Skip to main content
Racconti di Dominazione

Trattamenti – Parte 10

By 8 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

==Cap 10==

=Lui
Il giorno succiessivo fu un disastro. Lei non era abituata al plug e chiedeva ogni momento di andare in bagno. Io d’altra parte ero libero, e benchè mi sforzassi di fingere, non riuscivo a convincere la Padrona a lasciarci andare. La mia povera compagna lasciava quindi gocciolare dolorose perle di urina dall’anello che le stringeva vagina e uretra, gemendo per gli stimoli contrastanti di corpo e del plug che aveva nel culo.
Quando, finalmente, nel tardo pomeriggio ci portò in bagno mi diede l’ordine di liberarla. Mi inginocchiai davanti a lei, in piedi a gambe larghe. Togliendole la pinzetta che stringeva il clitoride notai subito il rossore su tutta la fighetta. Rimossi la C di metallo che la stringeva e venni subito investito da una cascata di piscio, che mi inondò la faccia e dilagò sul pavimento.
La Padrona scoppiò a ridere esortandomi a continuare.
La ragazza aveva un aria dispiaciuta, ma di inequivocabile sollievo. Chissà perchè questo mi confortò molto.
Rimossi anche il plug, ma questa volta avevo preparato un secchio, nel quale lei si scaricò. Poi la Padrona si fece avanti, andando a esaminare la fighetta della ragazza. -Hmmm, deve bruciarti parecchio. E anche il culetto si è tutto arrossato.- disse sondandola con un dito.
-Per oggi hai preso la tua parte. Stasera ci facciamo belle!-
Nessuno dei due aveva capito bene cosa volesse dire, e ne eravamo piuttosto preoccupati.

Più tardi portò la mia compagna in camera e mi chiuse fuori. Non potei fare a meno di spiare dalla serratura.

=Lei
Mi aveva portata in camera, non sapevo che intenzioni avesse e ero terrorizzata. Per fortuna mi aveva lasciato senza catene e la mia figa poteva riprendersi un attimo.
Mi aveva studiata un attimo, soppesandomi i seni e misurando la mia altezza. Poi aveva tirato fuoi da un armadio un babydoll largo e quasi invisibile e me lo aveva fatto indossare insieme a reggiseno push-up. Aveva dei rinforzi in ferro sui capezzoli e una catenella che li collegava. Era abbinato a degli slip con una piccola placca di metallo sul clitoride, dalla quale pendevano diverse sottilissime catenelle ornamentali.
Passò poi a sistemarmi i capelli, fissandoli dietro alle orecchie con due piccole treccine orizzontali. Davanti una ciocca di capelli liberi velava parte dell’occhio destro e della guancia.
Era passata quindi al trucco, scurendomi con l’ombretto viola gli occhi e passando un po’ di rosso sugli zigomi. Un rossetto corposo aveva terminato l’opera.

Mi specchiai come ragazza introversa, dal seno piccolo, che arrossiva se qualcuno le ricambiava lo sguardo.
Le fece il verso una splendida figura velata di pizzo violetto, avvolta in intimo leggero, innocente, ma con quelle piccole borchie inanellate che rendevano tutto sexy. La cascata di capelli mori incorniciava gli occhietti celesti, timidi, nascosti dietro a quel ciuffetto ribelle. Ma non erano solo timidi, erano un invito, uno spiare dietro a quel viola che richiamava la seta leggera sul suo corpo. Il seno invitante spinto verso alto come due semisfere che richiamavano il culetto perfetto, i fianchi sinuosi ammantati nel fumoso vestitino.
Una bimba. Ecco cos’era, una bimba vogliosa e invitante.

=Lui
Dal buco della serratura non si vedeva molto. Un paio di volte lei era passata davanti con degli splendidi slip che coprivano, ma non nascondevano il culetto. Quanto lo desideravo! Quant’è che non vengo? Da quando la padrona mi ha preso. E ora l’avevo duro. E la mano scendeva, anche se toccarmi avrebbe significato una punizione peggiore che mai.
Stanno uscendo! Via! Meglio fingere di riposare ai piedi del divano.

Qualche tempo dopo venni chiamato in camera dalla Padrona.
Come entrai, un angelo apparve nella sala. Non c’era qualcosa che si potesse notare, apprezzare al di fuori del tutto.
Due occhi di perla mi fissavano, in mezzo a una nuvola di forme perfette ovattate di viola. Ero fermo, imbambolato, non ero eccitato, perchè non si poteva abbassare quell’angelo vestito da succube a qualcosa di semplicemente sexy.

Visto come ero rimasto, fece il gesto più femminile che possa esistere, piegò leggermente la testa, come a nascondere timidamente un arrossamento, ma le sue guance rimasero di quel dolce rosa, coperte dalla ciocca che era andata a nascondere un occhio… e ciò mi fece battere il cuore come mai…

=Lei
Mi aveva fatta distendere su un letto rotondo ricoperto da petali di rosa. Ero terrorizzata, quella donna mi aveva truccata e vestita in modo così provocante, e adesso chissà cosa mi aspettava. Mi aveva detto di accavallare le gambe lasciando scivolare giù il pizzo viola, in modo da scoprire le mie natiche, una mano appoggiata sinuosa sul petto e le labbra leggermente dischiuse. Mi sentivo a disagio. Una ragazza impacciata, ecco quello che ero, un patetico tentativo di sensualità.

La porta si aprì e dietro con c’era il mio compagno… doveva essere dolce, sensibile, o almeno questa era quello che pensavo di lui. Era ancora a gattoni e potei osservare la sua schiena perfetta: dalle spalle larghe al lieve accenno della spina dorsale, baciata dal colore ambrato della sua pelle.
Quando mi vide rimase sbalordito, gli occhi smeraldi mi stavano esaminando… anzi, mi stavano adorando! Percorreva il mio corpo con sguardo delicato, soffermandosi sulle forme morbide delle natiche risaltate dal tanga e dal pizzo viola scostato. Più sù, i seni candidi venivano travolti dal desiderio dei suoi occhi, per poi finire ad adorare il mio viso. E incrociare il suo sguardo fu per me una pugnalata nello stomaco.

Mi aveva fatta mettere in posa, con una gamba piegata sul letto ero rivolta a tre quarti verso la porta, una mano sollevata a poggiare morbida sul petto. Quando entrò e rimase li a fissarmi mi sentii imbarazzata, ma credo che il trucco abbia nascosto il rossore. Sentii il cuore battere forte nel petto. Quando qualcuno mi aveva mai apprezzato tanto?

-Teneri! Sù, lasciatevi andare…- disse la Padrona con un gesto d’incoraggiamento. A quel punto il ragazzo si eresse in tutta la sua imponenza e mi raggiunse sul letto. Il suo odore mi travolse come uno schiaffo in pieno viso. Il suo torace aperto e muscoloso mi avvolse in un abbraccio e in quel momento sentii il mio cuore battere come mai aveva fatto. Gli poggiai le mie mani sulla schiena e lo strinsi forte a me… avrei voluto che quell’istante non finisse mai.
Quando le sue labbra cercarono lei mie, decisi di offrirgli tutta me stessa, di essere sua, di lasciare il mio corpo e la mia mente all’uomo che mi stava venerando. La gola mi ardeva, sentivo qualcosa nello stomaco bruciare…

=Lui
Non posso credere che possa posare le mie labbra sulle sue, morbide, rosse come la passione, voraci e affamate… potrei morire per questo, essere fulminato dopo aver trovato il suo desiderio…

=Lei
… di scatto spinsi la sua schiena lateralmente e mi sedetti sopra di lui a gambe aperte.
Abbasso gli slip, cercando il suo uccello…
Ma lui si interrompe. E’ la Padrona, che sta inserendo qualcosa sopra il suo cazzo. Un rivestimento rigido di plastica, e lo fissa con una cintura… -Continuate- sussurra.
Iniziai a cavalcarlo, prima lentamente, un po’ per il dolore della prima volta, un po’ per sentire il suo cazzo in tutta la sua grandezza dentro di me; e poi continuai veloce, sempre più forte, con colpi secchi, violenti…volevo averlo, volevo che fosse tutto mio, possederlo come non avevo mai posseduto nessuno e come mai nessuno mi aveva posseduta.

=Lui
Non so cosa mi abbia messo, ma desidero continuare, cercare insieme l’orgasmo. La trovo, bagnata, pronta, mi faccio strada, poco a poco. Lei è stretta… vergine?
Ma capisco, ora, cosa mi ha messo. Non sento assolutamente niente, come infilare un dito tra due cuscini. Ma sento la sua bocca… e le mostrerò il mio desiderio, la farò godere come lei mi ha mostrato la sua bellezza.

=Lei
La Padrona non aveva ancora profanato la mia patatina. Ero rimasta vergine come quando ero arrivata. E ora è stato lui a farlo. Sono felice. Lui si arresta un attimo appena entrato, ma poi prosegue. Si muove, mentre ci baciamo, cerchiamo i nostri colli, mi succhia i capezzoli, turgidi, sensibili. Lo stringo al petto, le braccia intorno al collo mentre mi fa venire, con un respiro che mi sconquassa il petto. Rallenta, ma non si ferma. Gira sulla schiena, portando me sopra. Mi alzo, cavalcandolo, inarcando la schiena all’indietro. Ancora, lui mi accompagna, mi cerca gli occhi. Poi mi giro, mi siedo sopra la sua verga (ancora dura! Merito del supporto?), volgendogli le spalle. E continuo la cavalcata, abbassandomi poi verso i suoi piedi, sentendo le sue mani sul culo. Sento che arriva di nuovo l’orgasmo, mi butto indietro, spalanco le gambe, mentre lui mi cinge il petto baciandomi il collo.
Poi mi sdraio sul fianco, sfinita, appagata.

=Lui
Come ho fatto a trovare tanta forza? Siamo andati avanti tantissimo, e sono rimasto lucido, volevo darle il massimo. Ora le vedo un sorriso sulla faccia, non l’ho mai vista sorridere…
E lo sento ancora duro, dentro la sua gabbia.

La padrona si avvicina, attraverso i calzoni leggeri si vede la sua eccitazione. Posa la faccia accanto alla passerina della mia compagna, e avvicina la lingua da dietro le gambe piegate.
Inizia al leccare, esplorando ogni lembo dietro alle grandi labbra, più dentro a esplorare quella cavità nascosta.
Le piace, sta gemendo. E la Padrona le fa aprire le gambespingendole verso il corpo, scoprendo quel sensibile frutto del suo clitoride e dandogli sensazioni mai provate prima.
Le piace, si stringe i capezzoli irrigidendo i muscoli a ogni passaggio della sapiente lingua della Padrona.
Passa veloce, l’instancabile Padrona, fino allo squarciante urlo che segna un orgasmo sconquassante. Ansima, riprende fiato, ha gli occhi lucidi dall’emozione.
Io non ero riuscito a dargli tanto…

La copre, lasciandola sola nel letto. Mi porta sul divano, dove mi lega le mani dietro la schiena e me la fa leccare. Compito facile visto la sua eccitazione. Dopo poco viene, e mi abbandona ai suoi piedi, fino alla mattina dopo.

Leave a Reply