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Racconti di Dominazione

Sogni

By 17 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Dormivo tranquilla e all’improvviso ‘ un sogno.
In una nebbia strana, in una foresta lontana, una donna, una bionda che mi somigliava, era in preda a degli uomini possenti.
La stavano impalando su un grossissimo palo che lentamente la violava sfondandole il culo.
Ma più il palo la dilaniava, la sfondava e la straziava e più lei versava lacrime di piacere.
Godeva.
GODEVA????
Mi rigiro nel letto, mi accarezzo la topina e il sogno cambia.
Nel deserto dei cammellieri trascinano la loro preda, una bionda che sempre più mi accorgo che somiglia a me.
Si accampano e cominciano a violentarla.
Ogni mio orifizio è posseduto, le labbra sono violate da cazzi sempre più grossi che mi impediscono di respirare, nella mia topina si danno il cambio i cammellieri, uno, tre cinque ‘. Tanti, tantissimi, troppi.
Piango disperata, la fica ormai trasformata in carne dolorante.
Mi mordono le tette, quasi me le strappano a morsi.
Ma mi piace.
Godo come mai ho goduto prima anche perché sono vergine.
O, almeno, io che sogno sono vergine e mai avrei pensato che ‘
Il capo carovana si avvicina alle mie labbra e mi presenta un cazzo mostruoso:
‘Leccalo, bagnalo bene, forse ti farà meno male quando te lo schiafferò nel culo’.
La bionda del sogno (sono veramente io?) urla dal dolore e dal piacere quando il cammelliere gli sfonda il culo con un solo colpo, insensibile ai miei urli.
A lungo gode straziandomi e martoriandomi proprio là dove sono più sensibile.
Poi tutti gli altri si danno il cambio e per tutta la notte sarà un inferno di piacere e di dolore.
La mattina dopo, ormai oggetto inutile per qualsiasi piacere, mi abbandonano nel deserto.
Ma sono proprio io quella che gode soffrendo?
Il sogno cambia: sono nelle carceri della Santa Inquisizione.
Sono bloccata da una gogna a poco più di un metro da terra, le gambe legate alle caviglie in modo da tenermi in una posizione a pecorina, nuda ed oscenamente esposta agli occhi del frate inquisitore e dei boia che gli sono vicini.
Forse, ma non credo, lui non sa cosa ho già subito nelle segrete: tutti i carcerieri, i boia e perfino molti dei prigionieri ‘meritevoli’ hanno usato ed abusato del mio corpo. Mi hanno sfondata senza pietà, dovunque, ignorando tutti i miei urli di dolore.
Anzi, più urlavo e più loro sghignazzavano avvertendomi che questo era solo l’antipasto.
Domani, davanti al frate della Santa inquisizione ‘.. allora sì che avrei veramente capito cosa fosse il dolore.
Nel sogno mi rendevo ben conto che quella mia ‘alter ego’ nono stante i suoi urli e le sue lacrime stava godendo di tutte le angherie subite.
Il sogno riprende con il frate che ordina ad un boia:
‘Orsù, mio bravo, controlla se questa pecorella smarrita ha avuto rapporti con Satana’
Il boia, me lo ricordo bene, è quello che più si è divertito dentro al mio culetto e che, una volta sollazzatosi, ci ha infilato un enorme pezzo di legno a mo’ di tappo facendomi soffrire (e godere) come mai prima e dicendo:
‘Tieni ben stretto il mio sperma in codesto inutile buco di culo, ti farà comodo domani’
Il boia si avvicina alla mia topina esposta e mi ci infila un oggetto freddo.
Urlo dal dolore (e dal piacere) ma niente mi ha preparato alla sensazione di dilatazione: l’oggetto è uno speculum che il boia si diverte ad allargare fino al massimo diametro.
Mi sento la fica in fiamme e penso allo spettacolo che offro agli astanti: l’interrogatorio di una presupposta strega è aperto ad un ampio pubblico di testimoni.
E godo pensando alle facce vogliose e agli uccelli ritti di chi sta guardando.
Il frate si rivolge al boia:
‘Orsù, mio buon cristiano, versa ora l’acqua santa in quel ricettacolo di immondizia per far fuggire Satana che l’ha posseduta’
Il boia inserisce una canna di bambù all’interno dello speculum, lo strappa via fra le mie urla di dolore e, appena la mia passerina si stringe un po’ sulla enorme canna, salta sulla vescica piena di ‘acqua santa’ e ne riversa tutto il contenuto dentro di me.
Mi sento riempire il ventre e mi rendo conto che quello che entra non è solo acqua.
‘Bene, adesso tappa la canna ed attendiamo che la benefica acqua raggiunga il suo scopo. Nel frattempo, per torturare vieppiù Satana, datele 50 colpi di frusta intervallati’
Cerco di svegliarmi dal sogno: non è possibile, quella non sono io. Non posso godere di essere maltrattata oltre ogni dire, non sono io ‘ Cerco di svegliarmi, ma il sogno riprende.
Il frate e il pubblico si allontanano: è ora di pranzo.
Restiamo solo io e il boia:
‘Che credi, puttanella, di cavartela così?’ ed estrae violentemente dalla mia vagina il tubo lacerandola a causa delle schegge di legno. Un dolore fortissimo mi penetra interamente, ma la mia topina non ha un attimo di pausa, infatti il boia me la sfonda subito con un enorme tappo a forma di cuneo:
‘Non si può perdere nulla del liquido che ti ho infilato dentro, altrimenti l’interrogatorio non sarà valido. E ora, divertiamoci un po”
E subito mi sodomizza con infinita violenza. Il mio culetto, dopo quello che ha passato la notte prima, dovrebbe essere ormai ben abituato, ma la presenza di tutta quell’acqua e del cuneo nella vagina fanno diventare la sodomia ancora più dolorosa.
Il dolore ed il piacere mi fanno quasi impazzire, ma non è ancora finita: il boia, dopo cospicuo pagamento, fa entrare il pubblico che, a turno, si diverte ad incularmi.
Dopo averli sollazzati tutti al boia viene una tragica idea: ‘Che ne dite di sfondargli il culo a due alla volta?’
A quel punto il buco del mio culetto aveva raggiunto un diametro impossibile, mi sentivo spaccata in due e il bruciore e il dolore avevano raggiunto livelli inumani.
Inoltre, fra un’inculata e l’altra, stavo subendo anche i 50 colpi di frusta che cadevano tutti, con incredibile violenza, proprio sul buco del culo, sulla fica o sulle tette che venivano smanacciate e spinte in fuori apposta per essere colpite.
Ma mi piaceva: stavo godendo con il dolore e l’umiliazione.
No, no, non sono io, voglio svegliarmi ‘..
All’improvviso intorno a me si fece silenzio e fra i presenti si alzò un sussurro: ‘Il toro ‘.’
Il toro è un omone di due metri che si dice dotato di un cazzo spropositato.
Si avvicina al mio volto facendomi danzare davanti agli occhi un uccello bitorzoluto che, pur non essendo in piena erezione, è lungo almeno 40 centimetri e ben più largo di due polsi.
Mi sussurrò mentre ne approfittava per torcermi un capezzolo: ‘Adesso tocca a me. Vedrai che ci divertiremo, biondina’.
Mi sentii ancora più eccitata davanti a quella sfida bestiale: il mio culo ormai ne aveva passate così tante da riuscire a reggere, nonostante il cuneo nella fica, anche quell’enormità, ma non sapevo veramente quello che mi aspettava.
Si posizionò dietro di me e, fra le urla di incitazione del pubblico, fra una frustata e l’altra sulle mie tette, cominciò a spingere bestialmente per infilare quel bastone enorme nel mio culo.
Il dolore era disumano ma era riuscito ad infilare solo la cappella nel mio buco ormai sfondatissimo: lo incitai, fra un urlo e l’altro: ‘Dai, brutto imbecille, sfondami il culo, fammi godere!’.
Il toro dette una spinta incredibile e io sentii il culo che cedeva improvvisamente a quella violenza pazzesca, mi sentii spaccata in due e, per tutti i dieci minuti che continuò a pomparmi brutalmente prima di venire urlai di dolore e di gioia.
Quando si ritrasse il boia si divertì a infilare e togliere tutte e due le mani dal mio culo oscenamente aperto, ma io ormai non sentivo più niente persa nel piacere e nel dolore che il toro mi aveva dato.
Non sentii neanche le 50 frustate ordinate dal frate che mi dovevano essere inferte sulla schiena e non certo sulla fica o sul buco del culo.
Un po’ di sollievo mi venne dato dall’acqua con cui mi sciacquarono per non far capire cosa mi era successo durante la ‘pausa pranzo’ del frate, ma ben poco poterono fare per quel buco del culo oscenamente aperto.
Comunque quando il frate rientrò lo riconobbi per uno di quelli che più si era divertito ad incularmi e a frustarmi la fica.
Un lontano ronzio mi colpisce: è la sveglia.
Turbata da quegli strani sogni vado in bagno e, sul bidè, mi titillo il buchetto del culo domandandomi se anche a lui sarebbe piaciuto incontrare ‘il toro’.
No, scuoto la testa, io sono una ragazza normale, mica una masochista.
Capitolo 2:
Entriamo nel negozio di sedie e lui mi dice:
‘Bella, scegli quella che ti sembra più comoda per me, poi magari la proviamo’.
Il solo pensiero di poterla, doverla provare davanti a tutti e in quella vetrina aperta agli sguardi dei passanti, mi eccita, mi guardo intorno e vengo attratta da una sedia con lo schienale imbottito.
Lui mi blocca: ‘Ricordati che è per punirti, deve essere comoda per me, non per te’. Il commesso che già da tempo osservava le mie cosce sente e diventa rosso.
Mi avvicino ad una normale sedia impagliata ‘E questa caro?’
‘Appoggiati allo schienale, piegati in avanti come se avessi le mani legate alle gambe anteriori ‘. Brava, proprio così. Ora allarga le cosce come se i tuoi piedi fossero legati alle gambe della sedia ‘.’
Mi metto nella posizione da lui richiesta e sento che mi alza la minigonna sulla schiena. Sono completamente esposta agli sguardi di tutti e, quando lui chiama il commesso per un consiglio, mi sento umiliata, domata, posseduta e immediatamente comincio a godere.
‘Che ne dici? Siamo alti più o meno uguali. La trovi una posizione comoda per incularla? Prova pure, appoggiaglielo e, se te lo tiri fuori, mettiglielo nel culo.’
Il commesso ansima, farfuglia e non sa più che dire o fare.
‘Uffah! Prova almeno se la sedia è giusta per farsi spompinare. Passa qui davanti, ci pensa lei a tirartelo fuori e a slinguarlo per bene’.
Il commesso tremante mi si avvicina e io gli tiro giù immediatamente la zip e mi impossesso del suo uccellone.
Nonostante la timidezza è molto ben dotato e io glielo ingoio immediatamente mentre da dietro il mio uomo comincia a sculacciarmi con foga:
‘Brutta troia, maiala da pochi centesimi. Come vedi un cazzo ti ci butti sopra ‘. Stasera a casa ti punirò così duramente da fartene passare la voglia, ci puoi contare’
Quelle minacce mi fanno godere ancora di più. Amo essere trattata come un oggetto e essere punita per qualsiasi ragione. Basta che il mio uomo esprima un desiderio ed io ubbidisco, specialmente se dolore e umiliazione sono ben calibrate.
Il commesso sta per venirmi in gola e il mio culo è sicuramente tutto rosso per le sculacciate, sto per venire anche io ‘
Dolore e umiliazione ‘
No, non è possibile, non sono io ‘ Quante volte me lo sono ripetuta?
Mi vesto e mi accorgo che, inconsciamente, ho indossato la stessa mini e gli stessi stivali del sogno. Mi guardo allo specchio, scuoto la testa e, dopo un attimo di ripensamento, mi tolgo le mutandine e le getto sul letto.
Esco.
E’ buffo, ma camminare sapendo di avere la fica completamente scoperta mi dà un’impressione di sicurezza e contemporaneamente di vulnerabilità e, quando passo davanti al solito benzinaio che mi guarda arrapato come al solito penso: ‘Eccomi qua, sono senza mutande, ma tanto a te la mia fica non la do’ e contemporaneamente: ‘Ora si accorge che non ho le mutande, mi porta nella sua officina, mi sbatte sul tavolo da lavoro e mi tromba e mi incula’
Arrossisco ai miei pensieri, ma non resisto e quando gli passo davanti mi giro e mi chino come a raccogliere qualcosa da terra. Tengo le gambe ben diritte e divaricate, la minigonna sale e mostra il mio culetto e la mia fica allo sguardo dell’uomo, poi, mentre mi rialzo, gli sorrido e guardandolo negli occhi mormoro: ‘Guarda, ho trovato una monetina. Oggi sarà una giornata fortunata’.
Lui è tutto rosso e ha un’erezione ben visibile, è talmente eccitato che non riesce neanche a parlare.
Arrivo in ufficio lavorare e la giornata, in qualche modo, passa.
E ancora sogno di essere la bionda sotto processo:
Vedo il frate davanti a me, si avvicina al mio volto, mi mostra una frusta simile ad una coda di asino con una impugnatura molto larga e mi sussurra ipocritamente:
‘Povera pecorella smarrita, hai sofferto tanto, vero? Ma lo facciamo per il tuo bene. Dopo aver scacciato il demonio ti farò lasciare sotto la mia custodia in modo che tu non possa più peccare senza la mia benedizione’.
Il frate mi gira intorno, si avvicina prima alle mie povere tettine doloranti, afferra, schiaccia e ruota con cattiveria prima un capezzolo e poi l’altro mentre urlo dal dolore, dopo qualche minuto mi accarezza la schiena fino al mio culetto martoriato e per un po’ continua ad accarezzarmi, poi comincia a frustarmi con forza il culo ripetendo ad ogni colpo ‘Esci Satana’. All’improvviso mi sento infilare in culo il manico del frustino.
Il frate lo infila tutto dentro con un colpo solo e mentre urlo disperatamente lui grida:
‘Ecco, ecco la coda di Satana che cerca di abbandonare il corpo della sua vittima!’ Agguanta con una mano la ‘coda di satana’ che ho nel culo, con l’altra il cuneo che ho nella fica e comincia a girarli, strattonarli, sbatterli insieme.
Sentirmi colpita da quei due grossi oggetti dentro di me mi fa urlare molto più forte di prima.
In un crescendo pazzesco tutti i ‘testimoni’ del mio processo si inginocchiano e ripetono col frate ‘esci satana’.
Il frate strappa il tappo dalla fica e il manico dal culo. In terra si riversa tutta l’acqua, insiemi ai pezzetti di carne sanguinolenta che mi avevano infilato dentro e io vengo con un lungo, altissimo grido di piacere.
‘Ecco, ho ucciso Satana, ho scacciato il demonio’
I testimoni cominciano a piangere e a urlare ‘al miracolo’ mentre l’astuto frate ordina al boia: ‘Portatela nei miei appartamenti, dovrò stare per molto tempo accanto a lei per poterla definitivamente salvare da Satana’
Il frate benedice la folla e permette che gli bacino le mani. Sul volto ha un’aria beata, la gente dice che quello sguardo felice è simbolo di santità, ma in realtà il furbacchione sta pensando ai giochini sadici, all’inculate e alle trombate che lo aspettano con quella splendida bionda.
La bionda (ma sono veramente io?) è piegata su una spalla del boia che la trasporta verso gli appartamenti del frate e mentre cammina gli strizza violentemente il clitoride o gli infila la mano a pugno nel culo ancora larghissimo. Ad un certo punto le sussurra: ‘Non c’è fretta, bella maialona. Prima di portarti dal frate mi fermerò un po’ nelle segrete e se già ora sei ben aperta, vedrai dopo ‘ Finiremo di rovinarti il culo infilandoci dentro un po’ di tutto e scommettendo su chi riuscirà ad allargartelo di più e a farti urlare più forte dal dolore. Prima di arrivare dal frate nel tuo culo ci potrà entrare un carro da buoi. E forse anche i buoi’.
A quelle minacce mi sveglio per colpa dei brividi di piacere che mi travolgono: sto sognando le prove che dovrà subire il mio povero culetto e godo piena di aspettativa e di speranza.
CAPITOLO 3:
Non ne potevo più di fare quegli strani sogni, mi ero scoperta masochista e, in qualche modo, dovevo riuscire a provare quel dolore che mi faceva godere incredibilmente.
Facile a dirsi, ma sono vergine e tale vorrei rimanere, dove trovare uno che mi frusti, mi inculi, mi stritoli le tette ma non mi trombi?
Alla fine il lampo di genio: ma certo, quel bonazzo del benzinaio!
Detto fatto cominciai a passargli regolarmente davanti senza perdere un’occasione per chinarmi e fargli vedere il culo, quando facevo benzina ne approfittavo per mostrargli abbondantemente tette e fica: a quel poveretto ormai gli si rizzava appena mi vedeva girare l’angolo. Alla fine decisi che era cotto a sufficienza, misi la mini più mini che avevo ‘scordandomi’ le mutandine e, approfittando di una giornata piovosa, mi rifugiai nella sua officina: ‘. e tutto ebbe inizio.
Lui:
Quella strafigona mi stava uccidendo, ormai avevo visto più volte la sua fica e il suo culo del motore della mia prima cinquecento che avevo smontato e rimontato un centinaio di volte: avrei fatto di tutto per potermela trombare perbenino, mi sarebbe bastato anche smanacciarla pe’ una mezz’oretta quando all’improvviso m’infilò nell’officina con la grazia di una gazzella e il piglio di una leonessa (che so’na’sega io che piglio c’abbia una leonessa ma, credetemi, rende l’idea).
Senza dire nemmeno ‘bao’ s’appoggiò coi gomiti sul bancone davanti a me rimanendo ferma, immobile con le gambe leggermente divaricate. Quando fui di nuovo in grado di respirare corsi per prima cosa a tirare giù la basculante: quello spettacolo doveva essere solo mio! Mica sono tanto d’accordo sul dividere certe cose ‘ Del distributore non mi preoccupai neanche un po’: potevano venire a prendersi la benzina anche con le damigiane e poi, con quel po’po’ di culo davanti agli occhi ‘..
Mi avvicinai cauto, timoroso che volasse via e le passai, quasi timidamente, una mano sul culo.
Lei:
Fremetti tutta appena sentii quella manona che manovrava sul mio culo gentilmente, ora era il momento di mettere in tavola le carte e giocarmi il tutto per tutto: senza girarmi mossi appena il culo per mostrargli il mio gradimento, poi gli miagolai:
‘Ciao, era tanto che volevo conoscerti, ti eri accorto di me?’
Mi arrivò come risposta un mugolio indistinto mentre la sua manona si faceva più ardita strusciacchiandosi sul mio buchetto.
Trasformai il miagolio in un sussurro estremamente sensuale:
‘Ho tanta voglia di far l’amore con te’
Dietro di me ansiti e sbuffi mentre la mano passava ad accarezzarmi la fica.
Mi mossi leggermente come a permettere di più:
‘Aspetta, amore, non voglio rimanere in cinta’
Mi giunsero strani grugniti indistinti di risposta, parole smozzicate che suonavano più o meno tipo: ”servativo , dove cazzo trovo un’
‘No, no, amore mio, niente fica: me lo devi buttare nel culo’.
Un silenzio di tomba seguì le mie parole, la mano si allontanò dalla mia topina mentre i boccheggiamenti si moltiplicavano.
Pensai che o era un po’ tardo di comprendonio o in quel momento il sangue non gli arrivava al cervello quando mi sentii appoggiare al culo ’10 dita di grossa fava lucida e forbita’.
Nettamente il sangue non gli arrivava al cervello: era andato tutto da un’altra parte ‘
L’avevo chiamato amore, ma altro che amore. Quel pezzo di marcantonio era riuscito ad appoggiare appena il cazzo al buco del culo e, senza prendere neanche bene la mira, m’aveva infilato di rincorsa mezza fava dentro.
Urlai con quanto fiato avevo in gola: quel cazzo preso così, a secco e per la prima volta, mi stava spaccando in due, neanche i peggiori attacchi di stitichezza mi avevano preparato ad un simile dolore in entrata ma già stavo godendo come la maialona che evidentemente sono.
Forse spaventato dall’urlo il tipo si immobilizzò e io fui costretta a tranquillizzarlo:
‘Ancora, non ti fermare, mi piace. Mi fa male, mi spacca in due ma mi piace tanto. Dai, continua, spaccami, fammi ancora male, fammi urlare e piangere, ma spingi, spingi forte’
Cazzo! Quel meraviglioso bucaiolo non ebbe bisogno di ulteriori incitamenti, dette un’altra spinta potentissima e mi sentii sbattere con forza contro il culo la zip e i bottoni dei pantaloni che, graffiandomi, mi fecero godere ancora di più.
Lo splendido bruto cominciò una cavalcata devastante mentre io urlavo e godevo, piangevo e godevo, godevo e lo maledicevo perché mi faceva troppo male.
Non saprei dire quanto tempo durò quella prima favolosa inculata, so solo che durò abbastanza da farmi impazzire di piacere e dolore.
Rimanemmo ansanti con il mio brutalone abbandonato sopra di me, mi riscossi lentamente, me lo scrollai di dosso, gli detti un bacio e gli miagolai con la mia voce più arrapante:
‘Torno domani, ma prima di farmi inculare nuovamente, dobbiamo parlare’
Lui alzò la basculante e io mi allontanai con un sorriso camminando lentamente a passi incerti e, ovviamente e chissà mai perché, a gambe larghe.
Una ventina di dolorosi passi dopo mi voltai a guardarlo: se ne stava sull’uscio buono buono con un’aria beota e soddisfatta.
Gli mandai un altro bacio sulla punta delle dita, e intanto già pensavo al nostro prossimo incontro.
Ieri mi ha spiegato cosa vuole da me, il tutto si può riassumere in 5 punti:
1 ha scoperto di essere masochista
2 adora essere dominata e punita
3 gli piace prenderlo nel culo, un po’ meno in bocca
4 vuole rimanere vergine
5 è disposta a prostituirsi ‘fra amici’
E allora, stasera, pokerino.
Siamo in quattro, 3 conoscenti vecchiotti, benestanti, fortemente allupati ed io.
L’avviso di venire vestita in mini ma non da gran troia, ovviamente niente mutandine, reggiseno a balconcino di una misura inferiore, camicetta trasparente. Lei farà la camerierina sexy molto maiala e garantirà la mia posta coprendo tutte le mie perdite.
Arriva mezz’ora prima degli ‘amici’ e la chiudo in cucina ordinandole di non farsi vedere fino a quando non la chiamo.
Arrivano gli invitati e ci sediamo al tavolo discutendo subito della posta in gioco e ci si accorda su 1500 euro di massimo rilancio e cip da 10.
Loro tirano fuori rotoli di banconote, io mostro 3 banconote da 10 e una da 20.
Mi guardano come se fossi scemo..
‘ragazzi, io ho un asso nella manica’ e chiamo a voce alta:
‘Bella, puttanona cretina, vieni subito qui. Lei, per stasera, si chiamerà Bella e sarà la nostra cameriera, ma dipende solo da voi’.
Lancio con noncuranza una carta in terra verso di lei e le ordino: ‘Raccoglila, troia!’.
Lei si gira con un sorriso e, senza piegare le ginocchia, raccoglie la carta mostrandoci così un meraviglioso culo nudo da sotto la corta gonnellina.
‘100 euro a testa per il diritto di guardare.’
Sul tavolo appaiono quasi per miracolo i 300 euro richiesti.
‘Vieni qui, maiala!’
Gli metto una mano sotto la gonnellina, una nel reggiseno, e annuncio:
‘200 a testa per il diritto di smanacciare’
E il miracolo dell’apparizione degli euro sul tavolo si ripete.
‘allora,si può giocare. Bella, versaci un po’ di spumantino da bere!’
Bella, come si avvicina al tavolo da gioco, scompare immediatamente sotto una marea di mani.
‘Ma Bella, come ti permetti di farti ciucciare le tette dall’avvocato? E il naso del geometra sulla tua topa, che ci fa? Ragioniere, tocca a lei, ma Bella, che stai facendo al ragioniere?’
‘Io veramente niente: è lui che mi ha messo un ‘ no, due ‘ anzi quattro diti nel culetto!’
‘Bella, sapevo che eri una troia, ma così esageri. Non puoi disturbare i nostri ospiti con le tue voglie. Devi essere punita.
Vediamo un po’: il naso del povero geometra ti costerà due sculaccioni a culo nudo, la bocca sciupacchiata del nostro distinto avvocato, altri due. E inoltre, prima che decida la giusta punizione per esserti ficcata in culo le quattro dita dell’innocentissimo ragioniere, altri 2 sculaccioni.
Adesso vieni qui e appoggia il pancino sul tavolo.’
Bella non è tanto alta, ma per ben poggiare il pancino sul tavolo fu costretta ad allargare le gambe e, quando le tirai sulla schiena il gonnellino, lo spettacolo che dava di se era veramente avvincente.
Sotto quello splendido culo, grazie alle gambe larghe, si vedeva chiaramente la fica che mostrava lo spacco semiaperto in tutto il suo splendore; immaginarla con le chiappe arrossate dagli sculaccioni mi provocò una improvvisa erezione.
‘Bene, chi si offre volontario per fare il boia e somministrare la giusta punizione?’
Sembrò di essere tornati improvvisamente a scuola: mani alzate e cori di ‘IO’ ‘IO’, infine il ragioniere propose di suddividere equamente il lavoro fra i tre giocatori e offrì 50 euro per essere il primo.
L’accordo fu infine raggiunto: 100 euro a testa e la carta più alta per chi cominciava.
Vinse il geometra e, gli occhi di tutti su quel meraviglioso quarto posteriore, partì la prima sberla.
Più una carezza o una palpata che uno sculaccione, tanto che Bella quasi non se ne accorse:
‘Geometra, non ci siamo, lei è un boia, non un’amante. Ci metta un po’ di impegno e di cattiveria!’
Sciaff! Stavolta Bella sobbalzò appena.
‘Non ci siamo, geometra. Anche questo non è un colpo valido. Guardi come si fa!’ E mollai uno schiaffone su quei perfetti mappamondi che fece sobbalzare e lanciare uno strillo a Bella.
‘Taci, maiala! E non ti agitare. Se non stai ferma da sola, ti farò stare ferma io inchiodandoti le tette al tavolo!’
Il geometra ci mise un bel po’ di impegno e i due colpi che seguirono furono da manuale.
Anche l’avvocato diede il meglio di se e il culetto di Bella, che piagnucolava sommessamente, cominciò a prendere un bel colorito rosaceo.
Il ragioniere si superò: più che sCULacciate furono 2 sFICacciate; Bella cominciò a piangere senza ritegno cercando di accarezzarsi il culo e la fica là dove le faceva più male agitandosi sul tavolo e cercando di alzarsi. Intervenni:
‘Ferma, brutta troia, o è peggio per te! ‘ dissi mollandole una frustata sul culo ‘ la prossima volta ti inchiodo le tette!’
‘E adesso giudichiamo la nostra puttanella per essersi presa i famosi 4 diti in culo del ragioniere. Useremo le 2 semplici regole dei tribunali medioevali:
L’imputato è colpevole fino a quando, e se, non dimostra la sua innocenza ed è pertanto brutalizzabile.
le dichiarazioni dell’imputato sono valide solo se rilasciate sotto tortura.
Io farò il giudice, sono disponibili i ruoli di carceriere interrogante, boia applicatore della sentenza e carceriere sorvegliante della compostezza della colpevolissima maiala durante l’udienza. Le cariche verranno assegnate tramite asta’.
L’avvocato, grazie al suo gonfio portafoglio, si aggiudicò l’ambito ruolo di carceriere torturatore, il ragioniere quello del sorvegliante e il geometra quello di boia.
Avere un’officina presenta qualche vantaggio: avevo acquistato svariati plug di misura large da adoprare per il culo di Bella (fargli il culo va bene, ma se glielo rovinavo, dopo non avrei più potuto usarlo e abusarlo), ad uno avevo aggiunto una bella coda di volpe scovata in un vecchio baule di mia zia, ad un altro un frustino da cavalli, un terzo era adornato con un boa di piume di struzzo (sempre dal baule di mia zia), tre li avevo avvitati su altrettante vecchie sedie di legno, altri erano in un cassetto in attesa di idee arrapanti. Avevo inoltre modificato delle pinze per usarle sui capezzoli della porcona: potevi stringere quanto volevi, ma, per la stessa ragione del culo (sciupacchiare si, distruggere no), restava sempre mezzo centimetro di spazio. Per il processo decisi di portare le tre sedie: il primo plug lo cosparsi di vasellina, il secondo lo lasciai nature, il terzo era l’apoteosi del sadismo e della cattiveria: ci avevo messo sopra un preservativo che avevo cosparso di vinavil e di fine sabbia di mare. Solo a pensare al culo di Bella sbarrato e irritato da quel coso raspante dentro ‘. Avevo costruito anche una simpaticissima gogna che avrebbe bloccato Bella con il culo e la fica all’aria e modificato un’altra pinza in modo da poter stringere degli anelli a mo’ di pearcing. Fica e tette erano già nelle mie idee.

Seduto sullo scranno da giudice (un’alta poltrona una volta appartenuta ad una mia anziana zia), osservavo il carceriere che trascinava per i capelli la riluttante imputata (Bella cominciava veramente a preoccuparsi, nonostante il suo masochismo, di quello che avrebbe dovuto soffrire).
‘Imputata, lei è accusata di essersi impossessata della mano del nostro ragioniere e di essersi infilata ben 4 delle sue dita in culo. Mi dica, vi era compreso il pollice o no?’
‘Ma veramente ‘.’ Bella fu interrotta dall’avvocato nel suo ruolo di carceriere: ‘Vostro Onore, le risposte dell’imputata non sono valide se non ottenute sotto tortura’ ‘Giusto. Carceriere sorvegliante, tolga la camicetta e il reggiseno all’imputata e le faccia appoggiare le tette sullo schienale di quella sedia’.
Il geometra, con una cattiveria degna di un vero tribunale medioevale, strappò camicetta e reggiseno a Bella. Sussurrai: ‘Geometra, sa che dovrà ampiamente ripagare quello che ha stracciato?’ Il geometra annuì vagamente, ma era talmente allupato alla vista di quelle splendide tette che una minaccia pecuniaria non poteva scuoterlo neanche un po’.
In brevissimo tempo Bella si trovò legata alla sedia con le tette sullo schienale:
‘Che le tette della maiala siano colpite da nerbate intervallate ogni 10 secondi in modo che io possa interrogarla’. Nell’improvvisata aula si scatenò una cruente rissa fra l’avvocato, il geometra e il ragioniere per decidere chi doveva frustare l’imputata ed io fui costretto ad intervenire: ‘Carcerieri, un po’ di serietà nel vostro lavoro. Che venga data una nerbata a testa da ognuno di voi’: Altra rissa per chi sarebbe stato il primo. ‘Cominci l’avvocato, poi il geometra ed infine il ragioniere, e così via fino al termine del primo interrogatorio’. ‘Ricominciamo. Dimmi Bella ‘ un forte SCIACC accompagnato da un breve lamento segnò l’inizio dell’interrogatorio ‘ ti eri ficcata anche il pollice del ragioniere in culo o no?’
‘Vostro Onore ‘ sciacc ‘ ahia, cazzo! Non lo so proprio, so solo che mi faceva un male cane nonostante il mio culo, come ben sa, sia ben abituato ‘ sciacc ‘ ahia, cazzo, mi fai male! a prendere di tutto e talvolta anche di più’. ‘Si sospendano le nerbate, l’imputata dimostra uno scarso rispetto per la corte a causa delle parolacce che pronuncia. Sia bloccata alla gogna!’ Sei mani estremamente volenterose cominciarono più ad accarezzarla e a smanacciarla che a bloccarla sulla gogna ed io fui costretto a richiamare i miei ‘sgherri’ al dovere: ‘Ragioniere, avvocato, togliete quelle dita da dentro il culo di Bella, geometra la smetta di strizzarle le tette’. Finalmente Bella fu bloccata sulla gogna che consisteva semplicemente in un cavalletto che la costringeva a 90 gradi con le gambe larghe e le mani ben legate. Le labbra e il culo erano alla giusta altezza, pronte per essere violate, le tette orgogliosamente esposte. Bella brontolava e mugugnava un po’ preoccupate ‘Geometra, faccia stare zitta l’imputata!’ ‘E come?’ ‘Le metta qualcosa in bocca!, mi pare logico’. Il geometra si guardava intorno alla disperata ricerca di qualcosa per far tacere Bella ‘. ‘Geometra, lo è o ci fa? Devo farle un disegnino? Le metta qualcosa in bocca, la prima cosa che si trova fra le mani ‘.’ Finalmente il geometra capì e infilò in gola a Bella una quindicina, forse più, centimetri di cazzo.
Bella non amava affatto prenderlo in bocca e cercò di sputacchiare quel cazzo che la costringeva al silenzio. ‘Avvocato, dia qualche nerbata sul culo dell’imputata per convincerla a stare ferma!’ Il bel culo di Bella, già segnato dalla frustata che le avevo dato durante il pokerino, si agitò per i primi due colpi, poi rimase immobile. Che spettacolo quel culo così esposto segnato dal frustino! ‘.
‘Bene, ricominciamo l’interrogatorio. Avvocato, tolga quel pollicione dal buco del culo della troia e ci infili quella coda di volpe dopo averlo un po’ vasellinato. Ma non esageri, mi raccomando.’ Io intendevo di non esagerare con la forza per inserire la coda, l’avvocato capì di non esagerare con la vasellina e il risultato fu di una violenza inaudita. Bella lanciò un urlo altissimo di dolore e il geometra salvò per un pelo, con un goffo balzo indietro, il suo povero uccellone dalla bocca che si richiudeva con forza dopo l’urlo. Bianca, piangente, cominciò a borbottare: ‘Mi piace, oh se mi piace, ma cazzo se brucia! Che era?’ ‘Non ti preoccupare, questo è solo l’inizio, e poi non hai diritto di chiedere cosa succede al tuo culo o a qualsiasi altra parte del tuo corpo. Anzi, bendatela, così non saprà mai cosa l’aspetta’. ‘No, no, pietà ‘ Mi piace prenderlo in culo e soffrire, ma così sarò troppo esposta, potreste farmi di tutto ‘ ‘ ‘Tranquilla che ti faremo di tutto, ma ora verrai punita anche per esserti lamentata’

Bendammo la maiala mollandole qualche frustata per non farla protestare troppo: ‘Bene, io ho voglia di incularmela ‘ – venni interrotto da un coro dissonante di anche io, si si, l’era l’ora ‘ ma prima facciamo in modo di non poter sbagliare buco ‘. ‘ Presi una spara punti di quelle da cartone (per capirsi: questa è una normale sparapunti http://www.xhamster.com/movies/315431/queensnake.net_-_sealed_part_2.html
quelle da cartone invece penetrano per mezzo centimetro e poi piegano il punto), mi posi all’altezza della fica, le tolsi brutalmente ‘la coda’ dall’allargato buco del culo e ‘ . STAMP. Un urlo altissimo seguito da un ululato mi fece capire che la troia non aveva gradito molto ‘Piantala, stupida, cretina e maiala. Sei te che non vuoi niente nella fica. E’ così che mi ringrazi?’. Proseguii con grande attenzione senza farmi distrarre dai pianti di Bella e pochi minuti dopo la fica della puttana si presentava ben decorata da una quindicina di punti molto vicini che non avrebbero permesso l’intrusione neanche a un mignolo, e a maggior ragione a un cazzo, sia pur di misura ridotta come quelli dei tre partecipanti alla futura orgia. Bianca continuava a piangere e a urlare ‘Mi piace soffrire, ma così mi rovinate!’ ‘Visto che non stai ferma, quello che ti farò ora sarà solo colpa tua!’ A quella minaccia la porcona tacque sostituendo gli urli ad un monotono piagnucolio, ma non mi feci intenerire e, presa la pinza per gli anelli, provvidi a ferrarla piantandogli un anello per tetta e legando poi un cordino di pelle colorata ad ogni anello.
Bianca non urlava quasi più, anche perché nel frattempo i tre si davano il cambio ad incularla e per lei il dolore doveva essere tremendo: ad ogni colpo di cazzo i punti appena messi tendevano a tirare e a strappare.
‘Levatela dalla gogna, ma prima rimettetele la coda, -ordinai ‘ vediamo come si presenta’ Il carceriere torturatore (l’avvocato) provvide.
In piedi, vestita della sola gonnellina arrotolata in vita, i cordini di pelle ciondolanti dagli anelli, le tette segnate dalle frustate, la fica gonfia con i punti ben in evidenza, il culo rosso per le sculacciate, la schiena e il culo ugualmente solcati dal frustino, la lunga coda rossa che le usciva dal culo ‘. Non avevo mai visto una cosa così bella.
Presi i cordini e mi trascinai dietro l’imputata:
‘La corte si aggiorna affinchè il giudice possa interrogare la troia in separata sede. E saggiare la resistenza del culo, ovviamente. Ci vediamo venerdì prossimo, stessa ora e ‘. Venite ben provvisti di euro!’
Mentre i tre uscivano portai una Bella piangente in camera ‘Allora, Bella, ti è piaciuto?’ ‘Oh, sì, tanto, ma mi avete fatto tanto male’ ‘Non è quello che cercavi? Tranquilla non è ancora finita.- presi un paio di tronchesine – Sdraiati sulla schiena e mettiti a cosce larghe: dobbiamo togliere i punti dalla fica’ ‘Ma gli anelli alle tette me li lasci, vero? Mi fanno un male boia, ma quando mi tiri con i cordini mi sento una schiava e mi piace un sacco, e, per favore, prima di levarmi i punti dalla fica, inculami un pochino. E poi ti volevo chiedere: perché fra una settimana e non domani?’.
Cominciai a incularmela a secco e fra un colpo e l’altro spiegavo: ‘Se lo facciamo tutti i giorni, fra una settimana avrai un culo talmente largo da farci passare un treno e non sentirai più alcun dolore, inoltre devi far guarire le frustate, altrimenti sembrerai carne trita’.
Fu una lunga nottata fra momenti di dolcezza mentre le passavo pomate su pomate sulle frustate, di pianti e di goduria mentre me la inculavo fra una pomatina e l’altra, verso l’alba vi furono altri momenti di divertimento e lacrime mentre le toglievo con le tenaglie i punti.
La mattina dopo andammo a metterle i piercing alla fica: scelsi una ventina di anellini, facilmente rimovibili, ognuno dei quali stringeva ambedue le grandi labbra. Cercavo di stare molto attento a non sciupare troppo e troppo alla svelta quello splendido puttanone che mi era capitato fra le mani, ma, nonostante i miei buoni propositi Bella, pur se ancora dolorante, voleva a tutti i costi continuare a farsi torturare. Cominciai allora una serie di sadici giochini: in casa doveva tenere per forza in culo il plug con il boa di piume di struzzo che, essendo molto lungo, strusciava in terra. Io mi divertivo a tirarglielo via e, ogni volta che il plug le veniva dolorosamente strappato dal culo, la punivo con sonore sculacciate, poi me la inculavo e glielo rischioccavo nel buco del culo con forza e dolorosamente a secco.
Quando usciva doveva tenersi in culo quello con la coda di volpe ed era buffissimo come cercava di non farlo vedere alla gente per strada, ma da sotto la mini appariva chiaramente. Camminava sempre, come un marinaio, a gambe larghe e negli occhi le brillava costantemente una lacrima di dolore, ma non demordeva. Quello incazzato ero io: a furia di infilare e togliere quei falsi cazzi, ora quando me la inculavo io non piagnucolava più, aveva il culo talmente slargato da non sentirmi quasi.
‘Bella, sai che venerdì passeremo un’altra seratina in compagnia, comincia a pensare che ti ricucirò la fica e comincia anche a tremare perché questa volta sarò più cattivo’. Lei cominciò a piangere disperata: ‘No, no ti prego! Non rifarmi quello ‘ fa veramente troppo male e poi quando mi inculate, perché tanto lo so che mi inculerete, mi sento strappare la fica e quel dolore lì è veramente insopportabile’ ‘Taci, troia, ti ho già detto che ti faremo di tutto e di più. So che alcune cose ti piacciono un sacco, altre un po’ meno, ma io e i miei amici ti tortureremo per sollazzarci noi, non per far godere te!. E ora vestiti che usciamo a comprare alcune cosine per venerdì’.
Sapevo che Bella si vergognava (e si eccitava) a morte quando la costringevo a girare mezza nuda, ma era proprio questa sua vergogna che eccitava me e quando vidi che, con la coda di volpe in culo, si stava mettendo una gonna normale per nasconderla, presi un frustino e le detti svariati colpi sulle cosce: ‘Puttana,quando esci con me ti devi mettere in mini, tacchi e autoreggenti, lo sai bene. E visto che tendi a disobbedire, ti metterai quella cortissima, la magliettina trasparente e niente reggiseno’. ‘Non posso, mi vergogno. Tutti vedranno che ho qualcosa nel culo ” Ma pur piangendo si mise una mini inguinale, e, vestita, anzi svestita, come le avevo ordinato, gli occhioni bassi e lacrimosi, si mise a ruotare davanti a me. Sopra le autoreggenti si vedevano benissimo le striature dalle ultime frustate, la coda, che svettava orgogliosa sembrava vera e rialzava ulteriormente la già microscopica mini mostrando i segni delle vecchie frustate. ‘Sì, può andare, sei proprio una puttanona, ma manca ancora una cosa’ E così dicendo le mollai una frustata sulle tette. Adesso, con quel segno di frusta appena sopra i capezzoli inanellati, era proprio perfetta. Le feci indossare un cappottino (non sia mai che qualche parruccone chiami la buoncostume) e uscimmo per fare spese.
Avevo deciso di andare in una città vicina dove non ci conosceva nessuno, ma dopo 10 minuti Bella cominciò ad agitarsi sul sedile: ‘che ti succede?’ ‘Questo coso mi fa bruciare il culo’ ‘Peccato perché io te lo fo tenere perché ti faccia male, non per procurarti solo un po’ di bruciore. Visto che ti lamenti, apri il cappotto, allarga le cosce e tira su la mini’ ‘ma tutti mi vedranno le tette e la fica’ ‘Brava, lo scopo è proprio quello’ Bella, pur continuando a piagnucolare, obbedì. Ad un semaforo ci si affiancò un motociclista che, chiaramente, non credeva alla propria fortuna. Al semaforo dopo i motociclisti erano quattro, in fondo al viale avevamo una scorta di moto più numerosa di quella del presidente; ‘Bella, prendimi una gomma dalla giacca che è sul sedile di dietro’ ‘Ma dovrò girarmi, mettermi in ginocchio sul sedile e quei motociclisti vedranno che ho una coda piantata nel culo!’ ‘Bella, non farmi ripetere gli ordini: fai quello che ti ho detto, altrimenti mi fermo, ti lego ad un albero, ti riempio di frustate, vado via e torno fra un paio d’ore. E, sì, lo scopo è proprio quello, far vedere il tuo culo’. Bella, pur vergognandosi oltre ogni dire, cessò ogni recriminazione, si mise in ginocchio sul sedile ravanando per cercare le gomme che, ovviamente, non c’erano. A quella vista i motociclisti impazzirono e per un attimo temetti che il culo di Bella provocasse un incidente. Cosa che, per fortuna, non fu. Al semaforo successivo un motociclista si fermò dal lato guida e: ‘Salve, che fai di bello?’ ‘Sto cercando un posto tranquillo per ben addestrare questa troietta’ Il tipo mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite: ‘Seguici’.
Bella continuava a ravanare sul sedile di dietro: ‘Ora ti farò inculare da una decina di loro, che dici, sei contenta?’ Mi guardò con gli occhi che brillavano. ‘Una decina di cazzi in culo uno dietro l’altro? Che bello! Spero che siano più di dieci e che qualcuno voglia fare il bis! Sicuramente dopo non potrò sedermi per un paio di giorni. Fingerò di non volere, piangerò e urlerò, ma mi farai frustare anche un pochino, vero caro?’ Splendida la mia troietta.
Seguii i motociclisti fino ad una radura sull’argine di un torrente ove erano montate delle tende, scesi dalla macchina e bloccai Bella che voleva cominciare subito a dare via il culo. Le ordinai di ricomporsi e di aspettare buona ferma e zitta. Obbedì solo perché la minacciai di rimettere in moto ed andare via. Erano 18 con 10 moto, tutti ragazzoni sulla ventina e poco più, mi si fecero intorno: ‘Dovete sapere che la troietta è in via di addestramento e quindi urlerà e piangerà, ma non dovrete preoccuparvi. Potrete metterglielo solo in culo o in bocca, e, per sua e vostra protezione, solo col preservativo. I preservativi ve li vendo io a 10 euro l’uno che mi sembra un prezzo fin troppo onesto’
Vendetti subito 40 preservativi (in macchina ne avevo quasi un centinaio), mi diressi alla macchina strizzando l’occhio a Bella e sussurrandole: ’40 preservativi, 40 inculate, le reggerai?’ ’40 sole? Peccato speravo di più’ Bella cominciò la recita scalciando, urlando e piangendo. Io l’agguantai per i capelli e per i cordini legati agli anelli fissati alle tette, la trascinai fuori dall’auto e la buttai sul mucchio di materassini che i volenterosi ragazzi avevano preparato per lei: ‘è tutta vostra!’
In un attimo Bella è nuda e resta lì, bellissima, a farsi ammirare, ma la foia dei ragazzi è tanta, uno agguanta la coda e gliela strappa dal buco del culo con uno schiocco sonoro, un altro la prende per i cordini e la costringe ad inginocchiarsi sui materassini. Subito decine di mani volenterose la bloccano a pecorina, altre mani le strizzano i capezzoli o si intrufolano nel suo culo. Lei urla, sbraita, piange e cerca di scalciare, ma già uno glielo sbatte in culo, un altro le forza la bocca e per un paio di ore è un continuo avvicendarsi di cazzi con particolare interesse per il culo. Io sono già a quota 60 preservativi e comincio a pensare che, forse, i cento che ho non basteranno. Poco male, in caso qualcuno farà una corsa alla farmacia più vicina per comprarne altri, per il culo di Bella non sono per niente preoccupato: per ora si è già pappata una cinquantina di inculate, ma i ragazzi continuano a darsi il cambio dietro di lei. Mi sembra che siano addirittura aumentati. Mi ricordo solo ora che le avevo promesso di farla frustare. Chiamo un paio di ragazzi e li incarico di cercare dell’ortica bella alta e una canna possibilmente di bambù. Tornano quasi subito con degli splendidi mazzi di ortiche e svariati frustini di canna. Mi avvicino agli inculatori e chiedo loro un momento di tregua: è sicuramente il caso di portare una bibita a Bella per dissetarla e darle un attimo di tregua. Si levano alti mugugni perché alcuni, grazie ad un veloce passaparola, sono appena arrivati e ancora non se la sono inculata: in effetti i ragazzi in fila dietro al culo di Bella sono ora una trentina e mi rendo conto che molti se la stanno inculando gratis. Il culo della maiala, a causa della cinquantina di inculate, è uno spettacolo e somiglia vagamente all’urlo di Munch. Le chiedo se va tutto bene e se è soddisfatta del trattamento: ‘Brucia, duole, fa male, brucia, brucia maledettamente, ma altri 4 o 5 me li farei volentieri’. ’40 o 50 vorrai dire, se l’afflusso di visitatori al tuo culo continua con lo stesso ritmo, fra un po’ arriveranno voli charter dalla Norvegia!’ ‘Ma sei scemo! Non ce la farò mai!’ E ricomincia a piangere. ‘Certo che ce la farai anche perché non hai altra scelta. E ora ti frusto un po’ per insegnarti a smettere di protestare sempre. Ragazzi, venite a tenere ferma la troia! Si è permessa di protestare, quindi per insegnarle che non deve mai dirmi di no, ora la frustiamo un po’. Purtroppo, e ne sono dispiaciuto per lei, non ho il suo frustino preferito ma solo delle canne. Non sono molto resistenti, tendono a disfarsi dopo una decina di colpi,ma ce ne sono tante ‘ Cominciamo con un paio, vedremo poi se saranno sufficienti. Tenetela’. Bianca ricomincia a scalciare, piangere e urlare e stavolta sento una nota di vero terrore nelle sue grida: in fin dei conti la capisco, pensare ad altri 50 cazzi da prendere in culo spaventerebbe chiunque, anche una con un culo rotto e ben slargato come il suo.
‘Ragazzi, contate i colpi!’ Al dieci la canna si sfalda, osservo attentamente il culo e le cosce striate e decido per un’altra canna. Al 20 anche la seconda canna è distrutta e anche la schiena è ben rigata. Bella piange e implora: ‘Basta . . . . . basta, pietà ‘ Non aspettavo altro: ‘Non ti puoi e non ti devi ribellare. Meriti un’altra punizione, e questa da bendata.’ Misi in mano una pomata lenitiva ad un ragazzo per spalmarle sulle frustate, non certo per bontà verso di lei, ma solo per farla guarire velocemente e poterla rifrustare presto e mentre quello la smanacciava allegramente, mi allontanai dalla portata del suo udito e vendetti 20 mazzi di ortica ad altrettanti ragazzi, poi, in un silenzio assoluto, tornai da Bella. ‘Fatela alzare e togliete i materassi’. Lei piangeva sommessamente, mi impossessai dei cordini e con un’altra canna la sollecitai a correre in uno stretto cerchio, come si fa con i cavalli. Chiamai con un cenno i 20 ragazzi che si disposero in silenzio ai margini del cerchio, Bella, ben bendata, era chiaramente spaventata da tutto quel silenzio e si limitava a trotterellare singhiozzando di quando in quando. ‘VIA, ora!’ Le frustate con le ortiche non lasciano particolari segni sulla pelle, ma a giudicare dagli altissimi urli di dolore della troietta dovevano fare veramente male:

‘Stronzi, così no! Basta! Questo non mi piace! Brucia e basta! ‘ e intanto saltellava ora su un piede ora su un altro continuando a trotterellare in cerchio e tentando di proteggersi con le mani le tette e la fica ‘ Basta, carogne! Così non ci giuoco più!’.
Lasciai i cordini e la canna nelle mani del ragazzo che aveva promesso di andare in città a comprare altri preservativi avvertendolo che se, per eccesso di impegno, le avesse strappato un capezzolo, io poi gli avrei strappato le palle. Mi misi all’ombra di un albero e mi accesi una luchi strike (spero che su i racconti di Milù si possa scherzare sul fumo. Pensate che un mio amico fumava Marlboro-oro. Io avrei voluto fumare le Muratti-atti!) e mi resi conto di avere finalmente in mano la mia adorata maialina. Minacciarla e farle subire punizioni corporali la faceva solo godere, ma minacciarla di frustate con l’ortica? L’idea era interessante e la volli mettere subito alla prova. Mi avvicinai a Bella interrompendo l’ordalia e le sussurrai in un orecchio: ‘Smettila di urlare o le prossime due ore, invece di passarle a prendertelo nel culo, che ti piace, le passerai a prendere frustate con l’ortica sulle tette e sulla fica, che NON ti piace. Sarai comunque punita per il casino che hai fatto fino ad ora’. Subito Bella si quietò e riprese, sotto le frustate con l’ortica, a piangere, urlare, trotterellare e saltellare, ma non insultava più nessuno. Evidentemente l’idea funzionava: avevo finalmente in mano il modo di dominarla veramente.
Quando i mazzi di ortica si consumarono sulla sua pelle e nelle mani dei torturatori non rimase più niente, ripresi i cordini in mano, spedii il ragazzo a comprare un altro centinaio di preservativi e, con la mia voce più cattiva, dissi a Bella: ‘Ora, per la prima volta, sarai veramente punita. E sono sicuro che non ti piacerà’. Feci rimettere i materassini e ci adagiai sopra Bella di schiena, poi sotto il culo ce ne misi altri in modo da renderle la fica completamente esposta, indicai ai ragazzi di bloccarla a cosce spalancate e presi l’ultimo mazzo di ortica. Bella sicuramente pensava che la punizione consistesse nel prenderlo in culo stando in quella posizione e la cosa, sicuramente, non le dispiaceva. Come ci sarebbe rimasta male, povera piccola puttanella!
Se schiacci l’ortica con forza l’ortica non è urticante, se la sfiori appena invece ‘ (non chiedetemi il perché, non lo so ma è così come potrà ben confermarvi un qualsivoglia abitante del contado, non so neanche per quale sicuramente logica ragione il migliore e più facilmente fruibile modo per far passare il bruciore procurato dall’ortica è quello di strusciare energicamente la parte colpita con il gambo rosso, così l’ho sentita chiamare sulle montagne pistoiesi, una piantina che cresce accanto ai muri e all’ortica, quella con il gambo rossastro e le foglioline che restano attaccate ai vestiti, nome scientifico parietaria).
In silenzio mi avvicinai e le passai l’ortica sulla fica. Lanciò un solo altissimo urlo, cominciò a tremare e a sussurrare ‘pietà, pietà, pietà, farò tutto quello che vuoi, pietà’ Esultavo: ‘finalmente ti ho davvero fra le mie mani ‘ e intanto le strusciavo l’ortica sulle tette ‘ finalmente se disubbidirai sarà perché ti ho portata al limite e non perché ti piace essere punita’. Tormentai Bella con l’ortica per una decina di minuti, lei restava immobile e continuava a chiedere pietà con un fil di voce. ‘ Tenetela così e ricominciate pure ad incularvela’. Per eliminare i portoghesi non paganti, mi misi a vendere i preservativi uno ad uno restando accanto a lei. Il culo di Bella cominciava a non tenere più già quando aprii il quarto pacco da 50, vedere entrare ed uscire quei cazzi di tutte le dimensioni da quel culo meraviglioso, mi eccitò oltre ogni dire, e anche io me la inculai. Senza preservativo, ovviamente. Gemeva ed era fin troppo slargata.
Al 180mo preservativo venduto, cominciai a pensare di smettere, ma stava arrivando altra gente. Scossi la testa: ‘tanto il culo è suo’, non potevo certo privare quei tanti bravi ragazzi del loro divertimento e mandai il solito motociclista a comprarne altri cento. Mi si avvicinò una bellissima ragazza: ‘Ciao, io sono Elena’ ‘Sembri quasi la gemella di Bella’ ‘Io non sembro la gemella di Bella, SONO una delle sue Gemelle! ‘ mi mostrò un tubetto di pomata ‘ Se fermi un attimo questi inculatori folli, le sistemo un po’ il buco’ ‘Pomatina emolliente?’ ‘No, no, astringente. Il buco del culo di Bella si è troppo slargato e praticamente lei non sente più niente e si sta annoiando’.
Durante la sosta mi si avvicinò uno che mi chiese: ‘Me la fai inculare in contemporanea col mio amico? Paghiamo doppio, 20 a testa’ ‘Aspetta un attimo, ci penso su’.
Guardavo eccitatissimoElena che ‘applicava’ la pomatina a Bella: mentre parlottavano la mano destra di Bionda, abbondantemente unta, entrava e usciva con sonori schiocchi dal culo della troia. Poi la mano uscì e il massaggio continuò a 4 dita, tre, due e alla fine il buchetto di Bella sopportava a malapena un dito. Mandai subito il ragazzo a comprare altri 100 preservativi e me la inculai subito. Fu tutta un’altra cosa: io sentivo il culo che stringeva il mio cazzo, lei partecipava piangendo e godendo: ‘Sì, così, spaccami. Sono la tua troia, spaccami tutta!. E oltre ad essere la tua troia sono anche la cagna di tutti. Spaccatemi, violentatemi!’.
Dopo aver passato la metà del quinto pacco, il culo di Bella era ritornato alla anormalità, nonostante Bionda lo impomatasse abbondantemente ogni 2 o 3 inculate, quel culo slabbrato non reggeva più. D’accordo con Elena decidemmo di finire alla grande raggiungendo il record di 250 inculate consecutive facendole subire le ultime 5 doppie. Fu un successone, gli applausi si sprecavano e qualcuno arrivò ad offrire 50 euro per un’ulteriore inculata semplice, 300 per una doppia. Aiutai Bella a rialzarsi, la coprii col suo cappotto e mi accorsi che non stava in piedi. Detti un pacchetto da 50 preservativi ad un ragazzo e gli sussurrai: ‘io voglio 1000 euro – poi a voce altissima ‘ Porto via Bella perché non ce la fa più, ma vi lascio per chiudere la serata e solo per poco, Elena la cagna, vedrete che è anche meglio di Bella’.
In un attimo Elena era nuda e a pecorina e si stava prendendo i primi 2 cazzi in contemporanea.
Presi Bella in braccio per portarla alla macchina: ‘Lasciami, ne voglio ancora, voglio ancora cazzi nel culo. Sì, SI’. SIIIIIII. Ne voglio 2 alla volta, rompetemi ancora e ancora ‘.’ ‘Zitta o prendo ancora l’ortica. Ora te ne stai buona buona in macchina per un po’, e guai a te se provi a papparti un altro cazzo, fosse anche piccino piccino!’. Appena sentì parlare di ortica, Bella ammutolì, si stese comodamente sul sedile di dietro e in meno di 10 secondi si addormentò.
Lasciata Bella in macchina, tornai a vedere, forse anche un po’ preoccupato, come se la cavava Elena.
Se la cavava alla grande, da gran porcona: se ne stava a quattro zampe come una cagna, controllava gli incassi e metteva addirittura all’asta i suoi buchi; proprio mentre stavo arrivando discuteva il prezzo di un’ammucchiata a 5: ‘Quello in bocca senza preservativo, 50 euro, le 2 seghe 30 l’uno, gli altri 2 col preservativo, la fica a 150 e il culo a 200. Nessuno offre di più? Pensateci, e quando vi ricapita? Queste sono cose di cui potrete vantarvi per i prossimi 50 anni! Pensateci,se uno offre 300 euro, me lo mette in culo per solo 6 euro l’anno!”
Cazzo, la bimba! Consumato l’ultimo dei 50 preservativi, rissò un attimo con il tipo che gestiva gli incassi trattando sul suo spettante, mi porse 2 banconote da 500 bofonchiando ‘la tua parte’, avvolse il resto delle banconote in forma cilindrica e se le cacciò nella fica. Gesto forse non molto distinto, ma d’altra parte era nuda, l’unica alternativa era cacciarsele nel culo!
Montò in macchina senza neanche tentare di rivestirsi. Le luci dei viali scorrevano su quelle tette marmoree, i capezzoli ritti e turgidi svettavano orgogliosi,sopra alla fica aveva un lungo ciuffo biondo perfettamente curato. ‘Perché ti tingi i capelli di nero?’ ‘Mi piace distinguermi dalle altre mie gemelle!’ TRE! 3 gemelline di fuoco! Mi sembrava un sogno. Bella l’ho già conquistata, con Elena sono a buon punto ‘ (Il mio cazzo ebbe una così violenta erezione da andare a intrecciarsi col volante, poi anche lui capì che non sarei mai riuscito a gestire tre fiche così splendide e assatanate e ricadde con un tonfo sfondando la carrozzeria). Ma chi cazzo voglio prendere di pe’ i’ culo, me stesso?. Sto, forse, gestendo a malapena Bella, ora è arrivata Elena e già penso alla terza! Mah, posso sempre sognare alla grande, perché no? ‘Proprio di economia te non ci capisci un cazzo, vero? Ho tirato più su io in mezz’ora con soli 50 preservativi che te in un pomeriggio intero e con 250 preservativi. Svendere così il culo di Bella! Vergognati! Va bene che lei è stata felice ‘.. BLA BLA BLA’ Decisi di farla tacere, così gli tirai giù la testa e gli infilai il cazzo fino alla gola. Funzionò, non so se era perché la cosa le piaceva o se aveva solo finito gli argomenti, ma la cosa funzionò ed alfine tacque.
Sotto casa, prima di scendere dall’auto, la obbligai a rivestirsi ‘Non voglio che il portiere o qualche condomino ti veda girare nuda. Magari stasera stessa il portiere ti tromberà e t’inculerà, ma questo è un condominio di bacchettoni, l’unica cosa che conta è l’apparenza, non la sostanza. Prendemmo Bella che continuava a dire di volere altri cazzi e, un po’ sostenendola e un po’ spingendola, entrammo nell’edificio. Ovviamente Gerpongo, il portiere, schizzò fuori dalla guardiola e venne a farsi un po’ di cazzi altrui ‘Buonasera signori, già di ritorno?’ ‘Buonasera Gerpongo. La signorina Bella già la conosci, lei è Elena, sua sorella. Starà un po’ con noi ‘.’ ‘Piacere signorina’ ‘Piacere Gerpongo, mi chiamo Elena la cagna’ ‘Signorina La Cagna …’ Elena si sporse dall’ascensore: ‘ Non hai capito: cagna di fatto, non di nome!’ Morivo dalle risate e mi immaginavo la faccia di Gerpongo: doveva avere un’espressione simile a quella che avevo io quando, poco tempo fa, ricevetti una simpatica mail. Gerpongo sapeva del pokerino del venerdì e, conoscendolo, mi aspettai visite da uno dei tre partecipanti, se non addirittura tutti e tre insieme.
Intanto Elena e Bella erano infilate nella iacuzzi e stavano limonando che era un piacere: si insaponavano l’un l’altra tette e culo, qualche ditino vagava curioso e si stavano baciando con trasporto. ‘Che fai, non vieni con noi?’ Mi si bloccò il cuore, me lo sentivo: quelle due mi avrebbero ucciso! Ma che bella morte! Non capivo più niente, stavo per entrare in vasca vestito, ma per fortuna Elena mi bloccò: ‘ E se ti levassi almeno le scarpe?’. Ritornai parzialmente in me, mi spogliai e mi tuffai a pesce su tutto quel popo’ di bendiddio. Cominciai a palpare, smanacciare e inzuppare il biscottino. Ero indeciso come un bambino con troppi giocattoli: mi piaceva di più infilarlo nel culo di Bella o in quello di Elena? E di chi erano le tette più slinguabili e rollabili? E i baci migliori? Chi me lo leccava meglio?.
Il campanello trillò e Elena, vestita solo di quel ciuffetto biondo, corse ad aprire: la inseguimmo sia io che Bella, ma prima che arrivassimo nell’ingresso, aveva già aperto e un eccitatissimo Gerpongo con in mano 2 rose rubate, con vero sprezzo del pericolo, dal giardino della Sora Gertrude (la Sora Gertrude è famosa nelle vicinanze per gli insulti, gli inseguimenti e le matterellate che mena sulle spalle e sui capoccioni di quelli che osano rubarle le rose) stava balbettando: ‘Due be .. belle rose per 2 be .. belle donne’. L’arrivo di Bella, anch’essa nuda, fece ulteriormente alzare l’afflusso del sangue in un ben preciso organo di Gerpongo. Elena fece un balzo indietro: la punta dell’uccello dell’uomo spuntava dalla camicia sbottonata, ma la meraviglia durò un solo secondo: ‘FERMI tutti: Gerpongo è mio, tutto mio e solo mio! Prima, da brava cagnetta, me lo lappo tutto, e poi da brava fanciulla un po’ troia, me lo infilo dappertutto!’ . Bella, una volta resasi conto delle dimensioni dell’oggetto, cominciò a sbattere gli occhioni e a leccarsi le labbra: ‘Eh, no! Da brave sorelline ce lo dividiamo, ci mettiamo a pecorina e ci facciamo un’inzuppata per uno’ Elena piagnucolò: ‘ma l’ho visto prima io!’ ‘Ma ti rendi conto: prima spacca il culo a te, poi lo ritira fuori tutto e spacca il culo a me, lo ritira fuori e verga a rispaccare il culo a te. Perché non facciamo il giochino e vediamo quante volte ci spacca il culo prima che gli bruci troppo?’. ‘Va bene, ma prima me lo lecco e me lo inghiotto tutto!’ Gerpongo non stava nella pelle: fino a quel giorno si era potuto fare solo delle seghe a due mani perché neanche la troia più navigata aveva voluto provare a prendere quel cazzo smisurato di 40 cm con un diametro pari a due polsi. La cagna se lo leccò a lungo, gli occhi brillanti di goduria. Provò anche ad inghiottirlo, ma rinunciò prima di slogarsi le mascelle, inoltre Gerpongo accusava un forte dolore a causa dei dentini. Più preoccupata di sciupare quel cazzo monumentale che di slogarsi la mascella, Elena poggiò il pancino sul tavolo e incitò Gerpongo a buttarglielo in culo: ‘Bella, preoccupati che non glielo sciupi, pomatina astringente per il mio culo e lenitiva per il suo cazzo! DAI, Gerpongo, datti da fare!’ Intervenni io: ‘Fermi tutti! Prima in culo ve lo metto io, altrimenti dopo ‘. E poi andiamo in sala musica che è insonorizzata, se ve lo sbatto in culo io non urlerete sicuramente troppo, ma quando toccherà a lui ,,, ‘ Anche Bella andò ad appoggiare il pancino sul tavolo e per me furono 20 minuti di goduria: dentro di qua, fuori, dentro di là, fuori ‘. In effetti dopo un po’ avevo il cazzo irritato, i loro culetti invece erano ancora come nuovi.
Passammo in sala musica e fui costretto a impugnare una canna di bambù e a frustare fortemente sul culo Elena perché si era subito gettata a cosce larghe su Gerpongo tentando di infilarsi quel cazzo mostruoso nella fica, la legai ad un tavolo e ordinai a Bella di andare a chiamare l’avvocato al piano di sotto invitandolo per una festa in maschera, nel frattempo io avrei telefonato al geometra e al ragioniere. ‘Bella, non puoi uscire nuda, mettiti qualcosa’. Sbuffando, obbedì. Non avevo fatto in tempo a riattaccare che i tre erano alla porta sventolando mazzette da 100 euro. ‘Non ci siamo capiti: ho detto festa in maschera, e voi da cosa siete mascherati, da vecchi porci?’ Nonostante le loro proteste, li buttai fuori e, non vedendo più Bella, mi recai alla sala musica. Da dietro la porta semichiusa provenivano gemiti ed urletti, aprii piano piano e vidi le manine di Elena che guidavano quel cazzo mostruoso dentro al culo di Bella.
Sembrava impossibile, ma il culo di Bella si slargava oltre ogni misura e lentamente quell’orrendo batacchio si stava facendo largo nel suo culetto, già erano scomparsi almeno 30 cm di cazzo quando Elena disse: ‘Basta, puttana, non ne puoi prendere di più. Forse alla seconda passata, ora che hai il culo abbondantemente slargato, riuscirai a farti sfondare del tutto. Ora tocca a me’ E detto questo spinse via Bella senza tanti complimenti, si mise al posto suo e cominciò a farsi slargare.
La capacità di godere nel dolore di quelle due cagnette e la fame di sesso, anzi l’ingordigia di sesso, che avevano mi meravigliava oltre ogni dire, ma ‘ non mi potevo certo lamentare!
Al quarto passaggio i loro culi si erano talmente slargati che Gerpongo non faceva assolutamente più nessuno sforzo a spingere il suo batacchio, infatti le due troie si erano messe fianco a fianco sul tavolo e il cazzo mostruoso entrava ora in un culo ora nell’altro con anche qualche visitina alla fica di Elena che Bella non apprezzava: la topa di Elena era così bagnata che lubrificava il cazzone e quando lo stesso si buttava nel culo di Bella scivolava alla grande invece di spaccarla. La folle inculata durò una mezz’oretta ma solo perché il cazzo di Gerpongo cominciava ad assomigliare ad un palo della luce dipinto di rosso.
Suonarono e le due troie, camminando a cosce larghe per il bruciore al culo, andarono ad aprire e subito scoppiarono a ridere: alla porta si era presentato il trio mascherato più sgangherato che avessi mai visto.
Da fare: descrizione costumi pirati. Ma chi se ne frega! Immaginatevi tre vecchietti e vestiteli da pirati sfigati.

‘Visto che oggi è carnevale ‘ via col trucco! Cominciamo a truccare Elena. Prendetela!’ Elena finse di scappare, ma in pochi secondi fu acciuffata dagli assatanatissimi pirati e, con tutti i buchi pieni di diti, si ritrovò ridotta all’impotenza. ‘Ti piace tanto fare la cagna? Forse dopo cambierai opinione. Cominciamo con la toilettatura da barboncina! Tenetela a cosce larghe, miei bravi, è il vostro capitano che ve lo ordina e tenetela forte perché salterà come un grillo!’
Da una borsa colma di attrezzi cominciai a tirare fuori, fingendo indecisione, una piallatrice, un paio di forbici da pota, cacciaviti, tenaglie ‘ Elena cominciò a preoccuparsi all’apparizione dei forbicioni per potare le siepi, a tremare quando tirai fuori un seghetto da pota (quello con i dentini lunghi e cattivi). Alla fine presi una pinzetta a becco lungo e mi avvicinai alla torturanda. Elena tirò un sospirone di sollievo alla vista dell’apparentemente innocuo attrezzo, io mio posi fra le sue cosce spalancate e avvolsi tre peli del suo ciuffetto inguinale al becco della pinza. Poi strappai. L’urlo fu abbastanza lacerante, ma non era niente rispetto a quelli seguenti. Ciuffetto per ciuffetto i peli cadevano in terra e quella depilazione, violenta e dolorosissima, andò avanti per almeno un paio d’ore.
Quando ero stanco mi facevo dare il cambio da uno dei miei pirati, fra uno strappo e l’altro ci divertivamo ad incularla (anche se dopo il passaggio di Gerpongo c’era poco da godere per noi e da sentire per lei ‘) e, già che c’eravamo, a strappare qualche corto pelino sopravvissuto alla lametta dell’estetista e annidato vicinissimo al buco del culo.
Quelli sì che la facevano urlare e saltare come un grillo.
‘ E ora, il guinzaglio! Cara Elena, purtroppo non ho un collarino, vorrà dire che ‘ Tenetela ancora a cosce larghe!’ Presi la mia spara punti dondolandogliela davanti al nasino per farle vedere quello che l’aspettava e, quando vidi brillare lacrime di vero terrore nei suoi occhi, STUMP gli imbullettai le grandi labbra con un punto, quella di destra. Ora dalla fica completamente depilata le pendeva un anello, veramente sexy come piercing artigianale. ‘Facciamo un altro giochino: il guinzaglio domani’.
Non le dissi che avevo sostituito i punti in rame con altri in oro: volevo che questi punti se li tenesse fissi in modo che, tutte le volte che le davano noia o le facevano male, si ricordasse di me.
‘Il giochino delle sedie lo conoscete tutti, vero? Oggi lo facciamo con le nostre due puttanelle ma con una piccola variante – Così dicendo presi una sedia normale e quella sulla quale avevo fissato il grosso plug anale ben invasellinato e andai a porre le sedie in fondo alla sala ‘ al VIA noi cercheremo di ostacolare le cagnette agguantandole per le tette, vincerà quella che si siede per prima, alla perdente, 10 frustate sul culo. D’accordo ciurma?’ E che, si poteva essere contrari?
VIA! Le due partirono di corsa come se avessero il fuoco al culo dribblando e scartando la ciurma e solo il pirata/ragioniere riuscì a prendere una tetta, ma venne trascinato per almeno 10 metri. E poi, l’incredibile, quello che proprio non avrei mai potuto immaginare: le due maiale cominciarono a picchiarsi: tirate di capelli e schiaffi, graffi e morsi sulle tette fino a quando Bella non gettò a terra Elena. A quel punto le affibbiò un bel calcione nel culo e si gettò a sedere velocemente ‘.. SULLA SEDIA CON IL PLUG! Ma le sorprese non erano finite: nella foga della vittoria Bella sbagliò buco e il plug le infilò nella fica sverginandola e strappandole un sacco di piercing insieme a dei pezzetti delle grandi labbra. Sadicamente mi venne da ridere: ora sì che si poteva dire ‘è slabbrata!’.
Ma Bella non rideva: dopo un primo altissimo urlo di dolore non aveva più neanche il fiato per respirare e stava lì, ferma, impalata (effettivamente impalata lo era ‘ ), quasi sul punto di svenire. La presi in collo delicatamente mentre Elena toglieva i pochi pearcing rimasti in modo da non peggiorare la situazione ed io, carezzandola e mormorandole dolci parole, la portai a letto.
‘E’ ovvio che per stasera basta così. Ora, per ricordo della serata, Elena vi venderà i suoi pelini e ve lo spompinerà mentre pagate. Occhio perché se la insultate valutando poco la sua prestazione, potrebbe mordervi! Dopotutto, è o non è una cagna? Siate generosi, se volete tornare!’

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