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Racconti di Dominazione

Una penitenza da orgasmo

By 26 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

“Ti ho detto che quando torno smetto di fumare Ilaria!” ti dico con enfasi. “Non sarebbe la prima volta che lo dici, sono sicura che non ce la farai purtroppo” mi rispondi per le rime tu. Siamo in vacanza in Calabria quando avviene questo scambio di battute tra noi, e mentre io sostengo di esser sicuro di smettere di fumare una volta tornato a casa, tu dici di essere sicura del contrario; decidiamo quindi di scommettere, ma come al solito ci si blocca indecisi sul premio o sulla penitenza da decidere. Sono io a sbloccare la situazione osando molto dicendo “Se vinco io facciamo i preliminari, un po’ io soddisfo te ed un po’ il contrario. Se vinci tu invece non saprei bene, però visto che ciò che ti chiedo &egrave spinto, ti concedo di trovare qualche cosa di umiliante, ma sempre che sia fatta tra noi due e basta”. Mi guardi un po’ sbigottita come se non credessi a ciò che ho detto perché non te lo aspettavi minimamente da me, ma ribatti stranamente pronta “Va bene, tanto sono sicura di vincere. Allora quando perderai voglio che tu mi annusi e lecchi i piedi, seguendo di volta in volta gli ordini che ti impartirò. Ovviamente per rendere più umiliante la cosa, visto che tu pretenderesti dei preliminari, saranno sudati e sporchi da giorni quando te li farò assaggiare. Ti va bene lo stesso questa scommessa o ti tiri indietro ora?” e ridacchi aspettandoti un “No” come risposta, che però non arriva. Tentenno un attimo, credendo di star vivendo un sogno, ma poi “Certo, mi va bene Ilaria. &egrave una bella penitenza quella che hai scelto, finalmente si fa sul serio e si mette qualcosa di divertente in ballo” ti rispondo spiazzandoti. Tu non sai che questa penitenza per me rappresenta solo un motivo in più per continuare a fumare una volta tornato a casa, e questo a me fa comodo. Stabiliamo che se non avessi fumato per due settimane consecutive avrei potuto dire di aver vinto la scommessa in quanto la voglia in quel periodo sarebbe dovuta passare, ma dopo aver finto di resistere per una settimana circa, faccio apposta a cedere senza però dare troppo nell’occhio. Senza venire a dirtelo direttamente, mi presento un giorno da te subito dopo aver fumato così da fartelo sentire. Ovviamente, come d’altronde speravo, senti subito l’odore di fumo avvicinandoti, ed esclami ridendo “Hai perso, si sente che hai fumato! Devi pagare penitenza, e visto che non me l’hai detto di tua spontanea volontà, sarò più cattiva” lasciandomi appena il tempo di ribattere “&egrave vero, non te l’ho detto perché non sapevo come fare e mi sentivo in difficoltà, ora che hai vinto però non opporrò resistenza e farò ciò che abbiamo pattuito senza lamentele”. Ovviamente faccio solo finta di essere demoralizzato, visto che in realtà dentro sono colmo di gioia, ma tu nel vedermi così remissivo ti impietosisci un poco dicendomi “Vabb&egrave dai, non sarò così cattiva tranquillo. Anzi, ti vengo incontro e te li faccio trovare puliti…” ma subito ti blocco impedendoti di continuare, spaventandomi per l’eventualità che mi stai proponendo, e ribatto “Non se ne parla. Ho perso ed &egrave giusto che io faccia la penitenza fino a fondo. Se avessi vinto io ti assicuro che non ci sarei andato giù tanto leggero e ti avrei fatto lavorare bene sia con quelle manine belle che con la tua boccuccia. Inoltre che senso ha fare una scommessa ed accettarla se poi si ritorna indietro sui propri passi evitando le penitenze? Tanto vale non scommettere allora”. Ti stupisco, e forse qualche dubbio ti viene anche; d’altronde non &egrave normale che insista così tanto per annusare e leccare i tuoi piedi, ma sta di fatto che accetti incuriosita dicendomi “Va bene, io lo dicevo per te ma se proprio insisti facciamo come pattuito. Anzi, come dicevo prima sarò cattiva e ti farò pentire di aver detto ciò che hai detto ora”. Fingendo fino in fondo concludo “Oddio, forse ora me ne pento. Fa niente, &egrave giusto così e mi preparerò al peggio, per fare ammenda a dovere”. Sorridi, curiosa di vedere come mi comporterò nel momento in cui dovrò prendermi cura dei tuoi piedini, poi assieme decidiamo di incontrarci per concludere il gioco sette giorni dopo, così che tu abbia il tempo di prepararti ed io di assicurarmi che i miei non siano in casa. La settimana successiva la passo in ansia, non vedendo l’ora di potermi gustare i tuoi magnifici piedini, piccoli e graziosi, che saranno però a tua detta sudati ed odorosi, così come piacciono tanto a me. Ci sentiamo spesso come sempre senza parlarne tanto della cosa, e finalmente arriva l’agognato giorno. Mi propongo di passarti a prendere dopo pranzo visto che sono rimasto a casa dall’università oggi, ma tu ti rifiuti dicendomi che saresti uscita a mangiare con un paio di amiche dopo scuola e che poi saresti venuta direttamente da me a piedi, per dare il colpo di grazia alle tue estremità. La cosa mi eccita enormemente, ma non lo do troppo a vedere, commentando la tua scelta con un sarcastico “Che infame, sei sadica fino alla fine”. Mi limito quindi ad aspettarti ansioso, sperando che vada tutto per il meglio e che tu ti diverta a farmi fare questa penitenza, così da avere speranze in futuro per riottenere i tuoi piedini. Verso le quindici finalmente suoni il citofono. Il mio cuore sobbalza e corro ad aprirti, cercando poi di darmi un contegno per evitare di mostrarmi così desideroso davanti a te o di saltarti ai piedi non appena fossi entrata. Ti apro la porta per farti entrare in casa, e tu, sorridente come sempre, mi abbracci e mi dai un bacio sulla guancia salutandomi, e dicendomi poi “Sei pronto Teo?” mi prendi per mano dirigendoti verso le scale. Non ti do risposta, ma mi limito a seguirti senza staccare un secondo gli occhi dai tuoi piedi, calzati da un paio di Converse bianche. Ci sediamo un attimo sul divano, e vedendomi in difficoltà inizi tu a parlare dicendo “Allora, prima di iniziare a darti ordini su come adorarmi i piedi ti voglio spiegare per bene cosa ho fatto per te, per farteli trovare in queste condizioni”, poi ridacchi guardando il mio viso sempre più impietrito, e continui “Innanzitutto ho indossato praticamente solo queste scarpe da quando hai perso la scommessa, non so se la cosa abbia contribuito tanto al risultato finale, ma penso che a qualcosa sia servito. Le calze le ho messe pulite ieri mattina, dopo la doccia, dopodiché non le ho più cambiate e sono queste che ancora adesso ho addosso. Ieri sono andata a scuola al mattino, sono tornata a casa a mangiare un boccone, e poi sono uscita con due mie amiche a fare un bel giretto. Alla sera non ho fatto niente, ma non ho tolto un secondo le calze, tant’&egrave vero che le ho tenute pure per dormire. Stamattina mi sono alzata e non ho volutamente fatto la doccia, o avrei rovinato tutto quanto, poi sono andata a scuola dove ho avuto due belle orette di educazione fisica. Uscita dal liceo sono andata con due compagne di classe a mangiare un boccone, ed infine, eccomi qua da te!”. Sono incredulo a dir poco perché non avrei mai pensato che tu potessi inconsciamente farmi un regalo così grande, ma mi fingo quasi schifato dicendoti di smetterla di parlare e di passare ai fatti, così da concludere questa cosa in fretta. La realtà &egrave che solo ad averti sentita parlare mi sono eccitato come non mai, tanto che temo si possa intravedere la mia erezione al di sotto dei pantaloni. Continui a ridacchiare divertita, poi ti alzi in piedi e guardandoti attorno “Potremmo restare sul divano, ma così dovrei alzare le gambe per metterti i piedi in faccia e non ne ho voglia; penso che sarebbe meglio se tu ti sdraiassi per terra. Ok, ho deciso! Sdraiati lì in mezzo”, mi dici indicando il centro della sala. Sbuffando eseguo, coricandomi sul pavimento con la pancia in su. Tu prendi una sedia e me la metti sopra facendomi stare col corpo tra le sue gambe, tenendo lo schienale rivolto verso i miei piedi, e la seduta verso la mia testa; poi ti siedi sul trono che ti sei creata posando le tue estremità di fianco al mio viso. Sorridi un attimo guardandomi negli occhi e “Iniziamo!”, esclami sollevando un piede sopra la mia testa. “Come prima cosa adesso mi toglierai questa scarpa, dopodiché te la metterai rovesciata sul viso e ne annuserai con forza l’interno. Muoviti!” mi ordini per iniziare; ormai non mi interessa più far finta che non mi piaccia la cosa, e senza farti insistere mi appresto ad eseguire il tuo primo comando. Slaccio senza fretta le stringhe della Converse, poi te la sfilo con delicatezza lasciando uscire il tuo piedino calzato da una calzetta bianca visibilmente sporca e sudata, insieme ad un forte odore che alla maggior parte delle persone avrebbe dato fastidio, ma che per via della mia stranezza a me fa un effetto completamente diverso. Inspiro a pieni polmoni per captare questo aroma per me favoloso, poi senza fretta mi metto la tua scarpa sopra il naso come da te ordinatomi, apprestandomi ad odorarne l’interno. Tu mi guardi a bocca aperta, perplessa del fatto che io abbia eseguito con così tanta facilità il tuo volere, senza inoltre fare un fiato o lamentarmi, ma dopo qualche secondo di confusione inizi a capire e ti sporgi sotto la sedia a controllare la situazione tra le mie gambe. Subito ti accorgi della mia erezione, e sentendoti in un certo senso presa in giro, ti tiri su ritornando seduta comoda, e dopo aver piazzato un piede sulla scarpa che mi tengo sul viso, lo premi schiacciandomi il naso al suo interno, poi mi dici “Adesso mi spieghi tutto quanto. Come mai non ti lamenti minimamente ma, anzi, hai una bella erezione tra le gambe? Pensavo di farti fare una penitenza, non di darti un premio. Avanti, parla!”. Mi cogli di sorpresa e non riesco a trattenere un gemito di piacere nell’essere messo sotto ai tuoi piedi con così tanta decisione, poi senza smettere di annusare, capisco che &egrave il momento di spiegarti tutto sinceramente, così ti dico “Scusa Ila se ti ho mentito, ma non ce la facevo a dirti la verità prima che ciò accadesse. Hai capito bene ora, sono un feticista e mi piacciono un sacco i piedi delle ragazze; il fatto che siano sudati ed odorosi rende la cosa solo più interessante e piacevole, quindi sì, per me questa non &egrave una penitenza ma un premio in fondo. Spero non te la prenderai e che continueremo un po’ questo gioco, perché ti giuro che aspettavo questo momento con ansia da una settimana. Se lo reputerai necessario poi farò un’altra penitenza che tu vorrai”. Lasci passare un po’ di tempo prima di rispondermi, così da rimettere a posto le idee e capire bene cosa fare, poi “Ok, ho capito. Facciamo così: visto che neppure a me questa situazione dispiace, ora ti faccio continuare fino alla fine, ma ti metto una condizione. Non mi interessa che tu faccia un’altra penitenza, ma voglio che quando lo desidero tu ti renda disponibile per adorarmi come stai facendo ora, e per farmi divertire e sperimentare magari anche situazioni più spinte. Se la cosa piace anche a te non penso avrai dei problemi ad accettare” mi proponi in maniera quasi retorica. Sorrido pieno di gioia mentre tu continui a premermi sul viso la tua scarpa, annuendo e ringraziandoti riconoscente. Riprendiamo a giocare con più partecipazione, senza più bisogno di nascondere niente ormai, calci via la prima scarpa dal mio viso e dopo avermi guardato con tenerezza negli occhi per qualche istante, mi fai ripetere l’operazione appena finita con l’altra Converse. Gioisco nuovamente nel liberare il tuo secondo piedino, accompagnato come prima da un forte odore, ed inizio ad annusare la tua seconda scarpa, mentre tu come prima me la premi con decisione sul viso. Mi lasci qualche minuto a svolgere questo compito, ripetendomi di tanto in tanto “Avanti, annusa bene!”, poi soddisfatta di questa prima fase, decidi di passare al secondo step. Mi fai liberare il viso, poi sollevi entrambi i piedi sopra la mia faccia, tenendoli ad una cerca distanza per farmeli osservare bene, quindi mi dici “Guarda Teo; ammira il risultato della fatica che ho fatto per farteli trovare in questo stato! Ora dovrai annusare e leccare le mie calze prima di poter avere i miei piedini nudi, e ti assicuro che l’odore non sarà blando come quello trattenuto dalle scarpe”. Senza darmi il tempo di risponderti ne posi quindi uno di fianco alla mia testa, e l’altro direttamente sopra al mio naso, e premendo con decisione per farmi sentire il tuo controllo senza però farmi male, mi inciti ad annusare dicendomi che vuoi sentire bene la mia adorazione verso di te. L’odore &egrave effettivamente molto forte, ma il risultato non &egrave quello di farmi allontanare: al contrario di quanto sarebbe normalmente dovuto accadere il mio sesso si gonfia fino a farmi male, compresso nelle mutande, e la testa inizia a girarmi come se mi fossi fatto di ecstasy. Lasci passare cinque minuti buoni godendoti la mia venerazione, poi soddisfatta del mio lavoro svolto sul tuo piede mi fai passare all’altro. Ricomincio ad inspirare con forza il tuo aroma sperando che questo momento non finisca mai, lasciandomi scappare ogni tanto anche qualche bacetto devoto, poi dopo altri cinque minuti circa ti fermi un istante liberandomi il viso. “Va bene, mi sa che &egrave giunto il momento di levare un altro strato. Levami il calzino con i denti dai” mi dici mettendomi il tallone di una delle tue estremità sopra la bocca. Finalmente ho l’occasione di avere il tuo piedino nudo, e senza tentennare un minimo ti sfilo la calza bianca usando solamente la bocca, lasciandola cadere a terra di fianco alla mia nuca. Sollevi il piede in aria sgranchendo le dita, così da farmelo osservare bene: &egrave visibilmente sporco e sudato, e si possono osservare lungo tutta la pianta e tra le dita piccoli pelucchi lasciati dal calzino. “Lo vuoi?” mi chiedi sorridendo, facendomi iniziare a pregarti per averlo sul mio naso e nella mia bocca, ma tu aspetti ancora un attimo a darmelo, ed intanto raccogli il calzino da terra per forzarmelo dentro la bocca ordinandomi di succhiarlo e ripulirlo per bene. A questo punto decidi di concedermi il tuo piedino nudo, e me lo premi sul naso con forza incitandomi ancora una volta a riempirmi i polmoni del tuo odore. Il suo aroma &egrave fortissimo, caldo e pungente, e stimola i miei recettori olfattivi fino a non farmi capire più niente; la mia mano destra si muove da sola verso il mio sesso alla ricerca di soddisfazione, liberandolo dai pantaloni per cominciare a scuoterlo con decisione mentre il mio naso lavora tra le dita del tuo piedino e la mia bocca lavora il tuo calzino. Come prima continui ad incitarmi, senza lasciarmi tregua, e passato un po’ di tempo mi fai passare all’altra estremità: mi levi il piede dal viso e la calza dalla bocca, ormai praticamente pulita, e nella medesima maniera di prima ti fai denudare il secondo piedino per farmelo adorare. “Stessa cosa di prima: succhia e pulisci il calzino ed annusa bene il mio piedino” mi dici ridacchiando per la banale rima che hai appena fatto, infilandomi in bocca la tua seconda calza sporca e mettendomi poi la pianta della tua estremità sulla mia faccia. Ormai mi sento perso, penso che in una situazione così farei qualunque cosa tu mi dovessi ordinare tanto &egrave grande la mia eccitazione, mentre tu continui a deliziarmi con i tuoi piedini, divertendoti un mondo. &egrave almeno mezzora oramai che annuso i tuoi odori, prima dalle scarpe, poi dalle calze, ed infine direttamente dai piedi; inizi a pensare che sia il caso di farmeli pulire ora, così mi liberi la bocca per prepararmi alla fase finale. Ancora una volta sollevi entrambi i piedi sopra il mio viso, mantenendoli a distanza per farmeli osservare bene, e mi dici “Li vedi tutti i pelucchi e le macchie di sudore? Adesso voglio che tu leva tutto lo sporco dai miei piedini usando la lingua. Prenditi il tempo che ti serve, ma a fine lavoro le mie estremità dovranno essere completamente pulite”. Mentre con la mano destra continuo a masturbarmi, con la sinistra afferro il tuo piede destro per indirizzare sulla mia bocca le zone che di volta in volta desidero trattare. A partire dal tallone faccio scorrere la mia lingua su tutto il tuo piede, passando quindi dalla pianta arrivo a leccare e succhiare una ad una le tue dita, passando poi a pulire anche gli spazi tra le stesse. In una manciata di minuti il tuo piede che poco prima era parecchio sporco ritorna a brillare e i pelucchi scompaiono assieme al sudore nella mia bocca, senza lasciare tracce. Soddisfatto del mio lavoro ti chiedo di farmi passare all’altra estremità visto che sulla prima non c’&egrave più niente da fare, ma prima di concedermela giri verso di te la pianta per controllare. Non puoi negare il fatto che io abbia svolto un eccellente lavoro, e levandomi il primo piede dalla mano mi porgi il secondo, ancora tutto sporco. Come col precedente, senza smettere di masturbarmi, lavo via la sporcizia ed il sudore dal tallone, dalla pianta, dalle dita e dagli spazi tra queste senza farmi problemi, guidato solamente dalla mia grande eccitazione e dall’adorazione verso di te. Iniziandomi a mancare un po’ la saliva ci impiego più tempo di prima, ma il risultato finale &egrave comunque lo stesso: il tuo piedino torna a splendere, senza più alcuna imperfezione. Sicuramente sono più di tre quarti d’ora che questo gioco va avanti, ma sta per arrivare alla conclusione: dopo averti detto di aver concluso il mio lavoro ti supplico per permettermi di venire, visto che non resisto assolutamente più, e tu, spalmandomi entrambi i tuoi piedi bagnati della mia saliva in faccia, mi concedi quanto ti ho richiesto con tanta enfasi. Mentre aumento il ritmo per dare finalmente sfogo al mio piacere, con l’ultima dose di dominanza che ti rimane in corpo mi forzi la bocca con un piede, infilandoci dentro tutte le dita con decisione, e mi schiacci il naso con l’altro per farmi sentire ciò che &egrave rimasto del forte odore che aveva prima. Inutile dire che in pochi secondi esplodo liberando il seme del mio piacere dove mi &egrave possibile, sporcando un po’ in giro.
Con calma, soddisfatto io per il grande piacere che mi hai fatto provare, e tu per la grande venerazione che ti ho donato, ci rialziamo e sistemiamo, concludendo l’esperienza con un abbraccio tenero di complicità. Resta la promessa di non lasciare finire tutto con oggi.

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