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Racconti di Dominazione

Una donna matura

By 11 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

L’inizio
Iniziò tutto all’improvviso. Non mi sarei mai aspettato che un innocente incontro di lavoro si trasformasse in una relazione con risvolti erotici.
Era una tranquilla giornata di piena estate ed avevo un solo cliente da incontrare. Mi aspettavo che venisse da solo (come era già capitato in precedenza), ma era con una bella donna, che mi presentò come la moglie. La coppia era ‘normale’: lui 45-50 anni, lei qualche anno di meno, 1,65 circa di altezza, mora, capelli lunghi fino alle spalle, con qualche chilo di troppo sui fianchi, ma sicuramente fascinosa e con un corpo piacevolmente messo in risalto da una maglietta aderente e scollata al punto giusto su una gonna sopra al ginocchio e scarpe con un po’ di tacco, ad esaltare un bel paio di gambe. Meglio non confondere lavoro e piacere: ma sicuramente come donna mi colpì, anche se cercai di non darlo a vedere.
Le indicazioni su come investire il capitale si svolsero regolarmente e rapidamente, anche se ero continuamente distratto e forse un poco agitato, sentendomi addosso lo sguardo insistente della donna. La stretta di mano di lei alla fine &egrave sicuramente più lunga del necessario e lo sguardo che mi lancia all’uscita dallo studio mi lascia pensieroso.
Il giorno dopo ricevo una telefonata della signora che mi chiede un appuntamento per dei chiarimenti: ‘domani alle 9.00’ le rispondo.
‘Non posso, a quell’ora devo accompagnare mio marito.’
‘Credevo fosse anche con lui l’incontro.’
‘No &egrave per me e mio marito non ne sa nulla.’ Poi passando al tu ed abbassando la voce: ‘avrei libero tutto il pomeriggio di oggi. Sono a tua completa disposizione, dove e come vuoi tu”
Ed io, con un coraggio che non mi conoscevo: ‘OK. Abito in via”.sopra lo studio. Ci vediamo alle 16’ma vestita come una vera troia!’. ‘Ci sarò’ e chiude.
Passai le ore che mi separavano dall’appuntamento a chiedermi cosa mi aveva preso e cosa avrei fatto. Ma più ci pensavo più mi convincevo che le ipotesi erano solo due: o avevo sbagliato tutto e non avrei mai più rivisto la signora oppure avevo a che fare con una donna che se aveva deciso di andare a letto con un uomo non stava troppo a rimuginarci sopra e metteva subito in pratica l’idea.
Alle 16 in punto suonò il campanello. Era lì: camicetta bianca aderente e semitrasparente con reggiseno nero che metteva in risalto i seni. Gonna aderente a metà coscia con spacco laterale e scarpe con un tacco di almeno 7-8 cm, ben truccata.
‘Accomodati’, le dico, ‘non so nemmeno il tuo nome’.
‘Roberta’ dice entrando e porgendomi la mano.
Io la prendo, ma nel contempo la tiro a me e la bacio. Subito risponde aprendo la bocca ed accettando che la mia lingua frughi nella sua bocca, mentre le mani vanno a sentire la dolce consistenza del culo e dei seni. Staccandomi noto un occhio languido.
‘Spogliati’ le dico
‘Spogliami tu’.’
In quel momento ho una reazione di cui resto allibito io per primo: le mollo un ceffone e le dico: ‘Sei qui per essere scopata, gli ordini li prendi e non li dai’..se non ti sta bene sei ancora in tempo ad andartene’.
Senza parlare, con lo sguardo basso, comincia a spogliarsi: prima la camicia, poi la gonna. Le ordino di tenersi le scarpe. Poi il reggiseno. Ha un attimo di titubanza sulle mutandine e mi guarda, ma mi basta fare un gesto con un dito e se le toglie. Rimane in piedi con le braccia lungo i fianchi, gli occhi bassi. Ma i capezzoli turgidi, un respiro leggermente affannoso ed un rossore del collo tradiscono una certa eccitazione. Allora le comincio a girare intorno e a darle ordini, cui lei ubbidisce senza esitazioni: ‘allarga le gambe’, ‘braccia dietro la testa’, ‘piegati un po’ in avanti’no troppo’ecco, così va bene..’ Ora le passo le mani sul culo e sembra gradire, tanto che comincia dimostrarlo mugugnando e muovendosi. Le mollo uno schiaffo prima su una pacca e poi sull’altra. Un piccolo urlo e tende a raddrizzarsi: non se lo aspettava (per la verità nemmeno io’) ‘Non ti agitare troppo’il pomeriggio &egrave molto lungo’. Mi metto davanti a lei, le prendo i capelli tra le dita e fissandola negli occhi: ‘Ricordati: tu non esisti più. Comando io. Contano solo i miei desideri. La sofferenza sarà parte del tuo piacere’.
Con mio sommo piacere la sua risposta, in un soffio che stento anche a sentire, &egrave ‘si’sono tua’ fa di me la tua troia’.sono tua’ e mi bacia con trasporto. Nel rispondere al bacio le metto una mano in mezzo alle cosce: la figa &egrave bagnata’un lago. Comincio ad accarezzarla e mi facilita il compito allargando ancora di più le gambe. L’altra mano palpa i seni. I capezzoli subito rispondono, divenendo duri e dritti. Poi prendo un capezzolo e comincio a stringerlo. Lo stringo sempre più forte. La sento che si irrigidisce per il dolore, ma il bacio continua. Più la stretta aumenta più si irrigidisce e più il bacio si fa appassionante e più cola dalla fica. Lascio il capezzolo e sento il suo corpo rilasciarsi. Lo accarezzo e lo stimolo, si fa sempre più duro, sembra aumentare di volume. Aumentano i mugolii’ma lei &egrave sul chi vive e si aspetta il dolore. Ormai sa che arriverà ed io non la deluderò. Cambio seno. Comincio ad accarezzarle e stimolare il capezzolo che subito risponde, ma continua ad essere come se si aspettasse qualcosa di più e la sento come in attesa. Il bacio &egrave più tranquillo e mi sembra concentrata sulla mano che continua a stimolargli la fica ed il clitoride. Piano piano prendo il capezzolo tra due dita ed aumento gradualmente la pressione: subito reagisce e la lingua si muove con più rapidità ed i fianchi si agitano ed i sospiri aumentano. Stringo ancora’escono mugolii di dolore (o di piacere?). La fica cola sempre di più, ormai la mano che la lavora &egrave tutta bagnata. Comincio un gioco: allento il capezzolo e rallento il lavoro sulla fica e poi aumento la pressione sul capezzolo e la velocità e la pressione di stimolazione clitoridea e lei risponde rilasciandosi ed eccitandosi in relazione ai movimenti effettuati’. Le sue mani sempre dietro la testa, come offerta’ Ad un certo punto la sento sempre più eccitata’&egrave come se stesse perdendo quel poco di controllo su se stessa che forse aveva ancora. Ad un certo punto comincio a leccarle il collo’aumento ancora di più la stretta sul capezzolo e la velocità di entrata ed uscita dalla fica fino a quando mi accorgo che sta per arrivare. Improvvisamente mi fermo e mi scosto un po’. Lei barcolla’cade quasi. E’ stata presa alla sprovvista. Mi guarda con uno sguardo assente’velato’non capisce. Poi comprende ‘no’ti prego’no’non fermarti’ non ora’ti prego’. La guardo negli occhi, carezzandole il profilo del volto: ‘Comprendi che sei mia e dipendi da me? Avrai il tuo piacere solo se io lo voglio!’. Poi le avvicino alla bocca la mano con cui la frugavo nel ventre e lei apre la bocca, caccia la lingua e senza che io parli comincia a pulirla accuratamente. Mi guarda, come se volesse essere sicura di star facendo la cosa giusta. Allora piano piano ricomincio il lavoro con la lingua sul collo e con le mani una a torturare-titillare i capezzoli ed una a giocare con il clitoride e la fica. E lei subito riparte’cominciano i mugolii e la fica riprende a colare. Lascio e riprendo la pressione sui capezzoli in contemporanea al diminuire ed all’aumentare della velocità di masturbazione per un tempo abbastanza lungo. La sento sempre più vicina all’orgasmo, ma quando &egrave sul punto di arrivare il rallentamento &egrave vistoso e lei impara ad accettarlo: sa che il piacere arriverà, ma solo quando lo deciderò io. Mi piace questa dipendenza. Ho il cazzo enorme. Mi fa male dentro al pantalone, ma so che poi verrà il suo momento. Ora &egrave necessario che educhi Roberta a capire la sua totale dipendenza da me. Finalmente non mi rallento quando la sento vicina all’orgasmo e quando parte comincia a sbattersi girando violentemente la testa prima da un lato poi dall’altro con un po’ di bava alla bocca ad ansimare quasi urlando tra il dolore ed il piacere fino a quando con un ultimo urlo la sento contrarsi ed un fiotto dalla vagina mi segnala che sta arrivando.’Si’si’continua’non ti fermare ti prego!’non’non ti fermare’.fammi male’.stringi’fammi male sono tua’Si’Si’ Continua a contrarre i muscoli della fica come se volesse aspirare la mano che gli sta dando il piacere ed a dibattersi come se fosse in preda a convulsioni con strane grida e lamenti per un po’ di tempo e poi piano piano si calma, i lineamenti del viso si rilassano e si abbandona con tutto il corpo contro di me, ansimando, rossa in volto, con i capelli scarmigliati. Piano piano riprende fiato. Quando si &egrave calmata, il volto appoggiato sulla mia spalla, comincia a parlare con voce roca e mi dice: ‘Non so cosa mi abbia preso. Dal primo momento che ti ho visto, sono impazzita completamente, sapevo senza saperlo di essere tutta tua. Se non ci fosse stato mio marito mi sarei gettata ai tuoi piedi, sin dalla prima volta. Tu sei il mio padrone fammi tutto quel che vuoi, ma non mi lasciare. Lo so che non ci credi: &egrave la prima volta che sto con un uomo che non sia mio marito’ciò non significa che non l’ho mai sognato, ma non ne ho mai avuto il coraggio. La mia educazione non me lo permette. Da quando ti ho visto stamattina ho solo una visione che mi divora e non mi fa pensare ad altro: il mio corpo che si dona a te: ora so che sarà sempre così! Solo così mi potrò sentire veramente donna! Sono la tua troia! Spero di essere all’altezza dei tuoi desideri’e se non lo sono insegnami! Qualunque cosa mi chiederai non mi tirerò mai indietro. Mettimi alla prova.’
Mi allontano un poco da lei e mentre la guardo negli occhi le poso le mani sulle spalle e la spingo in ginocchio: ‘Prendilo in bocca e fammi arrivare. Bevi tutto e non perderne nemmeno una goccia’.
Si lascia cadere in ginocchio e guardandomi negli occhi comincia ad armeggiare con la cinta ed i bottoni del pantalone. Poi abbassa le mutande e comincia a dare piccoli baci al cazzo. Ho l’impressione come se stesse pregando, la sento che mormora, ma non capisco, presto più attenzione e, tra un bacio e l’altro, ‘amore’mio padrone’sei bello’ti adoro’sarò tua tutte le volte che vorrai’ti desidero dentro’fammi tua…’. La prendo per i capelli e le infilo tutto il cazzo fino in fondo. La sento annaspare alla ricerca di aria. Vedo delle lacrime che si affacciano ai lati degli occhi, ma lei resiste. Quando allento la presa si fa scorrere tutto il cazzo fino a fuori succhiando. Poi comincia un lavoro di va e vieni senza molta fantasia. In questo momento mi va bene, voglio solo arrivarle in gola, ho resistito fin troppo, ma mi rendo conto che deve migliorare di molto. Deve imparare a lavorare con la lingua e con le labbra’ma verrà dopo. Ora comincio ad agitarmi e comincio a dare dei colpi di reni ad ogni suo affondo ed anche se la sento che soffre mi accorgo che non si sottrae. Devo liberarmi: la prendo per i capelli e gli ficco fino in fondo alla gola il cazzo e comincio ad eiaculare: la sento soffocare, forse le sta andando di traverso, ma continua a ricevermi in gola e ad ingoiare tutto quello che può. Un po’ le comincia a colare da un lato della bocca e con una mano lo raccoglie e poi se lo passa sul corpo come una crema. Finalmente mi calmo. Lei continua a succhiare, leccare, baciare e carezzare. Ora sento le sue mani che mi accarezzano: i testicoli, le natiche, la pancia, la schiena’tutto quello che riesce a raggiungere. Ora che i primi impellenti desideri si sono calmati cerca un minimo di affettuosità e di relazione con il corpo che l’ha posseduta con tanto violento ardore. Mi sembra di sentirla che ripensa con piacere al recente passato, ma anche con molti sensi di colpa. Oppure sono io che ho i sensi di colpa? Non ho mai trattato con tanta violenza una donna, ma il trovarmi una femmina disponibile a tutto ha fatto uscire fuori un lato di me sconosciuto.
Le accarezzo i capelli come ad un cane si accarezza la testa’Le metto una mano avanti alla bocca e lei la bacia e la lecca con riverenza. Le metto una mano sotto al mento e la costringo a guardarmi negli occhi. Sono castani. Non avevo notato quanto sono profondi e remissivi. La alzo continuando a carezzarle i capelli. Piano piano la spingo verso il letto, lì vicino e la spingo fino a farla stendere. Sembra gradire questi primi movimenti di dolcezza. Chiude gli occhi e si lascia andare con un sospiro. Mi finisco di spogliare e lei non apre gli occhi. Mi stendo al suo fianco. Siamo a stretto contatto i nostri corpi si toccano. Le prendo le mani e gliele faccio mettere in alto, stese. Poi scendo a carezzarle il corpo e piano piano la costringo ad aprire le gambe. La mano passa velocemente sui seni poi sulla pancia fino a scendere lungo i fianchi e a risalire lungo l’interno delle cosce, fino alla vagina ed al clitoride che subito si bagnano al primo leggero tocco. Ma non ha nemmeno il tempo di assaporare il contatto che la mano riparte verso l’alto a ricominciare il giro: seni, pancia, fianchi’.. Così una, due’dieci’mille volte. Sembra appisolarsi, i leggeri gemiti e i brividi che la scuotono leggermente sono gli unici segni, insieme al pulsare delle grandi labbra e dell’inturgidirsi dei capezzoli, della sua partecipazione. E’ lì, accetta tutto e gradisce.
Comincio quasi senza accorgermene a parlarle nell’orecchio, tra un colpo di lingua e l’altro, che la fanno rabbrividire: ‘Sei mia’oggi hai scoperto quanto sei puttana’e ti fa piacere’ma non &egrave ancora nulla. Hai appena iniziato. Il tuo corpo mi appartiene’.imparerai a darmi la tua mente’non sarai nulla’sarai ciò che vorrò io’una puttana o una signora’sarai ciò che vorrò io’Da oggi non indosserai mai più mutandine né pantaloni né collant ma solo gonne con o senza calze: la tua fica deve essere sempre raggiungibile in qualsiasi momento’.ti insegnerò a scopare con la bocca e ti romperò il culo”
Si agita un poco, la fica si comincia a bagnare con maggiore insistenza.
‘La prossima volta che verrai ti legherò e comincerò anche a frustarti’poi ti violenterò in tutti i tuoi buchi”
La mia mano comincia a lavorare il clitoride e la fica con maggiore insistenza e la reazione non si fa attendere.
‘Farai l’amore con altre donne (la sento irrigidirsi) e con altri uomini’lo so che hai paura’ma lo farai’sarai la mia puttana’.
Ora scendo in mezzo alle gambe e comincio a leccarla mentre con le mani le lavoro i capezzoli sempre più duri, ricomincia ad agitarsi, si lascia andare completamente, ha perso ogni freno:’si sono tua’fammi tutto’lasciami i segni sul mio corpo’scopami’inculami’fammi tutto’aiuto!!! Arrivo’si fammi arrivare’ti prego’.si’si’.’
A questo punto anche io ho ripreso vigore ed il solo pensiero di legare e frustare una donna o di vedere due donne che si danno il piacere mi fa arrapare. Con un colpo secco gli infilo il cazzo fino in fondo: la sento irrigidirsi, stringe i denti. Non deve aver sentito dolore, la sua fica &egrave un lago’forse &egrave piacere. Cominciamo un va e vieni sempre più accelerato. I nostri gemiti si confondono. Le nostre lingue si cercano. Poi finalmente arriviamo insieme’.

luipad@hotmail.it

2′ incontro
Dopo quel primo pomeriggio presi coscienza di un mondo a me finora poco noto (per non dire sconosciuto): il mondo della dominazione. Cominciai a girare per internet per farmi un’idea e mi accorsi che per molte coppie il ravvivare il rapporto poteva significare una dominazione. Per altri non era una questione di erotismo ma di pura sopraffazione. Ma finch&egrave la domanda (dominazione) si incontrava con l’offerta (dominato) e purch&egrave tra maggiorenni consenzienti’nulla di male.
Mi faccio un’idea del mondo e mi procuro corde, foulard, candele, fruste, mollette’tutte cose di facile reperibilità e con la possibilità di nasconderne il vero uso qualora qualcosa fosse andato in maniera diversa dal primo incontro.
Un altro problema che mi trovai a dover affrontare: dovevo telefonare (ci eravamo scambiati i numeri dei cellulari) oppure mandarle un messaggio? E in che tono mi dovevo mettere? L’istinto mi diceva di mettermi sul tono di comando (dovevo dimostrare in tutti i momenti di essere il padrone!). Ma era meglio un ordine impartito in maniera impersonale attraverso un messaggio oppure era meglio un ordine vocale? Sarei stato capace di fare il tono di voce ‘duro’ a freddo?
Comunque sia con quei pensieri e tra gli impegni di lavoro e gli acquisti per il secondo incontro trascorse il primo giorno. La sera sul tardi decisi che la mattina dopo le avrei telefonato e dato un nuovo appuntamento, accompagnato da qualche ordine che sottolineasse la mia autorità. Alle 7 del mattino, mentre prendevo il caff&egrave squillò il telefono: ‘Spero di non disturbare il mio signore. Avevo voglia di sentirti. Con la scusa di dover comprare il latte sono scesa per telefonarti. Scusa spero di non disturbarti’. Aveva una voce ansiosa e mi resi conto che tutte le mie paure erano state inutili: mi trovavo di fronte ad una persona coinvolta molto più di me!! Colsi al volo l’occasione: ‘stavo uscendo. Ci vediamo alle 9. Avrò poco tempo, sono libero solo fino alle 11, ma avrò il tempo per legarti e violentarti.’ ‘Grazie. Ci sarò. Ti amo!’ Prima che potessi dire qualcosa riattaccò lasciandomi perplesso come non mai per quel ‘ti amo’! Che significava? Io non ero coinvolto se non dal sesso e dalle nuove scoperte; credevo che anche per Roberta fosse lo stesso. Ed invece alla prima occasione che cosa mi dice? ‘ti amo’!!!??
Mentre andavo a comprare il giornale, nel passare avanti ad un fruttivendolo, mi fermai per comprare degli zucchini. Mentre pagavo realizzai che la mia mente era più avanti di me di qualche anno, ormai agivo e parlavo senza fermarmi a pensare!
Pochi minuti prima delle 9 Roberta bussò. Era vestita sempre in modo elegantemente appariscente, ma sicuramente non volgare: maglia aderente che sottolineava la sua linea un po’ abbondante, su una gonna sopra al ginocchio non molto aderente, a portafoglio, con le solite scarpe con il tacco. Oggi si era messa un trucco molto più pesante, sicuramente poco adatto all’ora e che forse poteva far pensare ad una prostituta: voleva sottolineare il suo nuovo stato sessuale?
La feci accomodare. Quando camminava ancheggiava in modo appariscente.
In fin dei conti mi aveva deluso: a parte il trucco nulla lasciava intendere il suo nuovo stato. La feci entrare e glielo dissi. Ci rimase molto male, portò a sua scusante il fatto di non farsi scoprire dal marito ed io troncai corto dicendole che erano tutte scuse. ‘Dovrò punirti per questo tuo modo di essere.’ Immediatamente abbassò gli occhi e si lasciò scappare un flebile ‘si’. Dal ripiano del mobile presi una frusta corta e rigida, di quella che usano i fantini nei concorsi ippici, la feci scorrere sulla superficie del tavolo in modo da attirare il suo sguardo: come vide la frusta il suo respiro si fermò e le labbra cominciarono un leggero tremolio. Lo sguardo non lasciva la frusta che io avevo preso a muovere nell’aria. ‘Dovrai stare ferma, altrimenti invece di tre te ne darò dieci’. Non so se fu il suono della voce, il tono o che altro: mi guardò dritto negli occhi e rimase ferma con le mani lungo i fianchi. Aveva uno sguardo con una strana espressione: paura? Voglia? O che altro? Le andai dietro, ‘Alza la gonna!’ Con fare titubante e mani tremanti scoprì completamente la parte alta delle cosce ed il culo. Glielo carezzai. Non se lo aspettava: si contrasse. Quando realizzò che erano carezze iniziò a lasciarsi andare. Nell’istante in cui rilasciò i muscoli lasciandosi andare alle mie carezze, in rapida successione partirono tre colpi: immediatamente si disegnarono delle strisce violacee, due sulla parte alta delle cosce un uno di traverso sulle natiche. Con un urlo cadde in ginocchio, singhiozzando. Mi misi avanti a lei. ‘Ogni volta che ti frusterò, mi dovrai ringraziare’. In un primo momento sembrò non aver capito, poi mi guardò attraverso degli occhi velati e con voce rotta ‘Grazie,mio signore’.Scusami se non sono brava’.
‘Tanto per iniziare impara che quando sei in mia presenza, salvo diversa indicazione, devi stare nuda: ti sono consentite solo le scarpe e le calze, quando le porterai. Per cui tutte le volte che entri ti mostri, mi fai una sfilata personale e poi ti spogli senza che io te lo ordini! Comincia. E ricordati quello che hai avuto &egrave solo un assaggio: ne verranno altri e più sbagli più frustate prenderai!!’ Immediatamente si alzò e cominciò ad eseguire gli ordini.
Mi aspettavo che si spogliasse, invece per tutta risposta cominciò a camminare per lo studio sculettando in maniera provocante e girando su se stessa come in una sfilata. Nello girarsi la gonna tendeva ad aprirsi e a mettere in mostra le gambe. Mi venne un’idea: ‘siediti’. Subito ubbidì e rimase a guardarmi. Io la fissavo intensamente: ‘accavalla le gambe’. Comprese immediatamente: accentuando il movimento di accavallamento la gonna a portafoglio si aprì ed una delle due gambe rimase totalmente esposta fin quasi all’inguine: ‘la prima volta che usciremo insieme dovrai mettere questa gonna.’ Guardandomi negli occhi fece segno di si con la testa, ma non parlò. Un leggero rossore dal collo verso il volto era più che eloquente. Comprendeva al volo le mie intenzioni!
‘OK. Ora spogliati’
Seguire attentamente la sua svestizione fu bellissimo: non perdeva occasione per mettere in mostra in maniera provocante il suo corpo. Io facevo la parte dell’indifferente, ma ogni tanto la interrompevo e facevo accentuare pose o movimenti atti a umiliarla: la feci piegare in due ed allargarsi le natiche, stendere sul lettino e mostrarmi la fica a cosce aperte’mi accorgevo dagli occhi e dalla fica che non rimaneva indifferente: quanto più era mortificante una posizione (diventava rossa come un pomodoro) tanto più si bagnava e tanto più faceva uno sguardo languido.
Passai all’azione. Presi un foulard nero e lo posi sopra ai suoi occhi; cominciavo a conoscerla: tutte le volte che facevo qualcosa di nuovo si irrigidiva, ma poi si lasciava andare con fiducia. La feci stendere sul letto e le posi le mani stese in alto, come la prima volta: automaticamente aprì leggermente le gambe. ‘Brava la mia troia, meriti un premio. Impari presto’ e la baciai, subito ricambiato. Mosse le braccia per stringersi a me. ‘Accidenti adesso hai sbagliato: non ti avevo autorizzato a muoverti’. Si irrigidì sentendomi muovere nella stanza. Forse si aspettava qualche altra frustata. Invece avevo preso una cima (di quelle che si usano sulle barche) non troppo grande, ma neppure molto sottile per non segarle la pelle e cominciai a legare i polsi tra di loro e poi in alto alla testiera del letto. Scesi lungo il corpo baciandola e leccandola a piccoli colpi concentrandomi prima sul collo, poi sui seni e poi presi a scendere verso la fica che sapevo essere sempre più bagnata. Con un’altra cima feci un nodo immediatamente sopra al ginocchio, poi la passai sotto al letto, la misi leggermente in tensione e poi legai l’altro capo sopra all’altro ginocchio. Le sollevai il bacino mettendole un cuscino sotto. Mi fermai a guardare il lavoro eseguito: bellissimo totalmente esposta e completamente a disposizione! Cominciai a baciarle le grandi labbra e succhiargli il clitoride. Lei rispose immediatamente iniziando ad eccitarsi e colando abbondantemente dalla fica. Ma non avevo intenzione di proseguire a lungo, non volevo che arrivasse, i miei programmi erano ben diversi.
Risalii lungo tutto il corpo, fino al collo. Comincia a parlarle a bassa voce: ‘Sei mia. Lo hai mai preso nel culo?’. ‘No’. ‘Oggi ci sarà l’iniziazione’. ‘Ti prego, no. Ho sempre avuto paura’tutto, ma ti prego’Oppure dammi un po’ di tempo”.’Dovresti aver capito, ormai. Devi solo seguire i miei ordini. Non hai diritto di scelta! Ti deve essere chiaro. E’ la legge del tutto o nulla: puoi restare, accettando qualunque cosa e sottomettendoti ad ogni desiderio, oppure puoi chiedere di essere lasciata libera ed andare via. In qualunque momento me lo chiederai, ti lascerò libera. Ma non puoi scegliere quello che vuoi o non vuoi fare. Sono stato chiaro? Ti lascio alcuni minuti, vado a fare una telefonata. Quando torno voglio una risposta.’ Mi allontanai ed uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle, senza darle tempo di parlare. Di proposito la lasciai per oltre 10 minuti. Me la immaginavo legata, completamente esposta, nel buio della benda che si dibatteva se superare un’altra invisibile barriera oppure tornare indietro. Ero perfettamente consapevole che in quel momento stavamo pensando le stesse cose: che se avesse risposto di si sarebbe scesa un altro gradino nella scala della dipendenza e dell’umiliazione e che più scendeva più difficilmente ne sarebbe uscita. Ma poi: voleva uscirne oppure voleva continuare a scendere per vedere qual’era il limite, ma soprattutto: esisteva un limite? E se il limite esisteva: era mio o suo?”
Dopo una decina di minuti entrai. Mi fermai a guardarla. Il suo volto bendato era rivolto verso di me. Più la guardavo più mi piaceva quella situazione. Cominciai a pensare che sarebbe stato molto bello fotografarla così, completamente esposta. Perché non farlo? Senza una parola uscii dalla stanza ed andai a prendere la macchina digitale. Iniziai a fotografarla’chissà forse un domani avrei potuto pure riprenderla nelle sue attività sessuali’
‘Che fai?’. ‘Non hai diritto a parlare! Sto aspettando una risposta’.nel frattempo mi diverto a fotografarti’sei bellissima: tutta aperta, legata, con la fica bagnata che non aspetta altro che essere posseduta”. Dopo un attimo di esitazione, arrivò la risposta: ‘Va bene”.
‘Che significa: va bene? Sii più esplicita!’ le risposi, anche se avevo compreso bene che aveva superato le ultime resistenze.
Inizialmente a voce bassa, poi con voce più alta, ma soprattutto più sicura:’Va bene. Accetterò tutto: il culo’la fica’la bocca’sono a tua disposizione. Sono tutta tua. Ti prego umiliami’.lo desidero’solo tu puoi capirmi’l’ho sempre saputo dal momento che ti ho visto’Sto agendo senza pensare, ma se mi fermo a pensare’mi vedo tua. Mio marito’i figli’la casa’non contano’ Sono una puttana’la TUA puttana’chiedimi tutto’lo farò, ma ti prego: aiutami”
Senza ulteriori indugi comincio ad accarezzarla e a baciarla per tutto il corpo. Più insistevo, più ansimava, si dimenava con le anche cercando un contatto con la fica che io rendevo presente, ma estremamente fugace. Finalmente le aprii la vagina e presi a masturbarla prima con un dito, poi con due ed infine con tre: sembrava gradire. A quel punto presi due zucchini, che in precedenza avevo posato sul comodino: il primo di dimensioni di un pene normale lo introdussi nella fica piano piano. Al solito irrigidimento iniziale fece seguito una completa partecipazione e non capì perché ad un certo punto lo estrassi: stava quasi per arrivare! Si aspettava di nuovo il gioco di tenerla sulla corda. Ma io ero più carogna di quanto si aspettasse! L’appoggiai sul culo e cominciai a spingere lentamente. Quando si rese conto delle mie intenzioni si cominciò ad agitare ‘No’non l’ho mai fatto’ho paura’.mi farai male’ti prego’continua’no’si’.
‘Stamattina ti ho detto: verrai legata e violentata. Io mantengo le promesse’se ti agiti farò tutto quello che voglio lo stesso, solo che dopo dovrò punirti! ‘e poi vedrai: ti piacerà’. Mentre parlavo non mollavo la presa, ma soprattutto avevo preso a carezzarle il clitoride: cominciò a rilassarsi e a non muoversi troppo. Continuava a lamentarsi del dolore mentre io proseguivo nella violazione lentamente, ma la fica era bagnata e rispondeva sempre più agli stimoli. Ad un certo punto era fatta: Roberta era stata aperta dietro e cominciava a godere. Era il momento di passare alla seconda parte del piano: presi una seconda zucchina (leggermente più grande della precedente) ed iniziai ad introdurla nella vagina. ‘No’insieme’no’no’non voglio’mi spaccherai’ti prego’no’. Ma appena iniziai a forzare entrò rapidamente tutto fino in fondo: era un lago! Mandò un sospiro’e cominciò a tremare e godere. Sembrava incapace di controllarsi e cominciò a sbattersi e urlare ed allora’. cominciai un movimento di dentro e fuori alternato davanti e dietro, con stimolazione del clitoride ad ogni introduzione’..ormai Roberta era senza contegno: aveva cominciato ad agitarsi, a dire frasi senza senso, dove l’unica cosa chiare era ‘sono tua’troia”. Infine dopo alcuni minuti cominciò ad arrivare e sembrava non aver mai fine. Le sue urla mi cominciarono a fare preoccupare:avevo paura che ci sentissero. Cominciai a rallentare il ritmo ed anche Roberta rallentò fino ad un orgasmo più contenuto. Quando si era calmata, mi staccai da lei, le tolsi lo zucchino da dietro e lo sostituii con il mio cazzo. Lo introdussi con estrema violenza: ero troppo eccitato per avere riguardi. Non se lo aspettava. Mandò un urlo, ma poi come al solito riprese ad ansimare, anche perché nel mio movimento urtavo lo zucchino ancora infilato nella fica e quindi si sentiva doppiamente penetrata e violata’ma riprese ad arrivare quando sentì inondarsi dal mio sperma.
Improvvisamente mi resi conto che stavo facendo tardi.
‘A che ora devi tornare a casa?’
‘Entro le 13’
‘OK’
E senza aggiungere altro mi vestii ed uscii per l’incontro di lavoro con un collega, che sapevo essere di pochi minuti: dovevo solo consegnargli dei promemoria prima delle vacanze.
Infatti dopo meno di 20 minuti che mi ero allontanato avevo finito. Ritornai a casa e mi misi a trafficare in cucina senza dire nulla a Roberta che era ancora sul letto legata, esposta e bendata. Cercavo di pensare a come si sentisse: ero uscito senza dirle nulla. Ora sentiva dei rumori per casa, era sicura che ero io, ma il tarlo che fosse qualcun altro (la donna delle pulizie, un mio amico’) forse lo aveva. Si stava chiedendo se chiamarmi? O aspettare gli eventi?
Entrai in camera in silenzio, avendo l’accortezza di togliermi le scarpe per non fare rumore. La trovai rilassata. Non mi dava l’impressione di essere agitata’nonostante la condizione. Cominciai a toccarla a partire dai seni e poi scendendo verso la fica. Il corpo rispondeva immediatamente alle carezze, come se non facesse l’amore da anni! Decisi di farla soffrire: presi la frusta e cominciai ad accarezzarla con la punta: realizzò immediatamente cos’era e capì cosa stava per accadere ‘ti prego” e non disse altro. Mi chiesi se voleva chiedermi di essere frustata o se mi chiedeva di non essere frustata. Decisi da solo: cominciai a colpirla, senza troppa violenza, sui seni. Cominciò a dimenarsi cercando di sfuggire ai colpi che sapeva non poter fuggire bloccata com’era. Scesi sulla pancia e poi mi fermai’.’Non devi dire niente?’ le chiesi. Rimase immobile cercando di ricordare, immediatamente si ricordò ‘Grazie’Grazie’. Con cattiveria la colpii sul clitoride. Non se lo aspettava ed urlò. ‘Questo &egrave per non fartelo più dimenticare’. Singhiozzando, disse: ‘Si’.grazie!’ .
A quel punto comincia a scioglierla, baciandola ed accarezzandola. Quando le sciolsi i polsi la autorizzai a stringermi e carezzarmi e cominciò a strofinarsi sul mio corpo, a stringermi, a riempirmi di baci’ Continuammo così tra carezze e normali attenzioni di due innamorati finch&egrave non ripresi vigore e comincia a scoparla. Arrivammo di nuovo, baciandoci e rotolandoci nel letto come due innamorati.
‘Si sta facendo tardi, le dissi, ti autorizzo ad andartene. Per i prossimi 7 giorni sarò fuori’.
‘Anch’io devo andare in vacanza con la famiglia. Tornerò il 26 o il 27 ‘.’
‘Dove andrai?’ Mi indicò una località di villeggiatura molto elegante poco distante dalla nostra città. Allora le dissi: ‘Mandami l’indirizzo dell’albergo dove vai’vedrò di fare qualche scappata. Ogni giorno mi devi mandare un messaggio in cui mi ricordi che sei totalmente mia’. ‘Come vuole il mio padrone’non so come, ma ti giuro che ti ubbidirò’.
Dopo che si fu vestita mi salutò e stringendosi a me ‘saranno i giorni più tristi della mia vita’non vedo l’ora di riabbracciarti’ti ho appena incontrato e già dobbiamo separarci..’; non so per quanto avrebbe continuato’solo l’ora la obbligò ad andarsene.
Io rimasi a lungo disteso a ripensare alle ore trascorse’e a programmare incontri e torture successive. Avrei approfittato delle ferie per aggiornarmi in un mondo a me totalmente sconosciuto fino a 48 ore prima, ma che ormai avevo nel sangue.

morlui@hotmail.it

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