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Racconti di Dominazione

Trattamenti – Parte 9

By 7 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

==Cap 9==

La luce del mattino penetrò dalla finestra, svegliandomi più gentilmente del solito. Filtrando attraverso le tende andò a illuminare la mia padrona sul letto, al cui fondo stavo io, rannicchiato in un cantuccio, nudo e senza catene. Ai piedi del letto la mia compagna era ancora addormentata, raggomitolata a causa delle corde. Il pannolone nascondeva la cintura di castità, ma non faceva mistero dei suoi seni, dolcemente appoggiati al braccio. Tanto dolcemente il caschetto di capelli scuri adornava il volto, con le labbra bellissime rilassate nel sonno. Non avevamo mai avuto modo di scambiare una parola, la Padrona ci teneva smpre a portata d’orecchio.

La padrona si stava svegliando ora, e preferii fingermi addormentato, spiandola sottecchi.

Come si alzò, anche lei notò la superba visione ai piedi del letto. La vidi scendere una mano lungo la vestaglia leggera, fin sotto i fianchi, a cercare il suo sesso. Dopo aver affondato due dita dentro di sè, andò a posarle umide sulle labbra dolci della ragazza. Lei non si svegliò, e la padrona scese lungo il collo fino al capezzolo, che inumidì solleticandolo e strizzò torcendolo. Si destò con un gridolino, che colsi come scusa per alzarmi.

Tolse i lucchetti che la costringevano al letto ordinandoci di raggiungerla nell’altra sala, quella dei trattamenti.
Seguii gattonando la mia compagna, benchè non avessi impedimenti oltre alle regole della mia Padrona.
Quando entrammo, lei si era cambiata, stringendo il suo corpo massiccio in una tuta di latex.

Mi fece mettere al muro e mi mise un anello di corda intorno a pene e testicoli, lasciando un capo libero a mo’ di guinzaglio.
Poi si dedicò alla ragazza, facendola stendere gambe all’aria.
-Hai fame? Se fai la brava ti darò il contentino- le sussurrò.
Quindi le tolse le corde e la fece mettere gattoni. Mi chiamò a mettermi dietro di lei in ginocchio, tenendo il guinzaglio in mano.
-Toglile il pannolino, cucciolo mio.- Ero completamente sorpreso da quella richiesta, ma non me lo feci ripetere due volte. Con mano tremante slacciai i fianchi, mostrando la schiena sinuosa terminante con il culetto perfetto di lei.
-Ora la cintura.- Scorsi le cinghie di pelle con quanta delicatezza riuscii, slacciando le fibbie che trattenevano la piastra sul suo sesso, che sapevo vicinissimo. Al pensiero qualcosa di duro tentò di imporsi tra le mie gambe, ma con una tensione della corda la Padrona mi ricordò chi comanda. Togliendo i fermi alle cosce liberai la sua splendida passerina di fresco depilata. Un piccolo barluccichio mostrò la sua eccitazione.
Anche la Padrona lo apprezzò, e dopo un lieve verso di piacere mise una scatola davanti alla faccia della mia compagna. Non avevo bisogno di guardare per ricordarmi che conteneva una bottiglietta di lubrificante, un cazzo di gomma e un fallo a forma di goccia, terminante con una base larga.
-Lo sai cosa fare- mi disse con voce languida. Sì, lo sapevo. Finchè si trattava di lasciarsi andare, subendo la volontà della Padrona, mi ero già arreso. Ma non volevo infliggere a quella bellissima, delicata creatura quello che avevo subito io. A lei, che aveva sostenuto le braccia quando erano legate ai miei capezzoli, sforzandosi fino a spezzarsi i gomiti.
Ma la Padrona tirava il guinzaglio. E avrebbe preso la sua stecca di metallo se non avessi ubbidito.
-FALLO!- ordinò. E io, automaticamente, ubbidii.
-Passami qualcosa dalla scatola. Usa la bocca.- Sussurrai. La ragazza non doveva avere capito, perchè esitò incerta.
La padrona tirò forte il guinzaglio, e io gridai con voce imperativa:
-Prendi qualcosa dalla scatola! ADESSO!- Lei sembrò scostarsi, come accorgendosi di colpo di essere accanto a un animale feroce. Ma ubbidì, mordendo il lubrificante e posandolo sulla mia mano.

Stappai il contenitore e mi oliai la mano, appoggiano poi il dito al suo ano. Come potevo fargli capire che non volevo? Che non ero come quella donna crudele?
Passai il lubrificante attorno alla sua rosa di muscoli, poggiando una mano a carezzare le sue natiche morbide ma sode, tentando di rilassarla. Ma dovevo spingermi oltre, e puntai il medio all’apertura, con lieve pressione.
-Rilassati- sussurrai. Lei mi fece entrare, rilassando come meglio poteva.
Iniziai quindi a esplorare lentamente, sapendo che più lei avesse sentito il dito, meno avrebbe soffero ciò che seguiva. La sentivo tremare, dall’interno della sua cavità calda e stretta. Avevo un dito sprofondato nella sua intimità senza che neanche sapessi il suo nome. Uno strattone della corda mi fece capire che era ora di continuare.

Tolsi il dito e porsi la mano.
Quando si girò con il fallo in bocca vidi i suoi occhi lucidi e tristi.
Ebbi cura di oliare tutto il giocattolo e di passarlo tra le sue chiappe per farlo scaldare, prima di procedere.
Spinsi con calma la punta nel suo buco, che incontrò poca resistenza, procedendo poi con pressione regolare. Lei accettò la penetrazione con uno squittio soffocato. I quattro centimetri del cazzo avevano allargato la strada, ma dovevo essere sicuro che non incontrasse resistenza, e rigirai lentamente la verga nel suo culo.
Un altro strattone della corda e ritirai lo strumento, producendo un suono di risucchio.

-Passamelo… coraggio- Un singhiozzo le scosse il petto mentre mi passava il plug da 7 cm. Presi dell’altro lubrificante, ma nel farlo mi accorsi che non era olio quello che le colava tra le gambe.
Non si poteva addolcirlo, il fallo era fatto in modo di entrare prepotentemente e rimanerci senza cadere.
Spinsi la punta oltre l’anello di muscoli, come a cercare di far entrare un’arancia nel naso. Per un attimo il suo culo si allargò come mai prima e quindi si richiuse dietro a esso. Sapevo quale dolore lacerante aveva provato, che sensazione di bollente calore sentiva nello stomaco.
Lei era caduta sul fianco, gemendo. I nostri sguardi si unirono e spero abbia letto il dolore che provavo nell’averla profanata. Allungai una mano verso le sue per confortarla, ma la padrona mi tirò indietro per la corda.

-Brava. Sei stata brava… finora. Ora stai ferma.- La padrona mi scavalcò tenendo in mano uno strano oggetto, una “C” di metallo con due sferette alle estremità.
Le fece aprire le gambe: -Ti è piaciuto allora! Guarda che lago, troietta!- Così lubrificata non ebbe problemi a inserire l’anello nella vagina e nell’uretra, così che fosse stretto a sufficienza da rimanere fermo e abbastanza spesso da impedirle di urinare. Fissando una piccola pinzetta al clitoride, la collegò all’anello e al plug. Tirare la cordicella avrebbe significato strizzargli figa e culo insieme.

La fece mettere gattoni, e la ispezionò a lungo. Poi le diede un bacetto sulle labbra e squittì -Bellissima, sei bellissima. Da adesso mi dovrete chiedere insieme di andare in bagno, se uno non avrà bisogno, l’altro dovrà aspettare. Via! Adesso a giocare!-

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