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Racconti di Dominazione

UNA DONNA DI POTERE

By 18 Febbraio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Era lì a culo scoperto, a pecorina, con le gonne rialzate un pò al di sopra del fondo schiena, le mutandine e i collants a mezza coscia e ondeggiava sculettando come una puttanella …..piegata ai suoi ordini. Le sembrava incredibile, non si riconosceva in quella donna sottomessa e anzi….travolta da un piacere perverso che le impediva di ribellarsi, di dirne quattro a quel ‘bastardo’ che, tra l’atro, tra un “unodue”, con cui le scandiva i movimenti della sculettata, la umiliava con espressioni da trivio e comunque volgari.
“Apri le cosce adesso..voglio vedertela da dietro….”, le disse con tono deciso ma non arrogante, il tono di chi sa di avere in pugno la situazione. Esitò….e fu sufficiente quell’attimo di ritardo perch&egrave la mano di lui la colpisse a palmo aperto ma pieno sulle natiche, che restrinse istintivamente senza comprendere se per l’improvviso dolore o per quel formicolante piacere che dal culo le si era trasmesso in un istante al basso ventre , inumidendole di più la figa….e aprì le cosce così come le era stato ordinato e restò in attesa…..ma lui smise anche di imporle il ritmo dell’ancheggiamento e le intimò di non girarsi e di ..attendere.
La situazione le appariva paradossale, chi le dava ordini era sempre stato costretto per il passato a compiacerla, a rispettarla, a piegarsi ai suoi capricci e ai suoi voleri…era una donna potente, grazie al ruolo di suo marito e l’avvenire e la carriera di molti dipendevano dalla sua influenza sull’onnipotente consorte. Ricordò, d’incanto, quanti Video Incestuosi
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Ripensò a quante volte lo aveva pregato di accompagnarla qui e lì, riducendolo dal ruolo pubblico pur importante che svolgeva, quasi alla funzione di autista, mortificandolo con sottile e deliberata perfidia. E ora…..era lì, prona, a mostrargli culo e figa e a rispettarne gli ordini, come fosse una troia , ma di quelle scadenti, che per sopravvivere devono accettare tutto e dare tutto. Avrebbe potuto urlare, intimidirlo, minacciare che avrebbe riferito, che lo avrebbe denunciato…e, invece, era lì ad accontentarlo. E confessò a se stessa che le piaceva…e il gioco l’attirava e la catturava, attraversandole la carne con un piacere che le era stato fino a quel momento ignoto.
Lui era più giovane di lei e molto più di suo marito, che, a sua volta, la sopravanzava di almeno venti anni e che, dal sessantesimo in poi non le aveva potuto dire e offrire sessualmente più nulla. Ma a lei bastava il potere riflesso che il buon maritino le trasmetteva, quel sottile piacere che le veniva dall’essere riverita e temuta da uomini altrettanto potenti, che sapeva poter tenere in pugno e manovrare a suo piacimento per quel sottile ricatto, mai professato apertamente ma sempre attuato e che era nelle cose, che esercitava su di loro, i quali si guardavano dall’averla nemica o solo di contrariarla in quanto avrebbe significato dire addio ai propri sogni di scalata sociale.
Mai nessuno, inoltre, per quello stesso motivo era mai andato al di là di qualche galante complimento o atteggiamento, sempre per la paura che lei avesse potuto riferire al marito di qualche insistenza di troppo”.e far ‘decapitare’ – per modo di dire ‘ l’accusato o solo il sospettato.
Eppure le sarebbe piaciuto avere attenzioni di tipo sessuale o anche solo erotico, soprattutto quando la sua metà non era stata più in grado di soddisfarla, ma questo aspetto della medaglia era largamente compensato dall’altro: quello che la vedeva regina e padrona , dominatrice e burattinaia rispetto a decine di uomini pur importanti e rilevanti nella scala sociale.
In verità già prima che compisse sessanta anni suo marito, sempre distante da lei poco più che trentenne, si limitava a un rapporto di routine, quasi d’obbligo e da puritano, senza mai osare’un fuori regola, tanto che quasi si era esercitata a non avere fantasie, a non interrogarsi sui modi di stare a letto ‘delle altre’ e se, solo per poco, il discorso con le amiche cadeva sull’argomento aveva sempre lasciato intendere che l’argomento l’imbarazzava, dando di sé quasi l’idea di una mezza santa”..ma la sua libido era appagata dall’esercizio del potere. Più di una volta, quando proprio la mente galoppava da sola e inseguiva immagini di sesso che mai avrebbe potuto tramutare in realtà, si era dovuta masturbare nel bagno, arrangiandosi con un manico di spazzola per capelli, o con due delle sue stesse dita, rispolverando tecniche e ricordi dei ditalini che si faceva da ragazza, quando sognava ora di questo ora di tale altro ragazzo. In verità si era talmente aggrappata alla libido del potere che molte volte si masturbava non immaginando scene di sesso, bensì godendo dell’umiliazione che aveva inflitto a questo o quello, costringendolo in pubblico a figuracce o a atti umilianti solo per compiacerla,riaffermando in tal modo il dominio che ne aveva”Si bagnava quasi ripensando all’illustre presidente di tal Ente o al professionista di grido che quasi la imploravano d’intercedere presso il marito per ottenere questo o tale altro.
Di lui, ad esempio, quando ripensava all’effetto disastroso del lassativo che gli propinava subdolamente nel caffé , aveva usato il pensiero e forse anche l’immagine d’imbarazzo e di sofferenza procuratagli per spararsi ditalini potenti.
E adesso era lì ‘alla sua merc&egrave, non perché l’avesse costretta con la forza, non perché l’avesse violentata’ma perché l’aveva trasportata in quel vortice con arte altrettanto subdola come e forse più della sua.
‘Vieni cagnetta’adesso devi fare la cuccia”..le parole quasi la schiaffeggiarono e la distolsero dai suoi pensieri. Tentò di farfugliare qualcosa, ma il freddo del collare che le stava cingendo alla gola le trasmise un brivido’..in uno a quello che le venne dalle gambe di lui che, chino su lei, le utilizzava per imprigionarla nei fianchi, mentre provvedeva a chiuderne la fibbia. Si sentì tirare verso l’alto e in avanti e capì che doveva camminare a quattro zampe nel senso in cui veniva strattonata, non fosse altro che per evitare di sentirsi leggermente soffocare. Cedette e avanzò come una cagnetta obbediente. Vedeva gli oggetti del suo salotto da una visuale insolita e nuova, dalla quale non avrebbe mai e poi mai immaginato di poterli guardare : le gambe delle sedie, quelle delle ottocentesche poltrone, il di sotto del tavolo settecentesco, che gli apparve sovrastarla e imponente come non mai.
Riconobbe di essere giunta alla porta del corridoio, che portava al bagno per gli ospiti e quando lo imboccò capì quale sarebbe stata la sua cuccia. Tentò di ribellarsi e chiese : ‘ Perché mi tratti così’.perch&egrave?….’ e si sentì rispondere, sempre con tono garbato ma che non ammetteva repliche ‘ Dovresti saperlo, mia bella signora’..e sapere che lo meriti’.Comunque per insegnarti che la ruota della vita gira’.e ti porta una volta in cielo e l’altra a terra’..riflettici..ne avrai tutto il tempo perché adesso ho da fare’..’. E si ritrovò sul tappeto del bagno, quello che ti accoglie per non lasciarti porre in terra i piedi bagnati, con il collare e il guinzaglio ben fissato con un catenaccetto di chiusura all’elegante gruppo idraulico del lavandino. Le disse di non tentare di liberarsi e che avrebbe potuto solo sditalinarsi se lo avesse voluto o anche farsi da sola il buco del culo. Le parole erano dette senza caricarle di colore ma erano sufficienti a farla sentire profondamente troia.
La luce si spense e rimase ranicchiata e sola sul tappeto’sola con i suoi pensieri.
Scopriva che le piaceva essere trattata da puttanella, che quelle parole che avrebbero dovuta offenderla le attraversavano la pelle come carezze ardenti e stimolanti, che, al di là del suo apparirne offesa, nell’intimo le attendeva, le voleva .
E mentre rifletteva e si scopriva in questa veste a lei stessa sconosciuta le sue mani corsero tra le cosce le risalirono voluttuosamente e le dita scivolarono dalla fessura al vello inumidito dall’umore di cui si erano intrise”ebbe quasi un sussulto che la spinse a richiudere e stringere le cosce sulle sue stesse mani, come avvolgesse , per non più liberarlo, un cazzo nodoso e potente da indirizzare nelle suo grembo infuocato dal desiderio.
E rivide, tra un mugolio e l’altro, come era finita e caduta in quella condizione, ripensando anche a come contro quel bastardo perfida regista, nascondendo sempre dietro ipocrite accoglienze e sorrisi inganni e tranelli e sospingendo il marito a mortificarlo quasi in ogni circostanza. Aveva dunque ragione quel bastardo, meritava ciò che le stava infliggendo.
Era anche consapevole di essere sempre stata una donna attraente e ricca di fascino discreto ma penetrante ( quello stesso che le aveva consentito di accalappiare quell’ottimo partito del marito), che, talvolta, aveva usato anche ai fini della carriera del marito”non escludendo anche le mogli di chi potesse essere utile. Si era trattato sempre di evasioni nella norma, qualche avventuretta vissuta in letti ‘canonici’, senza alcun salto di fantasia , ove il massimo era stato un cazzo molto più dotato di quello ormai sempre più rinsecchito e flaccido della propria metà o una fichetta rasata , dove aveva affondata la lingua più per forza d’inerzia e spinta dalla ‘foia’ del momento che non per vero trasporto e ..desiderio.
Quello , il desiderio, dovuto all’insoddisfazione aveva sempre saputo tenerlo nascosto, quasi ne avesse lei stessa paura.
Aveva la capacità, infatti, di cogliere le debolezze altrui, quei piccoli grandi segreti che ti consentono di entrare nella sfera intima della persona, di accattivartene le simpatie, di renderti indispensabile ai suoi occhi e, alla fine, di poterla governare al meglio e nel proprio interesse.
IL suo era stato un gioco su due piani e l’aveva condotto bene e adesso’sentiva che ora, almeno per un piano’,quello che l’aveva vista dominatrice e padrona delle situazioni, era ad una specie di resa dei conti.

Gianni, suo marito, era finito. La morte era stata improvvisa anche se ormai l’avanzata età poteva farla presagire. Il suo tormentatore (Antonio) già si era distaccato da loro da parecchi anni, ma andò ai funerali e nel farle le condoglianze, le aveva sussurrato ‘ verrò a trovarla, quando la situazione si sarà calmata e quando potremo rinvangare il passato da soli..con tranquillità, spero di poterle essere di qualche conforto ‘.
Lei aveva aderito così come si aderisce in quelle circostanze, momenti in cui non ti rendi quasi conto di ciò che ti si dice”né vai al di là del significato puro delle parole.
Così si era ristabilito il contatto che Antonio riprese dopo parecchi giorni con una telefonata semplice : ‘ signora non ho voluto importunarla nei giorni scorsi, verrò tra qualche tempo, ricorderemo insieme di suo marito , ma non vorrei incontrarmi con tanti ipocriti, gradirei di non trovare altre visite’.
E lei gl’indicò il Sabato della successiva settimana, dopo le 18.
Non gli parve strana la telefonata in quanto era vero che Antonio si era distaccato da anni dalla sfera d’interessi del marito, diversificandosi nei suoi e nelle attività, ma nel contempo avevano percorso un lungo pezzo di strada insieme , quindi era ovvio che sentisse il bisogno di comportarsi quanto meno in modo solidale’e poi non poteva sospettare delle cattiverie e delle perfidie che lei gli aveva orchestrato contro.
A quella visita ne seguirono altre, diluite nei mesi e Antonio pian pianino aveva iniziato a spingerla ad uscire dal suo torpore, fino a giungere a dirle, ma con fare affettuoso e non sospetto, che era ancora una bella donna , piacente e ricca di fascino e che non doveva trascurarsi o ritenere chiusa la sua esistenza anche appunto di donna.
Lei si rifugiò nell’atteggiamento di chi riceve un complimento esagerato e che per di più le veniva da un uomo che aveva qualche anno in meno , che era stata abituata a trattare quasi come un ragazzaccio : erano circa venti anni che si conoscevano.
Andò avanti così fino a quella maledetta sera”..in cui lei ebbe bisogno di andare in auto con lui per farsi accompagnare in una località non più distante di 2030 km.
Era stata in passato tante volte accompagnata da lui, lo aveva quasi utilizzato come autista, anche se era un uomo in vista e incardinato in una carica istituzionale importate, tra le prime della provincia.
Anzi si era divertita un mondo a trattarlo come un autista speciale”.rendendogli penoso il compito con mutamenti improvvisi e frequenti di decisioni rispetto alla destinazione.
Ritornò con il pensiero a quella maledetta sera.
Aveva indossata una gonna nera piuttosto aderente e al ginocchio, una camicetta bianca in seta con uno scollo più che castigato e una giacca nera. Era in lutto e andava bene così. Le scarpe e le calze erano in tono ,forse aveva i tacchi leggermente alti.
Non ricordava bene i particolari del discorso,ma Antonio la spingeva a vivere, a rendersi conto della sua capacità di attrazione e più volte le sfiorò la coscia nel cambiare marcia.
Dapprima le sembrò naturale, era accaduto altre volte in passato e anche con altri, ma poi la cosa si ripetette e lei non sapeva se farglielo notare o far finta di nulla. Dal pomello della marcia la sua mano passò alle sue gambe, vi fu un silenzio che sopravanzò il ronzio dello scarroccio dell’auto, sentì le sue dita stringersi a mezza coscia e insinuarsi solleticandole con i polpastrelli la parte interna, quasi come se non avesse più la capacità di comandare al suo corpo, avvertì che le sue cosce si dischiusero di quel tanto che fu per lui un invito a risalirle’e si ritrovò con il taglio della sua mano che le premeva sull’inguine ‘e sentì la sua stessa voce, ma con tono poco convinto, quasi fosse di un’altra, che balbettava un ‘ ma che fai”.’ E la sua , decisa, calma, sicura di sé ‘ quello che vuoi da ”.sempre’..risvegliarti dal letargo’.farti vivere!’
Non seppe replicare, gettò il capo all’indietro mentre le cosce si allargarono ancor più e non più il taglio del palmo della mano ma due dita le comprimevano calze e slip sulla fica, in corrispondenza della sua apertura, mentre avvertiva crescere l’umore del desiderio. Si morsicò le labbra per impedire che si avvertisse un gridolino di piacere, la mente voleva resistere, voleva opporsi, una sua mano afferrò il polso di lui’..ma solo per poco tentò di allontanarlo’e iniziò a spingerlo verso il suo interno quasi a rafforzarne la carezza.
Antonio continuava a guidare e a non dire una parola, alla prima strada laterale e di campagna girò abbandonando la statale, a lei sembrò di rivivere una scena di una sua avventura da liceale, quando un collega la trascinò in campagna e la limonò facendola godere come non mai : ma erano altri tempi, era un’altra età e soprattutto non aveva una reputazione e una posizione sociale da difendere.
Le sue dita non avevano mai interrotto di carezzarla’..e lei aveva richiuso le cosce quasi imprigionandole. Fermò l’auto nella corte antistante un casolare disabitato, spense i fari e le prese la mano poggiandosela sul cazzo, ancora imprigionato nei pantaloni.
Lo avvertì nella sua durezza e nella sua grossezza, non seppe resistere e lo carezzò al di sopra della stoffa, cogliendone i movimenti d’indurimento e il sobbalzo tipico dell’eccitazione. Le parve naturale ritrovarsi l’altra mano di lui al di sotto del mento con le dita che le sfiorarono prima le labbra e poi le s’introdussero in bocca, mentre la invitava a succhiargliele come un cazzo’..
E lei lo fece, non oppose nulla , soggiogata com’era da quella che non sapeva più se fosse fantasia o realtà.
Lasciò di carezzarle la fica e la invitò a calarsi calze e slip, tentò di resistergli, di dirgli che non poteva esporsi a tal punto’..ma mentre glielo diceva, quasi fossero altre mani e non le sue, portò slip e calze a mezza coscia, tenendo la gonna arrotolata quasi fin sui fianchi’..proprio come una ragazza che &egrave alle sue prime esperienze con il moroso.
Le dita di lui le solcarono la fessura, si spinsero quasi all’ingresso dell’ano, lo titillarono, strappandole gemiti di piacere e provocando spasmi spontanei dei glutei e dei muscoli delle cosce, che si tesero ancor più quando la penetrarono tutta , consentendo ad Antonio di battere con il palmo sul cavallo ad ogni affondo e di stimolare il clitoride con il pollice, che ora lo comprimeva , ora lo rilassava.
Erano anni che non sentiva più queste sensazioni, le aveva quasi dimenticate, così come riconobbe quale lontano ricordo l’odore acre del cazzo quando &egrave eccitato e viene liberato dai pantaloni nella sua erezione quasi regale.
Lo impugnò , scivolò dalla cappella alla base, lo risalì, vi girò intorno con il pollice mentre la mano imprimeva il movimento che si dà ad un soffietto e lo sentiva pulsare e rispondere ad ogni colpo, ad ogni carezza . Le dita di Antonio le scivolavano dentro e la stantuffavano con faciltà , tanto ormai era un lago.
Fu allora che si sentì presa per i capelli, fu costretta ad assecondare la spinta che subiva e di lato, costretta a girarsi di fianco, si ritrovò con il viso a pochi centimetri da quel cazzo, il cui odore adesso era molto più coglibile, forte e penetrante.
Capì che lo avrebbe dovuto succhiare e vi poggiò le labbra, dischiudendole appena, per cedere sotto il colpo di lui che aveva improvvisamente inarcato il bacino, quasi a dirle con il gesto e con i fatti ‘ti fotto come e quando voglio’.
E Antonio le chiese anche di toccarsi la fica mentre lo spompinava e lei si lasciò docilmente accompagnare la mano”che s’incrociò con le dita di lui completamente bagnate dei suoi umori.

Da un lato era anche solleticata nella sua vanità , i suoi 55 anni, infatti, non avevano impedito a un uomo di almeno dieci anni più giovane di desiderarla’non sapeva ancora cosa lo avesse realmente spinto a conquistarla. Lo avrebbe scoperto in seguito.

((se vi pare che possa andare pubblicherò le restanti parti..a voi il giudizio anche con note e suggerimenti personali scrivendo a questa email amonre@hotmail.it )
UNA DONNA DI POTERE (II)

Per una migliore comprensione si consiglia di leggere prima il capitolo I.

Dal capitolo I

‘Lo impugnò , scivolò dalla cappella alla base, lo risalì, vi girò intorno con il pollice mentre la mano imprimeva il movimento che si dà ad un soffietto e lo sentiva pulsare e rispondere ad ogni colpo, ad ogni carezza . Le dita di Antonio le scivolavano dentro e la stantuffavano con faciltà , tanto ormai era un lago.
Fu allora che si sentì presa per i capelli, fu costretta ad assecondare la spinta che subiva e di lato, costretta a girarsi di fianco, si ritrovò con il viso a pochi centimetri da quel cazzo, il cui odore adesso era molto più coglibile, forte e penetrante.
Capì che lo avrebbe dovuto succhiare e vi poggiò le labbra, dischiudendole appena, per cedere sotto il colpo di lui che aveva improvvisamente inarcato il bacino, quasi a dirle con il gesto e con i fatti ‘ti fotto come e quando voglio’.
E Antonio le chiese anche di toccarsi la fica mentre lo spompinava e lei si lasciò docilmente accompagnare la mano”che s’incrociò con le dita di lui completamente bagnate dei suoi umori. ‘

Capitolo II

Sentiva di essere nel suo possesso, non riusciva a rifiutarsi ai suoi ordini precisi e taglienti, anche se dati sempre con tono di voce talvolta gentile più ancora che garbato.
Continuò a sditalinarsi , provandone vergogna, a cosce larghe, così come le aveva ordinato, mentre la sua bocca gli cingeva il cazzo scivolandoci sopra con il ritmo che imponeva la mano di lui che la guidava dalla nuca.
Eppure il desiderio e il piacere superavano la vergogna , anzi lentamente la seppellirono del tutto, crescendo a dismisura e facendole apprezzare il modo in cui la scopava e le imponeva di scopare.
Scoprì che le piaceva ricevere ordini, non essere lei a guidare il gioco, a non sapere cosa sarebbe accaduto nell’attimo successivo e quale altra fantasia le sarebbe stata imposta.
Le chiese di girarsi dando il culo verso di lui e contemporaneamente la bloccò nel movimento del pompino, dandole una piccola strattonata ai capelli, costringendola a sollevare la testa da quel cazzo che ormai le piaceva moltissimo leccare e succhiare.
Si girò, obbedendo, per quello le consentiva il seggiolino dell’auto, che per quanto spaziosa era pur sempre scomoda, e si mise di fianco poggiandosi sul lato destro e ripiegando le gambe sul pianale.
Sentì le dita di lui che le percorrevano il canale del culo, si soffermavano sul buchino, che aveva inviolato da anni, dopo un’esperienza avuta con un giovane collega universitario, e nuovamente fu combattuta dalla voglia di negarsi e quella di sottomettersi e lasciar fare.
Le tolse le scarpe e le solleticala pianta dei piedi, facendola sussultare e quasi urlare per la sensazione insopportabile che le trasmise.
Lo scongiurò di non solleticarla perché non riusciva a sopportarlo e ne ottenne come risposta che avrebbe dovuto meritare un trattamento di favore e benevolenza.
E commise l’ingenuità ( ma forse non proprio tale ) di chiedere come, dando a lui la possibilità di dirle che lo avrebbe meritato solo dichiarandosi completamente disponibile, cio&egrave la sua schiava , asservita alla sua volontà, pronta a realizzare ogni sua fantasia e a comportarsi così come una serva con il suo assoluto padrone.
Esitò nel rispondere e al solletico sotto i piedi si unirono alcune sculacciate che l’indussero a pronunziare il suo ‘si’.
Da donna, che aveva deciso sui destini di tanti uomini, compreso, lui , si ritrovava adesso ridotta ai suoi piedi e a soggiacere alla sua volontà.
Non ebbe tempo di realizzare per intero il pensiero che già il suo pollice, maschjo e ossuto, iniziava a comprimerle l’ano, mentre le imponeva di mugolare a seconda del piacere che avrebbe provato nella penetrazione, perché voleva sentire i suoi lamenti da troia in calore.
Capì che doveva lasciarsi andare, liberò i suoi sospiri, fino ad allora trattenuti, iniziò a muovere il culo verso di lui, come ad invitarlo a penetrarla nell’ano ancor più di quei primi pochi centimetri, che le tenevano lo sfintere aperto, dandole piacere allorquando tentava di richiuderlo, senza però riuscirvi per l’ostacolo rappresentato dal pollice di lui, che, all’improvviso, lo spinse di un colpo tutto dentro, strappandole un griso di dolore che si sciolse , poco a poco, in un lamento di piacere.
Con l’altra mano le teneva la testa sollevata tirandola per i capelli e costringendola, per non avere dolore, ad uno sforzo incredibile per tenerla inarcata all’indietro.
Le chiedeva se si sentisse zoccola e capì che doveva rispondergli autoinsultandosi, dandosi della troia e così fece, provando un brivido non dovuto tanto alla novità del suo comportamento, alla constatazione del degrado in cui era posta, ma al piacere di sentirsi realmente troia e fottuta da troia.
Le lasciò finalmente i capelli e le ordinò di sditalinarsi mentre lui le prendeva il culo, preannunziandole che glielo avrebbe allargato di più infilandole anche un secondo dito, in modo da prepararlo per il cazzo.
Obbedì immediatamente e incrociò le dita di lui che affondarono per un istante nella sua fica bagnata, quasi ad umettarsi per rendere più facile la penetrazione nel culo.
Sentiva un calore strano e piacevolissimo salirle dalle viscere verso l’alto e scoprì che le piaceva tantissimo essere inculata e accentuò le sue spinte, sentendosi chiamare ‘vacca e cagna’ e provò un gusto sottile nel ripetere ‘ si sono proprio una cagna in calore”lo voglio nel culo’.si aprimelo tutto e sfondalo’si sono troia’la tua schiava troia’.’
Fu raggiunta da una sculacciata forte sulla schiena, sentì dolore, ma lo annegò immediatamente nel piacere del secondo dito, che affiancandosi al pollice, prima le allargò ancor più lo sfintere, provocandole fremiti spontanei dell’anello d’ingresso e aumentandole le sensazioni di piacere, poi le scivolò nelle viscere comprimendole verso la separazione dalla fica, incontrando le sue dita con le quali incessantemente si stantuffata la fica.
Iniziò a gemere a singulti, il respiro era interrotto e irregolare per il sopraffiato dell’orgasmo che si avvicinava e voleva.
Ma Antonio si fermò. Le disse che voleva sentirla sottomessa, che adesso voleva che si umiliasse e trovasse lei, da sola , le parole.
Ebbe un attimo di panico: non sapeva da dove iniziare.
Lo scongiurò di continuare perché ormai era chiaro che era la sua schiava, puttana, ma non riuscì a rimuoverlo e ne ottenne solo una gran sculacciata sul culo, con il preannunzio che sarebbero diventate cinghiate se non avesse saputo trovare le parole giuste.
Tentò con una mano di trovare il suo cazzo, nella speranza che segandoglielo lo avrebbe distolto coinvolgendolo in una eccitazione maggiore, ma nonostante fosse aiutata da lui stesso, che le guidò la mano su quel fallo tosto, che prima aveva sbocchinato con tanto piacere, e che ora riaccarezzava sulla punta della cappella delicatamente solo con i polpastrelli e sfiorandolo solo di poco, talvolta con le unghie, non riuscì a coinvolgerlo più di tanto, visto che l’avvertì che aveva iniziato a sfilarsi la cintura per poi..poterla usare’come sarebbe stato conveniente.

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