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Racconti di Dominazione

Sumiso.Ricordo d’ amore

By 18 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Lì , col corpo nudo e sudato sdraiato sul letto accanto al tuo. Scosso ancora dalle onde di orgasmi che mi hai rubato. Con i peli della fica imbiancati dal tuo sperma e gli occhi chiusi per fermare ancora gli attimi passati. Mentre li assaporo ancora un po’ la tua voce mi sibila di andarmi a lavare la fica. Io apro gli occhi. E’ come un colpo basso non aspettato. C’è tempo ancora prima di andare. Vuoi mandarmi via. Neppure ti guardo. Mi alzo sdegnata senza replicare. Indugio per qualche attimo sul bordo del letto. La tua voce mi frusta la schiena. ‘ Non hai capito cosa ti ho detto? Vatti a lavare la fica – . Nuda mi alzo e vado diretta in bagno senza rispondere. Se non fossi completamente nuda, uscirei di casa sbattendo la porta. Con chi ti credi di avere a che fare? Apro il rubinetto dell’acqua e mi siedo sul bidet. Lo stimolo prodotto dallo scorrere dell’acqua mi fa pisciare. Con il piscio butto fuori anche te. Cerco con una mano la saponetta. Ho lo sguardo perso su una mattonella. Ti odio. Si, ti odio. Odio la tua voce arrogante. Odio quel tuo comandarmi. Basta con questa storia è durata anche troppo. La porta si apre. Alzo lo sguardo sorpresa. Il tuo cazzo davanti alla mia faccia. No anzi davanti alla bocca. Duro e teso. Vuole la mia bocca. Entra. Ha sapore dei miei umori seccati dall’aria. Mi soffoca. Tu lo spingi avanti e indietro. Ti guardo. Tu sorridi e annuisci. Così. Sei bella. Continua così. Lo sento che mi si agita in gola. L’acqua scorre e anche la mia fica scorre. All’improvviso mi togli l’uccello dalla bocca. La tua mano rapida s’infila nella passera aperta , bagnata di acqua e di umori. La giri e rigiri, mentre rilascio mugolii soddisfatti. ‘ Ora laviamo bene questa fica – la tua mano esce da me. Io mi sento mancare. Stavo per godere accidenti. Prendi la saponetta. Me la ripassi sul clitoride agitato con gesti lenti. Sto per scoppiare. Poi rapido me la infili nella fica. La sento che mi penetra. E’una saponetta normale. Neppure tanto grossa. Eppure mi sembra un bastone che mi spacca. Furiosa entra ed esce. La guardo che entra ed esce da me. ‘ Godi ‘ tu dici. Ed io godo come una troia. La tua troia. Mentre tu sborri copioso sulla mia testa china. Ti guardo. Sorridi ancora ansante, mentre mi osservi. Gocce di sperma mi colano dai capelli. ‘ Sei bella -. Ti volti ed esci. Stupita mi trovo a dirti sottovoce: – Ti amo- . Un giorno senza sentirti e il mio bicchiere si fa sempre più mezzo vuoto. La razionalità mi sussurra che non dovrei sentirmi così, che tu sei via per qualche giorno, che tornerai presto, perché tu mi hai rassicurato che tornerai presto, ma la mia voglia di te, ormai padrona della mente, convince che forse potrebbe essere stato tutto solo un sogno. La tua voce mi martella fra le molli onde del cervello, caricandole d’elettricità. ‘ Accarezzati con le mani, le tette, come fossero le mie. Così dal basso verso l’alto’ ed io lascio che ancora il ricordo mi conduca.Distrattamente passo le mani sui seni coperti dal cotone fresco dell’abito stampato. Cerco i bottoni che imprigionano la pelle coperta. I capezzoli si drizzano trapassati da un brivido appena sono a contatto dell’aria. Di nuovo la tua voce prosegue, calda: ‘ Prendi l’indice e il medio e infilali in bocca. Succhiali.’ Come un automa eseguo il tuo comando. Secco. Imperioso, ma dolce. Sinuoso come una carezza. Di nuovo eseguo il gesto. Assaggio le mie dite calde ed eccitate. Le assaggio timidamente come quando me lo hai chiesto la prima volta.
Come se tu mi osservassi, mi riprendi: ‘ No. Non così. Succhiale come sarebbero il mio cazzo. Tira fuori la lingua e succhiale bene, lentamente riempile di saliva e poi infilale tutte e due nella bocca. Fino in fondo ‘. Mi sembra quasi di avvertire il caldo della tua pelle nella bocca. Le righe delle vene. Il filo della tua cappella. L’irrigidirsi del tuo membro. Il tuo respiro impercettibilmente si affanna. S’accelera la compressione e decompressione del tuo sterno. Io lo sento ed inconsapevolmente accelero anche il mio succhiare. ‘Ora passale sui capezzoli. Bagnali di saliva. è la mia bocca che ti sta leccando’. E io sento la tua bocca, mentre passo e ripasso le dita sui puntoni ormai duri e svettanti. La tua voce è la tua bocca. ‘ Offrimeli’. Ed io offro all’aria i miei capezzoli. Ormai l’aria sei tu. Sei attorno a me, su di me, sotto di me. Non sono più in questa stanza, ma sono sospesa nel ricordo di te. ‘ Ora togliti le mutandine. Piano. Fallo lentamente’. Alzo il vestito fin sopra la pancia e ti offro lo spettacolo delle mie gambe aperte, mentre con le mani faccio scivolare giù lo slip. Lo faccio alzando leggermente il bacino. Fin dove le braccia e mani possono guidarlo. Lascio, un piede poi l’altro, completi l’opera. Eccomi. Ora sono tutta tua. Mi offro a te. Con la veste che ormai è solo come una fascia che cinge la vita. ‘ Allarga di più le cosce. Fammela vedere bene questa mia fica’. Non hai detto, ‘la tua’, hai detto, ‘la mia’. Un moto di desiderio rotola dentro nello stomaco. Hai detto ‘tua’. Hai detto bene, perché è tua. Solo tua. Io allargo ancora di più le gambe per mostrare ciò che ti appartiene. Ciò che è tuo. Una rosa dai petali rosei nascosti dai rovi neri, che spicca fra il biancore delle carni. ‘ Ora accarezzala. Fallo leggermente con tutta la mano. Passala sopra e scosta i peli. Mostrami le labbra’. Ed io la sfioro con la consapevolezza del tuo sguardo, che passa dalla fica al mio viso. Controlli, ogni mia reazione. Controlli che tutto sia eseguito come vuoi tu. ‘ Ora passa con due dita sul clitoride. Ruotale sopra. Ora spingi a fondo, ma lentamente. Ti piace vero?’. Si. Si, che mi piace. Sento il sesso umido e scivoloso al contatto delle dita. Somiglia a miele sciolto. Scosse elettriche sotto la pelle che vanno dai polpastrelli fino al centro del mio essere. ‘ E’ la mia lingua che sta leccando. Lo senti vero? Lo sai che è così. Quelle non sono le tue dita, è la mia lingua che ti sta torturando la fica. Ora passale lungo tutta la lunghezza’. è la tua lingua. Sento, che è così, perché è questo che vuoi, che io senta l’umido mischiato al mio umido. Fiotti di miele sciolto inondano la mano. Mi pare di vedere spuntare il tuo sguardo dal mezzo delle mie gambe, che mi osserva soddisfatto. La tua bambola sta provando piacere. A te piace vedermi godere. Ti piace constatare che sia così e sulla tua bocca e sul mio viso che via, via si fa più contratto. Ti piace osservare il ritmico alzarsi ed abbassarsi dei seni ad ogni tuo passaggio. Sai che è il segno del mio godimento. ‘ Ora infila le dita dentro lentamente, fino in fondo. Ruotale dentro. Più dentro. Ancora di più. Ora tirale fuori. Piano, sentile mentre le tiri fuori. Ora di nuovo dentro. Così. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Di più. Più velocemente. Così. Brava mia piccola troia. Continua così. Non fermarti. Ancora più in fondo. è il mio cazzo che ti sta scopando, che ti sta tutto dentro, che aderisce alla tua carne. Sei bellissima. Bellissima con il mio cazzo dentro. Continua. Godi cagna. Ora godi’. Io godo. Sento l’orgasmo che trapassa per tutto il corpo, mentre le dita sono sommerse d’umori e di desiderio represso nell’anima. Il mio orgasmo come un’onda travolge me e travolge te. Ti sento esplodere di sperma. L’aria è pregna del nostro orgasmo. ‘ Ora vestiti e vieni qui. Ti aspetto tra dieci minuti. Non metterti nessun indumento intimo e soprattutto non lavarti’. Clik. Il suono della conversazione telefonica interrotto bruscamente. è uno schiaffo sul viso. è un brutto risveglio improvviso.
Il suono del telefono scuote l’aria. Un risveglio nel risveglio. Balzo a sedere sul letto. Corro a sollevare la cornetta del telefono. Sei tu. Si sei tu. Ti ho evocato nel ricordo. Ti ho chiamato con la mente. Sei tu. Senza la tua piccola troia non sai stare neppure tu. Lo sapevo che era così. Sorrido.
‘ Casa Corradi?’.
‘ No. Ha sbagliato numero’.

Stiamo distanti.Abbiamo litigato. Incomprensione stupida, che mi passa rapida, mentre ti guardo di sottecchi. Guardo il tuo profilo e mi piglia voglia di baciarti. Mi avvicino quasi in punta di piedi. Tu ti volti e mi guardi. Non c’è bisogno di parole. Come ad una bambina mi sfili prima la maglietta e poi mi fai scendere i pantaloni assieme agli slip. Un fiore appassito ai miei piedi rimangono lì, mentre risali con le labbra sulle gambe. Le tue mani e le tue labbra suonano sulla mia pelle. Fino lì alla rosa nera che spunta fra le gambe, ma solo la sfiori con le labbra. Brividi che mi percorrono dappertutto come piccole onde su un mare che sta cambiando. Da quieto che era, si sta ingrossando per un vento che si scatena nella mente. Seguo il tuo lento eppure rapido risalire. Assaporo le tue mani e le tue labbra. La mia pelle come mille bocche si lasciano baciare dal tuo calore. Calore che è voglia e desiderio. Ora sei sui miei seni. Li prendi fra le mani e passi e ripassi il viso. La barba che spunta come in un disegno nero fumo, lascia striature di un rosa più scuro. Lì, su quelle striature si accende il desiderio di te. Forte, intenso,quasi fosse un cazzotto nello stomaco. Mi toglie il fiato. Vorrei trattenere questa voglia di te. Non farla uscire da me e anzi rubare anche la tua e scoppiare dentro questa bolla immensa di emozione fortissima che travolge tutto il razionale. I capezzoli sembrano ricettacoli, radar che captano ogni piccolo poro della tua pelle, succhiano avidi quello che è nascosto in te e che è nascosto in me. Come calamite, si propendono verso la tua bocca, mentre di lasciano bagnare dalla saliva della tua lingua che passa e ripassa avida. Mi sembra di aver mille farfalle che nello stomaco svolazzano impazzite. Guardo il gioco che stai facendo sul mio corpo e tu di colpo alzi i tuoi occhi verso di me. Quasi mi sento una ladra che rubo i tuoi gesti e li faccio miei nel cervello per nutrire l’eccitazione che cresce. Ti avventi sulle mie labbra, la violi e la penetri. Ed io mi lascio sorprendere dall’irruenza e violenza della tua lingua che prepotente entra e accerchia la mia. Ed è come se avesse trasmesso un codice segreto. Anche la mia lingua si fa prepotente. Inizia una danza di guerra. Dove non c’è un vincitore se non l’esplosione incontrollata dei sensi. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dai gesti sempre più frenetici delle bocche, mentre le mie mani , sembrano improvvisamente rispondere ad un richiamo. Dal tuo collo , scorrono sulle spalle e sulla schiena, poi risalgono ancora verso il collo e riscendono sulle tue braccia, arrivano alle tue mani. Le mie mani sulle tue, che mi accarezzano i fianchi. Le mie mani sulle tue che accarezzano la mia pancia. Le mie mani sulle tue che tornano a massaggiare i miei seni. Le mie mani sulle tue che scendono verso il mio sesso. Faccio violenza ad una tua mano e la conduco dentro la mia rosa che stilla gocce di voglia. Indico il passaggio alle tue dita, con le mie dita. Entriamo insieme , le tue dita con le mie ad esplorare ilcunicolo umido che porta al centro della sala del desiderio. Il gioco delle nostre dita provoca ondate di godimento, che schiumano verso l’esterno. L’altra mia mano abbandona la tua e corre a cercare il tuo sesso. Lo sente duro e teso. In attesa. L’attesa viene premiata. Scopro ogni centimentro della pelle e delle vene che pulsano. Come se una rabbia prendesse il controllo della mia mano, ora si stringe ed attanaglia l’asta. Inizia a muoversi sempre più velocemente su e giù. Come a voler allungare e tendere di più l’arco che si agita incontrallato. Ora i nostri respiri si fanno più ansimanti, le labbra sembrano seguire un percorso incontrollato sui nostri volti, mentre i giochi delle mani si fanno sempre più furenti sui sessi sempre più tesi. Poi come ad un segnale convenuto, mi stendi sul pavimento.Il freddo delle mattonelle contrasta con il calore che sprigionano i nostri corpi, quasi penso che fra poco quel calore possa aprire una voragine ed inghiottirci, ma è una frazione di un attimo.Sei sopra di me. Ti guardo mentre leggo nei tuoi occhi lo stesso furore racchiuso nelle mie pupille. Alzi le mie gambe sulle tue spalle e spingi diretto il sesso nel mio già aperto in attesa di essere riempito ed occupato dal tuo. Lo sento come un fuoco che incendia ogni parete interna. Il fuoco sale fino al centro del cervello e mi strappa un mugolio come un vulcano che apre piccoli sfiatatoi di aria gassosa. Ecco la mia bocca diventa lo sfogo del piacere che sale diretto da te a me, passando per i nostri corpi. A volte lascio il limbo dorato del piacere per perdermi nel tuo sguardo ed un furore incontrollato mi prende, come se il desiderio facesse un cammino inverso e cerco di mordere il tuo braccio teso o la mia mano che è artigliata sul tuo polso. La mia eccitazione diventa l’incitamento sempre più forte del tuo cervello, che trasmette un chiaro ordine. Spingi di più, sempre più rabbioso. Sento che quasi mi spacchi in due, fra dolore e puro piacere, cola tutto il desiderio fuori, sgocciola sulle natiche alzate.I tuoi occhi che vanno dal tuo sesso che entra ed esce dal mio , al mio viso che uggiola e ansima. Sento che sei pronto, sento il tuo pulsare. Un raggio di puro realismo mi fa sentire che fra poco sentirò uscire da te, il fiume dell’incoerenza. Eccolo che erutta violento, lo sento che sbatte al centro dell’anima. Mentre la mia anima esplode nella pazzia del momento di non esistenza. Siamo tornati in noi stessi. ci guardiamo ansanti, quasi stupiti ,ricaduti al centro della realtà. Ci abbracciamo quasi a scaldarci. Siamo ancora qui.

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