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Racconti di Dominazione

Storia di Barbara ( terzo xcapitolo )

By 24 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Il dolce arrivò in fretta, come le mani del padre sulla mia coscia, questa volta lo fermai decisa, lo guardai ferma;
– Credo che sia meglio che vada a riposarmi, quel capogiro di prima, mi ha un poco frastornata.
– Certo mia cara, ti capisco.
Paola, cercava di mostrarsi cortese, ma io da donna, avevo capito che lei, era ben contenta che lasciassi solo mio marito tra le sue grinfie, in quel momento, la gelosia era tornata prepotente, mi riservai di fargliela pagare in qualche modo; guardai suo marito e capii come mi sarei vendicata, ma ogni cosa doveva avere il suo tempo.
Sentivo ancora l’indolenzimento alle mandibole per quel sesso bollente che mi aveva posseduto, guardai con passione Matteo e uscendo tornai nella mia alcova dorata.
Quella notte non riuscii a dormire, per quanto facessi,o cercassi di pensare ad altro, i pensieri tornavano al pompino fatto a Matteo e soprattutto, alle parole che mi aveva detto: quella frase’Sarà un piacere mettertelo dentro’mi teneva in uno stato di eccitazione estremo, decisi di andare in bagno a sfogare il mio piacere.
Nel silenzio ovattato della notte, con una luce bassa di servizio, mi guardai allo specchio, vedevo una donna che si stava accarezzando lussuriosa, il pensiero correva su Matteo e cercavo di immaginare cosa sarebbe stato averlo tra le mie cosce; guardai il mio corpo rabbrividire e poi esplodere: dolorosamente, dovetti mordermi le labbra per non farmi sentire e fermare le mie gambe per non correre da quel ragazzo che mi aveva stregata.
Il giorno dopo, come una ragazzina deficiente, feci in modo di farmi notare da Matteo, il quale, stava con i suoi amici a sistemare le moto, ma lui fece finta di non vedermi, solo una volta, ridendo con i suoi amici, si girò guardandomi, mentre facevo finta di spazzare il giardino, capii dalle risate e da gli sguardi dei suoi amici, che doveva avere detto qualcosa di pornografico nei miei confronti, la cosa mi imbarazzò e mi eccitò nello stesso tempo, continuai a girargli attorno come una mosca, poi, avvilita per la sua mancanza di attenzioni, rientrai in casa.
Fu un giorno lunghissimo, provai sensazioni malinconiche e un senso di vuoto incredibile, quel ragazzo, mi stava avvelenando il cuore, adesso, tutto girava attorno a lui, mi sentivo completamente persa e indifesa, avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
Non capivo perch&egrave mi evitasse, stavo impazzendo.
Il giorno dopo, sentendolo ancora scherzare con gli amici, uscii di nuovo per farmi vedere, avevo messo un vestitino leggero e provocante, ero andata di nuovo a stendere i panni, sperando di ricreare l’atmosfera della prima volta, ma ancora una volta, Matteo fece finta di niente, tornai sconsolata a casa, erano le quattro del pomeriggio, mio marito lavorava e mio figlio era andato una settimana a un campus con la scuola, mi sentivo sola e con una grande eccitazione addosso, in quel momento suonò il telefono;
– Ciao bella fica!
Il cuore ebbe un passaggio a vuoto, poi, cominciò a battere fortissimo, era Matteo
– Ciao’
– Bello quel vestito che hai addosso, ma hai troppa roba sotto, togliti gli slip e il reggiseno e vai di nuovo a stendere qualcosa e quando sei li, alza bene le braccia, voglio e vedere il vestito salire, voglio vedere il tuo culo scoprirsi piano.
Non disse altro, chiuse lasciandomi sconvolta, solo al sentirlo, mi ero bagnata tutta, cercai di resistere ai miei sentimenti, mentre toglievo lo slip e il reggiseno, cercai di resistere, mentre aprivo la porta, mi lascia andare quando lo vidi che aspettava sulla verande di casa sua.
Sculettando come una troia, mi avviai allo stenditoio e, prendendo un lenzuolo, cominciai a mettermi sulla punta dei piedi, facendo in modo che il vestito si alzasse il più possibile; sentivo il vestito sopra le natiche, sapevo di essere completamente visibile nelle mie nudità, immaginai cosa pensasse.
Stetti un minuto in quella posizione, poi, non sentendolo arrivare, tornai verso casa.
Aspettai…
Il telefono squillò di nuovo;
– Mi &egrave piaciuto quello che ho visto, vai alla porta, socchiudila, poi, vai al divano, mettiti a carponi,con i piedi per terra e le tette che si appoggiano sul divano, tirati su il vestito, sui fianchi, allarga bene le cosce e aspettami.
Ho proprio voglia di scoparmi una quarantenne, voglio vedere se siete così passionali e troie come dicono in giro gli amici’Ah, un’altra cosa, ricordati di non girarti mai, solo se te lo dico io, anzi, meglio ancora, bendati gli occhi con qualcosa! Capito!
Ebbi solo la forza di rispondere;
– Si’
Andai ad aprire la porta, trovai un foulard e me lo misi a su gli occhi, mi misi come mi aveva chiesto e nervosamente aspettai.
Ero eccitata in un modo incredibile, stavo provando emozioni nuove a me sconosciute, quel ragazzino, mi stava trattando in modo indecente, eppure, io scoprivo che mi piaceva seguirlo e assecondare i suoi desideri.
Mi sentivo una nuova donna, volevo provare un nuovo modo di fare sesso: venni riportata alla realtà dai rumori di passi nel giardino, stavo sudando per l’emozione del momento e sentivo i miei umori bagnarmi le gambe.
Il rumore della porta che si chiudeva, mi diede una scossa elettrica, istintivamente, alzai il sedere al cielo muovendo i fianchi: era una cosa che al solo sentirlo raccontare, qualche settimana prima mi avrebbe fatto arrossire, adesso invece, bramavo solo il momento di essere posseduta, non mi interessava essere giudicata, volevo solo Matteo e il suo cazzo, lo volevo sentire dentro e fargli sentire quanto lo desiderassi, ci avrei pensato io a farlo morire di piacere e, se non ci fossi riuscita, avrei fatto in modo d’imparare; uno schiaffo deciso sulla natica destra, mi fece smettere di pensare;
– Hai proprio un bel culo!
Subito dopo, una mano toccava le mia vagina;
– Vedo che sei pronta, mi piace che sei eccitata’
Poi silenzio.
Il rumore di una cerniera, il rumore di calzoni che toccavano il pavimento.
Aspettavo quel contatto come una preghiera per una bigotta di chiesa;
– E adesso dimmi che vuoi che ti scopo!
– Ti prego’
– No!
Uno schiaffo violento su un gluteo, mi fece sobbalzare;
Devi dirmi che vuoi il mio cazzo dentro, che vuoi sentire le mie palle sbatterti contro il culo!
Mi imbarazzava quel suo modo d’agire, ma lo volevo troppo, cercai le parole giuste;
– Ti prego, scopami, voglio sentirti dentro, voglio sentire il tuo cazzo che mi riempie e mi fa godere’
– Brava la mia troia’
Non disse altro, qualche secondo dopo stavo urlando dal piacere e dal dolore’

continua

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