viso, le tue labbra laddove solo allo smalto è dato poggiare ma non osi muovere un muscolo.

Vorresti offenderla, vorresti urlarle ancora il tuo dolore, gridarle il male che ti ha fatto, ma il tuo capo resta chino non osando nemmeno guardarla.

Bruscamente la sua mano solleva il tuo viso, fissando gli occhi nei tuoi, cogli un lampo e prima ancora di comprenderlo, uno schiaffo violento, cattivo si accanisce sulla tua guancia.

Brucia la pelle, brucia l’anima.

Senza reagire chini ancora lo sguardo al pavimento, la tua mente scioccata si stacca dalla realtà perdendosi sui disegni del prezioso tappeto sotto i tuoi piedi.

Una sciarpa di seta nera occulta il tuo sguardo umido di lacrime non liberate e lasci inerme che questo avvenga.
Dentro di te la voglia di dibatterti è violenta, ma, e non ne comprendi il motivo, il tuo corpo non si oppone.

Ti guida fino a quella sedia che sai essere li, testimone silente di ciò che sta succedendo, ti siedi, l’angoscia ti piega lo stomaco, rende arida la tua bocca.

I tuoi polsi e le tue caviglie ora sono immobilizzati, trappole di cuoio legano ai braccioli ed alle gambe della sedia ogni tuo movimento.

Non vedi.

Cerchi un qualsiasi rumore possa esserti di conforto.

Passano interminabili minuti dove ti è dato ascoltare solo i tuoi pensieri, ma non vi è più traccia di rabbia.

Terrore, solo il terrore ti accompagna, lo sgomento di non sapere quanto possa essere pericolosa la sua collera e l’orrore nel renderti conto che desideri fortemente la sua collera, la sua punizione.

Sussurri ti strappano ai tuoi pensieri, distingui due voci, la sua e quella di un uomo.

Lei ha un che di tenero nel parlare con lui, è lacerante la sensazione che ne ricavi sentendo ancora il bruciore delle sue dita sulla guancia.

Fruscii di stoffa, sussurri concitati, sospiri, questo i tuoi sensi colgono ora, senza l’ausilio della vista.

Soffri.

Ora lei è li, così vicina, ma ancora così inavvicinabile.

Non hai mai potuto toccarla, non hai mai voluto toccarla.

Lei la tua Regina, ai tuoi occhi così eterea, senza corpo, essenza di anima e desiderio, lussuria dei sensi e della mente.

La sciarpa scivola scoprendoti gli occhi.

Lui è davanti a te, il torace è nudo, i pantaloni neri che ancora indossa, ti mostrano senza pietà la sua feroce erezione.

Ti guarda senza emozione, mentre vorresti gridargli di non toccarla.

Non la tua Regina.

No!!!

Gli occhi spalancati dall’orrore, vedono le sue mani sul corpo ormai nudo di lei, la bocca che assapora ogni centimetro della sua pelle chiarissima.

Lei nelle sue mani, sconvolta dal piacere, ti guarda sorridendo truce, sta godendo a farti male, apre vergognosamente le gambe, mostrandoti la sua fica depilata, lucida di umori, le dita di lui che le entrano in corpo strappandole gemiti di godimento.

Un rantolo esce dalla tua gola mentre guardi il suo corpo danzare oscenamente.

Un flebile no ne esce e ti accorgi che lei lo ha sentito.

Senza pietà si inginocchia davanti a lui impossessandosi con la bocca del suo corpo, davanti a te, senza ritegno.

Minuti di agonia, di sofferenza, di strazio, la vedi godere nel donarsi a lui, la vedi oscenamente trasfigurata dal piacere di farlo davanti a te.

Tu immobilizzato su quella trappola non puoi muoverti, tranne in convulsi scatti delle braccia per provare a liberarti, per provare a fuggire da quella tortura.

Non può essere!

Lei doveva essere intoccabile, lei non è donna ma entità, puro spirito, pura mente non carne e sangue, non sentimenti umani.

Lei doveva restare intonsa sul suo piedistallo, la, al di sopra delle debolezze umane, lei doveva essere solo tua.

Ora lei si china verso di te, appoggiando le sue mani sui tuoi polsi legati, i suoi occhi incollati ai tuoi, l’ombra di lui, quell’essere immondo che la sta violando, è dietro di lei, le sue mani le brandiscono i fianchi, il corpo di lei morbidamente accompagna i suoi movimenti, un atroce pensiero folgora la tua mente paralizzandoti per qualche secondo mentre realizzi ciò che sta succedendo.

Lui è entrato in lei, ti stanno scopando davanti alla faccia, la tua mente grida, dentro di te il panico, le lacrime, il dolore.

Ma il tuo corpo non mente.

Le sorride torbida mentre osserva l’erezione tra le tue gambe.

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