Skip to main content
Racconti di Dominazione

umiliazione tra i banchi di scuola

By 2 Luglio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate era alle porte. Il fresco vento di maggio accarezzava il mio corpo mentre mi dirigevo a passi veloci verso la scuola. Con la maggiore età il mio lato femminile era cresciuto al punto da sentire brividi di eccitazione solo al sentire la brezza primaverile sulla mia pelle liscia e glabra.

Ormai ero consapevole della mia vera indole’ un carattere di dolce cerbiatta che solo un vero uomo avrebbe saputo apprezzare e farlo crescere fino a diventare una calda e provocante femmina, in grado di soddisfare allo sfinimento anche il maschio più esigente.

Ho scoperto il mio amore per la carne degli uomini grazie ai video porno che i miei compagni di scuola guardavano al pomeriggio quando ci si trovava a studiare a casa di qualcuno. Lentamente ho scoperto di osservare con maggiore attenzione i membri giganteschi dei protagonisti, ragazzi giovani o uomini maturi ma sempre con dei fisici scolpiti e pieni di energia, soprattutto quando si trattava di mettere tranquille le troiette che li provocavano.

La mia prima esperienza &egrave stata con il mio compagno di banco, Diego, il classico figo della scuola, che un giorno violentò la mia bocca dopo uno di questi film. Diceva che il mio corpo da ragazza, esile, abbronzato, senza peli e con gli occhi grandi, lo eccitava e ancora di più dopo aver visto due ore di sesso brutale in televisione. Cosi un pomeriggio, mentre eravamo soli sul divano a casa sua, guardando un film dove una ragazza bionda vestita da ragazza pon-pon veniva stuprata da tutta la squadra di football, Diego si alzò dal divano, si tolse i pantaloni e senza mezze misure me lo spinse in bocca.

All’inizio non volevo e inizia a frignare, pregandolo di non farlo ma ottenni il risultato contrario: il suo istante dominante e la sua voglia di sesso lo accecavano e i miei lamenti facevano solo crescere la sua eccitazione.

Il suo bastone di 18 cm aveva una cappella grossa e tutta bagnata che sbatteva per entrare contro le mie labbra chiuse. Con una sola mano teneva bloccate le mie braccia e intanto con l’altra spingeva la mia testa verso il centro del suo piacere. Non volevo lasciarlo entrare, sentivo la carne calda e umida che sbatteva sul mio viso cercando di forzare l’apertura della mia bocca.
Le lacrime iniziarono a rigare le mie guance e l’odore denso e penetrante, come di panna rancida, del liquido trasparente che ricopriva la sua punta mi faceva venire i conati di vomito.

A quel punto Diego iniziò a scaldarsi come un animale feroce affamato da giorni e mi diede due schiaffi, non tanto dolorosi ma forti e decisi.

‘devi prendermelo in bocca’ ‘ disse ‘ ‘ lo so che sei un frocio e ti piace quindi adesso farai la donna per me’

Non urlava ma aveva un tono fermo e convinto, un ordine secco a cui non si poteva disubbidire.

La mia bocca si schiuse lentamente e, seppure contro voglia feci entrare tutta la sua asta nella mia bocca. Mi sembrava si soffocare, avevo paura di vomitare e non ebbi nemmeno il tempo di abituarmi a quel grosso e indigesto boccone che subito Diego iniziò a spingere con foga.

Tenendomi per i capelli muoveva la mia testa ad assecondare il suo veloce dentro e fuori. Tenevo la bocca spalancate, cercando di non toccarlo con i denti, visto che avevo ormai imparato che per fare un bel pompino si doveva tenerlo tra le labbra avvolgendolo con la lingua e facendolo sbattere tra le guance.

‘Brava troia!’ ‘ mi incitava ‘ ‘cosi! Continua!! Succhi proprio bene, hai la bocca calda come la figa di una femmina!!’

Incurante delle mie lacrime che ormai scendevano copiose dai mie dolci occhi di fanciulla, Diego continuava a usare senza tregua la mia bocca cercando, con sempre maggiore impeto virile, la soddisfazione dell’orgasmo.

Le prime gocce salate iniziarono a uscire e mescolarsi alla mia saliva, Diego tremava e spingeva con cattiveria crescente, tenendomi la testa con entrambe le mani e obbligandomi a ingoiarlo fini in fondo. Chiusi gli occhi, cercando di rilassare i muscoli della bocca, e lo lascia fare ormai quello che voleva tra le mie labbra.

Stava per venire, lo sapevo e avevo paura di quello che mi aspettava.

Uno schizzo mi colpì il palato e fini direttamente nella mia gola. Diego urlava di piacere e mi teneva immobilizzata mentre altri schizzi, uno due e poi altri interminabili, scorrevano sulla mia lingua scendendo lentamente nel mio stomaco. Probabilmente era davvero da tanto tempo che non aveva un orgasmo.

Gli ultimi fiotti, più deboli ma comunque abbondanti, restarono tra le mie labbra e li sputai sporcandomi tutta la bocca e la maglietta sudatissima per la tensione.

Ero rannicchiata sul divano che piangevo, percorsa dai brividi di paura ed eccitazione, Diego era davanti a me in piedi.

‘Adesso sei la mia puttana’ – mi disse con un misto di disprezzo e dolcezza ‘ ‘ tieniti pronta per la prossima volta che sarò a casa da solo perché il mio cazzo &egrave instancabile e tu, se non vuoi che dica a tutti che ti piace succhiare come una cagna, dovrai soddisfarmi ogni volta che lo desidero’.

‘si” risposi senza fiato. Mi alzai, presi le mie cose e tornai verso casa.

Lasciandomi alle spalle i ricordi, quel pomeriggio stavo andando a scuola per rimediare un 4 in matematica che rischiava di farmi perdere l’anno’..
(continua)
Entrai nel grande atrio della scuola. Ormai erano quasi le 17 e l’edificio era deserto ad eccezione del custode che leggeva annoiato la pagina sportiva del quotidiano locale.

Ovviamente anche il professore di matematica era ancora a scuola e mi stava aspettando per discutere i mie voti disastrosi in vista dell’esame di maturità.

Ripensare a Diego, a come mi aveva sottomesso e umiliato nei mesi precedenti, mi faceva sentire tutta un brivido. La nostra avventura era finita male ed ero rimasta molto timida ed inibita nell’affrontare la mia omosessualità.

Ormai il mio lato femminile era sotto gli occhi di tutti: ho un fisico esile e senza peli, gambe snelle e caviglie sottili, vita sottile e braccia magre tanto che da dietro, anche per i miei lunghi capelli neri, venivo spesso scambiata per una ragazza.

I ragazzi della scuola mi schernivano e mi chiamavano ‘femminuccia’ o ‘frocetto’ e tra loro il più crudele era proprio Diego che non perdeva occasione per umiliarmi in pubblico con discorsi anche piu pesanti tipo ‘dai che sei solo una ciuccia cazzi’. Nessuno sapeva della nostra breve storia anche se era più per lui che sarebbe stato umiliante visto che, sebbene mai dichiarato, nessuno sarebbe rimasto sorpreso nel scoprire il mio lato di donna. Alla fine del nostro rapporto Diego mi aveva minacciata di non dire niente a nessuno altrimenti mi avrebbe fatto molto male e io tenevo nascosto nel mio cuore il ricordo di quei pomeriggi passati a succhiare con tutto il mio amore la sua grossa e saporita banana.

Percorrevo il corridoio buio, le tapparelle erano gia state abbassate e mentre mi dirigevo lentamente verso l’ultima stanza in fondo al corridoio, ripensavo alla fine del mio primo amore. Io e Diego avevamo raggiunto un nostro equilibrio e spesso al pomeriggio ero a casa sua studiare. In un modo o nell’altro otteneva sempre il suo scopo. A volte, finiti i compiti per casa, ci sedevamo sul divano e li mi diceva un sacco di parole dolci per convincermi a prenderlo in bocca.

‘Sei proprio come una ragazza’mi piaci, hai la pelle cosi liscia’sei davvero uno zuccherino”
Io con quelle frasi mi scioglievo e, quando si accorgeva che ero in suo completo dominio, finiva sempre per dire ‘ voglio fare l’amore con le tue labbra” Mi chinavo, liberavo il suo cazzo dai jeans e dai boxer, lo baciavo con dolcezza dandogli piccoli colpetti con la lingua. Mi immaginavo di essere una gattina che lappa il latte e mi piaceva sentire i suoi gemiti di piacere che crescevano all’aumentare dell’intensità del movimento della mia lingua.

Quando sentivo le prime gocce di liquido prespermatico inumidire la cappella iniziavo ad ingoiare la punta calda roteando la lingua intorno. Tutti i film porno visti insieme mi avevano insegnato come fare un pompino perfetto ed ero contenta di sentirlo che ringhiava come un animale e spingeva con il bacino come ad avere un rapporto sessuale con la mia bocca.

Una vera donna deve fare godere il suo uomo e io in questo ero diventata davvero bravo almeno a sentire quello che mi diceva.

‘mmm che bocca calda’sei meglio di tutte le ragazze con cui sono stato, dai prendi il mio piacere in bocca, dai fammi venire’

A quelle parole aumentavo il ritmo, mentre lui agevolava il movimento della mia testa con i suoi colpi facendomi sentire la cappella in fondo alla bocca fino in gola.

Il suo orgasmo era sempre impetuoso e io avevo imparato ad accoglierlo completamente, senza lasciare scappare nemmeno una goccia del piacere che scaricava tra le mie labbra . Lo tenevo in bocca fino all’ultimo schizzo e ingoiavo a più riprese la sua densa e calda crema di maschio. Avevo assaggiato solo il suo sperma ma mi piaceva davvero, aveva un gusto di gelato alla banana, solo con retrogusto salato.

Da quando avevo iniziato ad essere obbidiente Diego era molto dolce ma le cose presto cambiarono, i suoi modi si fecero via via sempre più duri e i suoi desideri sempre più perversi.

La scusa dei compiti non serviva più, mi invitava a casa sua, io non riuscivo a dire di no, in fondo lo amavo anche se mi trattava come un oggetto per il suo divertimento. Nell’ultimo periodo appena superavo la porta di casa sua mi trovavo in ginocchio con il suo cazzo duro che scopava con cattiveria la mia bocca senza più le parole dolci e i complimenti che tanto mi eccitavano. La maggior parte delle volte, prima dell’orgasmo, lo tirava fuori dalle mie labbra umide e si lasciava venire contro il mio viso imbrattandomi anche i capelli ed i vestiti. Sorrideva mentre mi guardava ricoperta di sperma, a terra che tremavo masturbando con energia il mio piccolo pene.

Come la prima volta, e adesso anche peggio.

Le sue ultime parole erano ‘Brava troia! Mi piace sborrarti in faccia ma adesso vai a lavarti e torna a casa’.

La nostra storia finì un caldo pomeriggio di aprile, quando Diego proprio esagerò e non volli proprio vederlo piu’.

Ero ormai arrivata alla porta dell’aula in cui il professore di matematica aveva ricevimento, mi sistemai i pantaloni bianchi e stretti, controllai con un rapido sguardo il mio culetto fasciato che veniva riflesso dalla finestra di fronte alla porta di ingresso. Mi sentivo proprio una bella fighetta’ probabilmente lo pensava anche il professore visto che per tutta la scuola ormai ero segnato come checca e venivo preso in giro anche davanti ai docenti.

Prima di entrare, la mia mente tornò velocemente al 4 in matematica’ ero disposta a tutto pur di non ripetere l’anno’

(continua)
Entrai nell’aula dove il professore mi attendeva per il ricevimento. Le tapparelle erano abbassate a metà e la luce del sole filtrava illuminando a macchia di leopardo la stanza.

Lui mi aspettava in fondo alla stanza seduto dietro la cattedra, nella penombra.

Il professor XXX era un uomo di quasi 50 anni, alto 190, capelli corti brizzolati, barba e baffi grigi, con un pò di pancia ma di spalle larghe e un fisico tutto sommato notevole per la sua età. Era di corporatura piuttosto robusta, con i pettorali in rilievo e le braccia muscolose.

Indossava dei pantaloni di lino beige ed una camicia azzurra a righe sottili bianche un po’ sbottonata sul petto villoso. Anche le sue braccia erano molto pelose e spesso, durante le ore di lezione di matematica, mi domandavo se avesse peli anche sulla schiena.

So che ad alcune donne gli uomini villosi piacciono ma io, forse anche per la mia giovane età, ne provavo disgusto, mi davano l’idea come di sporco, soprattutto d’estate quando i corpi sono sempre umidi di sudore. Preferivo i ragazzi della mia età, glabri sul petto e con il ciuffetto di peli sull’inguine attorno al loro ‘.. mmmm

Sapevo di sicuro che non era sposato ma, oltre a questo, a scuola giravano diverse voci sul suo conto, molte delle quali non si sapeva se erano dicerie di alunni che volevano screditarlo (vista la sua severità), oppure fatti reali, magari esasperati dal passaparola.

Alcuni studenti sostenevano di averlo sorpreso, durante uno dei loro puttan-tour, mentre si intratteneva con prostitute africane. Lo avevano proprio visto, almeno cosi raccontavano, mentre nella sua auto di grossa cilindrata si faceva fare un pompino e poi pagava la puttana.

Tra le ragazze, inoltre, si mormorava che anni addietro avesse violentato una studentessa mentre erano in gita con la scuola. Dicevano che era successo durante la notte, perché l’aveva sorpresa nel corridoio dell’albergo, fuori dalla sua stanza, e l’aveva costretta con forza a entrare nella sua stanza e subire lo stupro, per poi minacciarla pesantemente a livello scolastico se si fosse azzardata a parlare. Verità o no, tutte le ragazze della scuola facevano il possibile per evitare di stare da sole in sua compagnia.

Infine c’era chi andava a dire che era uno che non faceva tanta differenza tra uomini e donne, ma per lui era sufficiente sfogare la sua libido. Forse per questo quel giorno mi ero vestito in modo femminile, con pantaloni stretti e bianchi, una maglietta scollata senza maniche e, soprattutto, avevo indossato un perizoma bianco di raso trasparente comprato alcuni giorni in un negozio di intimo femminile. Venendo a scuola alcuni ganzi in motorino mi avevano addirittura fischiato dietro, ignari che in verità ero un ragazzo, effeminato, di indole dolce e con poca forza fisica’ ma pur sempre un maschio.
Distolsi lo sguardo dai peli che uscivano dalla camicia del professore e mi accomodai. Sulla cattedra erano già preparata tutti i miei compiti in classe. Otto compiti in classe, il voto più alto era stato un 5, il piu basso un 2 e alla fine avevo una media di 4 in matematica.

Iniziò a rimproverarmi, guardandomi dritto negli occhi con la sua solita aria severa’.

‘ Con questa media non sarai mai ammesso agli esami di maturità, lo sai che la matematica &egrave essenziale e tu quest’anno hai fatto un disastro davvero”

‘lo so’ bisbiglia con un filo di voce.

Il pensiero di perdere l’anno mi rendeva davvero triste perché volevo andare a studiare in un’altra città e vivere cosi la mia sessualità liberò, lontano da occhi indiscreti.

Il professore fece scorrere velocemente sotto i miei occhi tutte le prove dell’anno, commentandole duramente’. ‘Non si può proprio passare se non hai capito questo”. ‘Ma come posso darti un sei se sbagli quello?..’ ‘.’guarda nell’ultimo compito che disastro hai fatto..’

Mi guardava con aria dura come di rimprovero. L’idea di ripetere l’anno, in quella scuola dove tutti mi prendevano in giro perché ero una checca, mi strinse un nodo alla gola e al cuore che iniziai a piangere e frignare cercando di giustificarmi e offrendo tutta la mia disponibilità per recuperare facendo un altro compito.

‘Ormai &egrave troppo tardi per fare un altro compito in classe’ disse con tono secco ‘ e poi non sarebbe giusto nei confronti dei tuoi compagni che si sono sempre impegnati’.

Ero seduta, raccolta sulla sedia che versavo lacrime sulle mani che avevo portato a coprire il viso, come per difesa. Si alzò dalla sedia e venne in piedi al mio fianco.

‘Forse un modo c’&egrave’ riprese, questa volta con voce più calma, quasi fosse indeciso se salvarmi o no. Alzai gli occhi verso di lui, risvegliata improvvisamente da quel barlume di speranza.

I miei occhi, ancora velati dal pianto, notarono però subito che era ormai davvero vicino a me e si stava massaggiando con insistenza il pacco.

Mentre teneva la sua mano sempre ferma sulla protuberanza dei pantaloni, con l’altra mi invitò ad alzarmi e mi sussurrò all’orecchio: ‘ Puoi prendere i compiti, portarli a casa e rifarli tutti’ma prima devi aver almeno una punizione, per equità e correttezza nei confronti della scuola, altrimenti perdi l’anno’.decidi tu..’
Guardai in basso e, vedendo che ce lo aveva durissimo nei pantaloni, capii che le voci probabilmente erano vere e la punizione non aveva niente a che vedere con qualcosa di scolastico.

La lacrime, interrotte dalla falsa speranza di riuscire a superare dall’anno, iniziarono a scendere ma questa volta per la paura di quello che mi attendeva’. ‘qualsiasi cosa vuole lei” dissi con voce interrotta dai singhiozzi.

Con entrambe la mani strinse il mio viso e lo portò vicino al suo’

‘calati i pantaloni e mettiti a 90 gradi sulla cattedra’ fu il suo ordine.

Lentamente abbassai i miei stretti pantaloni bianchi e mi appoggia con i gomiti sulla cattedra, facendo sporgere in alto il mio culetto tondo, sodo e abbronzato. Il perizoma bianco faceva risaltare la mia pelle scura e disegnava la forma delle mie natiche in maniera ancora più sinuosa.

Voltai lo sguardo e vidi il professore che ora sorrideva in modo compiaciuto per avermi a sua completa disposizione. Avevo paura di quello che avrebbe voluto fare tanto più che ero ancora vergine dietro.

‘Ma guarda qui’ esclamò ridendo fragorosamente ‘ hai il perizoma da donna e sei tutto depilato! Allora &egrave vero che sei un frocetto!’ Le sue mani accarezzarono delicatamente il mio sedere, con una mano su ogni natica mi sfiorava leggermente, seguendo la le linea curva del mio culetto.

Con un movimento rapido sfilò la cintura dai pantaloni e mi colpì subito con forza sul sedere con la cinghia.

‘questo &egrave il tuo castigo, frocetto!’ ansimò con voce rotta dal piacere che provava nel sottomettermi.

Arrivarono altri colpi, veloci secchi e violenti. Le cinghiate erano sempre più forti, avevo il culetto tutto rosso e rigato dal segno della cintura. Ogni volta che mi colpiva il mio corpo aveva un fremito e ogni frustata faceva andare avanti lo mio bacino cosi che il mio piccolo pene strofinava attraverso il perizoma di raso sui i test di matematica sopra la cattedra.

Il professore si arrestò un attimo. La pelle liscia delle mia chiappe bruciava dal dolore delle frustate ma subito la punizione riprese, questa volta dall’altra parte della cintura, con la fibbia di metallo. Il dolore era ormai insopportabile, sentivo il culetto tutto caldo come avvolto dalla fiamme.

I colpi duri con la fibbia mi facevano vibrare come la corda di uno strumento musicale e il mio pivellino, ormai scappato fuori di lato dallo stretto perizoma, strusciava direttamente sopra i fogli di carta, divenendo abbastanza duro.

La punizione mi aveva eccitato e il professore non tardò ad accorgersene. Appoggiò la cintura su una sedia, io ero distrutta e distesa sulla pancia con tutta la parte superiore del mio corpo sulla cattedra. Le gambe cadevano nel vuoto, dondolando e lasciandomi con il culetto segnato dalla frustate in bella mostra alle occhiate perverse del professore.

‘non sei solo un frocio’ ti &egrave venuto duro.. sei anche una troia allora!’ mi sussurrò nell’orecchio notando la mia modesta erezione.

Mi teneva schiacciato con il suo corpo a pecorina sul tavolo e con la mano schiacciava il mio viso contro il ripiano di formica. Non riuscivo a guardarlo, mi teneva bloccata con il viso sulla cattedra contro i miei compiti di matematica. Sentivo solo la sua barba ispida che mi grattava le guance e le sue labbra che mormoravano oscenità sottovoce vicino al mio orecchio destro.

‘ Brava troia’ le frustate ti sono piaciute ma allora adesso ti punisco in un altro modo! Adesso ti apro in due il culo e vediamo se ti piace anche questo! Adesso ti riempio di sborra l’intestino!!!’

Era dietro di me e mi teneva fermo. Non potevo vedere ma sentivo il suo cazzo fuori dai pantaloni che strofinava contro il mio buchino ancora immacolato.

Ero terrorizzata ma ormai ero in suo potere’.

Ero come imprigionata, costretta a pecorina contro la scrivania, con i pantaloni abbassati fini alle caviglie ed il tanga bianco ad altezza delle ginocchia.

Il professore teneva la mia testa contro la cattedra con una mano, mentre l’altra strusciava con energia tutta la lunghezza del suo cazzo tra le mie chiappette sode.

Non riuscivo a vederlo, non potevo girarmi, ma non mi sembrava tanto lungo’sicuramente tra i 15 e 20 cm. Tuttavia era bello grosso, lo potevi sentire bene che allargava le mie natiche mentre andava su &egrave giù a farsi una bella spagnola tra il mio culetto.

Le sue mani mi allargarono leggermente le gambe, e accarezzandole, salirono lentamente dietro ad allargarmi oscenamente le chiappe, scoprendo cosi il mio buchino ancora inviolato.

Sentivo la sua punta bagnata che spingeva per entrare’ma il mio culetto era troppo stretto per essere preso a secco’

Il professore si inginocchio e mi sputò proprio sul buchetto per poi cercare nuovamente di infilare il suo pezzo di carne vogliosa nella mia verginità.

Il mio ano però era troppo chiuso e nemmeno così riusciva ad entrare di un millimetro. Al quel punto, con mio immenso sollievo, il professore desistette e mi fece girare e sedere su una sedia. Fui colpita da un forte ceffone, mi prese per i capelli e mi spinse verso di sé, portando le mie labbra contro i suoi testicoli.

D’istinto iniziai a leccarle, erano gonfie, molto pelose e sudate, ma il pensiero di poter evitare la sua perversa penetrazione mi portò a farlo godere in modo che fosse soddisfatto e tutto questo potesse finire. Finito di farsi leccare per bene la palle, presa a picchiarmi con il suo bastone duro e bagnato di liquido pre-spermatico sul viso. Il professore quindi passò la cappella sulle mie labbra secche, lubrificandole con il liquido salato che ormai aveva ricoperto per intero il suo cazzo.

Le mie labbra si aprirono ad accoglierlo’caldo, umido, salato’ &egrave sudato, ma almeno non sa da urina penso dentro di me’Spinge’ lo sento grosso, cerco di non toccarlo con i denti e passo la lingua attorno alla sua cappella.

I suoi gemiti di piacere spezzarono il lungo silenzio che si era creato, mi prese il viso con entrambe le mani e i suoi colpi si fecero veloci e decisi. Lo sentivo fino in gola, mi soffocava ma continuai il mio abile lavoro di lingua. Il professore mugolava e mi scopava la bocca con forza, trattandomi come una schiava’

Due gocce viscide scivolarono lentamente sulla mia lingua, lo guardai negli occhi, aveva un’espressione stravolta dal piacere ‘. Mi guardò anche lui, dall’alto, con sguardo eccitato ma severo.

Il suo orgasmo era vicino, la mia lingua correva all’impazzata sulla sua cappella mentre lui mi teneva per i capelli e lo faceva scorrere tra le mie labbra calde e umide. Con un’ultima spinta sparò uno schizzo abbondante e denso dentro la mia bocca. Lo estrasse velocemente e lasciò andare altri due spruzzi sul mio viso, coprendomi labbra e guance.
Il suo piacere finì sul mio collo, dove giunsero gli ultimi e deboli umori del suo cazzo che si stava ammosciando. Mi sorrise dall’alto, perverso e consapevole che ero in suo potere e si pulì lo sperma rimasto attaccato alla sua verga sulla mia maglietta.

Non avevo mai ricevuto da Diego, il mio unico uomo, una sborrata cosi generosa. Ero veramente ricoperta, il professore mi guardava e sorrideva. Mi fece alzare e mi gettò nuovamente a pecorina sulla cattedra.

‘Prendi i tuoi compiti in classe di matematica, ti do due giorni per rifarli tutti e cosi potrai essere ammesso all’esame di maturità. E’ una cosa illegale ma tu saprai come ripagare il rischio che corro” cosi dicendo prese con le dita il suo sperma, togliendolo dalle mie labbra e usandolo come lubrificante per infilare il dito medio tutto dentro il mio ano.

‘tra due giorni riporterai i compiti corretti a casa mia e io li sostituirò’.sai dove abito!’ disse e sfilò il dito dal mio stretto buco, rifilandomi una sonora pacca sul sedere.

‘Vai adesso’ mi ordinò bruscamente.

Mi alzai e corsi in bagno a lavarmi. Guardai nello specchio il mio dolce viso tutto imbrattato dallo sperma secco di un vecchio porco. Mi calai i pantaloni e presi a masturbarmi rapidamente, venendo subito nel lavandino. Mi lavai il viso e la maglietta e tornai a casa per iniziare a fare i compiti’.
Il giorno in cui dovevo riportare i compiti in classe di matematica a casa del professore, mi svegliai presto, verso le otto del mattino.

Avevo la casa completamente libera, così mi precipitai in bagno ed in mezz’ora ero già completamente depilata, cosparsa di crema idratante profumata alla lavanda, curata nel viso e vestita come un ragazzina porcella che va in discoteca.

Portavo degli shorts bianchi, molto corti e stretti, una cintura di vernice nera ed una maglia lilla che si legava con dei lacci sul collo, lasciando scoperti buona parte della schiena e della zona attorno all’ombelico.

Sotto i pantaloncini misi un tanga, lilla come la maglia, comprato il giorno prima in un sexy shop. Me lo ero infilato e mi ero guardata allo specchio: il mio pisellino duro era un po’ stretto ma essendo piccolo era avvolto interamente e gonfiava il triangolino più grande di pizzo mentre, da dietro, il mio culetto liscio e sodo era incorniciato da un altro triangolo di pizzo, ma molto più piccolo, proprio dove si incrociano i due elastici del tanga, alla fine del solco delle natiche.

Infine avevo comprato anche della crema lubrificante, consapevole di ciò che mi attendeva, ma disposta a tutto per non perdere l’anno.

Dopo essermi calata il tanga, mi chinai a pecorina con il culo proprio di fronte allo specchio e con il dito medio iniziai a preparare il mio buchino alla perdita della verginità. Mentre umettavo il mio canale, mi sono masturbata’ mi sentivo femmina come mai in vita mia, solo a guardare nello specchio come era sexy il mio culetto e soprattutto come era diventato caldo ed accogliente grazie alla crema.

Ero ormai prossima all’orgasmo ma mi fermai’ ero sconvolta dall’eccitazione e dalla vergogna di ciò che stavo per fare, ma decisi che era meglio preservare l’istinto sessuale di quel momento per svolgere in seguito con maggior passione il mio ultimo compito in classe’.

Velocemente arrivai con il motorino sotto casa del professore, entrai quasi di soppiatto e presi l’ascensore fino all’ultimo piano. La porta dell’appartamento era socchiusa, da dentro non usciva molta luce ma comunque entrai e chiusi la porta dietro di me.

Nella penombra della stanza, cercai con gli occhi la sua figura trovandolo seduto in un angolo su un divano che mi attendeva. Portava dei pantaloni eleganti gessati ed una camicia ralph lauren bianca a sottili righe rosse. Mi sedetti accanto a lui e mi diede un lungo bacio sulla bocca.
Si era lavato e messo il dopobarba. Rimasi piacevolmente sorpresa da quanto in quel momento il mio professore sapesse un’inebriante odore da maschio.

Mi sussurrò all’orecchio le sue prime impressioni sul mi aspetto femmineo: ‘SEI PROPRIO COME UNA RAGAZZINA, LISCIA, SODA E PORCA’ MI PIACI E OGGI SARAI LA MIA DONNA.’

Sentire le sue mani ingorde e ruvide sul mio corpo che mi accarezzavano le gambe e sotto la maglietta, fecero esplodere tutto il mio animo da troietta!

Gli montai sopra e presi a strofinargli con entrambe le mani il cazzo duro dentro i pantaloni.

Stavo per tirare fuori la sua asta prigioniera dei pantaloni, ma il professore mi fermò e mi fece invece mettere sdraiata sul divano. Aprì con delicatezza il bottone dei miei short bianchi e li sfilò, restando ad ammirare il mio tanga lilla che a malapena copriva la mia piccola erezione.

Le sue mani si insinuarono ad esplorarmi in mezzo alle chiappe e scoprirono subito quanto il mio ano fosse bagnato.

Era tutto sopra di me e, mentre mi dilatava con due dita il culo, mi sussurrava oscenità all’orecchio:

‘SEI PROPRIO UNA PUTTANA AFFAMATA DI CAZZO.

TI SEI GIà LUBRIFICATA BENE IL BUCO, VEDRAI CHE TI PIACERà PRENDERLO DIETRO’ UNA TROIA COME TE ORMAI DEVE DARLO VIA QUESTO BEL CULO VERGINE…’

Mentre ero distesa di schiena sul divano, e il professore spingeva dentro e fuori dal mio retto il dito medio e l’indice, presi a masturbarmi e schizzai subito tutto il mio caldo succo sulla maglietta che portavo.

Il professore allora si alzò in piedi e, dopo avere abbassato la lampo dei pantaloni, estrasse il suo membro nodoso impugnandolo come un’arma.

Mi alzò con forza a sedere appoggiata allo schienale del divano. La sua cappella era li a pochi centimetri dal mio naso, tutta rossa, gonfia e coperta di umore maschile. Prese così a strofinare la punta del suo cazzo lentamente contro le mie guance che in breve furono ricoperte di filamenti bianchi, viscidi e appiccosi.

‘TIRA FUORI LA LINGUA’ mi ordinò severamente’ e subito, come una serva ubbidiente al suo padrone, mi affrettai a leccare golosamente i suoi 17 – 18 cm dalla punta alle palle.
Aveva i testicoli davvero enormi, sembravano due palle da tennis, dovevo succhiarli a turno, ingoiando prima uno e poi l’altro.

Con un colpo di bacino, il suo cazzo mi spinse contro il divano e mi trovai in un attimo con la bocca piena della sua cappella pulsante di eccitazione.

Era in piedi tutto sopra di me e tendendomi per i capelli seduta sul divano iniziò un lento su e già tra le mie labbra. Mi guardava con un sorriso perverso e si lasciava andare ai suoi soliti apprezzamenti da depravato’.

‘LA TUA BOCCA E’ CALDA COME LA FIGA DI UNA FEMMINA’ SUCCHI IL CAZZO MEGLIO DI TUTTE LE PUTTANE CHE HO PAGATO IN VITA MIA’ VORREI RIEMPIRTI PER BENE DI SBORRA LA LINGUA MA OGGI DEVO FOTTERTI IL CULO!’

Mi prese in braccio e mi portò in un’altra stanza dove mi posizionò a pecorina nel mezzo di un letto matrimoniale. Subito iniziai a sentirlo che premeva contro il mio sfintere per entrare nella mia inviolata intimità.

Tenni rilassati i muscoli e il mio buchino si schiuse finalmente ad accogliere quasi metà del suo bastone di carne vogliosa.

La crema lubrificante aveva fatto il suo dovere e mentre il professore stava fermo ad osservare il suo cazzo dentro di me, provai a stringere le chiappe sentendo la sua cappella ruvida contro la carne della mia cavità anale.

La sensazione mi piacque molto, non mi faceva male come credevo, e quando rilassai nuovamente lo sfintere, il professore iniziò la prima lenta cavalcata sul mio culo vergine.

Spingeva lentamente, facendolo entrare sempre più in fondo, mi stava aprendo come fosse una trivella che, lenta e inesorabile, scava il terreno di una palude di liquidi sessuali.

Quando il suo ennesimo colpo lo infilò tutto dentro, facendomi sentire le palle che sbattevano contro le mie natiche, un bruciore forte mi fece capire che ormai anche gli ultimi centimetri della mia verginità se ne erano andati e che ero davvero diventato una donna.

Il professore incominciò a pompare sempre più forte. Lo estraeva fino a metà e poi li infilava nuovamente dentro tutto, dandomi una serie di colpetti veloci prima di tirarlo fuori nuovamente e ripetere il giro.

Mi scopava lentamente e si stava gustando tutto il piacere di prendersi con il ricatto la verginità del mio stretto buco. Ogni volta che me lo affondava completamente dietro, rispondevo con urla di dolore ed eccitazione, come un troia che da troppo tempo aspetta la carne dura di un maschio.

Le sue mani mi strinsero le chiappe fino a farmi male ed il professore inizio ad aumentare il ritmo dell’inculata. I suoi gemiti, forti e rabbiosi come il verso di un leone, annunciavano un orgasmo impetuoso.

Rilassai i muscoli e, mordendo il cuscino, mi sporsi ancora di più con il culetto ad assecondare la violenza della sua passione dentro di me, pronta ad esplodere come un fiume in piena all’interno del mio caldo buchino.

Ricordo che il suo orgasmo fu lungo e abbondante. Ogni schizzo caldo mi faceva sentire sempre più piena e dominata dal suo istinto sessuale. Quando tolse il cazzo dal mio culo, iniziò subito a colare il suo denso liquido, prime sulle mie cosce e poi giù lungo tutta la gamba.

Mi lasciai cadere sfatta sul letto, lo guardai dritto negli occhi mentre, dopo essersi avvicinato, si puliva dal cazzo le ultime gocce di quella sborrata senza fine, strofinandolo, ormai moscio, lungo tutto il mio corpo.

‘puoi andare se vuoi” mi disse con voce pacata ‘ e usa pure il bagno per lavarti un po’!’ . così mi lavai velocemente e, preso il motorino, corsi a casa.

La mattina dopo scoprì con grande gioia che avevo passato l’anno ed ero stato ammesso all’esame di maturità.

Ero stato proprio una brava troietta e avevo avuto la mia ricompensa’ però il percorso per superare l’anno era ancora lungo e mancava ancora la prova scritta e l’esame verbale’

Un brivido freddo mi percorse nel pensare che avrei subito almeno altri due ‘ricatti’ dal professore e, sicuramente, sempre più perversi e umilianti. Mi misi a letto, i miei genitori erano ancora in ferie, così mi spogliai, indossai la biancheria intima del giorno prima ancora intrisa di sperma ormai secco e, dopo averla indossata, mi masturbai lentamente, in silenzio’ fino a venirmi addosso.

4
1

Leave a Reply