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Racconti di Dominazione

Storie di un week end

By 2 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

PREMESSA
Io sono uno studente universitario, mi sono trasferito a Roma per l’università ma provengo da una cittadina di provincia. Sono aperto a nuove esperienze ma preferisco non spingermi troppo oltre. Francesca è una mia ex compagna di liceo con la quale non ho mai interrotto i contatti, ci vogliamo bene e lei mi piace molto anche fisicamente: è esile di corporatura ma con le giuste curve, e ha un viso sveglio, con un espressione quasi da predatrice che mi fa letteralmente impazzire. Siamo molto legati ma di stare insieme o scopare non ne ha mai voluto sentire, apparte per qualche sporadico episodio di masturbazione o sesso orale. Passavamo quindi il tempo, quasi sempre nella sua casetta di campagna lontana da occhi e orecchie, come amici, quasi come fratelli con lei che, a conoscenza della mia debolezza, non perdeva occasione per approfittarsene ma sempre in maniera molto soft e giocosa.

L’INIZIO
E voi che ci fate qui? Stunf! La risposta fu un calcio in faccia che per poco non mi ruppe il naso o mi fece svenire dal dolore. Trattenni le lacrime mentre Francesca si sedette di fronte a me che stavo in ginocchio, si accese una sigaretta, spinse il suo piede sotto il mio mento per tenermi alta la testa e dopo avermi fumato in faccia mi disse: “Noto con piacere che non le hai dimenticate!””E come potrei dimenticarle?” Pensai tra me senza osare aprire bocca temendo di ricevere un altro calcio. Le due donne che avevo di fronte, bellissime e fiere come due dee dell’antichità, erano Alessia e Manuela, avevano frequentato il mio stesso liceo ma erano di un anno più grandi di me e all’epoca mi consideravano appena mentre io ne ero innamorato perso. “Ti è caduta la lingua?” Mi chiese allora Francesca con aria minacciosa, “No” risposi io, “Noo? Questo è il modo di rispondere?” incalzò lei tirandomi un ceffone “Sei al cospetto di tre donne bellissime che possono fare di te ciò che vogliono per tuuutto il week end, ti conviene rivolgerti con un tono più adeguato! D’ora in poi saremo le tue padrone e tu il nostro schiavo!” e mi fumò di nuovo in faccia facendomi tossire, cosa che scatenò una risata nelle tre donne. “Insomma non hai la più pallida idea del perché noi siamo qui e del perché tu sei ammanettato ad un termosifone? “Questa volta era Alessia “Pensavi che Francesca ti avesse portato a casa sua perché ti voleva fare un pompino?” E qui altra risata fragorosa di tutte e tre mentre io ragionavo sul fatto che Francesca mi avesse invitato a casa sua per il week end e che dopo una pennichella pomeridiana mi fossi svegliato nudo, in ginocchio, con le mani dietro la schiena ammanettate ad un termosifone e insieme ad altre due ragazze che non vedevo dai tempi del liceo. La guardai perplesso e lei, una stangona alta 1.80 con un fisico asciutto, sodo, scolpito da anni di danza ed i capelli neri portati a caschetto alla Mia Wallace di Pulp Fiction, mi si avvicin’, mi strinse la faccia in una mano e mi sussurrò ridacchiando nell’orecchio: “Tu sei stato un bambino cattivo e noi siamo qui per punirti!” Si allontanò dal mio orecchio dopo avermi dato un morso che mi fece salire un brivido lungo la schiena e fece scattare sull’attenti il mio soldatino, cosa che suscitò ulteriore ilarità nelle tre ragazze e un notevole imbarazzo in me. Guardai Francesca chiedendole con gli occhi cosa stesse succedendo e lei che nel frattempo aveva iniziato a stuzzicarmelo con i piedi, cosa che destava in me una certa preoccupazione data la punta ma soprattutto i tacchi delle scarpe che indossava, mi disse con tono materno, chiaramente per prendermi in giro, :”Che c’è? Hai paura poverino?Guardatelo il coglione è spaventato dalle mie scarpe! Ahahahahah” E anche le altre due scoppiarono a ridere e si avvicinarono guardandomi minacciosamente facendo aumentare in me il timore per quanto poteva succedere e la rabbia per essermi fatto incastrare da tre femmine che a mani libere avrei messo tranquillamente KO. Fu a quel punto che Manuela, bellezza dalle forme sinuose e procaci tipicamente mediterranea ma con i capelli biondi e gli occhi chiari, di statura leggermente inferiore rispetto ad Alessia, fino ad allora rimasta in disparte, che accortasi della scintilla di rabbia che invadeva il mio sguardo si sedette accanto a Francesca e poggiandomi il piede destro al centro della fronte col tacco che premeva sul mento disse:”Come osi pensare di essere degno di poterci guardare negli occhi? Tieni lo sguardo basso in nostra presenza e la tua testaccia vuota il più vicino possibile ai nostri piedi! Verme!” Mi spinse la testa verso il basso con il piede ma io per la rabbia la rialzai subito come per sfidarla e immediatamente fui costretto a piegarmi di nuovo e sbattere la testa per terra urlando per il dolore, dovuto al calcio nelle palle che mi arrivò, sentendola con la sua voce tronfia esclamare :”Hai capito che non devi mai disobbedire o te lo devo rispiegare?” Riuscii tra i gemiti di dolore a rispondere un “no” poco più che sussurrato quando un altro calcio mi colpì, stavolta poco più in alto dei testicoli ma ugualmente doloroso, facendomi lacrimare e urlare e sbattere la testa ancora più forte sul pavimento. Il secondo calcio me lo aveva tirato Francesca la quale, non contenta, mi afferrò per i capelli e tirò la mia testa verso l’alto per guardarmi con aria minacciosa: “Non ho capito bene, com è che hai risposto alla tua divina padrona Manuela?””No, divina padrona Manuela” Riuscii a rispondere io tra le lacrime e i singhiozzi, cosa che le fece urlare e battere le mani, per festeggiare la prima vittoria sul mio ego e sulla mia volontà. DA SOLO CON ALESSIA E MANUELA
Dopo avermi sottoposto a questa prima prova, una sorta di iniziazione alla mia schiavitù, Francesca si alzò e si preparò per uscire dicendo di dover incontrare l’avvocato in città per firmare dei documenti e di andare a fare la spesa per la cena. Quando era tutta pronta mi si parò davanti “Saluta la tua padrona! Ogni volta che entriamo o usciamo dovrai salutarci come un cagnolino: leccare le scarpe e scodinzolare! Forza!” Eseguii “A più tardi ragazze, divertitevi ma lasciatene un po’ anche a me ahahah” E si chiuse la porta dietro di sé. Ero rimasto in compagnia di Alessia e Manuela, le quali erano arrabbiate con me per non sapevo cosa, e la cosa mi metteva parecchio a disagio visto che tra di loro c’era molto feeling mentre io le conoscevo appena. Si sedettero di fronte a me porgendomi i piedi che prontamente iniziai a baciare e leccare lungo tutta la superficie delle scarpe, si accesero una sigaretta e dopo un iniziale momento di silenzio Manuela esordì “Dunque ci conosciamo appena e quale miglior modo per conoscersi se non con un giochino? Sei d’accordo leccapiedi?” “Sì, padrona Manuela” risposi senza capire realmente dove voleva andare a parare ma nell’ unica maniera in cui potevo farlo, mentre continuavo ad occuparmi dei loro piedi, “Allora il giochino è molto semplice” Questa volta era Alessia “Noi ti faremo delle domande e tu dovrai rispondere, se la risposta non ci piace avrai una punizione. Chiaro?” “Si, padrona Alessia”. Non avevo ancora realmente capito cosa volevano né cosa potevo aspettarmi fatto sta che mi bendarono e le sentii alzarsi ed armeggiare con dello scatolame fino a quando non si sedettero di nuovo di fronte a me. L’idea di essere bendato, ammanettato e nudo di fronte a due ragazze bellissime mi eccitava da morire ed il mio cazzo era in tiro ma evidentemente non gli interessava. “Allora prima domanda: chi siamo noi?” Esordì Manuela “Siete le mie divine padrone Alessia e Manuela” ” E tu chi sei?” “sono il vostro schiavo” rispondevo senza ancora capire, “Perché ci troviamo in questa situazione?” “Onestamente non lo so” risposi con timore “Risposta sbagliata, lo sai eccome hai solo un problema di memoria e ora paghi pegno” E mentre Manuela parlava sentii Alessia aprire la scatoletta e spiaccicarne una parte del contenuto per terra immaginando che la punizione consistesse nel mangiare come un cane ma mi sbagliavo “Vuoi cominciare tu?” “Ma no dai a te l’onore del primo boccone” si dissero tra loro e sentii una scarpa affondare in quel viscidume che c’era per terra davanti a me e la voce di Alessia che sentenziò “Ora pulisci la suola della tua padrona e ringraziala per il cibo che ti sta offrendo!” Con enorme disgusto mi ritrovai la suola schiacciata contro le mie labbra e non potei fare altro che aprire la bocca e leccare quella roba schifosissima mista alla sporcizia della suola che mi fece salire dei conati di vomito per cui interruppi l’opera “Non ti azzardare a vomitare che te lo faccio ingoiare di nuovo!” Tuonò Manuela “Sbrigati a finire che il gioco è appena iniziato!” Concluse e mi arrivò un calcio in pancia dolorosissimo. Sotto la minaccia di altri calci finii di ripulire la suola e ringraziai padrona Manuela per avermi fatto mangiare dalle sue scarpe, ben sapendo di avere una possibilità su due di sbagliare. “Ti è piaciuta così tanto quella carne per cani che non distingui le tue padrone? Era il mio piede coglione!” Era Alessia che parlava con tono infuriato “Stavolta passi ma dalla prossima per ogni sbaglio sarà razione doppia, perciò vedi di impegnarti!”. Ero parecchio disgustato dalla notizia che quella fosse carne per cani ma il gioco continuò “Noi frequentavamo lo stesso liceo e ci conoscevamo appena, ora dimmi quante fidanzate hai avuto al liceo?” Era la voce di Alessia “Una, padrona Alessia” “Mmm sicuro sicuro?” “Sì padrona Alessia, sono stato fidanzato solo con Simona” “AhahHahah quella cessa! Eri veramente un coglione e del resto lo sei ancora, Manuela ora tocca a te” “Bene verme vediamo un po’, con quante ragazze hai scopato al liceo?” “Solo con la mia fidanzata, padrona Manuela” risposi io, cominciando a capire dove questo gioco voleva arrivare “Eeee pensaci bene perché io penso che tu stia dicendo una bugia” “Ma no è la verità, non sono mai stato bravo con le ragazze, padrona Manuela” “Alessia a te risulta che questo stronzo abbia scopato con una sola ragazza? A me risulta che si sia dato da fare, che abbia scopato addirittura con una di noi” In quell’istante capii tutto, mi tornò tutto alla mente e compresi il perché di tutta la situazione “Ti sei ammutolito eh? Pensavi di diffamarmi così e passarla liscia? Come hai osato vantarti di avermi portata a letto?” era la voce infuriata di Alessia “Ma no padrona Alessia, non me ne sono vantato, era una voce che girava ma io non c’entro niente” Tentai di giustificarmi “E tu ti aspetti che io ci creda? Sei veramente uno stronzo! Forza mangia sta merda e ringrazia la padrona che te la offre!” Obbedii e anche stavolta sbagliai padrona e mi toccò ripetere in preda ai conati di vomito l’operazione diverse volte in quanto sbagliai ripetutamente ad indovinare la padrona, pur sapendo che il piede era sempre di Alessia che si stava vendicando. Mi fecero mangiare due scatolette ma l’incubo non era ancora finito, mi tolsero la benda e ne vidi molte altre “Hai visto le tue padrone come sono brave? Così non morirai di fame!” Io rabbrividii al solo pensiero di dover mangiare altro cibo per cani. Speravo che il gioco fosse finito quando mi tolsero la benda dagli occhi ma le vidi aprire altre scatolette e preparare una ciotola per l’acqua “Se hai sete puoi bere” mi disse Manuela e a me non restò altro che chinarmi a bere come un cane “Non ne combini una giusta!” Urlò arrabbiata Alessia spingendomi col piede la testa nella ciotola facendomi quasi affogare, io cercavo di alzare la testa ma ci si mise pure Manuela a spingere “Ti abbiamo offerto l’acqua ci devi ringraziare!” Mi fecero alzare la testa e tossendo riuscii a ringraziarle. Sputarono entrambe nella ciotola “Ora puoi bere” Disse Alessia accendendosi una sigaretta. Finii di bere l’acqua corretta e mi tolsero le manette, mi massaggiai i polsi ma subito mi arrivò un calcio sulle palle che mi fece vedere le stelle “Giusto per ricordarti che devi stare al tuo posto” fece Manuela. “Allora il gioco è finito, ma queste scatolette aperte qualcuno le deve mangiare” Era ancora Manuela a parlare e io capendo l’antifona mi ci avviai sempre gattonando “Ah ah ah no! Se vuoi mangiare te lo devi meritare!” Io chiaramente non lo volevo ma sapevo chi l’avrebbe dovuto mangiare e mi fermai chiedendomi che altro si sarebbero inventate. Svuotarono 4 scatolette sul pavimento e Alessia mi incitò “Forza che aspetti? Flessioni e faccia nella merda che mangerai ahahahah!” Feci le prime due e faticai parecchio ad ingoiare quella schifezza mentre pompavo sulle braccia quando Manuela iniziò a darmi il ritmo contando. Arrivato alla quarantacinquesima flessione mi arresi e caddi con la faccia nella gelatina provocando grosse risate alle mie aguzzine “Padrone vi prego non ce la faccio più, concedetemi una tregua” Le supplicai mentre continuavano a ridere indicando la mia faccia ricoperta di quella roba “Sei tutto sporco ahahahah che schifo che sei, ora mi tocca anche pulirti” E detto questo Manuela mi strusciò la suola della scarpa sul viso a mo’ di fazzoletto continuando a ridere. Mi venne istintivo leccargliela aumentando ancora di più le loro risate “Ahahah nessuno ti aveva ordinato di farlo, stai diventando sempre più schiavo, se continua così per la fine del week end avremo annullato la tua volontà! Ahahahahah!. Non sapevo più cosa pensare, aveva ragione, mi ero umiliato da solo e stavo anche avendo un’erezione di cui per fortuna non si accorsero. “Già che ci sei fai lo stesso lavoro ad Alessia e poi ricomincia con le flessioni!” Feci come mi era stato ordinato ma le mie braccia erano stanche e mi fermai nuovamente alla dodicesima flessione “è la seconda volta che ti fermi senza permesso, e quando disobbedisci ti dobbiamo punire giusto?” Mi chiese Alessia alzandosi dalla sedia e girandomi intorno “Sì padrona Alessia, è giusto che venga punito” risposi io aspettandomi un altro calcio nei coglioni “E allora finisci di mangiare e poi pulisci tutto il pavimento” continuò lei alle mie spalle “E allarga bene le gambe, culo in fuori!” Mi misi in quella posizione e cominciai a mangiare chiedendomi quando sarebbe arrivato il calcio ma presto sentii un bruciore terribile provenire dal mio sedere, mi aveva spento la sigaretta sulla chiappa e non riuscii a trattenere un urlo fortissimo “Urla quanto vuoi, non ci può vedere né sentire nessuno siamo in aperta campagna!” Continuò lei spingendo il tacco nel punto in cui mi aveva bruciato provocandomi ancora più dolore “Così impari a non disobbedire più” Concluse soddisfatta gettando il mozzicone spento in mezzo alla gelatina.
Si alzò anche Manuela e temetti il peggio “Ahahahah lo hai marchiato, ora ti appartiene per davvero! Dovremmo farlo anche io e Francesca!” Sudai freddo per la paura “Ehi tu, essere inferiore! Noi ora ci prepariamo per stasera, per quando avremo finito voglio che sia tutto pulito!” E si diressero alle loro stanze al piano di sopra senza curarsi della mia risposta. Obbedii rapidamente e nel giro di pochi minuti il pavimento era di nuovo pulito, così non mi rimase altro da fare che aspettare. Finirono di prepararsi quasi contemporaneamente al ritorno di Francesca “Eh ma come siete bone! Com è andata oggi? Dov’è?” chiese lei appena rientrata “Gli abbiamo fatto capire come stanno le cose ma essendo un coglione ha dovuto complicarsi un po’ la vita e ci siamo divertite” Rispose Alessia indicandomi “Lo vedo che è un coglione, sono rientrata e non è venuto a salutarmi!” Mi precipitai ai suoi piedi ma mi allontanò con un calcio “La prego padrona Francesca, perdoni la mia mancanza e mi permetta di salutarla come si deve” “Ahahahahah mi sta pregando di fargli baciare i miei piedi! Avete fatto un lavoro straordinario ragazze!” E tutte e tre scoppiarono a ridere. Decisero che per quel giorno avevo avuto troppa libertà e mi riammanettarono al termosifone, lasciandomi vicino la ciotola dell’acqua nella quale sputarono tutte e tre “Che ne dite se stasera invece di mangiare a casa uscissimo?” Propose Francesca “Sììì” risposero in coro le altre due “Dai vatti a cambiare, fatti sexy che stasera ho voglia di farmi offrire anche la luna dal primo arrapato che capita!” Le disse Alessia e Francesca corse su per le scale scendendo dopo un po’ facendomi arrapare solo a vederla, con quella sua area da mangiatrice di uomini. “Forza ragazze andiamo a fare danni!” Esclamò scendendo le scale “E tu fai un po’ quello che vuoi, non ci aspettare in piedi ahahahah” Mi lanciò un bacio dall’uscio e tutte e tre uscirono lasciandomi lì senza poter fare nulla. Resistetti un po’ ma nonostante la posizione scomodissima mi addormentai come un sasso. Non sapendo cosa fare tornai nel mio angoletto e mi accucciai per terra come un cane pur avendo a disposizione il divano, sapevo che non mi era permesso e non ci provai neanche, temendo di far arrabbiare le mie padrone. Dopo non molto Francesca uscì dal bagno in bikini e tornò di sopra per andare a svegliare le due dormiglione le quali scesero già preparate in costume. Vederle tutte tre in costume mi fece quasi venire la bava alla bocca, tre fisici scultorei, tre paia di gambe uno più sexy degli altri, per non parlare del lato b: tre opere d’arte coperte a malapena dal costumino. Si accorsero della mia erezione e della mia voglia matta di godere e lanciandosi uno sguardo d’intesa mi fecero segno di stendermi supino e mi bendarono “Gli ho raccontato di prima” Disse Francesca mentre col suo piedino mi accarezzava il cazzo “E anche loro sono d’accordo sul fatto che non hai diritto di godere, non se lo merita un essere inferiore come te, solo noi possiamo, e quindi abbiamo un regalino per te!” Che io chiaramente non potevo vedere ma neanche immaginare. Si sedette a cavalcioni sulla mia testa bloccandomi le braccia e l’odore della sua intimità agì come un calmante per i miei muscoli che si rilassarono. Mi disse di rimanere calmo, che non volevano farmi niente di male, ma mi irrigidii nuovamente quando sentii una delle altre due sedersi sulle mie ginocchiai per bloccarle e l’altra strusciare un cubetto di ghiaccio sul mio pisello per farlo stare a riposo così da infilarlo in una sorta di preservativo rigido. Sentii un clic e la voce di Alessia “Ecco qua, tutto fatto” Si alzarono e mi sbendarono, guardai il mio pene e lo vidi avvolto in un preservativo di plastica rigida chiuso alla base con un lucchettino e con un forellino sulla punta. Non capii bene cosa fosse fin quando Francesca non me lo toccò con il piede provocandomi dolore per l’erezione “Ecco il nostro regalino! Non avremmo voluto usarlo ma per evitarti spiacevoli punizioni abbiamo deciso che era il caso, quindi ringraziai per il regalo e soprattutto per aver messo sottochiave la tua vita sessuale” Finì la frase dondolandomi davanti la chiave del lucchetto “Vi ringrazio mie divine padrone per il regalo e per avermi evitato future punizioni mettendo sottochiave la mia vita sessuale” dissi io mentre loro se la ridevano “Avanti sotto il tavolo! Forza!” Mi ordinò Alessia “Dobbiamo fare colazione e poi andare a mare “Mi infilai sotto il tavolo della cucina e le sentii prepararsi latte, biscotti, fette biscottate e quant’altro, sedersi al tavolo e mangiare mentre io stavo lì sotto a morire di fame visto che avevo mangiato solo il biscotto dalla suola di Francesca. “Mangia schiavo!” Manuela fece cadere una fetta biscottata che Alessia prontamente schiacciò offrendomi poi la suola per leccarla “Grazie divine padrone per offrirmi la colazione” dissi io mentre consumavo il mio pasto che piano piano aumentava, stavano infatti buttando per terra biscotti di ogni tipo che si divertivano a schiacciare e a me toccò di leccare tutte le suole e mangiare tutte le briciole dal pavimento. Finita la colazione mi fecero indossare un costume da bagno e una maglietta e prima di uscire rividi il guinzaglio in mano a Francesca temendo che me lo volesse riattaccare alle palle ma lo mise in borsa. Salimmo in macchina, io fui chiuso nel portabagagli, e partimmo per la spiaggia. Da casa di Francesca alla spiaggia più vicina ci vogliono cinque minuti in macchina, ma siccome era sabato e volevano stare larghe decisero di recarsi da un’altra parte, una spiaggetta sconosciuta ai più data la difficoltà per essere raggiunta, passando per una strada più lunga lungo la quale si fermarono diverse volte non so per quale motivo. Io da dentro il portabagagli mi sentivo soffocare, non circolava l’aria figurarsi quella condizionata, ed arrivai a destinazione già sudatissimo e assetatissimo. Parcheggiammo la macchina al livello della strada e ci venne incontro un signore con un’ape car “Se volete scendere a mare vi do un passaggio belle signorine, per voi è gratis, però non ci stiamo tutti, uno se la deve fare a piedi” “Allora prendi le nostre borse e raggiungici giù” Mi disse Alessia passandomi i bagagli. Le vidi allontanarsi per il sentiero in discesa sul mezzo traballante e mi avviai carico di borse come un somarello facendo attenzione a dove mettevo i piedi per non inciampare. Arrivai in fondo alla discesa ancora più sudato di quanto già non fossi e le trovai ad aspettarmi al chioschetto, comodamente sedute all’ombra a sorseggiare cocktail rinfrescanti alla frutta. ” Finalmente ce l’hai fatta” Mi apostrofò con aria contrariata Francesca “Se ci mettevi un po’ più di tempo ci ustionavamo qui ad aspettarti!” “Mi scusi padrona Francesca, ho fatto più veloce che ho potuto” Dissi io a bassa voce per non farmi sentire dai clienti del chioschetto “Non ho sentito quello che hai detto!” Aveva capito che non volevo farmi sentire ma voleva costringermi all’umiliazione “Mi scusi padrona Francesca, ho fatto più veloce che ho potuto” Ripetei a voce più alta provocando qualche sorrisetto tra i pochi clienti “Dai muoviti che abbiamo già pagato ombrelloni e lettini!” Mi disse indicandoli, per fortuna non dovevo portare anche quelli “Andiamo seguici!” E si avviarono mentre tutti ci guardavano divertiti. Li avevano fatti mettere in disparte così saremmo stati tranquilli in quel tratto di spiaggia che era praticamente deserto, tanto che appena arrivammo subito si misero in topless “Va bene ora la commedia è finita, rimettiti a quattro zampe” Mi ordinò Manuela “Se hai sete c’è la tua ciotola” Mi precipitai nel punto che mi indicò e finalmente mi dissetai “Grazie infinite mie divine padrone per quest’acqua, stavo morendo di sete!” “Sì sì ora vieni qui che sono tutta sudata però” continuò lei scocciata “Forza prendi quel ventaglio e datti da fare!” Mi posizionai accanto a lei e cominciai a sventolare “Ehi fallo anche a me!” E Alessia accostò il suo lettino a Manuela subito seguita da Francesca “E a me no?” e tutte tre scoppiarono a ridere. La situazione restò immutata per un bel po’: le tre padrone si volevano abbronzare e a me è toccato sventolarle sopportando il calore della sabbia che mi stava cucinando le ginocchia “Hai visto schiavo” Francesca si alzò e venne verso di me “Con il nostro regalo puoi guardare le nostre tette, non ti piacciono?” E me le agitò quasi in faccia “Guarda Manuela che belle tettone che ha!” e gliele strizzò per poi leccarle “Aah” rispose quest’ultima divertita “Non sapevo fossi lesbica” “Stai zitta e godi porcellona mia!” e scoppiarono a ridere per poi continuare ad avvinghiarsi e leccarsi e baciarsi come due amanti, mentre io soffrivo a causa della cintura di castità che mi impediva l’erezione e mi venne istintivo portarci le mani per cercare inutilmente di lenire il dolore con un massaggio quando mi riprese Alessia “Chi ti ha detto di fermarti?” “Mi scusi padrona Alessia mi fa troppo male” “Tu osi lamentarti? Il tuo dolore è un nostro regalo, un segno della nostra benevolenza, dovresti accettarlo con gioia e chiederne di più se non vuoi assaggiare la nostra ira” Mi parlò incazzatissima “Mi perdoni divina padrona Alessia non succederà più, anzi le chiedo umilmente di concedermi un’ulteriore prova della vostra benevolenza” “Finalmente hai capito come si risponde ad una divinità! Ora corri a comprare 4 ghiaccioli che abbiamo sete tutti quanti!” Corsi più veloce che potei, contento che avesse pensato anche a me, e fui quasi subito di ritorno con i gelati “Ah che buono, ci voleva qualcosa di fresco!” Esclamò Manuela e se lo strusciò sulla gamba fino al piede “Tieni rinfrescati la bocca” E diedi due leccate al ghiacciolo gusto limone, sudore e sabbia “Ehi anche io voglio rinfrescarmi” E Francesca volle imitare Manuela seguita a ruota da Alessia, la quale lo passò lungo le piante di entrambi i piedi e negli interstizi tra le dita “Ora puoi finirlo” “Grazie mie divine padrone” E tutti e quattro finimmo di gustarci il ghiacciolo. Mi concessero di stare un po’ all’ombra e di bere acqua fresca, apparte tutto si rendevano conto che ero un essere umano e che in quanto tale avevo dei limiti, mentre loro tre si ridistesero al sole per abbronzarsi e io mi incantai a guardarle “Sono veramente le tre ragazze più belle che conosca” Pensai maledicendo l’attrezzo infernale che mi provocava dolore ad ogni singolo tentativo di erezione. Cercai di prendere sonno sotto l’ombrellone ma i miei piani vennero stravolti “Forza pigrone, andiamo a farci un bagno altrimenti ci cuciniamo!” Mi urlò Francesca tirandomi dei calcetti per farmi muovere e riattaccandomi il guinzaglio ai testicoli come poche ore prima “I cani vanno tenuti al guinzaglio, sei fortunato che non abbiamo una museruola” E risero tutte e tre alla battuta mentre entravamo in acqua, oh che bella sensazione fresca e rigenerante, soprattutto per le mie ginocchia che non erano più in contatto con la sabbia bollente. Decisero di andare a fare una nuotata abbastanza lontano da riva per stare alla larga dagli sguardi, per fortuna nessuna delle tre aveva voglia di fare conoscenze, e lì stare un po’ a mollo per cercare un rifugio dalla calura in un acqua calma e cristallina, tanto da far vedere nitidamente il fondale. Fu proprio grazie alla limpidezza dell’acqua che poco dopo Manuela esclamò entusiasta “Uuuuu che bella quella conchiglia, vammela a prendere cagnolino!” Per fortuna sapevo nuotare molto bene e così non ebbi problemi a immergermi fino al punto indicatomi, afferrare la conchiglia e risalire “Non ho mai visto un cane portare qualcosa in mano” E mi strappò la conchiglia dalle mani per rigettarla in acqua “Vammela a riprendere CANE!” Finì la frase sottolineando con la voce l’ultima parola e io mi reimmersi recuperandola stavolta con la bocca “Molto meglio così! Bravo cagnolino!” Disse lei accarezzandomi la testa “Grazie padrona Manuela” Non feci in tempo a finire la frase che Francesca diede una strattonata al guinzaglio “I cani non parlano, semmai abbaiano, avanti facci sentire come abbai!” E feci il verso del cane scatenando le loro risate “Vai a prendere la conchiglia e riportala sotto l’ombrellone, ti aspettiamo lì cagnolino!” E la lanciò più lontano che poté, tanto che arrivato sotto l’ombrellone cominciai ad ansimare proprio come fanno i cani “Ma che bravo che sei! Meriti un premio! Forza sali sul mio lettino” E Manuela mi fece sdraiare sul suo lettino a pancia in su “Guarda che ti fa adesso la tua padrona Manuela” e cominciò a strusciare le sue grandi tette sul mio pisello chiuso nella CB e lo leccava, lo mordicchiava, insomma faceva di tutto per farlo alzare provocandomi un dolore tale che cacciai un urlo subito soffocato da Alessia che mi infilò il suo piedino in bocca “Shhh zitto! Non vorrai che qualcuno venga qui? E già che ci sei toglimi la sabbia!” Furono le sue parole mentre io a stento riuscivo a non mordere per il dolore. Si divertirono ancora un po’ a torturarmi e mi fecero girare a pancia in sotto per sculacciarmi, si alternarono le mani di tutte e tre mentre io cercavo inutilmente di trattenere i lamenti tanto che Alessia sbottò :”Vuoi proprio attirare l’attenzione eh? Vuoi far vedere a tutta la spiaggia lo schiavo che sei? Almeno renditi utile con quella lingua” E si sedette a gambe aperte di fronte a me “Fammi un bidet che ce l’ho tutta sudata!” E cominciai l’opera mentre le altre due continuavano a torturare le mie chiappe con pizzichi e sculacciate fino a quando Francesca non mi chiese “E questa come te la sei fatta?” Spingendo con il dito nel punto in cui Alessia aveva spento la sigaretta “Quella gliel’ho fatta io, essendo uno schiavo mi è sembrato giusto marchiarlo!” “Brutta stronza che non sei altro! Non è solamente schiavo tuo, deve portare anche il marchio mio e suo!” A quelle parole trasalii e mi staccai per un attimo dalla fica di Alessia per chiedere loro di non farlo ma non feci in tempo ad aprire bocca che mi tirò per i capelli “Nessuno ti ha detto di smettere!” E mi spinse la testa tra le gambe, premendo per non farmela muovere. Passò qualche secondo e la mia paura prese forma: due dolori acutissimi mi segnalarono che ero stato marchiato anche dalle altre die e io non potevo fare altro che piangere e leccare le mie stesse lacrime mescolate agli umori della fica di Alessia mentre tutte e tre ridevano “Ahahahah ora sarai nostro schiavo per sempre!”.
Ricevetti un calcio nel fianco destro che mi fece cadere giù dal lettino “Noi andiamo a mangiare qualcosa al bar, tu stai qua!” E finito di parlare Manuela legò il mio guinzaglio al lettino e io le vidi allontanarsi senza sapere quando sarebbero tornate e quando avrei mangiato anche io, dato che anche a me stava venendo fame. Stetti lì da solo per quasi un’ora e per evitare di cucinarmi fui costretto a ripararmi sotto il lettino da dove uscii dopo che mi arrivò un altro calcio “Tieni mangia” Mi disse Alessia porgendomi un piatto di plastica con dentro della pasta, dei pomodori, croste di pane, insomma gli avanzi del loro pranzo, che mangiai avidamente. “Adesso riposati su, un sonnellino dopo pranzo ci vuole” e mi rispedì a calci sotto il lettino dove cercai di addormentarmi. Non so quanto dormii ma quando mi svegliai le mie padrone non c’erano e ne approfittai per stare tranquillo ancora un po’, finché non tornarono. “Siamo andate a darci una rinfrescata e ti abbiamo lasciato dormire” Mi fiondai ai loro piedi per ringraziarle “Eheh che bravo cagnolino!” Mi disse Francesca accarezzandomi la testa mentre la mia lingua ripuliva i loro piedi “Finisci di pulirci i piedi e cominciamo a prepararci che andiamo via” e mi fece segno di caricarmi tutte le borse e, come all’andata, mi toccò farmela a piedi dalla spiaggia alla macchina e nel portabagagli fino a casa. Mi svegliai infreddolito nonostante fossimo in estate, la finestra era aperta e l’aria della notte è fredda, e intorpidito per la posizione innaturale in cui avevo preso sonno e sentii silenzio. Doveva essere da poco sorto il sole e approfittai di quel momento di tranquillità per fare il punto della situazione: Alessia e Manuela si volevano vendicare di quello che avevo combinato loro al liceo e se non capitava l’occasione di punirmi la creavano mentre Francesca stava semplicemente divertendosi un po’ a fare la mistress, sua grande fantasia erotica. Tutte e tre mi consideravano un oggetto, un giocattolo, uno schiavo e dovetti ammettere a me stesso che la cosa mi eccitava, nonostante il dolore. Mentre ero assorto in questi pensieri apparve Francesca che si era svegliata e si stava preparando il caffè”Buongiorno Franc ehm buongiorno divina padrona Francesca” la salutai sperando mi desse qualcosa da mangiare. Lei mi guardò ” Non hai ancora imparato eh? Questa poteva costarti caro se c’era una di quelle due” e mi lanciò un biscotto che però cadde oltre la mia portata e fece aumentare a bestia la mia fame. La ringraziai ugualmente per il dono ed ella sorrise guardandomi allungare in tutti i modi verso la mia colazione e mi venne incontro calpestando “per sbaglio” il biscotto, si sedette di fronte a me e porgendomi la suola della ciabatta esclamò sadicamente : “Buon appetito!” Capii che faceva sul serio e cominciai a fare colazione con aria schifata mentre con l’altro piede mi accarezzava l’uccello, dandomi un calcetto per ogni mia smorfia di disgusto. Finii l’operazione e la vidi prendere un guinzaglio “è l’ora del bisognino” mi disse e in effetti dovevo andare in bagno. Con mia grande sorpresa mi legò il guinzaglio all’attaccatura dei testicoli e non al collo ma almeno mi tolse le manette. Feci per alzarmi e sgranchirmi le ossa ma una strattonata di guinzaglio mi ricordò qual era il mio posto “E sono due! Sei fortunato che siamo soli” si lamentò “Grazie divina padrona Francesca” feci io “Non ho detto che non ti punirò ahahah” rise sadicamente e si sedette a cavalcioni sulla mia schiena, per fortuna era leggera, e con una tallonata sui fianchi mi diede l’ordine di partire. Tirando e allentando il guinzaglio mi faceva segno di accelerare e rallentare fino a condurmi in giardino dove mi fece arrestare :”Non penserai di usare lo stesso bagno che usiamo noi? Sei il nostro animale e come tale farai i tuoi bisogni, forza! E mi fece dirigere verso l’angolo più lontano per godersi la cavalcata” Le gambe e le braccia cominciavano a cedere, per non parlare del dolore alle mani e alle ginocchia, e cominciai a rallentare fino a fermarmi, avevo solo l’energia necessaria per sorreggere il suo peso. La cosa non le piacque e cominciò a tirare il guinzaglio sempre più forte tanto che rischiai di perdere l’equilibrio e farla cadere “Cammina, schiavo!” “Ma padrona non ce la faccio più, sono esausto!” altra violentissima strattonata che mi fece sobbalzare “Se io ti do un ordine tu merda devi obbedire! Il tuo corpo appartiene a me, lo vuoi capire?” Detto questo si alzò e mi trascinò fino al muretto dove mi fece scavare una buca e riattapparla, come fanno i cani. Continuò a trascinarmi ancora fino alla pompa “Non vorrai entrare in casa così sporco?” chiese lanciandomi un flacone di sapone e spruzzandomi con l’acqua gelida finché non fui pulito. Mi asciugai e rientrammo trovando ancora il silenzio, segno che che non si erano ancora svegliate e mi condusse in bagno “Ora tocca a me” canticchiò. Mi fece distendere supino con la faccia sotto i suoi piedi e lei si sedette sul water coperto, solo per leggere una rivista ma notò la mia erezione “Lo so che ti piacciono i miei piedini, mi hai detto che li trovi molto sexy una volta e ora che sono sporchi di terra per colpa tua come minimo dovresti supplicarmi di pulirli!” Mi disse mentre me li muoveva di fronte agli occhi ed aveva ragione, li avevo sempre considerati sensuali, una bella forma, curati maniacalmente e ora ce li avevo a pochi cm dal naso, feci per prenderne uno ma un calcio sulla mano mi fermò “Non ti ho sentito supplicare!” Disse con aria annoiata mentre leggeva “Divina padrona Francesca, posso io, suo umile servo, avere l’onore di pulire i suoi piedi, sporchi a causa mia?” Chiesi con tono umile “Avanti” sentenziò lei. Allungai la mano una seconda volta e mi arrivò un secondo calcio “Per leccare non servono le mani” mi ammonì lei e accavallando le gambe fece dondolare il suo piedino sinistro sopra di me “Che aspetti?” domandò spazientita, al che feci forza sugli addominali e lo raggiunsi con la lingua, tenendo i muscoli in tensione. Lei lo girava e rigirava, lo allontanava e lo avvicinava, tanto per non facilitarmi il compito, e io leccavo con sempre maggiore convinzione e il mio cazzo svettava come un vulcano pronto ad esplodere. Se ne accorse e con l’altro piede cominciò a giocarci e più me lo stuzzicava e più aumentavo la velocità con cui leccavo e più i miei addominali resistevano, quel semplice contatto mi stava portando all’orgasmo e proprio un attimo prima del godimento la carezza divenne un tremendo calcio che mi riportò sulla terra, facendomi sbattere la testa tra l’altro, e guardandomi dall’alto verso il basso come una regina seduta sul trono mi guardava divertita :”Guarda come è ridotto ora il nostro amichetto! Pensava di poter godere ma ha dovuto arrendersi all’evidenza: è solo un giocattolino nelle mie mani, anzi tra i miei piedi ihihihihihih! Ora levati di qui e aspettami nella vasca, anzi nella doccia e tieni gli occhi chiusi!”. Obbedii e presi posizione, nel frattempo sentivo che si stava spogliando e pensando a quel bel culetto piccolino, bello, alto, sodo, che avrei sempre voluto prendere a morsi, ebbi una nuova erezione. I miei pensieri furono interrotti dal getto d’acqua e dal suo ingresso. Sentivo il calore emanato dal suo corpo, respiravo il suo odore, se fossi stato un altro avrei aperto gli occhi e l’avrei fatta mia, ma ero io, il suo schiavo e rimasi lì in attesa di un ordine che non tardò ad arrivare: “Stamattina mi hai disobbedita ma ora puoi farti perdonare, schiavo! Leccami la fica e fammi godere, ma stai attento a non aprire gli occhi o te li brucio!” Non aspettavo altro. Seguendo le sue curve dal basso arrivai lì dove mi era stato ordinato e cominciai il mio lavoro. Lei sapeva che ero bravo, in passato era già capitato che gliela leccassi ma mai come questa volta ero super eccitato e i suoi gemiti mi eccitavano ancora di più finché non si trasformarono in risate e il suo dolce profumo in un odore acre e acido. Capii che mi stava pisciando in faccia e per istinto mi scansai ma lei mi prese la testa con entrambe le mani e mi riportò sotto la fontanella “Ahahahah assapora l’odore della tua padrona, non lasciare una sola goccia del suo prezioso nettare e ringraziala per il regalo!” “Grazie, divina padrona per questo tuo dono!” Riuscii a dire sotto il getto prima di ricominciare a leccare. Finì la doccia e dopo avermi fatto sciacquare ed asciugare mi cacciò dal bagno con un calcio per prepararsi per la giornata di mare.

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