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Racconti di Dominazione

Storia di Barbara( quinto capitolo )

By 7 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella sera mio marito volle fare all’amore: non ebbi il coraggio di dirgli di no, mi sentivo in colpa e lo accontentai; non provai niente e finsi di godere per fargli piacere, alla fine, solo il pensiero di Matteo che mi prendeva come voleva, riuscì a farmi eccitare, ancora una volta, durante la notte, andai a sfogare i miei pensieri nel bagno.
Quel mio modo di masturbarmi continuamente, era una scoperta per me, di solito ero una donna che s’accontentava di fare all’amore una volta alla settimana, adesso, non mi bastava neanche essere scopata selvaggiamente e poi, amata dolcemente, sentivo il bisogno di esplodere ancora nel silenzio di quella notte, così, chiusi gli occhi e lascia che la mia mano accarezzasse i miei punti erogeni più stimolanti pensando alle frasi di Matteo e a come mi aveva preso quel pomeriggio.
Tornai a letto appagata e nello stesso tempo insoddisfatta: avevo bisogno di quel ragazzo, per quanto tentassi di negarlo, non vedevo l’ora di averlo di nuovo dentro di me, anche se questo avrebbe significato sofferenza.
Lo volevo con tutta me stessa.
Quella notte non presi sonno, immaginai mille volte come sarebbe stato prenderlo dietro, avevo parlato con tante mie amiche, le quali, avevano raccontato storie diverse, sul dolore sicuro e, sul poco probabile piacere, mi rassegnai ad aspettare, sapendo che l’unico modo per sapere, era provare.
La mattina, mi ritrovai ancora eccitata e assonnata, avrei voluto addormentarmi dopo l’uscita di mio marito, invece feci di tutto per cercare Matteo.
Per una decina di volte, quella mattina, andai allo stenditoio sperando di vederlo, ma non successe niente, portai con me il cellulare sperando di sentirlo squillare, ma anche quello rimase silente, solo telefonate di amiche che in quel momento, erano solo una rottura, il mio pensiero fisso era’ e se mi chiama mentre chiacchiero?’
Così chiudevo veloce con una scusa, ma niente, Matteo non si trovava e non si vedeva.
Quel ragazzo mi stava facendo impazzire!
Mangiai qualcosa nervosamente qualcosa verso ora di pranzo, poi, vidi sua madre; quella stronza mi stava sempre più antipatica, più suo figlio entrava in me, più odiavo lei.
Cominciai a passare il tempo pensando a come avrei potuto umiliarla.
Mio marito era il suo traguardo, appena possibile avrei ricambiato scopandogli il suo, così, avrei capito se il ragazzo era degno del padre, o se era un frutto unico e irripetibile: in quel momento vidi rientrare Matteo con il motore, aveva una ragazzina della sua età dietro di lui, una fitta di gelosia intensa arrivò al mio cervello, mentre scendeva con lei, avrei voluto uscire e dirgli che ero pronta per lui, invece li vidi sparire in casa sua.
Rimasi più di un ora alla finestra a rodermi il fegato, sapevo che non erano soli e questo, in qualche modo mi tratteneva dal morire di gelosia.
Quando Sentii squillare il telefono e vidi il suo numero, ebbi un cedimento alle gambe, risposi subito;
– Ciao Barbara, sai cosa sto per fare?
– No’
– Sto per farmi fare un pompino da una mia amica
Rimasi di sasso, improvvisamente avrei voluto ucciderlo;
– Perché mi dici questo?…così mi fai stare male’
– Lo so, ma ho voglia di venire e non posso liberarmi, mia madre rompe e quella stupida di ragazzina che mi aspetta in camera, non &egrave capace di fare altro che prenderlo in bocca, trova un modo per farmi venire da te e mi sfogherò diversamente!
Mi lasciò senza dire altro.
Non ci pensai un attimo, mi misi una gonna e il necessario per essere presentabile,uscii veloce a e andai a suonare alla sua porta, Paola aprì e mi sorrise;
– Ciao Barbara, qual buon vento ti porta da noi?
– Volevo sapere se tuo figlio poteva darmi una mano per un ora, devo preparare una cena per ricambiare la tua cordialità e gli oggetti che tengo nel garage, sono in alto, oltretutto in scatoloni pesanti.
– Ci mancherebbe, chiedo solo a Matteo quando si può liberare, sai, adesso &egrave in camera che studia con una sua amica, almeno così dice’
E mi fece l’occhiolino ammiccando un sorriso complice.
– Certo’
– Aspetta che chiedo.
Passarono secondi infiniti;
– Matteo ha detto che tra cinque minuti ti raggiunge, stava giusto accompagnando a casa la sua amica.
– Grazie Paola, sei molto gentile
– Ringrazia Matteo, &egrave lui che ti deve fare il servizio
Ebbi la sensazione che Paola sapesse cosa mi aspettava, ma fu solo un attimo fuggente, tornai felice a casa e andai in bagno a prepararmi per il mio giovane stallone.
Misi un perizoma infinitesimale di colore nero e un paio di autoreggenti, sopra lascia liberi i seni e misi solo una vestaglietta trasparente corta, che lasciava intravedere tutto, mi profumai e aspettai.
Il suono del campanello mi trovò gia bagnata e pronta.
Andai ad aprire, mi tremavano le gambe talmente ero agitata, ancora una volta, mi sentivo una ragazzina verginella al suo primo incontro amoroso: aprendo, lo guardai, era bellissimo con quella sua faccia da schiaffi, il gonfiore sotto i calzoni, era il sintomo del suo desiderio, entrò deciso chiudendosi dietro la porta e mettendomi subito le mani addosso, mi aprì la vestaglia facendo sobbalzare i seni e mise una mano tra le mie gambe;
– Bello questo perizoma e anche queste calze.
Mi diede uno schiaffo sul viso ;
– Te lo dico io quando ti devi vestire da troia!
– Scusami, credevo di farti piacere’
– Mi fa piacere, ma lo decido io quando devi farlo e adesso, vai al tavolo!
– Non vuoi andare a letto?
Un altro schiaffone mi fece desistere da ulteriori commenti
Vai al tavolo e appoggia i seni contro il legno, e mettiti come piace a me!
Invece di ribellarmi ai suoi schiaffoni, mi girai e ancheggiando andai a posizionarmi al tavolo, appoggiai i seni sul tavolo freddo, i capezzoli reagirono subito a quel contatto, poi, allargai oscenamente le cosce e sollevai il bacino attendendolo;
cominciai a muovere le anche come mi aveva chiesto il giorno prima;
– Va bene così?
Non rispose, lo sentivo avvicinarsi.
Pose una mano sulle natiche come a volerle valutare, poi, sentii di nuovo che armeggiava attorno ai suoi calzoni;
– Sei proprio una bella fica, dimostri meno dei tuoi anni e hai una pelle da ragazzina, devo dire che hai un culo più sodo di tante mie amiche e io, sono uno che di sederi me ne intendo.
In quel momento il ferro della cintura dei calzoni fece rumore contro il pavimento, facendomi capire che Matteo si era liberato di tutto;
– Vediamo se ti sei abituata al mio cazzo!
Il tempo della frase che era tutto dentro la mia vagina: in quella posizione, la penetrazione era totale, ancora una volta urlai per la penetrazione brutale;
– Brava la mia mammina, urla, lo sai che mi piace!
Mise le mani sulle mie spalle e cominciò a scoparmi selvaggiamente, io continuavo a gemere, i capezzoli erano durissimi, poi, le sue mani andarono a cercarli e cominciarono di nuovo a stringerli forte come la prima volta; urlai ancora sotto quella stretta, infine, ebbi un’orgasmo devastante.
Mentre rantolavo dal piacere, sentii le sue parole quasi distanti;
– E adesso, &egrave ora di prendermi il mio premio preferito’
Sapevo cosa voleva, ero terrorizzata, ma volevo dimostrargli quanto lo volessi e quanto fossi sua, lo sentii uscire dalla vagina;
– Appoggia le tette contro il tavolo e prendi le natiche tenendole aperte!
Mi sentivo morire per la vergogna mentre eseguivo le sue richieste, appoggiai i fianchi per sopportare la prima spinta e aspettai’

continua

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