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Racconti di Dominazione

Un nuovo inizio

By 22 Gennaio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Carlotta &egrave una ragazza carina, altezza media, capelli castani lunghi fin sotto le spalle ad incorniciare un viso in cui gli occhi chiari ed il sorriso lasciano senza parole.
Quella sera era seduta in un angolo del bar a sorseggiare il un drink, sperando di non essere notata o disturbata, sperando che quel drink potesse aiutarla a dimenticare il periodo poco fortunato che stava attraversando. Purtroppo, quando però ci si vuole nascondere ed isolare dal mondo, si finisce solamente con l’attirare l’attenzione di qualcuno. Quel qualcuno, in questo caso, &egrave Giacomo. Un uomo poco più grande di Carlotta, di bell’aspetto, con la barba, ma con capelli rasati, alto, con fisico sportivo ed un sorriso che era semplicemente da ammirare.
Con una piccola battuta lui attaccò bottone e, complice l’alcol e la gentilezza del ragazzo davanti a lei, Carlotta iniziò quella conversazione che le avrebbe cambiato totalmente la vita.
Parlarono tutta la sera del più e del meno, del periodo negativo che Carlotta stava affrontando con la perdita del lavoro, del ragazzo e del probabile sfratto che le sarebbe arrivato da lì a poco tempo per la mancanza di soldi con cui pagare l’affitto; si divertirono molto, erano in sintonia, si scambiarono il numero di cellulare, uscirono assieme dal bar, ma presero due strade diverse con l’impegno di risentirsi da lì a qualche giorno per passare una serata tranquilla.
Una volta giunta a casa, Carlotta, si buttò sul letto ancora non del tutto sobria ed iniziò a fantasticare su quel bel ragazzo che aveva conosciuto poco prima. Ben presto, e senza quasi accorgersene, si ritrovò completamente nuda, accarezzandosi con una mano il suo seno formoso, soffermandosi a giochicchiare con i capezzoli, mentre con l’altra scese fino a toccarsi in mezzo alle gambe. Era un lago. Si immaginava lui davanti in piedi dietro di lei, nudo, che la accarezzava su tutto il corpo mentre la baciava sul collo facendole sentire una scossa di eccitazione che le percorse tutto il corpo. Si mordeva le labbra e chiudeva gli occhi dall’eccitazione; le dita che prima giocavano con il clitoride ora stavano entrando dentro di lei, la schiena cominciò ad inarcarsi dal piacere. Il piacere continuava a salire e le dita, in mezzo a quel lago, facevano dentro e fuori sempre più velocemente, la mano sul seno cominciò a stringersi fino a provocare dolore, dolore che si trasformò ben presto in piacere. Anche se non era lì poteva sentire Giacomo sopra di lei penetrarla con forza, prenderla per i fianchi, farla sua. Il corpo di Carlotta si contorceva in preda al desiderio e al piacere, era come un kaiser pronto ad esplodere in tutta la sua potenza e bellezza, fino a quando, lei si lasciò andare ad un orgasmo come mai aveva avuto prima, un orgasmo che sapeva di liberazione, un orgasmo che la scombussolò completamente. Si lasciò andare sopra le coperte, il cuore le batteva a mille, il sesso pulsava come non mai. L’orgasmo durò a lungo e se lo gustò fino all’ultimo istante prima di andare, sfinita, in doccia e poi a dormire.
Il giorno successivo Carlotta si svegliò tardi, appagata dall’orgasmo della sera prima e, dopo una bella colazione, prese in mano il cellulare e trovò un messaggio di Giacomo. Le disse che si era trovato bene con lei la sera prima, che le sembrava una ragazza simpatica ed intelligente e che, se voleva e non lo avesse ritenuto offensivo, le voleva fare una proposta di lavoro. Carlotta non poteva credere ai suoi occhi. Poteva essere stata così fortunata da conoscere un uomo così ed aver trovato un lavoro nella stessa sera? Che la ruota stesse girando anche per lei finalmente?
Chiamò subito Giacomo incuriosita ed emozionata per quella proposta di lavoro. Lui le disse che, visto che la sua cameriera se ne era tornata al suo Paese, le poteva offrire, finch&egrave non avesse trovato altro, un impiego come cameriera tuttofare a casa sua, offrendole uno stipendio, non altissimo, ma anche vitto e alloggio. Ovviamente stava facendo dei colloqui per cercare la ragazza che facesse al caso suo, ma che se voleva avrebbe scambiato volentieri due chiacchiere con lei.
Carlotta rimase un po’ interdetta in un mix di delusione e speranza. Il lavoro non era di certo quello a cui ambiva, ma almeno avrebbe avuto la possibilità di mettere da parte qualche soldo che poi le avrebbe permesso di rimettersi in gioco più facilmente, così, emozionata e forse mossa da quel forte orgasmo portato da quelle fantasie, accettò l’invito per il colloquio.
Arrivò il giorno del colloquio, Carlotta era molto agitata, non sapeva come vestirsi; non voleva apparire una zoccola, ma allo stesso tempo voleva mettere in mostra le proprie curve in modo da ‘incentivare’ Giacomo affinch&egrave le desse quel lavoro.
Dopo una bella doccia si mise un bel completino intimo in pizzo nero, calze e reggicalze, una tailleur scuro con una camicetta bianca leggermente sbottonata e completò il tutto con un paio di decolté nere con un tacco decisamente alto. Si sentiva sexy, provocante, ma allo stesso tempo non volgare, sicura che avrebbe fatto colpo e che quel posto sarebbe stato suo.
Erano ormai le 18, quando arrivò a casa di Giacomo, con il cuore in gola suonò il campanello e salì all’ultimo piano del palazzo, dove, una volta uscita dall’ascensore, trovo l’uomo sulla porta di casa che salutava una ragazza bionda, decisamente attraente. Da come si erano salutati, Carlotta intuì che anche lei era lì per quel posto da cameriera; di colpo la sicurezza che aveva prima di lasciare casa svanì e l’agitazione tornò a farla da padrona.
Una volta entrata, Giacomo la fece accomodare sul divano in salotto. Sul tavolino una bottiglia di vino e due bicchieri sporchi. Evidentemente i due, prima del suo arrivo, avevano bevuto un po’.
‘Bene Carlotta ‘ esordì l’uomo nei suoi abiti casual seduto sulla poltrona ‘ devo dire che mi hai fatto proprio una bella impressione l’altra sera e, visto quello che mi ha raccontato di te, ho pensato di aiutarti per quanto mi era possibile. Come ti ho detto sto cercando una cameriera tutto fare. Ti dovresti occupare dei pasti e della casa, per questo, offro vitto e alloggio. Ti fornirò la divisa e tutto il necessario affinch&egrave tu possa svolgere al meglio il tuo lavoro. Che ne dici?’
‘Beh io non so proprio come ringraziarti ‘ disse la ragazza evidentemente emozionata ‘ sarei proprio felice ed avrei proprio bisogno di lavorare e guadagnarmi qualche soldo. Sono una ragazza che mette tutta sé stessa in quello che fa e sono sicura che non rimarresti delusa da me. Anche se non ho mai fatto questo lavoro, se non a casa mia, sono disposta a mettermi in gioco’.
‘Ottimo ‘ rispose Giacomo ‘ ovviamente, come ti avevo anticipato e come hai potuto notare poco fa ho fatto altri colloqui’non ti nego che te resti quella che mi ha colpito di più a livello caratteriale, ma ovviamente non basta la simpatia, seppur il lavoro sia piuttosto semplice. Ti voglio anche avvisare che in questa casa ci sono delle regole molto ferree su cui non transigo e che ti verranno spiegate man mano che andremo avanti se verrai assunta’.
Carlotta rimase un po’ interdetta da queste ultime parole. A cosa si stava riferendo? Che tipo di regole?
Alla fine si convinse che aveva bisogno di quel lavoro, di lasciare la propria abitazione, di rifarsi una nuova vita e così fece cenno con la testa di aver capito.
‘Direi che il posto allora il posto &egrave tuo’ovviamente con un periodo di prova di un paio di mesi’ e prese da un tavolino vicino a sé un contratto che compilarono assieme. Carlotta era al settimo cielo, non le pareva vero, era di nuovo in corsa.
‘Bene ‘ disse l’uomo con il sorriso sulla bocca ‘ non ci resta che vedere come te la cavi. Prendi il vassoio con la bottiglia e i due bicchieri sporchi, vai di la in cucina e torna con il vassoio, la bottiglia e due bicchieri. I bicchieri per il vino li trovi in quel mobiletto là, nello scomparto in basso’
Carlotta si alzò dal divano, mise i bicchieri sul vassoio assieme alla bottiglia, nell’abbassarsi si sentì completamente impacciata a causa della gonna stretta fino al ginocchio che la impediva nei movimenti. In qualche modo riuscì a prendere il vassoio e a portarlo in cucina. Sentiva gli occhi di Giacomo addosso, e questo non faceva altro che aumentare la sua agitazione e paura di sbagliare. Tornò in salotto, andò al mobiletto che aprì per prendere i bicchieri, si accovacciò e quasi cadde a terra.
‘Che succede? Non ti reggi in piedi? cominciamo male signorina’
A Carlotta iniziarono a venire i sudorini, si rendeva conto della magra figura appena fatta e rispose dando la colpa alla gonna troppo lunga e stretta.
‘Togli la gonna allora’ fu il commento lapidario di lui.
‘Come? Non mi pare il caso’ce la faccio comunque’ rispose lei.
‘Se ti do un ordine mi aspetto che venga eseguito’non vorrei che rompessi i bicchieri. E poi, non vorrai mica perdere il lavoro per una gonna?’
Carlotta rimase di sasso, era un ricatto bello e buono, ma decise di assecondarlo per non perdere la prima opportunità lavorativa da mesi. Si tolse, titubante la gonna, guardava per terra, non sarebbe mai riuscita a sostenere il suo sguardo che la esaminava mezza nuda. Prese i bicchieri e con il cuore in gole e le lacrime pronte a scendere andò di gran carriera in cucina.
Dopo essersi ripresa un attimo, ritornò con passo deciso e testa alta in salotto appoggiando delicatamente il vassoio sul tavolino. Versò il vino nei due bicchieri e si sedette sul divano.
‘Una cameriera non si siede mai sul divano con il proprio capo, adesso ti alzi e ti metti qua a fianco alla poltrona’
‘Scusa Giacomo, in fondo hai ragione, non sono abituata’
‘Per prima cosa non sono più Giacomo e non mi dai più del tu. Mi chiamerai Signore e mi darai del lei. Sarebbe una cosa un po’ strana in caso di ospiti se mi dessi del tu non credi?’
Carlotta, quasi sconsolata, annuì e si mise in piedi vicino a Giacomo.
Dopo aver sorseggiato il vino Giacomo disse che voleva vederla all’opera nelle pulizie e disse a Carlotta di spolverare la libreria. Ovviamente, vestita così, la ragazza ebbe diverse difficoltà a pulire i ripiani più alti e, così come fatto per la gonna, arrivò l’ordine di togliersi giacchetta e camicia. In maniera molto subdola, ma furba, l’aveva fatta spogliare. Carlotta era un mix di nervosismo, paura ed eccitazione, eccitazione che crebbe ancor di più quando si accorse che il suo corpo le stava mandando un segnale molto chiaro: era completamente bagnata. Era talmente concentrata su di sé che non si accorse dell’arrivo di Giacomo che la prese da dietro per i fianchi per fermarla. Poi spostò una mano sul seno avvolto dal reggiseno in pizzo. Carlotta continuava a guardare in avanti fissando la libreria. Trasalì quando sentì l’altra mano dell’uomo che, senza troppi indugi, si infilò agilmente in quel lago che era la sua figa. L’uomo iniziò a muoversi dentro e fuori con due dita provocando in Carlotta un brivido di piacere che le attraversò tutto il corpo. Non riusciva a ribellarsi a quell’uomo e a quella situazione, ma forse, in realtà non voleva nemmeno farlo. La girò con forza, le mise una mano al collo le si avvicinò con il faccia e, mentre riprese la masturbazione con le due dita, le disse ‘da oggi farai tutto ciò che ti dico, senza se e senza ma. Se non la farai sarai punita e, fidati, ho molta fantasia nelle punizioni. Da oggi, sarai la mia schiava. Sono stato chiaro?’
Carlotta, quasi terrorizzata, non pot&egrave far altro che annuire. Riprese fiato dopo esser stata liberata dalla morsa al collo. Giorgio la sollevò da terra tenendola per i fianchi, la mise a terra, si sbottonò i pantaloni affinch&egrave il suo cazzo in tiro potesse liberarsi. In un amen fu sopra di lei ed iniziò a penetrarla con forza. Carlotta iniziò a gemere dopo poco, l’uomo ci sapeva davvero fare. Le prese il seno e lo strinse con forza, le girò i capezzoli fino a farle male e a farle fare qualche urletto di dolore. Carlotta era sotto i colpi di Giacomo, sempre più eccitata, sempre più lontana dalla giornata che aveva avuto fino a quel momento, sempre più lontana da tutto, ma sempre più vicina all’orgasmo. Orgasmo che arrivò forte e dirompente, fino a farla tremare ed urlare di piacere. Giacomo, invece, non accennò a fermarsi ed aumentò l’intensità e la forza dei colpi. Carlotta si sentiva aperta in due. L’uomo, che ancora non era venuto, estrae il cazzo dalla figa pulsante della ragazza, le prese una mano e la mise sul membro; senza esitare, Carlotta iniziò a segarlo li meglio che poteva. Poco dopo l’orgasmo dell’uomo accompagnò l’uscita di un fiotto di seme che andò direttamente su pancia e seno. Passato il momento dell’orgasmo Giacomo si rialzò in piedi e così iniziò a fare anche Carlotta che però venne fermata dall’uomo che con un perentorio ‘devi pulire’, le mise davanti alla bocca il cazzo ancora duro. Anche qui, e contrariamente a quello che Carlotta si sarebbe immaginata, iniziò a pulirlo con la bocca, cercando di fare il lavoro al meglio senza tralasciare nemmeno una goccia di quel cazzo pieno degli orgasmi di entrambi.
‘Bene ‘ disse l’uomo con distacco ‘ ora rivestiti e vattene a casa. Da domani vivrai qua’
‘Scusa Giacomo, posso farmi una doccia? Sono tutta sporca’
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che una sberla la colpì sul seno facendole davvero male.
‘Ti ricordo che non sono un tuo amico e no, non puoi farti la doccia. Ora vestiti e vattene a casa. Non farmelo più ripetere’
A testa bassa Carlotta si rivestì e se ne andò da quella casa. Si sentiva più sporca dei vestiti che indossava, macchiati dal seme di Giacomo.
L’indomani Carlotta, dopo una notte praticamente insonne, preparò le valigie per trasferirsi a casa di Giacomo. Aveva ricevuto un messaggio in cui le veniva detto di presentarsi a casa dell’uomo entro le 11 della mattina e con massimo due valigie. Il traffico, il dover mettere tutta la sua vita in due valigie e l’eccitazione per questa nuova vita la fecero arrivare a casa dell’uomo con po’ di ritardo.
Entrò in casa di Giacomo con il cuore in gola, indossava un paio di scarpe con il tacco, una gonna di jeans ed una maglietta chiara. Stava per scusarsi per il ritardo quando un sonoro ceffone la colpì in volto facendole voltare la faccia dall’altra parte. ‘Non ammetto nessun tipo di ritardo da parte tua ‘ disse con tono duro l’uomo ‘ questo &egrave l’ultimo avvertimento, dalla prossima scatteranno le punizioni. Sono stato chiaro?’
‘Sì Giacomo, ti chiedo scusa’
‘Evidentemente non sono stato chiaro, non puoi darmi del tu’ma ne riparleremo più tardi’
L’uomo le fece cenno di seguirla, il cuore le batteva all’impazzata, quella sberla del tutto inattesa l’aveva in parte sconvolta, in parte preoccupata e in maniera del tutto imprevista eccitata. Le venne mostrata la sua camera e il resto della casa. Avrebbe dovuto servire in tutto e per tutto il Signor Giacomo, dalla sveglia fino al momento in cui sarebbe andato a dormire. Doveva essere a sua disposizione 24 ore al giorno, sette giorni su sette, occupandosi della casa ed avendo a disposizione una carta prepagata con cui effettuare le spese necessarie.
Tornarono in quella che sarebbe stata la sua stanza, era ancora scombussolata dall’accoglienza ricevuta, quando notò che sul letto c’erano appoggiati degli indumenti: una camicetta bianca, una gonna nera non molto lunga ed un paio di scarpe con tacco a spillo vertiginoso.
‘Questa &egrave la tua divisa. Da oggi indosserai solamente quello che ti dirò io, nulla di più, nulla di meno. Ora vestiti e fammi vedere come stai’
Carlotta, un po’ titubante si avvicinò al letto osservando quegli indumenti, iniziò a spogliarsi fino a rimanere in intimo, prese in mano la gonna quando alle sue spalle Giacomo tuonò ‘non mi sembra di aver messo sul letto dell’intimo! Devi mettere solo quello che decido io! Viste le tue continue indecisioni e mancanze, sarà meglio cominciare subito con le punizioni.’
L’uomo prese delle forbici da un cassetto lì vicino, Carlotta trasalì, con pochi gesti forti e decisi tagliò l’intimo della ragazza che cadde in a terra. Carlotta venne fatta piegare in avanti, con le mani sul letto, le allargò leggermente le gambe, sentiva l’uomo dietro di sé.
‘Ora la punizione per il tuo ritardo’ e senza nemmeno finire di dirlo iniziò a prendere a schiaffi il sedere, quindici colpi per natica, trenta in totale, trenta colpi al cuore di Carlotta che quasi non riusciva a respirare dal dolore e dallo spavento. Le lacrime colme di trucco le rigarono presto il volto fino quasi a farlo sembrare sfigurato. Finita la punizione, Giacomo fece rialzare la ragazza singhiozzante e con un gesto ed uno sguardo che sembravano quasi affettuosi le prese il volto tra le mani, asciugando le lacrime con le dita e sussurrandole ‘lo sai che hai sbagliato vero? Lo faccio solo per il tuo bene, affinch&egrave tu possa diventare una donna modello’. Carlotta, stupita di se stessa, ripose di sì con la testa. L’uomo la fece arretrare fino a toccare la parete fredda con il sedere rosso dagli schiaffi. Giacomo abbandonò la stanza per un paio di minuti per poi tornare con in mano un frustino. Carlotta sgranò gli occhi. Le fece incrociare le braccia sopra la testa, era totalmente esposta con il corpo a tutto ciò che l’uomo avrebbe voluto farle. Dopo il sedere fu la volta del seno ad essere colpito. Venti colpi totali che facevano sempre più male, ma Carlotta volle dimostrare a Giacomo e soprattutto a se stessa che era forte, più forte di quanto lei pensasse.
Finita la punizione il Padrone si avvicinò alla schiava, infilò due dita nel sesso di Carlotta come a tastare la reazione del corpo della ragazza. Nell’avvicinare poi le dita al naso e alla bocca a Carlotta le sussurrò ‘vedi, il tuo corpo apprezza ciò che sto facendo per te, devi solo liberare la mente e lasciarti andare. Sono convinto che mi darai un sacco di soddisfazioni’. Carlotta, ancora una volta annuì in maniera remissiva. Cosa le stava capitando? Che parte di lei stava uscendo? Eppure non aveva mai avuto certe pulsioni.
‘Vorrei ringraziarla Signore per l’opportunità che mi sta dando’ e nel dire questo si inchinò davanti all’uomo che si tolse i pantaloni e liberò il cazzo duro che subito Carlotta prese in bocca. Pensava di fargli una cosa dolce e ben fatta, ma l’uomo la prese per i capelli ed iniziò a fotterla in bocca facendola quasi rimanere senza fiato. La scopò per parecchio tempo, con violenza; lei aveva la bocca piena del suo cazzo tanto da lacrimare. Quando fu sul punto di venire, Giacomo tirò fuori il cazzo dalla bocca della ragazza e con un paio di colpi con la mano venne copiosamente sul volto di lei. Poi la riprese per i capelli e glielo rinfilò dentro ordinandole di ripulire per bene. La trascinò fino davanti ad uno specchio e le disse con tono deciso ‘qua si scopa come e quando voglio io. Te non potrai avere orgasmi fino a quando non te lo permetterò. Ora resta qua a guardare la cagna che sei e a sentire la tua figa bagnata’.
Rimase a guardarsi riflessa nello specchio, nuda, in ginocchio, con la faccia sfigurata da trucco colato con le lacrime e dallo sperma dell’uomo. Come si era ridotta così in basso? Voleva scappare, eppure’eppure più sotto, in mezzo alle gambe, il suo corpo continuava a mandarle un chiaro messaggio affinch&egrave lei rimanesse llì dov’era.
Erano passate un paio di settimane da quando Carlotta si era trasferita da Giacomo; un paio di settimane in cui, a parte qualche sonora sculacciata, era filato tutto liscio. Un venerdì pomeriggio Giacomo le scrisse che si sarebbe dovuta preparare perché il giorno successivo avrebbe avuto inizio il suo addestramento e che doveva essere completamente senza peli e che sarebbe stato vietato qualsiasi indumento. Carlotta in un primo momento rimase di ghiaccio, ma poi la curiosità prese il sopravvento, spinta da una crescente eccitazione dovuta alla sua immaginazione che iniziava già a galoppare.
La mattina successiva si alzò per andare a preparare la colazione per il suo Padrone, rigorosamente nuda e completamente eccitata, malgrado non sapesse cosa le sarebbe capitato da lì a poco. Entrò con il vassoio in mano nella camera di Giacomo, gli porse la colazione e, come ogni mattina, iniziò a massaggiargli i piedi. Finita la colazione, Carlotta iniziò ad occuparsi del cazzo dell’uomo, facendogli un gran pompino, esattamente come lui volesse che venisse fatto. Le venne copiosamente in bocca e lei ne fu molto felice, felice di sapere di aver provocato l’orgasmo all’uomo.
I due si alzarono, lei rimase immobile, con le mani dietro la testa, il petto in fuori e lo sguardo fisso davanti a sé. Lui le si avvicinò da dietro e le allacciò al collo un collare in cuoio. ‘Da questo momento sei ufficialmente di mia proprietà’. Di sua proprietà? Ma se si era sempre sentita e ritenuta una donna libera! Eppure, ancora una volta, il suo corpo dava torto al suo pensiero. Iniziarono a passarle per la testa mille pensieri che però vennero tutti spazzati via quando Giacomo le si porse davanti con delle corde. Iniziò a passarne attorno ai seni generosi e dietro al collo. Sembrava quasi un reggiseno fatto in casa. Stringeva un po’, ma Carlotta non si fidò a fiatare. Prese un’altra corda e le legò braccia e mani dietro la schiena. Sebbene non si fosse mai trovata in una situazione simile, dopo il primo impatto cominciò ad abituarsi in fredda a quelle corde che la tenevano ferma. Le davano la sensazione di essere legata, in un certo senso, a Giacomo, nonostante fossero in due posizioni diametralmente opposte.
La fece piegare in avanti. Ora i seni, che cominciavano a prendere un colore violaceo, penzolavano verso terra. L’uomo le prese i capezzoli turgidi e li strizzò con energia facendo fare un urlo di dolore a Carlotta che subito si morse le labbra per paura di essere punita.
‘Brava la mia schiavetta ‘ le disse l’uomo ‘ oggi cercheremo di capire i tuoi limiti’e magari di superarli’
Nel dire questo prese due pinzette con attaccati due pesetti, le avvicinò ai capezzoli e, dopo un’altra energica strizzata, ve li attaccò. La ragazza si morse le labbra e fece un’espressione piena di dolore, ma non si lasciò andare a nulla di più. L’uomo, soddisfatto dalla reazione della ragazza, si portò dietro di lei, prese del gel lubrificante e lo versò copiosamente sul buco posteriore di Carlotta che sentì un brivido di freddo risalire la schiena. Il suo culo era ancora vergine e di certo non avrebbe mai pensato di perdere la sua verginità anale in quella maniera e con un cazzo grosso come quello di Giacomo. ‘Tranquilla ‘ le disse l’uomo accortosi dell’agitazione della ragazza ‘ non ti scoperò il culo’almeno fino a quando sarà così stretto e poco allenato!’ e, mentre esplodeva in una grassa risata, le infilò dentro tutto d’un colpo un plug anale di quelli che si possono gonfiare con una pompetta. Carlotta sgranò gli occhi per il dolore e la sorpresa, spalancò la bocca, ma non riuscì ad emettere alcun suono. Si sentiva violata e tremendamente eccitata allo stesso tempo. Non contento di averle aperto il culo con il plug, lo iniziò a pompare per farlo gonfiare un po’. ‘Vedrai che alla fine dell’addestramento il tuo culo riuscirà a prendere i cazzi di qualsiasi dimensione. Una lacrima le solcò il volto poco prima che venisse bendata.
Venne lasciata in quella posizione per diversi minuti, che a Carlotta sembrarono ore.
Tutto d’un colpo, la tranquillità e l’equilibrio con il dolore che aveva quasi trovato, vennero spazzati via da un colpo secco, forte e preciso sul clitoride. Le scappò un urlo forte, di dolore. Ne arrivò un altro, e poi un altro ancora. Giacomo le stava frustando la figa con colpi forti, non frequenti, quasi a lasciare che il dolore si propagasse per il tutto il corpo prima di scoccarne un altro. Con i colpi che stava ricevendo, Carlotta iniziò ad oscillare e con lei i pesi attaccati ai capezzoli. Riusciva solo a sentire dolore. Non pensava, non provava altro che dolore. La benda cominciò a bagnarsi delle sue lacrime. Dopo trenta di quei colpi, Giacomo la fece tornare in posizione eretta, le staccò i capezzoli, facendo provare una sensazione di libertà a Carlotta; sensazione che venne subito scacciata via da una nuova ondata di dolore: le aveva attaccato le pinzette con i pesetti alle labbra della figa. Iniziò a sbattere i piedi dal dolore, ma questo non fece che peggiorare la situazione facendolo dondolare ancora di più i pesi. Cercò allora di fare un bel respiro e di fermarsi mentre l’uomo iniziò a liberarla dalle corde e dalla benda. Piano piano riuscì, nonostante il dolore, a riprendere fiato, anche se, come in un non volerle dare tregua, Giacomo iniziò ben presto a darle dei colpetti di frustino sui seni e sui capezzoli ancora sensibili per le torture ricevute fino a poco prima.
Dopo questa nuova tortura, Carlotta venne liberata da tutto, si lasciò cadere a terra e si lasciò andare ad un piccolo pianto. Venne bruscamente ripresa da Giacomo che la intimò di smettere e di iniziare a pulirgli le scarpe con la lingua. Singhiozzando ancora un po’ iniziò ad eseguire l’ordine con quanta più cura potesse fare in quel momento.
Arrivò finalmente l’ora del pranzo, che Carlotta preparò e che si apprestò a servire per entrambi a tavola, ma Giacomo la fermò con un gesto della mano e le fece notare come avesse messo il suo piatto per terra. ‘Le cagne non mangiano a tavola ma a terra’. Con fare rassegnato, dopo aver servito l’uomo, si mise il cibo nel piatto e si mise a quattro zampe a mangiare. Si sentiva più umiliata da quello che non dalle torture ricevute.
Il resto della giornata lo passò a risistemare casa, sempre con il plug inserito che le rendeva più difficili e dolorosi certi movimenti, e dieci colpi di frusta ogni ora e sempre in posti diversi. Quando arrivò ora di cena si sentiva stremata.
Giacomo le disse di averle preparato dei vestiti sul letto e che sarebbero usciti per cena e poi si sarebbero diretti in lucale.
I vestiti della donna lasciavano poco spazio all’immaginazione con una gonna piuttosto corta, una camicetta che dovette tenere aperta in modo da far vedere parte del seno, un paio di scarpe con il tacco alto. Dopo un pasto veloce in una piccola trattoria, i due si recarono in un locale poco fuori città, un locale che lei non aveva mai sentito nominare, ma che da fuori non sembrava affatto brutto. Il brutto, almeno per Carlotta, era all’interno, quando capì che era un locale per scambisti, esibizionisti ed amanti del bondage. Cominciava a capire il senso di quell’abbigliamento.
Dopo aver ordinato da bere si sedettero su un divanetto e vennero subito approcciati da una coppia con lei vestita in abiti neri in latex e lui stranamente in maniera casual.
‘E quindi questa &egrave la tua schiava?’ chiese la donna dopo le solite domande di rito.
‘Esattamente ‘ rispose Giacomo ‘ l’ho portata qua perché la sto addestrando. Questa sera vorrei che venisse palpeggiata e toccata da sconosciuti e, perché no, rendesse omaggio a qualche uomo con pompini o seghe’niente sesso’
Mentre ascoltava quelle parole, la coppia appena conosciuta, iniziò a toccare Carlotta che a stento si trattenne dallo scappare via per la vergogna. Le mani dei due si incrociavano sul suo corpo, dal seno fino alle gambe, passando per il sedere ed ovviamente per la figa che ormai era sfuggita a qualsiasi controllo della mente di Carlotta ed era sempre più un lago.
‘Ho un’idea ‘ esclamò la donna con un sorriso smagliante ‘ seguitemi’
I quattro si spostarono e portarono Carlotta in uno stanzino dove venne fatta spogliare e dove anche i loro nuovi amici rimasero nudi. L’unico vestito era Giacomo che, con un sorrisino beffardo, disse alla sua schiava ‘Tranquilla, io ti guarderò da quei monitor’. A quelle parole Carlotta si sentì spaesata ed abbandonata. La coppia la prese per mano, aprì una porta che dava su una stanza completamente buia e dalla quale usciva solo musica. Entrarono e ben presto Carlotta capì di ritrovarsi in una stanza dove poteva essere toccata da sconosciuti senza che lei potesse vederli. Subito sentì strusciarsi su di lei dei cazzi duri, delle mani le toccarono il seno, voleva scappare, era spaesata, non sapeva da dove uscire, si sentiva soffocare. Un mano sul sedere, lo strinse forte. Era nel panico. Una mano nella figa, sembrava una mano di una donna. Le strinsero forte il seno, le fece male. La donna che aveva conosciuto poco prima, che le teneva ancora la mano le disse all’orecchio ‘lasciati andare’vedrai come &egrave bello’ e le lasciò la mano lasciandola sola là in mezzo. Decise di provare a seguire il consiglio della donna e provò a lasciarsi andare a quelle mani che la toccavano dappertutto. Prese in mano un paio di cazzi, le segò appena, poi venne tirata da un’altra parte dove le misero due dita nella figa e la lingua in bocca. Ricambiò con altrettanta lingua. Si sentiva una troia, si sentiva sporca, si sentiva in un posto che non era il suo, si sentiva ancora una volta eccitata, sentiva che piano piano quello che stava facendo cominciava a piacerle.

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